CAPITOLO IV:
CRISI D'ANSIA

Gonzalo, sull'orlo di una delle sue storiche esplosioni, guardò in alto e poi in basso, quando tornò su Karim aveva gli occhi pieni di lacrime. Lacrime che uscirono. Scosse così il capo deluso e sconfitto, quasi.
Una sensazione simile Karim non l'aveva mai provata e non aveva nemmeno idea di che cosa fosse.
- Mi hai tradito con José per complicarti la vita, per fare un casino da risolvere che potesse calmarti l'ansia. Ora sarai occupato per un po' a sistemare le cose e non avrai crisi. Quando, invece, la crisi viene a me. - Poi pensò per assurdo anche a José. - E a lui. Lui che ancora ti ama e non ha mai smesso di sperare ed aspettare in un tuo ritorno. Tu che usi tutti noi come ti pare per degli attacchi d'ansia assurdi... perchè non ti vuoi curare! Non mi hai nemmeno tradito perchè rivuoi lui o ti sei stufato di me. Non c'erano problemi fra noi, avevi superato lui. Mi hai tradito per averli, quei problemi. - Fece il punto della situazione così completo e così bene che Karim non ebbe bisogno di aggiungere altro. Era precisamente così.
- E' così, Gonzalo. Mi dispiace. - Ed era vero. Gli dispiaceva perchè non gridava e non faceva il pazzo ma piangeva. Dio Santo, l'aveva fatto piangere ed odiava vederlo così. Era il suo punto debole.
Gonzalo scosse il capo incredulo.
- Dispiace più a me, credimi! - Nessun grido, nessun insulto, nessun litigio.
Solo lacrime ed un modo sano per scaricare tutto.
Molto sano.
Karim era sotto shock perchè le cose non erano andate come aveva sperato. Aveva detto tutto pur ancora non sapendo cosa volesse proprio per alimentare un casino che si stava risolvendo troppo facilmente.
E lui non faceva niente.
Piangeva.
Ed ora?
Gonzalo andò alla porta e l'aprì, dopo di che attese sull'uscio senza guardarlo.
- Vattene, Karim. Tu hai bisogno di farti curare ed io non sono quello che ne è in grado. Non so nemmeno cosa dirti, tanto che è pazzesco tutto questo. Per stare bene mi hai ferito intenzionalmente ed ora sei qua per alimentare il tuo casino ed il mio dolore. Tu stai bene ed io sto male. Sei un bastardo sadico figlio di puttana e nemmeno José è al tuo livello, il che è tutto dire. Fatti curare. Non puoi stare con nessuno. - Karim rimase stupito della calma con cui aveva parlato, era gelido come il marmo e duro allo stesso modo. Ed aveva perfettamente ragione.
Si alzò piano e si fermò davanti a lui. Era pazzo a sentirsi deluso per una reazione che non era quella che aveva sperato?
Gonzalo alzò lo sguardo sul suo, le lacrime scendevano ancora enormi dai suoi occhi lucidi ma non faceva altro.
Karim esitò un attimo aspettando qualcosa che non arrivò e non sapeva nemmeno cosa dire. Non sapeva cosa fare. Aveva sperato in qualcosa che non stava venendo e mano a mano che si muoveva verso la porta, sentiva le consuete sensazioni.
Era tutto così facile...
Nessuna reazione esagerata, nessuno da calmare.
- Esci. - Ridisse.
Karim uscì ed in silenzio si vide sbattere la porta alle spalle. Era finito tutto?
Nella mente il suo viso in lacrime, la sua sofferenza. Quanto male gli aveva fatto solo per poter stare bene?
Era malato.
Era dannatamente malato e sbagliato.
Così sbagliato che era un crimine mettersi con qualcuno.
Eppure stare solo era oltremodo così facile... quando era stato solo aveva avuto un sacco di crisi.
Come la poteva risolvere?
Agitato e fuori di sé, di nuovo, per l'ennesima volta in quel periodo, respirò a fondo cercando di calmarsi invano, sentì i battiti impazzire, sentì la testa battere e battere e battere di nuovo.
Sudore freddo.
Ansia.
Aprì la bocca, strinse i pugni e come se boccheggiasse senz'aria, si diresse nell'unica camera che in quel momento poteva avere un senso per lui.

José un po' l'aveva aspettato. Non aveva idea di cosa gli si agitasse in mente ma era stato comunque certo che sarebbe venuto.
Certo non in quelle condizioni.
Infatti Karim era in piena crisi di ansia.
Sudava, era pallido, chiudeva ed apriva le mani di continuo e respirava veloce.
- Che cazzo... - Karim entrò subito e José chiuse la porta. - Cosa fai ora? - Era ovvio a cosa si riferisse.
Karim lo guardava senza averne idea.
Alzò le mani e gli mostrò che tremavano.
- Ho... ho parlato con Gonzalo... gli ho detto tutto e pensavo avrebbe fatto casino ma non ha fatto niente si è messo a piangere ha detto che sono un bastardo sadico figlio di puttana e che devo farmi curare perchè non posso ferire intenzionalmente una persona che dico di amare per poter stare bene io e sono malato malato malato ha ragione ma io ora non so cosa fare perchè mi ha mandato via con calma gelida ed io contavo sul suo scoppio su un gran litigio con lui ma non so non so io adesso penso che è tutto così facile e... - José non riuscì a stare dietro al treno, certe cose le aveva dette in francese, altre in spagnolo e ci aveva messo dentro pure qualcosa di inglese. Incomprensibile.
Però capì il senso. Aveva detto tutto a Gonzalo e non c'era stato nessun boom.
- Sei un fottuto egoista del cazzo... ora sei qua perchè vuoi che ti dia una scarica visto che non te l'ha data lui? - Non lo faceva di proposito, gli veniva naturale.
Karim allargò le braccia esagitato.
- Sono qua perchè sto male e sei l'unico che sa... -
- Non l'hai detto a Cris e Riky? Vattene da loro! - José era astioso, sapeva che stava venendo usato e gli stava sulle palle la cosa. Dall'altro lato, però, gli piaceva tremendamente.
In fondo si somigliavano anche se non aveva attacchi d'ansia. Semplicemente era stronzo.
Karim cominciò a camminare nervoso per la stanza a gran passi ed intanto si passava le mani sul viso e fra i capelli.
- Cosa cazzo possono fare loro? Riky si mette a pregare se mi vede così! -
- Magari ti innervosisce abbastanza da calmarti! -
- E lo picchio! -
- E poi Cris picchia te! -
- E poi ci ammazziamo! - Era un botta e risposta molto veloce, José aveva capito che voleva da lui una specie di magia, voleva usarlo e scaricarsi per bene ma razionalmente non lo trovava giusto.
Il suo orgoglio, il suo maledetto orgoglio glielo impediva. E poi voleva picchiarlo.
- Io voglio solo darti giù sui coglioni in questo momento! Sei andato da Gonzalo per complicarti la vita e siccome non te l'ha complicata abbastanza sei venuto da me, sono un ripiego? Perchè non sei venuto subito? Ti aspettavo. Ti ho detto che ti avrei aiutato! È troppo facile se ti aiutano? Preferisci quando ti trattano male? Sei un sadomaso perfetto! Va a farti fottere, Karim! Dovevi venire prima... ora è tardi! Il treno l'hai perso! Non sono un cazzo di ripiego! - Aveva parlato concitato e furioso, Karim aveva colto qualcosa ma il nervoso era così alto da doverlo scaricare con un insofferente sospiro stressato, mani ad artiglio e sguardo verso l'alto.
- Piantala cazzo! Piantala! Parli troppo! Vuoi picchiarmi? Picchiami! - José non ci poteva credere, arrivava a quel livello?
Si paralizzò per un attimo e vedendo che non faceva nulla Karim diede un calcio ad una sedia che si rovesciò, il dolore al piede non fu abbastanza e quando fece per colpirla ancora José lo prese per il braccio e lo strattonò con forza per impedirglielo.
- Smettila! Sei completamente pazzo! - Karim era di nuovo in quella fase. La fase di uno che non ci vedeva più e che aveva bisogno solo di una cosa.
Una specie di dose.
Allora lo spinse imprevedibile sul letto e si sdraiò sopra schiacciandolo col proprio corpo possente.
José di riflesso cercò di mandarlo via ma c'era una gran differenza di forza e non ci riuscì.
Karim sparì con la bocca sul suo orecchio mentre gli prendeva i polsi e li alzava ai lati del viso.
- Devi aiutarmi... - José voleva dargli un calcio ma la sua lingua lavorava già troppo bene.
Non avrebbe resistito molto.
Bè, in realtà non voleva proprio resistere.
- Non ti devo niente! - Era vero.
Karim scese sul collo e lo morse mentre lasciava i polsi per alzargli la maglia del pigiama.
- Sì che me lo devi. Me lo devi perchè mi ami e vuoi aiutarmi. Aiutami! - Non sapeva cosa diceva ma aveva perfettamente ragione.
José affondò le unghie nelle sue braccia e tentò di spingerselo via, la verità era che gli piaceva un sacco così.
Erano tutte cose che facevano per lui, che gli erano mancate davvero molto.
Karim usò più forza e José finì per graffiarlo scendendo sulle spalle e sul petto. Per tenerlo a sé.
Si sentiva un vincitore in un certo modo.
Perchè aveva aspettato mesi quei momenti ed ora erano arrivati.
Alla fine Karim tornava sempre. Ci aveva impiegato più tempo del previsto ma ce l'aveva fatta. Era solo questo che contava.
Karim rabbrividì sentendo le sue unghie ed i graffi ed ancora una volta capì che poteva avere la sua dose.
A breve sarebbe andato tutto bene.
Si disse.
Scese con la bocca e succhiò forte un suo capezzolo mentre con le mani lo frugava con impazienza.
José in risposta alzò il bacino e l'altro non si fece ripetere la richiesta. Gli tolse i vestiti sbrigativo e strisciò sulle sue cosce alzandogliele. Se le avvolse intorno alla testa e immerse il viso nel suo inguine succhiando subito come ne fosse in astinenza da molto.
José pensò che sarebbe venuto troppo presto e se da un lato non poteva desiderare di meglio, dall'altro non voleva bruciarselo così in fretta.
Karim però non voleva saperne di fermarsi e rallentare.
- Così vengo! - Karim in risposta aumentò la velocità e l'intensità, se lo cercò di proposito e l'ottenne.
Quel che però fece e che sconvolse davvero José, fu dopo.
Si alzò dal suo inguine dopo essersi sciolto dalle sue gambe, all'altezza del suo viso, si appoggiò con le mani ai lati e poi, fissandolo maledettamente erotico negli occhi, provocandolo, gli aprì la bocca con forza usando l'indice ed il pollice.
Aprì e fece colare lo sperma misto a saliva nella sua.
Era una cosa schifosa che non aveva mai voluto fare. Ogni tanto si ingoiavano i rispettivi a vicenda, nemmeno sempre. Ma questo mai.
José gli diede un gran colpo allo stomaco e riuscì a toglierselo da sopra, corse giù dal letto ed in bagno sputò.
A questi livelli non arrivava. C'era chi ci arrivava, lui ancora no.
Karim rise ma non ne aveva abbastanza.
- Sei un pezzo di merda, rifallo e giuro che ti taglio quel cazzo che ti ritrovi! -
Karim ormai stava meglio, gli ormoni correvano impazziti nel suo corpo ed aveva quasi pace. Quasi.
Gli andò dietro e lo spinse chino sul lavandino, piegandolo in avanti.
Una mano sul suo fianco e l'altra dietro sul collo, strinse. Aveva degli atteggiamenti da padrone che a José eccitavano e mandavano in bestia allo stesso tempo.
Solo lui osava fare certe cose.
- Lasciami, hai passato il limite! - Karim non sentiva proprio.
Si indirizzò col suo membro verso la sua entrata già disposta a lui.
Non aveva nemmeno bisogno di prepararsi meglio e non gli interessava preparare lui.
- Se mi tagliassi il cazzo poi tu cosa faresti? - Era perfettamente cosciente di sé e degli effetti sugli altri, spesso assumeva espressioni maledettamente erotiche, provocatorie, deleterie.
Cambiò idea e porse la mano a José che, in risposta, la leccò senza considerare che così gliela dava vinta.
- Hai detto che mi aiutavi. Aiutami. -
Quando l'ebbe abbondantemente leccata, Karim se la passò sul proprio membro lubrificandolo.
- Vaffanculo Karim. - Ringhiò il portoghese.
Dopo di questo Karim soddisfatto entrò.
- Volentieri. - Lo fece e José liberò un sospiro lungo di piacere.
Non poteva dire che non gli piacesse. Sarebbe stato assurdo.
Lo bruciò e lo fece suo in un modo che non avrebbe facilmente dimenticato.
Gli lasciò il collo e lo prese con vigore per i fianchi. Poi sempre con vigore entrò ed uscì più volte affondando con sempre più fervore. L'intensità raggiunse subito dei picchi molto alti, Karim non era in grado di gestirla in modo che durasse di più. Sentiva solo il godimento espandersi in ogni particella di sé e volerne di più. Se la prese. Si prese tutto.
Si prese e morì in lui. Morì svuotandosi senza riserve od esitazione.
Gettò la testa all'indietro e si incise a fuoco ogni cosa.
Era uno stronzo che continuava a sbagliare sapendo di farlo. Non ne poteva fare a meno. Non ne voleva fare a meno.
Si prese tutto e se lo sarebbe ripreso quando avrebbe voluto.
A fare la vita normale e tranquilla con un compagno rilassante non stava bene. Era fatto al contrario. Doveva accettarlo.
Però, una volta uscito e appoggiato con le spalle al muro poco più in parte e le gambe divaricate, mentre lo guardava rialzarsi e farsi scivolare il suo sperma fra le cosce, per dietro, ed imprecare per un sacco di motivi, lo pensò.
E se quando sarebbe diventata un'abitudine tanto da essere giusta e normale anche quella, poi i problemi sarebbero tornati?
“Funziona finchè è sbagliato ed è sbagliato finchè non è con lui che dovrei scopare. Se comincia ad andare bene perchè torna ad essere il mio uomo... e lui poi si ammorbidisce come ultimamente ha fatto e quindi non mi rende la vita un inferno... le cose andranno bene e saranno talmente normali che sarò al punto di partenza. Non è una vera soluzione passare da uno all'altro. Non lo sarà mai. Devo risolverla in qualche altro modo!”
Dal sorrisino maledetto all'espressione seria e scontenta, cupa, tormentata.
José lo notò, lo stava per insultare quando lo vide e capì che aveva trovato il problema che nel suo caso non era una promessa di calma ma solo un preludio ad un nuovo attacco d'ansia futura. Non prossima, solo da lì a qualche mese.
José ci era arrivato prima di lui ed aveva aspettato che lo vedesse.
Quelle cose erano soluzioni momentanee ma quando anche fra loro sarebbe diventato normale e giusto, cosa sarebbe successo?
- La devi risolvere davvero, Karim. Non così. - Disse alla fine andandogli davanti, ansimante.
Karim lo guardò con ancora la nuca all'indietro, non si mosse. Respirava a fondo e non sapeva cosa dire e cosa fare.
- Ma non so come. - José strinse le labbra, poi gli mise una mano dietro al collo e lo tirò giù verso di sé, appoggiò la fronte alla sua e chiudendo gli occhi lasciò che Karim facesse altrettanto in un gesto che era estremamente dolce e delicato, di cui non poteva fare a meno. Per quel che provava per lui, non riusciva a trattenersi.
José lo amava ancora ed ora che vedeva tutti i problemi che aveva, non riusciva a non volerlo aiutare. Era un istinto naturale che veniva quando si amava in un certo modo e non solo per passatempo.
- Devi farti aiutare da qualcuno che sa. - Karim però rifiutava quelle figure che da piccolo l'avevano esasperato.
Si prese alla sua vita e l'attirò a sé, appoggiati l'uno all'altro sospirarono insieme, poi scivolò con la testa sulla sua spalla e poi nell'incavo, si abbassò per essere alla sua altezza e si incurvò il necessario. Ci stava bene lì ma sapeva che non sarebbe durato per sempre. Se José diventava dolce e non gli dava il suo inferno quotidiano, il sesso selvaggio sarebbe diventato amore dolce. E quando diventava quello, i suoi incubi tornavano automatici.
- Sono malato, Dio Santo. - José non lo negò, era vero.
Ma lo tenne con sé tutta la notte a curarselo e abbracciarlo dolcemente.
Sapeva che non andava bene ma non ne poteva fare a meno. Non poteva proprio.
L'amava troppo, ormai.