CAPITOLO XVI:
LA FINE DEL MONDO ERA VICINA?

Con l’ok finale del regista che diede per buona la registrazione dell’intera puntata del programma, ci fu subito un gran caos ed un concreto via vai che disorientò Ricardo il quale non sapendo cosa fare e non trovando più né José né un viso noto, tornò a sedersi nella sedia che gli aveva assegnato il manager.
Si sentiva particolarmente stanco anche se non aveva fatto niente e non era nemmeno sera. Era ora di pranzo ma non giustificava quella spossatezza e tutta quella debolezza, per non parlare del freddo e del mal di testa. Non dormiva niente da due o tre notti, era normale, si disse. Doveva cercare di riposare come si doveva, quella sera.
Fu proprio Cristiano a ritrovarlo, era stato lui ad accorgersi prima di andarsene che all’appello ne mancava uno e tornando indietro a dove l’aveva visto l’ultima volta, lo trovò proprio sulla sedia. Fischiò per chiamarlo e con un gesto della testa lo chiamò senza nemmeno parlare. Sembrava arrabbiato con lui anche se non avevano litigato.
Non riusciva proprio a capire, Ricardo, suo malgrado sospirando paziente si alzò in fretta vedendo che se ne stava già andando.
Riuscì a fare un passo, poi si sentì strano.
Cristiano percepì solo qualcosa di fiacco che lo tirava per la maglia e girandosi seccato fece appena in tempo a prendere Ricardo prima di farlo andare giù a terra.
Lo prese per il braccio e l’attirò istintivamente a sé circondandogli la vita, quindi sentendoselo contro capì quanto leggero fosse poiché riuscì a sostenerlo con facilità.
- Ehi, Riky! - Lo chiamò senza successo, lo sentiva mollo fra le sue braccia e chiamando qualcuno con un altro dei suoi fischi, lo appoggiò delicatamente giù stendendolo sul pavimento.
Gli sistemò la testa sul suo braccio in modo da sostenerlo e col cuore che improvviso cominciava ad andare come un pazzo nel petto, Cristiano credette di avere un qualche malanno atroce.
Solo dopo avrebbe capito che quella cosa era ansia, un’ansia terribile. Ansia che non aveva mai provato per niente e nessuno, nemmeno per le esibizioni.
Per un momento solo Ricardo abbandonato su di sé, il suo viso sciupato e gli occhi chiusi. In breve furono tutti intorno, compresi gli altri del gruppo, e con sorpresa generale ad inginocchiarsi dall’altra parte fu Karim e non Iker od uno degli altri.
José rimase a fissarlo di stucco per un momento ma poi ordinò di spostarsi per far passare qualcuno che se ne intendeva più di loro.
Ricardo riprese comunque subito i sensi e posando lo sguardo confuso su Cristiano che se lo teneva ancora stretto per le spalle e lo fissava corrugato e preoccupato, chiese piano piano:
- Cosa è successo? - La voce era roca e la bocca tutta impastata, gli sembrava faticoso anche alzare un braccio, quindi si limitò a spostare la mano per prendere istintivamente quella di Cristiano posata sul suo petto. L’altra mano gliela stava tenendo Karim e stringergliela fu l’idea peggiore che gli sarebbe potuta venire.
- Ehi, ragazzino, da quanto non mangi? - Chiese Karim brusco ricordandosi dell’impressione avuta entrando in casa.
Ricardo nicchiò e Cristiano volle saperne di più:
- Perché glielo chiedi? Vuoi che non mangi ogni giorno come tutti? - Fu brusco ma capirono che era preoccupato e fu ancora più strano vederlo così.
- Per lui no! Ieri non ha mangiato niente in mia compagnia, davo per scontato che a casa poi avesse messo qualcosa sotto i denti ma evidentemente l’idea che avesse gli armadi vuoti era giusta! - La prima impressione che ebbero fu che quello non era per niente Karim, parlava troppo, si preoccupava, anche se con durezza tipica sua, e gli teneva la mano. La seconda fu che Cristiano sarebbe potuto esplodere vista la faccia di chi cercava di non gridare di tutto all’imputato. La terza era che comunque Karim ci avesse preso e sospirando Ricardo ammise colpevole:
- Dall’altro giorno, quando ho cenato a casa con Cris. - Cristiano ci pensò fermando gli istinti omicidi vari e ben distribuiti, a partire da Karim che gli teneva la mano dall’altra parte e che sapeva tante cose di lui. Aveva anche visto casa sua!
- Ma quella sera alla fine hai mangiato poco! - Si ricordò che aveva mandato giù solo tre o quattro bocconi della cena poiché troppo piccante e che poi le fragole erano state davvero poche a loro volta perché poi si erano assaggiati in altra maniera.
- E perché diavolo non hai mangiato niente ieri quando ti ho detto di farlo? - Grugnì arrabbiato Karim specie perché gli aveva proposto di stare da José un po’ e lui aveva rifiutato.
Ricardo cercò di mettersi seduto ma la testa gli girò, quindi si rimise giù sempre su Cristiano, stava troppo comodo sul suo braccio. José mandò Marcelo e Pepe a cercare qualcosa da mangiare e da bere che fosse sostanzioso, quindi rimase in piedi davanti a loro ad assistere. Si sentiva strano in qualche modo, non riusciva a capire di cosa si trattava. Non proprio preoccupazione ma fastidio. Fastidio nel vedere Karim tanto preoccupato. Nessuno l’aveva mai visto con in viso più di qualche espressione da mummia addormentata. Cosa succedeva ora?
- Non avevo fame, ieri è stata una giornata difficile, quando sono teso od ho tanti pensieri per la testa mi si chiude lo stomaco… - Fu chiaro a Karim a cosa si riferiva ma non a Cristiano sebbene sarebbe dovuto esserlo anche lui. Era colpa sua, in pratica!
- Dannazione, Riky! Tu non hai soldi per mangiare, dì la verità! - Fece alla fine Karim arrabbiato. Cristiano lo guardò stupito alla stessa maniera di José e degli altri, poi guardarono Ricardo in piena crisi comunicativa. Esprimeva perfettamente il fatto di essere stato beccato ma non sapeva come dirlo senza apparire patetico.
- No, ok, non li ho ma mi sono sempre arrangiato in qualche modo, me la caverò fino allo stipendio. E poi ieri non ho mangiato niente perché ero teso e pieno di pensieri. - Stava per dire quali quando riuscì a mettersi a sedere, nello stesso tempo arrivarono Marcelo e Pepe con delle scorte di cibo e coca cola.
Per prima cosa bevve la lattina, poi sentendosi già meglio mangiò. Cominciò piano per andare con sempre più voracità, la fame l’aveva eccome e se prima lo stomaco era atrofizzato, poi gli si aprì subito.
Quando finì il suo colorito era già vecchia storia e le occhiaie erano meno evidenti. Probabilmente il resto l’avrebbe fatto una buona notte di sonno di quelle potenti.
Solo dopo che concluse tutto e che la mente si riattivò tornando lucida e perfettamente funzionante, si accorse che Cristiano era rimasto seduto accanto a lui e che gli cingeva la schiena col braccio con fare protettivo ma soprattutto possessivo. Lo sguardo che lanciava infatti a Karim era come una scritta al neon che diceva ‘è mio non toccarmelo!’ e José non sembrava tanto meglio, la sua scritta diceva invece ‘sei in bilico su un precipizio, attento che ti ci butto io!’ Sguardo molto più complesso ma comunque negativo di certo.
- O lo pagate prima o qualcuno se lo prende in casa perché se vedete dove vive vi spaventate! È un buco completamente vuoto e non credo abbia nemmeno il riscaldamento! - Di nuovo Karim si espresse con scontrosità rivelando quanto ci tenesse a Ricardo ma ricevette un solo sorriso da tutti quelli che lo guardavano chi sbalordito chi incazzato nero -il sorriso era di Riky e chi sennò?-
A quello rispose Cristiano prima di José ma non nel modo più logico che tutti avrebbero pensato.
- Starà con me! - Sì, perché pagarlo subito sarebbe stato troppo ovvio e semplice.
Ricardo saltò subito su guardandolo come un gatto pronto ad attaccare.
- No, non posso disturbare, non è giusto e… - Ma l’altro non lo fece finire e zittendolo con un cenno secco del capo gli mise il dito sulla bocca. Fu lì che divennero veramente intimi, non col braccio ancora intorno alla schiena.
Ricardo si fermò e José si calmò magicamente riconoscendo la vera coppia. Non tanto per Cristiano quanto per Ricardo e come lo guardava esterrefatto e apertamente adorante.
- Starai con me e basta, non me ne frega! - Non replicò e Karim pensò quanto brutta fosse quella idea ma guardando l’espressione sognante e contenta dell’amico decise di stare zitto tornando anch’egli al suo normale mutismo indifferente.
Per Cristiano era solo un distorto senso di possessione, per Ricardo erano guai futuri grandi come grattacieli e Iker convenne con lui.
Vivere insieme sarebbe stato deleterio per il brasiliano, avrebbe perso tutto ciò che avrebbe potuto ma soprattutto mandato a monte ogni buona intenzione.
Era sempre così. Uno poteva decidere tutto quello che voleva, ma le cose si muovevano sempre in direzione ostinata e contraria.
Ci furono molti sospiri di vario genere, tutti diversi fra loro, ma l’idilliaco scambio di sguardo pseudo romantico fu interrotto dal fratellino Marcelo che esuberante come suo solito si buttò a terra appendendosi al collo di Ricardo cominciando una litania miagolante:
- Ehi, cucciolo, mi hai spaventato! Non farlo più! Mangia come si deve, ogni giorno, spilla tutti i soldi che puoi da questo Re Mida e vivigli sulle spalle perché tanto tu te lo meriti e a lui non servono tutti i soldi e lo spazio che ha! Magari ce lo metti in riga, non sarebbe mica male! Se ci sei riuscito con Karim ci puoi riuscire anche con lui! - In quello a tutti fu chiaro che Marcelo aveva capito tutto alla perfezione pur fosse sembrato il contrario.
Aveva capito infatti che Karim stava bene e si era ripreso e che era grazie a Ricardo, aveva oltretutto capito che a Ricardo piaceva Cristiano e che Cristiano era ancora immancabilmente senza cuore. Dunque se ce l’aveva fatta con Karim, perché no anche con Cris? Se sapeva fare i miracoli tanto valeva approfittarne!
Quando si sciolse, Pepe, Iker e Ricardo ridevano mentre José aveva una delle sue espressioni strane sul viso, Karim era del suo solito umore da zombie vivente e Cristiano sogghignava. Era convinto di non avere niente che non andava, quindi tutte quelle moine erano solo i suoi soliti scherzi.
- Lasciatelo in pace, adesso! Anche se si è ripreso è appena svenuto! - Fece poi perentorio José. Come lo disse tutti si alzarono e Cristiano l’aiutò con delicatezza. Ricardo si sentiva strano e spaesato davanti a tanta gentilezza e accortezza proprio da parte sua, ma non aveva veramente da lamentarsi, in realtà.
No davvero.
Non capiva bene i giochi degli altri e nella fattispecie di quella gente. Di Cristiano men che meno. Capiva solo vagamente che qualche gioco strano lo stava facendo, ma pur rendendosene vagamente conto non era assolutamente in grado di riprendersi in mano e fare ciò che doveva.
Abbandonato interamente a quel che voleva, non capendo cosa gli piacesse tanto di lui, accettò di andare da Cristiano.
Come Cappuccetto Rosso che accettava consapevolmente di andare nella tana del Lupo Cattivo.

Ci fu solo un momento fugace in cui Karim riuscì a stare con Ricardo senza orecchi indiscreti. Erano passati da casa di quest’ultimo per prendere i bagagli e portarli da Cristiano e mentre questi aspettava giù in auto cercando di non farsi riconoscere -il volto più popolare del gruppo era proprio il suo-, Karim fissandolo truce disse diretto ed accusatore:
- Lo sai che sei cotto come una merda, vero? - Ricardo fece cadere i vestiti che aveva in mano e colto in fallo cercò di smentirlo con scarso successo:
- M-ma cosa dici, dai! Non è mica vero! - Ma non seppe dire altro e quando Karim gli rovesciò il cassetto dell’intimo nella valigia, borbottò seccato:
- Prenditi pure per il culo ma non farlo con me. Sei cotto e ti stai mettendo nelle mani del diavolo, lo sai? -
- Ma dai, Cris non è così male… diavolo addirittura? - Ricardo cominciava a preoccuparsi, da un lato gli dispiaceva vederlo così astioso, non ne capiva bene il motivo ma gli dispiaceva comunque, capiva che era in pensiero per lui. Dall’altro se aveva ragione a dire quelle cose forse si era davvero messo in trappola…
Karim lo fulminò con uno sguardo tetro.
- Tu non lo conosci! Finchè si tratta di lavorarci insieme o avere un rapporto d’amicizia è un conto, ma quando si tratta di avere qualcosa di più è tutta un’altra cosa. Il sentimento più vicino all’amore che è in grado di provare è solo quello verso sé stesso. Tu sei uno specchio, per lui. Rimandi di lui un’immagine meravigliosa perché ne sei stra cotto, ma non sei obiettivo perché non lo conosci veramente. Lo trovi bello, bravo, ammaliante, sexy, bravo a letto. Ti considera una sua proprietà. Per lui sarà come avere un cagnolino. Riky, ti ridurrai in poltiglia, vedrai! - Ma non disse altro, non intendeva fare il salvatore di nessuno, non sapeva salvare sé stesso, figurarsi gli altri.
Ricardo rimase di sasso nell’ascoltarlo e spaventato dalle mani in cui si stava per mettere, esitò prima di uscire dalla camera e seguire Karim con la valigia, non sentendolo dietro di sé si girò e tornò indietro. Rimase sulla soglia a fissarlo sempre accigliato. Stava cominciando ad essere anche troppo espressivo…
- Cos’hai? -
Ricardo a quel punto era talmente amareggiato e preoccupato da non saper nemmeno cosa dire di preciso.
- Non so cosa fare… - Karim capì che aveva esagerato e capì anche che se al suo posto ci fosse stato lui alle prese con José non avrebbero tenuto ragionamenti. Si morse il labbro e posando la valigia lo raggiunse avvolgendolo con un abbraccio protettivo e di scuse.
- Fai quello che credi, lascia perdere quello che pensano gli altri. Non dovevo vomitarti addosso le mie cazzate su di lui. Magari per Cris gli ci vuoi tu e la tua dolcezza. Non so cosa mi hai fatto ma sei riuscito a farmi prendere cura di me e farmi smettere di bere, quindi potresti veramente aiutare Cris a capire che il mondo non è uno specchio che rimanda la sua fottuta immagine. Non pensare a niente, vai e basta. -
Ricardo si aggrappò alla sua schiena e stringendosi a lui come se fosse l’unico modo per non affondare, si sentì meglio.
Era pieno di dubbi già di suo, non poteva circondarsi di gente che lo deragliava e gliene metteva ulteriormente. Karim iniziò a carezzargli la nuca arruffandogli i capelli neri che erano mossi di natura.
Rimasero un paio di secondi così e quando si sentì meglio ripensò alle sue parole, a quelle rispose:
- Ma io non ho fatto niente, sono solo stato lì ad ascoltarti, anzi… sono stato invadente, ti ho chiesto cose personali che non mi riguardavano. Non ho fatto proprio nulla, sai… -
- Non è poco ascoltarmi. Nessuno osa mai farmi domande per non ricevere il mio sguardo da ‘non rompere il cazzo’. E così non mi chiedono nulla. - Fece Karim non avendo più la minima intenzione di lasciarlo andare.
- Avevi solo bisogno di essere ascoltato e di sfogarti. - Asserì piano Ricardo lusingato da quelli che vedeva come ringraziamenti inaspettati. Davvero lui credeva di non aver fatto niente di speciale.
- Non è poco. - Concluse deciso continuando a tenerselo a sé.
- Se vuoi saperlo ho anche pregato per te. - Lo disse con orgoglio contento di averlo fatto con tanto fervore. Da quando l’aveva conosciuto non aveva smesso un secondo di chiedere a Dio la grazia di aiutare quel povero ragazzo che si addormentava di continuo e si auto distruggeva con l’alcool.
Ora non solo stava smettendo di bere e stava già al cinquanta percento più sveglio di prima, ma parlava anche di più, faceva espressioni e si interessava a qualcun altro. Quel qualcuno era lui ma quel che contava era che uscisse almeno un po’ dal suo guscio.
I cambiamenti in Karim in pochi giorni erano stati tanti ed enormi, a partire dal riuscire ad essersi messo con José e quindi essersi aperto a lui. Quel che a Ricardo dispiaceva era che gli altri ancora non li notavano, quei miglioramenti, ma era fiducioso e sapeva che ce l’avrebbe fatta a farsi vedere da tutti.
Sarebbe diventato una rosa magnifica da ortica che era.
Karim ridacchiò all’idea di sapere che qualcuno aveva pregato per lui, quindi percependolo Ricardo si sentì meglio e pronto ad affrontare qualsiasi difficoltà.
Se Cristiano era la sua prossima missione, sarebbe andato da lui senza paura. Sicuramente Dio l’avrebbe accompagnato, ne era certo. Come sempre, del resto. Non è che era razzista, Dio. Insegnava l’amore e l’uguaglianza, di conseguenza non contava se a qualcuno piacevano quelli dello stesso sesso purchè operasse sempre seguendo i suoi insegnamenti ed i suoi ideali.
Ricardo brillando di luce propria si staccò dal suo petto e rimanendo allegramente abbracciato a lui, disse:
- Dovremmo andare, no? Cris mi aspetta in macchina… -
Karim sbuffò ricambiando il suo sguardo:
- Poteva anche aspettarci a casa, non ti rapivo mica! Ti portavo da lui, che cazzo! - Ricardo rise e l’altro scosse il capo. - Il solito egocentrico! - In realtà il vero termine sarebbe stato ‘gelosia’ ma dirlo voleva dire insinuare che fra loro potesse esserci qualcosa in grado di ingelosire Cristiano e non trovavano fosse il loro caso.
- E’ solo uno pieno di insicurezze… - Nel momento in cui lo disse Karim sgranò gli occhi sorpreso.
- Che cazzo dici, ti sei fatto? - Cristiano non sembrava di certo uno insicuro, anzi. Era proprio quella sua eccessiva sicurezza che stava tanto sulle scatole a molti. Si sarebbe messo a ridere se l’avesse detto qualcun altro, ma essendo Ricardo capì che lo pensava veramente e voleva capire cosa intendesse.
- Perché credi abbia bisogno sempre di guardare sé stesso negli altri? Perché non è sicuro di sé, di chi è, di che tipo sia, di come lo vedono… vuole sapere tutto su di sé, controllare ogni cosa, essere chi vuole ma in realtà non è sicuro di riuscirci e così si guarda di continuo, si cerca negli altri e non vede altri che sé. Questo è il più grande sintomo d’insicurezza! -
Karim profondamente colpito da quella riflessione che considerò la più vera fatta su Cristiano, chiese stupito:
- Ma hai studiato psicologia? -
- No, perché? -
- E come ti vengono queste cose? -
- Mi vengono così… - Non lo disse come banale giustificazione od in senso ironico o perché non sapeva cosa dire, lo disse perché era vero e Karim capì la sua sincerità.
Avrebbe approfondito l’argomento volentieri ma non sapendo comunque cosa dire decise di lasciar perdere.
- Allora forse sei veramente quello giusto per Cris. - Concluse sciogliendosi e prendendolo sotto braccio. Riprese la valigia e lo condusse fuori. Vederlo sorridere era decisamente più tranquillizzante, ora che l’aveva sentito parlare in quel modo di lui poteva credere che dopo tutto non fosse così male la situazione che si era creata. Per la motivazione sbagliata, ma quello che contava era come finiva.

In macchina l’umore del suddetto, proprio come da loro immaginato, era nero come il pelo di un Terranova e se non dall’espressione affilata come una lama, lo si poteva capire dalla voce.
- Allora spiegami perché cazzo stanno tanto! - Più arrabbiato di così non poteva essere, José che ci parlava al telefono era sicuro di non averlo mai sentito così fuori di sé.
- Non certo perché scopano! Potevi salire anche tu, idiota! -
- Mi scoccia essere riconosciuto e firmare autografi! - José si mise a ridere di gusto.
- Questa è proprio bella! Se di solito vai in giro apposta per quello! - Cristiano sbuffò premendo la fronte contro il vetro oscurato dell’Audi. Era l’ultimo modello, quella appena uscita per cui aveva fatto lo spot.
- Sei sicuro che Karim sappia che sta con te? - La domanda fu anche comica, in realtà, e José infatti rise di nuovo innervosendo ulteriormente Cristiano che imprecò. Lui diceva sul serio. - Mi sembra che abbia legato troppo con Riky! -
- E a te che cazzo fotte? - Domanda d’attacco. C’era da aspettarselo.
Il cantante scrollò le spalle e appoggiò la nuca al poggiatesta del sedile in pelle nera, si prese poi gli angoli degli occhi e massaggiò chiudendoli, cercava di calmarsi ma non riusciva proprio.
- Che fotte a te, cazzo! Non è normale che Karim sia voluto venire qua con la sua auto ad aiutare Riky a fare i bagagli! -
- Non sei normale tu che sei venuto ad aspettarlo lì con la tua, di macchina. Poteva portarlo direttamente da te, idiota! -
- Ma se stanno troppo salgo e li butto giù! - José rise di nuovo.
- Allora vai, no? - Cristiano aprì gli occhi e si tirò su di scatto, non che aspettasse il permesso o delle incitazioni, ma solo un limite di tempo.
- Hanno ancora due minuti, poi mi sono ripromesso di andare. - Sbottò convinto. Ormai l’altro si sentiva al cinema.
- Non puoi essere così geloso di loro! Parli di Karim! Ti ho detto che sta con me per tranquillizzarti ma anche senza questo lo sai quanto è etero! Si gira a tutte le tette che passano! È l’unico che non ci ha provato con te o non ci è stato! - Cristiano sbuffò. Magari ce l’aveva con lui anche per questo, pensò José. Perché era immune al suo fascino ed invece apprezzava quello del manager.
- Per me è strano il loro rapporto! Li hai visti anche tu, oggi! E dovevi esserci ieri alle prove! Karim si è messo a parlare, è puntuale, non dorme di continuo, è sempre sobrio… e prima era preoccupato per Riky! No, dico… l’hai mai visto preoccupato, quello? - Le tesi di Cristiano non erano sbagliate o campate per aria, era vero che Karim era cambiato tanto. E dire che non l’avevano nemmeno visto ridere come aveva già fatto con l‘imputato!
José sospirò, non poteva dire che aveva ragione, che era strano il loro rapporto e tutti quei cambiamenti storici solo da quando c’era Ricardo, ma lo pensava comunque.
- Senti, piantala di farti le seghe mentali e falle a Ricardo stasera quando dormirà da te! - Cristiano in risposta nemmeno ci pensò prima di aprire bocca:
- Puoi giurarci! - José ghignò, su di lui si poteva sempre contare.
Non serviva spiegargli che era relativamente tranquillo perché sapeva che Ricardo comunque subiva il fascino di Cristiano come niente altro in vita sua e che quindi contava sul fatto che lui l’avrebbe reso suo schiavo a vita. Tanto sapeva sarebbe andata così e nel migliore dei casi si sarebbero anche innamorati. Visto che a quanto pareva Ricardo sapeva fare i miracoli tanto valeva sognare in grande!
Tutta quella frenesia di Cris aveva dell’incredibile già di suo. Ok considerare qualcuno proprietà privata ma essere geloso di uno come Karim aveva troppo dell’incredibile perfino per lui.
- Ascoltami bene, Cris. - Fece poi ad un certo punto José serio smettendo di ridere, prenderlo in giro e provocarlo. Quando ebbe la sua attenzione, proseguì con sicurezza e fermezza: - Invece di pensare al cosa fanno loro due su di sopra, pensa al perché hai voluto stesse da te. Mi sembra molto più importante, questo! -
Cristiano aprì la bocca per rispondere convinto di saperlo ma poi si zittì ben sapendo che una domanda simile era diversa dalle altre e che non aveva delle risposte comuni.
Perché lui le domande le sapeva dannatamente fare.
Proprio sul nulla assoluto di quell’uscita, dall’edificio vecchio e cadente uscirono finalmente Ricardo e Karim. Il bassista portava la valigia di Ricardo e lo seguiva in modo da tenerlo d’occhio. La cosa sembrò strana a Cristiano, solitamente quell’addormentato non cedeva mai il passo a nessuno.
Dopo, proprio mentre stava per aprire il bagagliaio con la leva a lato, si fermò sbalordito. Ci credette solo perché lo stava vedendo coi suoi occhi,
Karim aveva appena sorriso.
Ad occhi sgranati ed espressione di stucco, Cristiano rimase a fissarlo da dietro il vetro.
Non era assolutamente normale anzi…
Cupo, si ritrovò anche a pensare a che bel sorriso avesse Karim, come se fosse una brutta cosa o una colpa.
Quando bussarono sul vetro per farsi aprire il bagagliaio si riscosse e alzò la levetta, ma la sua espressione da libro aperto rimase imbronciata e tetra ancora a lungo ed anzi peggiorò quando li vide salutarsi poiché l’altro aveva la macchina ed andava a casa.
Lesse le labbra e lo vide dire di chiamarlo se avesse avuto problemi o gli fosse servito qualcosa, poi gli parve anche gli dicesse di non preoccuparsi e gli batté il braccio con una pacca in saluto. Cristiano se ne compiacque ma non finì di sentirsi sollevato perché Ricardo con entusiasmo invece l’abbracciò appendendosi al collo. Quello sì che aveva la potenza di un treno in corsa.
“Devo tracciare meglio il mio territorio. Non è ancora chiaro che Riky è mio, Karim gioca col fuoco!”
Il suo pensiero burrascoso si riversò sugli occhi espressivi e sul suo delizioso broncio.
La fine del mondo era vicina? A guardarlo sembrava proprio…