CAPITOLO XVII:
NELLA CAMERA DEL MOTEL



Entrarono nella camera, non era chiaro a nessuno dei due quanto si sarebbero fermati e cosa avrebbero fatto.
Per Zizou allontanarsi da Karim era stato il solo sistema per non cedere ai propri forti istinti verso di lui, Karim totalmente ignaro della cosa, aveva vissuto tutto come un lutto, una separazione, un non essere voluto.
L’aveva decisamente vissuta male.
Vederlo in quelle circostanze lo sbatteva fuori di sé, non sapeva cosa pensare, come prenderla, cosa aspettarsi.
Via via che i secondi passavano, Karim dimenticava gli eventi della partita e si concentrava su quel momento strano con lui. Come se fosse una resa dei conti.
- Volevo stare tranquillo a quattrocchi con te. - Spiegò calmo Zizou svuotando le tasche e posando il contenuto su un comodino.
La camera era matrimoniale ed essenziale, Karim guardò il letto e rimase in piedi incerto su cosa dovesse fare a quel punto.
Zizou, capendo il suo dilemma, vi si sedette sopra.
- Iniziamo sedendoci? -
Karim cercò una sedia, ma non trovandola si sedette vicino a lui, ad una media distanza.
Si sedette in punta appoggiando i gomiti alle ginocchia, dondolava il piede per terra con fare nervoso e si mordicchiava il labbro. Ovviamente era impensabile l’idea i guardarlo.
Zizou, seduto dritto e con le mani appoggiate ai lati delle gambe, sul bordo del letto, lo guardò intensamente.
Aveva seguito un impulso indomabile. Vedendolo piangere in panchina aveva capito che non era tanto un problema fisico quanto emotivo, non poteva permettere che crollasse proprio ora che aveva ingranato la sua strada.
Ci teneva troppo a lui.
- Cosa succede, Karim? - Karim aggrottò la fronte ostinandosi a non guardarlo, ogni muscolo del proprio corpo era già teso.
- Mi sono fatto di nuovo male. - Disse laconico sapendo che non si riferiva a quello.
- Ma è la prima volta che piangi per questo. - Karim seccato sbottò:
- Non piangevo per quello! - Zizou fece un sorriso vittorioso, era stato facile.
- E per cosa allora? - Karim sospirò e si raddrizzò strofinandosi le mani sul viso per poi appoggiarle dietro di sé. Uno sguardo fugace che distolse subito scuotendo la testa, stringendosi nelle spalle, l’aria cupa e chiusa.
Zizou lo seguì col capo e con lo sguardo.
- Non lo so, ma non per l’infortunio! - Concluse secco e col broncio. Zizou sorrise e Karim lo guardò percependolo. Aggrottò la fronte seccato:
- E’ divertente? -
Zizou inarcò calmo le sopracciglia.
- Trovo divertente che ti ostini a chiuderti così anche con me. - A quel punto l’altro scattò come una molla, si mise in avanti con il busto e rispose concitato ed iroso:
- Con te? Perché chi sei tu? Non mi sembra di esserti stato molto a cuore ultimamente… che confidenza abbiamo? -
Zizou sospirò paziente:
- Te l’ho già detto e mi sono già scusato. Sono qua per rimediare. Mi dispiace che ci siamo allontanati a questo modo… possiamo andare oltre? -  Karim sospirò e si girò strofinandosi di nuovo il viso come se fosse un tic nervoso.
Ne aveva paura. Aveva paura di tornare come prima. Legato a lui a quei livelli. Perché lui lo amava, ma Zizou lo vedeva come un fratello minore. Ne era terrorizzato.
Eppure gli mancava, gli mancava come l’aria.
Scosse il capo e sorrise amaro alzando gli occhi al cielo, poi si lasciò andare giù con la schiena e si stese sul letto, si tolse le scarpe ed alzò i piedi piegando le gambe. Zizou rimase composto accanto a guardarlo, paziente in attesa.
- Non so perché piangevo. Ho avuto paura. Paura di tornare indietro, penso. Ho faticato molto per arrivare a questo livello, ed ora per due infortuni di seguito potrei perdere quello per cui ho duramente lavorato. - Zizou aggrottò la fronte.
- Non ti ho mai visto piangere, Karim… - Disse senza dover spiegare il motivo per cui lo stava dicendo. Karim girò gli occhi sui suoi che arrivavano a lui da sopra la spalla.
- Ci tengo troppo a questo posto,  a questo livello, a questo punto. Perché ci ho lavorato con te. Affondare appena tu ti stacchi un po’ non è solo una sconfitta, ma è un pensiero insopportabile. Ci tengo a mantenere quello che mi hai lasciato. Anche se è solo un livello di calcio. - Karim lo stava dicendo senza averlo mai pensato prima di ora, ma era vero.
Se fosse stato il regale di un altro non l’avrebbe tenuto così prezioso stretto a sé, ma era difficile, molto difficile, non capire quanto fosse Zizou il punto.
Karim smise di parlare e distolse lo sguardo coprendosi gli occhi con il braccio piegato sul viso.
Zizou si morse il labbro colpito da quella confessione.
Sapeva dei suoi sentimenti per lui, ma pensava che visto come erano andate le cose, gli fosse un po’ passata.
Non era esattamente così.
Ed ora sapere che c’entrava lui, quello che provava per lui, lo tornava a destabilizzare.
Zizou tremò incapace di realizzare la cosa giusta da fare e conscio che non potevano stare lì fermi in quel modo per sempre, decise che comunque qualcosa avrebbe fatto.
Erano in un motel in mezzo al nulla, da soli e di notte. Nessuno avrebbe visto, nessuno avrebbe saputo.
Convincersi di non essere più importante per la persona che amavi in modo tanto speciale ed invece rendersi conto che non era così, che contavi ancora sopra ogni altro, gli trasmise una scarica di gioia incontrollata e con gli occhi lucidi e la paura nelle ossa, si chinò, si appoggiò sul gomito sistemandosi sul fianco. Poi gli baciò il braccio che lo separava dal suo viso.
Lo baciò e Karim spalancò gli occhi al di sotto. Trattenne il fiato.
- Mi dispiace averti lasciato solo… - Disse tornando a baciarlo leggero. - Non sapevo come gestire quello che provavo per te… - Karim non aveva il coraggio di muoversi, rimase zitto senza respirare ad ascoltarlo. Le sue labbra lo stavano uccidendo, non voleva svegliarsi. - Pensavo di averti perso, ma sapere che non è così mi ha riempito di gioia. - Disse poi arrivando sul polso. Si fermò, glielo prese e glielo tolse dal viso, lo guardò. I suoi occhi shoccati. - Forse non avrò più il coraggio di farlo. Per cui lo farò ora e poi forse mai più. - Karim non poteva crederci, era sicuro di essere in uno dei suoi sogni. Era impossibile che fosse così davvero.
Gli mise una mano sulla guancia e lo carezzò dolcemente, con sguardo che era un misto fra il terrorizzato ed il coinvolto, con un fondo innegabile d’amore, concluse avvicinandosi:
- Ti amo e non voglio che tu stia male, specie per colpa mia. Non piangere più. - Karim però non riuscì ad accontentarlo. Mentre le loro labbra si univano, le lacrime scendevano.
Un bacio leggero, dolce ed un po’ salato.
Un bacio che non avrebbero mai dimenticato. Le lingue si fecero avanti, si intrecciarono e si abbandonarono a quelle emozioni prorompenti che li sconvolsero facendo dimenticare tutto.
Potevano stare mesi senza sentirsi se non qualche istante velocemente e formalmente, e poi ritrovarsi carichi degli stessi sentimenti che non si sarebbero mai cancellati, mai sostituiti.
“Potrò provare una specie di amore per qualcun altro, forse. Potrò avere storie di vario genere, anche sentimentali. Ma non sarà mai così. Lui è il mio sogno proibito. Ed io sono il suo.”
Per Karim sapere che Zizou lo ricambiava, ma che non aveva mai avuto il coraggio di ammetterlo e arrendersi, fu una svolta decisiva ed un grande aiuto.
Forse non potevano vivere quella storia, ma sapere cosa provavano, esserselo detto, averlo ammesso ed appreso, fu terapeutico.
In quel momento niente altro avrebbe potuto aiutare Karim più di quella consapevolezza.

Smisero di baciarsi dopo un tempo indefinito e si guardarono rimanendo vicini.
Gli occhi di entrambi erano visibilmente sconvolti, quelli di Karim ancora pieni di lacrime che si erano sospese mano a mano che le loro bocche si fondevano insieme. Zizou lasciò il viso di Karim per cercare la sua mano, intrecciò le dita appoggiandole di lato, accanto alla sua testa.
- Non ho mai avuto il coraggio di arrendermi a questo. - Karim ripensò a quanto era stato male convinto di aver sempre interpretato male il suo affetto, che in realtà non fosse amore. Ed invece era vero, aveva sempre percepito bene.
- L’amore di un altro si sente. Non potevo sbagliarmi. - Zizou sorrise.
- Non potevo confermartelo e lasciartelo credere. Avevo paura che scoppiasse un casino. E di non riuscire a guardarmi allo specchio. - Karim aggrottò la fronte.
- Adesso? - Zizou fece un sorriso triste ed alzò una spalla sfiorandogli la bocca.
- Non possiamo stare insieme. Ma non posso chiuderti fuori dalla mia vita. Dobbiamo trovare un compromesso, un equilibrio… un modo… - Karim non sapeva come sentirsi, era confuso e perso e rimase a guardarlo in attesa di una risposta più definita.
Zizou scosse la testa.
- Mi serve tempo per elaborare. Non avevo programmato andasse così… -
- Zizou, mi hai portato in un motel di notte, come pensavi andasse? E’ già tanto che non abbiamo scopato! - Zizou si tese e si lasciò andare sulla schiena, accanto a lui, lasciandogli la mano. Si passò le proprie sul viso e sospirò stringendo gli occhi in cerca di risposte che sul momento non venivano. Si sentiva fragile e scoperto e non gli piaceva. Aveva lottato una vita per impedirlo.
- Lasciamoci qualche giorno per riflettere su come fare. Ti amo, provo qualcosa di fortissimo per te, ma al primo posto c’è la mia famiglia, li amo tantissimo e non posso ferirli e tradirli in alcun modo. Devo… devo capire come muovermi. - Karim si mise a sedere e lo guardò preoccupato.
- Se non vuoi ferire loro, ferirai me di nuovo… era meglio non sapere che mi amavi. Stavo superando la delusione ed accettando il fatto che mi volevi bene, ma non come te ne volevo io… - Zizou guardò la sua schiena curva, poi si alzò a sedere anche lui ed infilò la mano sotto il suo braccio, l’appoggiò alla sua gamba e intrecciò di nuovo le dita alle sue.
- Non rinnego quel che ho detto. L’ho rinnegato per troppo tempo ed hai ragione. Inconsciamente era questo che volevo. Che venisse fuori. Liberarmi. Ma non cambia che sono un uomo, un padre ed un marito. - Karim smarrito si girò a guardarlo, vicino come era ora:
- Potrai essere anche il mio uomo? - Era questa la domanda.
Zizou non disse nulla, ma le due cose non potevano coincidere. Se era marito e padre non poteva essere l’amante di qualcuno, anche se era per amore.
Non attivamente, per lo meno.
Non sapeva come fare, come viverla. Non voleva privarsi di Karim e ferirlo ancora rischiando di mandarlo in crisi. Però non poteva fare come voleva. Non poteva avere tutto quello che amava.
Quella sera non ne parlarono.
- Dormiamo un po’, poi domani mattina presto torniamo a casa. Ne riparleremo fra qualche giorno. - Karim sospirò lasciando cadere la testa in avanti.
- Tanto c’è solo un modo in cui può finire. -
Zizou si protese e gli baciò dolcemente la spalla.
- Non fasciarti la testa, lasciami solo del tempo. Può anche darsi che mi accorga che posso, che posso fare entrambi, come la maggior parte degli uomini… io… io non posso darti risposte definitive ora. Solo che lo sai, sai quello che provo ed in tutta onestà è meglio vivere nella verità che in una bugia. Anche se la verità è dolce-amara. - Karim non rispose, si girò e cercò le sue labbra. Un volta trovate si intrecciò a lui, alla sua lingua, al suo sapore.
Poco dopo si stesero vestiti, si misero sotto le coperte e chiusero la luce girati uno verso l’altro.
Zizou non lo disse, ma lo pensò.
Era un gran casino.