*Ecco un altro capitolo. La situazione fra i due non è sempre insostenibile, quando sono solo il gruppo che magari viaggia da un posto all'altro in attesa di salire sul palco, le cose vanno bene, Jacoby è sereno, non ci sono pressioni e Jerry si ricorda tutti i motivi per cui si è perso per lui. Purtroppo la vita da tour è piena di tanti tipi di momenti e non sempre sono così positivi. Comunque star dietro a questo Jacoby è difficile quanto starci a quello senza controllo. Buona lettura. Baci Akane*

25. MANUALE DI SOPRAVVIVENZA



"Ti ho detto non andartene, non andartene
Ho qualcosa da dire
riguardo la mia parte oscura
(Ho detto che non ti avevo detto niente)
La mia parte morta
(L’ho tenuto tutto dentro per niente)
La mia parte luminosa
(Penso a te e al dolore)
La mia parte oscura
(Ora ti ho detto ogni cosa)
La mia parte morta"
- Never said it -


Quando il nostro responsabile ci avverte che c’è un’intervista programmata prima del prossimo festival e che ci fermeremo in albergo è come se inserisse una sorta di spinta.
Sto bevendo, quando ha la bella idea di dirlo.
- Questa volta non andate tutti all’intervista, hanno chiesto del cantante e del chitarrista! -
Ed è qua che mi va tutto di traverso ed inizio a tossire come un invasato mentre vedo la mia morte in faccia.
Gli altri scoppiano a ridere mentre credo seriamente di morire, quell’idiota di Jacoby ride e mi batte la mano sulla schiena facendomi sputare non solo l’acqua di traverso ma anche i polmoni.
- Perché noi? - Chiede per me come se sapesse il motivo della mia reazione. Di norma o è solo Jacoby o siamo tutti e quattro.
- Perché vogliono il leder... - chiaramente Jacoby, - e quello carino. - Risponde mentre trascrive qualcosa sul suo maledetto taccuino. Sono appena tornato normale che torno a tossire e Jacoby ridendo continua a lasciarmi venti dita sulla schiena a forza di battere.
- Eh caro, quello carino sei tu! -
- Perché? - Chiedo con voce strozzata.
- Perché sei carino? Devi chiederlo a tua madre! - La sua risposta ha sempre qualcosa di geniale, con lui uno non si annoia. Anche se non fosse lui il cantante chiederebbero di lui lo stesso.
- No idiota, perché chiedono quello carino. -
- Allora lo ammetti che sei tu quello carino! - Ovviamente un dialogo di senso compiuto non lo puoi fare con lui che finisce di darmi giù perché finisco di tossire ed allora mi carezza la nuca dove i capelli corti sono spettinati e non ancora domati con quel po’ di gel che mi concedo per tenerli bene.
- Devo fare una tesi sul perché secondo me non sono io quello carino o posso accettare che secondo gli altri lo sono? - Jacoby si perde, si irrigidisce e mi guarda ebete con i suoi grandi occhi storditi.
- Che hai detto? - Così ridacchio e gli metto la mano sulla faccia allontanandolo invano visto che mi si appiccica ancora di più come se fossi il suo peluche. Sembra che in certi momenti sia tutto come una volta. Quando non beve e sta generalmente bene, nessuna pressione, niente stress, no stimoli esterni. Noi 4, il bus, basta.
Allora lui sta bene ed è un agnellino, è piacevole, divertente come sempre, ma non pesante e stronzo.
Vorrei fosse sempre così.
- Perché hanno chiesto quello carino? Non può andare Dave che è il fondatore con Jacoby? - Ben si stringe nelle spalle.
- Oh suvvia, è come se lo fossi anche tu, sei arrivato da loro 2 mesi dopo... - Sospiro e ancora non risponde alla domanda. - Comunque non lo so, hanno chiesto il leder e quello carino, stop. Forse per una questione di immagine, andrà in onda da qualche parte immagino... -
Ancora peggio, la faccia che faccio ora deve essere epica perché Jacoby mi abbraccia la testa, me la spiaccica al suo petto e me la carezza come se fossi il suo peluche.
- No dai, non fare così... vedrai che ce la farai... tu fa parlare me e andrà tutto bene! -
Non so se mordergli il capezzolo dove poggia la mia bocca o se aspettare che mi lasci, gli altri ovviamente ridono e Dave spiega la mia idiosincrasia nel parlare in pubblico o ad estranei.
- Lo so, ma se vogliono te non ci posso fare niente. Le camere dell’albergo sono da due, staremo lì due giorni. -
Con questo va dall’autista e si siede vicino a lui continuando a scrivere.
Non è strano che dormiamo in albergo, generalmente rimontiamo subito sul bus, però dipende un po’ dalle date. Dal momento che facciamo tendenzialmente festival perché all’etichetta costa meno inserirci lì piuttosto che pagare un locale per farci suonare, ci adattiamo alle date che ci sono, alcune sono molto ravvicinate e viaggiamo tutto il tempo da un giorno all’altro, mentre altre non sono ravvicinate, ma non facciamo comunque in tempo a tornare a casa. I tour sono così, tutta una tirata. Poi magari ce ne sono due in un anno e si fa un paio di settimane di riposo a casa. Ma da quando si promuove il nuovo album a quando si lavora all’altro, passa un anno intero minimo di concerti, eventi, interviste e cose varie, perciò quando dici che si sta via un anno od uno e mezzo, alcuni gruppi, i più famosi ed impegnati anche due anni di fila, non è che non si tocca proprio mai casa, però le pause sono poche e ridicole e non tiri davvero il fiato.
Questo che stiamo facendo è il tour per il secondo album, la scaletta comincia ad essere più varia e noi più acclamati, abbiamo più seguito, i concerti sono sempre più belli per tutti e l’entusiasmo non si spegne di certo.
Solo che quando devo parlare davanti a qualcuno per me è difficile.
- Suvvia, ti va bene che ci vai con Jacoby! - Mi consola Tobin mentre fa qualche giochino stupido con Dave. Annuisco ancora sotto shock per la notizia.
- Ci penso io a te, sta tranquillo! - E con questo Jacoby si batte il petto orgoglioso, io lo guardo e sospiro andandomene in branda per isolarmi da questa notizia terribile.
Io e Jacoby non siamo mai stati in camera insieme da quando mi sono sposato ed ho detto di volere un po’ di distanze nonostante il mio volerci sempre essere per lui.

La cosa tragica non è tanto che Jacoby si perde e tocca a me ritrovarlo, come diavolo faccia a perdersi sempre è un mistero. La cosa tragica è che  finisco io in camera con lui.
Cazzo.
Saranno da tre anni che non stiamo in camera insieme ed anche quando è capitato i primi tempi gli davo il paletto che non doveva essere ubriaco. Ufficialmente perché russa troppo quando beve. Però chiaramente era perché altrimenti ci provava con me. Gestirlo da ubriaco era difficile in bus con tutti lì figurarsi in una camera da soli.
Mi danno la chiave, mi dicono che fanno portare le nostre cose in camera e che abbiamo tre ore prima dell’intervista e di farci trovare puliti e pronti alle tre nella hall dell’albergo. E poi ci comunica che se vogliamo mangiare, il cuoco è a nostra disposizione, basta chiedere.
- No guarda, siamo ariani e non mangiamo niente! È mezzogiorno, certo che mangiamo. Non quanto Jacoby, ma nessuno mangia quanto lui! - Brontolo fra me e me, quando sono solo parlo ad alta voce, appena qualcuno mi vede mi zittisco.
- Tre ore. Mi ci vorranno proprio queste tre ore per trovarlo! Ma perché devo farlo io? -
Sospiro insofferente e continuo a vagare per il fin troppo grande albergo mentre ad un certo punto mi fermo, allargo le braccia e chiudo gli occhi cercando di calmarmi.
- Ok Jerry, pensa a dove potrebbe essere andato Jacoby, entra nella sua testa. È mezzogiorno, scende da un sacco di ore di viaggio. - Poi realizzo che ho detto. - No, sono fuori, nessuno può entrare nella sua testa, impazzirei immediatamente! - Poi lo stomaco mi brontola e così alzando gli occhi al cielo annuisco. - Ma dove vuoi che sia? Sarà a cercare cibo! -
E così vado alla ricerca del ristorante dove trovo Dave e Tobin i quali scuotono la testa dicendo che non è passato di lì. Mi aggrotto. Sto per mandarlo al diavolo e sedermi a mangiare con loro, ma poi un’altra illuminazione arriva e vado in cucina.
Busso gentilmente ed infilo la testa, non serve che chiamo e chiedo perché la sua voce inconfondibile si leva su tutte, in mezzo ad una marea di risate.
Jacoby è lì che mangia e racconta solo lui sa cosa. Sospiro mentre entro del tutto e mi appoggio allo stipite della porta in attesa che lo scemo torni fra noi.
- E così siccome volevo andare lo stesso anche se la mamma non voleva, mi sono messo sulla finestra per uscire da lì, però non c’era nessun tetto o terrazzo che mi aiutasse, c’era solo un piano intero dove cadere ammazzato. Casa nostra non era di quelle piene di tetti e tettucci, nessuna mansarda. Una camera, una finestra, la parete! - Gesticola mentre parla con una salsiccia in mano e la bocca piena.  Come sempre apre parentesi mentre parla. - Insomma, guardo l’albero davanti a me. C’era qualche metro di distanza dal ramo che mi sembrava sufficientemente grande da reggermi. Dovevo solo saltare ed appendermi come una scimmia! Che ci voleva? Ero impazzito per avere quei biglietti, dovevo andare al concerto! Mi ero addirittura fatto licenziare per poterci andare! Certo, poi era per quello che mia madre non voleva ci andassi, però il concetto era quello. Ok, non mia madre, a lei non importava nulla, si è messa a ridere quando ha saputo, era mio nonno e mio padre adottivi che hanno ringhiato che dovevo farmi riprendere a lavoro prima di andare al concerto. - E di nuovo parentesi. Io non so come fa a raccontare le cose. Si infila una salsiccia in bocca e continua mentre gli altri ridono con le lacrime agli occhi, tutti intorno a lui. - A quel punto mi dico dai, lo fanno le scimmie, che ci vuole? È come fare un placcaggio, solo che mi devo appendere ad un ramo! - Non posso crederci che l’abbia fatto sul serio. - Allora prendo la rincorsa, mi butto di testa fuori, allungo le braccia e mentre sono sospeso nel vuoto penso che se mi sfracello al suolo mia madre mi uccide. Insomma, ci penso solo in quel momento, mentre sono in volo. Fra parentesi è una sensazione bellissima, bisogna solo provare! - buttarsi nel vuoto senza cavi ed imbracature? No grazie! Ci tengo alla vita! - Così arrivo al ramo, lo afferro bene con le braccia, mi arrotolo tutto come un involtino e sto pensando eccitato ‘cazzo ce l’ho fatta!’ Che il ramo si spezza. Pesavo troppo! Così sono caduto e mi sono fatto male, ma per fortuna non sono rimasto paralizzato. Ho rischiato grosso. - Ma no, che dici?
Il coro di risate generale non copre il suo conclusivo: - Questo non mi ha impedito di andare al concerto e di continuare a mangiare come un maiale! Se fossi stato magro come Jerry ce l’avrei fatta, è stata questione di chili, ma che vi posso dire? Amo fottutamente le salsicce! - Eh certo, proprio le salsicce eh?
Arrossisco quando tutti mi guardano e qualcuno dice:
- In effetti lui riuscirebbe a fare Tarzan senza problemi! - A questo Jacoby mi vede, si illumina e mi porta una salsiccia che mio malgrado prendo perché ho davvero fame. Mi circonda con un braccio e spiega:
- Gli stavo raccontando che io per il cibo sono disposto a tutto! - Scuoto la testa ridendo.
- Non è così che ti hanno cacciato di casa appena hai trovato un altro lavoro? Per obbligarti a tenertelo ed impedirti qualche sciocchezza? - La storia me l’aveva raccontata e mi ha fatto morire del ridere come ora, perché sì, ho riso anche io. Lui è uno dei pochi se non l’unico che riesce a farmi ridere sempre, oltre che arrabbiare.
- Sì sì, quella! Erano disperati, non sapevano come responsabilizzarmi, così hanno provato a mettermi in un appartamento con un mio amico che cercava un compagno per condividere le spese, James. -
- Povero James. Se avesse saputo. - dico spontaneo facendo ridere ancora tutti che probabilmente non gli sembra vero che un gruppo che viene a fare un concerto sia così alla mano. Jacoby è così, nonostante faccia di tutto e di più non si nega alla gente ed è per questo che attira tutti come le api ed il miele. Lui adora le persone, adora stare con loro, parlarci, farle ridere. Lui le adora. E penso sia un bene, onestamente.
- Riusciamo a pranzare seduti ad un tavolo o facciamo tutto qua? - Chiedo poi sarcastico, lui così ridendo annuisce, prende un’altra salsiccia chiedendo un vassoio di queste, li saluta calorosamente e loro, calorosamente, lo salutano dicendo che arrivano subito.
Lo amano e lo ameranno per sempre, un aneddoto, una scappata in una cucina fuori programma, un racconto idiota ed ecco che ha legato a sé altri sconosciuti. In un battito di ciglia.
Non so proprio come fa, è un dono naturale.
Quando arriviamo dagli altri e spieghiamo perché per mezz’ora nessuno lavorava, tirano a Jacoby l’acqua, i tovaglioli e le cartine dei grissini vuoti. Chiaramente avendo monopolizzato la cucina, nessuno ha mangiato. Ma del resto è questa la vita con lui.
Capace che poi fra due ore ha la luna storta e latra veleno a destra sinistra. Come sopravvivere a lui? Servirebbe un manuale, ma non c’è, nessuno sarà in grado di farlo mai.