GLIEL’HO DETTO
criska

/I fight for you - Jason Derulo/

Quando si trovò davanti Ricardo, gli bastò un’occhiata per capire che era successo qualcosa.
Aveva una di quelle espressioni di quando si sforzava di essere normale e sereno. Appunto. Si sforzava.
- Cosa c’è? - Chiese subito Cristiano senza perdere tempo, pronto a dar fuoco a chiunque turbasse il suo dolce cockerino nero.
Ricardo alzò gli occhi che teneva bassi e li incrociò con quelli scuri e penetranti del suo ragazzo, così non riuscendo più a tenere l’enorme peso che portava, lo disse con un filo di voce, come se fosse colpevole di chissà quale crimine:
- Gliel’ho detto… - Cris, all’udire quelle parole, lo fissò con aria incredula come se fosse impazzito:
- Cosa?! A tua moglie?! Ma sei matto?! - Ricardo annuì tornando ad abbassare lo sguardo con aria più colpevole di prima, amareggiato come un cucciolo che aveva fatto i bisognini sul tappeto del padrone. A quell’immagine il portoghese non riuscì a resistere e spompandosi, disse: - Ma non dovevi… -
Era chiaro cosa le avesse detto, non c’era certo bisogno di torturarlo facendoglielo ripetere per filo e per segno…
- Non riuscivo a nasconderglielo e poi se n’era accorta da sola… - Cristiano inarcò la fronte, non ci poteva credere, erano stati attenti. Gli parve molto strano:
- Davvero? - Ricardo annuì di nuovo sempre con aria depressa, così il compagno si scostò per farlo entrare. Una volta dentro si chiese se per consolarlo potesse usare il suo metodo preferito oppure se dovesse fingere di avere un po’ di tatto e aspettare che si riprendesse meglio.
- Dev’essere stato quando ti sei trasferito vicino a me. - Concluse il padrone di casa optando per farlo bere un po’, una sorta di via di mezzo fra le due opportunità. - Vieni… - Fece poi dirigendosi in soggiorno, nell’armadietto degli alcolici.
- No, non voglio bere… - Disse Ricardo timoroso all’idea di ubriacarsi in quello stato d’animo terribile.
Cristiano non lo ascoltò e versò della vodka alla menta che sapeva gli piaceva nonostante cercasse di contrastare l’alcool con tutto sé stesso.
Gliela porse e sospirando la prese ma non la bevette, il padrone di casa invece gradì subito per poi versarsene un altro bicchiere.
Il brasiliano guardò il suo liquido verde insieme al ghiaccio che tintinnava sciogliendosi a vista d’occhio.
Il divano era in pelle nera, era comodo, largo e spazioso, ad angolo, lui vi era seduto sopra tutto rannicchiato su sé stesso. Ripensava a quanto accaduto poco prima e al dolore che aveva arrecato a Caroline e non riusciva proprio a sentirsi meglio. Non era giusto tutto quello che era successo fra loro due. Non lo era.
Lei era una brava persona e non aveva nemmeno mai ceduto a certe parti discutibili della propria natura, non si meritava una pugnalata simile ma non sapeva proprio cosa farci, ormai.
Mentirle e fingere che tutto andasse bene era una sofferenza troppo grande per lui e la consapevolezza che lei comunque rimaneva sua moglie e lo sarebbe sempre stata davanti a Dio, gli imponeva comunque dei doveri.
La sincerità era il minimo.
Aveva cercato di trattenersi seguendo il consiglio di Cris, ma non ci era proprio riuscito, alla fine aveva ceduto.
- Perché l’hai fatto? - Gli chiese dopo avergli lasciato un po’ di tempo per raccogliere i propri pensieri.
Cristiano stesso provava sentimenti contrastanti, al momento. Non sapeva se sentirsi arrabbiato oppure sollevato. Forse dipendeva da come era finita fra lui e sua moglie. Anzi, dalle intenzioni di Ricardo.
Certo bene non poteva essere andata a giudicare dalla sua aria.
Il ragazzo si strinse nelle spalle e piegò le labbra dispiaciuto:
- Volevo fare come avevi detto, non dirle nulla, però non riuscivo ad ingannarla così. E poi ha detto che ero strano… mi chiedeva sempre cosa avessi ed io… - La voce gli si spezzò e si interruppe sapendo che se avesse continuato a parlare avrebbe probabilmente pianto come un bambino e non voleva.
Era venuto lì perché era l’unico che aveva voluto vedere, aveva sentito un bisogno immane di stare con lui, solo con lui, ed ora aspettava che con un tocco magico lo aiutasse e lo facesse sentire meglio.
Cristiano non condivideva niente né del suo stato d’animo troppo severo con sé stesso, né della sua coscienza che gli aveva fatto confessare ogni cosa a sua moglie.
Questo non toglieva che sapeva come Ricardo si sentiva e che gli dispiaceva, anzi, gli bruciava. Gli bruciava che ora che era libero -almeno in teoria- lui si sentisse così male.
Detestava quando era in quelle condizioni, voleva che il suo ragazzo fosse sempre e solo la persona solare e serena, quella parte buona e bella di sé, insomma, che lui non avrebbe di certo mai avuto, non davvero.
Gli si avvicinò e gli circondò le spalle col braccio, l’attirò a sé e si morse il labbro.
Non sapeva come si consolava con delicatezza, non era la persona giusta per quello.
- E adesso? - Gli chiese, per sapere come erano rimasti.
Ricardo appoggiò la testa alla spalla, spingendo la fronte contro il suo collo. Ora, con quel contatto, cominciava lentamente a sentirsi meglio ed il magone gli diede tregua permettendogli di parlare:
- Niente… vivremo insieme lo stesso, sai, Luca non deve patire. Siamo comunque i suoi genitori e faremo di tutto affinché cresca sereno. Solo che ora… le serviva un po’ di tempo per assimilare la notizia. Stava male, aveva bisogno di pensare… ed io… avevo bisogno di te… - Concluse tutto prima che il nodo salisse ancora, riuscì a trattenersi e sentì la presa di Cristiano farsi più solida sulle spalle, lo stringeva contro di sé con sicurezza infondendogli il calore e la forza di cui era padrone.
Sapeva di aver fatto la cosa giusta, venendo lì.
- Immagino che mi odierà… - Disse il portoghese pensando ad alta voce. Ricardo a quello contrasse le sopracciglia, quindi alzò la testa fino a vederlo in viso e gli chiese:
- E perché dovrebbe? - Cristiano se ne spiazzò e cominciò a non capire più niente.
- Come, perché… le hai appena detto che… - Poi si fermò ed un pensiero gli attraversò la mente in un lampo, quindi più cauto che mai, come se camminasse in punta di piedi, disse: - Riky, ma cosa le hai detto, di preciso? -
Il brasiliano rimase in quella posizione, come se dovesse baciarlo da un momento all’altro, poi, senza capire cosa prendesse a Cris, rispose candido:
- Che il nostro matrimonio è in crisi… -
- E… - Cristiano era senza parole, tossì e continuò: - basta? - ma la voce era quasi inudibile. Era possibile?
- Sì… cos’altro dovevo dirle? - Possibile che non ci arrivasse da solo?
- Che io e te stiamo insieme! - Fu il turno di Ricardo di spiazzarsi.
- E perché mai darle un colpo così grande? È già abbastanza pesante affrontare una crisi matrimoniale! - Cristiano continuò a guardarlo stranito non credendo a quello che sentiva. Ma come poteva essere così contraddittorio?
Non sopportava di tacerle la crisi matrimoniale ma poteva invece nasconderle che la tradiva?
- Riky… ma come fai ad esagerare così tanto? Insomma, solo per una cosa simile tu ora sei così depresso… pensavo che le avessi detto che vieni a letto con me… affrontare una crisi matrimoniale è ormai all’ordine del giorno, per ogni coppia! - Come la metteva lui sembrava tutto una cavolata e Ricardo non riusciva a pensare così, però era sollevato di avere accanto uno che alleggerisse delle situazioni per lui tanto tragiche. Non si offese per questa sua reazione ed anzi ringraziò che l’avesse avuta.
- Ma no… e poi per noi è difficile affrontarla, siamo persone di fede… e comunque non mi hai sempre detto che quello che facciamo non sono cose da dire a nessuno per niente al mondo? -
Certo, si rese conto il portoghese, non gli aveva mai vietato di parlare della sua crisi matrimoniale, quindi il suo ragionamento non faceva un grinza.
Cristiano a quel punto non poté non ridere di gusto abbracciandoselo contro, come se fosse il suo orsacchiotto buffo col potere di farlo divertire.
Era una situazione troppo comica, dal suo punto di vista.
Uno come lui non poteva esistere davvero!
- Io credevo tu stessi così male perché le avevi detto di noi! - Disse fra una risata e l’altra. Ricardo naturalmente non rideva ma rimaneva aggrappato a lui sentendosi meglio per quello.
- No… - Dopo un po’ rimasto così fra le sue braccia a pensare alla loro situazione, esordì con un filo di voce: - Senti, Cris… mi spieghi una cosa? - Lo chiese cauto e delicato, quasi timoroso di sentire la risposta, ma era una cosa che l’assillava, quando gli veniva in mente, e nemmeno impegnandosi riusciva a capirlo.
Cristiano smise di ridere ma non se lo staccò di dosso.
- Si? - Ora erano comodi appoggiati allo schienale del divano, i piedi allungati sui morbidi cuscini che si allungavano dall’angolo, sempre abbarbicati l’uno all’altro.
- Perché non vuoi che nessuno lo sappia? -
Cristiano nascose con abilità il suo reale stato d’animo a quella domanda, e ridendo finse di prenderlo in giro:
- Lo sa tutto il Real Madrid in pratica! -
Ma Ricardo non si fece deviare e mantenendosi fermo, non mollò:
- Hai capito cosa intendo. Anche adesso… eri spaventato dall’idea che mia moglie lo sapesse ma quando ti ho detto che non lo sapeva ti sei subito sollevato. Perché? -
E il portoghese ogni tanto si dimenticava che quel tipo riusciva sempre a cogliere ogni sua sfumatura anche se si reputava egregiamente bravo a nascondere di sé le sue parti intime e private.
Divenne serio e smise di fare l’idiota per forza. Sospirò e pensò a come spiegarsi. Non era abituato ad aprirsi intimamente e sapeva che di solito quando parlava tentando di fare una certa parte finiva per ferire gli altri perché la sua lingua era troppo diretta ed il suo cervello non aveva filtri di alcun tipo.
- Ti vergogni? - Chiese allora Ricardo cercando di aiutarlo nel discorso. Cristiano si contrariò e rispose subito mandando a quel paese il ragionamento:
- Ma no, che diavolo dici? -
- E allora…? -
Strinse la presa per darsi forza, poi decise semplicemente di parlare. Qualunque cosa sarebbe uscita era con Riky che parlava, l’unico che a quanto pareva aveva colto il suo vero ‘io‘, visto quanto gli si era legato nel giro di un anno e mezzo soltanto.
- Io ho fatto sempre e solo sesso, non sono mai andato oltre. A parte le mille cose discutibili che faccio sempre, lo sai… -
- E’ questo? Solo sesso? - Ricardo voleva alzarsi ma lo teneva ancorato a sé impedendo di muoversi, il cuore cominciava ad andargli così veloce… era quella la paura di non essere ricambiato allo stesso modo? E se aveva frainteso tutto?
Ma tutto cosa, poi?
Non avevano mai parlato di quello che erano, di cosa provavano, avevano cominciato ad andare a letto insieme e basta. Ricardo aveva seguito la sua natura andando con Cristiano. Era tutto lì ciò che erano.
Forse avrebbe dovuto pensarci prima e meglio…
- No, è questo il punto. - Si affrettò a tranquillizzarlo non sapendo come mai, al momento, ciò che contava di più fosse proprio rasserenare il suo ragazzo. - Non è solo sesso. Per la prima volta non lo è, ma io ho fatto solo quello, non mi sono mai innamorato e… bè, sono una bestia, lo sanno tutti. -
- Tu non sei una bestia. Ti hanno etichettato in questo modo e tu ti sei convinto di esserlo, ma è diverso! - Puntualizzò il brasiliano infastidito per la prima volta da che lo conosceva. Cristiano si spiazzò ma riprese prima di dimenticarsi il punto della sua situazione complicata.
- Sì, bè… però non sono famoso per avere storie serie e rendere felici le persone. Insomma, rimane il fatto che non mi sono mai innamorato ed ora non so cosa sia quello che abbiamo noi. Non so dove ci porterà. Non so come sarà. Prima di farlo sapere a chicchessia, specie tua moglie, voglio che la viviamo noi vedendo dove ci porterà. Senza definire questi sentimenti con parole più grandi di noi. - Nel caos che provava dentro, si chiese se effettivamente si fosse spiegato poi sentì Ricardo ricambiare di nuovo l’abbraccio cominciando ad accarezzarlo dolcemente come solo lui sapeva fare. Si domandò se un giorno gli avrebbe trasmesso anche a lui quei modi di fare tanto gentili. Forse stando tanto insieme…
- Ho capito. Era importante per me chiarirlo. Sono d’accordo. Finché non siamo sicuri non dobbiamo affrettare i tempi. È anche per questo, dopotutto, che non l’ho detto a Caroline. - Cristiano si sentì con un netto peso in meno e tornò a respirare libero da un pensiero fisso che, prima di essersene liberato, non aveva nemmeno saputo di avere.
Il suo bel viso tornò a schiarirsi mentre concluse a modo suo, senza peli sulla lingua o sentimentalismi di mezzo:
- Vogliamo stare insieme? Stiamo insieme. Stop. E vediamo come va. -
Facile e giusto.
Il ragazzo abbracciato a lui sorrise contro il suo petto mentre gli posava sulla stoffa sottile della canottiera attillata, un piccolo bacio affettuoso.
Forse il brasiliano era davvero semplicemente la sua parte buona e pulita. Il suo equilibrio. Una sorta di anima, insomma, visto che lui era sempre stato convinto di non averne!
Come Cristiano se lo disse, invece di spaventarsi, si rasserenò per averlo trovato ed essere riuscito a non farselo scappare.
Lì, in quel momento preciso, con le braccia intorno alla sua schiena e le mani fra i suoi folti capelli neri e morbidi tutti spettinati, giurò a sé stesso che avrebbe fatto di tutto per tenerselo il più a lungo possibile.
Suggellò questa promessa prendendo il viso di Ricardo fra le mani e tirandolo su fino al proprio, l’osservò per un istante. Lo guardava limpido, la tristezza per sua moglie ormai dimenticata grazia allo stare insieme, sembrava sollevato, sembrava stesse davvero bene. Era pulito ed era suo. Ora lo era davvero.
Rimanendo straordinariamente serio, posò le labbra sulle sue senza nessuna carica erotica od idee volgari in mente. Assaggiò la sua bocca con lentezza, fece sua la lingua del compagno che gli venne offerta con dolcezza, si intrecciò ad esso in un piccolo gioco di ritiro ed offerta fino ad ottenere un bacio pieno di qualcosa che non pensava ci avessero mai messo.
Qualcosa di nuovo per lui.
E non se ne spaventò, perché era con Ricardo, dopotutto, l’unico adatto a raccogliere quello che, lo scopriva solo ora, aveva dentro da qualche parte come tutti.
Quello fu il momento in cui Cristiano cominciò a vivere la loro relazione seriamente.