CAPITOLO IV:
CIO’ CHE VUOI VERAMENTE
 
L’Antartide a confronto era l’Equatore.
Cominciò così, José, in risposta all’andare di Karim con Cris e Riky.
Se non era una ripicca quella non sapeva proprio cosa poteva esserlo.
Andare con gli stessi con cui lui era stato… che infantile!
Solo per fargli vedere… che cosa, poi? Cosa voleva dimostrargli? Farsi notare in qualche modo?
Bene, si disse. Che facesse pure. A lui non importava, perché avrebbe dovuto? Poteva fare quel che gli pareva!
Karim si accorse del grande gelo, del resto sarebbe stato davvero impossibile non notarlo. Tutti in squadra se ne resero conto e quando Mesut chiese al mister se andasse tutto bene fra lui e Karim, José grugnì qualcosa di incomprensibile. Chiunque se ne stupì, José di solito non rispondeva male a Mesut, lo considerava come un figlio, lo trattava come un principino ed infatti mandavano o lui o Ricardo dal mister per chiedergli cose particolari che sapevano lui poteva prendersela.
- Dev’essere grave! - Asserì Marcelo prendendo sotto braccio Mesut per paura che se la prendesse. Al tedesco importava poco, non si voltava indietro nemmeno per degli insulti diretti, figurarsi una cosa simile.
Nonostante non se la fosse presa, però, tirò una pallonata in testa a Karim, dimostrando un’ottima mira come sempre, e quando il francese si voltò gli fece il segno di che cosa fosse successo col mister. Karim da lontano scrollò le spalle e si voltò senza rispondere per poi tornare ad attaccarsi a Ricardo.
- Qua sta succedendo qualcosa di strano! - Mormorò Marcelo cospiratore. - Tu che sei in buoni rapporti sia con il mister che con Karim, cosa ne pensi? -
- Che non sono cazzi miei! - Rispose freddamente Mesut senza darsi pena, sfuggendo dalla presa del brasiliano che rimase a ridere.
 
Karim non si voltò mai indietro davanti alla freddezza di José e scelse di tenere fuori da tutta quella storia Mesut di proposito. Con lui era sempre andato d’accordo ed era uno dei pochi con cui si era sempre aperto, però in questa storia dello scoprirsi gay e del sesso col mister, non aveva voluto coinvolgerlo per non avere la tentazione di usarlo in qualche modo. Si conosceva e sapeva che avrebbe potuto avere la tentazione, ma non voleva. Era una brava persona e non era per niente giusto.
Finiti gli allenamenti, Karim preso sotto braccio Ricardo con Cristiano dall’altra parte a fare la stessa cosa, disse proprio mentre passavano accanto alla panchina dove José stava finendo di comporre i suoi famosi appunti della giornata:
- Allora ce la facciamo, stasera? - Ricardo aveva fatto una faccia assolutamente imbarazzata e aveva cominciato a negare con forza, mentre Cristiano si era messo a ridere dicendo ‘assolutamente sì!’
José, capendo che quel tono non presagiva niente di buono poiché ormai conosceva Cris come le sue tasche, si immaginò all’istante loro tre a fare sesso insieme e non fu tanto per la coppia di cui fondamentalmente non gli importava niente, non seppe però per cosa e perché, però decise che non gli avrebbe lasciato fare quello che voleva.
Tutto lì.
Forse, semplicemente, non voleva essere messo da parte. Troppo egocentrico e prima donna.
O forse, semplicemente, era geloso.
Fatto fu che proprio mentre passavano, senza alzare lo sguardo dalle sue schede, disse con tono alto e perentorio:
- Tu non hai finito, Karim! -
Karim si fermò sorpreso insieme agli altri due e ad alcuni che erano lì vicino, lo guardò stupito convinto di aver capito male, quindi cauto chiese:
- Come? -
- Non hai finito! Hai i tiri di ieri da completare! - Rispose con fermezza José alzando lo sguardo su di lui. Karim rimase inebetito, i tiri di ieri non li aveva finiti perché avevano litigato. Con che coraggio faceva riferimento a quel momento? Oltretutto per impedirgli di divertirsi come meritava.
- Proprio ora? - Era finito il pomeriggio, si avvicinava l’ora di cena ed avevano fame, per non dire che i suoi programmi erano chiari.
- Sì, ora! Prima cominci, prima finisci! E visto che ieri hai deciso da solo di non finirli, te ne aggiungo una ventina in più! - Karim era senza parole e Cris capì che era per impedirgli di fare sesso con loro, sapeva che José aveva capito, avevano usato molti riferimenti chiari solo ad uno che a sua volta aveva già fatto la stessa cosa. Sentì l’istinto di dirgliene quattro perché era chiaro lo facesse per ripicca, ma Riky, a cui arrivò a tutto a sua volta, se lo prese e lo trascinò negli spogliatoi.
- Faremo un’altra volta, Karim. Fai quello che devi… - Disse con calma ed un sorriso incoraggiante che voleva rilassarlo. Ci riuscì perché anche Karim ebbe l’istinto di insultare José, se non lo fece fu per quella specie di promessa riguardo alla loro splendida idea.
José poteva andare a quel paese, ora si era fissato con il sesso con Cris e Riky e l’avrebbe fatto, dannazione! Con o senza il suo benestare!
E poi chi era? Nessuno! Solo uno stronzo che si credeva chissà chi! Gliel’aveva detto che poteva andare con altri e che non era necessario proprio lui!
Senza aggiungere nulla se non uno sguardo furente che comunicava molto bene il suo stato d’animo, Karim andò a prendersi dei palloni e a sistemarseli poco più in là del centrocampo, da dove doveva tirare.
Non si parlarono, non si guardarono, fecero come se l’altro non fosse lì. José continuò a scrivere tutto il tempo e Karim a tirare dalla distanza esercitandosi sulla potenza e sulla precisione e al termine del massacrante extra, massacrante in quanto veniva dopo una giornata intera d’allenamento, non si lamentò e non disse nulla.
Il giorno dopo la storia si ripeté ed anzi peggiorò perché se il girono prima si era limitato ad essere freddo e poi dargli un ultra solo alla fine, quella volta l’ultra glielo diede dal mattino alla sera. Lo riempì di esercizi in più e lo rimproverò di continuo come una donna col ciclo!
Fu intrattabile solo con Karim e tutti erano lì a fare il conto alla rovescia su quando il francese sarebbe esploso.
Convinto che avendolo massacrato tutto il tempo, gli avrebbe lasciato la sera, Karim tornò a dire a Riky e Cris, uscendo dal campo:
- Non sono abbastanza stanco da saltare la nostra serata! Riky me l’hai promesso! Hai detto che l’avresti fatto! Non mi è sfuggito! -
Ricardo tornò ad avvampare e Cristiano a ridere senza pietà e, come da copione, la voce secca di José tornò a sentirsi:
- Karim, non hai finito! - Karim alzò gli occhi al cielo ed allargò le braccia esasperato, Ricardo gli prese il braccio per calmarlo e non farlo correre per demolirlo; servì solo a rimandare l’istinto che comunque dopo si sarebbe scatenato ugualmente.
- Sei serio? - Chiese seccato. José non lo guardò:
- Come la morte! - Karim sgusciò da Ricardo e gli andò davanti con le mani ai fianchi in segno di sfida. Lui era più testardo. Se voleva giocare duro, l’avrebbe accontentato!
José gli fece fare altri esercizi di tiro che lui fece tutti senza fiatare ed il giorno successivo si presentò lo stesso copione.
- Oggi è l’ultimo giorno, poi andiamo in trasferta. Voglio proprio vedere come intende impedirmi di stare in camera con voi! - Asserì Karim battagliero il giorno dopo ancora, quando la storia sembrava essere sempre la stessa.
Cristiano e Ricardo erano allibiti per quel comportamento, non era tanto una questione ossessiva quanto di principio.
Karim era fuori di sé e gli bastava una scusa minima per saltargli alla gola, lo faceva solo perché lui era più testardo e poteva reggere qualunque cosa. Non voleva per forza fare sesso con Cris e Riky, cioè se lo faceva bene altrimenti non moriva, però ora era diventato un puntiglio per colpa delle negazioni continue di José. Se non si fosse impegnato ad impedirglielo con tanta stregua, probabilmente non l’avrebbe nemmeno mai fatto…
- Non può impedirmelo! Cosa fa, non mi convoca? Sto benissimo, non può! -
- Può tirare fuori una scelta tattica e lasciarti a casa! - Disse Cris che conosceva José e le sue risorse infinite.
- Gli servo, in attacco ci siamo io e Gonzalo, come punte pure sotto la porta, tu sei un ala. Nel nostro ruolo siamo solo io e lui. - Karim era convinto e battagliero e Ricardo sospirò pensando a come potesse fare per calmare gli animi. Sembrava dovessero davvero sbranarsi.
- Secondo me questa situazione può sbloccarsi solo se ci parli e chiarisci perché fa così. Se è vero che non gliene importa, perché ti occupa tutta la giornata col calcio impedendoti di fare quello che vuoi? Ti massacra di proposito! -
Perfino Ricardo lo diceva e questo non aiutava di certo Karim a stare meglio.
- No, voglio vedere fin dove può spingersi! Quanto andrà avanti? - Però il francese stava dimostrando una testardaggine degna della tigre più feroce.
La risposta sarebbe stata ‘all’infinito’ perché in fatto di cocciutaggine nessuno poteva battere José.
- Oggi farai un extra di resistenza. Corri finchè ti dico io! -
“Fino a morirne, piuttosto che chiedere pietà o spiegazioni, stronzo!”
Pensò tenacemente Karim cominciando a correre senza dire mezza parola.
Ovviamente non potendo mantenere un’andatura veloce perché era già stanco, andava piano e capitò di sentirlo parlare al telefono proprio mentre passava nei paraggi.
- No, tardo anche oggi, mangiate e non aspettatemi! - Stava dicendo probabilmente a sua moglie.
- Guarda che puoi anche andare! Non serve mi controlli! - Disse velenoso, col fiatone e senza smettere di correre. Non era stato capace di trattenersi e chiudersi la bocca e José, mettendo giù la comunicazione, rispose tagliente:
- Non mi fido! - E i doppi sensi si sprecavano!
Non l’avesse mai detto!
Karim a quel punto andò da lui diretto ignorando i giri di campo e come se avesse forze inesauribili e non fosse invece stremato, lo puntò col dito e cominciò a parlargli concitato. Non urlava solo perché non ce la faceva con il fiato e le corde vocali.
- Per chi mi prendi? Quanti anni pensi io abbia? Credi davvero che se mi dici di fare cento fottuti giri di campo io non li faccia se te ne vai? È tutta la settimana che sto facendo tutte le stronzate che mi dici e non mi lamento, le faccio tutte! Cosa devo dimostrarti, ancora? Sei uno stronzo, ecco cosa sei! -
La conclusione non riuscì a trattenerla e José gli puntò a sua volta il dito contro rispondendogli sull’infuriato andante, al suo stesso livello:
- Con chi credi di parlare? Sono il tuo allenatore, pretendo rispetto! - Karim pestò il piede a terra e si avvicinò fino a sfiorarlo col corpo, faticava a non toccarlo e lo faceva solo perché sapeva che avrebbe potuto fargli male.
- Devi guadagnartelo il mio rispetto! Volevo stare zitto e fare tutto quello che mi chiedevi, ma non serve ad un cazzo perché oltre a trattarmi come una tua fottuta proprietà, mi fai sentire un idiota! Non lo ammetto! Va bene stare ai tuoi assurdi allenamenti di vendetta, ma essere trattato come un idiota no! Spiegami cosa cazzo vuoi da me, una volta per tutte! -
Nonostante fosse senza forze e stanchissimo, la rabbia lo caricava come se ne avesse invece in abbondanza e quando cominciò a parlare non smise più. José stava per rimanere senza parole, impressionato non solo dalla sua ira ma anche dall’inesauribile energia che per andargli contro sprigionava.
Il giorno in cui avevano avuto il secondo assaggio, dopo che Karim aveva fatto palestra, tornò prepotente in lui come un treno.
L’eccitazione.
L’aveva davanti, furibondo con lui, stanco morto, sudato e stremato che chiedeva spiegazioni a testa alta. Queste erano le cose che gli piacevano. Quelle erano le persone che adorava.
Suo malgrado, per non cedere e non rispondergli, per non dargli la sincerità che meritava e che non era in grado di dare, si voltò e si diresse verso gli spogliatoi:
- Puoi andare, per oggi! Sei troppo stanco! - Come se fosse un segno di magnanimità!
Karim, incredulo, lo lasciò andare fino a che non fu dentro, non poteva davvero essere scappato. Cosa gli costava ammetterlo?
“Adesso basta, fanculo!”
Così pensando, si diresse a passo di carica nella struttura ed entrando negli spogliatoi dello staff dove José stava radunando le sue cose per andare, Karim cominciò subito gridando:
- Dillo che vuoi scoparmi e ti sta sul culo che io abbia veramente cambiato mire! Dillo che vuoi essere corteggiato, che ti piace quando sei richiesto, quando ti pregano! Vuoi essere fottutamente desiderato e per questo quando lo sei ti fai attendere! Non ce l’hai d’oro, non sei un re, ti ho detto che potevo andare con altri ed intendo farlo! Sai cosa voglio fare? Andare a letto con Cris e Riky perché mi hanno detto d’averlo fatto con te e mi hanno fatto venire voglia! E se vuoi saperlo non è perché l’hai fatto tu, è perché l’hanno fatto loro! Di te non me ne fotte un cazzo! Vado avanti per la mia strada con o senza di te! Solo che io sono sincero e tu sei un ipocrita figlio di puttana! -
Chi avrebbe potuto dire una cosa simile al proprio allenatore e rimanere vivo?
Ma soprattutto chi a José Mourinho!?
Sentendosi dire quelle cose, José si montò di rabbia a sua volta ma l’espresse diversamente da lui.
Gli andò davanti fulmineo puntandolo col dito come prima, però questa volta premette l’indice sul suo petto, poi disse per nulla intimorito da uno più alto e grosso di lui:
- Allora perché sei qua ad incazzarti con me? Perché mi insulti? Perché fai tutto questo? Cosa te ne frega del perché faccio quel che faccio? -
Karim stentò a non prenderlo e strattonarlo:
- Perché tu vuoi che io lo faccia! Detesti che ti ignori, che faccia finta di nulla a tutte le tue provocazioni! -
- Se non te ne fotte niente come dici, faresti quello che ti pare! Dici che mi stai assecondando e poi dici che non te ne fotte niente di me, non vanno d’accordo le due cose, lo sai? -
- Io voglio solo che tu lo dica una volta per tutte! Perché non fai che rimangiarti quello che dici e che mi fai capire! Sei ipocrita, e poi ti vanti di essere uno onesto! Sei solo un falso! -
Sentirselo dire fu bruciante perché detestava esserlo, si rese conto solo allora che però dal suo punto di vista era vero. L’aver giocato con lui per puro divertimento personale l’aveva fatto sembrare falso ed ipocrita e lui lo odiava profondamente esserlo.
- Io faccio solo quello che mi pare e non devo rendere conto a nessuno! Non sei sempre al centro dei miei pensieri e se la cosa ti sta sul culo cazzi tuoi! Fattene una ragione! Io ti sto disciplinando! Ti sto facendo fare esercizi in più per punirti ma non del fatto che vuoi scoparti tutta la squadra, per quel che mi riguarda puoi farlo anche col mondo. Ti punisco perché non fai che insultarmi e mancarmi di rispetto e se non la pianti ti tolgo dalla rosa! E renditi conto che sto usando riguardo perché in casi normali saresti fuori a vita, parlandomi così! - Era vero, da un lato, ma non del tutto.
Perché poi era altrettanto vero che era geloso marcio e che odiava essere stato rimpiazzato da Cris e Riky, ma non glielo avrebbe mai detto nemmeno sotto tortura!
Karim parve coglierlo lo stesso o forse la sua famosa testardaggine lo spingeva a crederlo nonostante tutto.
Fu a quel punto, esaurendo le cose da rispondere e non volendo ripetere le precedenti, che decise di dimostrargli che aveva ragione e facendo le cose a modo suo, lo prese per le braccia, lo girò e lo spinse contro la parete lì dietro. Una volta lì semplicemente lo baciò.
Fu una vera e propria lotta perché José non ci sarebbe mai stato nemmeno con una pistola alla tempia, però la forza di Karim lo sovrastava e per un momento credette che se gli fosse venuto un raptus, avrebbe potuto realmente violentarlo nel senso più serio del termine.
Costretto contro il muro con Karim davanti, le braccia lo tenevano fermo e seppure tentasse di spingerlo via, la sua bocca premeva sulla propria in modo asfissiante. Quando lo morse per fargliele aprire, alla fine sentì il suo sapore e capì che era riuscito ad entrare con la lingua.
Prima ancora di realizzare ogni cosa, era lì a rispondere al bacio intrecciando le lingue in quella lotta che aveva dell’incredibile per come era iniziata.
Mano a mano che proseguivano, Karim aveva la conferma che in realtà era quello ciò che José aveva voluto e uscendo dalla sua bocca raggiunse l’orecchio, gli morse il lobo e disse:
- Ammettilo che è questo che vuoi! -
- No. - Mormorò roco José continuando a spingerlo via ma sempre più debolmente. Allora Karim si staccò il necessario per togliersi la maglietta ormai attaccata alla pelle per il sudore, José ora era in seria difficoltà e Karim glielo lesse nello sguardo:
- E’ questo che vuoi! - E non era più una domanda ma José continuò ostinato a dire di no anche quando Karim gli aprì la felpa della tuta e gli alzò la maglietta scoprendogli il torace, quando gli mordicchiò i capezzoli e poi glieli succhiò facendolo respirare profondamente.
- Certo che è questo… - E andò via via abbassandosi. Una volta in ginocchio, gli tirò giù i pantaloni insieme agli slip raggiungendolo con la bocca.
Gli leccò l’erezione per poi, poco dopo, fare come l’altro giorno e succhiarlo nel giro di poco, con impeto e foga, senza lasciargli tempo di reagire.
Fino a che le sue mani, invece di cercare di spingerlo via, se lo tennero a sé attirandolo contro il proprio inguine.
Karim lì seppe d’aver vinto e quando lo sentì vicino all’orgasmo risalì, ritrovò la sua bocca, gli succhiò il labbro inferiore e su di esso, abbassandosi gli shorts coi boxer, mormorò arrogante:
- Vuoi scoparmi! Vuoi solo scoparmi! E ti sei perso nei tuoi fottuti giochi stronzi! Ma tu vuoi solo scopare una buona volta con me. - José non seppe proprio come rifiutarlo o negarlo, quindi in risposta gli prese il suo membro in mano e cominciò a muoversi su di esso, lo strinse fino a farlo gemere e quando lo sentì reagire più che attivamente contro di sé, gli cinse il collo con le braccia premendo entrambe le erezioni eccitate le une sulle altre, strofinandole fra loro.
Come se non potesse far altro che prendersi tutto di lui come aveva sempre desiderato.
Proprio in quel modo si rimpossessò del suo sapore che l’eccitava assurdamente.
Sapeva che non era normale ma sentire come sapeva di fatica lo mandava in estasi. Aprì la bocca che aderì alla sua guancia e da lì scese leccando, l’assaggiò e Karim gli porse il collo piegando la testa dall’altre parte mentre, appoggiato alla parete dietro di lui, gli si strofinava a sua volta addosso impazzendo dal piacere anche solo per quello.
José leccò e succhiò, mordendo talvolta, anche altre parti del suo corpo, scendendo via via sempre più fino a possedere quasi ogni centimetro. E quando arrivò alla sua erezione, gli riservò lo stesso trattamento ricevuto prima.
Si mosse sempre più velocemente facendo sentire quanto lo desiderasse e con Karim che muoveva il bacino contro la sua bocca, desiderando averlo ancora e ancora, non resistette alla tentazione e non volendo avere l’orgasmo nella sua bocca per poi far finire probabilmente tutto in quel modo, l’alzò e lo girò contro il muro, premendosi contro per non farlo scappare.
José capì quali erano le sue intenzioni e sorpreso di essere lui quello che veniva sopraffatto, si eccitò violentemente all’idea, quindi si piegò a sua volta e gli diede implicito permesso per proseguire.
Karim se lo sarebbe preso comunque, ma fu lieto che lo volesse anche lui. Con la voglia cruda di possederlo e basta, entrò in lui prendendolo per i fianchi senza molte preparazioni particolari se non l‘indispensabile.
La sua fortuna fu che non era per niente la prima volta, quindi a parte un primo momento di stordimento dove imprecò insultandolo pesantemente in portoghese, José si tenne al muro davanti a sé e cominciò a gemere alle sue spinte.
Karim aumentò il ritmo ad ogni colpo fino ad affondare sempre più in profondità e con impeto vennero investiti da un’intensità di piacere senza precedenti.
Le voci si unirono in gemiti sempre più forti fino a che non riuscirono a raggiungere l’orgasmo e a trovare il culmine di quel momento inatteso e sinceramente sorpreso.
Rimasero storditi dal piacere per un po’, senza capire cosa fosse successo e dove fossero, con gli occhi chiusi, l’uno sull’altro, ansimanti e tremanti.
Poi José si girò fra le braccia di Karim che lo sosteneva, gli cinse il collo e aderì la bocca aperta alla sua, i petti combaciarono e come se traesse sollievo nel sentirlo contro di sé, la sua pelle sudata e calda ed i suoi muscoli rilassati, trovò anche la sua lingua che gli venne incontro sorpreso di averlo sentito stordito in quel modo, come se si godesse ogni singolo e piccolo dettaglio.
Fu strano, quel momento, perché non avrebbe mai immaginato potesse essere così… quasi delicato in un certo senso… rimase sconvolto a sentirlo contro di sé e a desiderare di averne ancora, di più, sempre di più.
A quel punto, dopo un istante indefinito in cui le loro lingue si amalgamarono fra loro fondendosi all’interno delle loro bocche che cercavano sempre più maggior contatto, Karim si separò quel soffio per poter parlare. Gli occhi socchiusi, le sopracciglia aggrottate, lui incredulo, confuso, proprio non capiva:
- Era questo che volevamo… - Ma non seppe definire cosa era stato veramente perché sebbene era stato sesso, quell’ultimo bacio e tutto quello che era successo prima per riuscire a farlo, era davvero anomalo. Tutte quelle lotte, tutte quelle insistite, quei tira e molla, quel cercarsi e scappare e poi tornare… tutto quello non presagiva solo un momento di piacevole sesso vicendevole e non erano così idioti da crederlo, ma non lo definirono.
Dissero solo che era quello che volevano.
- Era questo… - Alla fine José l’ammise ma non seppe fare di meglio.
Era ancora presto, dopotutto…
- E vuoi rifarlo? - Chiese Karim diretto, sempre senza separarsi dalla sua bocca, come se gli desse ossigeno.
- Sì… -
- Veramente? Non tornerai a fare lo stronzo per divertirti? - L’aveva capito, José ridacchiò. Gli si era ritorto contro, quel gioco, non era il caso di ripetere certi errori.
Anche se doveva ammettere che del sesso simile, in casi diversi, se lo sarebbe proprio sognato.
- Lo vedrai! - Questa risposta preoccupò Karim che comunque lo strinse più forte aumentando la presa. Non sapeva perché voleva proprio lui e voleva rifarlo a tutti i costi, però era abituato a prendersi quel che voleva sul momento, come gli capitava.
Questo era tutto ciò che sapeva.
Viveva alla giornata e avrebbe continuato.
Tutto l’opposto di José che invece si programmava ogni cosa.
Come sarebbero andati avanti, dopotutto, nemmeno loro riuscivano neanche vagamente ad immaginarlo.