CAPITOLO XXIII:
ESSERE PADRI




Successe così che divenni padre.

Dopo la partita avevamo sempre la giornata libera noi che avevamo giocato, così Clhoe mi chiamò dicendo che era il momento e se potevo venire.
Non ero sicuro che fosse proprio la volta buona perchè aveva già avuto i classici falsi allarmi, non che mi fossi mai emozionato molto.
In realtà rimanevo incerto su cosa provare, pensavo fosse una cosa bella, ma non mi sentivo così elettrico come Sergio che aveva rotto il cazzo a mezzo mondo col fatto che diventava padre. Persino di Iker si sapeva.
Di me no, ero riuscito a non dire niente, qualcuno vociferava però non era nulla di certo.
Avvertii Zizou per telefono mentre mi avviavo con la mia solita calma, convinto che non fosse successo niente e che in caso sarei comunque sopravvissuto.
- Ascolta, Clhoe dice che sta per andare in ospedale, dovrebbe essere la volta buona. La devo raggiungere... penso di essere in campo per l'allenamento dopodomani, ma ti avverto... -
Zizou mi fermò come se dicessi bestemmie.
- Karim, ma non sei contento? - Così mi fermai dal radunare le cose e fissai un punto vuoto per capire se diceva sul serio o no.
- Perchè? - Non rispondevo mica...
- Perchè non lo sembri... mi stai informando, ma non sei nemmeno un po' nervoso od emozionato... - Alzai le spalle e tornai a mettere via un cambio nella borsa mentre stringevo il telefono contro la spalla.
- Lo sono, ma forse non è la volta buona, può essere un altro falso allarme... - Ero molto calmo, in effetti.
- Però può nascere... ed invece mi dici che dovresti esserci lunedì? - Davvero non capivo che problema c'era, lui era stranamente sorpreso, cosa che io non ero proprio.
- Sì, può nascere... beh, ma ti devo avvertire che lunedì dovrei esserci ma potrebbe sempre esserci un contrattempo, no? - Ero sicuro di dire cose sensate, per una volta, e mi sentivo messo ingiustamente al muro. Ma lui non mollò perchè era Zizou. Mai saputo di una volta che avesse mollato!
- Sì certo, un contrattempo chiamato figlio che nasce! - Ora era pesantemente ironico!
- Ma mi prendi per il culo? - Chiesi truce alzando la testa e fissando l'armadio.
La sua risata risuonò nell'orecchio e guardai il telefono che mi ero preso con la mano togliendolo dalla spalla.
- Zizou! - Lo chiamai come ad insultarlo. Non avrei mai potuto.
- Scusa ma sembra davvero che non te ne rendi conto! - Sospirai e scossi il capo.
- Senti, può essere un falso allarme. È inutile essere tanto emozionati per nulla... - Però con un'altra risatina mi mise a posto, come sempre.
- Sì certo... e se nasce? Allora avrò l'onore di sentirti emozionato? - Forse non mi ci aveva mai visto... a parte quando ci eravamo incontrati la prima volta, quando mi era caduta la mandibola.
- Io mi emoziono... mi sono emozionato nella mia vita, che dici... - Lui tornò a ridere, continuava a prendermi proprio per il culo.
- Dai?! E quando? Mi è scappato l'evento! Di solito sei immusonito o addormentato o arrabbiato nero. Hai solo queste tre modalità! O dormi, o vegeti o latri insulti! - Aveva un modo di vedermi che non avevo mai saputo, cioè parlavamo di me, capitava, ma ancora mi era nuova questa cosa.
Permaloso come di solito non ero, risposi piccato e imbronciato.
- Quando ti ho visto la prima volta ero fottutamente emozionato! Mi tremavano le gambe, avevo lo stomaco in una morsa da assassino e pensavo di svenire da un momento all'altro! Per non dire quando mi hai stretto la mano, sorriso, salutato! Stavo per piangere! - Ok, forse avevo detto troppo.
Dal suo silenzio mi resi conto che era decisamente troppo.
Imprecai fra me e me e poi dopo un po' parlò.
- Davvero? - chiese infatti sorpreso. Mi morsi il labbro.
A quel punto tanto valeva...
- Eh sì... -
Ok, va bene. Ora però doveva farmi sentire meno idiota. Dai, pensavo...
Zizou rimase un po' senza dire niente, poi parlò sempre sorpreso.
- Non lo sembravi. Avevi l'aria imbronciata, quasi infastidito od indifferente! - Questa poi!
Mi misi a ridere spontaneo!
- Chiedi a chiunque se non ero emozionato! -
- Ti credo... è solo che non lo sembravi, tutto qua! - Ci fu un silenzio strano, come di imbarazzo. Poi sospirando chiusi il borsone finendo di prendere tutto, non contavo di stare molto, però non si poteva mai sapere. Almeno un cambio mi sarebbe servito.
- A volte l'apparenza inganna. - Conclusi uscendo dalla camera.
- Davvero! - Esclamò. Poi aggiunse ripensandoci. - In effetti spesso! - Sorrisi, che strano dialogo. Ci eravamo scoperti meglio di sempre, ogni volta che parlavamo dei nostri discorsi ne usciva qualcosa di nuovo uno sull'altro. Era sempre più bello.
- Per cui ora sembri non emozionato ma in realtà lo sei? - Chiese dopo un po'. Mi fermai all'ingresso e mi guardai allo specchio cercando di capirlo. Non pensavo di saper tradurre bene quel che provavo, non avendolo mai fatto non sapevo cosa sembravo... né cosa provavo.
Alzai le spalle col broncio.
- Non lo so cos'è che sembro... e non so cos'è che sono... la verità è che non so cosa provo riguardo questa cosa. Penso che dovrei essere felice, penso che lo sono ma sai... sono un po' tardo con certe cose, a volte finchè non mi ci trovo dentro, non capisco... - Era una buona risposta, lo sentii sorridere.
- Allora mi saprai dire quando torni cosa hai provato nello stringere tuo figlio... -
- Tu cosa hai provato? - Chiesi curioso, ormai fra noi parlavamo di tutto senza timore.
Uscii di casa e scesi al garage mettendo il borsone dentro, poi salii al posto di guida ed aprii il portone in attesa di partire, intanto cercavo gli auricolari per poter parlare con lui lo stesso mentre guidavo.
- Ero felicissimo, emozionatissimo. È stata la prima volta che lo ero a quel modo... è stato come... come diventare uomo sul serio... ho trovato la pace, mi sono calmato diventando padre! - Rimasi meravigliato a saperlo, con un sorriso ebete sulla faccia immaginando cosa doveva essere stato per lui. La sua faccia emozionata doveva essere bellissima.
Ero contento di saperlo. Forse c'era speranza anche per me!
- Ma Zizou... dov'è che sei, ora? - Domanda strana. Non tanto. Dopo la partita lui andava sempre a casa e da casa non parlavamo mai al telefono, né potevo scrivergli tanto se non sms d'emergenza, cose strettamente legate al club.
Però ora stavamo parlando da un po' e forse significava che non era a casa.
- A casa! - Disse invece sorprendendomi molto.
- Cosa? E come mai stai parlando con me? - Questo mi sconvolse più della notizia che forse mio figlio nasceva!
Partii verso l'aeroporto mentre lui rispondeva piano, un tono strano. Non saprei descriverlo. Pensieroso forse?
Imbarazzato?
Un po' tutto...
- Mi hai chiamato... sai che non mi devi chiamare quando vado a casa, se l'hai fatto significava che era importante... - Logicamente. Mica tanto.
- Ci sono volte in cui non mi hai risposto. Cazzo, non mi hai mai risposto! - L'accusai mettendo la quinta.
- Karim, rallenta. - Disse sentendo il motore della macchina salire. Io lo feci automaticamente, compiaciuto delle sue preoccupazioni. Che carino.
- E insomma? Come mai oggi mi hai risposto? - Lo sentii sospirare un po' insofferente, poi si arrese e lo ammise.
- Avevo voglia di rispondere! - Però puntualizzai perchè a quel punto era proprio chiaro.
- Volevi sentirmi! - Lui imprecò in spagnolo, cosa che di solito faceva in francese, ed io risi mentre affrontavo curve con la mia solita incoscienza.
- Si si senti, guida come si deve ed arriva vivo sia da tuo figlio che poi da me! - Avevo un modo di guidare spericolato, avevo avuto molte rogne per questo motivo. A volte diventava più forte di me.
Però lì rallentai di nuovo sorpreso di quante premure avesse per me. Si stava davvero legando. Cioè era già legato, ma si stava innamorando. Oltre l'innamoramento c'era l'amore. Aveva detto che forse lo era, non avevo osato parlarne ancora. Forse questo era una specie di parlarne... Sorrisi fra me e me felicissimo di tutto quello, più emozionato di quello che dell'eventualità di diventare padre. Chi lo poteva sapere se poi non mi sarei messo a piangere anche con il mio pargolo?
Credo solo d'avere l'emotività di un bradipo, ma una volta che arrivava l'emozione, la vivevo a pieno.
Forse ero così.
Non lo sapevo, ma fui felicissimo di quella conversazione speciale, me la tenni stretto per tutto il viaggio, fino a che poi non strinsi davvero il fagottino fra le braccia.
Una piccola fagottina, a dire il vero.
Melia.
Quando la strinsi ogni altro pensiero distraente venne spazzato via, ci fu solo lei in quell'istante.
E trovai conferma delle mie teorie.
Ero solo lento, ma non è che non provassi nulla, non ero insensibile.
Avevo un modo mio di vivere le emozioni, più in modo personale.
Non condividetti con nessuno, scrissi un sms ai miei amici strettissimi e chiamai Zizou. Solo questo.
Non feci altro.
Perchè ero felice, ero felicissimo, e mi scese una lacrima mentre la stringevo.
Capivo cosa aveva inteso Zizou.
Sentirsi uomini, la pace, la calma... era quello.
Ed io ero felice, ero felice sul serio per qualcosa che non mi riguardava ma che al tempo stesso era mia.
Quando rispose non dissi nulla, nessun saluto, nessuna frase di circostanza o spiegazione.
Dissi solo la risposta ai suoi quesiti e lo feci con una voce sottile carica di sentimenti inespressi.
- Sono emozionato! - Dissi solo questo, incapace di spiegare altro. Lui sorrise intenerito, aveva un suono diverso quel sorriso dagli altri o forse così a me parve.
Fu come condividere la mia grande emozione con lui che amavo.
Fu un piccolo momento perfetto.
- Sono felice per te. Congratulazione, papà Karim! - Sentirlo per la prima volta proprio da lui fu ulteriormente emozionante ed addirittura shockante. Lì capii che lo ero. Ero padre.
Ero padre.
Ero un dannatissimo padre e che fossi adatto o meno, ormai lo ero. Tanto valeva pregare di essere un buon padre.
- Cazzo! - Imprecai infatti realizzando la grandezza e l'importanza della cosa. A quel punto lui rise ed io mi calmai, la tensione scemò e mi trovai a ridere anche io.
In qualche modo risolveva sempre i miei drammi, piccoli o grandi che fossero.
Lo amavo. Ormai ne ero proprio sicurissimo.
Non avrei potuto fare a meno di lui, in nessun campo, in nessun settore, mai.
Ormai doveva assumersi le sue responsabilità. Non aveva scelta.

Il giorno dopo tornai in tempo per gli allenamenti, come promesso.
Clohe sarebbe rimasta in Francia per il tempo necessario, poi si sarebbe trasferita da me una volta a posto. Dovendo vivere praticamente da sola perchè io ero più fuori che dentro, doveva essere sicura di farcela e non aver bisogno di nulla.
Mi chiese se i primi giorni poteva venire sua madre a stare da noi per darle una mano, visto che io ero totalmente incapace di una vita a tre e di provvedere ad una bambina, le dissi che poteva prendersi tutto l'aiuto che voleva.
In volo per Madrid ripensavo a Melia, piccola e dolce.
Mi aveva tirato fuori una nuova dolcezza, diversa da quella che forse potevo avere con Zizou, non credevo di essere molto dolce con lui, però mi ci ero sentito molto con Melia e Clohe lo disse.
'Non sei mai stato tanto dolce con nessuno come con lei, nemmeno con me!'
Con lei per niente. Con Melia lo ero?
Mi sentii felice.
Io dolce... non ci credevo!
Significava che potevo essere un buon padre, forse... avevo l'istinto paterno, no?
In seguito quando i giornalisti me lo chiesero, dissi che diventare padre era la cosa più bella della mia vita, che mi aveva calmato molto.
Però per quella risposta ebbi bisogno di elaborare meglio la cosa e lo feci nell'arco di qualche giorno.
Quello lì in cui tornai a Madrid, invece, era il giorno dopo la nascita della piccola, ero fresco fresco di evento ed ero su una nuvola, la testa totalmente da un'altra parte, più del solito cioè.
Di solito non ero molto presente né reattivo, ma quando arrivai in campo quel giorno non lo ero per niente.
Andai a sbattere contro tutti e tutto, porte, muri, panchine, compagni, allenatori...
Zizou.
Non avevo avuto tempo di vederlo prima, per cui successe che ci vedemmo per la prima volta lì in campo, nessuno aveva saputo che era nata la mia piccina e non l'avevo detto. Non pensavo fosse rilevante per loro, non credevo fossero cose da condividere insomma.
Tutti mi chiedevano cosa avessi quando sbattevo, io nemmeno rispondevo.
Poi sbattei, in campo, contro Zizou e lui capì. Beh, lui sapeva.
Quello che fece ovviamente mi riportò bruscamente e meravigliosamente alla realtà perchè con un sorriso che illuminava tutto, mi mise il braccio intorno alle spalle e guardandomi a quella vicinanza, sempre sorridendo, disse:
- Allora è questa la versione Karim padre? Tutto fra le nuvole? Adesso per parlare con te bisogna spedirti un telegramma e chiedere udienza alla tua testa? Spero sia possibile strapparla dalla piccola Melia... - Con questo io tornai sulla Terra grazie a lui, al suo braccio, al suo sorriso ed al suo interessamento e pure alla sua ironia e risi impacciato. Stava sottolineando quanto da un'altra parte fossi per mia figlia. Insomma, era imbarazzante in qualche modo, non ero abituato a fare quella parte. La parte dell'emozionato. Non so se apparivo così, ma io mi sentivo tale. Pensavo ancora a lei!
- Beh, non mi aspettavo di pensarci ancora così tanto... - Risposi come se fosse una cosa sensata. Zizou rise più forte.
- Cielo, Karim! Sei padre! Sarebbe strano se non ci pensassi proprio! - e così si scatenò il putiferio.
Sergio era lì e sentendo, capì. E capendo gridò come un ossesso:
- MA KARIM SEI PADRE E NON MI HAI DETTO NULLA?! - Al che tutti si girarono a guardare e non erano pochi i presenti in campo, Zizou ridacchiando mi mollò ed io risposi spontaneo e sulla difensiva:
- E perchè te lo dovevo dire? - Ovvio, che pretendeva dicessi?
Sergio mi saltò letteralmente fra le braccia e non potei che sostenerlo, mi strinse e mi assordò cose che non registrai, ero occupato a vedere come tutti si avvicinavano felici per me, sorpresi che non avessi detto nulla.
Maledetti tutti quanti, volevo solo vivere in santa pace, perchè dovevano mettermi al centro dell'attenzione?
Lo odiavo profondamente!
Lanciai uno sguardo torvo a Zizou che se la rideva con Carlo mentre mi guardava divertito.
Prima di scrollarmeli tutti di dosso ci impiegai notevolmente del tempo. Abbastanza, in effetti.
Per la fine ero infastidito come un gatto selvatico con la coda grossa ed il pelo dritto, la schiena incurvata e le unghie fuori! Volevo ucciderli!
Comunque mi fece piacere, sotto sotto, averli tutti felici per me.
Ma molto sotto!

Quando riuscii a stare solo con Zizou, solo si faceva per dire perchè dopo la sessione, con noi si fermavano anche altri anche se non stavano proprio con noi, borbottai in francese il mio disappunto. Io ed il mio broncio facemmo ridere Zizou, lieto dell'evento!
- Dovevi per forza dirlo lì davanti a tutti? Mi hanno tormentato un sacco! - Esclamai.
Zizou rise scuotendo il capo.
- Sei il primo che non vuole gridare ai quattro venti che è padre! - Era vero, ma cosa significava? Che dovevano tormentarmi?
- Beh, sono riservato! E poi Melia è Melia! Non voglio che venga messa in mezzo a nulla, specie di mediatico! - Lui fece un sorrisino diverso facendo scemare il divertimento provato nel mettermi in difficoltà, divenne più dolce.
- E' bello vedere questo lato di te... - Sorpreso ed in contro piede, palleggiando con le mani nelle tasche della tuta per distrarmi dall'imbarazzo, chiesi:
- Che lato? - Beh, un po' me le cercavo ma non ne ero consapevole.
Zizou allora si avvicinò venendomi dietro e appoggiando il mento sulla mia spalla, disse scherzando:
- Umano! - io inarcai le sopracciglia perchè uno solo non ne ero capace, quindi girai la testa per guardarlo anche se eravamo vicinissimi in quel modo, a portata di bocca in pratica. Non dovetti dire nulla, lui aggiunse piano, più suadente.
- Protettivo e dolce! - Fu lì che persi la palla che andò per conto suo e meravigliato rimasi a fissarlo imbambolato, la bocca semi aperta, io totalmente incredulo che lo dicesse e che si dimostrasse così disposto nei miei confronti.
Ora sapevamo che non c'erano fotografi e seccatori e bene o male i presenti erano abbastanza sicuri.
I soliti Cris, Jese e Bale.
Bale e Cris sapevano, Jese forse ormai lo intuiva. Era troppo sveglio quel ragazzino.
Bale non ci aveva più provato, stava un po' nei paraggi, sapevo che mi fissava, però non pretendeva nulla, non era più fastidioso ed appiccicoso, per cui ogni tanto gli concedevo qualcosa, mezza unghia, qualche chiacchierata, una abbraccio in partita. Non erano contentini, era che si stava comportando come non mi dava fastidio. E poi penso che stesse intraprendendo un qualcosa con Luka...
Anche Jese si era abbastanza calmato anche se con lui non si poteva essere mai sicuri, poteva star affilando le armi. In fondo era la copia di Cris!
Poi Zizou con uno schiaffo al culo mi superò dicendo di cominciare.
E cominciammo i soliti esercizi, le rifiniture sotto porta.
Non parlammo di cose personali, non mi chiese nulla della piccola, si limitò a parlare di calcio a a darmi ordini con molta professionalità.
Solo al termine, diretti negli spogliatoi per cambiarci, me lo chiese:
- Sei ancora solo a casa? - Sapeva che avrei fatto venire Clohe. Sorpreso, risposi di sì.
- Clohe viene con la piccola e la madre fra qualche giorno... finchè le cose non si assestano e poi vedrà che fare... - Zizou fece un sorrisino.
- Insomma presto avrai un bel po' di folla... - Inarcai le sopracciglia e piegai la testa di lato fermandomi davanti alla porta del suo spogliatoio perchè lui non era ancora entrato. Era lì sull'uscio per metà e sembrava aspettasse qualcosa.
- Non ci ho pensato ma... -
- Un gatto solitario come te... saprai abituarti ad avere gente intorno nel tuo sacro nido? - Era malizioso ed io sorrisi divertito di rimando. Stava arrivando a qualcosa e non capivo cosa, comunque mi faceva ridere l'idea che aveva di me. Giustissima, fra l'altro.
- Ora che mi ci fai pensare mi sta venendo l'ansia e l'angoscia, grazie a proposito! - Lui rise e poi mi mise la mano sulla spalla, in quello passarono gli altri. Cris ammiccò, Gareth guardò dall'altra parte e Jese fissò acutissimo e con molta attenzione. Io non mi tiravo indietro in nessun caso, nemmeno se lui intendeva mostrarsi davanti agli altri. Rimasi piantato lì con la sua mano sulla spalla e l'aria divertita e complice, sorprendentemente rilassata.
- Allora sarà bene che cominci ad abituarti piano ad avere gente per casa! - Non lo capii subito, infatti con aria interrogativa lo fissai ebete.
- E come faccio? - Lui rise più forte, premette la fronte sulla sua mano, sulla mia spalla, e disse:
- Mi inviti a cena? - A quello caddi dalle nuvole e con un'esclamazione spontanea da morire, dissi:
- Ah ma volevi venire a cena da me?! Ma perchè non me lo hai detto subito? Certo che sei contorto! - Lui continuava a ridere appoggiato a me ed io a spararle senza realizzare. - Ma certo che puoi venire, come e quando vuoi! Ti aspetto subito! - Era pomeriggio, per cui si trattava di venire da me di lì a breve...
Lui sempre ridendo annuì ed entrò negli spogliatoi dello staff, io nel mio. Solo una volta dentro mi fermai e realizzai cosa diavolo era appena successo e con l'aria più scema dell'universo imprecai in francese facendomi guardare dai ragazzi che si cambiavano.
- Che c'è? - Chiese Cris, il più impiccione. Bale guardava, Jese fissava.
Scossi il capo.
- Te lo dico dopo! - Non arrivavo a raccontare i cazzi miei davanti a loro.

Glielo dissi andando alle macchine, assicurandomi di essere solo con Cris.
- Zizou si è auto invitato a casa mia stasera! - Ero ancora sotto shock, ci avevo pensato tutto il tempo della doccia. Cris sapeva perchè fosse incredibile.
- Non è mai venuto? - Scossi il capo ancora meravigliato.
- No, mai! Dopo gli allenamenti sempre a casa sua ed io a casa mia, rigorosamente! Pensa che non posso nemmeno scrivergli o chiamarlo quando è a casa. Quando sono partito per andare in Francia a vedere mia figlia nascere, l'ho chiamato. Sapevo che era a casa ma ho provato lo stesso, lui non mi ha mai risposto in quei casi. Lì l'ha fatto ed ho pensato che evidentemente non era a casa. Abbiamo parlato un po' e poi è venuto fuori che invece era a casa! La cosa mi sta sconvolgendo! - Cris aveva gli occhi fuori dalle orbite perchè lui vedeva Zizou dall'esterno e la sua visione era ancora più rigida della mia, io lo conoscevo molto bene ed ero sorpreso comunque.
- Wow! E sai cosa significa questo, vero? - Fece poi con aria cospiratrice. Io mi fermai e lo fissai ansioso.
- Cosa? - Lui allora ammiccante rispose.
- Che stasera si tromba finalmente! - Non che potessi negare che ci avevo pensato subito anche io, però pensavo ci fosse molto altro oltre a questo.
- Quello è certo ma... insomma, per trombare può anche aspettare la sera prima di una qualunque partita che passiamo o qua o in albergo con la squadra... - Cris fece un sorrisino sbieco dei suoi che odiavo, rabbrividii, i suoi occhi si illuminarono in un modo che mi fecero paura.
A quel punto disse:
- Beh, allora sai meglio di me cosa significa sul serio questa serata... - Inghiottii a vuoto. Lo sapevo ma avevo il terrore di avere le visioni, sentirmelo dire era renderlo più vero.
- Cosa? - Chiesi in un sussurro.
Cris mi cinse le spalle col braccio ed avvicinò il viso al mio sempre con quell'aria da psicoterapeuta psicolabile.
- Che ora sei suo e vuole che sia chiaro soprattutto a te! - Beh, io l'avrei detto in un altro modo, ma anche così andava bene!
Mi piacque molto la sua versione, l'idea di essere posseduto da Zizou mi eccitava e mi riempiva di una gioia assurda.
Sorrisi felice e Cris mi diede un colpetto sulla nuca per poi farmi gli auguri ed andarsene.
Salendo in macchina ci pensai, per un istante.
Se aveva ragione, e probabilmente era così, quella sera avrei raggiunto il massimo momento di gioia di tutta la mia intera esistenza.
Il legame assoluto e vero e reale con la persona che amavo -probabilmente da sempre-, ero padre di una creatura stupenda, qualcosa di mio e di puro, a calcio andavo sempre meglio.
Quella sera avrei potuto constatare che la perfezione esisteva.

Con tutte quelle aspettative altissime, arrivai a casa teso.
Chiamai Clohe per sapere della bambina, mi mandò delle foto per computer e mi sciolsi a guardarla. Era proprio stupenda.
Questo mi calmò molto e capii che Melia e Zizou mi portavano un equilibrio che mi mancava... prima Zizou e poi ora lei. Se uno non bastava a calmarmi, arrivava lei. Un perfetto lavoro di squadra.
Sarei stato bene, niente mi avrebbe fatto più crollare.