CAPITOLO IV:
GRAN BELLA PACE

/Beautiful monster - Ne-Yo/
Non era per niente contento di fare una cosa simile.
Al di là della gioia, non sapeva nemmeno come si facesse… non passava la gran parte del suo tempo a scusarsi con gli altri, anzi… per lo più creava situazioni per cui poi doveva farlo. Peccato che il suo passatempo si concludesse lì e che poche volte andasse anche alla fase delle scuse.
Però questa volta glielo doveva, per lo meno Ricardo gli aveva detto così… di suo avrebbe semplicemente fatto finta di niente ma il suo ragazzo pareva tenerci tanto…
Dopo aver pensato in lungo ed in largo al modo migliore per farlo, non venendone mai a capo e non trovandone uno meno imbarazzante, aveva deciso per quello nel quale si sarebbe trovato un po’ più a suo agio.
Iker arrivò puntuale a casa di Cristiano, una villa grande probabilmente quanto lo stadio Barnabeu vicino a quella più discreta di Ricardo.
Quando si era ritrovato il suo messaggio sul cellulare si era chiesto se volesse fare il secondo round o se il benedetto del suo compagno avesse fatto il miracolo, perché tale sarebbe stato se quel toro senza cervello avrebbe presentato per la prima volta in vita sua delle scuse.
Curioso più che altro, si era visto aprire da un Cristiano in tenuta casalinga… o per lo meno immaginò fosse tale, visto che non aveva i soliti vestiti alla moda super firmati che lo fasciavano evidenziando il suo corpo divino il più possibile. Bè, osservò alzando un sopracciglio spontaneo con scetticismo, le firme c’erano comunque ed in bella mostra, ma erano sui boxer attillati.
L’unico indumento che indossava!
- Non mi aspettavi? - Chiese titubante pensando di aver capito male il messaggio.
- Sì che ti aspettavo, ti ho scritto io, mica sono un pirla che si dimentica gli inviti! - Polemizzò facendolo sembrare un attacco invece che una difesa.
Iker non si fece intimidire e rimanendo saldo nelle sue impressioni le espresse senza paura:
- E allora cosa’è, volevi sedurmi per chiedermi scusa, visto che non sai dire quelle paroline magiche? - Decise di dare per scontato che il motivo fossero proprio le sue scuse, cosa comunque non certa avendo a che fare con uno orgoglioso come lui, ma comunque a quel punto ironizzare e sdrammatizzare era l’unica per vincere l’imbarazzo che sarebbe potuto crearsi.
Certamente si erano visti nudi sotto la doccia tantissime volte, negli spogliatoi, non era quello… forse era il fatto che in casa era diverso. Non c’era nemmeno mai stato, sapeva dalle voci che era un’abitazione spropositata ma da lì a ciò che veramente era ce ne passava.
In fondo ci viveva da solo, no?
Non lo sapeva che certezza ma decise di non interessarsene… erano fatti suoi, probabilmente l’aveva presa così grande solo per autocelebrarsi e per fare un sacco di festini a carattere proibito.
Si figurò per un istante il genere di festini che avrebbe potuto organizzare uno come Cristiano e per poco non inciampò sul gradino all’ingresso dopo il ‘dai entra che non mangio umani’ del proprietario.
Sicuramente non erano serate molto convenzionali viste sempre le voci che giravano sui suoi gusti… gusti che viaggiavano da un estremo all’altro.
Potevano esserci anche un sacco di esagerazioni sul suo conto ma una cosa era assolutamente vera: quel tipo non aveva freni. Da lì uno poi poteva credere alle notizie sul suo conto o meno, ma di certo un Santo non era.
Quello lo era Ricardo.
Di nuovo pensando a ciò si chiese come mai si fossero messi insieme, sempre che potessero considerarsi tali visto che uno era sposato e l’altro per par condicio si era fidanzato con una super modella.
Alzò le spalle e decise di lasciar da parte queste considerazioni che comunque riguardavano solo gli altri due.
- Comunque per rispondere alla tua uscita del secolo… - Esordì Cristiano dopo aver pensato attentamente se dirglielo o meno: - siccome dovevo fare una cosa che odio, ho deciso di farla a modo mio, mettendomi comodo e lasciandola fra noi. -
- Immaginavo una cosa simile… guai a sapere che per una volta hai fatto qualcosa di carino e nobile! - Commentò con ironia accomodandosi nell’ampio divano del sicuramente costoso salotto di classe.
Sicuramente non li aveva nemmeno scelti in base al suo gusto personale, i mobili, si era limitato ad ordinare quelli più costosi che gli facessero fare un’egregia figura durante le feste o con gli ospiti!
Cristiano sghignazzò apprezzando la battuta.
- Ho una reputazione da difendere… -
- Ora capisco molte cose… - Continuò sullo stesso tono Iker accavallando le gambe e allargando le braccia sullo schienale dell’ampio divano ad angolo in pelle nera.
- Del tipo? - Chiese curioso Cristiano aprendo l’armadietto -’etto’ per modo di dire visto che era largo quasi quanto tutta la parete…- degli alcolici.
Lo spagnolo marcò il sorrisetto allusivo e pensando attentamente a quello che poteva dire, rispose senza freni inibitori… tanto quello era in mutante, che riguardi doveva avere?
- Non solo ti piace la tua fama da diavolo, ma te la sei costruita tu stesso! - Poi un pensiero buffo l’attraversò in quel momento come un lampo e lo buttò fuori senza trattenersi: - Magari in realtà sei pure tutto l’opposto! -
Cristiano per poco non rovesciò le bottiglie fra cui rovistava in cerca di una specifica che era certo di avere, quindi si girò verso il capitano e con lo scetticismo alle stelle, chiese:
- Sei serio? -
Iker cominciava a divertirsi capendo che tipo fosse realmente la sua ala e soprattutto realizzando che siccome era l’altro a doversi scusare, non serviva gli rendesse la vita tanto facile.
Poteva spararle grosse giusto per spassarsela!
- Certo! Sai quanti che per combattere la timidezza si mascherano da cattivi ragazzi come una sorta di terapia d’urto? Anche nel mondo dello spettacolo ce ne sono a bizzeffe… loro lo fanno per attirare il pubblico, ma c’è chi, nella vita normale, lo fa proprio per combattere qualche lato introverso. - Certo era vero quel che diceva, ma ovviamente non pensava minimamente fosse il caso di Cristiano e lui stesso ridendo appoggiò il suo delizioso fondoschiena da ergastolo sul mobile subito dietro, per evitare di cadere a terra e rotolarsi.
Era tanto fantasiosa quanto improbabile, come ipotesi!
Cristiano era tutto all’infuori che timido ed introverso, di sicuro!
Però su una cosa ci aveva azzeccato in un certo senso…
- Magari non è vero che sei un angioletto travestito da diavolo, però che in certe cose ci fai sì. - Disse infatti Iker che nonostante lo stato fisico del proprietario di casa si sentiva stranamente a suo agio.
Cristiano smise di ridere e gli tese due bottiglie di rum uno più raro dell’altro:
- Ti offro il meglio del meglio che in giro non si trova nemmeno nei locali più ‘in’… destra o sinistra? -
- E’ uguale… - Rispose Iker stringendosi nelle spalle, chiedendosi se avrebbe approfondito la sua insinuazione o l’avrebbe abilmente deviata. Del resto doveva solo scegliere cosa fosse meno imbarazzante… ammettere di avere una maschera oppure scusarsi!
- Allora scelgo il mio preferito… che è anche quello più alcolico… -
- Non avevo dubbi… - Commentò ridacchiando.
- Ha un sapore forte e deciso, non te lo dimentichi… lascia il segno! - L’ospite colse al volo la metafora perfetta che nacque volontariamente o meno e con un’aria indecifrabile di chi ne pensava tante ma dopotutto ne diceva solo un quinto, disse allusivo:
- Proprio come ti piace essere te… - Colpito e affondato, Cristiano confermò con un sorriso furbo che gli illuminò di una luce pericolosa il volto reso così ancor più sexy del suo solito.
Iker ormai era totalmente a suo agio e non vedeva l’ora di assistere alle sue fantomatiche scuse ufficiali. Capace anche di non fargliele normalmente. Probabilmente per lui offrirgli l’alcolico più costoso e buono esistente era il suo modo di farlo!
Gli versò un goccio ed un altro per sé nei bicchieri appositi, quindi si sedette nella parte del divano che girava laterale rispetto a lui, così potendo guardarsi e rimanendo allo stesso tempo abbastanza vicini da poter raggiungere una fase confidenziale all’occorrenza, Iker si complimentò per il rum costatando che era effettivamente molto buono.
- Allora cosa c’è sotto la maschera? - Decise di dare un ulteriore spinta alla creatura furba che aveva accanto, questi infatti sorrise di nuovo in quel modo enigmatico e malizioso che pareva alludere ad una varietà talmente vasta di sottintesi da far girare la testa.
- Io? Sono quello che vedi! -
- Un maniaco? - Gli uscì spontaneo ma non se ne pentì.
- Perché lo pensi? -
- Non so, forse perché stai mezzo nudo con un ospite in casa… - La risata del portoghese si levò nell’aria.
- Ma quale ospite… sei un mio compagno di squadra, nessun ospite! -
- Ma mi hai invitato tu… -
- Sì e lo sai perché… - Ecco, il momento sembrava giunto. Iker si mise comodo e incrociò le braccia al petto aspettando che proseguisse. Visto che se ne stava zitto a fissarlo come se avesse già detto tutto quello che dovesse, lo incoraggiò senza mollare:
- Perché? -
Cristiano roteò gli occhi e la testa sbuffando:
- Avanti che lo sai! - Cominciava evidentemente a sentirsi a disagio e la cosa buffa era che non ci si sentiva per il proprio stato fisico ma per quello che doveva dire!
Quel tipo era davvero da studiare in laboratorio!
- E come faccio a saperlo? Mica ti leggo nel pensiero… - Faceva il finto tonto di proposito ed esternamente la scena era estremamente divertente, peccato che i due facessero una fatica estrema per trattenersi dal ridere.
- Vuoi proprio sentirmelo dire, eh? - in effetti Cristiano aveva sperato vivamente che l’offrirgli la migliore bevuta esistente avrebbe potuto bastargli, ma era stata una vana speranza perché Iker non era un Santo come per gioco Ricardo l’aveva chiamato in una vecchia conferenza stampa!
- Tu che dici? - chiese sorseggiando ancora il rum più che volentieri.
L’altro sospirò spazientito ed in difficoltà, quindi si sistemò meglio e cambiò posizione, smise di guardarlo e seccò il proprio bicchiere riempiendoselo di nuovo, mettendone ancora al suo ospite insistente.
Alla fine, dopo essersi anche morso un po’ il labbro dimostrandosi in forte imbarazzo, si decise e lo disse così come gli venne:
- Ok, ok… mi scuso… per quel che è successo… spero che non accada più! -
Iker alzò un sopracciglio incredulo.
- Tutto qua? -
- Certo! Cosa vuoi, che mi inginocchi? - Rispose piccato contraendo la mascella e corrugando la fronte.
- No, sarebbe esagerato… ma non te l’asciughi così facilmente… -
- Facilmente?! Sai quanto costa questo? - fece offeso alzando il bicchiere con il liquido ambrato ed il ghiaccio che tintinnava.
Iker si strinse nelle spalle e non demorse rimanendo la creatura più tranquilla e sicura sulla faccia della terra. Sembrava proprio che le redini del gioco le avesse lui e forse Cristiano si sentiva proverbialmente a disagio proprio per quello… non era abituato a non condurre…
- E’ buonissimo e ti ringrazio, ma io voglio delle scuse decenti! -
E non avrebbe mollato fino a che non sarebbe stato soddisfatto.
Cristiano sbuffò per l’ennesima volta, finendo già il secondo bicchiere mentre Iker concludeva appena il primo.
Certo era buono e quando una cosa era buona andava giù in fretta e volentieri, ma funzionava meglio quando si era stralunati e nervosi e serviva qualcosa che sciogliesse.
Chiedere scusa era davvero la cosa più complicata e pensante che avesse mai fatto, la peggiore in assoluto.
Cristiano se ne rese conto in quel momento, mentre riempiva di nuovo i bicchieri e Iker ridacchiava cominciando a provare di già della marcata soddisfazione.
Sospirò e si mise in punta avvicinandosi così al compagno che lo imitò per sentirlo e guardarlo meglio, non volendo perdersi un solo particolare della sua espressione e delle sue parole. Era una cosa da registrare!
- Ok… - Esordì allora Cristiano rassegnandosi e cercando questa volta di fare un lavoro soddisfacente per non doverlo ripetere. - Ero geloso. Di te e Riky. - Ma dire anche solo quelle due paroline era così difficile… figurarsi continuare… bevve ancora per farsi coraggio e finalmente cominciò a sentire un calore confortevole che lo scioglieva. Il suo adorato rum cominciava a fare effetto, non ci avrebbe mai sperato. - Io… non so, quando parto disinserisco il cervello e faccio cazzate… in realtà non me ne fotte niente di quello che dice o scrive la tua ragazza… essendo una giornalista spara solo puttanate, non ci ho mai dato retta a quelli come lei… - Iker evitò di saltargli alla gola per le parole ora troppo sincere che diceva, l’aveva voluta lui la verità, ora se la teneva. Però lo ascoltava con molta attenzione, sentendo a sua volta una strana sensazione di euforia. - Però non era completamente una scusa. Cioè una cosa di quella situazione mi ha dato effettivamente un fastidio pazzesco. - Il portiere inarcò le sopracciglia interrogativo, questa gli giungeva nuova, pensava avrebbe parlato di lui e Riky tutto il tempo ed invece a quanto pareva c’era dell’altro che aveva ignorato.
Bevvero ancora ed ora il rum andava giù davvero molto facilmente.
- Cioè? - Chiese curioso, avvicinandosi senza rendersene conto, ora gli premeva incredibilmente sapere il resto, non era più una questione di tortura e piacere personale.
La testa più leggera di Cristiano sciolse del tutto i freni e finì per parlare in completa libertà, lieto di non viverla più come avesse un peso addosso. Per cui continuò pensando non ci fosse alcun problema a dire anche quella piccola ed insignificante cosa che aveva scartato abilmente sotto la gelosia.
- Ho pensato che fossi tu a suggerire quello che Sara dovesse scrivere. E sono andato in bestia. Cioè, sì… in realtà ero arrabbiato per via del tuo rapporto con Ricky e ok… ma mi bruciava pensare che fossi tu e non lei a pensare quello che scriveva sul mio conto… quelle puttanate del cazzo… - Ora che lo aveva detto, però, sentì come una vaga sensazione di aver sbagliato. Corrugò la fronte confuso cercando di capire se avesse sparato le cose giuste e dall’espressione stupita di Iker non capì, il dubbio si insinuò e giusto per dipanarlo un po’ finì il rum del bicchiere, imitato da un altrettanto confuso Iker che ora pareva proprio non sapere cosa dire e cosa fare.
- Bè, non dici niente? - Chiese infatti aspettandosi una reazione per darsi dell’imbecille oppure per complimentarsi con sé stesso.
L’altro si raddrizzò, si appoggiò allo schienale e tornò in avanti coi gomiti sulle ginocchia. Improvvisamente la sua mente era vuota e non sapeva più cosa dire, fare o pensare… cercava di elaborare quello che aveva sentito ma la verità era che da qualche parte gli faceva piacere sentirgli dire queste cose ma non sapeva proprio perché.
Aggrottò le sopracciglia.
- Lo pensi ancora? -
Cristiano piegò la testa di lato ed in quello il mondo girò per un istante. Era piacevole, però, quindi la spostò dall’altra parte e di nuovo sentì la medesima cosa. Come fosse un gioco cercò di riprodurre quelle divertenti giostre e nel mentre rispose:
- No. Insomma… mica eri tu a dirle quelle cagate, vero? - Si rese conto che doveva assicurarsene e l’altro parve offendersi infatti sul piede di guerra mise giù il bicchiere e allargò le mani con fare ovvio:
- Certo che no, come puoi pensarlo? - Era come dargli della spia e per un capitano era la cosa peggiore. - Io ci tengo alla mia squadra ed anche se penso che ogni tanto tu sia una testa di cazzo non lo vado a dire in giro! Comunque ti difendo perché sono il tuo capitano e tu sei un mio compagno, anche se sei un idiota! - Il ragionamento, per quanto confuso e ottenebrato dall’alcool fosse, era quanto di più sincero potesse tirare fuori e Cristiano fra il suo di ovattamento lo capì e sorrise con mezza bocca in un ghigno strano che mise a disagio Iker. Si chiese stizzito cosa intendesse con quell’espressione tremendamente seducente e si chiese poi cosa gli venisse in mente di definirlo a quel modo.
Cristiano in risposta gli riempì ancora il bicchiere finendo l’ultimo goccio nel proprio. Quando realizzò che avevano finito una bottiglia intera di rum, Iker cominciò a preoccuparsi. Da qualche parte la logica gli stava suggerendo che se avevano bevuto così tanto un alcolico tanto buono e tanto forte, le conseguenze non sarebbero certo state sottili. Ma più di lì non riuscì a pensare.
Guardò il bicchiere che il padrone di casa gli porgeva e lo prese considerandolo un esemplare unico e raro e non ciò che aveva bevuto per tutta la sera.
- Non è un nemico! - Rispose. Forse quel fenomeno del sesso era abituato a bere certe cose ed in un certo modo, lui no. O meglio faceva le sue brave serate anche lui -e a ricordare la notte del mondiale tornava a sentirsi male- ma non erano così frequenti, specie durante il campionato.
Comunque gli venne da ridere -e non capì nemmeno perché- così lo finì imitando l’amico con cui non ricordava più se avesse o no fatto effettivamente pace, a parte che giocare alle torture psicologiche.
- Ma… - Esordì con voce impastata ed espressione stranita. Si concentrò ed inghiottì un po’ di saliva per riprendere l’uso della parola, quindi continuò con un Cristiano paurosamente vicino. Lo guardò bene, non stava fermo e si chiese chi dei due dondolasse. Forse tutti e due. O forse era il mondo… - Abbiamo fatto pace o no? -
Cristiano rise e poggiando la mano sulla spalla, strinse e vi si appoggiò meglio finendo per sbilanciarsi con lui poiché nessuno aveva una presa ferrea.
- Non proprio… -
Però era bello stare così.
Non capire niente, essere immersi in quel caos piacevole quando ancora non è un malessere tragico che ti fa venire voglia di vomitare. Quando è ancora nella fase dell’allegria e delle inibizioni demolite, quando non ci sono più ragionamenti logici che tengano, quando ti sembrano buone idee anche quelle più malate, quando i sensi giocano a farti percepire il tutto in modo strano e buffo. Quando sei all’inizio dell’ubriacatura.
Lì, quando stai solo bene, è bello e piacevole. E c’è solo una voglia.
Una voglia specifica che dopo un po’ surclassa quella del ridere e delle confidenze più vere che mai. È la voglia del sesso, sesso fine a sé stesso, senza la minima intenzione di fare altro, di metterci del sentimento o di motivarla.
Quel tipo di sesso di cui non ti frega niente con chi lo fai purché tu lo faccia, perché ti va, ti sembra divertente e hai tutti gli ormoni sparati nel corpo che ti danno alla testa ed hai bisogno di un modo per sfogarli.
E così lo fai perché ti va, senza intenzioni particolari dietro.
- E’ che abbiamo bevuto troppo in fretta… - Disse di punto in bianco Iker seguendo a stento l’unico pensiero coerente.
- Sei tu che non sei abituato… - Lo rimbeccò schernendolo Cristiano.
- Ah, tu sì che sei lucido, invece… - Rispose ironico l’altro spingendolo. Peccato che lo fece troppo forte perché invece di fermarsi, il compagno andò dritto dritto giù con la schiena. Fortunatamente si fermò allo schienale del divano e non fece prodezze eccessivamente comiche.
- Io ho bevuto troppo di proposito perché non sapevo come si fa a scusarsi! - A quello lo spagnolo non resistette e scoppiò in una sonora risata di scherno:
- Questa poi! L’avresti fatto apposta! E che ci vuole a scusarsi? - Sicuramente ormai i freni inibitori erano andati tutti a nuotare nel buonissimo rum che scorreva al posto del sangue che sebbene non fosse eccessivo non era nemmeno poco, specie considerando che l’avevano buttato giù troppo in fretta.
- Non sono capace! - Sbottò seccato Cristiano tirandosi su di scatto, la testa naturalmente vorticò e lui finì per ridere come un idiota.
- Chiedi scusa e ci aggiungi una pacca, una stretta di mano, un bacio, che ne so, quel che vuoi… non serviva tutto questo! -
- Prenderò lezioni la prossima volta… ops, non ci sarà una prossima volta! -
- Che dici? -
- Guardami bene perché non lo farò mai più… non mi ubriaco per chiedere scusa, vaffanculo, cazzo! -
- Non si dice vaffanculo e cazzo insieme, o l’uno o l’altro! - Precisò Iker di primo acchito, poi le parole gli rimbombarono nella testa apparentemente vuota -o forse piena solo di alcool- e aggiunse contrariato: - Se non lo farai più allora fallo ora e come si deve, non me lo posso dimenticare! -
Fu allora che non capirono più di cosa diavolo stessero parlando, confusi fra le scuse e qualcos’altro di meno casto e nobile… ma trattandosi di Cristiano non se lo fece ripetere e alzandosi dalla propria parte di divano spinse col piede Iker in modo da appoggiarlo meglio, quindi gli andò sopra a cavalcioni e scollegando totalmente coscienza, cervello e qualunque altra parte che potesse bloccarlo -che comunque di norma non funzionava bene lo stesso-, gli prese il viso fra le mani, lo avvicinò al proprio e con una serietà sconcertante, mormorò con voce bassa e penetrante:
- Perdonami, non volevo colpirti e nemmeno accusarti di niente. Soprattutto sono stato un coglione ad essere geloso. È solo che tengo a Ricardo e sono iper possessivo con lui. Però mi piaci anche tu, sei a posto. Facciamo pace come si deve… - Fu uno di quei brevi momenti nei quali veniva da chiedersi quanto effettivamente ubriachi fossero.
Iker si fece altrettanto serio e incidendosi a fuoco le ultime parole, ovvero la parte inerente al ‘tengo a Ricardo’ e ‘mi piaci anche tu’, si chiese se si fosse accorto di aver fatto l’ammissione che per lui poteva anche essere più grave di porgere le proprie scuse.
Poi pensò che in quella versione era tremendamente sexy e magnetico. Capì come facesse a sedurre chicchessia tanto facilmente e capì anche Ricardo, cioè come potesse un angelo simile aver ceduto ad un diavolo come lui!
Però Cris non gli diede tempo di riflette oltre perché gli mostrò il modo in cui intendeva fare pace come si doveva.
Mise le labbra sulle sue ed il sapore identico al proprio diede ulteriormente alla testa ad entrambi, come se continuassero a bere quel rum tremendamente buono. Un’ondata violentemente calda li investì ed il caos si mescolò alla volontà.
Una volontà basica quasi primordiale. Una volontà insensata e strana.
Una volontà che comunque assecondarono.
Prima di rendersi conto che si stavano baciando riuscirono ad intrecciare le loro lingue e giocare con esse come fossero ripresi in un film porno.
Continuarono a lottare sensualmente anche quando le bocche si separarono di qualche centimetro e Cristiano finì col succhiare la lingua del compagno che gli concesse senza remore. Gliela lasciò e tornò sulle sue labbra di cui succhiò quello inferiore e dopo scese sul mento, riservandogli lo stesso trattamento.
Da quel bacio erotico parve proprio che l’attaccante avesse le idee più che chiare e che l’alcool non fosse poi così tanto in circolo. Iker si chiese se a fargli rispondere positivamente e ad eccitarlo fosse il rum oppure Cristiano stesso, si aggrappò all’idea che fossero entrambi e considerando il ragazzo tremendamente bravo in quel genere di cose si chiese quanto potesse esserlo col resto.
Si separarono febbrili e annebbiati, si guardarono e ansimanti il più grande ebbe la forza di parlare, senza sapere bene cosa potesse dire:
- Alla faccia della pace… sai come chiedere scusa… - Si complimentò per la propria ironia e Cristiano sorrise malizioso mordicchiandogli di nuovo il labbro da cui evidentemente era particolarmente attratto:
- Non hai idea di quanto io sia capace… - Il doppio senso non c’era, ormai si parlava proprio e solamente di sesso e Iker non era troppo ubriaco per non capirlo, però ridacchiò soddisfatto della risposta e prendendolo per i fianchi, lieto che i vestiti fossero già stati tolti di mezzo prima ancora di incontrarsi, poggiò le labbra sulle sue e lì sussurrò languido e roco:
- Mostrami… - Questo ebbe il potere di una tremenda scarica elettrica che attraversò il compagno sopra di lui dalla testa ai piedi, passando per la spina dorsale. Rabbrividì vistosamente e Iker parve compiaciuto quanto l’altro, così tornarono a baciarsi riprendendo da dove si erano interrotti, decidendo di lasciare da parte, per una volta, ragionamenti e doveri perché tanto quello era solo sesso e non significava nulla.
La naturale conclusione di un’ubriacatura fra amici.
Con le mani dai fianchi scese sui glutei infilandosi sotto i boxer attillati, strinse con decisione facendo ciò che probabilmente in molti avrebbero voluto. Il bacio divenne ben presto più profondo, si separarono solo un istante quando Cristiano gli sfilò via la maglietta e invece di tornare sulle sue labbra si impossessò dell’orecchio delineandolo con cura. Altrettanto lento ed esperto scese sul collo tempestandolo di tanti piccoli assaggi.
Una mano a tormentargli il capezzolo, un’altra a tormentargli più giù, diretta fra le sue gambe. Strofinò senza la minima esitazione e presto si sentirono reazioni inequivocabili, successivamente Iker ricambiò il favore passando da dietro a davanti. Il ragazzo sopra di lui sospirò tendendosi piacevolmente colpito dal sentirgli prendere un’iniziativa simile.
Quando il massaggio sui loro sessi divenne abbastanza intenso e prese il medesimo ritmo delle loro lingue di nuovo allacciate, il portoghese si separò bruscamente, si tirò su e si tolse i boxer aiutato dal compagno, poi tornò ad accomodarsi come prima e slacciandogli i jeans liberò la sua erezione. Dopo di che premette la propria sulla sua e cominciò a strofinarsi su di lui muovendosi languidamente come se seguisse una musica ritmata e sensuale.
Ipnotizzato dai suoi movimenti e dalla sua espressione carica di godimento dove la testa era gettata all’indietro, gli occhi erano chiusi e le labbra semiaperte, unì i gemiti ai suoi in quel piacere crescente che lo sconvolgeva quanto lo sorprendeva.
Lo afferrò per i fianchi e tornò a riappropriarsi del suo fondoschiena e con le dita si fece strada fra i glutei. Cristiano si inarcò alzandosi appena per concedergli un miglior accesso e aumentando i gemiti gli permise di esplorarlo trasmettendogli ben presto un piacere sempre più intenso.
Provare a pensare a cosa stavano facendo era assurdo, farlo era ormai come l’unica scelta e in quel momento erano certi non se ne sarebbero mai pentiti.
Cristiano pensando di impazzire cambiò posizione scivolando giù dal divano, si mise in ginocchio a terra davanti al compagno, gli prese i pantaloni ed i boxer e glieli sfilò con l’aiuto del proprietario che si alzò il necessario per permettergli di completare l’operazione.
Una volta nudo anch’egli, il ragazzo gli allargò le gambe e si appropriò del suo sesso che pareva non aspettare altro che la propria bocca. Era già eccitato ma dopo quel trattamento, il trattamento di uno che in quel genere di cose ci sapeva decisamente fare,  arrivò ad un livello tale che non aveva mai pensato di poter raggiungere.
Gli premette le mani sulla nuca in modo da schiacciarselo addosso e Cristiano capì quanto l’altro era ormai preso e gli piacque ancora di più, tanto che aumentò il ritmo separandosi nel momento vicino al culmine, giusto per puro spirito di tortura… vedendolo stralunato, ghignò mentre si alzava in piedi e gli prendeva le mani posizionandosele laddove prima gli aveva quasi fatto perdere il contatto col mondo.
Iker capendo il messaggio riprese ad occuparsi con le dita della sua apertura -per cui l’attaccante alzò una gamba poggiandola sul divano facilitandogli il gesto- e allo stesso tempo con le labbra gli cinse la sua erezione che non tardò a farsi sentire più che mai.
Riprese un ritmo piuttosto alto ed in perfetta sintonia fra mani e bocca, il piacere fu di nuovo tale che Cristiano si trovò a spingere col bacino contro il compagno riempiendo la stanza di gemiti senza freni.
Sentendosi vicino e non arrivando più a resistere, lo separò spingendolo poco gentilmente giù facendolo questa volta stendere, quindi con una frenesia allucinante gli montò sopra sedendosi a cavalcioni. Si fece penetrare rimanendo dritto su di lui e dopo essersi sistemato cominciò a muoversi sopra un Iker che lo teneva per i fianchi, anch’egli al limite di ogni resistenza umana.
Le loro voci presto si unirono così come ormai i loro corpi, l’intensità presto aumentò vertiginosamente e le spinte divennero sempre più veloci e decise da parte di Cristiano che gestiva il gioco.
Iker aprì febbrile gli occhi colto da un piacere crescente che non pensava possibile e lo vide mentre si succhiava il labbro e si dava ulteriore godimento con la mano sul suo stesso membro. Lo vide abbandonato e fremente in una dimostrazione di totale desiderio, lo trovò di una sensualità che non aveva visto in nessuno e con una scarica senza precedenti, sforzandosi di non impazzire, se lo staccò di dosso facendolo scendere. Cristiano imprecò ma Iker fu svelto a ribaltare le posizioni, se lo mise giù al suo posto, lo piegò in avanti e riprendendo da dove aveva interrotto si mise in una posizione a lui più congeniale, sebbene probabilmente per il compagno fosse più piacevole quella di prima.
Non riuscì a pensarci oltre, tornò a penetrarlo e se lo prese con maggiore vigore, voglia e decisione, come se così ora potendo condurre lui il piacere fosse tutta un’altra musica.
I lamenti aumentarono insieme alle spinte sempre più forti e quasi violente e Cristiano capì il motivo di quel cambiamento brusco.
Sapeva che quella posizione era decisamente la migliore per chi dava e lo lasciò fare specie in virtù del punto che riuscì a trovare e stimolare in quell’impeto folle.
Ad ogni colpo sempre più profondo sentì il controllo scemare e si contorse muovendosi freneticamente contro il compagno, gridando per avere di più, sconnettendosi dal mondo, senza capire nemmeno dove fosse e con chi.
Raggiunsero un orgasmo intenso e sconvolgente che staccò loro la spina.
Iker gli si piegò addosso cingendolo per dietro e sfinito ed ansimante gli baciò la spalla incapace di muoversi e rialzarsi.
Si ritrovarono dopo un tempo indefinito, stesi con Cristiano supino sulla schiena e Iker stancamente adagiato sopra. I corpi palpitanti e sudati, ancora invasi dalla sensazione di piacere totale e violento e il primo pensiero che venne fu allo spagnolo che con ironia disse:
- Gran bella pace. Non c’è che dire… -
Cristiano a quello rise divertito:
- Scuse accettate? -
- Più che accettate… e spero che tu dia di matto di nuovo, così avrò il replay! -
Era stata davvero una cosa fine a sé stessa dettata dall’alcool e dalla voglia di fare semplicemente del buon sano sesso e basta?
A quella domanda non trovarono risposta, ma i sensi di colpa cominciarono a farsi sentire insieme al mal di testa e agli effetti del rum che svanivano bellamente lasciando spazio ad un sonno che fece rimandare ogni cosa al giorno dopo.