CAPITOLO XXI:
AL CENTRO SPORTIVO



James aprì gli occhi di scatto e guardò l’ora rendendosi conto di essersi addormentato.
In un primo momento non realizzò altro.
Era pomeriggio inoltrato, fortunatamente quel giorno non avrebbe avuto altri allenamenti, ma probabilmente sua moglie l’aveva dato per disperso.
Col telefono in mano, constatato che era pieno pomeriggio, le scrisse un sms dicendo che stava bene e che era tutto a posto, era da un amico.
Quando lo scrisse se ne rese conto e spalancò gli occhi impallidendo.
Si guardò accorgendosi di essere nudo su un letto estraneo, si ricordò di essere andato da Jese per consolarlo e calmarlo e… girò la testa.
E Jese era lì steso accanto a lui, nudo a sua volta, che dormiva a pancia in giù beato.
James arrossì coprendosi il viso con le mani.
“Sono diventato una puttana!”
Esclamò allarmato ricordandosi che consolazione aveva portato a sfogo e poi a sesso… James si era ricordato quella volta che Karim era venuto per lo stesso motivo e gli aveva dimostrato che il sesso funzionava in quei casi. Era vero.
Jese stesso aveva confermato la cosa.
Il sesso aiutava a distrarre.
‘Vuoi aiutarmi davvero a stare meglio?’ Gli aveva chiesto ad un certo punto esasperato in versione psicotica. James, sorpreso, aveva annuito e lui aveva detto: ‘Allora scopa con me!’
James aveva solo pensato ‘Si vede che è il fratellino di Karim, pensa come lui!’
Dopo si era ritrovato la sua bocca sulla propria, le mani addosso, i vestiti via e magicamente sul letto al posto del divano.
Aveva fatto tutto lui.
La conclusione era che quando Jese perdeva la testa diventava una specie di dinamite.
Però sorrise guardandolo di nuovo dormire beato.
“Ma una dinamite interessante.”
James decise di non farsi domande e di non provare a darsi risposte. In ogni caso le cose avrebbero fatto il loro corso.
Erano tutti buoni sistemi per uscire dal circolo ‘amo solo Cris, non posso vivere senza di lui’.
Karim probabilmente si era messo con Zizou, lui aveva bisogno di un nuovo ripiego, per Jese era la stessa cosa.
Stessa storia, attori diversi, si disse.
“Andrà bene comunque.”
Pensò stufo di appesantire tutto quel che viveva con paranoie e riflessioni di ogni genere.
A volte non si amava, a volte ci si aiutava e basta. E spesso gli aiuti non erano morali, ma semplicemente fisici.
Molto fisici.

Karim aveva fisioterapia durante l’orario regolare degli allenamenti della squadra, ma andò prima per fare qualche esercizio in palestra per le braccia ed il torace, in realtà per parlare con Cris e aggiornarlo.
Quando Cris venne a sapere tutto gli disse che lo perdonava per non averlo aggiornato prima per telefono, come gli aveva chiesto.
Poi si complimentò con lui e gli fece mille feste, sentitamente felice per lui.
Karim nel dirglielo e nel vedere la sua reazione, si ritrovò stordito.
- Che c’è, hai capito che è reale? - chiese Cris ridendo mentre tornava ai suoi macchinari.
Karim, fermo sul piano dove poi si sarebbe steso per i pesi, annuì sconvolto.
- Finchè non l’ho detto non l’ho realizzato, credo. Ma… ma sto con lui! - Cris rise di gusto.
- Ti capisco, mi è successo quando Riky si è deciso a cedere a me! Sai che vita che ha fatto, no? Alla fine si è arreso ed io non osavo crederci, infatti non l’ho detto subito. Quando l’ho fatto è stato… incredibile! Mi sono emozionato! - Cris, ricordandolo, sospirò malinconico. Che bei giorni, bei giorni che non sarebbero più tornati.
Karim ricordò quel periodo.
- Io l’ho capito parecchio tempo dopo, vivevo nel mio mondo all’epoca. - Cris rise.
- Già, ricordo… - Poi scosse il capo e riprese a muovere le gambe incastrate nella macchina. - Comunque poi per renderlo ancora più reale l’ho detto a tutta la squadra. Poi Riky mi ha chiesto cortesemente di smetterla! - Karim rise immaginandosi la scena di Riky serio che chiedeva cortesemente il favore di tacere.
- Io non posso, Zizou è stato chiaro. Non potremo dirlo a nessuno, anzi… te l’ho detto perché tu hai seguito tutta la vicenda, penso lo dirò a Raphael perché anche a lui racconto tutto, ma so che è una tomba. Tu… - Karim lo guardò incerto. Cris capì ed annuì.
- Non preoccuparti, sarò una tomba anche io. Lo dirò solo a Riky. -
- Ovviamente lui è sottinteso. Ma per il resto… cioè non ci vedremo nemmeno regolarmente, perché sarà più una relazione sporadica, capisci? Adesso non so, prima la vivo e poi ti dico. Non mi aspetto chissà quanti incontri e attenzioni e chiamate e cose così. Non siamo nemmeno tipi da fare cose simili… - Cris lo lasciò rifletterci, poi dopo un po’ di silenzio in cui entrambi pensarono a determinate cose, chiese:
- Lo dirai a James e Jese? - Karim lo guardò senza capire.
- Mi sono perso qualcosa? - Chiese riferendosi a Jese. - Voglio dire, James capisco, ma Jese? - Cris sospirò scuotendo il capo, non sapeva se ridere o piangere.
Non si era accorto di nulla, fosse stato per lui non gli avrebbe detto nulla, non si sarebbe mai degnato di curarsi di quel povero ragazzo che gli moriva dietro e che aspettava un suo cenno per capirci qualcosa.
- Jese è ancora innamorato di te e credo che vedendoti con Zizou e probabilmente con James, stia soffrendo come un cane e tu non gli dici nulla! - Karim si strinse nelle spalle con aria un po’ persa:
- Non pensavo di dovergli dire nulla… non è che lo evitassi, semplicemente ho avuto un po’ di casini e… - Cris alzò le spalle.
- Vedi di lui, sta impazzendo. - Disse poi secco. - E di James. - Karim sospirò alzando insofferente gli occhi al cielo, poi si stese nel lettino e si strofinò il viso con le mani.
- Come diavolo sono finito in questo casino io? Zizou, Jese e James? E poi chi altro ci si deve mettere? Io ero uno che scopava fra una crisi e l’altra per Zizou, l’unico amore della mia vita. Perché ora devo fare un bollettino con questo e quell’altro? Quando è successo e soprattutto cosa? - Cris si mise a ridere rumorosamente com’era nel suo stile e gli rispose divertito:
- Quando ti sei scopato uno ed hai rifiutato l’altro! - Karim si sentì sconsolato.
- Volevo solo qualche distrazione, niente altro… -
La risata del suo amico lo accompagnò fino a che, uscendo dalla palestra, non incontrarono di nuovo sia James che Jese, come il giorno prima.
Cris trattenne a stento una grassa risata mentre immaginava lo stato tragicomico di Karim, questi in effetti ebbe l’istinto di scappare, ma lui gli diede una pacca sulla schiena e decise al suo posto con chi avrebbe parlato per primo.
“Oggi tocca a Jese…” Disse. E si prese James a braccetto portandoselo nello spogliatoio per prepararsi agli allenamenti, mentre anche altri cominciavano ad arrivare.
Karim si ritrovò a tu per tu con Jese, il quale rimase incerto sul da farsi, incapace di capire se quella sua espressione fosse positiva o negativa.
In effetti con lui non c’erano espressioni positive o negative, c’erano solo espressioni. E basta.
Karim sorrise e gli chiese se gli andava di accompagnarlo dal fisioterapista, Jese capendo che finalmente avrebbero parlato, annuì con un sorriso tirato.
“Cris gli avrà parlato… da quel che ha detto James, mi sa che dovrebbe assumerlo per fare le sue PR!”
Pensò non avendo torto.
I due entrarono nella sala di fisioterapia, Karim non chiuse a chiave la porta e fu breve, gli spiegò la situazione con parole povere, com’era nel suo stile, e poi gli disse che glielo stava dicendo perché gli sembrava giusto.
- Ti ho trascurato senza accorgermene, io pensavo che dopo averti parlato ti servisse tempo e te l’ho dato, evidentemente mi sbagliavo, tu l’hai presa come una chiusura ma non è così. Io ci tengo alla tua amicizia, ma so che in certi casi non è facile e serve tempo… - Jese annuì e si strinse in una spalla mordicchiandosi il labbro, con le mani tormentava il foglio di carta sul lettino imbottito in pelle, adatto alla fisioterapia.
- Ecco, sì… mi serviva e mi serve tempo, ma non assoluto. Tu mi hai totalmente tagliato fuori ed io… boh, ho pensato che non te ne importasse più. Io devo continuare a vederti, parlare, passare del tempo con te. Magari meno o diversamente da prima, andandoci piano, però tu mi hai trattato da estraneo e questo è peggio… non mi hai nemmeno detto di James… ci sono rimasto male! Se ti serviva uno sfogo di quel genere perché non sei venuto da me? - Karim sospirò immaginando che l’avrebbe chiesto se l’avesse saputo e non sapendo come dirglielo senza ferirlo, glielo aveva semplicemente nascosto.
Si coprì il viso a disagio, non era bravo in quelle cose.
Si sedette sul lettino di fronte a quello a cui era appoggiato Jese e che stava tormentando, poi si decise ad essere sincero.
- Perchè sei mio amico, te l’ho detto. Sei il mio fratellino. Non posso, non riesco a vederti nel mio letto. Con James è diverso, con lui non ho quel genere di rapporto, è praticamente iniziato tutto così, per scopare. Prima non ci calcolavamo nemmeno… io ne avevo bisogno, lui ne aveva bisogno, non avevamo coinvolgimenti di alcun tipo ed è successo. Con te è diverso, sono coinvolto, ma in amicizia. Una bella amicizia! Non la voglio rovinare, sul serio. Nemmeno con Cris sono mai andato a letto e non ci andrei! Ora non so più come comportarmi con te! - Questa volta sprecò più di quattro parole messe in croce e Jese sospirò vedendolo in difficoltà, capì che ci teneva perché aveva usato molte parole ed il tono era nervoso, per cui decise di non calcare oltre la mano e di accettare quello che gli aveva detto.
E che semplicemente le cose stavano così. Punto.
Annuì ed alzò le mani in segno di resa.
- Ok, ho capito. Adesso è tutto chiaro. Va bene, però dovevo sapere, mi tormentavo senza sapere i fatti e le motivazioni. Mi sta bene, mi andrà bene. Sul serio. - Karim tirò un respiro di sollievo dentro di sé, mentre da fuori lo guardava annuendo ancora un po’ teso e preoccupato.
- Mi dispiace, le cose sono andate così da sole… - Jese scosse il capo e sorrise con sforzo, staccandosi dal lettino e dirigendosi alla porta svelto.
- Non devi scusarti, è così, come dici tu. Nessuno l’ha voluto. E’ successo. Bisogna accettare la realtà. Però non nascondermi più certe cose. Ti… ti prego… se è vero che conto per te… non nascondermi queste cose. Mi ha  ferito più il fatto che me lo nascondessi, piuttosto che succedesse. - Karim capì ed annuì, evitò di scusarsi di nuovo e tese la mano verso di lui, Jese la guardò e con una sensazione che era mista fra il sollievo e il sofferente, gliela prese nel loro modo particolare e Karim l’attirò a sé obbligandolo ad abbracciarlo. Il ragazzo si arrese e sorrise fra le sue braccia forti che aveva sognato a lungo ed avrebbe continuato a sognare.
Strinse gli occhi e si impresse quella bellissima sensazione.
Non avrebbe avuto di più.
Quando si lasciarono, Jese se ne andò fuori lasciando Karim solo, stendersi nel lettino e coprirsi il viso con le mani.
“Volevo solo una vita tranquilla… che palle!”
Pensò esasperato, odiava scaricare qualcuno, specie se quella persona era una a cui teneva molto.
Ma del resto, certe cose non si potevano proprio evitare.
“Dopo la fisioterapia aspetto James e parlo anche con lui.”
Pensò facendosi un piano.
“Poi se Dio vuole sarò libero da obblighi e doveri!”
Anche se poi con James non aveva ancora chiaro il genere di discorso che avrebbe avuto.
A parte l’aggiornarlo, cosa doveva dirgli?
Che non avrebbero più fatto sesso? Che ogni tanto, se entrambi volevano, avrebbero potuto ma dipendeva dal momento? E comunque sempre senza impegno, meno di prima?
Dalla porta aperta, vide nel corridoio passare James, Cris e Jese parlare e ridere, Jese tirato, ma presente.
Karim arricciò la bocca nel vedere l’istante in cui i suoi occhi si posavano brillando su Cris.
“Lo ama e lo amerà sempre. Non sarà mai ricambiato e James potrà avere mille storie di ogni genere, amerà sempre Cris. Così come io amerò sempre Zizou e gli altri saranno… bah, rapporti. Ma non quello stesso amore.”