*Ecco il nuovo capitolo. Jacoby è in una via di mezzo, non è nella tragedia più totale ma ci si sta inconsciamente avviando, diciamo che muove i primi passi senza rendersene conto e Jerry sa, Jerry vede e se ne accorge ma la promessa fatta a sé stesso gli impedisce di fermarlo ed intromettersi, per non ricadere nel buco nero che è lui. Così sta lì, vede, sa cosa succederà ma non vuole più farsi coinvolgere. Eppure su certi aspetti, a volte, non è così facile. Buona lettura. Baci Akane*

26. EVASIONE



"Perché non sono una pedina per te
che sta al tuo gioco del cazzo
Ho dignità e un sogno
che voglio raggiungere
La pressione, il tuo turbamento
e tu mi deludi
Non sono sordo e tutto ciò che sento
sono le tue promesse vuote"
- Blood -


- Mi dispiace che siamo finiti insieme. - Dice mentre si toglie la maglietta e si apre i pantaloni per farsi una doccia veloce. Lo fa davanti a me senza problemi, questo non è una novità, sul bus ed in generale prima e dopo di ogni concerto ci troviamo anche tutti nudi insieme. Nel bus in particolare non ci sono spazi propri.
È solo che è strano così in camera insieme.
Inghiotto e lo guardo per la prima volta alla luce del giorno e con sufficiente spazio per farlo per intero.
- Ti dispiace? A me non poi così tanto... - Dico trattenendo a stento un fischio di apprezzamento sul suo corpo. Si gira a guardarmi in boxer aderenti mentre si dirige al bagno, l’aria di chi non capisce.
- Davvero? - Poi io salto sul posto e sbatto le palpebre un paio di volte:
- Sei dimagrito? - Lo vedo bene solo ora. Lui si gira del tutto e si tocca la pancia meno tonda di qualche anno fa. Insomma, lui è sempre stato morbido, non ciccione. Ma ora è magro e lo vedo solo ora.
- Te ne accorgi solo ora? - Spalanco gli occhi quando si tocca il culo e si gira come se stesse mostrando la merce e mi giro fingendo di cercare cosa mettere dopo, ma già lo so.
- Certo, non è che ti fisso come un maniaco ogni volta che ti spogli! - Lo occhieggio per vedere che faccia fa: ha il broncio deluso e così decido di dargli un buon motivo per continuare così che mi piace.
Il fatto è che così mi piace anche troppo.
- Stai bene comunque. - Mi siedo sul letto ad una debita distanza, spero sicura per me. Lui sta ancora in piedi in mutande e mi guarda con le mani che viaggiano su tutto il suo corpo, avanti, dietro, nell’inguine a grattarsi le palle. Tipico suo.
- Sì? - Chiede dubbioso. I tatuaggi ed i capelli gli stanno bene, questo taglio è leggermente diverso da quello cortissimo e semplice di prima, forse è anche merito del suo viso che è maturato ulteriormente. E poi devo dire che quel filo di matita sotto gli occhi gli dona sul serio, insieme a quel pizzetto sul mento che non è di troppo, solo una piccola sfumata.
- Lo stile che hai scelto ti dona, le magliette senza maniche nere meno larghe sembrano fatte per te, anche i capelli ed il resto. - Evito di andare nei dettagli, sono felice di avere dei pantaloni larghi e di essere seduto, spero non noti che mi sta venendo un’erezione.
Pensa a Jessica, Jerry, pensa a Jessica. La stai tradendo per l’ennesima volta con la mente con Jacoby.
La cosa divertente è che lei è arrivata per distogliermi da Jacoby, ma non ha mai funzionato molto bene.
Jacoby si avvicina con aria un po’ strana, come sempre.
- Dici? Sai io non mi vedo particolarmente bello... - Si ferma davanti a me guardandosi allo specchio, i miei occhi ad altezza inguine. Non è eccitato, per fortuna. Non come me di sicuro. Inghiotto a vuoto e mi lecco le labbra mentre gli occhi finiscono inevitabilmente sul suo pacco coperto da dei boxer aderenti e neri. Mi rendo conto troppo tardi che mi sta guardando dallo specchio, trattengo il fiato e cerco disperatamente qualcosa da dire. Che sta dicendo? Che non si sente bello?
- Lo sei, comunque. Lo sai. - Cazzo, stai zitto Jerry. Stai passando dalla padella alla brace.
Sto per alzarmi e scappare in bagno fingendo di avere un bisogno impellente, ma lui entrerebbe con me e comunque non faccio in tempo che lui mi sale sopra a cavalcioni, mi blocca sul letto e con aria da maniaco che mi fa impazzire si morde il labbro e si infila la mano sotto ai propri boxer. Non fa altro.
Mi sta seduto sopra e si tocca con l’aria più erotica che gli riesce, fissandomi dritto negli occhi con la sua classica intensità di quando sembra dirti ‘sei mio’ anche senza toccarti.
Non so come ci riesce.
Era da un po’ che non capitava.
Cerco di non abbassare lo sguardo per vedere, ma tanto so cosa fa ed è peggio guardargli il viso. Il suo viso affascinante, bello in certi tratti, intrigante in altri. Lui non è bello? Andiamo, mi fa impazzire.
- Cosa ti piace in particolare? - Perché me lo chiedi ora? Sei un bastardo. Ecco che da simpatico e piacevole passa alla modalità ‘adesso lo ammazzo’.
Ed io, ipnotizzato dai suoi occhi, mentre so, SO, cosa si fa con la mano sotto i boxer, rispondo roco.
- Gli occhi evidenziati un po’ di nero come li fai. - è la prima cosa che mi viene in mente, non ha senso quello che sta succedendo, ma con lui non ha mai niente senso.
- E poi? - Inghiotto ancora. Mi schiarisco la voce.
- I capelli. Così secondo me ti stanno davvero bene. Ti donano. - Lui sospira.
- Solo questo? - Dovrei scrollarmelo di dosso, ma penso che se rispondo e fingo che sia una normale conversazione, forse lo diventa. Ma è solo una buffonata, perché mi sto eccitando da matti e lui lo sente benissimo.
- Beh, i vestiti che usi, te l’ho detto... e poi sei dimagrito bene! - e lasciami, lasciami ti prego.
- Quindi ti piaccio così davvero? - Ho la gola secca e lui sospira mentre parla, sicuramente là sotto è bello in mostra.
Annuisco mentre non riesco a non abbassare lo sguardo, sono appoggiato con le mani dietro di me sul materasso e quando lo vedo, quando vedo la sua erezione in mano, quando i miei occhi si posano lì lui si inarca tutto e getta la testa all’indietro gemendo, arriva al culmine su di me che lo guardo e mi schizza sulla maglia. Mi lascio cadere all’indietro e mi stendo sulla schiena cercando di scappare più che posso, mentre vorrei solo che scendesse e me lo succhiasse. Ma non posso dirlo e non so come faccio a non fare nulla, nulla.
Dopo in un silenzio straordinario scende da solo e si chiude in bagno, non dice nulla, assolutamente nulla.
Io mi infilo la mano sotto i pantaloni e faccio quel che ha appena fatto lui, guardando la sua macchia bianca nella mia maglia. Dannazione.
Così non va bene.

Quando esce sembra nella sua versione normale, è vestito come andrà fra poco a fare l’intervista ed anche io sono già cambiato e pronto.
Sembra come se nulla fosse successo, lo scruto e cerco di capire cosa gli passa per la testa, ma ovviamente ogni volta che ci provo mi vien mal di testa. È impossibile capirlo.
Si siede sul letto, prende un pacchetto dal suo borsone e comincia a preparare una canna di marijuana. Non è la prima volta, non lo fa con assiduità, ma ogni tanto se ne fuma una. Di solito prima di un evento che sa può stressarlo, quando è particolarmente teso od ha paura di qualcosa. Insomma, è la sua cura ai suoi problemi di psicosi, per così definirli.
Effettivamente la maria è un rilassante naturale, solo che non bisogna abusarne troppo. Quanto ne userà?
- È così che dimagrisco. - Dice poi. - Da quando ho capito che questa mi aiuta a non sentire i ronzii e a rilassarmi quando sono sotto stress, sai quando prima esplodevo e cercavo di ferirmi per zittire tutto... beh, da quando ho capito che questa funziona e che anzi mi rende più piacevole e fluido, senza scatti di stronzaggine come fa l’alcool, sono anche dimagrito. La fame è calata molto. - Chiudo gli occhi mentre qualcosa risuona nella mente, come una sorta di campana d’allarme che mi assorda, ma faccio finta di nulla.
- So che fumate ogni tanto, non pensavo così tanto. - A sua detta credo ne usi più di quel che vedevo io. Lui arrossisce, evento storico per lui, e mentre se la mette sull’orecchio per fumarla dopo si stringe nelle spalle mettendo tutto via.
- Siccome so che a te queste cose non piacciono, cerco di non fumare molto con te. Per questo poi mi dispiace che siamo finiti insieme in camera. Con Dave ci facciamo di quelle fumate rilassanti che non ti dico. - Scuoto la testa ed alzo gli occhi al cielo, non voglio fargli pressione o scenate, ma sa comunque che non mi piacciono queste cose.
- Siete liberi di strafogarvi come volete. Ognuno ha la sua vita, fa le sue scelte. Finché non mi lede... - è la mia filosofia, lui ridacchia e mi guarda aspettando che si vada all’intervista.
- Lo so che sei fatto così, ma so anche che ti urta se bevo, fumo o scopo con chi capita. Per cui cerco di non farti vedere. A volte non riesco a nascondere. - Lui che nasconde è qualcosa di incredibile, ma il fatto che ci provi lo è ancora di più. Da un lato mi fa piacere e tenerezza. Cerca di prendersi cura di me a modo suo, un modo goffo, ma lo vedo. Mi scappa un sorriso intenerito e lui si stupisce.
- Ci siamo allontanati per mia scelta, tu raccogli le conseguenze della mia scelta. Ti adatti. Non posso criticarti di certo. - Leggo qualcosa per un momento nei suoi occhi sempre espressivi e tristi, come una sorta di speranza e di dolore. Non capisco, forse vorrebbe che invece mi intromettessi e lottassi per raddrizzarlo, ma sono arrivato alla conclusione che per la mia salute devo smettere di tentare di farlo.
- Per cui cerco di non stare in camera con te. Anche prima, hai visto... a volte sono senza controllo, ma tu mi fai sempre lo stesso effetto. Tengo tutto sotto controllo con questa. Mi devasta meno dell’alcool, nel senso che l’alcool mi fa avere tanti tipi di ciocche, a volte sono violento e manesco o maniaco. Altre invece sono triste o solo simpatico. Con una canna sono rilassato, in pace col mondo, non mi fotte di un cazzo. Di nessuno. È lo stato d’animo che cerco. - Sospiro, da un lato è una medicina. Dall’altro è l’inizio di una fine. La canna è comunque una droga, quando si sarà assuefatto passerà a cose più pesanti.
Dove pensa di finire?
Ed io? Io glielo permetterò davvero per mia pura sopravvivenza?
In risposta a questo strano scambio serio e sincero, si accende la canna ed ecco quello che cercavo di capire.
Lui si limita ad evadere cercando un modo che ferisce gli altri il meno possibile, questo è il suo modo di lavorare su sé stesso e curarsi. Quando capirà che funziona nel momento ma non nel tempo?
Vorrei dirglielo, ma al diavolo. Ho giurato a me stesso di non farmi assorbire dal buco nero che è lui. Non posso. Non devo.
Così mentre se l’accende ed aspira e fa la faccia ebete e rilassata, una faccia assente che parte per viaggi ben lontani da qua, mi alzo e prendo le nostre cose per avviarci. Odio vederlo così.
Ancora a scappare. Quanto scapperà ancora? Quanto?

Il positivo di fare le interviste con Jacoby se sei uno che odia parlare agli estranei e alle telecamere, è che fa tutto lui. Non lo fa di proposito, ma quando sa che lo guardano, chiunque sia in qualunque situazione, lui si accende e parte una di quelle sue personalità travolgenti che fa morire tutti dal ridere.
Lo guardo e lo ammiro molto, non so come fa a saper sempre cosa fare, ad avere sempre qualcosa da dire, a non esaurirsi mai.
Metto sì e no due parole in croce in fila, più che altro su cose che lui non ricorda bene sul programma o su cosa abbiamo fatto, qualche dettaglio insomma. Mi consulta ed io colmo le sue lacune ed in breve si crea quello che negli anni sarà chiamata la coppia complementare.
Io silenzioso lui chiacchierone, lui travolgente che tiene banco ma che non ricorda dettagli e particolari o cose tecniche, io che invece non so mai cosa dire ma che ricordo tutte queste cose.
Per questo poi verrà sempre più spontaneo richiedere noi due nelle interviste a due, perché così possono uscirne con tutto quello che serve ad un intervista: risate ed informazioni pratiche. Lui le risate, io le informazioni.
Generalmente parla lui e a me sta bene e poi sviluppo questa sorta di piacere nello stare con lui davanti alle videocamere, cosa che non pensavo. Lui prende tutti i riflettori e non mi disturba che lo faccia, anzi. Però al contempo mi piace quando mi guarda e mi consulta su qualcosa, non so in che modo ma questo mi crea una sorta di piacere.
Per me il discorso ‘parlare in pubblico’, specie con sconosciuti, è sempre stato un problema. Sono anche molto chiuso come persona, riservato da morire. Forse pure inespressivo.
Tutto l’opposto di Jacoby.