*Ecco un nuovo capitolo. Qua continuiamo a seguire Karim alle prese con Zizou, li avevamo lasciati in sauna insieme dopo il massaggio. Karim ha appena deciso di esporsi di più con Zizou ed ora è lì che passa all'attacco. Karim ha i suoi soliti modi di narrare, che passa di palo in frasca ed usa un linguaggio assurdo e spesso parecchio spinto. E' la bellezza di Karim! Il prossimo capitolo lo metto venerdì e assistiamo al resto dell'attacco di KArim, la cosa si farà sempre più viva... in molti sensi! Buona lettura. Baci Akane*

CAPITOLO IX:

KARIM ATTACCA

Zizou non sapeva se parlare e rompere quello strano ed imbarazzante silenzio o continuare così.
Non era una scelta facile perchè eravamo stati zitti fino a quel momento, proprio perchè imbarazzati da ciò che provavamo ed ora non lo eravamo di meno, ma mettersi a parlare per rompere quello che provavamo equivaleva ad ammettere che lo eravamo.
Lo eravamo a prescindere dall'ammetterlo indirettamente o meno, però parlare in quel momento era una scelta particolare. A quel punto tanto valeva continuare a stare in silenzio, continuare con l'imbarazzo per le voglie nate e poi, la volta dopo, riprendere a parlare facendo finta di niente.
Se fosse stato possibile.
Alla fine non parlò, però ci limitavamo a guardarci, non potevamo staccarci gli occhi di dosso. Lo sapevamo. Era come se delle calamite ci attirassero senza pietà. Non ci guardavamo solo sul viso e negli occhi, ma anche sul corpo. Gli asciugamani bianchi ci coprivano quel che bastava, ma lo mollai di proposito lasciandolo morbido, le gambe aperte quasi del tutto in vista.
Lo vidi abbassare gli occhi proprio lì e avvampai perchè lo stava facendo, si aspettava qualcosa o forse ci sperava o forse nemmeno se ne rendeva conto.
Era come se fosse curioso, se volesse, se sperasse ma non osasse, non volesse ammetterlo seriamente.
Mi infilai una mano sotto l'asciugamano e cominciai a toccarmi chiaramente il cazzo, mi massaggiai strofinandolo col palmo fino a prenderlo in mano per bene e masturbarmi.
La scusa era pronta. Dopo il massaggio mi è venuto in tiro e o lo sfogo o vado in giro sembrando un arrapato. Che poi ero.
Lui poteva pensare questo o poteva pensare che ci provassi con lui, che lo provocassi.
Non disse niente, ma non alzò lo sguardo, rimase a fissarmi l'inguine, coperto per poco, ad ogni movimento l'asciugamano si muoveva e ogni volta rischiava di aprirsi e scendere.
Poi mi dissi al diavolo.
Era assurdo coprirsi, io volevo che mi guardasse, lo volevo davvero.
Non mi importava.
Sapeva che mi piaceva, sapeva che aspettavo una risposta, sapeva che volevo saltargli addosso, quindi era inutile fare finta di fare i bravi in attesa di qualcosa che forse non sarebbe mai arrivato senza alcuna spinta.
Come lui stesso sapeva, io non ero un angelo.
Lasciai che l'asciugamano si aprisse e mostrai il mio capolavoro ormai grande e duro nella mano che muovevo sempre più veloce, stringendo, scoprendo la cappella fino a che non rimase fuori da sola da tanto che lo era.
Il colpo di grazia però ovviamente me lo diede lui, quando lo vidi infilarsi la mano sotto. Non si scoprì ovviamente e fu molto discreto. Non si mosse in modo troppo sfacciato, però si capiva che lo faceva. Sfogava l'eccitazione che gli era salita.
Ed in quel perfetto silenzio erotico, guardandoci il pacco a vicenda, il suo coperto, il mio tutto in mostra per lui, arrivammo all'orgasmo.
Io personalmente ci arrivai quando pensai di inginocchiarmi a fargli un pompino, però lui venne subito dopo vedendo io che venivo, per cui fu così.
Macchiammo tutto, asciugammo, poi senza dire una sola parola, come se fosse normale, uscimmo.
Dopo la sauna c'era la doccia fredda per riequilibrare la temperatura corporea, quello ci sbollentò di colpo e servì ad affrontare il mondo esterno.
Non ci guardammo più, non dicemmo nulla.
Rimanemmo in silenzio a fare quello che dovevamo fare.
Uscimmo vestiti e pronti e ci separammo come se avessimo scopato senza poterlo fare e dovessimo confondere le idee a possibili sospettanti.
Fu talmente strano che, quella sera, nel ripensarci, tornai a venire con un'altra sega.
Quello fu l'inizio della fase 'Karim ci prova seriamente.'
Zizou non aveva idea del reale Karim perchè mi ero comportato bene di proposito per non farlo scappare, per piacergli, per farmi accettare. Però la verità era quella. Adoravo il sesso, ero un maniaco ed un porco e volevo Zizou con tutto me stesso. Adesso era lì con me, adesso basta aspettare passivamente e fare il bravo.
Adesso si faceva sul serio.
Mi sarei preso ciò che volevo con ogni molecola di me, ad ogni fottutissimo costo.


Non avrei mai detto a nessuno cosa stavo combinando con Zizou, non ero tipo da sputtanarmi in alcun caso.
Potevo parlarne a Mesut o Rafa, però alla fine volevo rimanesse una cosa mia, era tutto così delicato ed in embrione che non volevo rovinare qualcosa che forse non sarebbe mai nato.

Dopo quella volta in sauna, cenammo ognuno per conto proprio ed in sala relax non si fece vedere.
Io feci finta di nulla e feci altrettanto anche il giorno dopo, volevo vedere quanto ci metteva a non parlarmi ed evitarmi, quanto imbarazzato era.
Ero certo che si fosse masturbato di nuovo pensando a me e al mio cazzo.
A colazione lui non scese, dedussi che si era alzato prima per fare un po' di piscina da solo.
Lo incontrai in palestra che spiegava gli esercizi speciali a Riky, seguito dal suo personale preparatore atletico.
Lo guardai penetrante aspettando che si avvicinasse, ma non lo fece. Fu come se io non fossi presente.
Feci i miei esercizi e poi, nel tempo libero che rimaneva fino a pranzo, mi misi in bella mostra in sala per testare se di nuovo mi avrebbe evitato.
Lo vidi passare, lo vidi notarmi e lo vidi tirare dritto.
Era una statua di marmo, imperturbabile.
Ed in me il fastidio montava.
Era ovvio che reagisse così per l'imbarazzo, ma ero sicuro che Zizou avesse le palle e che avesse potuto affrontarlo, del resto rischiavo di più nel lasciargli spazi e tempi.
La rabbia saliva e non era mai un bene.
Gli lasciai il pranzo.
Gli lasciai la riunione tattica.
Gli lasciai gli allenamenti.
E dopo lo seguii vedendo cosa stava andando a fare.
Quando lo vidi andare in piscina, capii che evidentemente quella mattina aveva fatto palestra. Di solito o faceva uno o l'altro.
Mi stava bene.
La piscina era perfetta.
Purtroppo non eravamo soli, c'era qualcuno lì, ma non mi importava un cazzo.
Non ci avrei provato davanti ad anima viva, però volevo solo obbligarlo a considerarmi, volevo fargli capire che non mi ero dimenticato, che doveva darmi una risposta, che comunque quella cosa era successa.
Stava facendo la prima vasca che mi tuffai poco distante da lui cominciando a nuotare.
Ero così arrabbiato che lo raggiunsi in poco e ci trovammo a gareggiare, lui però avendo cominciato prima era più stanco ed io in generale ero più in forma.
Quando arrivammo alla fine di non so quale vasca fosse, lo vidi fermarsi ed aspettarmi, lo raggiunsi e ci guardammo per qualche istante. Sentivo gli altri nuotare, non c'era nessuno qua intorno a noi, nessuno che al momento ci guardava e con aria truce lo puntai, mi avvicinai tenendomi al bordo della vasca. Capì che cosa avevo in mente e seppure era stato lui ad aspettarmi, con uno scatto uscì senza dire nulla.
Scappava da me. Voleva che lo inseguissi e ci provassi, ma scappava. Faceva il prezioso.
Gli piaceva questo gioco. Era vanitoso? Gli piaceva essere corteggiato?
Non ne avevo idea, ero incazzato e lanciatissimo.
Una cosa l'avevo capita.
Lui, comunque, lo voleva.
Così uscii con il nervoso alle stelle e la certezza di obbligarlo ad affrontarla. Quindi mi chiusi la porta alle spalle, una volta negli spogliatoi.
Usciva dalla doccia normale che toglieva il cloro, che io ignorai. Eravamo bagnati fradici, ora doveva asciugarsi e togliersi il costume e vestirsi.
L'avrebbe fatto davanti a me?
Ero combattuto fra il rimanere fermo e zitto a fissarlo provocatorio, ma quando lo vidi asciugarsi e tenermi le spalle, mi infuriai e mi accesi.
- Cosa pensavi, che rimanessi davvero in attesa per tutta la vita? Seriamente, Zizou, era questo che credevi? Lo sai che mi piaci, lo sai che ti voglio... non ti sto obbligando a fare niente, ma pretendo che... - Non sapevo nemmeno cosa dire di preciso da tanto che ero furioso. Lui così, altrettanto arrabbiato, si girò di scatto e me lo chiese gelido:
- Cosa? Pretendi cosa? Che io accetti tutto così come niente? Che sia facile? Che mi vadano bene i tuoi metodi? Mi avevi detto che aspettavi! Lo sai che sarebbe la prima volta e non è facile nella mia posizione... sono sposato con famiglia, non ho mai contemplato l'idea di fare una cosa simile, mi sei capitato fra capo e collo in un modo imprevedibile... pensi che sia facile? - Scossi il capo ridendo isterico ed ironico, alzai anche lo sguardo in alto, le mani ai fianchi, rimanevo bagnato ed in costume, lui continuava ad asciugarsi furiosamente anch'egli col costume addosso.
- Hai avuto un anno, dannazione! E ti ho lasciato tempo e spazio, l'ho fatto a modo tuo. Ma adesso non mi stai dando nulla! Io chiedo una fottuta risposta del cazzo. Puoi anche dirmi di no, che vuoi rimanere solo amici! Mi sta bene. Ma pretendo di saperlo! Finchè non me lo dici io mi comporto come uno che corteggia in attesa di una risposta! - Non avevo la minima paura di lui, incuteva timore in tutti, tutti avevano un certo qualcosa verso di lui, io no. Per me lui era tutt'altra cosa. Quasi un mio pari.
Mi guardò esterrefatto come se dicessi assurdità, poi rispose spaesato.
- Ma Karim! Cosa vuoi che faccia? Non è facile! Per te è una vita che vai con maschi e con femmine, che non sei consacrato a qualcuno, che non hai un codice di comportamento! Io non ho escluso niente, non ti ho mandato via ma... tu mi corteggi in un modo assurdo! Se potessi mi violenteresti! - L'idea mi sfiorò e lui lo vide, infatti si fermò di colpo in attesa di una mia mossa.
Mossa che arrivò in un lampo, imprevedibile perfino a me.
Invece di saltargli davvero addosso, mi tolsi il costume e rimasi nudo davanti a lui. Non feci altro. Dritto, in piedi, immobile, col cazzo fuori, bagnato a farmi guardare.
E lui guardava, eccome se guardava.
Strinse l'asciugamano che ormai toccava per terra.
Io lo guardavo furente sfidandolo a non fare niente, ma lo vidi tendersi e gli guardai liberamente il pacco, a breve avrebbe reagito.
- Dimmi che non ti piace quello che vedi! Che non sei tu il primo a voler saltarmi addosso! -
Zizou era teso e rigido, si stava sforzando come un matto per non fare niente, però era difficile e poi io lo guardavo in quel modo. Stava scoprendo un lato di me davvero sconvolgente. Però ero questo. Non potevo stare buono se volevo tanto qualcosa.
Rimanemmo in silenzio ancora un po', lo vedevo a disagio, eccitato, con una voglia matta eppure lì che si obbligava a stare fermo.
Eravamo a debita distanza, però mi fissava negli occhi e cercava di non fare niente. Cercava con scarsi risultati perchè il suo cazzo nel costume piccolo a slip faceva anche per lui.
E quel silenzio, quell'immobilismo, improvvisamente fu la cosa più erotica e provocatoria che potessi scegliere.
Perchè dopo essersi sforzato di non guardarmi il cazzo, finì per farlo e quando lo vide inghiottì a vuoto. A quel punto e solo a quel punto, mollò l'asciugamano a terra, muovemmo due passi uno verso l'altro e ci incontrammo con questa mossa sincrona fatta senza parlarci e dirci nulla.
Ci incontrammo, ci trovammo, ci prendemmo rispettivamente i visi fra le mani e con foga, passione e quello stesso identico desiderio uno nell'altro, ci baciammo.
Ma ci baciammo sul serio.
Le bocche si aprirono subito, aderirono, piegammo la testa uno all'opposto dell'altro, ci andammo con le lingue incontro, intrecciati giocammo, prendemmo uno il sapore dell'altro, il respiro, la sanità mentale.
Prendemmo tutto e ogni cosa sparì.
Le circostanze, i ruoli, i problemi, i blocchi, lo spogliatoio, io nudo e lui col costume. Tutto sparì.
Solo noi, le nostre bocche e i nostri sapori. Le mani sul viso. La nostra stessa consistenza.
Non ci toccavamo coi corpi, sarebbe stata la fine, l'avrei fatto mio.
O meglio. Mi sarei abbassato dandomi a lui.
Non lo obbligai a toccarmi il cazzo, non gli toccai il suo, capivo che bisognava andare per gradi, ma quello mi pareva il minimo.
Comunque lo sapevo, gli piacevo.
Adesso non poteva che ammetterlo.
Beh, l'aveva appena fatto.
Da lì il coraggio di arrivare al resto sarebbe stato breve. O almeno lo speravo.

Quando ci separammo, ci strofinammo le labbra e ci guardammo, i cuori di entrambi impazziti nel petto, eccitati e vogliosi di altro, ma consapevoli che non potevamo, che dovevamo fermarci, calmarci e respirare.
Ci separammo in tempo per veder entrare gli altri che erano prima in piscina.
In silenzio ci vestimmo e ce ne andammo ognuno per conto proprio, consapevoli di dover pensare almeno un po'.


La mia concezione di dargli tempo per pensare era personale, perchè di fatto temevo che se non mi facevo avanti, poi non mi pensasse abbastanza.
E poi comunque la gente normale può pensare mentre fa anche altre cose. O subisce.
Insomma, volevo dargli qualcos'altro a cui pensare, lo decisi poco dopo.
Cominciammo con la serie di partite e quindi a spostarci, non volevo essere troppo pressante per non fare la parte del ragazzino rompicoglioni che insegue il suo idolo. Che poi ero.
Però volevo comunque far sì di non passargli di mente.
Così dopo pochi giorni di tregua durante i quali si limitò a lanciarmi lunghissimi sguardi penetranti mentre pensava che non lo notassi, che però Cris mi riferiva puntuale, mi creai di nuovo l'occasione.
Ovviamente la cercai, o meglio cercai lui.
Era sera e mi feci tutto l'enormissimo albergo in cui pernottavamo, eravamo in Francia per delle partite che dovevamo disputare là.
Che poi per inciso per tanto che ero di buon umore giocai alla grandissima, sprizzando gioia da ogni poro... chi si dimentica quei sorrisi?
Comunque...
Era sera e lo cercai in lungo ed in largo per tutto l'albergo, l'avevo visto uscire dalla sala dove eravamo andati alcuni di noi dopo cena per passare un po' di tempo in compagnia. Erano cose su cui il nuovo mister, Carlo, premeva molto. Diceva che bisognava passare del tempo insieme per conoscersi e fare gruppo, fare amicizia.
Così loro erano i primi a dare l'esempio e a stare insieme a noi ragazzi dopo cena. Poi il primo a crollare e ad andarsene era Carlo, Zizou aveva una buona resistenza e stava un po' con tutti, è un brillante conversatore. Se è da fare discorsi seri ne fa, se invece è da ridere e scherzare, sta anche a quelli. Insomma, è adatto ad ogni situazione.
Però quella sera, dopo un po' sparì col telefono in mano, visto che pensavo che fosse perfetto, uscii dopo un po' a cercarlo. Mi feci tutti i piani ed i corridoi senza trovarlo, fino a che lo vidi fuori in giardino in una zona in semi ombra.
Lo notai per puro culo, stavo passando davanti alla porta che dava sul giardino, ma non stavo guardando. Buttai lo sguardo e vidi qualcosa, mi fermai, strabuzzai gli occhi e vidi il dondolo -ebbene c'era pure un enorme e fichissimo dondolo- che si muoveva.
Strizzai gli occhi e capii che era lui.
Uscii subito facendo finta di nulla, silenzioso mi avvicinai e mi sedetti.
Potevo benissimo aver bisogno di parlare di quello che era successo, sarebbe stato logico.
Lui era al telefono, ma a me sembrava non importare un cazzo della sua privacy e del resto nemmeno a lui visto che rimase lì. Parlava in francese, quindi dedussi che era con sua moglie.
Bene, mi dissi.
Vediamo come reagisce ad un attacco diretto, sfacciato e bastardo.
Perchè alla fin fine non mi sembrava d'avere molto da perdere. Se mi avesse rifiutato mi sarei scusato, gli avrei lasciato un po' di tempo e saremmo tornati amici come prima, alle nostre solite conversazioni.
Quindi ero convinto di poter risolvere tutto.
Comunque ero ottimista.
Stava dunque parlando spedito per i cazzacci suoi quando, come niente fosse, mentre dondolavo la sedia larga su cui eravamo seduti entrambi, senza troppe cerimonie, misi la mano sulla sua coscia.
Contai fino a cinque. Non lo guardavo, ma stavo attento alle sue reazioni. Lo sentii esitare per telefono e poi girarsi verso di me, intravedevo di sottecchi la sua espressione stralunata da 'che cazzo fai'. Probabilmente sua moglie gli chiese cosa succedeva e lui dovette riprendere il controllo della sua voce e con grande sfacciataggine, parlare come niente.
Ok, poteva alzarsi, mi dissi. Se non si era alzato, voleva vedere fin dove mi potevo spingere.
Niente di più facile.
Così dalla coscia passai al suo pacco.
Cominciai semplicemente a carezzarglielo per fuori, inizialmente non era duro. Parlava con sua moglie. Insomma, ci provava.
Aveva degli comodi shorts, quelli forniti dal club.
Per cui sentire tutto era facile, ed era facile anche infilare la mano sotto.
Per prima cosa lo delineai da sopra, tutta la lunghezza, poggiava proprio verso la mia parte.
Lui ancora mi lanciava occhiate, passava da me alla mia mano, ma non smetteva di parlare. Ogni tanto si interrompeva, però era bravo a gestire la cosa.
E non si alzava.
Io ridevo fra me e me.
“Vediamo ora!” Mi dissi quindi infilando la mano sotto pantaloni e slip.
Trovai il suo cazzo e per un momento mi emozionai come un coglione pensando che stavo toccando il cazzo di Zinedine Zidane.
Mi leccai le labbra e con l'altra mano mi riservai lo stesso trattamento, la misi nei miei pantaloni e mi masturbai.
Ero ovviamente eccitato e lui guardava me, guardava il mio cazzo e guardava il suo. O per lo meno quello che stavo facendo ad entrambi.
Quando cominciai a fargli la sega, smise di parlare e sua moglie lo richiamò all'ordine, lui biascicò un 'sì' davvero poco convincente infatti poi dovette inventarsi che stava cercando di capire se nell'ombra del giardino c'era qualcuno.
Aveva una voglia matta di gemere, ma non poteva.
Però continuava a rimanere lì e a farsi fare. Gli piaceva. Lo sentivo anche da come cresceva il cazzo nella mia mano. Divenne bello grande in poco tempo e mi venne una voglia incredibile di mettermelo in bocca e succhiarlo, ma volevo andare per gradi. Se volevo sapevo anche ragionare. A modo mio.
Insomma, ragionavo col cazzo, ma sempre un ragionamento era.
Beh, alla fine lui fra una parola e l'altra finì per aprire un po' troppo la bocca e respirare, silenzioso -non so come- in una specie di sospiro composto.
Non poteva sapersi controllare così bene.
Non era possibile.
Così glielo tirai fuori del tutto, dopo essermi assicurato che non ci vedesse nessuno.
Quando lo feci con entrambi, lui guardava ormai il mio con gola ed io il suo. Ormai era incontenibile e anche la sua voglia. Infatti salutò la moglie e lasciò andare la testa all'indietro sospirando liberamente, sempre però piano.
Allargò meglio le gambe e le braccia, mi lasciò un libero accesso a tutto sé stesso e penso che volesse che glielo succhiassi. Volevo riservarmelo per un'altra volta.
Comunque l'esperimento riuscì, gli piacque.
Poco dopo venne sporcandomi la mano ed io lo imitai. Non contento, facendomi guardare dalla sua aria stralunata -penso che non potrei dimenticare la sua espressione di quel momento visto che non era per nulla composta- mi leccai la mano col suo sperma, mi succhiai le dita da gran porco schifoso che ero. E lui, strabuzzando gli occhi, lasciò la bocca semiaperta incredulo che lo facessi e arrivassi a tanto.
Ebbi la conferma che era la sua prima esperienza omosessuale, però mi dissi che era strano.
Insomma, non dava l'idea di essere tanto passivo, ma del resto se era la prima, era normale che fosse così spiazzato dalla mia porca intraprendenza.
Beh, io comunque ero soddisfatto in due sensi e lui... beh, sconvolto, ma soddisfatto a sua volta. In un solo senso. Quello più importante.
Si sistemò e scuotendo il capo incredulo di quello che ero arrivato a fare, mi chiese:
- Si può sapere che diavolo ti è saltato in testa? - Disse allora gelidamente seccato. Aveva però ancora la voce roca per l'orgasmo. Io contento ammiccai con faccia tosta, dimenticandomi completamente chi avevo davanti. Penso che fosse questo a piacergli tanto e stuzzicarlo. In quanti l'avranno corteggiato?
Solo io lo stavo attraendo, a quanto pareva.
Forse nessuno aveva mai osato tanto, nessuno era stato folle e schizzato abbastanza.
Ma quella poteva essere la mia ultima occasione, per quel che ne sapevo. Avevo aspettato tanto, troppo. Adesso basta.
- Beh. Volevo darti qualcosa di concreto su cui pensare! - Dissi sfacciato senza il minimo pentimento.
Lui alzò il sopracciglio scettico.
- Qualcosa su cui pensare? Non ne avevo abbastanza? - Io ridendo mi alzai e mi stiracchiai.
- Un bacio? Una mia dichiarazione? Cazzate! Ora sai concretamente che ti piace che un maschio ti faccia una sega. - Lo vidi scuotere ancora la testa incredulo del mio ragionamento così idiota eppure semplice. Non avevo torto e lo sapevo, è solo che lui era troppo complicato e non pensava potesse essere tanto facile.
- E la prossima volta che farai? - Chiese ironico per farmi capire di darmi una regolata. Oh, caro... non sapeva fin dove potevo arrivare. Quante depravazioni ero riuscito a fare in vita mia.
Così prima di andarmene lo guardai in piedi e lo fissai malizioso ed erotico. Sapevo di esserlo se volevo.
- La prossima volta ti faccio vedere se ti piace toccare un cazzo. Poi ci sarà da scoprire se ti piace che un ragazzo te lo succhi, poi proverai a succhiarlo tu. E dopo... - A quel punto Zizou capendo cosa avrei detto dopo, alzò le mani, si mise in piedi davanti a me e mi fermò secco e deciso. E sconvolto da quanto potevo essere maniaco e sfacciato.
- Ho capito, ho capito! Hai un sistema terribile! - Senza aggiungere altro mi voltò le spalle per andarsene, ma io gli diedi altro su cui pensare.
Infatti ironico aggiunsi.
- Beh, il tuo amico là sotto non sembrava soffrire molto... - Mise male un piede e per poco non cadde, ma non si fermò e non mi guardò più.
Rimasto solo, mi feci ricadere sulla sdraia e mi annusai la mano che gli aveva fatto il lavoro. Credo che mi guardò, prima di sparire oltre la portafinestra. E sicuramente deve aver scosso il capo.
Sì, questo sistema era un azzardo, ma se lo conoscevo almeno un po' sarebbe stata la mia arma vincente.
A lui potevano piacere i giocatori d'azzardo, quelli ribelli ed indisciplinati.
Mi ero chiesto se noi, così uguali, saremmo potuti andare d'accordo o se avrebbe funzionato. Ma il punto non era veramente quello, perchè in effetti forse proprio perchè eravamo simili sapevo cosa gli piaceva. Ovvero quello che piaceva a me. E se a me piaceva lui, allora io per forza di cose dovevo piacergli. Questa era matematica.
Che poi ok, io ero un gatto addormentato che però se si svegliava diventava una tigre assetata di sangue... e sesso... mentre lui era una pantera e basta. Però insomma, si rimaneva sempre nell'ambito dei felini.
Però era vero, mi dissi andando in camera.
Lui era sveglio. Troppo sveglio per impiegarci tutto questo tempo a capire una cosa e poi esitare.
Forse gli stava solo piacendo il mio corteggiamento, tutto qua. Per questo aspettava, perchè dopo la sauna aveva capito che questo mio modo di fare era incredibilmente eccitante... e a lui l'eccitazione piaceva. Per cui semplicemente voleva che lo facessi.
Addormentandomi pensai proprio questo.
“Vuole che ci provi, insomma. Tutto qua. Che continui. Che mi spinga sempre più oltre.”
Bene. Niente di più facile, sfidarmi con queste cose era il mio pane!