CAPITOLO XXIV:
SCELTA DECISIVA

Non sapevo quando Zizou intendeva venire e nemmeno cosa volesse mangiare, sicuramente qualcosa di salutare.
Secondo la sua dieta che mi aveva molto democraticamente imposto, dovevo mangiare una bistecca e dell'insalata.
Mi aveva messo carne rossa nella corretta quantità, in pratica quasi mai, ma nel suo calendario con le cibarie, stasera c'era quello.
Robe da psicopatico che io, più psicopatico di lui, seguivo a puntino. Un po' perchè tutto quello che diceva Zizou non è che era ordine ma vangelo. Un po' perchè sicuramente sapeva quale fosse il meglio per me.
Lui aveva il fisico di un ventenne, se volevo arrivare alla sua età come lui, dovevo impegnarmi.
Dopo essermi rilassato con le foto della piccola che avevo tenuto aperte nel computer, gironzolai per casa in attesa del suo arrivo.
Ero di nuovo nervoso ma non come prima.
Mi chiedevo come e cosa sarebbe successo di preciso, cosa dovessi fare io, come dovessi pormi, cosa aspettarmi.
Decisi che avrei lasciato fare tutto a lui, magari voleva solo parlare ed io avevo capito male.
Non volevo illudermi ma conoscendolo era inevitabile. Che Zizou si comportasse in quel modo era inaudito ed era la prima volta che veniva in casa mia.
Quando suonò saltai su e mi trovai le mani sudate, mi insultai ed aprii.
Il cuore batteva fortissimo.
Era quasi come un vero primo appuntamento.
L'aveva chiesto lui, cazzo!
Come potevo stare calmo?
Zizou mi sorrise ed io rimasi impacciato sulla porta prima di farlo entrare.
- Ehi... - Dissi.
- Scusa il ritardo, sono passato a fare un po' di spesa... - Con questo mi imbronciai e cominciai a brontolare!
- Ehi, ho cibo! Seguo la tua dieta con molta serietà! - Lui ridacchiò e rimanendo sulla porta perchè non lo facevo entrare, rispose naturale.
- Lo so, non ho dubbi, ma questa sera volevo cucinarti io qualcosa e concederti un piccolo sgarro... - Preso alla sprovvista non nascosi lo stupore.
- Cosa? E come mai? - Non ci arrivavo davvero alle cose più semplici.
- Perchè abbiamo qualcosa da festeggiare, no? - si stava divertendo ma rimaneva sempre molto composto.
Io proprio non capivo.
- E cosa? -
A questo rise più forte.
- Ah, non so, fammi pensare... sei padre? - Disse ironico. Così capii che era in mio onore e risi imbarazzato. Una cosa per me. Una cosa del genere, poi!
Sapeva quanto ci tenessi ad averlo in casa oltre le cose del club. Era un gran regalo, forse non intendeva scopare.
Un po' rimasi deluso da quel pensiero, ma se era il suo regalo per essere diventato padre, quello era sufficiente. Anche se volevo tutto il pacchetto.
Insomma, una volta che era con me tanto valeva approfittare, no?
Non ci avrei mai provato.
Ero in calore e morivo dalla voglia di scopare, ma volevo fosse lui a farlo quando ne era sicuro perchè sapevo che poi non ce ne saremmo pentiti.
- Non mi fai entrare? - Chiese piano ed invitante.
Io arrossii e mi feci da parte.
- Sì scusa, mi sono imbambolato con... - Mi stavo incartando in una situazione peggiore di prima per cui lasciai in sospeso la frase.
Sembravo un bambino, me ne rendevo conto.
Zizou entrò e si fermò all'ingresso guardandosi intorno, io mi fermai accanto a lui senza capire perchè si fosse fermato. Ero ospitale come un cavernicolo. Al che mi guardò in attesa ed io guardai lui sempre in attesa. Dopo qualche secondo di guardarci come due cretini, lui inarcò le sopracciglia con aria interrogativa.
- Beh? Non mi fai vedere casa? Non fai gli onori? Devo fare tutto da solo? - A questo mi resi conto che ero davvero perso ed irrintracciabile, divenni ancora più rosso e presi la borsa che aveva in mano mettendola giù, gli presi la giacca e l'appesi. Ero dannatamente imbarazzato e più di così si moriva, non pensavo potesse farmi quell'effetto averlo a casa.
- Sì ecco, vieni... - Così gli mostrai la casa che non era nulla di esagerato perchè pensavo di viverci in eterno da solo. Era grande in ogni caso, ma non come quella di Cris!
Arrivato in camera da letto, l'imbarazzo triplicò.
- Non aspettavo nessuno quindi è un casino... - Dissi mostrando vestiti e cose a destra e sinistra. Lui ridacchiò e alzò le spalle.
- Non mi aspettavo niente di diverso! -
Rimasi a fissarlo ebete senza saper cosa dire, pensando che sarebbe stato bello saltare la cena e passare subito al dopo, però lui stava ancora aspettando che mi inventassi qualcosa da fare, che facessi gli onori per cui cercando disperatamente un'alternativa a quello che dovevamo fare, dissi:
- Beh, vuoi vedere le foto di Melia? Sei il primo a vederle! - Lo sapeva bene, sorridendo annuì, così ci spostammo in salotto con mia buona pace. Non ero pronto a scopare su due piedi, ero troppo emozionato.
Davanti al computer, gli mostrai le foto e lui le guardò con un'aria molto intenerita. Io mi persi a guardare lui naturalmente.
Aveva un'aria così dolce!
- E' bellissima! Spero ti somigli, quando sono piccoli è difficile dire a chi somiglieranno... - Spiegò. Sperava che mi somigliasse. Oddio, ma che cosa dolce!
Io mi persi come un cretino, non sapevo cosa dire, ero annodato e facevo il sorriso scemo. Sempre fissandolo. Visto che non rispondevo, si girò verso di me, eravamo seduti vicini sulle sedie, e vide che lo fissavo ebete.
Così il sorriso da intenerito perchè guardava mia figlia, divenne di un'altra dolcezza perchè guardava me.
Era un'inclinazione diversa.
Aveva capito che ero emozionato e teso perchè era qua per la prima volta, così aveva cercato di calmarmi.
In quello scambio ravvicinato e dolce, mi smontai e tornai a respirare e a stare bene. Così mi baciò.
Unimmo le bocche lentamente, me le carezzò dolcemente e poi le schiuse venendomi incontro con la lingua. Io feci altrettanto dopo essermi fatto prendere il labbro inferiore fra le sue. Era una cosa che gli piaceva fare prima di tutto.
Ogni cosa andò più lentamente. Ogni cosa si calmò. Io mi calmai.
Tornai a respirare, il cuore rallentò.
Quando ci separammo, rimanemmo vicini, non ci eravamo toccati o abbracciati, eravamo solo vicini uno all'altro e protesi. Aveva un'aria molto sicuro ma al tempo stesso morbida. Mi faceva stare bene.
- Perchè sei voluto venire? - Chiesi togliendomi la fatidica domanda dallo stomaco. - Di solito al di là del club non vuoi mai stare con me, non mescoli mai le due vite... - Lo dissi senza riflettere come sempre, poi mi resi conto che poteva essere offensivo in qualche modo, che poteva rimanerci male e mi affrettai a rimediare. - Scusa, l'ho detta male, non intendevo... è che dopo gli allenamenti, di sera, non vuoi mai fare niente con me e mi hai sorpreso molto... ma sono felicissimo, eh? - Si vedeva che lo ero. Lui sorrise divertito dalla mia agitazione e mi carezzò il viso guardandomi come se fossi prezioso. Ultimamente aveva quel modo di guardarmi che mi scombussolava tutto.
- Lo so che ti ho preso alla sprovvista... ma avevo una voglia matta di fare una serata con te... non ho resistito... - Mormorò piano senza allontanarsi. Era normale a sentirlo. Ma non lo era per niente.
- Lo so ma come mai... io non... non è normale... tu sei sempre molto rigoroso e... - Insistevo perchè non potevo farne a meno e lui fermò le mie parole tornando a prendere il mio labbro fra le sue e a succhiarlo brevemente. Tratteneva il respiro e pareva respirare solo quando poteva toccarmi la bocca.
Aveva una specie di sospiro.
Cominciai a capire quanto, quanto in realtà lui stesso mi desiderasse. Ma cosa provava di preciso?
Il desiderio fisico era un conto, ma i sentimenti?
Mi aveva detto che si stava innamorando, che forse mi amava... ma erano parole riassuntive. Di particolare cosa provava?
- Arriva sempre il momento in cui le proprie regole vengono messe da parte per qualcosa di più importante. È colpa tua, non so cosa mi hai fatto. Ora ti prendi le tue responsabilità... - Poi tornò a prendermi le labbra fra le sue e di nuovo a parlarmi da così vicino, il viso fra le sue mani. Gli occhi due calamite. - Mi sembra mi manchi il fiato, a volte... e torno a respirare solo quando ti ho fra le mani... - Aprii e chiusi le palpebre per un paio di volte di fila credendo d'aver capito male, non osai chiedergli se era una dichiarazione, non osai dire nulla, nemmeno muovermi.
Era tutto così bello e delicato ed io mi sentivo così importante per lui che non volevo rovinare nulla.
Ci baciammo e basta e fu sufficiente per ritrovare un poco noi stessi prima di perderci.
Le lingue parevano incapaci di separarsi, le bocche sempre più aperte e sempre più unite.
Ci impiegammo un po' a separarci perchè quando ci provavamo tornavamo a baciarci, incapaci di smettere.
Dopo un po' di fare così, appoggiammo le fronti e respirammo cercando di calmarci, gli occhi chiusi e le emozioni così vivide, così uguali per entrambi.
- Inizierei a fare la cena... - Disse cercando di tornare in sé. Non avevo fame ma mangiare qualcosa preparato da lui era bello, annuii.
- Ti aiuto... - Così trovammo le forze per separarci ed alzarci.
In cucina le cose andarono meglio, si mise a ridere guardando il calendario mensile della mia dieta che mi aveva dato.
- Mi auguro che lo segui! - Disse poi fingendosi severo.
- Hai dubbi? - Non era una dieta dimagrante, ma una dieta correttiva, un atleta per essere leggero doveva mangiare in un certo modo preciso. Non ero grasso, ero solo appesantito da una dieta scorretta.
- Mi sa che se ti dicessi di buttarti dalla finestra lo faresti! - Mi prendeva in giro ma era vero, lo spinsi e lui ricambiò con un'altra spallata.
- Smettila di prendermi per il culo! Lo sai che farei tutto quello che mi dici! -
Ridendo disse che lo sapeva e si creò di nuovo qualcosa, rimanemmo in silenzio per un po', poi cominciò ad impartirmi ordini su cosa fare e come ed io ad eseguire automaticamente e diligentemente.
- Credo che se ti vedessero eseguire così tutto quello che ti chiedo, sarebbero stupiti! - Aveva quella di sottolineare quanto lo seguissi ciecamente.
- Tu hai il potere di farmi fare di tutto... - Ed io non volevo nascondere quello che era la verità.
- Sei cambiato molto in questo anno, ti sei calmato, sei diventato diligente... mi chiedo se sia davvero solo perchè ero io a seguirti oppure perchè era ora, sei maturato e basta... - Ecco cos'era! Lo guardai mentre cuoceva sui fornelli e assunsi un'aria davvero chiara.
- Sei fuori?! Certo che è per te! Hai questo dubbio? Cioè tu batti sempre lì perchè pensi che non sia così? Ma dai! - Ora l'avevo messo io in imbarazzo, ma se mi chiedeva una cosa io gli rispondevo per quello che era nuda e cruda e basta.
Zizou non alzò lo sguardo da quello che faceva evitandomi, si strinse nelle spalle. Improvvisamente mi appariva umano con tutte le sue insicurezze. Era lì per affrontarle, non per rinforzare il legame. Cioè anche, ma prima voleva togliere le sue insicurezze ed ero shockato nel constatare che ne aveva!
- Ehi! - Dissi allora prendendogli il mento e girandolo con poca delicatezza. Finalmente mi guardò, lo costrinsi. Strinse le labbra imbarazzato, ma serio e quasi battagliero dissi prorompente: - Non devi mai dubitarne! È assolutamente per te. Tutto. Sempre. Se io sono arrivato a fare cose che non ho mai fatto in più di venti anni di vita... è solo perchè eri tu qua a farmele fare! Cioè... tu non ti rendi conto... io ho sempre scopato con il primo che avevo sotto mano se ne avevo voglia e per te invece non l'ho più fatto, per te ho smesso. Ti sto aspettando, chiaro? Ed è una cosa che non ho mai fatto, mai! Mi prendo cura di me stesso, seguo le regole, faccio tutto per bene e con serietà... solo perchè sei stato tu a dirmi di farlo. Quanti prima di te ci hanno provato a mettermi in riga? Mourinho ci è impazzito dietro, ha usato ogni sistema possibile ma non ci è mai riuscito e poi arrivi tu e tik e tak ecco la magia! Sei tu la formula magica, non è il sistema, è la persona! - Non sapevo come fargli capire quanto lo amavo e quanto ne ero dipendente, quanto contasse per me. Lui ascoltò trattenendo il fiato, era esattamente quello che voleva. L'odore di bruciato ci distrasse e tornò a guardare giù e a mescolare, poi chiuse il fornello.
- E' pronto... - Disse con voce roca dall'emozione, cambiando discorso.
Poi saremmo tornati di sicuro sull'argomento. Non sarebbe scappato. Del resto era qua per affrontare anche questo.
Volevamo capirci fino in fondo, togliere ogni minimo dubbio e legarci. Perchè, ora ne aveva la certezza, era ora. Lo volevamo entrambi. Lo volevamo da morire.
Anche lui.

A cena tornammo a ridere e scherzare, parlammo di tutto senza appesantire mai l'atmosfera in alcun modo.
Ad un certo punto mi chiese nel dettaglio di mia figlia, l'avevo chiamato sul momento ma non mi ero dilungato in spiegazioni varie.
- Come ti senti all'idea che vengano a stare qua? So che non convivevate nemmeno... - Scossi il capo stringendomi nelle spalle, tentai un'espressione vaga perchè comunque non sapevo come dovessi sentirmi davvero.
- Eh ma ne avevamo parlato quando mi ha detto che era incinta. Ovviamente non l'avrei mai piantata a quel punto, io sono stato sincero subito e le ho detto che non ero sicuro di noi, di quel che provavo... per questo non intendevo sposarla e non sapevo se un giorno l'avrei fatto. - Zizou sembrava molto interessato al discorso e sempre mangiando, disse:
- E lo faresti? Se vedi che la convivenza funziona, che andate d'accordo... la sposeresti? - Che domanda strana fatta da uno sposato, con famiglia e che sicuramente non intende separarsi.
Feci l'aria incerta, sempre alzando le spalle. Era una mia mania.
- Non ne ho idea, non credo... non sono per il matrimonio, mai stato... non provo nulla per lei, non è fastidiosa, mi va a genio, ma da lì a sposarmela... non so nemmeno come sarà averla qua! - Ne stavo parlando per la prima volta senza mai averci davvero pensato e lui voleva capire bene. Improvvisamente Zizou mi riempiva di domande personali, cosa che di norma non aveva mai fatto, aveva sempre aspettato fossi io a parlarne per primo.
- E se non andate d'accordo? Se è invivibile... - Storsi la bocca finendo di mangiare, bevvi dell'acqua e risposi senza pensarci molto.
- C'è una figlia di mezzo. È la prima volta che mi imbatto in una cosa simile. Non ho mai avuto relazioni serie e lunghe, questa volta sono costretto ad averla perchè c'è una figlia, ma non la amo nemmeno... quindi è un casino. Spero di riuscire ad andare d'accordo, ma se l'atmosfera diventa invivibile prima di tutto penseremo al bene della piccola. Dubito che possa crescere felice con due che litigano sempre o che peggio si ignorano e non si parlano! Spero che riusciremo ad essere amici come Riky e sua moglie... - Zizou ascoltava con attenzione e con calma finì di mangiare, appoggiò i gomiti al tavolo e congiunse le mani sotto al mento osservandomi con attenzione maniacale, mi sentivo sotto interrogatorio ed era strano.
Non mi mossi, rimasi in attesa della prossima domanda.
- Sai... - Fece poi ad un certo punto. - Vorrei poter tornare indietro e cambiare tutto. Vorrei non avere questo solenne impegno con lei... - Disse senza distogliere gli occhi penetranti dai miei, mi sentii morire in quel momento.
Che avesse voluto venire da me per scaricarmi?
Non avevo contemplato l'idea, per me era impossibile, ma non riuscivo più a capire un cazzo, cioè meno del solito!
Cercai di non farmi vedere agitato e cercai una risposta accettabile, ma era molto difficile.
- Ma ormai le cose sono così... e non le puoi cambiare... - Forse questo introduceva troppo bene il discorso che era venuto a farmi...
Lui rimase un po' in silenzio continuando a guardarmi, poi soppesando molto accuratamente ogni parola, continuò pensieroso.
- No non posso... ed io sto cercando una soluzione accettabile da mesi, ma ormai penso che non esista. - Con questo realizzai che i miei timori erano fondati. Era venuto a chiudere.
Non sapevo perchè cazzo non potesse stare con tutti e due, forse in realtà l'amava, che ne sapevo... però ci rimasi così male che sentii il nervoso mutarsi in calore, un'ondata mi investì prepotente e sentendomi al limite delle lacrime, mi alzai e borbottando che dovevo andare al bagno troncai di proposito il discorso.
Non potevo ascoltare il resto, volevo solo piangere. Stavo male, cazzo... improvvisamente si era perso tutto, era finito tutto.
Prima la felicità aveva toccato picchi storici, ero sicuro di essere arrivato a quel punto perfetto ed agognato e poi tutto via, tutto spazzato in un secondo.
Tutto in fottutissimi pezzi del cazzo.
Non riuscii a raggiungere la porta del bagno, mi fermai prima, più o meno davanti alla mia camera, così arrancai dentro e mi chiusi sperando non venisse a cercarmi. Mi sentivo le gambe tremare, non avevo forze, stavo andando a fuoco e le lacrime scendevano.
Era il dolore più forte della mia vita, volevo dimenticare tutto, cancellare tutto, specie le mie stupide e grandi speranze.
Come ero stato idiota!
Ora non avevo niente.
Era tutto finito.
Era venuto a dirmi questo.
Io ora ero padre, dovevo concentrarmi su questa cosa importante e lui doveva continuare con la sua famiglia del cazzo!
Perchè lui era così, tutto inquadrato, tutto programmato, tutto a scomparti. Ogni cosa ha il suo tempo, il suo spazio ed il suo modo, ci sono le regole da seguire!
Ma quando cazzo era diventato così?
Era un ribelle, era inarrestabile, era un teppista testa di cazzo che non ragionava mai!
Era la disperazione di tutti!
Quando cazzo era diventato così?
Non me ne capacitavo.
Stavo seduto sul letto e piangevo come uno stronzo incapace di andarmene di là ed affrontare la cosa da uomo, ero un bambino!
Ma era il fascino di Zizou, quel Zizou capace di trattenere cose mostruose per giorni e poi esplodere nei momenti sbagliati facendo una quantità di danni industriale.
Ora si era evoluto, era maturato. Ora sapeva controllarsi sempre.
Ma cazzo... non aveva mai la voglia di fare una cazzata colossale?
Non sapevo nemmeno a cosa stavo pensando, stavo solo male e non sapevo come uscirne con dignità.
Quando lo sentii chiamarmi e chiedermi se andava tutto bene, capii che era fuori dalla porta del bagno, al mio silenzio sentii la porta aprirsi. Chiaramente vedendolo vuoto capì che non ero lì, così sentii le porte aprirsi e chiudersi.
Mi stava cercando e mi chiamava.
- Karim, dove sei? - Quando aprì questa riuscii a scattare e girarmi dall'altra parte rispetto a lui, non volevo fargli vedere che piangevo, ma ormai era inutile.
Non riuscii a dire nulla e lui meravigliato fu come se cadesse dalle nuvole.
- Ma cosa succede? Ho detto qualcosa che non andava? - Questo mi fece scoppiare in una risata ilare.
- No che dici, è tutto ok! Venire scaricati è una favola! - Lo sentii avvicinarsi.
- Cosa dici, io non... - Ma sentendolo mi alzai di scatto e con le ginocchia sul letto, dandogli sempre le spalle, mi allontanai rimanendo al centro del materasso in modo da non farmi raggiungere.
Zizou rimase in piedi al bordo.
- So cosa stavi dicendo e non posso pretendere che cambi idea! Se è questo che hai deciso me lo farò andare bene, ma non pretendere che io... che io non stia male, ora... -
- Karim... - Tentò, lo sentii protendersi verso di me alla ricerca del mio braccio, strisciai ancora più in là.
- Non toccarmi, va via! -
- Karim, tu non hai capito! - Disse ancora con un tono che cresceva, era impaziente ed io odiavo che mi dicessero così, risolvevano sempre tutto così.
- Io ho capito bene! Non puoi cambiare le cose, non hai soluzioni! Non puoi stare con entrambi, non riesci ad ingannare la tua famiglia! Ci hai provato e non ci sei riuscito! Va bene, sopravviverò! Lasciami in pace! - Ruggii fra le lacrime, stavo per singhiozzare ma cercavo di aggrapparmi alla rabbia, sempre dandogli la schiena. Se mi fossi girato a guardarlo sarebbe stata la fine, ma visto che per arrivare a me doveva gattonare sul letto e non era nel suo stile, mi afferrò quello che poteva prendere, la mia caviglia. Poi con forza e oserei dire anche cattiveria, mi tirò bruscamente verso di lui. Fu così imprevedibile che mi fece cadere faccia in giù. Mi tirò verso di lui e mi girò sempre di prepotenza, reagii poco dopo cercando di divincolarmi e sgusciare via, ma a questo punto usò la forza e mi salì sopra a cavalcioni sedendosi su di me, mi prese i polsi e me li fermò ai lati. Fui obbligato a guardarlo, stava usando una tale forza da rimandarmi alla mente quel Zizou ribelle di cui avevo parlato prima.
- Adesso mi ascolti o giuro che ti do una testata! - Detta da lui era una minaccia seria. Per un momento pensai incoscientemente che quel Zizou se ne fosse davvero andato e, sempre incoscientemente, dissi con aria di sfida:
- Perchè ne sai ancora dare? Una volta ti ribellavi al mondo, ora non sai nemmeno trasgredire a mezza regola e scoparmi mentre stai con tua moglie! - Ecco, il gatto ferito diventava una tigre cattiva ed aggressiva.
Ma non mi permise di dire altro perchè la famosa testata mi arrivò in pieno zigomo, mi tramortì un bel po' e mi lasciò le mani per permettermi di tenermi il viso mentre mi lamentavo.
- Ma che cazzo, sei impazzito? -
- Se non la pianti e non mi ascolti te ne do un altro! Piantala di dire stronzate! Ho una voglia di picchiarti che non hai idea! -
- L'HO VISTO, CAZZO! -
Gridai furioso, più che altro dolorante. Lo zigomo mi pompava un gran dolore e mi bruciava di già, alla faccia della testata!
- VOLEVI RENDERMI ORBO? - Chiesi arrabbiato togliendo le mani, lui appoggiava ai lati delle mie spalle e stava sempre seduto sopra di me in attesa che la piantassi.
- Hai finito di lagnarti? - Chiese con durezza. Ovviamente ero abbastanza psicopatico da eccitarmi in quella situazione. Perchè il Zizou che mi piaceva più di tutti era quello ingestibile e cattivo. Sì, ero malato.
Non dissi nulla e al mio silenzio decise di parlare.
- Hai frainteso come sempre. Succede sempre così e ancora non hai imparato, io dico una cosa e tu pensi di capire cosa intendo e parti in quarta. Ma è sempre sbagliato! - Ora il tono era più morbido ma rimaneva sempre duro e secco. Non potevo ammettere che aveva ragione, in fondo!
- Se tu non sei chiaro non è colpa mia! Prova a dire le cose in modo meno fraintendibile! - Dissi senza registrare che allora avevo capito male. Intanto non volevo mi accusasse in questo modo, poi ci pensavo.
Zizou sospirò cercando di non perdere ancora la pazienza ma era difficile.
- Se tu mi lasciassi finire il discorso prima, non fraintenderesti! - Ah, ma allora voleva litigare!
A quello me lo tolsi da sopra usando braccia e gambe, non gli feci male, non avrei mai osato, ma me lo spostai di lato e mi alzai in fretta. Non volevo parlarne, non volevo litigare, mi stava facendo solo incazzare! Che uscite erano?
Solo io dovevo fare le cose?
E lui no?
- Vaffanculo! - Borbottai alla fine, stavo per allontanarmi dal letto per andarmene quando mi sentii afferrare per il polso e tirare giù.
- Sta qua! - Disse perentorio.
- No! - Replicai seccato. Tentai di rialzarmi ma lui questa volta mi mise l'avambraccio di traverso sul petto e col ginocchio mi schiacciò sulla pancia. Insomma, una di quelle mosse da teppista!
Lo fissai torvo con l'intenzione di ucciderlo, lo spingevo con le braccia, ma era messo in modo tale che non potevo proprio levarmelo da sopra. Così dovetti rassegnarmi. Non avevo proprio scelta. Smisi di spingere ma continuai a tenere le mani premute sul suo petto irremovibile.