CAPITOLO XI:
FRA SPERANZE E FERMATE


Gli presi il polso fra me e lui e deciso gli misi la mano sul mio cazzo, gliela tenevo con decisione e lì cominciai a muovere.
Finalmente fra me e la mia mano, c'era la sua.
Finalmente mi stava facendo una sega. Obbligato, ma lo faceva. Lui non si opponeva, ma non dava cenni di alcun tipo, mi innervosiva perchè non capivo se gli piacesse o cosa cazzo volesse fare, perchè mi permetteva di tutto?
Non aveva senso il suo comportamento. Se gli piaceva doveva collaborare, se non gli piaceva doveva fermarmi. Perchè stare così passivo?
Così provai a togliere la mano dalla sua per vedere se continuava. Con sorpresa non si interruppe, allora osai guardarlo. Si strofinava le labbra, segno d'eccitazione. Guardava il lavoro che mi stava facendo e quanto cresceva e così mi rilassai all'eccitazione ed al calore.
Mi stava facendo una sega, finalmente. Non ci potevo credere. Era davvero lui. Me lo rimiravo per non scordare un solo centimetro di lui in questo istante fantastico.
Poco dopo mi alzai sentendomi sempre più eccitato e mi misi davanti a lui con un piede per parte, davo praticamente le spalle alla piscina dove lui aveva le gambe ammollo, avevo il bacino davanti alla sua faccia e visto che non mi toccava più, lo facevo da solo. Era appoggiato all'indietro, non si muoveva.
Io lo guardavo dall'alto e lui fissava il mio cazzo eccitato muoversi davanti al suo viso, era un messaggio molto chiaro e visto che in questi casi noi non parlavamo mai, non lo feci nemmeno in quel momento.
Il silenzio era molto più caldo.
E caldo fu quando si leccò le labbra ed impossibilitato a rimanere ancora immobile seduto davanti a me, le aprì. Si limitò ad aprirle, io gli accostai e lui tirò fuori la lingua.
Quella fu l'ultima cosa che vidi, perchè poi chiusi gli occhi e abbandonai la testa all'indietro all'intenso calore ed eccitazione che stavo provando. Incredibile istante di non ritorno. C'era di più di quello, ma per ora la sua bocca era più che soddisfacente.
Mi piaceva che rimanesse appoggiato all'indietro sulle mani e che si limitasse a tirare fuori la lingua mentre io lo carezzavo col cazzo in mano. Mi piacque ancora di più quando aprì meglio la bocca ed io glielo infilai dentro, lui richiuse e cominciò a succhiare mentre mi muovevo col bacino come se lo stessi scopando.
Io che scopavo Zizou, l'idea mi sfiorò e mi fece quasi venire, ma in realtà volevo che fosse lui a scoparmi, volevo avere le sue dita dentro e poi tutto il suo cazzo.
Gettai la testa all'indietro mentre misi la mano sulla sua nuca indirizzandolo e schiacciandomelo addosso.
Ero al settimo cielo, non ero mai stato più in estasi di così, non potevo fermarmi e non potevo crederci.
Ansimai chiamandolo e gemendo fino a che, realizzando che stavo venendo, registrai vagamente che non potevo farlo nella sua bocca. Così, per puro rispetto che non avevo mai avuto con nessun altro, mi separai bruscamente, lui mi guardò torvo senza capire, mi spostai e continuai a masturbarmi da solo guardandolo mentre anche lui mi fissava dal basso.
Vidi che con la mano correva alla sua erezione e allora venni.
Lo sperma scivolò giù, sul pavimento, proprio vicino a lui. Lo vidi che guardava eccitato e catturato ed io crollai giù sulle ginocchia, accanto a lui ed alla mia macchia bianca. Ansimavo appoggiato ad una mano, sempre con la schiena alla piscina. La testa ciondolante di lato, l'aria abbandonata e soddisfatta. Lo guardai di sbieco, si muoveva ancora. Ovviamente non era venuto ed ovviamente decisi di risolvere subito il problema. Gli tolsi la mano, mi abbassai e glielo presi subito in bocca. Mi sistemai con una gamba piegata sotto di me e l'altra più alzata.
Era una posizione particolare, perchè mi carezzò la nuca e poi il collo scendendo sulle spalle e sulla schiena arrivando fino alla gamba.
Questa carezza mi elettrizzò, non seppi interpretarla, ma strinsi il cazzo nella bocca succhiando con decisione per dargli un piacere meritato ed indimenticabile. Quando lo raggiunse, ingoiai di nuovo senza problemi, poi mi alzai a carponi e raggiunsi il suo viso perso nel piacere che gli avevo appena dato, l'aria soddisfatta e malefica di chi lo provocava a farmi vedere di cosa era capace.
Volevo che mi facesse di tutto perchè ero certo che lo volesse, che ne fosse capace.
Arrivai sulle sue labbra con quel sorrisino malizioso, poi parlai provocante.
- Ti è piaciuto toccare il cazzo di qualcun altro? - Chiesi senza il minimo pudore.
Lui alzò un sopracciglio perso per un momento.
- Era la prima volta... o forse mi hai detto una palla ed in realtà hai già scopato con uomini? - Ed ecco io diretto come sempre. Lui fece un sorrisino strano, i suoi occhi brillarono e mi prese il viso fra indice e pollice stringendo per farmi mettere la bocca all'infuori. Credo che la mia bocca lo facesse impazzire, appena poteva era sempre lì a fissarmela.
Infatti senza dirmi nulla, me la leccò. Io lo lasciai fare, me la succhiò prendendomi fra le sue quello inferiore, con l'altra mano libera scivolò sul mio petto, raggiunse un capezzolo, lo strinse e tirò leggermente. Smise di succhiarmi. Visti da fuori dovevamo sembrare perversi.
Io nudo accanto a lui che aveva ancora il costume addosso, il cazzo fuori, una mano sul mio capezzolo e l'altra sulla mia faccia per prendersi la mia bocca.
Io alla sua completa mercede.
In attesa che mi facesse l'impossibile, pregando che si decidesse.
- Non credi che sia la prima volta? - Al termine 'prima volta' scattò qualcosa in me. Potevo prendermi la sua prima volta, volendo. Essere io attivo con lui?
Ero sempre stato attivo, ma con lui mi immaginavo passivo. Con lui volevo esserlo.
- Ti immaginavo più attivo di quello che stai sembrando. - Risposi cavandomela bene. Lui continuò con quelle sue espressioni indecifrabili ed io lo baciai veloce aprendo la bocca ed infilando la lingua nella sua. Mi accolse e mi permise di farlo, incontrai la sua e ci intrecciammo unendo le bocche assetate. Non sapevamo bene cosa facevamo, io meno di lui, però qualunque cosa fosse era maledettamente bello e non volevo smettere. Non potevo.
Lui, evidentemente, aveva ancora più controllo di me.
Dopo il bacio più erotico che avessi mai dato, mi allontanò, strisciò di lato e si alzò sistemandosi il pacco, poi si avvolse nell'accappatoio, infilò le ciabatte e sparì verso la sua camera per evitare che lo seguissi in spogliatoio.
Rimasi seduto per terra a guardarlo, non mi aveva detto niente, mi aveva piantato in asso e basta. Cosa dovevo fare?
Cosa dovevo pensare?
Era assurdo.
A tratti sembrava un novellino, ad altri sembrava che gestisse tutto lui il gioco.
Era impossibile stargli dietro e capire e credo che fosse il suo fascino, il fascino del mistero.
Credo.

Non avevo la minima intenzione di mollare, infatti stizzito per il modo in cui intendeva lasciarmi, gli diedi solo un po' di tregua. Il tempo di una doccia, di asciugarmi, vestirmi e recuperare, poi andai a cercarlo dove sapevo che era. In ufficio.
Non mi deluse, lui era là a lavorare col suo ruolo di direttore sportivo.
Quando entrai non si stupì di vedermi, lui era vestito sempre con una divisa estiva del club, personalizzata con le sue iniziali, ZZ. Volevo rubargliene una.
Fisso sul computer a scrivere le sue cose, qualunque fossero.
Credo facesse conti, digitava qualcosa sul suo i phone e poi lo trascriveva al computer.
Mi sedetti come l'altra sera e lo guardai insistente con le braccia conserte e l'aria torva.
- Posso fare qualcosa per te? - Chiese pacato senza turbarsi della mia presenza. Non smise di fare niente di quel che stava facendo.
Proprio come quella volta.
Era pericoloso ignorarmi.
- Non credi dobbiamo parlare? - dissi. Di preciso non sapevo come introdurre il discorso, avevo miliardi di cose che volevo sapere, si accumulavano domande a cui lui non rispondeva mai.
Non smise di fare le sue cose e sempre calmo rispose.
- Ho da fare, ora. Possiamo rimandare? - Non era seccato, freddo o acido e nemmeno infastidito o fastidioso. Era molto gentile e tranquillo. Però ovviamente anche se non potevo arrabbiarmi, me la presi lo stesso e allargando teatrale le braccia, dissi seccato:
- Non è mai il momento giusto? - Lui smise finalmente di scrivere e posò piano il suo sguardo magnetico sul mio, ma non mi fermai. - Dai, io ti ho sempre dato i tuoi tempi, non ti ho mai obbligato a nulla, specie a parlarne. Tutto quello che è successo l'hai voluto, perchè ti ho sempre dato modo di fermarmi! E poi sei grande e grosso, potevi mettermi a posto. Se me l'hai permesso, significa che ti piaceva e lo volevi. E non ho mai preteso che mi parlassi e mi dicessi qualcosa. Però penso che sia ora di farlo, no? Non lo merito? - Zizou sospirò mantenendo una calma che non so come faceva a tenere, io al suo posto sarei esploso a priori.
Mise le mani avanti sulla scrivania, di fianco alla tastiera, si protese un po' e mi guardò sempre molto padrone di sé. Quasi freddo.
- Lo so che non hai preteso di parlarne e che tutto quel che è successo, è stato accettato di buon grado da me. Tu... tu ci stai provando a modo tuo, in un modo a dir poco assurdo, però io ci sto. È chiaro. E non pretendi che ne parliamo. Aspetti che sia io a sentirmela. Però non ho ancora le idee chiare. Sto realizzando che mi piace fare quelle cose con te. Però la mia posizione resta delicata e non è facile affrontare tutto... - Tradotto, non so ancora cosa fare, so solo che mi piace avere orgasmi con te.
Sospirai insofferente alzandomi nervoso dalla sedia, strinsi i pugni lungo i fianchi e lo fissai torvo e fiammeggiante, poi risposi:
- Però io sto diventando matto! Perchè per me non è solo una questione sessuale! Ti scoperei, ma è... è tutto! Io voglio tutto! E per me questa situazione sospesa, non chiara, non definita... - Zizou corrugò la fronte e mi guardò finalmente porgendomi un'espressione interrogativa.
- Karim, cosa ti aspetti? - Risposi subito senza rifletterci, senza nemmeno averci pensato nemmeno un po'.
- Andare a dormire con te, scopare e poi addormentarmi abbracciato a te, le tue carezze, i tuoi baci e poi svegliarci insieme, darci il buongiorno, affrontare le giornate ognuno per i fatti propri come sempre e poi, appena possibile, scambiarci qualche bacio fino a che non possiamo avere altra intimità... in sauna, in piscina, in palestra, negli spogliatoi... o... anche solo in camera, che ne so! Mi aspetto una relazione! Non alla luce del giorno, mai e poi mai. Ma una relazione! Tutto! - Beh, più chiaro di così si moriva. Lui rimase serio, stupito, a fissarmi. Il mio cuore era in gola. Quanto mi ero esposto? Non l'avevo mai fatto con nessuno fino a quel punto, mi sembrava di impazzire. E lui stava lì a fissarmi. - Zizou, per me è tutto. Non è solo sesso o solo... non so, un fattore interiore o mentale... io mi trovo benissimo con te, mi fai stare bene, mi rendi felice. Per me sei tutto, ormai! Ed adesso voglio il resto! - Ma stava in silenzio, mi fissava, non toglieva lo sguardo dal mio e mi sembrava di essere nudo su un palco davanti a migliaia di persone che mi fissavano.
Finalmente parlò piano, cauto, quasi delicato.
- Karim... io devo essere sincero con te. Non so se posso darti quello che vuoi, per me è tutto improvviso, non è facile ed in ogni caso non so... non so se posso darti quello che ti aspetti. Non ne ho idea! - Doveva dirmelo. Doveva. Perchè se avesse deciso di troncare e rimanere solo un mio amico, conoscente, allenatore, non potevano esserci equivoci, non potevo dirgli 'ma mi avevi promesso'.
Era giusto così, non ne avevamo mai parlato, sapevo che doveva darmi una sorta di risposta, non sapevo cosa potevo aspettarmi. Adesso lo sapevo.
Niente.
Se ero fortunato una scopata, qualche chiacchierata in amicizia, ma tutto qua.
La vidi così, la percepii così e mi sentii spezzare, perchè invece da lui volevo tutto, come gli avevo detto.
Volevo tutto e non avrei avuto forse nulla. Forse qualcosa. Ma non tutto.
Ci avevo sperato con tutto me stesso, non avevo mai desiderato qualcosa o qualcuno in quel modo, per me lui era sempre stato ogni obiettivo, ogni cosa. Avevo avuto paura inizialmente a lasciarmi andare ed aprirmi proprio per questo. Avevo avuto ragione.
Come reggere la delusione?
Non mi stava respingendo, mi stava preparando a farlo. Ne ero certo. Per me quella era già una fine.
Strinsi le labbra, scossi il capo e me ne andai senza dire nulla.
Lui si accorse che ci ero rimasto male, ma non poteva certo capire fino a che livello. E sicuramente non poteva fermarmi.

Sicuramente non sono stato peggio di così, ricordo bene come mi sentivo e ad ora quella sensazione, la sensazione di aver perso tutto, non l'avevo mai avuta né prima né dopo.
Era diversa dalle altre volte, perchè anche se prima Zizou si era licenziato, non aveva lasciato me, mi aveva promesso di sentirci ancora, mi aveva detto che io non c'entravo.
Lì avevo perso tutto ciò su cui avevo scommesso e non c'erano possibilità di repliche, non avevo capito male. Io ne ero convinto.
Passai il resto della giornata da solo in giro per la città senza farmi fotografare e riconoscere, solo a sera, diretto in un locale dove volevo trovare una compagnia qualunque con cui scopare, venni intercettato e fotografato.
Seccato mi fermai rendendomi conto... ma Dio, che diavolo stavo facendo?
Di quella giornata non ricordo niente, non so cosa ho fatto di preciso, chi ho incontrato, cosa ho visto né se ho parlato con qualcuno.
Per me è il vuoto, il nulla. So solo che non mi sono fermato un istante. Forse ho camminato un sacco.
Solo quando mi accorsi di essere fotografato, mi dissi che la mia vita privata sarebbe stata rovinata da uno stupido momento di follia.
Ero nel parcheggio di un night club.
Dannazione.
Così fuori non credo di esserlo mai stato.
Sospirai e tornai alla macchina che mi aspettava, dissi al tassista di riportarmi in albergo e rimasi in silenzio per tutto il tempo cercando di capire, di ricordare cosa avevo fatto.
Quando misi piede in albergo mi fermai ricordandomi di quanto era successo prima che lo lasciassi.
Zizou e la delusione.
L'istinto di scappare tornò. Non volevo affrontare quella che per me era una fine.
Non sapeva se poteva darmi quello che volevo... cioè non mi voleva in quel modo.
Cosa voleva?
Scossi il capo sconsolato, mi strofinai il viso sconvolto e sofferente e mi decisi ad andare in camera. Una volta dentro, rimasi fermo davanti alla finestra a guardare fuori. Il mondo al buio, le stelle, delle luci in lontananza. Tutto molto bello e suggestivo.
Come potevo rivederlo?
Non sapevo come affrontarlo, non ero pronto a quello. Vedendo che accettava le mie avance, ero convinto che poi mi avrebbe accettato, che fossimo finiti insieme.
Non potevo capire. Non potevo immaginare.
Ero ancora vestito, quando qualcuno bussò.
So che sono molto espressivo, al contrario suo non riesco a mascherare quello che provo, non ho mai un'espressione enigmatica. Se sono incazzato lo dimostro lontano un miglio e tutti mi stanno alla larga.
Aprii. Era lui.
Al contrario, se stavo male si vedeva subito anche quello.
Lo vidi impallidire e prima di chiedermi il permesso, era dentro con la porta chiusa alle spalle. Per assicurarsi che nessuno vedesse.
Il cuore cominciò a galoppare nel petto, io mi immobilizzai sudando freddo, forse nemmeno respiravo. Mi sentivo tutto intorpidito.
Ero stato uno zombie, non sapevo cosa avevo fatto tutto il giorno ed ora lui era lì e lo dovevo già affrontare.
- Cosa... cosa ci fai? Sei stato chiaro! - Esclamai agitato, volevo stare solo, non lo potevo affrontare. Il mondo mi stava salendo dentro, sentivo che potevo esplodere, ma non sapevo quale era il modo in cui sarei esploso.
Stavo solo di merda, di stra merda.
Zizou aveva un'espressione dolce, il tono non era da meno.
- Mi hai preoccupato, non ti ho visto per tutto il giorno ed hai tenuto il telefono spento. - Mi irrigidii.
- Cosa te ne fotte? Non mi hai mai chiamato! - Zizou aggrottò la fronte.
- Cosa dici? Abbiamo passato delle ore al telefono... - Capii a cosa si riferiva, scossi il capo e gli diedi le spalle. Riuscivo a muovermi anche se con fatica ed al rallentatore.
- Intendevo quest'estate. -
- Beh, ci vediamo ogni giorno, da quest'estate... che senso aveva chiamarti? - Perchè aveva tutto questo senso quello che diceva? Perchè mi sembrava che ero io a non averlo?
Mi sentivo morire e volevo stare solo.
- Ok, beh... ed ora? Tutta questa preoccupazione per me non è fuori luogo? Mi hai scaricato, cosa ti aspettavi, che stessi in albergo da solo? Dovevo allontanarmi da te... io... io non so nemmeno cos'è che ho fatto! - Ammisi come un fiume che cominciava a straripare. Lui mi sentiva chiaramente agitato e sembrava preoccuparsi, mi si mise davanti visto che non mi giravo, ma schizzai dandogli ancora le spalle.
- Karim! - Esclamò, io avevo la testa che esplodeva, le ginocchia che tremavano. Volevo solo sbattere sul muro fino a svenire. Mi chiamò ancora cercando di farsi guardare, ma io mi giravo sempre, così mi prese il braccio e con forza mi voltò obbligandomi a guardarlo.
- Mi hai frainteso! - Disse poi con i miei occhi a portata dei suoi. Ma si fermò sorpreso vedendo i miei lucidi. Ovviamente reagii male, in difesa.
- E' sempre così quando ci si rende conto d'aver ferito qualcuno! Assumiti le tue cazzo di responsabilità! Eri incuriosito dal provare il sesso con un uomo, non c'entravo io! Visto che però io mi aspettavo tutto il pacchetto, tu mi hai frenato dicendo che quello non sarà mai! Bene, sei stato chiaro! Adesso voglio stare solo e leccarmi le ferite! - Lo spinsi per liberarmi, per un momento il braccio sgusciò dalla sua presa, ma mi riprese subito trattenendo in ultimo il mio polso, l'alzò e mi attirò a sé, poi mi resi conto che era leggermente più alto di me.
Provai a divincolarmi, ma non ne fui capace. Mi spinse contro il muro e mi bloccò il polso, con l'altra mano invece mi spinse il petto, mi premeva con il resto del suo corpo, sentivo le sue gambe sulle mie che mi bloccavano, incastrate.
Essere costretto da lui non era una tortura vera e propria, riuscivo ad eccitarmi in una situazione simile, ma stavo morendo perchè ero sicuro che lui volesse solo scoparmi, mentre io ero perso, perso per lui.
- Hai capito male! - Tornò a dire sicuro. Io scossi il capo partendo in quarta.
- No invece, ho capito bene! Non puoi darmi quello che mi aspetto! Io ho perso la testa per te dal primo giorno che sei entrato nello staff! Prima eri il mio idolo, però quando ti ho visto lì in carne ed ossa tu... tu mi hai avuto! Ma vuoi solo scopare e basta, non vuoi altro da me! - Ero convinto, ne ero certo e lui scuoteva la testa come lo facevo anche io, visto che non riuscivo a tacere mi mise la mano sul viso, mi prese la parte inferiore del viso fra le dita e prese il mio labbro fra i denti. Tirò leggero per poi succhiare, a quello smisi di dibattermi e di parlare. Aprii la bocca ebete e lui premette la sua sulla mia, infilando la lingua.
Mi trovò e mi diedi a lui di riflesso perchè era tutto quello che avevo desiderato.
Mi aveva appena tagliato i fili, se mi avesse lasciato sarei caduto a terra.
Non so quanto rimanemmo a baciarci, ma non fece altro. Non saprei descrivere il bacio che ci demmo. Fu... fu sconvolgente. Pieno di molte cose.
- In questo modo mi tieni in pugno... non riesco a respingerti... se lo volessi, mi abbasserei a farti di tutto. - Dissi sulle sue labbra quando ci interrompemmo per respirare, entrambi gli occhi chiusi, i visi appoggiati uno all'altro, completamente.
Una mano bloccata dalla sua, l'altra era ora sul suo fianco.
Ero disperatamente preso da lui. Non avevo mai voluto nessuno con una tale intensità.
Si strofinò le labbra e aprì gli occhi, ci guardammo da vicini, ubriacandoci uno dell'altro.
- Sono sincero se dico che non so... non so come comportarmi... non ti stavo scaricando, ero solo onesto. Non so dove potrei arrivare, non ho ancora deciso. - Sbattei gli occhi incapace di capire. - Sono sempre stato impulsivo in vita mia e quando ho smesso col calcio mi sono detto di piantarla con l'impulsività. Sono cambiato, mi sono calmato, sono più riflessivo e controllato. Per questo adesso, al contrario di una volta, prima di fare una cosa ci penso mille volte e a volte nemmeno mi decido. Dopo aver sbagliato le occasioni più importanti della mia vita, non volevo più continuare così. Per questo adesso non riesco a decidermi. Solo per questo. Però... però mi sento come se... dentro di me avessi già deciso. - Mi baciò. - E non osassi viverlo ancora... - Capii finalmente cosa stava vivendo, cosa stava dicendo e gli credetti, perchè lo sentivo così caldo su di me, che fremeva così tanto. Il suo respiro non era regolare e di sicuro nemmeno il suo battito.
Il colore chiaro dei suoi occhi da pantera ora era intenso e aperto.
- Se è così... voglio che tu sia davvero sicuro, quando ti deciderai a viverlo. Perchè poi non ti permetterò di rimangiartelo e tornare indietro. - Lo ripetei con più forza mettendogli la mano libera sulla sua guancia. - Dopo non ti lascerò più andare. -
Penso che gli piacque la risposta, perchè colpito dal coraggio e dall'intensità con cui lo volevo, strisciò la mano che mi teneva il polso fino ad allacciare le dita alle mie.
Dopo concluse con un bacio dove c'era passione e fuoco, un bacio che non avrei di nuovo dimenticato. Come niente di quel periodo.
Per me non era mai esistito altri che lui, alla fine era così. Potevo aver avuto storie e scopate e qualunque cosa, ma era sempre stato lui il centro... ancora prima di incontrarlo, era stato lui.
Sempre.
Sempre e solo lui.
Sempre.
Ed ora ero lì fra le sue braccia, la sua lingua sulla mia, la sua bocca che si fondeva in quel modo erotico che sfociava in dolce, un desiderio capace di accendere tutto. Cose pericolose.
Era vero che aveva deciso, ma che non aveva il coraggio di viversi. Pensavo fosse strano visto il suo famoso temperamento da attivo, però in realtà una cosa non escludeva l'altra.
Dopo aver avuto una serie di rimpianti, aveva sviluppato una sorta di fobia per le cose avventate. Però pensai che se si fosse deciso a lasciarsi andare, sarebbe diventato quell'attivo che mi immaginavo, quell'attaccante formidabile che toglieva a tutti il fiato.
E sapevo, ne ero certo, che me l'avrebbe tolto. Non avevo dubbi.
Così mi dissi che valeva la pena aspettare ancora un altro po'.

Dopo quel bacio non facemmo altro, mi carezzò la guancia, scese sul collo e si spostò sulla nuca, fra i miei capelli di quel taglio asimmetrico e strano che tutti odiavano. Io ovviamente li tenevo solo per puro spirito di contraddizione. I miei ricci non erano molto gestibili, però per il momento li potevo tenere.
Le sue dita fra di essi, chiusi gli occhi, mi rilassai con le mani intrecciate, poi lo sentii mentre attirava la mia testa nascondendo il viso contro il suo collo, mi abbandonai a tutto, mi feci fare di tutto, mi avrebbe potuto chiedere qualunque cosa. Lo volevo come non mai, non gli avrei mai rifiutato nulla. Solo in quel momento mi resi conto che ero nella merda, perchè anche se mi avesse usato per scopare o se mi avesse scaricato, io gli avrei permesso tutto e mi sarei trovato a soffrire come un cane.
Ma ormai non potevo farne a meno.
Quel suo gesto, quell'abbraccio così dolce mi rassicurò, ma dentro di me sapevo che c'era sempre in agguato il fallimento più atroce della mia vita. Se con lui fosse andata male, e poteva, non mi sarei più ripreso.
Però cinsi la sua vita con il braccio libero e mi accoccolai su di lui, mi tenne a sé massaggiando leggero i polpastrelli sulla nuca, nella cresta asimmetrica. Sentiva tutte le mie paure, paure che avevo mostrato in pieno e molto bene. Come potevo ridurmi così per qualcuno?
Non ne avevo idea, ma non ci si conosceva mai abbastanza bene. Questo era chiaro.
Rimanemmo così per un po', non intendevo separarmi e lui non fece cenno di staccarmi, dopo un po' mi resi conto che doveva essere passato molto tempo e mi chiesi cosa potessi osare. Volevo dormire con lui, non avrei fatto nulla. Ero disposto, dopo la paura d'averlo perso, ad andarci piano se lo voleva. Però desideravo dormire con lui così intensamente, che alzando il viso da dove lo nascondevo, tenni basso lo sguardo incapace di reggere il suo che invece si aspettava quella richiesta.
Non volevo provare a leggere e constatare che non capivo cosa pensava.
- Non farò niente finchè non sarai tu a farlo. Nulla, lo giuro. - Dissi piano vergognandomi, ma quanto ci tenevo... e lui lo stava capendo solo in quel momento. Aveva assaggiato il vero Karim, aveva capito perchè mi definivano 'il gatto che si trasforma in tigre' ed adesso stavo facendo il remissivo.
- Ti ringrazio. - Disse piano. Credo che in realtà volesse che gli saltassi addosso perchè gli piaceva quando gli facevo quelle cose, però razionalmente sapeva che era meglio così. Frenarsi per decidersi una volta per tutte.
- Però... vorrei dormire con te stanotte. Solo questa. Solo dormire. - Credo di essere apparso come non mi ero mai mostrato.
Un ragazzo di 25 anni. Ancora non lo guardavo, avevo gli occhi bassi ed il cuore martellava fin su nelle orecchie. Quando strinse la presa sulla mano che teneva ancora la mia, con le dita intrecciate, sussultai trattenendo il fiato. Allora mi alzò il viso con l'indice sul mento, lo guardai e tornai a respirare rilassato. Stava sorridendo con quella dolcezza che non gli avevo visto spesso, quasi mai.
Quante cose era ancora, Zizou?
Potevo innamorarmi di ognuna.
Con questo mi baciò le labbra, solo così, senza lingua. Io mi rilassai e cominciai a sentirmi felice solo per quella piccola conquista, quel legame che si stringeva volta dopo volta.
Dovevo essere tenace e crederci, non dovevo mollare. Ce la potevo fare.
Dovevo farcela.
Mi tirò poi per la mano intrecciata alla mia, mi staccò dalla parete e mi tolse la tuta, fece altrettanto su di sé, rimanemmo con l'intimo e la maglietta a maniche corte. Di proposito non tolse il resto.
Poi ci stendemmo sotto le lenzuola, chiudemmo la luce e nel silenzio che ci apparteneva più di mille discorsi, mi permise di stendermi sul fianco accanto a lui. Si voltò a specchio verso di me e carezzandomi il fianco, mi accolse contro il sui petto dove nascosi il viso.
Mi addormentai ascoltando il mio stesso battito fortissimo, sognando di poterlo fare ancora.