Tutto ciò l'ho scritto l'anno scorso...
NOTE: L’idea mi è venuta guardando il Milan giocare. Dovete sapere che io sono un’accanita milanista e quando guarda una sua partita divento un diavolo… al che mia sorella ha detto: ma ti immagini cosa deve essere Mourinho guardarsi una partita dell’Inter, posto che se può le segue? (lui è risaputo accanito interista) Al dunque io ho risposto: ma anche Riky segue il Milan… e così ci è venuta l’idea malata: cosa devono essere quei due a guardarsi un derby insieme? Entrambi tifano per le loro ex squadre, peccato che siano totalmente diversi… figurarsi se Cris si fiderebbe di lasciare il suo ammmore da solo con quel cattivone! Si sorbirebbe una partita di cui non gliene frega un cavolo solo per fargli da guardia del corpo. Le scene che mi immaginavo erano deliranti e le ho scritte. Solo che poi mi son fatta prendere la mano, ricordando l’ultima volta che li avevo messi da soli in una stanza. La porcata finale è venuta spontanea ma naturalmente se a qualcuno dà fastidio può evitarla, suggerirei comunque di farsi quattro risate con la prima parte, quando guardano la partita. Ho fatto anche accenni ad altre coppie, come IbraXPato ed inserito un certo Pep (avete capito di chi si tratta?) nella vita segreta di José… che altro dire?

Buon delirio!
Baci Akane
PS: il derby in questione non è ancora avvenuto, parlo del prossimo, ovvero il primo di campionato 2011/2012. Dunque non so se gli allenatori ed i giocatori saranno sempre invariati, io do per scontato di sì. Spero.

DERBY

criskajocriskajocriskajo

/Butterfly and hurricanes - Muse/

Che non gli paresse una buona idea era evidente, il motivo un po’ meno, eppure lo sapeva, in qualche modo l’aveva capito perché non andava bene.
Ad illuminarlo poi era arrivato il saggio Iker che evidentemente sapeva davvero tutto di tutti in quanto capitano.
Alla notizia che José e Ricardo avrebbero guardato il derby milanese, Cristiano aveva presto detto col suo solito tatto:
- Che cazzo me ne fotte a me di quella partita?! Guardatevela! - Ma subito un campanello d’allarme aveva cominciato a suonare.
Bè, un‘orchestra, in realtà.
Sembrava gli dicesse ‘razza di coglione, così te la cerchi!’… ma non aveva proprio capito come.
Poi il cielo aveva mandato un angelo saggio di nome Iker il cui nome in codice probabilmente era Gabriele, il Santo messaggero di Dio.
Stringendogli la spalla gli aveva detto ghignando:
- E lasci il lupo nelle mani dell’agnello in una partita dove sono emotivamente coinvolti? Vuoi che lo uccida se si azzarda ad esultare ad una bella azione della sua squadra? - Non serviva specificare nomi e cognomi, era evidente chi era il lupo assassino e chi il povero agnello.
Cris aveva sgranato gli occhi carico di allarme:
- Quello esulterà di sicuro! È geneticamente incapace di non partecipare attivamente a qualcosa che gli sta a cuore! -
Iker allora aveva rincarato la dose:
- E considera che il mister è l’interista più accanito di questo mondo. Tanto Riky è milanista, quanto lui interista. Peccato che fra i due c’è una certa differenza… -
- Sì, di ferocia! - Aveva concluso Cris pallido come un cadavere all’idea della fine che il suo amore avrebbe potuto fare nelle mani di quel bruto. - No cazzo, non li posso lasciare soli! José se lo mangerà in padella dopo averlo fatto a pezzi e condito con abbondante peperoncino! - Modo fantasioso e colorito di dire che ci sarebbe andato pesante.
Iker allora lo lasciò andare ridendo divertito nel guardarlo correre come una scheggia verso il luogo di ritrovo dei due accaniti milanesi d’adozione.

José naturalmente quando faceva qualcosa la faceva in grande e a poco valevano i divieti.
Non aveva effettivamente chiesto alcun permesso, si era semplicemente appropriato della sala video della sede del Real Madrid, la società naturalmente chiusa e deserta a quell’ora vantava di una serie pressoché infinite di sale, fra cui anche quella video dove radunava i ragazzi per le lezioni tattiche o per obbligarli a guardare qualche partita particolarmente importante che dovevano vedere.
Quella sera il derby milanese detto della Madonnina non era per la disputa di un titolo importante, era semplicemente il primo di campionato, ma siccome gli altri dell’anno precedente non erano riusciti a guardarseli poiché in piena partita, quella volta che era capitato casualmente in un momento libero si erano decisi ad ammirare le loro squadre del cuore.
Il Milan e l’Inter.
Ricardo accanito eterno milanista mentre José altrettanto accanito eterno interista, entrambi avevano sempre continuato a seguire le vicende delle loro vecchie squadre ed il fatto era principalmente uno: avevano un concetto diverso di essere accaniti tifosi e non c’era certo bisogno di andare nei dettagli.
Bastava ricordarsi come uno giocava una partita -nel modo più tranquillo e corretto possibile- e come l’altro la seguiva da bordo campo -sbraitando, insultando e facendo il pazzo fino a farsi espellere se necessario-
Quando Cristiano arrivò, la partita non era ancora iniziata ma stavano guardando le formazioni e non lo calcolarono nemmeno di striscio, presi com’erano dal commentare le scelte degli allenatori, Allegri e Leonardo.
Poi il discorso si era presto ampliato…
- Ma conosco Leonardo meglio di chiunque altro, vedrai che ha pensato a qualcosa di diverso per questa partita! - Stava dicendo Ricardo preso e preoccupato prima ancora di sentire il fischio d’inizio.
- Leonardo lo conosco anche io, se permetti, e ti ricordo che lui non li ha mai azzeccati i derby! Bisogna sperare nella forma dei giocatori! - Aveva risposto José anch’egli coinvolto da quel dialogo. Ricardo lo guardò inorridito:
- Ma non tifava Inter? -
- Oh diavolo bestia, Riky, stiamo guardando un derby, dammi del tu! - Sbottò secco l’uomo più grande. Poi aveva aggiunto: - Certo che tifo Inter e Leo mi piace, l’ho sempre detto, dà molta importanza al motivare i giocatori come faccio io, cosa che non tutti fanno e soprattutto sanno fare. Lui sì. Ma il suo problema è obiettivo: non azzecca i derby! - Ricardo rimase perplesso, seduto accanto a lui, ad ascoltarlo.
- Certo a me questo discorso piace, va a favore del Milan, ma non mi piace che si parli male di Leo! - Ricardo infatti era estremamente affezionato al suo vecchio allenatore. Per anni era stato il vice, era stato lui a scoprirlo e a suggerire alla società di acquistarlo, quando era poco più che bambino. Poi quando se ne era andato l’altro era stato nominato primo allenatore, solo che al suo termine era stato anche mandato via ingiustamente, a sua detta.
- Ma finiscila, io dico la verità! Non è un insulto, continua a piacermi, solo che ha dei limiti, tutti li hanno! -
- Anche tu? - Chiese Riky che cominciava sorprendentemente a scaldarsi. José ghignò e gli lanciò un’occhiata poco raccomandabile:
- Vuoi davvero che ti risponda? - E sembrava quanto mai allusivo.
- Forse è meglio di no. - Fin lì ci arrivava, non arrivava al motivo di quello sguardo eccessivamente marcato. - E di Allegri cosa pensi? - Tornò così a guardare il grande schermo sul muro, l’unica fonte luminosa della stanza buia piena di comode sedie imbottite e vuote. Sembrava una specie di auditorium con file e file vuote abitate da due sole persone. Ed una terza dietro incuriosita dai discorsi, ancora in silenzio.
- Massimiliano Allegri è difficile da inquadrare, a volte fa le scelte più giuste che ci siano e ci prende su tutto, formazioni, tattiche, schemi… tutto… altre invece canna alla grande ma in un modo idiota ed ingenuo. Però non saprei dire, questo anno è decisivo. Lo scorso è stato molto bravo, gliene do atto. Però il più grande nemico del Milan è proprio il Milan, questo io l’ho sempre detto. Nessuno lo batte, è lui che perde. A meno che l’inter non si metta a giocare a calcio seriamente come sa! -
- Come quando l’allenavi tu! - Fece Ricardo ridacchiando per metterlo alla prova, un po’ contento delle sue parole ed un po’ interdetto.
A quello José lo cinse entusiasta col braccio e lo strinse a sé ridendo:
- Ti amo! - Lo disse di slancio e senza nemmeno pensarci, come un ringraziamento per quella specie di ammissione e complimento. Ricardo rise e si lasciò fare divertito e proprio allora una tossita brusca esattamente dietro di loro li interruppe facendoli saltare sul posto spaventati.
Quando si girarono la luce dello schermo a qualche metro da loro illuminava la faccia tetra di Cristiano che li fissava probabilmente da un bel po’.
- Cris, che ci fai qua? - Chiese con una carriola di ingenuità che fece scoppiare a ridere José che esclamò:
- La guardia del corpo! - L’altro non lo negò, infatti si limitò a ringhiare.
- Ma Cris, non serviva, cosa vuoi che mi faccia? Cioè, è solo una partita… insomma, siamo adulti, non ci ammazzeremo solo perché ognuno tifa per quella avversaria. No? - Ma dovette chiedere conferma poiché improvvisamente tutta la sua sicurezza era crollata in un istante. Spostando i suoi grandi occhi espressivi e supplichevoli sullo sguardo deciso e ridente di José, lo vide più accattivante che mai e capì che aveva fatto bene a vacillare…
- Tu dici? - Disse infatti José. Riky ingoiò a vuoto. Cris sbuffò seccato:
- Lui civile nel guardare la partita di una squadra a cui tiene? Ma scherzi? Come minimo ti divora se osi fare mezzo complimento al tuo Milan, e poi se non ti ammazza perché sei dolce e buono, ti mangia proprio per questo! - Ragionamento contorto eppure davvero chiaro.
José rise divertito alla sua uscita e ancora di più allo sguardo interrogativo del brasiliano che sembrava non capire, così Cris si alzò, si appoggiò alle loro spalle e ordinando: - Fatemi posto! - saltò da dietro ad avanti atterrando proprio fra i due.
Riky continuò a non comprendere ma si fece in là ed il suo ragazzo si sedette impossessandosi della sua birra non ancora toccata. Accomodato nel sedile fra i due uomini, fissò lo schermo come se fosse un nemico atroce ed evitò con cura l’uomo alla sua destra. Non gli rimaneva che prepararsi a due lunghissime ore atroci!
- Ancora non capisco, a te del Milan e dell’Inter non importa niente… il mister non mi ammazzava, anche se è passionale nel seguire le partite che gli interessano… - Commentò Riky sul fischio d’inizio.
José sbuffò:
- Piantala, sei proprio ritardato! Teme che ti torca il collo o che ti salti addosso! Cose che potrebbero tranquillamente accadere entrambe! -
Cris lanciò il primo sguardo truce e sbieco sul coach che ghignò divertito e non aggiunse altro preferendo per il momento concentrarsi sulla partita piuttosto che su quei due fenomeni da palcoscenico!
- E comunque se non segna subito, il Milan non segna più! - Asserì José tornando alla partita con una concentrazione quasi malvagia. Ben presto si sarebbe sentito in campo a dare indicazioni ai suoi ex ragazzi.
- E’ vero, su questo ne do atto. Se non altro poi soffre molto di più, ma è probabile che comunque si riprenda in extremis con l’uomo dell’ultimo minuto. - Replicò Riky di nuovo preso dal discorso principale della serata.
- E chi sarebbe? - Chiese Cris interessato a questo fantomatico giocatore miracoloso, visto che era capace di sentirsi in rivalità anche in una situazione simile.
- Zlatan! - Fece José senza esitazione concorde con il brasiliano che annuì e proseguì.
- Ibrahimovich arriva sempre all’ultimo minuto e segna esattamente quando serve, è a lui che dobbiamo lo scudetto dell’anno scorso perché in tutta la prima parte del campionato Alexandre è stato pressoché inutilizzabile e tutti gli altri non entravano in partita, quindi Ibra praticamente si prendeva la squadra in spalla e la portava da solo alla vittoria. Ci credo che poi si è stancato e non è più riuscito a mantenere un ritmo simile anche nella seconda parte. -
José inorgoglito di colui che reputava il suo giocatore migliore nell’arco della sua carriera di allenatore, partecipò volentieri al discorso parlando con cognizione di causa:
- E’ sempre il giocatore chiave, non utilizzarlo è da idioti. - Frecciata ad Allegri verso il ritorno di semifinale di Coppa Italia dell’anno passato, quando aveva pensato bene di mettere Ibrahimovich solo a venti minuti dalla fine del secondo tempo, quando ormai era troppo tardi. Ed avevano così perso. - Anche se di solito gli ci vuole un po’ per entrare in partita, è difficile che sia il primo a segnare. Ormai il loro metodo di gioco è quello. Entrare subito in gioco e segnare nei primi minuti per rompere il ritmo agli avversari e tenersi la partita in mano. Solo che a Zlatan ci vuole un po’ prima di inserirsi. Poi una volta che è dentro sono cazzi amari! - “In più di un senso!“  Si capiva perfettamente quanto gli piacesse quel ragazzo e quanto lo ammirasse, a Riky pareva normale mentre a Cris naturalmente no, o meglio era logico, per lui, cosa intendesse con tutti quei sentiti complimenti entusiastici al suo vecchio pupillo. Ma ghignetto a parte si tenne per sé il commento.
- Alexandre è il tipo che entra subito in partita, invece. - Intervenne Riky a favore di quello che invece era il suo preferito. Già dai tempi in cui avevano giocato insieme al Milan, i due si erano trovati subito e questo venne colto al volo sempre da Cris che pareva non avere passatempi migliori di questo.
Lo sguardo fu quantomeno assassino.
- Alexandre chi? - Chiese subito sostenuto chiaramente geloso.
- Pato, cinghiale! Devi conoscere i tuoi rivali anche per nome oltre che per cognome! - E con rivali intese ogni senso.
Cris sbuffò seccato:
- Rivale un paio di palle! - Come se comunque nessuno potesse competere con lui in nessun campo. Tipico del portoghese pensarla così.
Riky però non ci stava a lasciare che parlasse male del suo amico, così riprese la parola:
- Guardalo giocare e poi mi dirai! - Non che volesse intendere che invece era più forte di lui, ma per lo meno rivaleggiare sì…
Il compagno tornò a lanciargli un’occhiata di fuoco mentre José rideva indecentemente.
- E comunque mi pare che il tuo Milan ed il tuo Alex non stiano segnando! - Rimbeccò Cris acido come uno yogurt più geloso di una regina offesa, ma esattamente nel momento in cui lo disse, al decimo minuto, come di consueto, proprio Pato infilò la rete con una splendida azione in combinazione con Ibrahimovich, per l’occasione insieme dal primo minuto, cosa che non sempre accadeva viste le strane idee dell’allenatore che evidentemente pensava che quei due non sapessero collaborare.
Riky si alzò in piedi esultando esuberante ed allegro come un bambino, la gioia fatta persona, mentre Cris divenne un’unica pietra onice: nero e duro, spettacolarmente immusonito.
José invece avrebbe gradito la scena se non fosse stato così coinvolto, ma visto che lo era si alzò a sua volta e afferrò istintivamente Riky per il braccio per farlo smettere di saltellare in quel modo fastidioso:
- E piantala! - Cris, nonostante ce l’avesse col suo ragazzo per tutte le lodi a quel milanista brasiliano, agì subito senza ragionarci un secondo e gli mandò via la mano fulminandolo con due occhi di fuoco.
Non disse niente ma si guardarono come per uccidersi e si capirono.
Non sarebbe finita molto bene per nessuno di loro.
- E’ un classico. Se il Milan segna nei primi minuti vuol dire che è in forma e che farà un’ottima partita. Vediamo com’è l’Inter! - Un tifoso accanito normale si sarebbe messo a gridare malvagio:
‘AHAHAHAHAH! ED ORA QUEGLI INCAPACI SOCCOMBERANNO!’ Ma Riky rimaneva educato in ogni situazione. Fu così che si salvò la vita.
- Sì, vediamo se i miei sono in partita, porca puttana! - Grugnì l’uomo che ormai rimaneva in piedi come anche l’altro che continuava a saltellare allegro:
- Hai visto che bell’azione combinata? Ibra e Alex fanno una gran bella coppia, sul campo! E pensa che tutti dicevano che non si prendevano e che Allegri non li metteva insieme per questo motivo! Guarda come collaborano! -
- E come si scopano! - Esclamò Cris senza inserire il cervello, tanto per cambiare.
José gli diede una pestata più che volontaria e il ragazzo si lamentò. - Che diavolo hai?! - Come se non lo sapesse.
Di nuovo i due si guardarono sembrando Hitler e Stalin ed ancora preferirono non dirsi nulla certi che quando avrebbero iniziato sarebbe stata la fine.
Riky, intanto, che non aveva notato nulla era tornato seduto sulla sedia, più tranquillo per quel primo goal del suo amico, speranzoso che continuassero a giocare ancora così bene.
La partita proseguì in un equilibrio piuttosto buono durante il quale José non aveva fatto altro che spostarsi nervoso ed indiavolato da una sedia all’altra, finendo anche dall’altra parte di Riky e costringendo Cris a prendersi il proprio ragazzo e a sederselo sulle gambe per proteggerlo meglio. Il soggetto in questione naturalmente non se ne rese nemmeno conto, trovandosi solo più comodo di prima e potendo usare le braccia e le mani del compagno come antistress e stringersele ogni qualvolta che la situazione sembrava critica.
L’Inter non giocava male, ma faticava ad inserirsi. Colpa anche della buona difesa del Milan che non permetteva a nessuno di penetrare come doveva.
- Dannazione, ci saranno i famosi tre minuti di blackout! - Borbottò fra i denti nevrotico José: - Il Milan li ha sempre, appena li ha i nostri devono affondare e approfittarne! - E non finì nemmeno di dirlo, da bravo chiaroveggente qual era, che la difesa rossonera fece le vallate e non solo le strade, permettendo ai nerazzurri il pareggio con una sventola di Pazzini.
Fu il turno di José di esultare come un matto, saltando ed aggrappandosi al primo che gli venne sotto mano: un allibito Riky che non credeva ai suoi occhi, impietrito e agghiacciato.
Fu un lampo.
Se lo prese e gli stampò un fulmineo bacio sulle labbra, proprio dopo aver notato la sua faccetta dolcemente depressa e sconvolta.
Lui nemmeno se ne accorse e comunque si trattò di un innocente bacio a stampo.
Ben Cris però lo notò e contando sull’assenza mentale del suo impune allenatore lo spinse via con un piede, stringendo a sé il proprio peluche che ancora inebetito sembrava morto.
- Adesso si ricomincia! - In quello finì il primo tempo, con José che ancora camminava su e giù felice ed esaltato come suo solito, Riky sotto shock che guardava lo schermo non capacitandosene e Cris che invece demoliva a suon di occhiate il mister, tenendosi stretto il suo povero cucciolo assente che si lasciava fare come un bambolotto senza vita.
- Dai, dai, dai, è solo un pareggio! Ora si riparte! Cosa pensavi, che non succedesse niente? Povero illuso! MBWAHAHAHAHA! Ora morirai, tu ed i tuoi adorati vecchi compagni! Annegherete nel mare di merda che vi lanceremo nel secondo tempo! - Naturalmente lui non sapeva cosa fosse la diplomazia e l’educazione e nemmeno come non si infierisse sui feriti, quindi calcò la mano crudelmente, totalmente fuori di sé dalla gioia.
Poi cominciò ad elucubrare su cosa avrebbero dovuto fare ora, tipico suo.
Cris era troppo occupato a tenere lontano José da Riky per tirarlo su di morale, quindi continuò solo a stringerselo iper protettivo e possessivo e a sparare raggi laser con gli occhi verso l’altro che ancora si muoveva come un ossesso.
Il secondo tempo cominciò e fu dettato da un’aggressività crescente e tanto lì ingigantiva, tanto José si immedesimava diventando altrettanto esagerato e violento. Se non il doppio.
Troppo empatico per guardarsi passivamente una partita simile al di là di un televisore!
I falli furono all’ordine dei minuti che passavano e decidere quali erano da giallo e quali no non era facile, tranne che per José che fosse stato per lui avrebbe fischiato solo quelli rossoneri e lasciato correre quelli nerazzurri, ovviamente. Con molta obiettività, a sua detta.
Arrivò così il culmine del nervoso in campo con un fallo davvero molto brutto su Pato, su cui si fiondò istantaneo Ibraihmovich per fare il cavalier servente e difenderlo a spada tratta.
Mentre il brasiliano si rotolava sull’erba dolorante, lo svedese si occupava del principio di quella che pareva essere una rissa storica.
- Cazzo, quando quell’idiota parte così non c’è niente da fare! Nessuno riesce a fermarlo! - Esordì José convinto di veder sventolare il rosso davanti al naso accentuato di Zlatan.
Il nugolo di giocatori che lo circondavano si alternavano fra i suoi compagni e gli avversari, ma nessuno era in grado di placare i principali litiganti: lui, appunto, e Materazzi, i famosi rivali.
Anche Riky si alzò tenendosi teso le mani sul viso, pregando intensamente che il Cielo illuminasse quella testa calda e che placasse tutto.
- Mi ricorda qualcuno! - Fece poi José spalla contro spalla col brasiliano, facendosi spingere subito dopo da Cris che si era alzato a sua volta dividendoli. - Sì, tu! - Continuò prendendo la sua intromissione per un ‘chi, io?’.
- Io che? - Ma Cris non seguiva minimamente la scena e nemmeno ascoltava più le cavolate che sparava il suo coach.
- Tu sei così, parti come un razzo se qualcuno fa ingiustamente male a Riky. E poi chi ti ferma? -
Ma il più ingenuo di tutti ci arrivò prima di loro e candidamente disse:
- Io! - Ed era vero. I due lo guardarono stupiti realizzando che era vero, bastava che poi Ricardo si rialzasse e lo prendesse per il braccio portandoselo via che il portoghese infiammabile si calmava subito.
E come da copione, nemmeno detto, Pato si rialzò e con un bernoccolo gigantesco sulla fronte si fece strada con decisione fra il muro di giocatori prendendo Ibraihmovich per le alte e possenti spalle, quindi lo strattonò, si mise esattamente avanti a lui abbracciandolo dalla sua bassa statura e se lo spinse via.
Esattamente il tipo di scena esplicita ed impossibile da fraintendere.
Proprio quello che poteva dare il colpo di grazia a José, già immusonito nel vedere il suo ex giocare così bene nella squadra rivale.
Cris si mise a ridere piegato in due, sguaiato e fastidioso, Riky invece sorrise dolcemente capendo perfino lui ciò che ormai non si poteva non notare.
L’uomo accanto a loro fissò male prima il più sfacciato poi quello più angelico e con le connessioni neuronali andate in malora dal decimo minuto del primo tempo, spinse via Cris e mettendo malamente seduto Riky se lo baciò e questa volta non si limitò ad un innocente stampo sulle labbra.
Quella era proprio vendetta e della peggiore specie!
Cristiano si rese conto di quello che succedeva addirittura prima del suo compagno che invece incapace di reagire pareva ancora a San Siro con la testa, in quella bellissima scena amorevole che si era consumata fra Alexandre e Zlatan.
Che non si fosse accorto che la lingua nella sua bocca non era del suo ragazzo?
Non perse tempo a chiederselo, Cris come una scheggia si fiondò e spinse via José.
Ormai nessuno ricordava più i propri ruoli, ovvero allenatore e giocatori, ma sembrava tanto un ’tutto ciò che capita’.
Ricardo rimase con la bocca aperta, totalmente spento ed in blackout a fissare il vuoto davanti a sé senza vedere nulla, mentre José, per nulla offeso dal gesto insolente del suo subordinato, rimase seduto a debita distanza a ridere come un idiota, consapevole di essere il bambino peggiore quando si disinseriva da solo a quel modo.
Cristiano, invece, prima arrabbiato e poi preoccupato sventolò la mano davanti al viso vacuo del compagno, senza risultato, poi cominciò a scuoterlo violentemente.
- RIKY, CAZZO! GUARDA CHE CHIUDO QUESTA MERDA DI PARTITA! - Solo a quella minaccia il ragazzo si svegliò:
- Il Milan non è una ‘merda’! - Figurarsi se questo poteva migliorare la situazione. Svegliarsi per difendere una squadra che comunque Cris considerava in ogni caso sua avversaria tanto quanto quella dell’Inter!
A questo alzò un braccio e mandandolo a quel paese lo piantò in asso andandosene come un toro inferocito:
- Al diavolo, arrangiati! -
Ricardo ci rimase male, non capendo cosa gli prendesse. L’avrebbe anche seguito per farci pace se non fosse che proprio nell’alzarsi per rincorrerlo, il suo adorato Milan segnò.
Ricardo si fermò improvvisamente e dimenticandosi di tutto, perfino di essere al mondo, cominciò a saltare sentendosi ad una finale di Champions.
José cominciò ad imprecare in dialetto usando epiteti davvero coloriti sia verso chi giocava che per chi tifava ed esattamente in quello si rivide un lampo riattraversare la stanza e posizionarsi di nuovo fra i due tifosi, imbronciato e rigido come una roccia ma presente per evitare certe scenate peggiori. Consapevole che sarebbero potute arrivare, specie se in sua assenza.
Il mondo ebbe pietà sia di Ricardo che di Cristiano, mentre per niente di José che vide la sua squadra perdere beffata da due goal, uno di Pato e l’altro proprio del suo ex pupillo Ibrahimovich, infatti la nuvola nera sulla sua testa crebbe a dismisura e fu praticamente terrificante sui festeggiamenti finali, quando si videro i due eroi dell’incontro esultare insieme abbracciandosi come una coppietta felice, con Alexandre a koala su Zlatan e questi che se lo stringeva come non mai, portandoselo via, negli spogliatoi, proprio così.
Cristiano, che delicatezza non era nel suo vocabolario, mise il dito nella piaga visto che le cose le notava dal momento che non era ottuso, e ridendo malefico disse:
- Ma che gran bella coppia, quei due, non c’è che dire! Dopotutto una partita illuminante! Davvero! -
- Vaffanculo! - Ringhiò José con l’aria più minacciosa di quegli ultimi tempi, ma soprattutto tetra e lugubre, di chi negli occhi, in fondo ed in un posto nascosto, aveva una ferita che non pensava si potesse riaprire così facilmente.
Fortunatamente Ricardo invece aveva tutto ciò che al suo demenziale compagno mancava, tatto, diplomazia, delicatezza, dolcezza e sportività, quindi anche se gli mancava l’acutezza per cogliere certi particolari come i retroscena fra certi rapporti, arrivava ugualmente nelle mancanze gravi dell’altro e senza aspettare che la situazione peggiorasse, con segno di grande maturità si avvicinò al mister e con un sorriso confortevole gli circondò le spalle col braccio, sedendosi accanto. Strinse la presa con fermezza e lo guardò gentile:
- Dai, in fondo non è pari di un soffio… direi che i tuoi hanno giocato davvero bene. - E nonostante non avesse centrato il punto del suo pessimo umore, Josè si beò ugualmente delle sue attenzioni, lasciando che lo coccolasse in quel modo discreto che non dava certamente fastidio.
Non importava che non sapesse niente dei suoi retroscena con Zlatan e nemmeno che non sospettasse niente alla luce di quell’incontro, il suo gesto e la sua presenza gli stava facendo comunque incredibilmente bene, tanto che specchiandosi nei suoi occhi neri capì cosa ci voleva in momenti simili.
Una presenza capace di scacciare i tristi e dolorosi pensieri del passato, riemersi inaspettatamente senza previsione alcuna.
José allora ricambiò lo sguardo con uno meno truce e sforzandosi di apparire meno cupo, abbozzò ad un vago sorriso di ringraziamento. Un ringraziamento che Riky non poté capire davvero ma che colse ben Cristiano accanto a loro diventato improvvisamente serio, ammirato del buon cuore del suo compagno. Lieto che almeno lui ne avesse uno.
- Devo fare una telefonata, torno subito! - Dicendo ciò, uscì svelto prendendo il telefono e varcando la soglia lo si sentì cominciare a parlare con il misterioso interlocutore: - Pep? Che fai? - Il resto della conversazione naturalmente non fu udita dai due che rimasero vicini a guardarsi, con lo sfondo dello schermo che rimandava i momenti salienti dell’incontro, concentrandosi in particolare sul momento di tensione fra Ibrahimovich e Materazzi e sul successivo miracolo di Pato che si era portato via il carro armato.
Ricardo non ci sarebbe mai arrivato e Cristiano non ci pensò minimamente a dirgli cosa era chiaro come la luce del sole, era bello vedere come, senza sapere i dettagli, il suo ragazzo riuscisse a fare la cosa giusta al momento giusto.
Poi lo vide sorridere radioso e felice al settimo cielo per la vittoria di quella che sarebbe sempre stata la sua squadra, fatto che niente avrebbe potuto cambiare.
Quindi fece scivolare un braccio intorno alle spalle di Ricardo e sentendolo accoccolarsi contro, rimase a guardare con lui l’ultimo goal decisivo dell’asso svedese, conscio che anche se non gli fregava niente, visto che al suo compagno interessava allora poteva farselo piacere lo stesso.
Quando José tornò era magicamente rasserenato e sorrideva come se l’Inter non avesse perso il derby ma soprattutto come se non avesse visto abbracci dolorosi del terzo tipo. Dall’ingresso della sala vide Cris e Riky baciarsi sulle immagini pubblicitarie come sfondo dallo schermo gigante e con un lampo malefico decise che in qualche modo doveva ritrovare l’autentico buonumore. Si piazzò dunque dietro e accostando il capo fra i loro che vivevano l’incidente in galleria, veloce prima che potessero sentire la sua presenza tirò fuori la lingua e leccò laddove le labbra si univano fondendosi in un tutt’uno erotico ed invitante.
Non aveva certo quell’idea in testa, anche se magari non l’avrebbe disdegnata, ma sapeva bene qual era il problema… un problema che si manifestò subito.
Appena Riky si accorse di una terza lingua fra loro, si staccò e come punto da un insetto velenosissimo si allontanò di un sedile, rigido e pallido come un cencio.
- Porca puttana, Riky, dopo quello che abbiamo fatto sei così pudico! - Esclamarono insieme in perfetta sincronia i due portoghesi che poi si guardarono esprimendo anche il medesimo ghigno sadico e divertito.
Riky cominciò a negare con la testa come se avesse le convulsioni e al ricordo della loro notte insieme di oltre un anno prima, andò nel panico intenzionato a non tornare all’Inferno per una notte in Paradiso.
Dopo quella volta che avevano fatto sesso tutti insieme si era sentito male come non mai e a nulla erano valsi i tre orgasmi avuti, tanto meno l’universo ampio e meraviglioso che aveva scoperto quella notte di ritiro.
Si era sentito pessimo ugualmente ed aveva giurato a sé stesso che non avrebbe mai più ripetuto l’evento. Per nessuna ragione al mondo, nemmeno se si fossero messi d’impegno entrambi per fargli cambiare idea.
Nemmeno se… ma quando i due si riavvicinarono languidi a lui rimase agghiacciato, immobile, incapace di muoversi.
E come sempre, se dapprincipio partiva tutto come un gioco, poi diventava di gran lunga qualcosa da desiderare ampiamente, qualcosa che si finiva per volere con tutti sé stessi.
Qualcosa in grado di scollegare l’angioletto dalla propria severissima coscienza.
Del resto davanti a certe cose c’era poco da fare.
I ricordi erano la cosa peggiore… stimolati dai giusti input erano capaci di far tornare indietro nel tempo, prepotentemente, e riaccendere tutti i vecchi istinti e volontà, così come, in altri casi, riaprire ferite chiuse e sepolte da anni.
Ma per tutto c’era sempre un rimedio.
La sala era ancora buia, illuminata solamente dalla luce dello schermo gigante che rimandava momenti salienti del derby e interviste varie. Quindi la penombra creava una certa atmosfera, in tutto quell’enorme spazio completamente vuoto a loro completa disposizione.
I sedili imbottiti erano larghi e comodi, sistemati in fila, non erano divisi dai braccioli. Erano quindi uniti a formare delle specie di panchine.
Ricardo che sedendosi un posto più in là si era creduto al sicuro, dovette ricredersi poiché nel giro di pochi secondi si ritrovò di nuovo circondato. Uno per lato i due uomini erano tornati a sedersi accanto con il chiaro intento di tormentarlo ancora un po’.
Non poteva minimamente capire se scherzassero oppure se facessero sul serio, per lui qualunque cosa fosse era comunque inappropriata, specie considerando il posto.
Certamente era sera ed era tutto deserto, ma era sempre un rischio.
E comunque non andava bene. Una volta era un’esperienza che si poteva fare, ma ripeterla significava esagerare e cercarsi la punizione divina, perché di questo era convinto. Nel tirare troppo la corda poi finiva per spezzarsi e già aveva faticato moltissimo a non convincersi che tutti i suoi malori fisici dell’anno passato fossero derivati dalle punizioni divine per le sue malefatte… ma se ne fossero arrivati altri, non sarebbe riuscito a non crederlo.
In mezzo a questi pensieri per lui drammatici, però, non fu in grado di allontanare di nuovo le loro bocche che si erano chiuse sui suoi lobi, a richiamare un ricordo tattile chiaro e preciso di circa quattordici mesi prima.
Quella volta era cominciata proprio così, sempre per gioco, per farlo impazzire… solo che poi si erano fatti prendere la mano -letteralmente- e accarezzandolo non erano più riusciti a fermarsi.
Come un deja-vu, tutto ricominciò esattamente come allora e a nulla servivano le litanie mentali del brasiliano che si ripeteva all’infinito di alzarsi e andarsene, era come inchiodato lì sulla sedia.
Del resto le loro lingue gli bruciavano la pelle che assaggiavano e le mani che lo frugavano sensuali sapevano già dove andare a toccare per fargli chiudere gli occhi e trattenere il fiato.
Era già alle strette e capiva che non era normale una cosa simile, che era esagerato e non andava bene, ma ormai, tocco dopo tocco, la mente sfuggiva sempre più dal controllo fino a fargli dimenticare il pensiero stesso che si ripeteva ossessivamente.
Non osava toccarli, sapeva che se l’avesse fatto non sarebbe più tornato indietro, ma del resto lasciarsi fare in quel modo non era forse uguale?
Il momento per allontanarli in tempo era passato e Dio solo sapeva cosa passava per le teste di quei due maniaci dalla libido troppo accentuata.
Che fare?
Quando cominciò a chiederselo le dita si erano già intrufolate sotto i suoi vestiti e mentre uno si occupava del petto e dei capezzoli ricoprendolo subito di brividi piacevoli, l’altro era sotto i boxer e gli stimolava con decisione ed esperienza la sua intimità.
Cercò di concentrarsi sulle mani per cercare di distinguerle, terrorizzato dall’idea di aprire gli occhi e tornare alla realtà. Avrebbe capito quanto male fosse tutto quello, nel piacere sempre più intenso che gli cresceva a dismisura.
Si morse il labbro carnoso e cercò di domare il respiro già troppo corto e quando capì che la mano nelle parti basse era del mister, si sentì girare la testa da una parte ed invadere con languore la bocca. Anche lì riconobbe subito la lingua del suo compagno, ormai non gli serviva il senso della vista e forse così era ancora più eccitante, doveva riconoscerlo. Del resto sarebbe stato traumatico guardare tutto quello che succedeva, anche perché ormai nemmeno provava a chiedersi cosa dovesse fare. Era totalmente alla loro mercede e solo vagamente capiva quando sbagliato fosse tutto quello; poi non sarebbe nemmeno più riuscito a capire perché.
Accolse volentieri la lingua del suo ragazzo aprendo le labbra ed andandogli incontro, quasi che gli desse ossigeno; con lui andava bene, si ripeteva. Con lui qualunque cosa andava bene.
Eppure non riuscì a non lasciarsi girare la testa dall’altra parte e a ricevere docilmente anche la lingua dell’altro uomo, non riuscì minimamente ad opporsi. Ogni energia ragionevole era svanita e non sapeva nemmeno quando. Fatto era che non ce la faceva proprio ad opporsi a quel secondo bacio e a viverlo quasi con naturalezza, capendo che davvero in lui qualcosa non andava.
Ormai era tardi per capirlo e rimediare.
Mentre loro due si scambiavano il secondo bacio della serata, escludendo quel tocco esuberante con le labbra, Cris si occupava del suo collo e mano a mano che proseguiva sentiva sempre più precisamente tutti i punti che succhiava e vagamente si preoccupava capendo che non poteva assolutamente avere dei segni sul corpo. Non così evidenti. Eppure come gli venne il pensiero, se ne andò quando i brividi di piacere furono troppo forti per essere contrastati.
Non che ne avesse mai avuto la forza, comunque…
Sentendolo ormai completamente disposto a loro, si separarono da lui e l’osservarono nella penombra mentre preferiva mantenere gli occhi chiusi, terrorizzato ed al tempo stesso già preda di un piacere troppo grande per opporsi. E piacque ad entrambi quella sua versione.
Insieme, dunque, presero la sua maglietta e gliel’alzarono con le braccia di Riky che collaboravano levandosi in alto, quando gli fu sfilato via l’indumento lui stesso si appoggiò allo schienale scivolando leggermente sul sedile su cui si afferrò per porsi meglio a loro. Inarcò la schiena e buttò la testa all’indietro in un silenzioso permesso di far di lui quel che volevano, ma il colpo di grazia ai due grandi uomini esperti glielo diede quando alzò appena il bacino per chiedere implicitamente che gli togliessero anche i jeans già slacciati ed i boxer ormai mezzi tirati giù per l’erezione stimolata in precedenza.
Quello fu l’inizio della fine, per José e Cris. Non avevano minimamente progettato tutto quello, nemmeno per idea. Era cominciata veramente come solo la visione di una partita, poi era proseguita come uno scherzo cattivo ma prima di potersene accorgere gli era sfuggita dalle loto stesse mani. Non avevano assolutamente previsto che il cucciolo fosse poi così ben disposto a quel ritorno di menage a trois ma dopotutto la loro filosofia era sempre stata quella di cogliere l’attimo senza lasciarsi sfuggire nessuna occasione.
Quella era una di quelle occasioni davvero uniche, visto il tipo che era Ricardo.
Sempre pieno di sorprese.
Dipingendo i loro volti con la medesima espressione seducente e compiaciuta, gli tolsero il resto degli abiti e senza preoccuparsi di altro tornarono su di lui, sul suo corpo così ben disposto che sembrava non aspettasse altro.
Fu Cris a sedersi a terra in mezzo alle sue gambe e senza perdere tempo andò subito sulla sua erezione già precedentemente stimolata dalle mani dell’altro uomo, quindi la tormentò un po’ con la lingua prima di spingere il compagno a chiedere esplicitamente che lo prendesse in bocca. Quando con un sorriso accattivante lo accontentò, lo prese fra le labbra e cominciò a succhiare con la sua tipica sicurezza, senza la minima delicatezza, facendosi sentire più vigoroso che mai.
Perché sapeva che quel modo di farlo a Riky piaceva da impazzire e ne ebbe conferma con le sue gambe che si chiudevano intorno al suo busto per chiedere di più e attirarlo a sé quanto più poteva.
Per Cris questo era come una sorta di ricarica, sentire quanto l’altro lo desiderasse ed uscisse di testa per lui era la cosa più appagante esistente, più ancora del penetrarlo davvero.
Questa era una possessione mentale ed interiore oltre che fisica ed averle tutte e tre era come raggiungere una sorta di estasi nell’estasi.
Mentre lui si occupava della sua eccitazione fra le gambe, José era impegnato con il suo torace che sembrava scoprire nuovi punti sensibili ad ogni incontro con le sue labbra. Dopo aver lasciato una scia umida al suo passaggio, giunse di nuovo sulla sua bocca e lo baciò stimolandolo ad agire a sua volta su di sé.
Un lavoro egregio, a quanto pare, visto che Riky di nuovo si sconnesse fra i gemiti provocati da Cris, finendo per torcersi leggermente verso di lui e slacciargli i pantaloni, socchiudendo appena gli occhi giusto per vedere ciò che faceva. Eppure non se ne rendeva nemmeno conto, probabilmente.
José non trattenne il suo mezzo sorriso obliquo tipico e tirandosi su in ginocchio sulla sedia spinse il proprio bacino contro la sua bocca. Riky l’accolse subito quasi che non vedesse l’ora e senza sapere nemmeno ciò che faceva, si trovò a farlo e basta.
Colse lo stesso ritmo che Cris esercitava su di sé e andò in perfetta sincronia sull’inguine del mister che cominciò a dare diverse spinte verso la fonte del suo piacere, come se lo stesse già possedendo.
In fondo, si ricordò, quello che doveva essere consolato perché la sua squadra aveva perso era lui ed era giusto che si prendesse quel che gli pareva per stare meglio.
Cose come la sua bocca pura ed il suo fare ingenuo tipico di chi non si capacitava di quanto piacere potesse provocare e quanto questo potesse distaccare dalla coscienza.
Sentendosi entrambi al limite decisero di concludere il piacere più tardi, quindi appena separati José prese per un braccio Cris e l’alzò davanti a sé con poca pazienza e movimenti secchi tipici suoi, una volta che l’ebbe davanti si avventò liberamente sulla sua bocca, reputandolo degno di quelle esagerazioni.  Dando vita ad un bacio senza fiato e decenza, andarono ulteriormente fuori di testa quando fu Riky, mentre loro due erano impegnati, a cominciare a spogliarli. Slacciò prima i jeans di Cris, poi gli tirò su la maglietta stretta lasciando delicati baci bagnati sulla sua pelle accaldata, delineando di tanto in tanto i suoi muscoli evidenti e piacevoli anche solo al tatto.
Le mani di José si infilarono sotto i suoi boxer ed artigliati i glutei li attirò a sé premendosi coi bacini l’uno sull’altro. Allora Riky andò ad abbassare i pantaloni del mister che si trovò in piedi per terra per assecondarlo. Successivamente anche i jeans di Cris scesero con tutta la biancheria intima mentre per le maglie conclusero loro stessi, prendendosele a vicenda e finendo di tirarsele via l’un l’altro, separando le labbra che sembravano finite in un oblio nel divorarsi in quel modo quasi volgare.
Al momento di riprendere, José e Cris attirarono a loro Riky che sembrava tornato nel suo cantuccio ed impedendogli di riprendersi così presto, cominciarono entrambi a leccargli gli angoli delle labbra finendo per incontrarsi quasi subito anche con la sua lingua.
Giocarono intrecciandosi eroticamente fuori dalle loro bocche, tutti e tre insieme, quindi poi si riunirono prima con uno e poi con l’altro in uno scambio di baci continui e fortemente intensi, mentre le mani di tutti e tre si frugavano accarezzandosi, chi con più timidezza, chi con maggiore intraprendenza e sfacciataggine, finendo ovviamente anche per stimolare le eccitazioni che reagivano con facilità ai loro tocchi.
Successivamente Cris mise fine a quel momento cambiando zona e abbassando con sfacciata brutalità il mister fino a farlo sedere, tornò a terra occupandosi anche della sua erezione, con le labbra, non potendo farne a meno. José allora ridacchiò finendo per mordersi il labbro e sospirare di piacere.
“Dannazione, se è bravo!” Pensò senza la minima intenzione di farglielo sapere.
Chiuse gli occhi e si prese Riky per i fianchi per distrarsi e cercare di non gridare come un idiota il suo nome -sarebbe stato un modo per apprezzarlo troppo e non andava bene- quindi lo sistemò con un ginocchio da una parte e il piede dall’altra e si impossessò del suo inguine.
Mentre la sua bocca allacciava lo stesso ritmo folle e crescente del ragazzo fra le proprie gambe, con le dita si intrufolava fra i glutei di quello che aveva sul viso e cominciò a stimolare la sua apertura.
I suoi mugolii di piacere furono quanto mai deleteri e se per il lavoretto che gli stava facendo Cris -che faticava a non chiamare ‘quella puttana’- era bastato mantenere occupata la bocca, per i suoi gemiti sempre più forti non c’era niente da fare.
Penetrandolo con maggior decisione con le dita, lo sentì appoggiarsi alle sue spalle ed affondare le unghie come faceva di consueto preda della passione crescente.
Crebbe anche il desiderio di José e finì infatti per spingere incontrollato contro la bocca di Cris che si separò quando lo sentì di nuovo vicino all’orgasmo, infatti poi si alzò e sedendosi al suo fianco gli disse all’orecchio, ghignando sensualmente:
- Tieniti per lui… -
Che poi magari certe cose non andrebbero dette così, come niente, nel momento più sbagliato.
José che faticava a contenersi per godersi meglio il momento ed allungarlo il più possibile, finì per strapparsi malamente Riky e spostarselo di lato, dopo di ché si voltò verso il suo connazionale che ancora sorrideva in quel modo erotico e mordendogli il lobo disse aggressivo:
- Sei una puttana. - Questa volta non poté tenerselo per sé.
Alla sua risata bassa e roca, un’ondata elettrizzante attraversò l’uomo più grande quindi squagliandolo con lo sguardo più sottile ed accattivante che possedeva, tornò sul loro cucciolo accanto che non capiva il cambiamento brusco di programma proprio quando cominciava a perdere di nuovo il controllo.
Infatti proprio quando lo stava riprendendo, José si alzò e se lo portò con sé, quindi lo spostò davanti a Cris, ancora seduto, e quando fu appoggiato alle sue spalle lo piegò in avanti abbassandosi a prepararlo per l’imminente piacere.
Riky sentì dunque la sua lingua e la sua bocca sulla propria apertura e decise che invece di mordere il proprio labbro per il piacere che già provava, poteva mordere quello di Cris che gli porse volentieri mentre se lo teneva chinato addosso. Giocarono con le loro lingue, succhiandosele a vicenda, mordicchiandosi le labbra e baciandosi con un desiderio sempre più incontrollato. Fu poi quando José si abbassò su di lui combaciando il corpo al suo e giunto al suo orecchio gli chiese basso e penetrante: - Sei pronto? - che Riky smise di giocare con la bocca di Cris e disse liberatorio ed incontrollato: - Oddio, sì… - strascicando il ‘sì’ fino a concludere con un lamento e poi un gemito.
Compiaciuto di quella risposta, José scivolò in lui sforzandosi profondamente di non essere violento come tendeva ad essere quando era troppo eccitato. Pensò per un momento che con Cris sarebbe potuto esserlo di proposito, ma con il piccolo peluche non era il caso.
Eppure si ricredette quando lo sentì muoversi a sua volta contro di sé chiedendo implicitamente di più.
Ai suoi gemiti sempre più forti aggiunse i graffi su Cris, come al solito non sapeva contenersi quando il piacere aumentava e nascondendo il viso in preda ad una vaga vergogna per il controllo che perdeva per l‘ennesima volta, non poté evitare anche di mordergli la spalla come al solito. Questi invece di risentirsi, mentre si occupava di sé stesso da solo trovando quella visione dannatamente eccitante, spostò le mani che l’artigliavano sullo schienale e veloce come un fulmine scivolò giù a terra prendendo in bocca l’erezione del compagno ormai tesa ed al limite.
Riky stesso, sentendosi avvolgere le parti intime dalle sue labbra calde ed esperte finì per perdere anche quel minimo di lucidità che lontanamente era rimasta, accompagnando le spinte del mister nella bocca del proprio compagno, come se lo possedesse per la prima volta, cosa che non sarebbe mai potuta succedere se non così.
A Cris piacque di gran lunga quella sua intraprendenza e si chiese se sarebbe mai riuscito a fargli fare l’attivo, un giorno. Non escludendo l’ipotesi finì per eccitarsi ulteriormente e muovendo la mano sul proprio inguine in perfetta sincronia con le spinte ed i movimenti degli altri due, la sala si riempì dei loro gemiti in una follia crescente e spropositata. Qualcosa che non ricordavano, lì per lì, d’aver provato. Non in quel modo.
Certamente ogni esperienza era valida, solo semplicemente diversa.
Sicuramente quello che raggiunsero in quel momento ed in quel medesimo modo non l’ebbero mai, ma vi si immersero con tutti loro stessi dimenticando il passato e credendo di non avere un futuro.
Vivendo a fondo quel preciso istante di non ritorno, dove il precipizio in cui si tuffarono perfettamente insieme fu l’estasi più acuta ed indimenticabile.
Raggiunsero l’orgasmo scaricando tutti loro stessi, incapaci di ragionare e ritrovarsi, senza capire dove fossero e cosa avessero appena fatto.
Perduti, si riebbero ed il primo a riuscirci fu Cris che appropriatosi del sapore del suo compagno, si rialzò con un movimento fluido, sedendosi dove era prima. Una volta lì circondò dolcemente e con fermezza Riky che si lasciò prendere e sistemare prima di crollare privo di forze; si sedette sulle sue gambe, a cavalcioni, e si accoccolò contro abbracciandolo pienamente, combaciando i loro corpi sudati e frementi ancora pulsanti. Nascosto il viso contro il suo collo, sentì le mani inconfondibili del suo ragazzo carezzarlo con delicatezza, qualcosa che per lui aveva imparato ad avere.
Non era una reazione traumatica ad un momento traumatico, era semplicemente un raccogliere le energie perdute e ritrovare sé stessi. Lui si ritrovava sempre così, fra le braccia di Cris e questi, a sua volta, era ben lieto di essere il suo rifugio, consapevole che era una di quelle cose che non sarebbe mai potute cambiare.
José li trovò semplicemente belli così, allacciati ed ingrabugliati in quel modo. Si sedette accanto a loro sfinito e con ancora il fiatone e li osservò come se fossero una statua scolpita da un’artista greco, rimase affascinato con un pizzico di invidia.
Certamente lui una cosa simile non poteva averla, non così assoluta, piena e semplicemente carica di sentimento.
Lui i suoi sentimenti li aveva dati e comunque non li aveva vissuti a quel modo, sempre intensamente ma non così e questo perché semplicemente ognuno era unico e diverso e di conseguenza anche i rapporti e le relazioni che si vivevano lo erano.
Ma sempre comunque belli, a modo loro.
Finì per esternare addirittura un lieve sorriso che seppe di dolce apprezzamento, quindi carezzando entrambi sulle teste con fare affettuoso, si rivestì veloce e chiudendo il video li lasciò soli quasi completamente al buio, con la sola luce del corridoio ad illuminarli dalla porta aperta della sala.
Non servì nemmeno salutarli, nessuna parola.
Loro sapevano, era stato perfetto così.
Senza averla progettata o lontanamente pensata, lasciandosi cogliere dagli eventi così come si erano presentati, senza ragionarci un solo istante o provare a darci un senso.
Perché certe cose semplicemente si vivevano.
Così come c’era chi vinceva e chi perdeva!

FINE

Ovviamente io sono milanista, quale pensavate che fosse il risultato del derby?