*Ecco un altro capitolo. Dopo le varie tempeste anche piuttosto consistenti, c'è un altro po di calma nell'eterna altalena di Jacoby da cui Jerry non è capace di scendere. Dopo il tour si ritrovano per fare il secondo album e le cose brutte sembrano lontani ricordi, ma è davvero tutto passato o ci sono ancora drammi sopiti e nascosti? Buona lettura. Baci Akane*

23. UN CASINO MERAVIGLIOSO



" Comportamento umano
Sembra peculiare
Alcuni prosperano sull’odio
Alcuni amano il sogno
Ognuno ha uno scopo
e vuole essere amato
Penso di aver trovato il mio scopo
Penso di aver trovato l’amore
Nascosto dentro di me"
- LoveHate tragedy-


Kelly ha un suo senso, il tornare a casa da lei alla fine di una serie di concerti è come rimettere i piedi per terra, staccare la spina dalla vita da divo che ha iniziato a fare.
Comincio a rivalutarla molto, lo vedo davanti ai miei occhi la differenza di quando è con lei a casa a quando è con me in tour.
Quando è con la band a fare concerti lui si trasforma, si lascia andare a tutto quello che ha sempre voluto fare, toglie ogni tipo di freno, diventa un Dio che fa qualunque cosa gli passi per la testa solo perché può, è una tipica reazione di chi si trova ad avere tutto dal niente.
Per me è diverso, io ho avuto una vita diversa dalla sua, più normale.
Quando ero piccolo mio padre era un militare, così come mio nonno. Poi ha avuto un problema d’alcolismo, le scenate assistite non erano piacevoli, ma i miei hanno sempre cercato di tenermi fuori da certe cose, mi hanno regalato una chitarra e dei corsi per imparare, mi sono nascosto nella musica che mi ha aiutato, poi ho incontrato quel pazzo di Jacoby, in un certo modo mi ha salvato, mi ha dato un’identità. Quando mi sono messo a suonare con lui, ad accompagnare la sua voce concitata, meravigliosa e dotata, ho capito quello che volevo fare nella vita per sempre.
Suonare per lui.
L’aver iniziato a 18 anni mi ha aiutato.
Lui invece non ha mai capito bene cosa volesse fare nella vita, lui e Dave mi hanno raccontato che in realtà si sono conosciuti al club di football del liceo a 16-17 anni, entrambi volevano diventare batteristi per suonare in una band, perché era figo e divertente. Solo che Dave ha imparato prima di lui, così Jacoby ha provato con una chitarra di seconda mano che poi gli hanno rubato, probabilmente un bene visto che in poco tempo non aveva imparato nulla.
Così siccome voleva a tutti i costi avere una band, ha imparato a cantare.
Cioè non è che era la sua vocazione, suo nonno lo consigliava e gli ha trasmesso la passione per la musica, gli ha regalato il suo clarinetto da suonare nelle ore di musica a scuola... cioè non ha mai avuto quella vocazione, sebbene cantare, è evidente, ce l’ha nel sangue.
Credo che Jacoby non abbia mai capito cosa volesse fare nella vita ed anche ora canta perché è capace e gli viene bene, ma cosa significa?

Così si è trovato dall’avere tutto quando prima aveva il niente ed è stato traumatico, perché lui è fragile, confuso, instabile e quella vita, tutto quello stress non fanno per lui.
Staccare dalla vita da star per tornare a quella normale con la moglie, è un toccasana. Potrebbe benissimo curarsi se smettesse di suonare, trovasse un lavoro tranquillo e facesse la vita da marito ed un domani da padre.
Però sappiamo tutti che non lo farà e non perché ormai gli piace troppo cantare, è solo che non può fermarsi. Non è geneticamente capace di fermarsi dal fare qualcosa.
Ora stacca la spina, ma non è una cura definitiva e lo sappiamo tutti.
Con Kelly a casa è un ragazzo normale, affettuoso, arrapato, divertente ed euforico che fa girare la testa a tutti. Ed è anche un padre dolcissimo quando è con Makaile.
Ha sminuito l’episodio, ha detto che non si è pinzato la testa, ma ha solo sbattuto contro uno spigolo in una di quelle crisi di ronzio e quando lei ha provato ad approfondire di nuovo l’argomento ronzii, lui ha detto che è solo il suo modo di vivere lo stress.
E quando lei gli ha chiesto come lo combatte, come lo supera, lui ha detto che andrà da un terapista.
Andrà.
Certo.
Poi torna nella nostra sala prove, che nel frattempo è cambiata dal garage di Dave e ce ne hanno assegnata una vera e propria, una base dove creare ed esercitarci, dove radunarci insomma. Poi la registrazione avviene in uno degli studi della nostra etichetta.
Per un po’ di settimane siamo tranquilli, poi avremo un altro gruppo di concerti ed eventi a cui suoneremo, dopo probabilmente penseremo ad incidere un nuovo album, ma non è un problema perché di canzoni pronte, solo da modificare e sistemare, ce ne sono a miliardi.
Io e Tobin abbiamo lavorato anche a nuove musiche, nel quaderno di Jacoby sicuramente ci sono molti versi scritti in disordine da sistemare, ma immagino che un secondo album ora non sarà un problema.

Quando rimette piede lo guardiamo tutti come se fosse fatto di cristallo.
Kelly mi ha tenuto al telefono ed una sera mi ha invitato a cena perché sono quello più affidabile e normale del gruppo. Fondamentalmente perché non bevo e sa che può fidarsi di me, sono anche l’unico che sa di questi ronzii di Jacoby. Beh, ora lo sanno tutti.
Così io e lei abbiamo avuto modo di parlare molto ed io di vederli insieme in casa.
Ormai tutti ci siamo comprati nuove case, il successo ottenuto in poco tempo non è normale, le cose che possiamo permetterci ora non le avevamo mai sognate.
Io dunque so molte cose rispetto agli altri che però non vogliono stressarlo molto, solo capire. Io non ho saputo cosa dire a Dave e Tobin quando mi hanno rivisto dopo questa pausa per riprenderci dalla prima parte del nostro tour.
- Sì sì tutto bene ragazzi, non preoccupatevi! Ci sono solo dei punti, non era una gran cosa... - Tobin lo fissa come se scherzasse.
- Non era una gran cosa?! Ti sei sparato un punto di cucitrice in testa dicendo che sentivi rumori! - Il sottolinearglielo in quel modo non lo aiuta e mi tendo immediatamente mentre gli verso un po’ di caffè dalla macchinetta che abbiamo in questa nostra fighissima base.
Jacoby però ride e comincia a sminuire sdrammatizzando con il suo solito sistema giocoso.
- Sono solo stronzate per impressionare gli altri! Io non ho niente, certo a volte forse esagero come con la cucitrice, però è il personaggio, no? Ogni star ne ha uno. Quelli che vogliono colpire gli altri, che vogliono essere ricordati. Io non voglio passare inosservato. Odiatemi od amatemi, ma non indifferenziatemi! - E a questa che non spara consapevole, scoppiamo tutti a ridere, anche io per una sorta di rilassamento dei nervi.
La sta gestendo bene, in questo modo giustificherà in modo geniale tutte le follie future.
Però questo non toglie che ne farà.
- Oh no, è impossibile buttarti nella raccolta indifferenziata, amico! - Risponde Dave ridendo mentre lo abbraccia vigoroso.
- Lo spero! Sono un fottuto figlio di puttana, non voglio essere una fottuta cartina del cazzo di cui ci si dimentica... -
E qua parte per la tangente.
Ogni tanto, anzi, spesso, quando parte a parlare apre parentesi e si mette a dire cose che non c’entrano nulla, o mentre fa una cosa per un po’ poi con uno scatto salta e va a fare tutt’altro, qualche idiozia di solito.
Credo che abbia disturbi dell’attenzione.
- Ed insomma pensavo di cambiare un po’ look, passare a qualcosa che sia una via di mezzo fra il semplice nu metal di ora, e qualcosa di più rock. Non troppo rock. Insomma. Magari se mi piace col tempo... però meno semplice, ma non troppo complicato. - Come se questo discorso avesse senso.
Ridiamo tutti, anche io e anche sentitamente perché riesce ad incantare tutti e a distrarre la gente da qualunque cosa voglia. Ha un talento unico sto scemo.
Dopo la tensione iniziale, sono più rilassato. In qualche modo se la caverà sempre.
Spero.

- Sai, mi sono tranquillizzato a vederti a casa con lei... - Dico poi in un momento in cui va a staccare la spina in balcone, si affaccia sul terrazzo e guarda un po’ il paesaggio a disposizione di questa città trafficata ed affollata.
Il sole ci riscalda e lui sembra rilassato.
Cerca di non fumare per le sue corde vocali e finché è qua non beve nemmeno. Se si potesse essere sempre così. Come quando sognavamo di essere notati e fare musica ad alti livelli, come ora. Prima che tutto questo cominciasse.
Il suo profilo regolare, il naso leggermente all’insù, la bocca ad arco di cupido che mi ha sempre creato un sacco di problemi e poi quelle sopracciglia arcuate come se fosse costantemente pensieroso. Costantemente triste, come i suoi occhi. Mi tuffo nuovamente in quel suo aspetto così diverso da quello che presenta agli altri quando fa qualche smorfia o faccia buffa per nascondere questo.
- Quello non sono io. Quello è l’ennesimo me che presento a chi mi circonda. Il Coby di Kelly, il Coby dei Papa Roach... -
- Ed il Coby di Jerry? - Chiedo curioso. Forse anche questo è un’altra versione. Sembra stanco quando parla ora.
Si gira, siamo nella stessa posizione coi gomiti sulla ringhiera, spalla contro spalla. Ci guardiamo da vicino nel nostro solito modo, io rimango serio ed impassibile, lui ha un luccichio strano negli occhi.
- È il solo autentico! - Rido perché potrebbe dirlo anche agli altri per tenerli buoni, ma forse nessuno andrebbe a fargli questa domanda.
Anche lui ride e si illumina ed amo come si illumina il suo sorriso quando lo fa spontaneo e rilassato.
- Hai un bellissimo sorriso. - Mi dice come se mi leggesse nel pensiero. Io mi fermo di colpo e spontaneo rispondo.
- Sei tu che ce l’hai bellissimo. - E poi mi accorgo di aver esagerato e mi raddrizzo respirando a fondo, cercando di cambiare discorso, ma non sono bravo come lui ad aprire parentesi lunghissime e a perdere quelle precedenti.
Così non dico niente.
- Comunque se non ho altre distrazioni e stimoli riesco a gestirmi abbastanza bene. Lei pensa che io abbia avuto una crisi psicotica e quindi quando hai a che fare con un pazzo che ha una crisi non rompi i coglioni. Però non è sempre così. - Sorrido all’allusione ed al modo in cui riesce a dilungarsi quando spiega una cosa.
- Come va con Mak? - Chiedo visto che sembra un argomento un po’ tabù. Credo che non si senta adatto come padre o che ne abbia un po’ paura, è quello che ho percepito, ma non ne sono molto sicuro. Alla domanda salta e mi guarda come se fossi impazzito, io sorrido e mi stringo nelle spalle cercando di renderla una domanda come le altre.
- Bene, dai... spero solo che non diventi matto come me, che non erediti i miei geni folli... -
Poi continua a parlare sedendosi per terra con le spalle alla ringhiera, accanto ai miei piedi. Io lo guardo dall’alto, la sua testa tinta di nero. Ogni tanto penso al suo colore e mi chiedo se sia una trovata per immergersi nel look da nu metal oppure se sia per altro.
Tipo che rispecchia il suo animo interiore.
- E se un giorno mi odiasse, se prendesse il peggio di me? - Sospiro e scuoto la testa alzando gli occhi al cielo, poi mi siedo vicino a lui e lo spingo con il braccio con la mia solita calma.
- E se prende la parte migliore di te? - Così lui si gira con aria di scherno, incredulo e divertito:
- Ne ho una? - Scuoto ancora la testa e chiudo gli occhi pensando che sia il solito idiota.
- Hai una personalità che fa girare la testa. - Dico la prima cosa che mi colpisce sempre di lui, non passa mai inosservato, attira tutti come le api col miele.
- Perché sono schizzato, ma non è un pregio! - Sospiro, ci penso ancora un po’ e sempre calmo rispondo ancora:
- Quando la pianti di fare l’idiota ed impressionare e distrarre gli altri da quelli che pensi siano tuoi difetti, viene fuori che sei una persona generosa, gentile, umile e dolce. - Forse col ‘dolce’ esagero, ma per me il suo ‘dolce’ è più qualcosa che ha che fare con la sua tristezza perenne, le sue insicurezze, le sue fragilità.
Per me il fatto che sia fragile è un pregio perché lo rende umano, lo tiene fra noi esseri umani. Altrimenti chi lo prenderebbe più?
Per lui però è un grave difetto e così non lo dico. Lui butta all’infuori il labbro inferiore e mi guarda da vicino, braccia contro braccia in questa brezza piacevole.
- Sei troppo buono, non so se ho davvero tutte quelle qualità. -
- Perché sei troppo concentrato sui difetti. Se imparassi ad essere obiettivo e distaccato capiresti che non sei male come pensi. - Solo da fuori uno lo può dire, ma deve essere uno che lo conosce bene.
Lui mi ascolta impressionato e colpito e con quella luce strana negli occhi di gratitudine e incredulità, annuisce.
- Grazie amico. Ti amo quando sei così dolce, non ti merito! - E così dicendo appoggia la testa sulla mia spalla tenendosi il suo sorriso ebete che ad un certo punto vedo solo attraverso il riflesso del vetro della porta finestra chiusa davanti a noi.
Una scena che non dimenticherò che sembra scacciare bene la tempesta appena passata qualche settimana fa.
Che casino che sei Jacoby.
Un casino meraviglioso.