12. IMPOSSIBILE SENZA DI LUI



Nel secondo tempo cerco di continuo di passare la palla a Cris, ogni tanto cerco di fare goal, purtroppo siamo un po’ appannati da quello che è successo nell’intervallo e non siamo molto lucidi, però il fatto che ci provo spero che gli basti.
Purtroppo non fa rete e finisce in pari, ma ci prendiamo un punto e diciamo che va bene pur di non perdere.
Quando andiamo nel tunnel per tornare negli spogliatoi, è lui che mi avvicina e mi dà una pacca sul culo, mi giro e mi fa l’occhiolino.
- E’ andata benino, eh? - E questo è il suo modo di dire che è a posto, perché ha visto che ci ho provato.
Mi do un’occhio in giro e visto che non ci sono troppe orecchie, ne approfitto.
- Scusa per prima, sono un po’ sotto pressione perché segnando ad ogni partita ti viene voglia di fare di più… - Cristiano ride.
- Lo dici a me? Perché credi che faccia triplette come noccioline? - Rido.
- Sì, ma a te vengono… sto… sto solo cercando di evolvere, di fare un ulteriore passo in avanti. Prima lo scopo era trovare il goal regolarmente, ora che ce l’ho vorrei fare di più. - Cris annuisce e torna a darmi una pacca sulla schiena.
- E fai bene, è questo che distingue i campioni dai buoni giocatori. Tu sei un campione. -
- Scusa comunque. Non pensavo quello che ho detto, sei come un fratello, mi hai aiutato tantissime volte, non mi sognerei mai di prendermi dei meriti che sono solo tuoi… - Allora Cris mi circonda il collo col braccio e mi stampa un bacio sulla tempia, entrando nello spogliatoio.
- Piantala, ho capito. Anche io ho queste giornate e purtroppo finisce che non segno perché penso che devo farlo. Ti capisco. Va bene. -
Champions, Roma. Speriamo di brillare.
Comunque sono sollevato, ora torno a respirare, avevo paura, una paura stupida d’aver rovinato tutto. Però se è vero amicizia, non si può rovinare. Per fortuna con Cris lo è.

- Sono molto fiero di te, sai? - Mormora Zizou sul mio collo, mentre mi lecca la pelle sensibile che sa di bagnoschiuma.
Scende sotto la linea della barba e mi lecca sulla clavicola, io getto la testa all’indietro e di lato e comincio a respirare affannato, le mani sulla sua schiena, sotto le braccia. Mi abbassa la zip della tuta e si infila sotto la maglietta, a contatto con la pelle della mia pancia.
- Davvero? - Chiedo senza ricordarmi perché dovrebbe esserlo. Non importa, l’importante è che lo sia!
Credo che accenni ad un sorrisino mentre mi fa scendere la maglia sulle braccia, si ferma sugli avambracci, così li allungo e la faccio cadere. Lui può tornare sotto la maglietta intima e tirarmela su fino a togliermela. Prima di tornare sul mio corpo, mi guarda soddisfatto e sensuale al tempo stesso.
- Hai capito che sbagliavi ed hai cercato di rimediare. Sei stato bravo. In pochi l’avrebbero fatto. - Capisco che si riferisce a Cristiano e faccio un sorrisino, alzo le spalle e alzo le mani sopra la testa aspettando che agisca.
- Allora merito un premio? - Lui si illumina, me le prende bloccandomi come volevo facesse, amo quando mi comanda. Così erotico di natura e con il suo tipico sguardo magnetico che mi fa impazzire, mi prende il labbro inferiore fra i denti e tira, poi lo succhia e spinge col bacino contro il mio.
Dietro di me la porta del microscopico bagno dell’aereo mi fa da appoggio e lui  mi costringe contro il suo corpo atletico e perfetto.
Da fuori sento la musica dei ragazzi che mandano di continuo quella stupida canzone, Ginza.
Detta da lontano un ritmo erotico.
Zizou scende sul collo e chiudo gli occhi.
- Premio? - fa ironico mordicchiandomi sulla clavicola, dove era prima. - Non è che avete vinto, un pareggio non mi sembra meriti un premio… - Aggrotto la fronte a questo. Mica mi pianterà in asso?
L’aereo ha un vuoto e traballiamo, così mi lascia le mani per tenersi alla parete, ne approfitta per sollevare la testa e guardarmi di nuovo accattivante.
- E cosa merito allora? - Zizou ride e mi sfiora le labbra senza toccarle, si fa desiderare.
Però non risponde, fa un passo indietro e mi guarda quasi maligno, quel tipo di sguardo che comanda e che mi fa impazzire. Uno sguardo predatore.
Si tira fuori il cazzo e mi guarda con il mento alzato, in aria di attesa.
Io inghiotto e mi lecco le labbra. Non mi faccio di certo pregare.
Che mi punisca o mi premi, basta che faccia qualcosa!
Mi inginocchio subito davanti a lui e glielo prendo in mano iniziando a muovere, aggiungo la lingua con cui lo stuzzico sulla punta. Quando inizia a gemere lo prendo in bocca e continuo ad accompagnare i movimenti della testa con la mano, stringo e succhio fino a che non lo sento crescere e i gemiti diventano difficili da trattenere. A questo punto mi tocco da solo, mi masturbo e mi eccito anche troppo facilmente.
Un po’ forse è l’idea che siamo con tutta la squadra nell’aereo per tornare a casa, una situazione nuova che non avevamo sperimentato in questo modo.
L’altra volta non stavamo insieme quando mi allenava, ora sì, è diverso, è più bello.
Zizou sta per venire, penso, e sul più bello mi separa quasi brutale, mi tira su, mi spinge sul lavandino e mi toglie i pantaloni, si lecca la mano e si succhia le dita, poi passa sotto, mi alza una gamba e me l’appoggia alla parete dietro perché è tipo una cabina telefonica. Non è facile trovare appoggi che facilitino la posizione. La sua mano fa un po’ di viaggi fra la sua bocca e dentro di me e quando mi ha bagnato e allargato abbastanza, si ricorda che dovrebbe anche punirmi oltre che premiarmi, quindi forse pensa che non mi meriti una preparazione migliore. E, semplicemente, entra.
Io inarco la schiena e mi appoggio dietro, mi aggrappo al lavandino per bene e alzo anche l’altro piede con cui faccio perno sulla parete dietro di lui.
In questo modo, con il secondo tentativo, entra bene.
Mi tiene per i fianchi  e mi gestisce come se fossi fatto di carta.
Zizou dopo un paio di spinte entra ed esce agevolmente e mi fa suo, ad ogni colpo è più deciso e va più a fondo.
Il mondo svanisce lentamente, anche la musica da fuori. C’è solo lui che mi scopa e lo fa sempre più forte e veloce, come piace a me. Vorrei fosse più violento, più duro, però il cubicolo in cui siamo non è uno scenario che facilita.
Quando sente che tiro calci contro il muro non molto spesso, mi prende le gambe e me le avvolge intorno alla sua vita, poi con la sua sola forza mi solleva del tutto, mentre è dentro di me, e mi muove di peso su di lui continuando a scoparmi e a darmi colpi, appoggiandosi alla parete con le spalle in modo da non farmi dare calci, poi l’intensità sale ed anche la sua eccitazione e frenetico si gira ed appoggia me, mi spinge mentre il suo cazzo dentro sta per esplodere ed io lo voglio, lo voglio da impazzire. Quando lo sento tutto, quando mi arriva fino in fondo gli circondo il collo con le braccia, lo stringo e gli mordo l’orecchio gemendo. Vengo schizzando nel suo stomaco, il mio cazzo stretto che si strofinava fra di noi avvinghiati.
Qua aumenta e forse fa più casino così.
Non so se quella maledetta musica che stanno mettendo su di là, sia sufficiente a coprire tutto questo, spero di sì.
Zizou viene poco dopo in me e con un certo sollievo. A momenti ci mettevamo a gridare e buttavamo giù la porta.
Rimane fermo in me, ansimante, stringendomi e tenendomi e schiacciandomi. Io rimango su di lui, stretto, ansimante contro il suo orecchio, lui contro il mio, sconvolti per quel che abbiamo fatto, come e dove.
Incoscienti e pazzi.
Poi sorrido con l’adrenalina ancora alle stelle.
Appoggio i piedi al lavandino dietro di lui, mi aiuta a scioglierci e scendo giù, ma mi tiene ancora a sé, strofina il viso contro il mio, gli occhi chiusi, penso sia sconvolto. Prima manteneva il controllo perché non mi vedeva sempre, non in questo modo. Ci si vedeva qualche volta ed era bellissimo. Poi ci sentivamo regolarmente per telefono. Era diverso. Ora vederci ogni giorno ci sta spingendo oltre un livello che non avevamo prima.
Ne è sconvolto perché sta perdendo il controllo.
Non serve che parli.
Per un momento ho paura che faccia marcia indietro dicendo che non riesce a gestirla. A quel punto impazzirei.
- Ti farò felice, ti farò sempre felice. In tutti i modi che posso… - Dico prima di realizzarlo. Avvampo e lui sposta la testa per guardarmi sorpreso. I visi vicini. - Farò di tutto per non allontanarti da me. - Ripeto deciso, convinto. Non voglio che fisica male. Ne ho paura, ma non voglio che finisca male.
Lui sorride dolcemente e riconosco il mio dolce Zizou di cui mi sono innamorato.
Amo quando mi scopa e mi possiede, ma amo anche quando mi fa suo così, con la sua dolcezza che in pochi conoscono.
- Anche io ti farò felice. Saremo felici insieme. - Questa promessa so che la manterrà, perché non fa mai promesse senza mantenerle.
Non mi dice che non mi lascerà mai e staremo insieme per sempre, dice che saremo felici. Forse un giorno finirà e non ce la faremo più, ma saremo stati felici.
Le labbra sigillano questo istante perfetto, dove non serve che diciamo nulla, assolutamente nulla.
E’ bellissimo così, non voglio altro, non mi serve altro.

Quando usciamo abbiamo alcuni occhi addosso. Prima sono andato in bagno io, poi dopo un po’ è arrivato lui. Potevano pensare che fosse al telefono, conoscendo Zizou avrà fatto finta di esserlo e poi invece si è infilato in bagno con me.
Per cui teoricamente non sanno che siamo finiti in bagno insieme a scopare, ma chiaramente c’è chi sa di noi. Come Cris, James, Jese… e dalla faccia luminescente di Marcelo, credo che lo sappia anche lui.
Cazzo, spero che non metta i manifesti. Assottiglio lo sguardo passandogli accanto, minacciandolo silenziosamente di morte se dice qualcosa a qualcuno.
Lui fa una di quelle faccine per nulla interpretabili ed io sospiro sperando, mentre mi siedo nel sedile accanto a Raphael. Anche lui sa e mi fa un bel sorriso divertito. Io faccio finta di nulla e mi appoggio con la nuca per godermi quel che resta dell’ormai breve viaggio.
Saranno dei mesi meravigliosi!



Sbatto la porta e faccio per tirare il telefono, ma poi lo lancio nella poltroncina, rimbalza e cade.
Zizou alza lo sguardo stupito e mi fissa meravigliato, lo interrompo mentre stava sulle sue carte, ma non mi fermo, mi muovo per il suo studio come un felino feroce furioso.
- Karim? - Chiama titubante.
- Non la smettono! Non la smettono! Non la smetteranno più! - Comincio. Mi sembra di stare per esplodere, sto tremando dalla rabbia. Scuoto la testa di continuo, mi sembra di impazzire. - Non ho mai detto nulla, non ho mai reagito perché sapevo che era meglio così! Ho detto la mia una volta, poi basta. Ricevo lettere di minacce, insulti di continuo e sento ovunque che parlano male di me e va bene! Però questo è troppo! Mia madre piangeva al telefono e mi diceva che i suoi nipoti sono vittime di bullismo per colpa mia! Ti rendi conto? Sta andando oltre! E’ follia! E’ pura follia! Se pensano che sia un criminale va bene, allora li assecondo così almeno avranno ragione a fare così! - Zizou si alza dalla scrivania e ci viene davanti, mani alte e larghe, aria calma, cerca di placarmi ma io non mi fermo, sono furioso, mi sento così fuori di me che non riesco a fermarmi nemmeno se penso che dovrei perché siamo nel suo studio al centro sportivo e può passare chiunque e sentirmi, ma sto quasi gridando e non l’ho mai fatto, mai!
Posso lamentarmi, ma non mi arrabbio, non succede mai. Quando lo faccio è perché non ne posso più e non riesco a frenarmi.
- Cosa c’entrano i miei parenti? Mia madre piangeva, cazzo! Ed io non sapevo cosa dirle. Mi diceva ‘ma non ti hanno dato il permesso di incontrare Valbuena? Questo non significa che sei riconosciuto come innocente?’ e poi ‘tu non hai fatto nulla, perché ti trattano come un criminale?’ ed io non sapevo cosa dire! E quelle merde che hanno mandato in giro voci che non esistono nemmeno e mi hanno rovinato la reputazione, per poco la carriera ed ora anche la mia famiglia! Senza che fosse vero, nulla di tutto quello! E nessuno ha detto niente, se non la mia squadra! Il club, i compagni, tu mi avete tutti difeso ogni volta, ma nessun altro, nessun altro ha mai esposto il culo per dire che non ho fatto nulla! Mathieu non ha mosso un dito per spiegare, per dire che non c’entro con quella maledetta storia se non perché ho cercato di aiutarlo! Può essere rimasto male da certe cose che ho detto, ma non l’ho mai ricattato ed in giro dicevano tutti questo e lui non ha mai detto nulla ed ora mia madre è là che piange perché non capisce perché ora, che il giudice mi ha tolto dalla lista degli indiziati, tutti continuano a trattarmi così! Ed io non ho il potere di fare nulla perché posso sopportare gli insulti a me, ma non posso fare nulla per non farli soffrire! Io… io non ne posso più! Non si parla che di quello! Se un giornalista mi ferma mi chiede di quello! Chiunque mi incontra mi dice di quello! Non ce la faccio, non ce la faccio più! Mi hanno rovinato! Hanno rovinato la mia famiglia! E per niente, niente! Perché io avevo offerto il mio aiuto ad un amico che ha fatto un casino ed io ne sono andato di mezzo in un modo che cazzo non capisco! Per niente, niente, niente! - Zizou alla fine non dice nulla, decide di lasciarmi sfogare, poi fa un passo avanti e mi prende il polso, stringe e mi circonda con le braccia.
Le sue, forti e sicure, mi attanagliano ed io non ho scampo. Pongo resistenza un istante, ma mi obbliga e poi mi stacca la spina, non so come fa ma quando lo sento, quando sento il suo calore, tutto scivola via, tutto si spegne, io stesso lo faccio.
E piango come un bambino fra le sue braccia.
Io non avevo fatto nulla e sono quello che più ci ha rimesso!
Le sue mani mi carezzano, le sue labbra fanno ‘ssss’ e mi bacia la tempia ed io sono contro di lui, aggrappato, disperato, a piangere. Piangere come forse non sono ancora riuscito a fare.
Una volta, all’inizio, quando la cosa è esplosa nel suo peggiore dei modi. E poi mi sono tirato su le maniche ed ho dimostrato sul campo che la mia coscienza era pulita, che potevano radiarmi dalla Francia, ma io non avevo fatto nulla e l’avrei dimostrato col mio comportamento pulito.
Ho giocato meglio di chiunque altro, sereno, senza pensieri o rimpianti.
Ed ora il giudice finalmente ha tolto la restrizione che aveva messo contro di me, permettendomi di incontrare Matiheu, cosa che si fa solo se uno non è più sospettato. Il processo è ancora in corso, non può dire che non sono colpevole, però togliendo la restrizione significa che mi considera innocente, è per questo che poi ha detto che la nazionale è libera di convocarmi se lo ritiene opportuno ed io mi sono sentito così felice e sollevato perché finalmente significava che le cose stavano andando bene per me.
Eppure mia madre oggi piangeva ed io non ce l’ho fatta più.
Ho tenuto duro, ho fatto la persona forte, non ci ho voluto pensare. Per poi crollare ora.
Qua.
Fra le braccia dell’unica persona che può vedere le mie lacrime e sentire il mio sfogo.
Sono così furioso, così furioso che vorrei prendere a pugni qualcuno, ma forse non c’è nessuno da picchiare.
E’ il sistema che funziona così.
I media possono distruggere qualcuno anche senza ragione e prove, lo possono fare per noia e ci riescono bene. E poi non rimettono in piedi quello che hanno distrutto, non si curano se avevano ragione o torto, non gliene sbatte un cazzo. Ed intanto la vita di qualcuno è a pezzi.
- Cazzo, non mi interessa di me, io mi sono rinforzato in questa storia. Ma la mia famiglia no… la mia famiglia è distrutta… e non lo meritava… mio padre ha detto che è colpa delle mie compagnie, se non avessi avuto amici di dubbio gusto, non mi sarei messo in mezzo offrendo di aiutare Mathieu. E non sarei mai stato tirato dentro a questo casino. Colpa dei miei amici! - Lo dico perché forse è questo che mi brucia più di ogni altra cosa.
E nemmeno immaginavo di pensarlo, ma qua contro il collo di Zizou lo posso dire. Sputarlo fuori.
- Hai avuto un’infanzia difficile e sei sopravvissuto diventando amico di quelli che ti avrebbero fatto fuori. Tu hai fatto quello che dovevi per sopravvivere, ma non sei diventato come loro, hai mantenuto la tua integrità, sei una persona in gamba e non importa cosa pensano, cosa sembra e cosa è successo. Tu sai chi sei. Conta che lo sai tu e chi ti ama. -
- Ma lui pensa che io abbia delle colpe… - Tiro su col naso, stringo gli occhi e poi li apro alzando la testa dal suo collo, lo guardo. Gli occhi mi bruciano, le lacrime tirano la pelle delle guance e lui mi prende il viso fra le mani e mi pulisce con i pollici. Mi guarda con dolcezza.
- Non lo pensa davvero, è solo esasperato e quando tornerai a sentirlo si scuserà e tutto andrà a posto. E tua madre sorriderà di nuovo ed i tuoi nipoti impareranno a reagire, come reagivamo noi alla loro età. Stranieri in terra francese, non era facile Karim. E solo noi lo sapevamo. Ma ci siamo alzati. Guarda dove siamo. Non colpevolizzarti. Non ne vale la pena. Stai dando ai media più potere di quello che meritano. Loro vivono della luce degli altri, in questo caso della tua, ma sei tu che brilli, non loro. Loro sono invidiosi e cercano di spegnerla. Ma gli è andata male, perché tu stai ancora brillando e lo puoi dimostrare in campo con prestazioni eccezionali. - Annuisco e sospiro sorridendo fragile, mi sento a pezzi, come se i nervi dopo essersi tesi fino allo spasmo, si fossero spezzati.
E lui è qua a riprenderli in mano e a riunirli.
Sospiro sfinito e crollo con la fronte sul suo collo, lui mi riabbraccia e appoggia a testa sulla mia, con dolcezza, tenendomi a sé.
E’ la mia ancora, non credo che farei molto senza di lui, non credo sarei a questo punto.
Se nella stagione con Mourinho non fosse arrivato a svegliarmi, mi avrebbero venduto quell’estate. Invece lui è arrivato e mi ha come sbloccato, mi ha svegliato e da lì, piano piano, ho continuato a crescere sempre più, lentamente ma costantemente. E le volte migliori, le stagioni migliori erano con lui al fianco.
Sempre.
Ora più che mai.
Posso avere paturnie e follie e capricci e sentirmi solo quando è con la famiglia e cercare per questo James, ma Zizou per me… quello che per me è Zizou nessuno è e lo sarà mai. In nessun modo.


Nella stessa giornata io e lui abbiamo le stesse reazioni davanti alla stampa che ci fa le stesse domande.
Io rispondo a muso duro che i media mi hanno ingiustamente rovinato e che non importava per me, perché sono mentalmente forte, ma la mia famiglia ci è andata di mezzo ed è folle, assurdo, impensabile.
Lui ha detto che è stufo di sentir parlare di questa storia e che io lo sono ancora di più e che voglio si parli solo di calcio e di come sto lavorando per avere successo con la squadra.
Anche senza il mio sfogo lui sa come la penso, avrebbe potuto parlare a nome mio senza problemi, ma sa bene come sto, quanto odio che si parli di questa storia.
Vogliamo archiviarla tutti e due ed andare oltre.
Spero di poter ricominciare, perché ho le palle piene. Non ne posso davvero più.
Fanculo.