*Ecco il nuovo capitolo. Ricky si è confidato con Cris e si è completamente aperto con lui dopo essere esploso e aver ceduto com'è nel suo stile, ma ora è tempo di una contro confidenza molto pesante, quella che gli dona Cris, che non è una questione facile come poteva sembrare. Dopo spazio a riflessioni di Ricky a ruota libera ed infine pronti per rituffarsi in un mondo torbido e caldo... un mondo che vedremo nel prossimo capitolo, però, perché oggi spazio a dolcezza e pensieri! Buona lettura. Baci Akane*

13. IMPOSSIBILE SOTTRARSI

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Quella sera Cris non insistette, ma mi diede un consiglio molto utile e buono: 
- Prendi un problema per volta e risolvili così, separatamente. Non cercare di venire a capo di tutto o annegherai. È impossibile. Sai, ora sei costretto a riposare per guarire dalla pubalgia, poi tornerai e potrai ricominciare da capo a calcio e provare a tornare ai tuoi livelli e a divertirti, magari, con questa bella squadra nuova. Ma per ora quello non lo puoi fare, non puoi risolvere i tuoi problemi a calcio. Però puoi capire chi sei, cosa vuoi, chi vuoi... queste settimane di tempo saranno preziose per questo. E se hai bisogno di me basta che mi scrivi ed io corro. O tu puoi correre da me... - Aveva concluso con un sorriso dolce. 
- Sei sicuro che ti vada bene così? Ti ho dato mille segnali contrastanti... prima che voglio esserti amico, poi che ti desidero, poi che non sono pronto, poi ti bacio, poi ti respingo... io mi rendo conto che... - Gli avevo poi detto mortificato e preoccupato ma con una sincerità disarmante. Lui, seduto vicino a me, aveva sorriso dolcemente e forse un po’ triste per le rinunce ai suoi sogni nei miei confronti, ma dopotutto solo rinunce momentanee e penso che lo sapesse in quel momento che era solo un blocco provvisorio. 
- Non ti preoccupare, non sono cose facili per tutti. A volte serve più tempo. Non è che io voglia chissà cosa, sai? Quando ti ho visto la prima volta ho pensato solo che un giorno ti avrei scopato. - Me lo disse in modo molto sincero. - Avevo capito che dentro di te eri gay, ma sapevo che non te ne eri accorto. Invece mi hai stupito perché è molto più complicata di così... è vero, ho visto molti segnali e ci ho un po’ sperato, però non è un dramma... magari non succederà mai o magari sì, ma non è che... sai, per me era solo una questione di sfizio, di... beh così, di fare una cosa che volevo e che voglio a tutti i costi, ma non ci sono mica sentimenti di mezzo, quindi stai tranquillo e non sentirti in colpa. Se vuoi un giro su di me, io sono qua sempre disponibile. - 
Cris la mise così ed io impressionato da come poteva vivere certe cose che per me erano tanto difficili, gli chiesi approfondimenti, incuriosito e soprattutto cascandoci come un pero. 
- È stato più facile per te? Come è successo? Insomma io ti ho detto come è andata e dopotutto non so ancora se sono gay o se semplicemente vengo attirato solo ogni tanto da qualche eccezione o cosa... cioè devo ancora capire perché non ho mai voluto approfondire niente al di là di Andry... mi ha... mi ha fatto soffrire troppo, non volevo provare di nuovo una cosa del genere... però tu... a te come è successo? - Cris si mise nella mia stessa posa ed io gli aprii il piumino enorme avvolgendolo con me, così messi uno di fronte all’altro, incastrando le nostre gambe piegate contro i petti, avvolti dalla stessa stoffa calda, i nostri visi a pochi centimetri di distanza, parlammo di quello il resto della notte, non mi resi conto delle ore che volavano e del telefono silenzioso lasciato in macchina che si illuminava perché mia moglie preoccupata mi stava per mandare la polizia a cercarmi. 
Rimasi lì totalmente incosciente, abbandonato in quel torpore mentre le nostre mani si allacciavano anch’esse sotto quel piumone, con già i nostri piedi schiacciati uno sull’altro e le gambe ad incastro perfetto, come un puzzle. Il calore che provai fu enormemente migliore rispetto a quello trasmesso dalla cioccolata. 
- Non è stato molto facile, il primo approccio fisico l’ho avuto con un compagno di squadra più grande e prepotente. Quando fai sport di squadra ed hai quella tendenza che però non è ancora venuta fuori... beh è lì che succede. Mi sono reso conto di essere attratto dai corpi nudi dei miei compagni. Non che mi piacessero, ma non riuscivo a smettere di fissare il loro pisello. - Rise per sdrammatizzare, io sorrisi e lui continuò facendosi più serio, non voleva metterla giù tragica ma capivo che non doveva essere stato tanto bello come lo era stato per me. - E poi niente, un giorno uno di questi che si era accorto che li fissavo tutti come un idiota mi ha preso da solo negli spogliatoi usando un espediente. Io pensavo che mi avrebbe picchiato per dirmi di smetterla, invece mi disse prepotente ‘ho visto che ti piace il cazzo!’ Sono avvampato, ho cercato di negare anche se era vero. Cioè non l’avevo mai ammesso nemmeno a me stesso, ma dentro di me sapevo che era vero. Cercai di giustificarmi dicendo qualcosa, ma lui si abbassò pantaloncini e mutande, mi spinse giù in ginocchio davanti a lui e me lo infilò in bocca. Ricordo la sua mano sulla mia nuca che mi tirava i capelli e mi premeva il suo pisello in fondo alla gola soffocandomi. Siccome avevo paura di soffocare, lo presi io in mano e gli mostrai di voler collaborare, così smise di spingere e mi lasciò fare. A quel punto fu più piacevole. Per lui per lo meno. Io almeno non soffocai. - Concluse con un sorrisino divertito. 
Non capivo come poteva trasformarla in qualcosa di leggero visto che era una cosa super traumatica. 
Io lo fissavo terrorizzato, incredulo che potesse succedere così. Cris capendo d’avermi impressionato sorrise e mi carezzò il viso per alleggerire la cosa. 
- Ehi è passata. Guarda che a volte va anche molto peggio, sai. C’è gente che viene proprio violentata. Io non ho subito nulla. Ho dovuto aspettare un po’ prima di avere qualcuno che me lo faceva e che il tutto diventasse davvero piacevole anche per me, però in quel modo almeno mi ero sbloccato. Capii che mi piacevano i ragazzi, che avere un cazzo in bocca era bello per qualche motivo perverso e che se erano belli grandi con una forma perfetta, quando si gonfiavano perché pompavo bene era soddisfacente in qualche modo, quella forma nella mia bocca che poi esplode e mi sporca la faccia. - A quel punto mi aveva perso. Si mise a parlare in modo dettagliato di ciò che gli era cominciato a piacere in quelle prime esperienze e perché accettò di fare altre cose del genere nonostante gli insulti con cui lo chiamavano fra di loro e all’interno dello spogliatoio. Ma io mi ero perso perché ero di nuovo eccitato e avevo paura che lo potesse sentire per via della posizione così schiacciato uno sull’altro. 
Il mio pene premeva contro la sua caviglia in pratica. 
Finii per prendergli le mani e tenerle nelle mie e non so nemmeno perché lo feci. 
- Sai, mi dispiace che hai passato una cosa del genere. Sono felice che poi sia diventato piacevole e tutto, ma iniziare così... ed è vero, può essere anche peggio, ma non è una sciocchezza quello che ti è capitato. Ti soprannominavano in modi terribili... - Cris così alzò le spalle facendo di nuovo come se non fosse una gran cosa. 
- Tanto poi sono diventato molto più forte di tutti quegli sfigati messi insieme, cosa vuoi? Ho avuto il mio riscatto. Ora nessuno mi obbliga, anzi... mi implorano. Comunque la fase dell’obbligo è finita quasi subito, ci ho messo poco ad ammettere che mi piaceva. Ovviamente non essere obbligato, ma farlo di mia spontanea volontà è diverso. Così iniziai a collaborare e a quel punto le cose divennero belle. - 
Belle. Quanto poteva essere bello venir usato in quel modo? Lo chiamavano ‘puttana’ a volte. Io non capisco come poteva sopportarlo. Scuotendo la testa mi sentivo gli occhi lucidi, l’erezione tornò a calmarsi mentre la pena saliva. 
- Come hai potuto sopportare tutto quello, Cris? Seriamente. Ti chiamavano puttana e ti trattavano così e a te andava bene... ma io penso che te lo sei fatto andare bene per non sentirti più umiliato nel venir costretto. Se lo fai di tua volontà è diverso, è una tua scelta, lo fai perché ti va, ti piace. Ma non è che magari era solo un trucco per non venir ferito ed umiliato ancora di più? Un modo per sopravvivere in un ambiente ostile... fai quello che devi per andare avanti... - Non so come mi uscì, ma in un paio di ore avevo capito Cris così bene che nemmeno lui stesso l’aveva mai fatto da solo. 
Fu il suo turno di guardarmi meravigliato con gli occhi spalancati e lucidi. Vidi la sua vampata assalirlo, vidi le lacrime affacciarsi nel panico e nella sorpresa mentre sentiva una verità scomoda che però non poteva negare. 
A volte quando vieni messo davanti alla verità puoi solo guardarla e soccombere, come stava succedendo a me. 
Cris in risposta pianse in modo totalmente inaspettato e così mi affrettai ad abbracciarlo, per farlo dovetti sciogliere le gambe, le aprii e le avvolsi intorno a lui come un koala, lui si nascose contro di me, sotto il piumino, fra le mie braccia, lasciando che il mio collo diventasse il suo rifugio in silenzio e senza più dire nulla per apparire forte e sicuro. 
Cris pianse e mi trasmise il suo stato d’animo e mentre mi sentivo dilaniato con lui, iniziai a baciargli i capelli ancora col gel, scesi così sulla tempia e sull’orecchio. Non sapevo cosa stavo cercando di fare, ma era ovvio che piangeva e stava male per colpa mia e non volevo e poi era vero che aveva passato qualcosa di bruttissimo con cui stava facendo i conti solo ora.
Mi rendevo conto che ero stato fortunato con Andry, che poteva capitarmi molto peggio. 
Ora Cris ne era uscito, gestiva da solo la sua sessualità e le sue voglie, era fortissimo a calcio, super pagato e stava per conquistare un altro club prestigioso. Stava avendo la sua rivincita, ma non immaginavo che oltre a quello appena saputo, ne aveva vissute altre molto peggio e terribili e che quelle lacrime erano un po’ per tutto, perché a volte tiri avanti e fai finta di nulla solo perché se ti fermi e piangi non smetti più ed hai paura che nessuno ti tiri fuori da quel mare. 
Ma quando trovi qualcuno, un salvagente, sai che lui ti salverà ed allora inizi.
Cris aveva appena iniziato, non lo sapevo mentre piangeva così, ma l’avrei scoperto dopo. 
Lì continuai a riempirlo di piccoli baci mentre lo stringevo e le mani lo carezzavano sulla schiena. Fino a che lui smettendo di singhiozzare sollevò molto lentamente la testa verso la mia e con un viso tanto bello da spezzare il fiato, così pieno di emozioni meravigliose, continuai a baciargli le lacrime fino a scendere alla bocca. Lì gliela leccai e gliela succhiai, poi lui la schiuse e me la donò. Ci baciammo di nuovo, il mondo svanì, ogni dolore, remora, ricordo e realtà. Tutti i problemi, tutte le cose che non andavano. In un istante solo io e lui a baciarci dolcemente e delicatamente. Lui senza alcuna maschera, abbandonato a me, lì per me e basta. Ed io immerso totalmente in lui, inconsapevole che quello era solo l’inizio di qualcosa a cui non sarei più riuscito a fare a meno e a rinunciare. 

Dovermi fermare dal calcio da un lato mi aiutò a respirare, dall’altro mi diede fin troppo tempo per pensare e quando uno come me può pensare tanto, solitamente fa molti danni.
Per un po’ mi privai di Cris di proposito per capire se disintossicandomi dall’attrazione fisica il mio mondo interiore si calmava, ma più i giorni passavano più mi sembrava di impazzire.
Lui ogni tanto mi scriveva per sapere se stavo bene o se volevo compagnia, io gli rispondevo che stavo bene e lo ringraziavo, ma non era stupido. Sapeva che cercavo di capire me stesso isolandomi. 
Non ebbi molto successo perché isolato capii meno di prima, con Andry prima e Cris poi avevo capito molto di più anche se quel che avevo visto non mi era piaciuto. Sicuramente era stato quello il problema. 
Non avevo comunque idea di quel che stava passando Cris perché pensavo di essere solo uno sfizio, oltre che un amico. Invece poi mi disse d’aver scatenato un putiferio in lui. Mentre io mi crogiolavo nelle mie domande esistenziali su chi fossi, cosa volessi e cosa dovessi fare, lui che non aveva mai pensato ci potesse essere l’emozione ed il sentimento legato al sesso, non per come aveva sempre vissuto la sua sessualità, ovvero in modo esclusivamente fisico e fine a sé stesso, stava capendo che invece poteva esserci una nuova frontiera della vita intima. 
Poteva esserci la vita sentimentale. 
Non provava qualcosa di specifico, però iniziavo a piacergli troppo, molto più di come piace un amico e sicuramente in modo diverso da come gli erano piaciuti quelli che si era portato a letto. 
Per lui il mondo dell’intimità era sempre e solo stato sesso ed orgasmi, zero limiti in proposito, però solo quello. 
Eppure mi pensava sempre di più ed aveva pianto con me rivedendo un sé stesso più triste di quello che aveva voluto vedere. 
Entrambi ci eravamo cambiati, anzi, ci stavamo cambiando. Perché il cambiamento è sempre lento, il cambiamento non è uno schiocco di dita. La scintilla lo è, è un attimo, un istante, un incontro, un gesto. Ma ciò che quello scaturisce è un lungo processo che si evince in anni. 

Passavo le ore da solo e quando sto così mi isolo anche dalla famiglia, parlo tanto da solo o meglio con Gesù, ma fondamentalmente nessuno entra nel mio raggio d’azione. Facevo entrare Luca ma perché le sue tenere coccole mi rilassavano e senza di lui sicuramente sarei imploso. 
Mi chiedevo se ero davvero gay e se avevo sbagliato ad ignorare e a sposarmi, mi chiedevo se mi ero sposato solo per gli altri e se era un buon motivo per farlo. Era ovvio che fosse così, ma l’avevo fatto in modo solenne davanti a Dio e quello rendeva il matrimonio sacro con tutti i crismi in cui credevo. Non volevo deludere e disonorare nessuno, né Dio, né la mia famiglia a cui sono sempre stato legatissimo. 
Il mio dramma era che sapevo d’aver sbagliato in passato e mi ero sempre giustificato dicendo che non ero mai stato davvero in me in quella serie di errori uno dietro l’altro, a partire dalla caduta fra le braccia di un altro uomo per poi concludere nel matrimonio avuto non per amore. Ultimo l’ennesimo tradimento. Ci ero ricaduto, lo sapevo. Ma il punto nodale della mia questione era che non mi ero mai sposato per amore, e lo sapevo al momento dello sposalizio. Per cui come dovevo considerare tutta quella situazione? 
Non mi ero sposato per nascondere la testa davanti alla dolorosa verità, la dolorosa verità la conoscevo e la guardavo in faccia. Mi ero sposato per perpetrare meglio la mia famosa dolorosa verità, i miei errori. Ero un peccatore coi fiocchi e del tutto consapevole.
Il nostro era un matrimonio che si poteva annullare, addirittura, ma non volevo comunque ferire nessuno perché anche quello era un enorme peccato e oltretutto come potevo rovinare la vita a quel piccolo essere che stringevo fra le braccia giorno e notte? 
Non ero in una situazione facile, a partire dal fatto che non sapevo davvero cosa volevo. 
Ero attratto dagli uomini in generale, perciò ero gay, oppure era di nuovo una parentesi? 
Era Cris? Era solo un fattore sessuale? Di cosa si trattava? 
Se poteva essere amore forse rendeva il tutto meno grave e più giustificabile, ma era presto, non c’erano sentimenti, non amavo nessuno.
Volevo solo fare sesso, era solo una questione fisica, primordiale. perché, probabilmente, ero gay e avevo bisogno di tanto in tanto di soddisfare quel mio lato represso. Beh represso non era esatto, visti i precedenti. 
Non era facile. Ad un certo punto, però, le settimane di malattia finirono e tornai ad allenarmi in campo, sia pure in parte al gruppo. E quindi a rivedere Cris, Cris che planò letteralmente fra le mie braccia felice di rivedermi e che si mise pure a correre piano ed in parte con me per farmi compagnia e parlare. 
Cris che, evidentemente, non intendeva mollare definitivamente ma aveva solo voluto darmi tempo. Il tempo era scaduto, ora si doveva fare qualcosa. Ma cosa?