CAPITOLO XI:
VENENDONE A CAPO
 
Pur avendo arginato la Grande Guerra, Karim si rese presto conto -appena aveva poi rivisto Mesut- che alla fin fine non aveva risolto proprio niente!
Insomma, José avrebbe tenuto la bocca chiusa ma sostanzialmente il problema rimaneva.
E non solo uno.
Se da un lato c’era l’impossibilità a smettere di andare a letto con il suo allenatore -ampiamente ricambiato in questo senso- dall’altro c’era quella confusione sentimentale verso Mesut. Non sapeva cosa provava, se voleva una storia seria da lui, se si stava innamorando o se era solo un grande affetto profondo…
Per non sbattere la testa contro il muro, cosa che avrebbe anche potuto fare se non fosse ricorso a qualcosa, andò di nuovo da Ricardo e Cristiano. L’angelo ed il diavolo custodi.
Sapeva che non era un’idea geniale tornare da loro, in precedenza l’avevano incasinato non poco, però erano anche gli unici con cui poteva parlarne e che poi avevano potuto far qualcosa per lui.
Ricardo tendeva al sentimentalismo, Cristiano alla ninfomania ma magari parlando con loro insieme avrebbe trovato una via di mezzo, dai loro discorsi.
Piombato in casa da Cris con due cartoni di pizza, aveva scritto a Riky un implorante messaggio dei suoi ‘Ti prego vieni da Cris è questione di vita o di morte!’ che aveva spaventato parecchio il povero ragazzo che si era catapultato dal suo vicino di casa.
- Cosa è successo? Sta male qualcuno? - Chiese tutto preoccupato Ricardo. Cristiano e Karim, che avevano cominciato a favorire la pizza, lo guardarono con le bocche piene e già belle oleate, quindi seri e stupiti di quella domanda risposero in coro:
- No, perché? - Riky allora li aveva fissati con cura senza capire, stavano benissimo… così aveva preso il cellulare ed aveva controllato. Che avesse letto male?
Rileggendo si rese conto che no, aveva letto benissimo.
- Ma il tuo messaggio diceva di venire che era una questione di vita o di morte e siccome dicevi da Cris mi è preso un colpo! - disse infatti ancora ai limiti dell’isteria.
Cris fece un largo sorriso -sempre con la bocca piena- realizzando che il suo amore si era preoccupato tanto per lui, ma Karim l’aveva poi preso per il polso e l’aveva tirato su una sedia intorno al tavolo -non potevano rischiare di rovinare i meravigliosi divani di Cris-
- Nessuno sta morendo… il tuo tesoro è vivo e vegeto. Ma io sto uscendo fuori di testa, dovete aiutarmi a risolvere questo rebus! - Ricardo ancora stordito dalla preoccupazione realizzò a malapena che Cristiano stava bene, quindi prendendolo in parola si mise a guardarsi intorno come se cercasse qualcosa:
- Cosa cerchi ora? - Chiese infatti il proprietario di casa.
- Il giornale con il rebus da risolvere! - Finì che i due si soffocarono dai bocconi di pizza per le troppe risa e che Ricardo rimase a fissarli senza capire con tanti punti di domanda sulla testa.
Solo dopo cinque minuti abbondanti si erano poi degnati di rispondere ed illuminarlo:
- Ma era una metafora! -
- Sì, intendeva che ha bisogno di una mano per capire una cosa complicata! - Ricardo guardò prima uno poi l’altro, poi il messaggio ed in seguito a ciò gli mostrò il cellulare come se credesse di essere lui quello pazzo:
- Ma ti sembrano messaggi da mandare? - Alla fine Cris lo baciò oliandogli la bocca di pizza e Riky, con una smorfia da principino viziato, lo allontanò seccato cominciando a mangiare.
Il muso rimase ben poco, non era geneticamente capace di farne troppo a lungo e poi con Cris era in un periodo di grazia, a calcio cominciava a recuperare bene e sembrava non esistere un solo problema serio al mondo.
Dopo essersi ingozzati -Cris e Karim, Riky aveva mangiato deliziosamente bene senza nemmeno sporcarsi un ditino- e ripuliti, si spostarono col caffè ed il digestivo sul divano. Digestivo a base alcolica per Cris e Karim mentre analcolica per Riky. Non potevano ma ovviamente erano famosi per essere un po’ indisciplinati, quei due. E poi non c’erano imminenti partite in vista!
Cristiano, sistemato mezzo steso su Ricardo, guardava di continuo l’ora per controllare il momento in cui sua madre gli avrebbe portato il figlio mentre comunque si faceva fare i grattini teneri e rilassanti sulla schiena e dietro al collo come fosse un gattino.
- Allora, spara! - Esclamò con una voce tendente alle fusa. Ricardo che se lo cingeva protettivo guardò Karim che si massaggiava la pancia per digerire prima.
- Bè… - Cominciò per poi ruttare poco finemente. Poi riprese come niente fosse: - Sostanzialmente il problema è questo: non capisco cosa provo per Mesut mentre non riesco a smettere di scopare con José. - Spiegata così non diceva molto anche se loro che sapevano i retroscena arrivarono al resto e Ricardo tradusse per lui:
- Vuoi dire che non sei sicuro se ti stai innamorando di Mesut mentre con José, con cui avevi deciso di troncare anche il sesso perché vuoi una storia vera, non riesci a smettere di finirci insieme? - Cercava sempre dei termini non traumatici e Cristiano ridacchiò sentendolo spiegare. Karim annuì, non gliene fregava molto del modo in cui veniva detto purchè se ne parlasse in qualche modo.
- Bè, mi sembra chiaro… - Fece subito Ricardo che sapeva bene cosa bisognava fare in quei casi. Anche Cristiano lo sapeva e lo disse nello stesso momento e mentre Riky diceva:
- Devi sforzarti di non farlo più con José ed uscire di più con Mesut. -
Cris diceva:
- Devi scopare con entrambi! -
I due fidanzati si fissarono da vicino com’erano, rimasero seri e assottigliarono gli occhi convinti che l’altro sbagliasse come sempre, quindi Karim seriamente confuso chiese uno spontaneo:
- Eh? - che poi uscì insieme ad un altro rutto.
Cris e Riky fecero per aprire insieme le bocche di nuovo e rispondere, ma lo fecero continuando a fissarsi con aria da sfida e pure parecchio divertita. Sapevano che stavano per dire una cosa opposta all’altra.
- Devi… - Cominciarono piano e cauti, sempre guardandosi quasi che Karim non ci fosse più. - scopare - - non andare più - Sembrava giocassero ma parlavano esattamente nello stesso momento, con lo stesso tono, guardandosi allo stesso modo. Dicendo solo cose diverse. - con entrambi. - - con nessuno. - A Karim girava la testa ed esplose con uno spontaneo:
- Eh? - Estremamente comico.
Proprio come prima.
Cristiano però sbuffò spazientito e mettendo la mano sulla bocca del proprio ragazzo, rispose dicendo la sua schietto e spontaneo, questa volta fissando Karim e non più il suo abbagliante compagno di vita:
- Secondo me devi provare a scopare con tutti e due e per bene. Senza andare solo con uno o solo con l’altro. O smettere! Devi provare con Mesut quello che fai con José, solo quando li avrai sullo stesso piano capirai chi preferisci! -
Ricardo gli morse la mano senza fargli male, quindi gli mise la propria sulla sua bocca per zittirlo e disse ora la sua:
- Invece secondo me devi evitare il lato sessuale e concentrarti sul rapporto. Esci con entrambi, cerca di instaurare una relazione vera e propria improntata su qualcosa di serio e vedi poi con chi ti trovi meglio, chi preferisci e, a lungo andare, con chi scatta l’alchimia. Con chi dei due, insomma, non riesci proprio più a fare a meno di portare la storia su un piano intimo. - Insomma, come si vivevano le storie normalmente.
Cristiano però per liberarsi non gli morse la mano ma cominciò a succhiargli le dita e a leccargli il palmo, Ricardo lo lasciò fare trovandolo stupido ma carino e Karim nemmeno li notò ingrumarsi. Era concentrato su quello che avevano detto.
Due punti di vista davvero diversi.
A chi dare retta?
Sospirò tante di quelle volte che andò in apnea e quando la testa cominciò a dolergli, alzò lo sguardo sui due per poi vederli a baciarsi, succhiarsi l’orecchio, il collo e a frugarsi con le mani sotto le maglie debitamente alzate.
Ovviamente Riky era sul torace, Cris gli aveva slacciato i pantaloni e si stava occupando di altre zone intime…
Karim sospirò e sbuffò.
Alla fine però aveva ragione Cris… per quanto gli ideali di Ricardo fossero fantastici, ormai quel mondo funzionava con gli ormoni e bisognava misurare quelli.
Anche se lui cercava una storia seria.
“A conti fatti anche loro non evitano di scoparsi in ogni momento! Proprio come io non riesco a smettere di ficcarmi fra le gambe di José! All’idea di smettere di nuovo mi viene da ridere! Non so che diavolo ha quell’uomo ma… è una calamita!”
Così pensando scrollò le spalle, sbuffò e si alzò dal divano per andarsene senza nemmeno salutare.
A rimanere poi gli tornava la voglia di aggiungersi alle danze e aveva deciso di concentrarsi sulla famosa storia che non riusciva a capire con chi voleva, ma che sapeva comunque di volere.
“Bè, sempre molto chiaro e cristallino, eh?”
Cris e Riky non si accorsero nemmeno che se ne era andato e lui non se ne curò poiché ormai concentrato su un fatto appena deciso.
Aveva un piano.
Portarsi a letto Mesut!
Quello sì che era un piano!
Bè, sempre meglio dei giorni precedenti dove aveva cercato di sbattere la testa sul muro. Insomma, magari facendo alla Cristiano Ronaldo non ne sarebbe uscito splendidamente, ma in qualche modo, da qualche parte, sarebbe arrivato. Sperava.
 
C’era da dire che anche se era unico per incasinarsi la vita, Karim, una volta che trovava un obiettivo specifico e circoscritto da raggiungere, ci impiegava pochissimo ad ottenerlo.
Insomma, doveva portarsi a letto qualcuno?
Niente di più facile!
Non era José, Cristiano o Sergio ma se la cavava egregiamente. Non era un seduttore ma la classica punta pura che penetrava dritto dritto in rete bucandola con un calcio potentissimo. Ebbene questo funzionava anche nella vita privata. Se decideva di penetrare e bucare qualcuno lo faceva in un istante senza perdere tempo in tattiche varie. Ne aveva solo una. Andare e colpire.
E ci riusciva molto bene, in effetti.
 
Quando Mesut si trovò il ragazzo in casa, alla sera, pensò che volesse riattaccare con quel discorso sul ‘voglio o non voglio?’.
Se avesse ricominciato gli avrebbe tirato tutte le scarpe che aveva, e non erano poche. Non sopportava quei discorsi… erano stupidi e perdite di tempo. Se non si sapeva cosa si voleva semplicemente non si voleva davvero. Punto.
Lui era fermamente convinto che Karim non volesse stare con lui ma che provasse solo un fortissimo sentimento d’amicizia. Poi magari c’entrava il fatto che era bisessuale e lui gay… insomma, qualunque cosa fosse, doveva smetterla che non era la sua cavia da laboratorio.
Per quanto si sarebbe fatto scopare da lui fino alla fine del mondo, sapere che non era davvero ciò che voleva lo trovava degradante, sciocco e penoso.
Lui non voleva essere così, si amava abbastanza anche se non ai livelli di Cris e Sergio -nessuno si amava a quei livelli- e ci teneva a trattarsi bene.
Convinto a respingerlo con fermezza se avesse attaccato con quegli stupidi discorsi su loro due, lo fece entrare tornando a buttarsi sul letto dove, come al solito, stava guardando un film.
Aveva la televisione più grande in camera perché gli piaceva guardarla steso sul letto, poi finiva che si addormentava e lo faceva di proposito. Odiava addormentarsi col buio.
Non ci pensò molto che poteva essere un invito per Karim.
Quando veniva si mettevano sempre sul suo letto perché era enorme, comodissimo e con una televisione da urlo. Guardavano insieme il film, parlavano, mangiavano porcherie e poi Karim se ne andava, quando non si addormentava lì.
Non era mai successo niente e siccome il tedesco era convinto che Karim in realtà non fosse innamorato di lui ma solo attratto da un punto di vista simbolico -ovvero era attirato dal fatto che gli piacessero gli uomini come a lui-, non si preoccupò di cambiare una virgola delle loro solite serate. Se l’avesse fatto, se si fosse messo sul divano o sul tavolo invece che sul letto, Karim avrebbe pensato che fosse imbarazzato e che quindi ci potesse stare chissà cosa dietro.
Lui non si voltava mai, andava sempre dritto per la sua strada senza la minima deviazione. Punto.
A Karim parve fin troppo facile, così.
Ci aveva sperato che non cambiasse modalità e lo conosceva bene, infatti così aveva fatto.
Si era rimesso sul letto a guardare la televisione.
Stava guardando un film di Colin Farrell piuttosto vecchio, si chiamava Una casa alla fine del mondo ed era iniziato da poco.
Karim si buttò sul letto con lui e prima di cominciare rimase in silenzio a vedere che cosa guardava. Non lo conosceva, quel film. Oltretutto prima di vedere in scena Colin, c’erano delle scene coi protagonisti da ragazzini.
Rimase attendo ad osservare quei momenti pensando che quei bambini fossero decisamente strani, ma quando vide uno dei due infilare la mano sotto il lenzuolo e spostarla sul suo amico accanto che dormiva, capì perché lo erano. Ma strano non era il termine giusto.
Karim rimase ad occhi sgranati e alquanto shockato a guardare i due a masturbarsi a vicenda, specie quando poi, da ragazzini, li mostrarono continuare su quella strada molto elastica.
Però l’arrivo in scena di Colin Farrell fu la spiegazione di tutto e Karim a quel punto non poté trattenersi:
- Ma tu scegli i film in base agli attori? - Chiese spontaneo! “Oltre che se hanno scene di sesso da panico oppure se ci sono gay di mezzo?”
Questo poi ebbe il buon gusto di non dirlo anche se il resto non era stato tanto delicato.
Mesut che si aspettava qualcosa del genere gradì la sua sparata. Era così da Karim che lo rilassò.
Forse si era tolto quella sciocchezza dalla testa e si era deciso a tornare suo amico e basta.
Gli dispiaceva un po’, ma doveva ammettere che era la cosa migliore.
Karim non si sarebbe mai potuto innamorare così di punto in bianco, ne era certo.
- Certo! - rispose freddo e schietto senza problemi. Karim rise, poi rispose:
- Hai buon gusto! -
Ammise.
Antonio Banderas e Colin Farrell non erano certo dei bruttoni… poi ripensò agli altri… erano tutti o con attori davvero splendidi oppure con scene eccessivamente calde o, addirittura, dalla tematica omosessuale.
Sembrava conoscerli tutti!
Mesut rise rilassato del modo in cui si erano messi a parlare e sentendo tutta la tensione allentata, si riconcentrò sul film.
Poi il film si focalizzò su un momento in cui il famoso e bel Colin ballava e baciava il suo amico in un modo a dir poco ipnotico.
Ipnotico fu dir poco.
Non era un bacio mozzafiato alla Brockback mountain, ma fu un bacio molto dolce e con un che di sensuale.
Ai loro occhi fu parecchio sensuale.
E comunque caldo.
Caldo il necessario.
Karim il resto non lo guardò nemmeno e prendendo spunto dalla scena iniziale del film, si mise la mano sotto ai pantaloni, fra le gambe.
Bè, un minimo di strategia l’aveva, magari…
Mesut lo vide subito e quando capì che si muoveva sulla sua erezione masturbandosi proprio lì vicino a lui, per poco non gli venne un colpo.
Insomma, non era nemmeno un porno!
Cos’aveva tanto da… ma non fece in tempo a pensare peste e corna su di lui né ad ignorarlo come avrebbe fatto normalmente, che sentì la propria eccitarsi e ci rimase di sasso.
“Ok, ora sono nella merda. Se lo nota questo mi salta addosso perché è coglione e pensa di dover provare a scoparmi! Ecco cosa voleva fare! Scopare con me per vedere se è bello e gli va! Ma che cosa ha in quella testaccia dura? È proprio un idiota! Non si fa così! “
Ma per quante gliene stesse dicendo mentalmente e non riuscisse più a staccare gli occhi dal suo inguine ormai evidente, non riusciva a chiudere la televisione e calciarlo giù dal letto per dirgli freddamente di andarsene.
Era ovviamente inchiodato lì.
A Mesut piaceva da matti Karim.
Quando si sentì abbastanza soddisfatto, senza ovviamente raggiungere già l’orgasmo, Karim voltò lo sguardo sull’amico accanto consapevole che lo fissava e che gli stava piacendo, quindi con un sorrisino alla Cris che fece avvampare l’impassibile Mesut, si sfilò la mano dai pantaloni e si allungò appena su di lui, gli bastò voltarsi un attimo sul fianco per raggiungere le sue gambe ed infilarsi sotto l’elastico del pigiama.
Mesut gli fermò la mano istintivamente ma Karim usò la forza, sapeva che lo voleva ed ovviamente lo notò subito.
Non disse ancora nulla, si limitò a guardarlo ormai da abbastanza vicino, a vedere la disapprovazione nel suo sguardo allucinato misto a desiderio, vide la sua lotta interiore fra dovere e piacere e decise di dargli un’altra piccola spinta prendendogli la mano con cui cercava di fermare la propria. Gliela tolse bloccandogliela di lato e tirandogli giù i vestiti si abbassò su di lui arrivando col viso proprio lì in mezzo.
Mesut soffocò un ‘no’ con disprezzo ma non riuscì mai a continuare la frase perché la sua bocca, una volta raggiunto il proprio membro, l’aveva fatto godere come non mai.
Scontato? Si chiese… forse sì… ma ormai non poteva proprio più farne a meno.
Finì così che con la mano libera messa sulla sua nuca gliela mosse su e giù accompagnando il suo assaggio. Un assaggio che non avrebbe mai dovuto dare, che era sbagliato e da evitare.
Peccato che fra il dire ed il fare ci fosse troppo in mezzo.
- Sei uno stronzo… - Mormorò fra un sospiro e l’altro. Karim ghignò sulla sua erezione ormai dura contro il proprio palato e la lingua, quindi continuò aumentando l’intensità.
Era quasi violento, in un certo senso, e a Mesut faceva impazzire quel modo di fare così virile e maschile.
Alla fine venne e Karim non si trattenne, non esitò a farlo suo fino all’ultimo e quando risalì sul viso si era appena ripulito fugacemente.
Era di quelli capaci di far qualunque cosa, nel sesso. Mesut lo capì e fu ancora peggio perché avrebbe voluto picchiarlo.
Non poteva incarnare l’uomo dei suoi sogni nell’amara consapevolezza che dopo quella notte avrebbe capito che non lo voleva veramente come amante o fidanzato.
Si stava facendo del male, del male come non mai ma cosa fare?
Non aveva le forze mentali oltre che fisiche per respingerlo.
Ormai non ce l’avrebbe fatta.
Karim finalmente fuse la bocca con la sua, il proprio sapore gli fece arricciare il naso in una smorfia che subito divenne piacere per la mano che tornava sul suo sesso e poi su ad esplorargli il resto del corpo magro. L’accarezzò esplorando la sua delicatezza e la sua linearità. Non era molto muscoloso né molto grande.
Pensò che fosse semplicemente perfetto per essere preso e senza soffermarsi sul lato del piacere interiore o meno, non si accorse che stava pensando.
Stava pensando tecnicamente a cosa fare e come e forse ad un sacco di altre cose ma non stava impazzendo.
Semplicemente non stava impazzendo.
Non era come quando lo faceva con José… era più come quando l’aveva fatto con Riky e Cris ed anzi, forse anche meno eccitante.
Con loro era stato più un delirio allucinogeno. Con José però era… era… l’ondata di calore lo investì nel momento in cui pensò a lui e sentendosi già solo così vicino al limite massimo, scese fra le sue gambe ad immergersi fra i suoi glutei, si insinuò con la lingue e le dita nella sua apertura, lo preparò trovandolo già egregiamente morbido sotto quell’aspetto. Ghignò al pensiero che non fosse affatto la prima volta e preferendo così, gli alzò le gambe, gliele piegò con forza fra i loro toraci e poi con nemmeno un po’ di delicatezza, sentimentalismo, preliminari o quant’altro, semplicemente lo penetrò.
Come faceva quando giocava a calcio.
Prendeva la palla e andava a rete senza troppi giochini leziosi, tattiche o passaggi.
Dritto in rete.
Mesut si sentì una palla, in quel momento, e si pentì subito di averglielo permesso perché l’aveva sentito non provare nulla ed eccitarsi in un istante di follia provocato probabilmente da qualcun altro.
A chi aveva pensato?
A José? Avevano avuto un qualcosa insieme ma Karim gli aveva detto che avevano smesso… si chiese cosa pensasse Karim, cosa provasse, cosa volesse, cosa sentisse… e con amarezza lo sentì venire.
Così distante e così squallido non era mai stato, far sesso.
E non parlava d’amore. L’amore l’aveva fatto poche volte ma quello… quello era stato pietoso e basta, proprio come aveva previsto.
Mesut lo spinse fuori scalciandolo coi piedi, non gli lasciò nemmeno riprendere fiato, lo mandò via con forza e gesti secchi, quindi infuriato come una tigre siberiana lo fece cadere giù dal letto. Dopo di che si alzò e senza dire niente, con il viso contratto in una smorfia mai vista perché cercava di trattenersi dal piangere e dall’urlare, corse in bagno e sbatté la porta chiudendosi a chiave.
Karim, fortemente stordito per la fine più traumatica mai avuta, faticò a riprendersi e a capire cosa fosse successo. Imprecò in francese e poi si rimise in piedi, barcollò, si appoggiò al letto e poi andò dietro a Mesut cominciando a picchiare la porta come se fosse un sacco da boxe.
- MESUT! MESUT DAI APRI CAZZO! PARLIAMONE! DAI! - Ovviamente il silenzio più completo. - DAI NON TI HO VIOLENTATO! POTEVI DIRMI DI NO! POTEVI BUTTARMI GIU’ PRIMA! SEI TU CHE L’HAI VOLUTO! - Ancora peggio perché aveva ragione. - MESUT TI PREGO! NON POSSIAMO NON PARLARCI PIU’! VOGLIO SPIEGARTI! DAI, COSA C’E’? - Lì per lì Mesut pensò seriamente che fosse un ritardato mentale e cominciando a dare a sua volta calci alla porta in risposta alle sue bussate, gridò isterico:
- SEI FORSE UN HANDICAPPATO? COME FAI A CHIEDERMI COSA C’E’? SEI STRONZO O LO FAI? - Karim non avrebbe comunque mollato e tornando a sbattere sulla porta che prima o poi sarebbe caduta, continuò urlando più forte. Non era arrabbiato ma voleva che l’ascoltasse, che gli desse retta e pensava che quello fosse l’unico modo.
- DIMMELO COSA C’E’ CHE NON VA? ESCI E PARLIAMONE! - Era meglio non lo facesse.
- PENSAVI AD UN ALTRO MENTRE SCOPAVI CON ME! SEI VENUTO PERCHE’ PENSAVI A QUALCUN ALTRO, COGLIONE! -
- MA COME FAI A DIRLO! NON HO NEMMENO DETTO UN NOME! -
- NON SERVIVA, STRONZO! SI CAPISCE SUBITO SE PENSI AD UN ALTRO! NON ERI LI’ CON ME, NON TI ECCITAVA ABBASTANZA, ERI COME UNO CHE HA IMPARATO COME SI SCOPA E LO STAVA RIFACENDO! VATTENE AFFANCULO DA LUI E NON FARTI PIU’ VEDERE! IO E TE ABBIAMO CHIUSO, CAZZO! -
Karim terrorizzato che fosse veramente così cominciò a dare calci a sua volta alla porta, smise solo quando sentì delle fine non da poco all’inguine strappato ed imprecando si separò tenendoselo.
Era quasi guarito dal dolore… facendo sesso il piacere aveva sovrastato quel fastidio là sotto ed ora… ora un calcio ed eccolo di nuovo a soffrire! Mesut si preoccupò per averlo sentito smettere, quindi appiccicò l’orecchio alla parta e rimase in silenzio. Aprì solo perché convinto se ne fosse andato e quando lo vide lì a tenersi in mezzo alle gambe e ad imprecare senza usare la voce, capì che doveva stare parecchio male.
Si preoccupò e si insultò per questo, quindi sbuffando si morse il labbro.
Erano affari suoi, affari suoi e basta! Doveva lasciarlo a sé stesso e basta. Doveva…
Peccato che poi dopo essere andato in cucina ed aver preso del ghiaccio era tornato in camera, l’aveva spinto poco gentilmente sul letto e gliel’aveva messo sull’inguine all’altezza dello strappo.
Sperava non si fosse aggravato, poi si staccò vedendo che se lo teneva da solo imprecando questa volta ad alta voce e sempre in francese.
Era davvero sconvolgente il ghiaccio lì e non era nemmeno convinto che funzionasse e servisse…
- Cos’è, mi vuoi torturare come vendetta? - Chiese Karim fra i denti per non gridare come un bambino.
- Fottiti! - Ruggì Mesut rimettendosi gli slip ed i pantaloni del pigiama.
Karim comunque si tenne il ghiaccio finchè non si sentì meglio ed il dolore non scemò, quindi lo lasciò e sospirò tirandosi piano su a sedere. Si strofinò il viso, si chinò e si appoggiò sulle ginocchia. Una volta lì rialzò lo sguardo su Mesut piantato in piedi contro l’armadio che aspettava se ne andasse. Lo stava uccidendo con lo sguardo.
Bè, voleva parlare e quello era il momento.
Già, ma per dirgli cosa, poi?
Ora che si era calmato -grazie al ghiaccio che gli aveva congelato i neuroni- vedeva tutto molto bene e siccome non era capace di usare il tatto, fu disarmante nella sua sincerità brutale.
- Cazzo hai ragione… - Era come se parlasse a sé stesso, comunque…
Mesut tirò tutti i muscoli del corpo domando a stento la voglia di andare a dargli un calcio sui denti.
Karim però proseguì piano sentendosi enormemente colpevole, ora che ne parlava vedeva tutto il male che non aveva saputo vedere prima. Quanto stronzo era stato?
- Alla fine dovevo dare retta a Riky… - E anche ora… essere meno spontaneo magari… Mesut lo fissò con occhi sgranati e Karim spiegò sempre più in torto: - Il consiglio di Riky al mio caos mentale è stato di fare astinenza sessuale e vivere con entrambi le parti in causa una relazione normale, costruendo un rapporto sano per vedere con chi, poi, avrei voluto approfondire la cosa anche sessualmente. Cris invece mi ha detto di andare a letto con entrambi per vedere con chi poi sarebbe stato meglio! - Mesut provò un’irrefrenabile istinto di andare da Cris e sparargli.
- E… perché, di grazia, hai dato retta ad uno che ragiona col cazzo e che in vita sua è andato con chiunque, uomini, donne e trans? - Cosa risaputa. Karim si strinse nelle spalle. Quanto assurdo era?
- Bè, in realtà mi ha fatto capire che avevi ragione… che… che insomma, non sono veramente preso in quel senso da te… cioè… facevo sesso come potevo farlo con chiunque ma non ero interiormente coinvolto come mi aspettavo di essere… come avrei dovuto… e se avessi fatto la strada lunga non ti avrei fatto soffrire subito ma sarebbe stata più lunga e poi comunque sarei giunto alla stessa conclusione… però lo so che dovevo fare come le persone normali. Lo so… è che non ho pazienza e volevo subito la risposta e… non mi perdonerai mai, vero Mesut? - Mesut stringeva gli occhi così tanto che ormai erano due fessurre. Karim vide subito la luce della tristezza in essi e si diede dell’idiota odiandosi.
Non ci pensò un istante, anche se voleva stare solo sapeva che stava per piangere e non voleva piantarlo così. Era davvero un disgraziato, si disse.
Alzandosi zoppicò verso di lui e raggiuntolo lo abbraccio forzandolo. Mesut lo respinse, fece per riempirlo di pugni ed incapace di parlare e gridare senza scoppiare in un vero pianto, alla fine si arrese alle sue braccia possenti.
Era nudo, lo stava torturando ancora eppure non riusciva più a combatterlo.
Ormai aveva ceduto ai suoi sentimenti, ai suoi istinti e a tutto ciò che provava per lui.
Inutilmente.
Alla fine pianse comunque e fu la punizione peggiore per Karim che non sapendo più cosa dire si odiò come non aveva mai fatto in vita sua.
“Che maledetto che sono!”
E non osò pensare a José di nuovo.