CAPITOLO I:
GOAL SBAGLIATI

La domanda aleggiava nell'aria con pesantezza.
C'era la certezza che nel rispondere, quella volta, non si sarebbe più potuti tornare indietro.
La certezza incomprensibile visto che non era mai successo. Erano sempre tornati sui loro passi.
La mascella contratta, i pugni chiusi forti. Era finita.
Lo sapeva, dentro di sé.
Perchè non poteva che aver ragione.
Stava trattando male Riky per spingerlo ad andarsene, perchè mai volere una cosa simile?
Era chiaro.
Era così cristallino che aveva voglia di vomitare ed era dannatamente schifoso che lui tenesse su quella faccia ipocrita mentre fingeva che tutto andasse bene, che fosse perfetto, che fosse una questione di calcio.
Perchè mandarlo via se non per avere campo libero su Cris? Non esistevano altre motivazioni.
Professionalmente Riky stava tornando bene, era in forma e giocava ottimamente, era sempre prezioso. Si impegnava. Era un esempio sotto molti aspetti. Ed era buono, disciplinato, non dava motivazioni per essere punito o detestato.
L'unica cosa era quella.
Era il compagno di Cris. Se volevi male a Riky era sicuramente perchè puntavi a Cris.
Era l'unica spiegazione.
José adorava Cris, era sempre stato così. Da quando erano insieme a Madrid era scoppiato l'amore solo che mentre per Cris era una questione calcistica e affettiva, per José era una questione globale, ne era sicuro. Li conosceva entrambi.
José aveva sempre provato attrazione per Cris ed era la sua ossessione. Poteva fare a meno di tutti ma non di lui.
Karim, buio come la notte, contrasse le labbra di quella forma sempre invitante e scosse il capo.
- Io non mi faccio prendere in giro da nessuno. Fottiti, José! - Così dicendo si voltò ed uscì sbattendo la porta.
José rimase senza parole, incapace di credere a quello che era successo.
Avevano litigato per Ricardo. Ma passasse quello.
Si era schierato contro di lui pur di stare dalla sua parte.
Erano a quei livelli?
Ricardo contava più di lui?
Bene, si disse. Se era così, che andasse. Meglio farne a meno prima di innamorarsi seriamente...
non poteva capire quanto sbagliato fosse tutto quello.

Fu da lì che tutto precipitò drasticamente, sempre più, fino a raggiungere un abisso incolmabile. La valle a separarli ed entrambi divisi da questa, incapaci di scendere e riunirsi.


L'anno passato per Gonzalo era stato un'autentica sofferenza.
Dopo l'intervento subito per il brutto infortunio era rimasto fermo mesi convinto di aver perso il posto da titolare. I suoi timori si erano rivelati fondati.
José dopo il primo anno burrascoso con Karim aveva raggiunto una tregua e se ne era innamorato mettendolo sempre in campo al suo posto.
Stava bene, era tornato, aveva bisogno di giocare e lui non lo considerava, troppo occupato a valorizzare il suo compagno.
Gonzalo ebbe tempo un anno intero per macinare rancore tanto che, esasperato da una situazione che l'aveva sempre più consumato, aveva deciso di lasciare la squadra.
Era stato lui ad andare dal presidente e chiedergli di potersene andare. C'erano molte squadre che lo volevano, era disposto a passare alla Serie A in un secondo. La Juventus aveva offerto bene per lui.
Il presidente era caduto dalle nuvole e quando gli aveva chiesto cosa fosse successo, aveva risposto che il mister non lo considerava più parte attiva.
Non era paziente come Riky che lavorava sodo per conquistarsi un posto che invece gli spettava di diritto. Non era così.
Fu così che ebbero il colloquio.
Lui, il presidente ed il mister.
José Mourinho l'aveva guardato a dir poco male, con aria da sufficienza odiosa, poi gli aveva detto che se intendeva restare gli avrebbe dato lo spazio che meritava. Diceva sempre così ai ragazzi che volevano andare via perchè si sentivano emarginati da lui. Poi faceva di testa propria.
Perez, che gli aveva già dato numerose volte un giro di vite e impedito di fare i propri comodi in toto, gli aveva fatto promettere di usarlo davvero e non come riserva di Benzema.
Erano entrambi dei validi attaccanti di alto livello, doveva trovare il modo di non far sentire nessuno emarginato, non spendeva soldi per scaldare panchine!
Con questo aveva convinto Gonzalo aumentandogli lo stipendio.
Alla fine era rimasto dicendo che gli dava un anno –o mezzo– poi in caso se ne sarebbe andato lo stesso.
Lui voleva giocare a calcio, non fare il riccone panchinaro che esultava per i titoli vinti dagli altri compagni di squadra.
Aveva le idee chiare, molto chiare.
Troppo.
Tanto che, fatta passare l'estate e con il campionato iniziato in modo disastroso, vedendo che l'andamento era identico all'anno precedente, ovvero esiliato in panchina come riserva di Karim, decise di puntare i piedi e affrontare di nuovo il mister e capire cosa volesse da lui, cosa doveva fare per ottenere il suo posto. E soprattutto quanto pensava di prenderlo in giro.
Gonzalo aveva un carattere molto forte ed anche se non era uno che si metteva in mostra e che faceva casino, lottava con unghie e denti pur di ottenere ciò che voleva. E ci teneva troppo al ruolo di punta del Real Madrid.
Fu con questo stato d'animo battagliero disposto a dare qualunque cosa di sé pur di vincere la sua guerra, che incontrò José quella sera.
Una sera disastrosa per il portoghese.

Gonzalo entrò nel suo ufficio dopo essersi assicurato di trovarlo lì. Gli seccava andare a casa sua ed ancora di più aspettare il giorno dopo.
Era tardi e la sera era inoltrata ma sapeva che spesso stava lì fino ad orari assurdi.
Salì i piani con un animo a dir poco in subbuglio. Era davvero stufo di essere preso in giro.
In realtà non aveva niente contro Karim, anzi... doveva ammettere che erano sempre andati d'accordo, erano buoni amici insomma. Doveva anche dire che non avevano mai avuto veri e propri scontri o momenti tesi, non potevano definirsi grandi amici ma quando aveva deciso di andarsene tutta la squadra gli aveva consegnato una maglietta firmata da tutti e la sua dedica l'aveva lasciato di sasso.
'Mi casa es tu casa'.
Era una cosa stradna da dirgli, specie da parte di Karim. Però gli era piaciuto, l'aveva visto come un chiedergli di restare. Non ne avevano parlato, sapeva che era riservato ed impacciato con quelle cose. Però era stato bello, ogni tanto se la guardava.
Appena vinto il campionato la voce aveva circolato subito e gli avevano fatto quel pensiero per fargli capire quanto tutti tenessero a che rimanesse. Lui non voleva andarsene ma sulla dedica di Karim ci era proprio rimasto.
Non voleva andarsene, dannazione.
Quell'uomo avrebbe reso conto a lui, per una volta.
Riky non lo affrontava di petto, non per paura ma per carattere, e la situazione con lui era così strana da non poterci capire nulla, ma non si perse d'animo e proseguì dritto. Lui doveva vedere di sé.
Bussò allo studio e tese l'orecchio, dopo poco la sua voce seccata rispose ed entrò.
L'espressione di entrambi non era delle migliori, si guardarono astiosi già di partenza. José era veramente cupo, quella sera. Quasi a pezzi. Ma Gonzalo non poteva provare pietà per una persona così che cambiava come gli pareva e che sapeva voltare le spalle alla squadra tanto bene. Se aveva problemi doveva risolverli, non far andare di mezzo la squadra.
Lasciò andare la penna e si appoggiò col mento alle mani, lo guardò con l'aria di chi voleva scaricarlo e così Gonzalo, ancor più carico, si fece avanti.
- Posso parlarti? - Introdusse sedendosi in una sedia davanti alla scrivania.
- Se proprio devi! - L'atteggiamento strafottente lo stava mandando in bestia.
- Si può sapere cos'hai? - Chiese esasperato senza pensarci. No, la paura non era nel suo DNA.
José lo guardò stupito, nessuno avrebbe osato tanto.
- Sei tu che sei qua! Dimmi tu cos'hai! - José non si sarebbe certo aperto con lui.
Gonzalo sospirò e scrollò le spalle, poi si decise.
- Non devi prendermi per il culo! Mi lasciavi andare, dicevi che non rientravo nei tuoi piani e me ne andavo, ero pronto. Perchè cazzo non me l'hai permesso? - Era davvero arrabbiato e pronto ad esplodere, lo sguardo brillava di rabbia. José non era da meno, si capiva aveva litigato con qualcuno.
- Ma tu rientri nei miei piani! -
Gonzalo si alzò e batté le mani sulla scrivania tendendosi verso di lui che si spostò di scatto e sorpreso raddrizzò la schiena.
- E come!? Come riserva di Karim? Se lui ha l'influenza io devo garantire un buon attacco? - Ruggì furioso. Voleva prenderlo a pugni.
- Non preoccuparti... vedrai che le cose da oggi cambieranno... - José era appena stato lasciato da Karim, ce l'aveva ferocemente con lui, poteva dire e fare qualunque cosa senza pensarla. Era quello il punto.
La punta di cattiveria che Gonzalo lesse lo mandò ancor più in bestia e si sporse verso di lui, avvicinò il viso minaccioso al suo serafico.
- Non prendermi per il culo di nuovo! Cosa ti ci vuole per decidere? - José pensava di poterlo anche mettere alla prova, lo faceva con tutti, sempre. Gonzalo era una strana persona. Non si esponeva ma ora era lì a sbattere le mani sulla scrivania ed urlare.
- Dipende dai giocatori! -
- In che modo? -
- Da cosa hanno da offrire! - Non voleva intendere quello che poi sembrò. Voleva dire a livello calcistico ma Gonzalo era così fuori di sé che travisò completamente le sue parole e si concitò ancora.
- Chi scopa meglio? È per questo che scegli sempre lui? Te lo scopi? Lui lo fa meglio e quindi è il tuo titolare? Me non mi consideri perchè non ti scopo? So fare anche io questi giochi! Devi dirmi cosa vuoi e lo faccio! Io voglio giocare, questa è l'unica occasione della mia vita e tu non mi rovinerai dopo avermi bloccato qua! Cosa vuoi che faccia? Vuoi che ti baci? Che ti faccia un pompino? - Non ragionava del tutto, aveva staccato il cervello. Gli capitava quando perdeva tanto la testa. In quei momenti oltre a dire cose incredibili, ne faceva.
Senza ritenere un problema la scrivania che li separava, gli prese il viso fra indice e pollice e lo baciò con forza, mettendoci foga e decisione.
José rimase di stucco. Poteva arrivare a livelli inauditi quando perdeva la testa.
Fu un attimo molto veloce e frenetico, il bacio non ebbe veramente luogo, si separarono subito, non aprirono le bocche e non si trovarono con le lingue. Gonzalo realizzò cosa aveva fatto a si tirò su di scatto, indietreggiò e rosso in viso se lo strofinò ansimante. Sotto shock.
José rimase seduto a fissarlo stupito.
- Non sono una puttana che in cambio di prestazioni vendo o compro. E non farlo nemmeno tu. - Rispose gelido dopo che gli animi si furono calmati.
Gonzalo balbettò mettendo avanti le mani.
- Io... io mi scuso, ho perso la testa... non volevo... cancella tutto per favore... non … non... è che quando ho capito che metti Karim perchè te lo fai... - Non era mai stato sicuro di questo, a volte aveva sentito delle voci, altre erano sembrati stupidi scherzi. Alla fine aveva lasciato perdere perchè dopotutto anche se fossero stati una coppia davvero, cosa che ad un certo punto aveva effettivamente creduto, pensare che usava lui per quel motivo era davvero assurdo. Si era rifiutato di pensarci. Ma sentirgli dire quella frase l'aveva mandato fuori di testa.
José sospirò e prese la penna in mano.
- Farò finta di niente e manterrò la mia promessa. Giocherai come meriti. - Detto questo tornò sulle carte e non calcolò il ragazzo un secondo di più.
Gonzalo uscì di corsa dallo studio e picchiò la fronte contro il muro di proposito per darsi dell'idiota.
Come aveva potuto fare una cosa del genere?
José era comunque un professionista, pensare che avesse scelto Karim perchè se lo portava a letto era davvero assurdo. Però sentirgli dire 'cosa hai da offrire' era stata la goccia.
Gli aveva praticamente poi detto che anche lui si faceva scopare se era per giocare. Ma non voleva dirlo davvero, non l'avrebbe mai fatto veramente.


Karim era occupato ad alzare e abbassare il manubrio dei pesi.
Certo che come sfogo poteva sceglierne uno migliore... proprio su quelli aveva fatto sesso con José molte volte.
In realtà voleva prendere a pugni qualcosa o qualcuno ma non c'era un sacco da boxe in quella palestra, così doveva farne a meno.
Non si spiegava proprio come potesse avere l'ufficio nel centro sportivo del club, ma tant'era che se si fosse messo alla guida in quelle condizioni avrebbe fatto di certo un incidente.
Era furibondo come poche volte ricordava di essere stato e seccato si alzò a sedere nel lettino basso per il sollevamento pesi, si tolse seccato la maglietta sudata e appiccicata al torace madido e la buttò a terra con un gesto secco, poi prese la bottiglietta d'acqua e bevve un po' gocciolandosi sul mento e sul petto. Si asciugò con l'avambraccio e solo quando fece per stendersi e proseguire notò la presenza di qualcuno.
Si fermò non perchè era lui e avesse voglia di parlare o comunicare in qualche modo, lo fece solo perchè il suo sguardo era sconvolto.
E perso.
- Gonzalo? - Chiamò col suo solito accento francese.
Gonzalo era nato in Francia ma era argentino. Aveva entrambe le nazionalità e di conseguenza parlava anche molto bene il francese. Per questo i due quando erano soli usavano quella lingua.
Karim era totalmente estraneo agli avvenimenti che avevano coinvolto Gonzalo qualche minuto prima.
Era completamente sotto shock, stava realizzando cosa aveva fatto e cercava di capire come dovesse sentirsi.
Doveva proprio assimilare.
Karim, preoccupato, si alzò e si avvicinò all'amico chiamandolo inquisitore deciso a farlo parlare coi suoi modi poco delicati e miti.
- Allora, che cazzo ti è successo? - Era chiaro che avesse qualcosa che non andava. Chissà perchè poi non poteva mollare e basta...
Gonzalo rimaneva a fissarlo trapassandolo, come se rivivesse un altro istante e ascoltasse altre parole, fu solo quando Karim lo toccò e lo prese per le braccia possenti che tornò improvviso. La scarica elettrica fu talmente forte che lo sconvolse.
Gonzalo lo vide davvero solo in quel momento e invece di rilassarsi o indietreggiare, rimase lì piantato, rigido e duro. E non si oscurò, bensì divenne strano, molto strano. Quasi crudele in un certo senso, anche se poi non era una definizione giusta.
- Li so fare anche io quei giochi... - Disse con un tono sfasato. Come se non volesse farsi trovare sconvolto ma anzi forte e preparato.
Karim raddrizzò la testa senza capire.
- Che giochi? - Gonzalo allora, sempre in francese, rispose aggressivo puntandogli il dito contro il petto. Come se improvvisamente per uscirne avesse bisogno di un capro espiatorio e quello fosse lui.
Poteva dare a lui in un certo senso la colpa di tutto, se poi di colpe si parlava...
- Quelli per il posto da titolare! - Esclamò senza scrupoli col cervello completamente scollegato.
Karim lo lasciò subito e fece un passo indietro. Non perchè avesse paura di lui o gli facesse schifo, ma perchè aveva capito cosa intendeva e si conosceva.
Si conosceva paurosamente bene. Doveva allontanarsi.
- Non dire cazzate! - Non era una minaccia ma un consiglio, Gonzalo però era ancora sconvolto per ciò che aveva fatto e doveva giustificarsi, doveva digerirlo, doveva trovare un modo per farselo andare bene e non era tipo da piangersi addosso. Preferiva trovare delle vie d'uscita dignitose. Anche se a volte erano sbagliate.
- Che cazzate? È la verità e lo sai! È solo perchè te lo scopi che giochi tanto quest'anno... il primo vi odiavate e litigavate sempre e ti ha messo ai margini, il secondo magicamente eri sempre dentro... e sai perchè? Perchè ti sei messo nel suo letto, ecco perchè! Lo so fare anche io, cosa credi? - Karim non sapeva come trattenersi dal gridare, picchiarlo ed insultarlo.
La rabbia nera e cieca dentro di sé montava, come poteva pensarlo?
Che uno chiunque mettesse in dubbio il suo valore ed il suo merito di calciatore lo mandava letteralmente fuori di testa, che lo facesse lui che si conoscevano ormai da tre anni e che erano amici -o almeno l'aveva pensato- era ancora peggio.
- Non sei così tu... non potresti mai... - Cercò di farlo tornare in sé, sicuramente era fuori per qualche motivo personale, doveva farlo ragionare prima di uscire anche lui e seguirlo a ruota. Se lo faceva erano guai.
Tirava ancora tutti i muscoli mentre lo guardava con la mascella contratta e lo sguardo dannatamente cupo.
- Ne sei sicuro? - Chiese disilluso e amaro Gonzalo alzando il mento con aria di sfida.
- Certo! Ti conosco bene, non riusciresti a scoparti l'allenatore solo per un posto da titolare! Non sei una puttana! - Posto che l'idea che Gonzalo invece lo pensasse di lui lo mandava in bestia, voleva fargli capire che non era un discorso da fare quello. Che era fuori da ogni logica.
- Allora mi conosci male perchè ormai l'ho fatto! E quanto scommetti che mi metterà in campo, ora? Quello è peggio di un pappone! Smista le sue puttane come gli pare e a quelle che aprono meglio le gambe dà un posto di prestigio! Pensa a quanto apre Cris... del resto lui sì che è abituato, si vede che è portato per quel genere di cose! Capisci perchè Riky non gioca? Perchè non si concede... del resto è quasi un prete... mi stupisce che stia con Cris! - Non le pensava quelle cose. Nemmeno mezza. E non voleva dirle ma era shockato e non capiva come uscirne e fermarsi e tornare in sé e non sentirsi comunque in colpa.
Ora la voragine era incolmabile.
Karim sarebbe scattato con molto meno, quando sentì il discorso su Riky non ci vide più e sbattendo violentemente la mano aperta contro la porta chiusa dietro Gonzalo, sfiorandolo per pochi millimetri, il silenzio calò improvviso su tutta la palestra.
Il botto era stato assordante ma quel nulla successivo lo era ancora di più.
Un nulla che feriva, pieno di uno sguardo feroce da parte di Karim, ravvicinato, felino. Eccola la famosa tigre di cui tutti parlavano. Karim... da gatto a tigre... Gonzalo venne investito da un'improvviso ed inspiegabile calore. Nel caos non capì se si trattava di agitazione, paura o... eccitazione?
Per un istante lo sguardo scese sul suo petto nudo, teso, sudato, sui suoi capezzoli. E fremette.
Karim pensò che era per la voglia di scappare.
Gli prese il mento fra l'indice ed il pollice con cattiveria e l'obbligò ad alzare il viso e lo sguardo, poi con forza e fermezza, a denti stretti ed una rabbia accecante, disse tremendamente vicino a lui.
- Se lo dici un'altra volta ti faccio sentire quanto forte riesco a dare un calcio e ti spacco un legamento così hai finito di giocare. - Minaccioso e penetrante.
In Gonzalo si innescò un meccanismo assolutamente insolito ed imprevedibile.
Invece che spaventarsi ebbe una voglia quasi fanatica di testarlo. Non la sua effettiva violenza, ma la sua passione. Quel suo fuoco che trasudava sensualità.
Si morse il labbro istintivamente e Karim riconobbe subito il gesto, lo faceva anche lui spesso quando guardava José.
Si raddrizzò e si allontanò in fretta lasciandolo, poi lo guardò torvo capendo anche troppo bene cosa aveva inteso Gonzalo e scuotendo il capo appena come per chiudere tutto, se ne andò lasciando la maglietta vicino all'attrezzo usato.
Gonzalo rimase contro la porta a respirare a fondo non spaventato ma eccitato, si succhiò ancora il labbro e si toccò il mento, poi traballante raggiunse il lettino, si sedette, prese la maglietta di Karim e la tenne fra le mani senza fare niente altro.
Stette così mentre il calore aumentava da dentro.
Cosa era successo? Se lo chiedeva ma non riusciva proprio a venirne a capo.
Gettò la testa all'indietro e rimase immobile a guardare il soffitto.
E gli aveva anche fatto credere come un idiota d'aver fatto sesso col mister, il suo compagno da quanto aveva desunto.
Era una cosa seria?
Si era infuriato quando l'aveva detto. E poi aveva dato della puttana a tutti, solo Riky si era salvato ma non era stato molto gentile nei suoi confronti.
Karim era molto legato a lui anche se i suoi confidenti erano Mesut e Sami.
- Cazzo! - Imprecò arrabbiato con sé stesso. - Cosa diavolo ho fatto? - Non riusciva a capirlo nemmeno lui, tanto bene.
Qualunque cosa fosse, ne avrebbe visti gli esiti a breve.