*Ecco un altro capitolo. Da qui in poi le cose si fanno decisamente interessanti, fino ad ora c'era stata la conoscenza dei personaggi, della situazione iniziale e del loro rapporto, ma da qui in poi arrivano le cose davvero succose. Da qui ci addentriamo a pieno in quello che sarà il loro rapporto reale e in quegli anfratti oscuri di Jacoby che Jerry ha solo intravisto. Qui vediamo di cosa si tratta. O meglio qua c'è il primo passo, ma dal prossimo il viaggio sarà effettivo. Buona lettura. Baci Akane*

10 . DA FAR GIRARE LA TESTA




"Potete tornare a sedervi così posso studiare

il piano della distruzione della famiglia
e come le morali della società vanno in declino
In sostanza i battiti stanno alle rime
come l’uva sta al vino"
- Revenge -

Vorrei sapere come mi sono ritrovato in questa situazione del cazzo.
E del cazzo è proprio il termine adatto, visto che il suo mi spinge fra le chiappe. C’è un ridicolo paio di boxer a separarci.
- Jacoby, seriamente? - Non mi serve di guardare per sapere che è lui.
E poi anche se non l’ho mai toccato senza vestiti, il suo corpo lo riconoscerei fra mille.
Il torace morbido come la sua pancia che non sarà mai scolpita e da modello. Ma mi piace così.
Le sue braccia intorno al mio collo e la sua bocca sul mio orecchio, mi lecca come lo stronzo che è eccitandomi subito. L’orecchio no!
- Jacoby, piantala... -
- Mmm, sei sicuro? - Chiede basso e suadente, ecco, ci mancava che si mettesse a parlare in questo modo erotico. La sua voce è il mio punto debole.
- Certo che lo sono... -
- Vediamo... - E così dicendo la mano scivola giù veloce come un’anguilla, si infila sotto i boxer e sotto l’acqua e mi afferra la mia erezione che, chiaramente, sta diventando subito dura. - Eh, mi pare che qualcuno non voglia che io la smetta... - Così continua a leccarmi l’orecchio e a starmi appeso. Decide anche di muoversi contro di me, in particolare il bacino contro il mio. Inizia a spingere e strofinare come se dovesse entrare e per un momento, per un folle momento, penso al diavolo. Lo lascio fare.
Non ho la voglia e la forza di contrastarlo e a dirla tutto vorrei girarmi e baciarlo, ma la paura di non tornare indietro è tanta. Per lui è tutto un gioco, una tortura. Non so perché faccia così, davvero. Però in questo momento più che altro voglio solo sopravvivere.
- J-Jacoby... - Dico affaticato, non certo perché mi pesa, essendo in acqua non lo sento. Sento ben altro.
- Mmm? - Mormora scivolando sul mio collo salato che succhia. Mi lascerà il segno lo scemo.
- Mi stai facendo una sega... - Gli faccio notare ansimando, cerco di risultare calmo e freddo, ma non è facile con la sua mano che si muove su e giù sulla mia asta.
- Davvero? - Sta scherzando? Mi giro di scatto a questa uscita e stacca la bocca dal mio collo, pessima idea perché così siamo a portata di labbra, vicinissimi, pronti a baciarci. - Perché io sento quanto sia fottutamente eccitante strofinare il mio cazzo contro di te. - Solo ora realizzo che sta facendo anche quello, ancora, che non ha smesso. E fra il lavoro di mano che mi fa e quello di bacino su di sé, in un attimo è tutto un grandissimo casino. Un casino impossibile da gestire. E spero vivamente che gli altri siano troppo lontani e che sia troppo buio per vedere che stiamo facendo.
Ma al diavolo, non lo fermo più. Apro la bocca e lui infila la sua lingua dentro alla ricerca della mia.
Oh Dio, che sto facendo?
Ci troviamo e uniamo le labbra in un bacio che non sarebbe mai dovuto esserci, non così.
Quando ci uniamo, anche i nostri orgasmi arrivano quasi insieme e si disperdono in questo mare che per fortuna è nero.
Cazzo.
Che ho fatto? Che diavolo ho fatto? Anzi, che mi sono lasciato fare!
Ansimiamo mentre smettiamo di baciarci, ci guardiamo sconvolti e incredibilmente presenti. Non è ubriaco, è totalmente in sé.
O forse si è ubriacato dei suoi amici, quando è con loro esagera. Forse è questo.
O forse sono io.
O forse non so, ma non doveva andare così.
- Jacoby, questo è strano anche per te... - Devo dire qualcosa, così lui sorride ed alza le spalle.
- Ho sempre voluto provare, ma non avrei provato con nessun altro che con te. Era l’occasione perfetta, non credi? - Poi mi lascia l’erezione e mi rimette tutto a posto baciandomi di nuovo la bocca senza usare la lingua. - E poi mi sembra che sia piaciuto anche a te. Alla fine l’omosessualità non è un dramma! -
- C-che cosa dovevi provare? - Sono confuso e gli ormoni scivolano nel mio corpo senza farmi capire nulla.
- Che siamo tutti bisessuali in realtà! Volevo vedere se era vero e com’era farsi delle seghe con un altro ragazzo. -
- Questa non la definirei semplice sega... - Visto che il suo cazzo ha strofinato contro il mio culo e lui è venuto così. Volevo girarmi e metterglielo io dentro. Dannazione.
Lui sorride divertito e si scioglie, mi giro e ci guardiamo, sono ancora seriamente sconvolto, ma lui è incredibilmente calmo e sereno. Il Jacoby fuori di testa di prima è un ricordo.  
- Comunque è stato bello. E potrei farlo solo con te. -
- Perché? - Chiedo.
- Perché tu mi piace e mi ecciti, gli altri no. Nessuno mi eccita così. Adesso ho capito perché ti abbraccio, ti bacio e ti lecco sempre! -
Facile così. Per lui non ci sono problemi. Ora ha provato, ha capito, gli è piaciuto e gli sta bene.
- Credi che tornerai a farlo? - Chiedo come se non dipendesse da me, come se non avessi voce in capitolo. Lui sorride ancora divertito, ma fondamentalmente realizzato. Indietreggia per uscire ed io lo seguo seppure barcollando. Un po’ perché sono ancora nella pace dei sensi per l’orgasmo e fortemente shoccato, un po’ perché mi ricordo di avere il terrore del mare di notte. Lui lo nota, ridacchia e mi prende la mano tirandomi con sé. A modo suo mi ha aiutato, sarei stato una vita a sciacquarmi in quel modo. A modo suo.
- Non lo so. Se mi andrà potrò rifarlo? - È un miracolo che me lo chieda. Io mi concentro sulle nostre mani unite. Sorrido. Me lo chiede e mi tiene per mano. Che è successo al Jacoby imbecille o al Jacoby maniaco?
- Chiedimelo in quel momento e vediamo che succede. - Dovevo dire ‘non azzardarti, non sono finocchio’, ma la verità è che pensavo a questo da quando l’ho visto la prima volta e mi sta maledettamente bene che sia pazzo, così quando fa quello che vorrei fargli io, non devo cercare scuse o sforzarmi. Mi basta che faccia tutto quel che vuole e che lo faccia su di me.
Una volta fuori mi lascia la mano e sembriamo due semplici amici che vanno dagli altri chiusi in cerchio ad asciugarsi e ad aspettare il nostro ritorno mentre parlano.
Non credo ci abbiano visto, direbbero qualcosa.
Ci notano e ci tirano un asciugamano, evidentemente quando Jacoby ha detto ‘andiamo al mare’ sapevano che sarebbe finita così.
Ci dividiamo uno in due perché gli altri li hanno loro. Alla fine le cose vanno bene così. Il calore si infonde immediato mentre lui, ancora nudo e sereno, mi si appiccica agganciando il mio braccio. Il telo ci copre e ci scalda e la sua testa si appoggia sulla mia spalla docile e tenero.
Quante personalità è in grado di fare? Quanto mi farà girare la testa ancora?  

Il resto della serata sono tutti più tranquilli, io mi studio di sottecchi Jacoby per capire cosa gli passi per la testa e quale sarà il suo prossimo passo. Chiaramente non ne ho idea.
Quando torniamo a casa non c’è l’occasione per riparlarne e mi chiedo se per lui sia tutto a posto e concluso, se era solo un esperimento per sé stesso o volesse testare me nello specifico.
Potrebbe sembrare che volesse solo vedere se era bisessuale e visto che fra quelli che conosce io sono l’unico che non gli dispiace, ecco lì l’occasione.
Comunque non ne parla più ed anche il giorno dopo che ci vediamo per registrare l’EP, vorremmo farlo prima dell’inizio del nuovo anno accademico, ci troviamo ma non siamo soli e mi chiedo se in realtà lo faccia a posta a non rimanere più solo con me. Prima ogni scusa era buona.
Gli lascio il suo spazio, forse a mente lucida si è pentito di quell’esperimento, mi sembrava a posto ma con lui niente è come sembra.
Alla fine della registrazione della traccia di oggi, ne faremo sei o sette, c’è come sempre la bevuta di gruppo. Per questo EP Dave non può partecipare nonostante sia il primo, ma ha dei problemi al braccio che si trascineranno per un bel po’, così ha detto che per le registrazioni possiamo fare con un sostituto, comunque lui c’è e ci aiuta.
Jacoby è su di giri, registrare il nostro primo EP è una gran figata e lui è più entusiasta del solito, la cosa non mi stupisce.
Non c’è tempo per molto, dopo un giro gli altri devono andare così ci ritroviamo solo io e Jacoby e penso che sia perfetto per parlarne. Lo vedo strano, cioè più del solito.
Salutati tutti ci guardiamo perplessi, alziamo le spalle e decidiamo per una coppa di gelato in due. Un po’ per i soldi rimasti scarsi, un po’ perché io non ho fame e lui sì ed è un modo per trattenerlo qua.
Quando ci arriva con due cucchiaini, ovviamente lui ride facendo la battuta:
- Sembriamo ufficialmente una coppia, ora! - Io non mi scompongo e sorrido mentre noto che elude il mio sguardo, mentre io lo cerco di proposito. Pensavo sarebbe stato l’opposto, invece è lui quello imbarazzato. Si sta sforzando di fare quello di sempre, ma ormai lo conosco abbastanza da capire quando non lo è.
- Siamo a posto noi, sì? - Chiedo dopo un po’ che si ingozza e a me fa passare la fame. Prendo un cucchiaino ogni tanto, giusto per fare finta di mangiare.
- A posto è una parola grossa! Tu sei sicuramente a posto, forse l’unico in questo gruppo di spostati, io non lo sono mai stato invece! - Lui ride e scherza anche in modo marcato, io ridacchio ancora poi mi rifaccio serio.
- Dico fra di noi. - Aggiungo piano sempre insistendo a fissarlo.
Jacoby finalmente dopo un po’ mi guarda, i suoi occhi azzurri hanno un tremolio, è forse la luce o forse sono lucidi o forse è emozionato o teso o non lo so. Però mi fa impressione in questo momento. Si morde il labbro, l’angolo della bocca è sporco di gelato.
- Sì, perché non dovremmo? - Ma non è convincente e capisco che non lo siamo per niente. Sospiro mascherando la mia delusione meglio di lui che è un libro aperto, con il pollice gli pulisco la bocca e lui sussulta sempre involontariamente, così sorrido appoggiandomi allo schienale del sedile imbottito in pelle rosso scuro.
Lui smette di mangiare il gelato che comunque è quasi finito. I gomiti sul tavolino.
- Potevi evitare se dovevi rovinare la nostra amicizia! - Esclamo freddo e seccato. Non lo sono mai stato con lui e vedo che i suoi famosi occhi azzurri da strani e tremanti diventano spaventati e fobici.
- Non ho rovinato niente! La nostra amicizia è sempre come prima! - Ma forse alza la voce per convincersi lui stesso. Io rimango calmo e sospiro.
- Non riesci a guardarmi, non sei più spontaneo con me. Ti sei pentito di aver provato? Guarda che per me non ci sono problemi. È come dici tu, in certi casi siamo tutti bisessuali, questo non significa che ci amiamo, che vogliamo metterci insieme, fare sesso o chissà cosa! Siamo sempre amici come prima, non cambia niente! - Cerco di convincerlo e lo dico nella calma più totale, solo che mi fa imbestialire che sia lui quello che ha problemi con me, ora, dopo che ha voluto prepotentemente ed egoisticamente provarci. Vorrei prenderlo a pugni e forse legge questo mio stato d’animo fra le righe e proprio mentre pensa a cosa dire, e che non sappia cosa dire è un miracolo, vedo che comincia a piegare la testa di scatto di lato diverse volte, verso la spalla.
- Non è come dici. - Tenta teso, per nulla convinto.
- Ah no? E com’è allora? Esprimiti liberamente, ma ti prego fallo! - Lo incito sempre sostenuto ma calmo.
Jacoby scaccia con la mano qualcosa vicino all’orecchio, come un insetto. Ma non c’è niente.
Aggrotto un attimo la fronte notando che questo è strano, ma faccio finta di nulla.
Il suo sguardo è quasi nel panico, gli occhi sgranati, corrucciato, imbronciato, teso. Le nocche bianche sul tavolino.
- Non sono pentito d’aver provato! Non è questo! E sono sempre convinto che siamo bisessuali e che con certi si tromba senza problemi anche se sono maschi! - Che modo fine di dire le cose. Riderei se non fossi seccato. Poi continua a scacciare seccato e quasi isterico un insetto immaginario, è sempre più nervoso.
- E allora? - Jacoby si dà uno schiaffo sul lato della testa, sull’orecchio in particolare, imprecando. A questo mi faccio seriamente attento.
Gli sta succedendo qualcosa.
- Questo maledetto moschino del cazzo se non la pianta prendo un lanciafiamme. -
- Jacoby concentrati su di me. - Lo dico fermo e appoggiandomi di nuovo al tavolino, mi avvicino per cercare di farlo focalizzare su di me, per aiutarlo, ma lui la prende male, si appoggia di scatto all’indietro allontanandosi a disagio. Forse ha una reazione isterica a me. Sono diventato una fonte di stress?
Prima era l’incontrario, quella stupida prova ha rovinato tutto.
- Non riesco, c’è questo moschino, lo vedi? Ammazzalo che... - Si dà un’altro schiaffo in faccia così gli prendo la mano al volo prima che se ne dia un’altro più forte. Ci guardano tutti, così sospirando lascio gli spiccioli sul tavolo e tendo la mano verso quelli che doveva mettere lui. Se ne ricorda e distratto per un momento si calma, smette di scacciare mosche immaginarie, mette giù i suoi spiccioli e ce ne andiamo.

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È vero che: Jacoby nei primi anni della sua carriera ha avuto problemi di crolli psicotici, non è chiaro in cosa consistessero in particolare ma dal poco materiale che c’è in merito si può desumere che avesse a che fare con allucinazioni uditive. Una delle più comuni in questi casi sono i ronzii e facendo uno più uno con quella che è stata la sua infanzia in tenda fra gli insetti, ho raggiunto questa deduzione che però non è ufficiale però deriva da informazioni reali.