CAPITOLO XIII:
DECISIONI DEFINITIVE

Fu un insieme di cose.
Fu che non mi disse nulla una volta finito il ritiro, niente durante il viaggio di ritorno, niente una volta arrivati, niente quando lo guardai in attesa prima di separarmi. Stavo andando a casa per disfare le valige e rifarle per la nazionale in cui sarei andato subito.
Niente nemmeno quando gli chiesi se voleva passare, mangiare qualcosa insieme. Niente.
No, non venne, non mi cercò ed io, con delusione, capii che aveva ancora bisogno di tempo.
Non sapevo se potevo resistere ancora, come osava tenermi sulle spine?
Era vero che non ci eravamo detti nulla, nessuna promessa, nessuna scadenza. Però avevo creduto fosse sottinteso. Evidentemente con lui niente lo era.
Andai avanti così come una specie di bulldog pronto a demolire chiunque. Beh, meglio dire tigre.
Il mio umore peggiorava, in nazionale feci un disastro, litigai con mezzo mondo e con l'altra metà rimasi alla larga.
Guardavo il telefono in attesa che mi chiamasse, ma non lo fece ed io ormai non riuscivo a pensare ad altro.
Perchè non mi poteva dire nulla?
Perchè?
Era andato tutto così bene ed ora?
Non sapevo nemmeno cosa pensare, obiettivamente i segnali che mi aveva lanciato erano più che buoni. Per cui questo suo silenzio, ancora, dopo tutto quel tempo, era fuori luogo.
Finii per insultarlo liberamente fra me e me, esaurite le giustificazioni. Non aveva scuse, doveva darmi una maledetta risposta.
Ma ovviamente non mi abbassai a chiedergliela e a fare di nuovo l'ennesimo passo, non potevo più strisciare ed umiliarmi, glielo avevo chiesto, forse anche implorato. Mi ero coperto di ridicolo, gli avevo fatto solo pietà. Non intendevo più farlo.
Mi bruciava non parlargli ed essere scostante, però capì che non era aria, quando tornai dalla nazionale e da quei giorni terribili.
Pensò che fosse per la mia brutta prestazione e tentò di rincuorarmi dicendo che dopo aver fatto un ritiro così lungo col club, era normale non trovarsi in nazionale. Io non dissi nulla, andai dritto.
Mi lasciò del tempo, ma visto che non miglioravo e continuavo a non parlargli e a fare tipo tigre pronta a sbranare tutti, tornò ad avvicinarmi cauto.
Io però non volevo saperne e non sapevo nemmeno come mascherare il mio risentimento verso di lui, infatti cresceva sempre più, era così evidente che anche Mesut si azzardò a chiedermi cosa avessi.
Al che finii per confidarmi con lui esplodendo.
Gli spiegai delle ultime novità e di quello che pensavo, lui non si pronunciò, ma disse che era vero che doveva essere lui a farsi avanti e darmi una risposta. Per cui ero più convinto che mai della mia posizione.
- Solo sta attento a come lo guardi... - Mi disse poi alla fine del dialogo.
- Perchè, come lo guardo? - Chiesi senza capire. Lui non provò a mostrarmelo, era impossibile replicarlo.
- Come un assassino pronto a farlo a pezzi! - L'idea mi elettrizzò per un momento e forse Mesut vide la mia luce di puro sadismo preoccupante accendersi negli occhi.
Infatti rabbrividì e borbottando un 'tu fai paura', se ne andò.
In sostanza non avevo soluzioni se non continuare ad aspettare e rimuginare e maledirlo.
Come poteva non capire quale fosse il problema? Come poteva chiedermelo e non saperlo?
Aspettavo una cazzo di risposta da lui... come diavolo non ci arrivava?
Mi stava mettendo alla prova?
'Vediamo senza di me quanto male gioca a calcio?'
A volontà, grazie!
Ovviamente cominciai a giocare male e ad alimentare il tutto arrivò la tragica quanto mai sconvolgente notizia dell'addio di Riky e di Mesut.
Shockante ed inaspettata. Tutti capirono come mai Cris ultimamente era stato insofferente e sotto sforzo continuo, era una cosa che Riky aveva meditato, una questione di giocare i mondiali e cose simili. Lo spazio nel suo Milan era molto più grande rispetto a quello che poteva avere nel Real, anche se ora c'era il suo adorato allenatore.
Aveva vinto su José, ma non centrava. Il calcio era il calcio e la scelta che fece fu coraggiosa.
Fu sconvolgente vedere lui e Cris separarsi.
Comunque Mesut fu un fulmine a ciel sereno.
Questo segnò una brusca fine fra il rapporto mio e di Zizou.
Era lui il direttore sportivo, lui che decideva. Che non mi venisse a dire palle!
Mesut non voleva andarsene ed io lo sapevo, solo che per far venire quel rompipalle di Bale che non ci serviva ad un cazzo, dovevano vendere qualcuno con un bel po' di soldi.
Ed ecco Mesut, la vittima sacrificale.
La sua partenza mi segnò molto... specie il mio umore e il mio risentimento verso Zizou. Insana convinzione di troncare anche se lui magari un giorno si sarebbe deciso a farsi avanti.
Insana e forse irrealizzabile.
Ma non poteva non avermi detto una cosa simile... quella era stata decisamente la goccia. Mandare via Mesut così. Come aveva potuto?
Per me con Zizou era finita ancora prima di iniziare. Ormai ne ero mortalmente convinto.

In uno di quei giorni, venne a chiedermi se andava tutto bene. La faccia tosta con cui lo fece mi fece salire su un gran nervoso.
Sapeva benissimo che andava male e sapeva anche perchè.
Non frenai la lingua.
- Non può andare bene con Mesut in partenza! - Risposi secco. Per qualche miracolo ero riuscito a non dire il resto: 'e con te che non ti decidi come può andare bene?', e lui, stupito di questo mio atteggiamento tanto incazzoso solo per Mesut, rispose facendosi serio:
- Sai come vanno queste cose... chiunque può partire da un momento all'altro... e comunque è una situazione complicata la sua perchè il padre di Mesut ha remato molto contro. - Era strano che mi spiegasse una trattativa e le motivazioni ad essa connessa, chiunque si sarebbe stupito del fatto che lui, proprio lui, lo facesse. Però per me era il minimo. Scossi il capo e mugugnai qualcosa che non capì per poi andarmene.
Era stato improvviso... era stato tutto così maledettamente improvviso che lo subii come un lutto.
Mesut era come un fratello, avevo legato moltissimo perchè era il compagno ideale. Non rompeva i coglioni, ascoltava e c'era.
Avevo legato anche con altri, per esempio mi spiaceva molto per Riky... però non era la stessa cosa.
Riky era un ottimo amico ed una splendida persona, quando sono arrivato ho legato subito con lui, è stato il primo in assoluto. Sono arrivato insieme a lui e a Cris. Il primo anno sono stato tanto con loro. Poi è arrivato Mesut, Rafa... poi è stato diverso. È anche arrivato Zizou... Riky è stato da subito proprietà privata di Cris ed anche se era amico di tutti, nessuno poteva dire di avere con lui qualcosa di speciale. Cris faceva come da scudo. Permetteva a tutti di avvicinarsi e adorarlo, ma non di 'toccarlo' troppo.
Fu strano non vederlo sempre lì a ridere e a parlottare con Cris, fu strano vedere il suo stesso umore scendere ai minimi storici.
Ricordo bene quei giorni, guardavamo Cris ed eravamo tutti convinti che sarebbe scoppiato in lacrime da un momento all'altro.
Fortunatamente venne un'altra pausa della nazionale, là si isolò e un po' con i ritorni fugaci di Riky, un po' con le mille telefonate che si facevano, riuscì a risalire.
Non so onestamente se li avrei rivisti, né lui, né Mesut. Cioè sicuramente Riky sarebbe tornato per Cris, ma appunto solo per lui. Poi chissà, qualche partita delle nostre squadre... mah... non ero capace di prospettarmi degli incontri extra, una volta che ci si separava la vita cambiava per tutti, si andava avanti.
Non sono mai stato bravo a tenere contatti e coltivare rapporti. Infatti vengo definito gatto per questo.
Sono asociale, musone e scostante. Voglio le coccole quando e come dico io, se ci si avvicina quando ho la luna storta poi graffio. Perchè i gatti graffiano, i cani mordono.
Mentre ero in nazionale, ebbi tempo di staccarmi di nuovo da Zizou e ammortizzare tutti i colpi vari, specie quello che mi ero auto imposto. Zizou aveva continuato a non dirmi nulla a proposito di noi, sicuramente gli andava bene così, che il nostro rapporto si raffreddasse. Credo che comunque non sapesse come scaricarmi, il mio mettergli il muso lo stava aiutando.
Non giocai per niente bene in nazionale. Di nuovo. Il mister mi tenne fuori per una partita intera!
Frank era l'unico che provava ad avvicinarsi, ma non ottenne grossi risultati.
Mentre noi eravamo a disputare le nostre partite, a Madrid arrivò Bale.
È una cosa che va detta in quanto segnò una specie di epoca, a modo suo.
Riky e Mesut se ne erano andati ed arrivava lui pagato a peso d'oro. Grandi aspettative, grande talento, grandi novità. Molto da vedere.
Doveva dimostrare quanto valeva, ma di quello non mi importava. Sapevo che era bravo e che era pieno di talento, qua ce l'avrebbe fatta.
Quello che mi seccava di lui era l'uso che ne era stato fatto.
Avevano dato il benservito a Mesut per colpa sua. Lui direttamente non aveva colpe, però era meglio mi stesse alla larga, specie i primi tempi.
Poi ero diffidente e scostante di natura, prima di accettare qualcuno ce ne passava. Non intendevo socializzare col primo arrivato solo perchè era un mio nuovo compagno.
Si sarebbe sudato il mio saluto.
Al di là di questo, avevo problemi ben più grandi.
Come, ad esempio, superare Zizou e convivere con lui dopo la cocente delusione.
Non ci eravamo nemmeno parlati, ma era finita comunque.
I giorni andavano avanti e quella era la mia convinzione.
Però tornati a casa, al nostro campionato, continuai a giocare male e a non segnare. Io, un numero 9, una punta, che non segna.
Ho solo quello da fare. Come posso non farcela?
Quando mi resi conto dell'enorme blocco che avevo a calcio per colpa del mio atroce stato d'animo, mi venne il panico.
Come avrei fatto?
Se fossi diventato una frana cosa sarebbe stato di me?
Mi avrebbero mandato via. Non che avessi grossi problemi a farlo, non avevo dei legami indissolubili. Ero un gatto, avevo alcuni amici, avevo dei rapporti buoni in generale con tutti, ma non ero seriamente legato a qualcuno.
E nemmeno a Zizou, ormai.
L'unico, il solo a cui mi sarei voluto legare, a cui ci ero quasi riuscito.
Il gatto si lega alla casa, non alle persone. Infatti io ero legato alla squadra in sé, alla maglia. Non ai miei compagni che sì mi piacevano e ci stavo bene, ma non da pensare di non poterli mai lasciare.
Per cui giocare male per me non era una prospettiva buona.
Questo si sommò al resto.
Bale mi stava saggiamente alla larga vedendomi così furente e anti razza umana, mi stavano alla larga anche gli altri.
Zizou ogni tanto cercava di avvicinarsi in allenamento, ma non gli davo molta corda, mi trattenevo fino allo spasmo, ma ero un libro aperto. Era chiaro che era una tortura per me vederlo.
Non sapevo come far conciliare le cose. Calcio, squadra, Zizou... per me era sempre più un gran caos e cercavo di tenere tutto, ingoiare, sopportare. Ci rimuginavo giorno e notte, mi consumavo, ma non arrivavo ad un punto. Non trovavo soluzioni e a calcio andavo sempre peggio.
Stavo andando alla deriva ed ero di nuovo a quel punto.
Il punto in cui poi sarebbe bastato una piuma a farmi esplodere come una bomba atomica.
L'ultima volta che mi ero sentito così, poi avevo detto di tutto a José e l'avevo mandato a fanculo.
Sapevo che sarei finito male, ma il trattenermi dall'inevitabile esplosione, mi lavorava come un cancro.
Non era certo quella la soluzione ma ormai nessuno osava venirmi vicino per provare ad aiutarmi.
Mesut in questi casi era il solo che poteva perchè non mi dava fastidio. Rafa non era tipo da intromettersi, troppo francese.
Cris per quanto impiccione fosse sempre, aveva il suo da fare con il grande cambiamento... svegliarsi e non vedere Riky dalla mattina alla sera, ma accontentarsi di un computer ed un telefono, non era facile.
Sami aveva rimediato un orribile infortunio e non c'era nemmeno lui. Ma di solito non era uno che si intrometteva.
Chi c'era?
Chi poteva osare?
Li guardavo perplessi capire come fare con me ed alla fine era assurdo come nessuno facesse mai nulla. Mi stava bene, ma mi sentivo solo. E comunque... comunque volevo solo Zizou.
Su questo scenario, un scenario dove mi sentivo in procinto di esplodere da un momento all'altro, arrivò l'ennesima partita.
Una di quelle, ormai ero pronto, avrei giocato di merda.
L'idea di scendere in campo equivaleva ad una tortura ormai. Non potevo certo tirarmi indietro, ma non sapevo come fare. Non sapevo proprio come uscirne.
Sempre più consumato da tutto questo, mi isolai per tutta la serata, dopo cena andai subito in camera, nessuno mi fermò, nessuno mi avvicinò.
Nel centro sportivo del club, ognuno di noi aveva una camera personale, per cui era piacevole stare lì quando avevi i coglioni girati come li avevo io.
Entrai scuotendo il capo e sospirando.
Avevo di nuovo sfiorato Zizou che mi aveva lanciato una lunga intensa occhiata che cercava di capire che diavolo combinavo.
Di nuovo avevo tirato dritto.
Mi tolsi subito seccato la maglia con quella di andarmene a dormire, cosa stupida dato che non mi veniva sonno nemmeno sotto tortura, se ero così nervoso.
Ormai dormivo molto poco.
Non ero nemmeno uno che amava leggere.
Mi sarei messo la musica alle orecchie fino a che mi sarei addormentato.
Poi avrei sognato Zizou.
Mi ero appena tolto la maglia, quando qualcuno bussò.
Corrugai la fronte. Chi osava rompermi le palle? Tutti sapevano quanto nero fossi!
Fissai la porta come fosse una mia nemica, ma al secondo bussare mi arresi ed andai ad aprire.
Quando aprii mi mancarono le forze di schianto, non svenni perchè ero un ciocco di legno rigido. Strinsi istintivamente la maniglia e lo fissai espressivamente, sorpreso, poi la sorpresa si fece sofferenza e rifiuto. Era lì per dirmelo a voce?
Voleva infierire?
Era chiaro, avevo capito tutto senza bisogno di strazianti dialoghi, non volevo affrontarlo. Non ne ero in grado.
Sentii il livello chimico salire, quella famosa bomba stava per esplodere. Mi sentivo maledettamente pericoloso. Non mi mossi, lui mi guardò in attesa, serio, imperturbabile. Poi alzò le sopracciglia.
- Posso entrare? - Chiese. Io scossi il capo e istintivo risposi a denti stretti, ancora rigido come una statua.
- Non è una buona idea! - Questo lo sorprese abbastanza da irrigidirsi a sua volta e fissarmi incredulo. Davvero glielo stavo rifiutando?
Oh, sì!
Feci per chiudere la porta sul suo muso, ma lui spinse con decisione ed entrò urtandomi. Quella presa di posizione ostinata era da lui, ma del lui vecchio. Non era cresciuto e maturato?
Rimasi sorpreso a guardarlo mentre si posizionava più o meno al centro della camera e mi fissava torvo, lo sguardo affilato più del solito. Ora era lui quello pronto a sbranarmi. Sentivo quanto pericoloso fosse affrontarci in quel momento.
Lo sentivo molto bene.
- Ora mi devi dire cosa ti succede da un po' di tempo! Pensavo avessi bisogno di spazio e te l'ho dato, ho provato ad avvicinarti in tutti i modi, ma mi hai respinto senza motivo! Ho ancora aspettato, ma non è servito a nulla e visto quanto stai degenerando, direi che è il caso di parlarne. Cosa ti succede? Non c'entra Mesut, perchè eri così da prima! - Disse tutto d'un fiato, deciso, fermo. Ci aveva pensato molto provando a capire da solo cosa avessi.
Davvero. Lui davvero non aveva capito?
Sicuramente mi prendeva per il culo, voleva che lo dicessi senza essere stimolato o provocato. Era questo, non avevo altre spiegazioni... perchè era chiaro che cosa avessi!
Troppo chiaro!
Così dopo essermi morso ripetutamente il labbro alla disperata ricerca di calma, pensai che se avessi parlato ora, se l'avessi fatto in quel momento, con la rabbia ormai alle stelle, incontenibile, l'avrei distrutto. Non potevo. Non potevo farlo.
Così dopo aver tentato diverse volte di rispondergli senza esagerare, ricordandomi a fatica i ruoli, rinunciai e scossi il capo rimettendomi la maglia ed andandomene. O per lo meno ci provai. Lui mi prese per il braccio, mi tirò e mi obbligò a girarmi e guardarlo, poi con tono perentorio disse sulla via dell'arrabbiatura.
- Karim, smettila di fare il bambino e dimmi una volta per tutte che cos'hai! Qualunque cosa sia! - Lo pretendeva.
Il mio livello saliva e saliva, sapevo che non avrei potuto parlare con calma e moderare i termini. Feci un ultimo tentativo. Perchè faceva così? Perchè infieriva? Sapeva che era colpa sua, sapeva che era per lui che ero così. Lo sapeva bene, dannazione!
- Sto solo cercando di non passare il limite. Ma tu... ma tu evidentemente vuoi che lo passi, no? - la mia voce era molto bassa e tremava da tanta che era la tensione. Lo sguardo scuro e furioso. Zizou, colpito, irrigidì in particolare il collo e mi guardò sorpreso di quella risposta. Perchè diavolo faceva così?
- Non devi trattenerti con me. - Ma quanto era gentile e premuroso, ora!
Scossi il capo, strattonai il braccio che mi teneva ancora, mi girai e guardai in alto ridendo isterico.
- Oh, credimi che lo vorresti, invece! - Zizou aggrottò le sopracciglia fissandomi senza capire, spaesato da quella mia reazione.
Così io, al limite massimo, allargai le braccia rabbioso e sputai tutto fuori, come avevo fatto quel giorno con José.
Senza fermarmi. Senza ragionare. Senza riuscirci proprio.
Dio, quante gliene dissi...
- Lo sai bene che cos'ho perchè è colpa tua se sto così! Ed ora non so se sei stronzo o sadico oppure solo idiota! Mi rifiuto di credere che tu sia così imbecille da non capire quanto mi hai fatto male! Tu sai, tu mi conosci! Sai quanto posso stare male! Dio Cristo, Zizou! Ti ho dato il mio cuore, la mia anima, tutto! Sono stato chiaro, mi sono inginocchiato a te, ho fatto qualunque cosa, mi sono anche umiliato! Cazzo! Tutto per te! Sono arrivato penso ad amarti ed io non ho mai amato nessuno! Sai di me cose che nessun essere vivente sa! E non capisci cosa ho? Tu sai cosa ho! Mi hai lasciato... anzi, non mi hai voluto! Mi hai rifiutato senza nemmeno prenderti la briga di dirmelo di persona, come un meschino vigliacco del cazzo che non pensavo tu fossi! Mi hai trattato come una merda, come un'appestato! Non hai avuto le palle di scaricarmi! Cosa pensavi, che mi andasse bene? Non ti credevo così egoista e stronzo, ma la verità è che sei come José, un pezzo di merda che usa gli altri e quando non gli servono, li scarica senza nemmeno lo straccio di una spiegazione! Niente! Tu non mi hai semplicemente detto che non mi volevi, io ho dovuto capirlo da solo e accettarlo e farmelo andare bene! Ma cosa pensavi, che potessi tornare quello di prima così in un attimo? Mi hai distrutto! Hai preso tutto di me, ti ho dato ogni cosa, sono arrivato a livelli assurdi! Potevi chiedermi di mangiare la merda e l'avrei fatto, tu per me sei Dio e lo sapevi! E mi hai scaricato senza nemmeno mezza parola! Tu non hai idea di che cosa cazzo mi hai fatto! Vaffanculo, adesso! Lasciami in pace, voglio solo ricostruirmi! Cazzo! - Con questo, dopo avergli detto tutto l'impossibile, anzi, dopo averglielo gridato in faccia come un pazzo, uscii sbattendo la porta. In corridoio spuntarono Cris e Bale. Le camere erano in ordine con i numeri delle nostre maglie, per cui ora che Riky e Mesut, a destra e sinistra, non c'erano, i più vicini erano Cris a sinistra e Bale a destra.
Proseguendo verso Cris, l'unico decente che in quel momento potevo sopportare e che mi avrebbe dato asilo politico volente o nolente, mi sentii afferrare il polso e strattonare. In due secondi la porta era di nuovo chiusa davanti alla mia faccia, in alti due ero girato verso l'interno e sbattuto spalle alla porta.
Poi un dito davanti al viso che mi intimava di starmene buono e zitto.
- Non te ne puoi andare via dopo aver sparato una tale bomba! Devi accettare anche le conseguenze delle tue azioni! - Lo sapevo!
Zizou mi aveva ripreso e infilato in camera di nuovo per il secondo round dove mi avrebbe demolito. Me lo meritavo in quanto lui era il mio allenatore. Ero recidivo, l'avevo rifatto di nuovo. Forse avevo un problema con le autorità. Sarebbe stato da me.
Decisi di prendermi le famose conseguenze sperando che facesse in fretta. Volevo andare a buttarmi dal tetto del centro sportivo.
Volevo farla finita.
Non davvero, però volevo eliminarmi per un po', sparire, non esistere, trovare un modo per stordirmi senza usare sostanze tossiche.
Di solito il sesso funzionava benissimo.
- Tu non hai capito niente! Quand'è che ti avrei scaricato? Hai fatto tutto da solo, non hai aspettato nessuna risposta e quando ho provato a dartela mi hai allontanato! Così ho pensato che non volessi più o che fosse un brutto periodo, ho aspettato ti passasse, ma non ti passava. Ho cercato di capire cosa fosse, ma non c'era verso di capirlo! Karim, sei un muro umano! Si sa solo quando hai i coglioni girati, non si può capire altro di te! Non sapevo se era per me, se era per qualcos'altro, se avevi bisogno tu di tempo, se non volevi più saperne, se avevi cambiato idea, se avevo fatto io qualcosa! Non sapevo come muovermi! Come diavolo puoi dire che io ti ho rifiutato senza nemmeno dirtelo? Non ha senso quello che dici! - Nella sua arrabbiatura era contenuto, infatti non gridò molto, parlava ad alta voce e veloce, ma non sbraitava come avevo fatto io. Non sarebbe stato nel suo stile.
Mi aveva appena tagliato di netto fiato e gambe, stavo per morire per crisi respiratoria e probabilmente non avrei nemmeno più camminato.
No, io sapevo di avere ragione, io ero convinto dei miei ragionamenti. Sapevo cosa dicevo!
- Non mi hai più detto nulla, Zizou! È finito il ritiro e tu non mi hai detto una sola parola su di noi! Quanto pensavi che potessi aspettare? Una vita? Ti avevo detto quanto avevo bisogno di una risposta, lo sapevi! E tu pensavi di farmi aspettare ancora? Pensavo che quella fosse la tua decisione! Che non volevi metterti con me, che volevi essere solo il mio allenatore! Come potevi... Zizou, come hai potuto pretendere altro tempo? E come hai potuto pensare che a me stesse semplicemente bene così!? Non lo meritavo, cazzo! - A quel punto il nodo salì diversamente dalla rabbia. Ricordai tutto in una volta quanto male ero stato, quanta voglia di piangere e gridare, convinto che non mi volesse. Notti in bianco a pensare a lui. E lui semplicemente non aveva ancora deciso. Non mi aveva avvertito, non aveva fatto nulla.
Tremò la mia voce e gli occhi si fecero lucidi. Mi stavo odiando per il mio stato, ricacciai indietro le lacrime e lui lasciò cadere le braccia lungo i fianchi, non osò toccarmi, non osò avvicinarsi più di così. Mi guardava con una consapevolezza nuova, di chi sapeva cosa era successo, di chi aveva capito quanto fosse sua la colpa, quanto male mi avesse fatto. E non sapesse se era in grado di rimediare.
- Mi dispiace... non ne avevo idea... pensavo di poterti chiedere altro tempo, pensavo che avresti aspettato a prescindere. Ti avevo detto che stavo metabolizzando, che stavo giungendo alla conclusione ma... non credevo ci fosse un limite di tempo... e non immaginavo di... di averti fatto così male... non... non ne avevo idea... Karim, non volevo ferirti fino a questo punto! - Erano sincere le sue parole così come il suo tono dispiaciuto. Parlava piano, con delicatezza, leggevo la colpa nei suoi occhi, la cosa mi faceva stare meglio, ma leggevo anche altro.
Quel suo non toccarmi più, quello stare fermo immobile. Quello sguardo strano. Si sentiva in colpa perchè mi avrebbe ferito ancora di più?
Strofinai le labbra. Doveva rifiutarmi davvero, questa volta non potevo sbagliarmi. Era chiaro che era così.
Stava ancora fermo. Doveva dirmi quello, ma vedendo la mia reazione, vedendo quanto male stavo, non voleva ferirmi di nuovo.
Non potevo avercela ancora con lui.
Non come prima.
Aveva il suo modo di fare, di interpretare le cose. Così come io avevo il mio.
Ci eravamo fraintesi, ma questo non toglieva che ora doveva dirmi 'no, rimaniamo amici'.
Perchè altrimenti mi avrebbe abbracciato.
Respirai a fondo, domai a stento le lacrime che mi stavano per bruciare gli occhi e dissi piano, tremolante.
- Ho capito. Ho capito davvero. Va bene. Adesso vado a fare due passi per calmarmi... non voglio più parlarne. Chiudiamo tutto ed andiamo avanti. Io... io in qualche modo ce la farò. Ma dovevo saperlo. Va bene. - Zizou rimase inebetito a fissarmi, fermo immobile, in silenzio. Non mosse un muscolo. Io uscii e lui non mi seguì. Capii che avevo interpretato tutto bene, quella volta.
Chiusi gli occhi, sospirai e appoggiando la mano al muro, percorsi il corridoio non so nemmeno in quale cazzo di direzione.
Camminai e ad un certo punto mi fermai non riuscendo più a muovere un solo passo.
Ero nella sala comune, quella relax piena di zone di ogni genere per passare il tempo e distrarsi.
Mi lasciai cadere su uno dei divani e rimasi lì fermo. Non avevo consistenza di me, non sapevo cosa stavo facendo davvero.
So solo che quando Marcelo mi chiamò, io mi girai e lui mi guardò il viso impressionato. Lui era l'essere più espressivo di questo mondo.
Dal suo sguardo, dai suoi occhi, capii che stavo piangendo e per questo era tanto impressionato.
Nessuno mi aveva mai visto piangere.
Quella volta era finita davvero.
Dopo, ricordo solo le sue braccia morbide che benedii perchè davvero... davvero, da solo, quella sera, non ce l'avrei mai potuta fare. Mai.
Piansi non so quanto tempo aggrappato a lui, fra le sue braccia, in silenzio e basta. Solo a piangere.
E lui non disse nulla. Mai. Rimase lì con me tutto il tempo e mi consolò, ma senza chiedere o dire nulla.