CAPITOLO II:
FRA CARNE E CUORE

Non avevo una vera e propria ossessione per José come l'avevo per Zizou, ma farmi José era fattibile perchè non ero veramente coinvolto. Mentre farmi Zizou era fuori discorso.
Non potevo. Era impensabile.
Mi bloccavo alla sola idea.
Andare a letto con la persona che da sempre avevo desiderato di più in assoluto era troppo.
Così decisi di accettare la proposta poco velata del mister ed un giorno, in trasferta, mi infilati abilmente nella sua camera.
Aspettai che il movimento in giro cessasse e bussai.
Non ero timido se non con Zizou, se volevo una cosa la facevo ed ero molto sfacciato e diretto.
Non sapevo cosa fosse il tatto.
Così quando mi presentai davanti a lui, José cadde dalle nuvole.
- Che c'è, stai male? - Disse infatti preoccupato, io scossi il capo ed entrai senza chiedere il permesso.
Era solo.
Ok, ero sfacciato, ma era la prima volta che mi facevo l'allenatore. Come si cominciava?
Ci impiegai solo mezzo secondo a chiedermelo, il mezzo successivo ero già passato istintivamente all'attacco e mi stavo togliendo la maglietta.
Ricordo bene il suo sguardo, pensava fossi impazzito. Era fermo piantato in mezzo alla camera e mi fissava.
- Karim, sei fuori di testa? - Cosa me lo chiedeva a fare? Uno fuori di testa non direbbe 'sì lo sono!' ed uno sano comunque non lo direbbe in ogni caso.
- Questa domanda è proprio idiota! - Dissi infatti avvicinandomi mentre lui indietreggiava.
Improvvisamente non eravamo più allenatore e giocatore, i ruoli erano completamente cancellati nella mia testa. Non vedevo più l'uomo con cui avevo litigato l'anno precedente, vedevo quello che ci aveva provato con me in palestra. La mia testa ragionava su un elemento per volta.
- E perchè?! Non mi sembri molto centrato, stasera! Hai bevuto? -
- Uno sano non direbbe mai che è pazzo ed uno pazzo non si renderebbe mai conto di esserlo! Quindi chiedere se si è pazzi è stupido! - risposta maledettamente logica e sensata. Così tanto che José rimase inebetito a fissarmi.
Aveva così ragione!
Fu in quello che gli misi le mani addosso e gli tolsi la maglia del pigiama che già indossava. Cercò di fermarmi ricordandosi i famosi ruoli, ma li cancellai veloce come un felino in attacco.
Le mie labbra lo zittirono così in fretta che rimase senza fiato.
Gli presi il viso e lo obbligai ad accettare la mia bocca. Dopo pochi secondi José stava aprendo la sua e stava rispondendo al bacio tirando fuori la lingua, mi venne incontro e si intrecciò a me in un'esplosione di desiderio che bruciò entrambi seduta stante.
Non lo volevo come volevo Zizou, non era una cosa incontrollata di cui non potevo fare a meno, ma semplicemente volevo farlo, tutto lì. E lo facevo.
Avevo bisogno di distrarmi e calmare i nervi e questo servì di gran lunga.
Il bacio divenne rovente, se io non lo desideravo come un folle, lui sì.
Credo che dopotutto mi avesse rotto i coglioni l'anno prima per questo. Ci pensai mentre le sue mani frugavano sotto ai miei pantaloni ad afferrarmi il cazzo.
Gli piacevo e voleva tirare fuori tutto il mio potenziale inespresso. E poi mi voleva tutto per sé.
Una volta completato il suo capolavoro, sarei dovuto essere suo.
Insomma, aveva avuto una visione ed aveva lavorato per realizzarla.
Non capivo perchè mi spingeva fra le braccia di Zizou se mi voleva per sé.
Perchè che mi volesse per sé, a quel punto, fu maledettamente chiaro.
Forse voleva capire, mettermi alla prova. Vedere se ne ero capace.
Se l'avrei fatto.
Se aveva speranze.
L'essere desiderato fino a quel punto fece scattare in me una fortissima eccitazione e dopo pochi secondi ero in ginocchio davanti a lui a succhiarlo.
Il suo cazzo divenne subito duro nella mia bocca, lo bagnai e lo tirai fino a sentire le sue mani che mi premevano la testa contro di sé. Mi eccitava quando lo facevano... quando cercavano di dominarmi con risolutezza e cattiveria. Perchè mi accendevo e finivo per dominare io.
Era una sorta di gioco psicologico.
Con uno poco mascolino, un passivo e magari gentile e dolce, non mi stimolavo tanto. Non mi veniva molta voglia. Lo facevo se non avevo altro da fare e se c'era l'occasione.
Però mi aizzavo davvero con quelli attivi, quelli cattivi, quelli dal carattere forte e dominante. Lì mi veniva voglia di comandarli, di salirgli sopra e fargli di tutto.
Altrimenti no, potevo fare il passivo senza provare nulla.
Così successe con José quando mi prese la testa con forza e me la schiacciò contro il suo bacino.
Mi eccitai e senza perdere tempo in stupidi preliminari che non erano da me, mi alzai, mi abbassai i pantaloni fino a tirarmi fuori il mio cazzo, lo piegai in avanti appoggiandolo con le mani al letto, gli abbassai i vestiti ed entrai solo dopo essermi abbondantemente bagnato con la saliva.
Scivolai in lui con brutalità, ma credo che era quello che volesse. Se io cercavo di dominare i dominatori, lui cercava un dominatore che lo dominasse.
Eravamo compatibili, cercavamo la stessa cosa. Per questo successe e fu fantastico.
Una mano sul suo collo, per dietro, l'altra sul suo fianco. Ed io che gli sbattevo contro sentendolo stretto mentre lo prendevo da dietro. Gli entravo sempre più ed ero in paradiso, un maledetto paradiso blasfemo dove godevo sempre più fino al punto da perdere la testa.
Gemevamo entrambi molto forte e mi muovevo con foga crescente fino a che non gli venni dentro.
Il mondo scivolò fuori dal nostro controllo e l'orgasmo mi attraversò su ogni particella di me. Un piacere fottutamente intenso e meraviglioso.
Dopo di che finii seduto sul letto, sfinito. Appoggiavo le mani dietro di me e rimanevo su con la schiena, lo fissavo che era in piedi, dritto. Mi guardava ansimante, eccitato, sudato come me.
Sentivo il sudore corrermi sulla pelle, caldo, realizzato, in pace totale.
Ansimavo con la bocca aperta, la testa di lato, l'aria abbandonata.
Penso di essergli piaciuto seriamente. Di norma aveva la stessa aria da 'che cazzo vuoi', però lì gli stavo piacendo.
Non ho consapevolezza di me o almeno non ne avevo fino a quel momento. Lì pensai di essere erotico ai suoi occhi, poi pensai che potevo esserlo anche agli occhi di altri. Forse non lo sapevo, ma lo ero.
José a quel punto, sempre ansimando e fissandomi senza perdersi un dettaglio di me, del mio viso, della mia bocca carnosa, si prese il cazzo e continuò a masturbarsi perchè non era venuto.
Io non mossi un muscolo, ma lo guardavo ipnotizzato, un po' la sua erezione sempre più grande, un po' il suo viso ed i suoi occhi fissi sulla mia bocca. Io sorrisi e mi leccai. Lo feci spontaneamente.
E lì venne. Mi schizzò addosso, sul petto. Chiusi gli occhi per un istante, poi li riaprii e senza muovermi, senza girarmi, senza fare nulla, dissi piano ed incisivo.
- Pulisci... -
E lui pulì.
Leccandomi.
Tutto.
Forse non provavo nulla, forse non lo desideravo come desideravo Zizou, ma quello che mi faceva, ciò a cui stava... il modo in cui scopavamo... la sua perversione... erano le cose ideali per me. Non provavo nulla, non lo volevo nemmeno seriamente... però mi lasciava talmente soddisfatto che non trovavo il motivo per cui smettere.
Non mi fermai a dormire con lui, tornai in camera e dormii da me.
Non mi sono mai fermato a dormire lì, non ci siamo mai abbracciati, ci siamo baciati e ci siamo scopati in tutti i modi, perversi, erotici. Ma mai con coccole e sentimenti di mezzo.
Non ne sentivamo il bisogno. Non io, per lo meno. Lui non l'avrebbe mai chiesto. Non so, onestamente, se lo volesse o cosa provasse. Non me ne sono mai curato.
Penso che gli altri mi definissero emerito stronzo. Di fatto non ero un buon elemento, ma la cosa non mi importava proprio per niente.
Mi soddisfacevo, mi realizzavo, trovavo il modo di stare bene e nello stare così, giocavo sempre meglio.
Quell'anno fu fantastico, ma non solo per il sesso e per il calcio.
Lo fu anche per Zizou, perchè sì, alla fine trovai il coraggio di parlarci. Alla fine approfittai, ma non nel modo in cui tutti avrebbero pensato io potessi e dovessi fare.
Approfittai nel modo in cui ritenevo giusto nei suoi confronti.
Ovvero senza sprecare quell'occasione.
Per me Zizou era troppo importante, non potevo rovinare il rapporto. Però non lo potevo lasciare andare così semplicemente.
Da lui dovevo ottenere quello che davvero volevo, qualcosa che sarebbe stato con me per sempre e che non avrebbe rovinato nulla.
Così, semplicemente, un giorno trovai il coraggio di bussare al suo ufficio fuori orario di allenamenti e mi fermai con lui.

Zizou era seduto dietro la sua scrivania a lavorare, aveva davanti diverse carte su cui era intento a leggere, poi in un blocco a parte si segnava degli appunti.
Quando bussai, poco dopo sentii la sua voce composta e pacata rispondere 'avanti'.
Il cuore mi fece venti capriole, lo stomaco si contorse tutto ma io entrai.
Trattenni il fiato quando il suo sguardo magnetico e penetrante si posò su di me.
Mi stava guardando.
Stava guardando me, non altri.
La sua attenzione, per venti preziosi secondi, fu tutta mia.
Venti i secondi che impiegai per dirgli qualcosa, infatti.
Le sue sopracciglia rimasero sempre ferme, solo al diciannovesimo le alzò interrogativo e disse senza sbilanciarsi:
- Dimmi, Karim. Ti serve qualcosa? -
Zizou era anche membro del consiglio sportivo, in pratica un consigliere del presidente.
Anche Perez lo adorava. Del resto come non idolatrare un genio del suo calibro?
Da quando lui era suo consigliere aveva preso Cris, Riky e molta altra gente promettente.
E me.
Pensando a questo mi chiesi se fosse stato lui a consigliare a Perez il mio nome.
Comunque ora aveva più lavoro perchè era un membro più attivo nel consiglio ed era anche nello staff di José.
Così capitava di vederlo fermarsi in ufficio, in sede, per più tempo.
- Sì... - Però di fatto non sapevo bene cosa chiedergli.
Mi ero preparato una serie di possibili cose di cui parlare, dovevano avere senso ma al momento non me ne ricordavo nemmeno una.
Ero fermo sulla porta aperta e vedendo che esitavo, Zizou pensò che ci volesse tempo e che fosse una cosa delicata, per cui con gentilezza chiuse le sue carte e mi indicò la sedia davanti alla sua scrivania.
- Vieni pure, siediti... -
Il suo ufficio non era solitario, era condiviso con altri membri del consiglio che però alle ore in cui lui si fermava, non c'erano.
Per cui lo stanzone composto da molte scrivanie tutte uguali, disposte in modo da non darsi fastidio uno con l'altro, era vuoto.
Davanti alla sua scrivania c'erano due sedie dallo stesso lato, lui si alzò dal suo e si sedette accanto a me.
Era strano stare lì, non ci ero mai entrato ed era altrettanto strano che fosse tanto grande e tanto vuoto e tranquillo.
Quando si mise accanto a me la tensione salì, divenni di mille colori e non riuscii a mettere in ordine due parole che fossero due.
Dovevo parlare, lui mi guardava ed il problema era proprio questo.
Che mi guardava.
Sospirai ed alla fine mi decisi ad aprire bocca anche senza sapere che dire.
- Ecco io... ti è mai capitato di bloccarti a calcio? - In realtà sapevo la risposta, sapevo tutto di lui.
Zizou probabilmente pensò che mi riferissi a me stesso. Passavo periodi in cui mi bloccavo e l'anno precedente non era stato splendente.
Sicuramente doveva avere senso, lo capii dal suo sguardo che pareva comprendere e dal piccolo seppur breve sorrisino che fece.
- Sì certo. Verso l'inizio della mia carriera. - Lo sapevo, però finalmente ci stavo parlando e non avevo la minima intenzione di anticipare una sola parola.
Zizou con calma e compostezza, seduto elegantemente nella sedia, come io non riuscivo a stare, mi spiegò che da ragazzo era molto nervoso e rabbioso, oltre che chiuso. Questo provocava un naturale blocco a calcio. Il talento l'aveva, si vedeva, per cui comunque venne richiesto. Però l'allenatore che riuscì ad aiutarlo e a sbloccarlo a calcio, fu Lippi.
- Lui prese tutto il mio grande nervoso che avevo verso tutto e tutti, quello che mi faceva scattare per tutto ed avere reazioni spropositate ad ogni sciocchezza, e lo incanalò nel calcio. Riuscì a farmi sfogare in campo. Questo mi fece fare il salto di qualità che mi serviva. - Lo sapevo ma era maledettamente bello sentirlo parlare. Forse avevo gli occhi a cuore. Sperai di no. Mi resi conto d'avere la bocca aperta, lui mi guardò in attesa che mi aprissi e continuassi con la mia confidenza. Ovviamente non ne avevo da fare, per cui Zizou mi fece la domanda.
- Ti senti bloccato a calcio? - Che domande, lui doveva saperlo meglio di me.
- Ti sembro bloccato? - Chiesi istintivamente. Lui inarcò un sopracciglio interrogandosi sul genere di domanda che gli avevo fatto. Non ne avevo la minima idea. Lo stavo mettendo alla prova? Credo di sì e l'aveva capito anche lui.
- Il primo anno cercavi di ambientarti, il secondo, ovvero l'anno scorso, eri effettivamente bloccato. Ma José ti faceva molta pressione, cercava di stimolarti come Lippi fece con me. Forse però non era la chiave giusta. - Rimasi a bocca aperta a sentirlo rispondere tanto loquacemente.
L'avevo sempre immaginato irraggiungibile ed invece parlava, rispondeva, si perdeva in chiacchiere e mi diceva qualunque cosa volessi.
Improvvisamente mi resi conto che in realtà parlare con lui era molto più facile di quel che avessi pensato.
E le parole scivolarono fuori dalla mia bocca, fuori dal mio controllo, prima ancora di rendermi conto che le pensavo, che le avevo dentro.
- Quest'anno va meglio, sta usando un metodo diverso ma... non so, forse non sono proprio quello che si aspettavano... mi sento... a volte mi sento inadatto a questo club. C'è gente del calibro di Ronaldo e Kakà, capisci? E ci sono io... mi sembra di essere una specie di... non so... sostituto! - Zizou aggrottò la fronte guardandomi stupito di questa mia ammissione.
Davvero lo pensavo?
Credo di sì, dopotutto.
- Pensi che mi sia sbagliato scegliendoti? - Ed ecco quello che speravo mi dicesse.
Fu come ricevere un pugno allo stomaco.
- Davvero hai suggerito tu il mio nome? -Zizou sorrise malizioso.
- Noi francesi siamo patriottici... ci sentiamo un po' la razza ariana, dopotutto... - Era vero, noi francesi ci siamo sempre sentiti meglio nelle cose che facciamo, per cui è sempre venuto spontaneo guardare i nostri consanguinei nelle cose che ci interessano.
- E' solo perchè ero francese? - Chiesi con un pizzico di delusione dopo la grande gioia di sapere che era stato lui a scegliermi.
Zizou la lesse e piegò la testa, poi sempre composto ed imperturbabile, ma rigorosamente gentile, rispose:
- Certo che no. - Il cuore mi si aprì e credo che sospirai di sollievo. Lui ridacchiò. Era bello anche quando ridacchiava. Era bello nel modo in cui stava seduto, con le gambe accavallate e le mani incrociate sulle ginocchia, ed era bello il suo viso sicuro di sé, accattivante ma accogliente. Era sempre stato il mio Dio irraggiungibile, ora era lì con me e sentivo di poterlo toccare. Era in carne ed ossa.
- Come mai mi hai scelto? -
- E' vero che ho sempre tenuto molto d'occhio i giocatori francesi... -
- Perchè non hai scelto Ribery? - Ero sempre più sfacciato... come di solito ero con tutti. Lui non si fece problemi a rispondere.
- Perchè non aveva l'età giusta. Puntavamo ad un gruppo giovane con alcuni veterani. Lo suggerii io a Perez. - Precisò. Poi continuò senza che glielo chiedessi: - Così fra i giocatori giovani francesi che tenevo d'occhio per puro diletto personale, spiccavi tu col Lione. - Concluse. Questo poteva bastare, ma volevo sapere di più. Come mi vedeva all'epoca e come mi vedeva ora?
- Sei pentito d'avermi consigliato? - Zizou fece un sorrisino indecifrabile. Altamente erotico ai miei occhi. Poi sempre tutto calmo rispose:
- Non mi pento mai di quel che faccio. O quasi. Con te non mi sono pentito. Sei come me. Il talento ed il potenziale ce l'hai, ti serve solo qualcuno che riesca ad incanalare tutto quello che ti distrae e ti blocca. Ma quest'anno ti vedo molto meglio, comunque... -
Che lo dicesse mi esaltò un sacco e penso che non riuscii a trattenere il sorriso. Anche lui rise alla mia reazione spontanea e fu bello quel momento, uno scambio leggero, quasi intimo in un certo senso.
Avevo fame di lui, lui in ogni salsa. Improvvisamente non volevo staccarmene, non volevo finire. Avevo fatto tanta fatica a cominciare e a lasciarmi andare ed ora non potevo smettere.
Lui era così alla mano, così umano, così normale... eppure rimaneva lui!
- Sì, mi sento meglio, più carico... però a volte mi vedo bloccato e penso che forse tutti mi sopravvalutano e si aspettano troppo da me... cose che non ho. - Zizou scosse il capo e sempre calmo disse:
- Devi solo avere fiducia in te stesso e stare calmo. Devi stare calmo in testa. Guarda che so cosa vuol dire essere nervosi e sotto pressione. - Lo sapevo bene. - Non è facile. Però ci devi riuscire. Devi capire che andrà tutto bene. Che gli esperti sanno meglio di te ciò che sei. Ho visto molto più in là di quanto tu stesso riesca a fare. Tu hai delle aspirazioni, io vedo semplicemente la realtà. - Era molto preciso nel dire le cose, molto deciso. Aveva le idee chiarissime, era incisivo e mi persi nelle sue parole, nel suo modo di esprimersi. Così padrone di sé.
Lo invidiavo. E ci sbavavo.
Ovviamente mi resi conto che non potevo andare lontano, perchè dopo aver pensato 'ecco, ora me lo scoperei' mi divenne duro.
Se mi alzavo si vedeva, dovevo rimanere seduto e sperare che si calmasse un po' il mio amico là sotto.
Imprecai in tutte le lingue che conoscevo e nel frattempo provai a parlare per distrarre me stesso.
- Mi fido di te. Se tu hai visto in me qualcosa, allora c'è. È solo che non voglio deluderti. - Dovevo parlare al plurale, ma non ci riuscivo. Era di lui che mi interessava, era lui il mio centro. Per cui parlavo a lui.
Non so se Zizou lo notò, se capì che c'era qualcosa di diverso nel modo in cui io intendevo le cose.
Però non me lo fece comunque pesare. Sorrise sicuro di sé e soddisfatto della mia risposta.
- Non mi deluderai. - Ne era certo. Rimasi a bocca aperta a fissarlo e finì che parlammo di episodi ed esempi vari che mi fecero capire molto di lui, di quel che pensava, di quel che era e di quel che voleva.
Fu una lunga chiacchierata piacevolissima, splendida per il fatto che era avvenuta con lui, ma spettacolare in generale.
Mi aiutò molto al di là di tutto.
Ne facemmo altre, parlavamo e basta. Mai un solo istante in cui uno dei due ci provò, mai un segno di piacere reciproco. O forse io ero chiarissimo pur solo guardandolo. Forse sbavavo, non so, ma lui non mi fece capire nulla.
Parlavamo di calcio fino allo sfinimento. Quando avevo dubbi o problemi andavo da lui a quell'ora, lui era là, mollava tutto e mi parlava, mi ascoltava. A volte avevo solo bisogno di averlo a tu per tu tutto per me, a volte solo di sapere che mi ascoltava.
Era bello.
Era splendido.
Poi, ogni volta che me ne andavo, cercavo José e scopavo con lui perchè puntualmente ero troppo eccitato e ne avevo bisogno. Questo mi dava una specie di equilibrio. Il migliore mai avuto.

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E' vero che...
Nel secondo anno di Mourinho, quindi il terzo di Karim, i due hanno avuto un cambio totale nel loro rapporto, da che al primo litigavano sempre, a che Mou ha cominciato ad usare sempre Karim e ad andare d'amore e d'accordo.
E' vero anche che Karim, ce lo ha rivelato lui stesso, dopo gli allenamenti passava molto tempo nell'ufficio di Zizou a parlare con lui. La sua porta era sempre aperta e lui disponibile a parlare di qualsiasi cosa, gli ha dato molti consigli. (Sempre parole del caro Karim).
Le cose che Zizou dice riguardo sé stesso sono vere, le ha rivelate lui in varie interviste... la questione del nervoso, della rabbia, del blocco che ha tolto Lippi.