CAPITOLO XV:
NIENTE DI MENO FACILE

Quando lo portò a casa sua era notte fonda, scese e l’accompagnò per aiutarlo a portare le borse degli acquisti e quando vide in che topaia abitava cominciò a capire anche perché prima non si era occupato di sé.
- Riky, come fai a vivere qua? - Chiese con faccia tosta. Lui era un senza tetto prima di incontrare José…
Ricardo si ricordò del posto in cui viveva e mortificato se ne vergognò, era ordinato e pulito ma piccolo, vecchio e cadente. Davvero impressionante per uno abituato al lusso ormai da un po’ di tempo.
- Scusa, non volevo che entrassi ma ero distratto e… bè, non posso permettermi di più, per ora. Ed anzi, vi ripagherò per i vestiti ed i capelli. Ti ringrazio per il drink e… - Karim mollò tutto e infastidito lo zittì:
- Dai, vieni da noi. Stai da noi finchè non trovi qualcosa di meglio. Anzi, sai cosa faccio? Dirò a Cris e José di pagarti in anticipo! Non puoi vivere qua, è assurdo! Ma hai qualcosa da mangiare? - Chiese come se avesse un flash all’ultimo.
Ricardo scosse la testa ed alzò le mani per negare con più forza ed allontanarlo, non voleva essere maleducato ma al momento il suo umore rasentava i minimi storici, voleva solo affondare nel letto e piangere.
Scoprire di essere gay per lui era stato più traumatico di ogni più rosea aspettativa.
- Ti ringrazio veramente ma no, ho la mia dignità. Quello che mi merito mi merito. Lavorerò e quando sarà ora mi pagheranno, accettare il favore che mi avete fatto oggi è già tanto. Si tratta solo di un mese, ce la farò. Grazie comunque. - Karim capì immediatamente quanto male stesse, non ci sarebbe voluto un genio in ogni caso, ma il volto di Riky era simile ad una tragedia, al momento. Più cupo nessuno l’aveva mai visto e gli occhi neri erano più grandi e lucidi del solito.
- Dai, almeno stanotte. Si vede che stai di merda. - Ricardo scosse il capo convulsamente e gli prese le mani per convincerlo a lasciarlo solo. Con forza alzò gli occhi sui suoi, erano sinceramente preoccupati e lui non lo conosceva tanto da capire quanto insolito fosse vederlo così, l’apprezzò ugualmente e commosso dalla sua gentilezza mormorò con un filo di voce quasi rotta:
- No, voglio solo dormire, sono stanco. Ti prego. - Karim alla fine se ne andò per nulla convinto. Capiva il volercela fare da solo ma non il rifiutare una spalla su cui piangere. Se gliene avessero offerta una nel suo periodo peggiore, una con sincerità, la sua storia sarebbe stata diversa.
Riluttante al lasciarlo solo, si decise a tornare a casa propria e quando arrivò trovò dal soggiorno una luce flebile ad aspettarlo. Capì che era la televisione e che era José in piedi che l’aspettava.
Immaginando di sentire le sue urla si sorprese nel vederlo addormentato.
Non l’aveva mai fatto.
Era capitato l’aspettasse sveglio e col senno di poi poteva dire anche il motivo. La paura che non tornasse era decisamente più sincera di quel che quella sera aveva pensato. Comunque quando si sentiva verso la via del sonno andava sempre a letto. Non importava quanto presto si alzava, cercava di resistere il più possibile.
Era la prima volta che era rimasto lì sotto lo stesso.
Si sentì strano.
“Ma se fa così allora forse non è vero che non gli interesso. Ma perché non vuole entrare di più nella mia vita? Mi cura, mi controlla, si preoccupa ma non entra veramente in chi sono. Per chi diavolo dovevo perdere la testa? Continuo a pensare che Ricardo fosse meglio!”
Così pensando si avvicinò e chiudendo la televisione lasciò che la luce da fuori gli facesse vedere un minimo, quindi scuotendolo appena cercando di essere delicato, lo chiamò piano.
José si svegliò subito e con uno sguardo insonnolito e corrucciato di chi voleva sgridare qualcuno, grugnì un quasi incomprensibile ‘sei tornato.’
A Karim venne spontaneo rispondere con un piccolo sorriso:
- Pensavi non tornassi? -
- O che tornassi ubriaco. Volevo farti a pezzi. - Karim accentuando il lieve sorriso divertito che José credette di star ancora immaginando, gli alitò in viso:
- Sono sobrio come una suora! - José lo spinse bruscamente, non gli piacevano quando gli soffiavano sul viso ma fu contento di sentire che non aveva bevuto niente che non fosse dolce.
Tirandosi così su a sedere tutto il momento di romanticismo svanì in fretta. Non era tipo da cose tenere nemmeno appena sveglio.
- Con chi diavolo sei uscito? - Non glielo diceva mai perché lui non glielo chiedeva mai. In realtà non controllava nemmeno se aveva bevuto ma la verità era che quando si svegliava José, Karim dormiva sempre quindi non sapeva che invece l’odorava e lo controllava per capire che notte avesse passato.
- Riky. - José rimase indeciso a fissarlo dubbioso col suo tipico sguardo affilato inquietante, non era sicuro potesse ritenersi sollevato o cosa. Quel ragazzino era riuscito in imprese a lui impossibili e se per lui erano state impossibili significava insormontabili per chiunque altro. Invece quella specie di prete ce l’aveva fatta.
Da quando glielo aveva affiancato non beveva più e poteva averlo a casa per la gran parte della notte. Per non dire che sembrava più comunicativo e vagamente espressivo. Più interessato, più vivo.
Non fece altre domande, non volle sapere e alzandosi si diresse al piano superiore per finire la notte nel letto.
Karim si chiese se potesse seguirlo o dovesse andare in camera propria, alla fine alzando le spalle decise di non dargli retta e fare quello che voleva.
Era solo un cagnone rabbioso, niente di veramente preoccupante.
Magari si sentiva escluso.
O magari non gli interessava veramente.
Quando si infilò nel letto si era solo tolto i vestiti rimanendo in boxer.
La stagione era ancora calda anche se non afosa e dormivano col lenzuolo.
José sentendo il letto abbassarsi si sentì subito meglio ma imbarazzato dall’esprimerlo gli girò le spalle preferendo fare la parte del solito scorbutico.
Era una persona allegra, spiritosa e accattivante di giorno in mezzo agli altri, ma in privato ed in certi momenti era anche più distante e chiuso di Karim stesso, il che era tutto dire.
Sapeva arrabbiarsi e attirare le persone alla stessa maniera, non aveva mai incontrato uno così, capace di tutto, specie disorientarlo.
A conti fatti il suo grande problema era che non riusciva ad inquadrarlo e capirlo, proprio per questo si convinceva facilmente di non essere un suo reale interesse. Non duraturo come voleva lui.
Sospirando gli si avvicinò e senza dire niente, in virtù della bella serata passata con Ricardo, lo strinse da dietro passandogli il braccio intorno alla vita.
Aderì il corpo al suo e non fece altro, nemmeno gli adagiò un bacio sul collo.
Aspettò di essere respinto e nell’attesa si addormentò.
Non vide mai il sorriso intenerito di José.


Al risveglio aveva il pensiero fisso di come stesse Ricardo, ma non ebbe modo di svilupparlo meglio né tanto meno di esprimerlo perché José lo buttò malamente giù dal letto. Era già vestito e pronto per uscire e guardandolo prima con fastidio, poi con delusione, cercò di capire al secondo colpo quello che stava dicendo:
- Io devo andare, ricordati che alle dieci hai un’intervista con gli altri del gruppo! Ti mando Riky che sicuramente ti riaddormenti. - Karim lo guardò contrariato e proprio mentre se ne stava andando si allungò sul letto per agganciarlo col piede intorno alla gamba. Vi riuscì in tempo ma José fece per sgusciare senza dire nulla. Quando lo prese anche con l’altro in modo da bloccarlo con più fermezza, l’uomo in piedi dovette girarsi di nuovo e sbuffando l’ammonì:
- Lasciami che devo andare. Ci vediamo agli studi, mollami! - Continuava a guardare l’orologio con premura senza calcolarlo nemmeno di striscio e sentendosi uno dei tanti artisti che seguiva, si ribellò all’idea.
Lui non era uno dei tanti. Non voleva esserlo.
Si tirò su a sedere e senza dire niente infilò un dito nella cintola dei pantaloni del suo completo pregiato e costoso.
- Karim, no. - era molto serio e seccato, sembrava suo padre. Non ci stava per niente ad un trattamento simile e slacciandogli i pantaloni disse:
- Da quando c’è Riky e ci siamo messi insieme non mi caghi più, cazzo! Ci vediamo meno di prima! Quando scopiamo? - Chiese come se fosse quello il punto più importante.
José gli mise le mani sulle spalle per allontanarlo ma con la differenza sostanziale di forza dovette desistere.
- Karim, per me è tardi e devo andare, non sparare stronzate e lasciami andare! - Ma l’altro era seriamente intenzionato a prendersi ciò che voleva e tirata fuori la sua erezione cominciò a massaggiargliela con convinzione.
- Non sono stronzate, ora verrà fuori che siccome mi sto mettendo in riga e che non devi fare tu le cose che ora fa Riky, tu hai preso lavoro in più. - José evitò di dirglielo perché era proprio così e non voleva dargli ragione. Tanto meno quando disse: - Lo vedi che avevo ragione a dire che non ti interessavo più di tanto? - A questo però José avrebbe voluto ribattere, ma il piacere cominciava ad essere troppo intenso, quindi evitò di fargli capire quanto gradiva. Fu così che dovette sentire anche l’ultimo proiettile: - Stai scappando da me. - sempre senza la minima forza di parlare ed insultarlo. Non era capace di mentire, non era capace di aprirsi, non era capace di spiegare ciò che aveva profondamente. Era capace di dare ordini e aiutare gli altri, di fare amicizia e far fare gruppo alle band che metteva insieme. Ma di dire ciò che provava no. Ciò che pensava sì, ma il più delle volte erano due generi diversi.
Quando Karim gli prese il membro fra le labbra e cominciò a succhiare con più irruenza e forza, José finì di nuovo risucchiato dalla sua bocca e senza più capacità razionale attirò a sé la testa spingendoselo contro con le mani.
I suoi sospiri riempirono l’aria e per poco si trovò anche a dire di continuare e chiamarlo per nome.
Per poco.
Poco prima dell’orgasmo.
Ma non risolse niente comunque perché poi José se ne andò senza dire niente e Karim non ebbe il coraggio di imporsi e tirargli fuori delle risposte.
Anche perché un ‘non dire stronzate’ non diceva proprio niente.


Ricardo quella mattina fece più fatica del giorno precedente ad alzarsi dal letto. José l’aveva chiamato di nuovo per andare a preparare Karim e trascinarlo negli Studi Televisivi per un’intervista col gruppo.
Aveva dormito di nuovo pochissimo e si era addormentato piangendo e pregando.
Si sentiva sbagliato e sporco. Capiva che la natura non poteva combatterla, ma non riusciva a non sentirsi in errore.
Non sapeva cosa fare né come combattere quello stato, era cosciente che non poteva andare contro sé stesso.
E dunque? Era destinato ad allontanarsi da Dio perché per natura gli piacevano gli uomini?
L’unica cosa che l’aveva fatto addormentare era stata la frase di Iker.
‘Se è con amore non è uno sbaglio nemmeno davanti a Dio.’
Tutto stava nel farlo con amore e non con un altro organo di sé.
Ovvero, sbagliato lo era, ok, ma almeno cercare di limitare i danni era legittimo.
Doveva evitare Cristiano e basta. Tutto lì.
Chissà come poteva riuscirci, visto che lavorava per lui, oltre che per Karim.
All’idea di vedere questo secondo si rilassò e riuscì a mettersi in piedi.
Quando giunse da lui era ancora nel letto come la mattina precvedente, ma non fu più traumatico trovarlo fisicamente attraente ed interessante, né tanto meno piacevole da guardare.
Il viso poteva essere questione di gusti ma sul fatto che il suo corpo fosse un gran bel corpo era inconfutabile.
Stava sonnecchiando sotto mille pensieri, quindi lo sentì e aprì meglio gli occhi per guardarlo accigliato ed inquisitore, cercava di capire come stava.
- Com’è? - Chiese subito rotolando fra le lenzuola e stiracchiandosi. Aveva ancora il sapore di José in bocca e vedere Ricardo al posto del suo compagno era strano.
Si strinse nelle spalle con aria malinconica. Non era confuso, almeno quello era una conquista.
Era sciupato, pallido e con occhiaie e pensò che non avesse dormito niente per piangere. Lo capiva meglio di quel che potesse immaginare. Di notti simili ne aveva passate moltissime anche lui, prima di incontrare José.
- Tu? - Chiese con gentilezza seppure tirata.
- Quello è uno stronzo! - liquidò tutto così decidendo di lasciar perdere l’argomento José, quindi si alzò e mettendogli una mano sulla spalla nel passargli accanto, strinse con premura.
No, nessuno aveva ancora visto quel Karim.
Solo Ricardo.
Si sentì stranamente meglio nel sentirlo vicino e se lo fece bastare capendo che non poteva sperare di meglio.
Con tristezza.
- Non dare ascolto agli altri. Fottitene di quello che dicono. Se vuoi vivertela a modo tuo con Cris provaci, magari va bene, che cazzo ne sai! -
Si stupì nel dirgli quelle cose mentre usciva dalla camera, di solito era pessimista e disfattista ma gli era talmente dispiaciuto nel vederlo così che aveva parlato senza rifletterci.
Ricardo lo seguì automaticamente al bagno senza pensarci, voleva approfondire quell’argomento e seppure sempre amareggiato, chiese:
- Pensi che possa andare bene? -
Karim alzò le spalle, non ne aveva la minima idea. Toltosi i boxer entrò nella doccia, Ricardo rimase sulla porta ma girato di spalle per non guardarlo quindi continuò a parlare a ruota libera.
- Io non so cosa voglio da lui, indipendentemente dal fatto se lui sia disposto o no, non penso di esserne ancora innamorato, lo conosco troppo poco. Mi prende molto fisicamente ma… onestamente da lì alla questione di cuore è lunga. Io ora devo elaborare meglio questo fatto di essere omosessuale, devo assimilarlo e poi piano piano comincerò a pensare alle relazioni. È vero, Cris mi attrae come nessuno ma non è quello che voglio ora, sono troppo pieno di problemi per aggiungerne altri. Senza contare che onestamente non penso che lui da me voglia cose serie. Niente più di un volgare divertimento, comunque. Almeno credo. Sì, insomma, se ho capito un po’ il tipo. -
Karim uscì dalla doccia e Ricardo sovrappensiero si girò verso di lui, lo vide nudo e bagnato, avvampò, perse il filo dei pensieri a ruota libera e si rivoltò dall’altra parte imbarazzato.
- Se avessi visto una donna nuda avresti notato solo se era rasata bene o male? - Chiese prendendolo ironicamente in giro. Nemmeno l’ironia gli altri gliel’avevano ancora vista, ma Riky abituato rise isterico cercando di rilassarsi. Quando lo sentì più tranquillo, Karim era con l’asciugamano alla vita e davanti allo specchio con la schiuma da barba sul viso e la lametta in mano. Poco prima di cominciare a sbarbarsi, disse serio ed incisivo: - Credo sia meglio così. Prima di tutto devi stabilizzarti. Quando avrai accettato veramente di essere gay e ti sarai abituato, potrai pensare a relazioni e ragazzi. - Ricardo trovò la sua conclusione estremamente sintetica ma estremamente buona, quindi sospirando fece un altro sorriso malinconico.
- Grazie. - Karim chiese ‘di cosa’ perché veramente non sapeva di cosa dovesse ringraziarlo ma pensando che facesse il modesto per alleggerire il momento, accentuò il sorriso.
- Vado a farti il caffè. -
Così dicendo Ricardo lo lasciò per scendere in cucina.
Non poteva dire di aver risolto tutto e di stare bene ma meglio sì, almeno qualcosa l’aveva decisa e mettere da parte la questione Cris era decisamente risollevante. L’idea di affrontarlo in quello stato confusionale era davvero traumatico.
Non poteva immaginare che non bastava deciderlo per evitare il trauma in questione.
Fra il dire ed il fare c’era di mezzo l’incontrarlo.
Niente di meno facile.


L’intervista era agli studi televisivi di MTV, dovevano registrare la puntata di un programma sulla musica e loro erano gli ospiti visto il prossimo album in uscita a breve. Dovevano anticipare il primo singolo in esclusiva.
Ricardo e Karim furono i primi ad arrivare sul posto grazie alla puntualità cronica del primo e quando José li vide si convinse sempre più che aveva fatto più che bene a dare a quel debosciato uno come lui.
L’ultimo fu Cristiano ed il suo umore era nero già di partenza. Ad uno sguardo il manager capì che aveva qualcosa e ammonendolo subito con l’indice, non servì che proferisse parola. La sua espressività era più che esauriente.
- Riky, stai bene? - Chiese Iker avvicinandosi preoccupato.
Il ragazzo sorrise sorpreso.
- Sì, perché? -
- Ti vedo giù, sciupato… - Fece osservando meglio le sue occhiaie.
- No, non c’è niente di che, ho dormito poco… grazie dell’interessamento, comunque. - Dopo che lui lo notò, anche gli altri lo videro e constatarono che aveva ragione.
- Ore piccole perché hai cuccato o perché è andata male? - Chiese Sergio poco delicatamente e curioso. Ricardo arrossì e si sentì due lame affilate sulla schiena, nel girarsi per vedere la provenienza, vide che si trattava di Cristiano in disparte e col broncio. L’occhiataccia di José non era servita a molto.
- Dipende dai punti di vista. Cosa intendi con male? - Prese tempo l’interrogato. A quello gli altri capirono.
- Ho capito, non ti piacciono le donne! - Fece Marcelo battendogli la schiena entusiasta. Per lui era una bella cosa, era gay. Pepe gli si piazzò dall’altra parte e prendendolo a braccetto cominciò a sua volta allegro:
- Vedrai che ti abituerai presto. Non è una vera tragedia, solo all’inizio lo sembra! -
- Certo che sei stato un po’ tardo… - Ribatté Marcelo dall’altra parte.
- Che si prenda il tempo che vuole, non ha fretta, è giovane! - Fece José capendo al volo di cosa parlavano. - Ora andate a prepararvi, i camerini sono di là, i truccatori vi aspettano. - Dopo averli cacciati ed essere rimasto un po’ solo con Ricardo, fra tecnici di studio che andavano e venivano, lo fece sistemare in un angolo dove non intralciasse ma potesse guardare bene la scena davanti alle telecamere dove i ragazzi avrebbero cantato, in modo che Cristiano potesse vederlo. Infine gli passò un foglietto con giorni e orari.
- Cos’è? -
- Gli orari della settimana. Grazie a te che segui Karim al posto mio ho potuto prendere degli altri lavori, quindi dovrai seguirlo ogni mattina. Ti ho segnato gli impegni del gruppo, siccome la prossima settimana c’è il lancio dell’album, questa settimana gireranno il video del primo singolo, dovrai assicurarti che butti giù il culo dal letto presto e che vada dove deve andare. Comunque è tutto scritto qua. Cris odia il play back quindi anche nei video canta in diretta, di conseguenza non basta che ti assicuri che Karim si svegli in tempo e rispetti i suoi appuntamenti, devi anche fare quella stronzata del guardarlo. -
Dopo averlo istruito per bene, Ricardo apprese che in seguito ai video dei singoli dell’album e le diverse altre interviste ed essere stati ospiti a molti altri programmi, sarebbe cominciato il tour. Un tour talmente lungo che non li avrebbe fatti fermare definitivamente prima dei due anni, ovvero la parte più pesante di un nuovo album.
José a quel punto smise di spiegargli le cose e gli fece la prima domanda diretta, di punto in bianco:
- Pensi di farcela? Se hai impegni o problemi di qualche tipo dimmelo ora e non conterò su di te. Altrimenti faccio affidamento su di te, ragazzino. Mi servi al fianco di Karim e Cris. Sarà stancante ma per loro di più, tu devi solo seguirli, sarà diverso. Comunque non ti fermerai un secondo. È una vita completamente diversa da quella che hai fatto fin’ora. Sei pronto veramente o hai ripensamenti di qualche tipo? -
Ricardo lo guardò sbattendo le palpebre un paio di volte cercando di capire se glielo stesse chiedendo davvero, poi piacevolmente colpito dal suo momento di premura nei suoi confronti, rispose con la sua tipica gentilezza:
- No, mi va tutto benissimo, grazie. Non c’è da preoccuparsi per me. Io devo solo assicurarmi che segua i suoi appuntamenti e svegliarlo in tempo, non sarà faticoso. Ma la ringrazio per l’interesse. Può contare su di me. E poi… - Esitò riferendosi a Cristiano. - guardare Cris cantare è la cosa meno faticosa che io abbia mai fatto, anzi. È davvero incredibile. - José ghignò a quella dichiarazione indiretta.
- Senti un po’ tu… - Fece poi cambiando repentinamente discorso. Ricardo sussultò capendolo. - Cosa mi dici di Karim? - Eccolo lì con le sue domande del secolo, pensò agitato l’altro non sapendo cosa dire.
Si morse la bocca, non sapeva mentire. Dopo un po’ di silenzio, rispose alzando lo sguardo sull’uomo in piedi davanti a lui.
- E’ insicuro, ha sempre paura che non ti interessi niente di lui e che quando l’avrai… lui dice domato… te ne stuferai e lo lascerai. Anche adesso che stai tanto di meno con lui e non vuoi parlarci seriamente, non trovi tempo per stare con lui nel modo che vorrebbe… per Karim è una conferma che il tuo è un interesse passeggero e superficiale. Per lui tu vuoi davvero aiutarlo ma è un modo per sfidare te stesso a domarlo, si definisce cavallo selvaggio. È… molto insicuro… io non so cosa abbia passato prima, ma deve averlo segnato moltissimo. -
José si maledì per aver fatto quel discorso lì nel posto più sbagliato, avrebbe voluto avere soprattutto tempo e modo di dargli l’attenzione che meritava quel dialogo e sospirando insofferente scosse il capo seccato.
- Non capisce un cazzo come sempre, quello! - Ma di più non disse liquidando tutto così. Non riteneva Ricardo il loro consulente matrimoniale e nemmeno un postino, quindi si tenne per sé la motivazione girandosi verso lo studio della diretta.
Gli strumenti erano già montati e tutti coloro che dovevano intervenire erano pronti, i ragazzi di lato dall’altra parte ad aspettare che cominciassero a registrare.
Uno su Cristiano e l’altro su Karim, i due osservatori sospirarono perfettamente in contemporanea.
- Non capisce proprio un cazzo… - Ripeté fra sé e sé destando curiosità in Ricardo. Curiosità limitata fino al momento in cui venne il momento di cantare.
A parlare erano stati per lo più Iker, Sergio, Marcelo e Pepe, Cristiano era evidente fosse di pessimo umore e che per lui stare lì era una tortura, mentre Karim non parlava comunque mai, che loro sapessero.
Però la musica partì e si sentì in tutto lo studio, i ragazzi cominciarono a suonare e nel momento in cui Cristiano si posizionò davanti all’asta del microfono Ricardo si alzò istintivamente dalla sedia nell’angolo e si portò accanto alla videocamera che lo filmava davanti. Il cantante lo vide bene e la cupezza del suo sguardo scemò lentamente perché dopo aver cominciato a cantare, Ricardo si era ipnotizzato su di lui e non era una cosa voluta, non era uno sforzo, non lo stava facendo per dovere.
Fu chiaro a tutti ma a Cris stesso per primo che Riky era davvero ammaliato da lui mentre cantava, dalla sua voce, dal modo in cui l’usava, da come si muoveva, da come appariva… ammaliato e attratto come mai da niente altro in vita sua.
Gli occhi gli brillavano, si succhiava il labbro inferiore con fare infantile senza nemmeno accorgersene e si tormentava le mani trattenendo il fiato.
Pendeva totalmente da lui, proprio come il cantante voleva che facesse il suo assistente all’ascolto.
Cristiano cantò dal vivo come nemmeno nelle prove aveva ancora fatto.