CAPITOLO LVIII:
SOLITI TIMORI

Nel ritiro è facile.
È come vivere lontano da tutto il mondo.
Piano piano ci amalgamiamo alla squadra, ma devo dire che stiamo parecchio isolati, come se ci fossimo solo io e lui.
Sono il primo a voler controllarci, ma la verità è che non è facile nemmeno per me.
Il mio istinto è quello di abbracciarlo e fare tutte quelle cose da fidanzati che vorremmo fare.
È così alla fine e qua è facile.
Posso dimenticarmi di tutto il mondo là fuori, di Carol, di Luca, di chi sono.
Per ora sono solo un giocatore che sta con un altro ragazzo.
Ci amiamo ed è tutto fantastico.
Mi sembra così strano, dopo quanto siamo stati male, poter stare così bene.
In ogni istante lui è sempre tutto per me, qualunque cosa faccia.
Non ha capito il concetto della riservatezza. Non è riservato. Non sa proprio esserlo.
Finchè siamo qua va bene, ma ho paura che quando andremo là fuori sarà dura e poi dovrei sforzarmi di pensare a Carol.
Non ci riesco nemmeno se mi sforzo, quando ci provo mi angoscio, lui arriva, mi rilassa e facciamo l'amore. O mi fa ridere. Dipende da dove siamo.
Scaccia subito tutto, ma non lo fa apposta, è la sua capacità.
Vorrei poter essere solo suo.
Come lo vorrei.
Mano a mano che i giorni proseguono, sono sempre più preoccupato. Quando tornerò a casa da Carol che farò?
Ho il sacro terrore e mi spiace oscurare Cris con questi pensieri, saranno discorsi già abbastanza pressanti una volta che tutto questo effettivamente ci coinvolgerà...
Vorrei solo parlare con un amico che possa capirmi.
Roby non mi ha mai capito davvero, nemmeno Luis... li adoro ma loro fanno questa vita. Tradiscono le loro mogli, non hanno un vero codice di comportamento, non una fede al mio livello...
Sospiro penso venti volte di fila e me lo concedo perchè al momento Cris è miracolosamente occupato. Altrimenti non potrei, o mi chiederebbe cos'ho ed io non saprei mentirgli.
- Pensieri? - La voce familiare e gentile di Iker mi fa girare.
Iker... a volte sembra il capitano. In realtà è il vice. Il capitano è Raul. Raul è un po' particolare, non riesco a decifrarlo bene. Penso che abbia qualche problema, è sempre pensieroso. Parliamo ma non riesco ad aprirmi, con Iker invece ci riesco molto bene.
Si siede nei divanetti con me, siamo nella sala relax dell'albergo a nostra disposizione per il ritiro.
Io lo guardo e noto che intorno a noi ci sono altri ragazzi, alcuni ad un tavolino che giocano a carte facendo un gran baccano, i soliti Marcelo e Pepe a dirigere l'orchestra. Con un sorrisino noto che si prendono gioco di Karim che, a sua volta, capisce meno della metà di quel che succede. E Gonzalo prova a spiegarglielo. Gonzalo è un eccellente supporter!
Penso che qualcosa in effetti l'abbiano fatta.
Mi perdo per un po' nell'atmosfera intorno a me, anche Sergio è lì con loro a far cagnara, mentre Raul parla con Cris dall'altra parte. Sembra si confessino. Penso che a Cris piaccia Raul... in senso professionale.
Credo che parlino di calcio.
Altri intorno a noi.
Xabi parla al telefono in inglese, il suo tono è molto basso e confidente. Dev'essere un suo caro amico del Liverpool. Capto il nome Stevie, abbreviazione di Steven.
Qualcun altro ha le cuffie alle orecchie ed ascolta musica, mi chiedo perchè qua. Credo sia un modo per stare con tutti noi.
Così torno su Iker e sospiro storcendo le labbra.
- Sono preoccupato per quando finirà il ritiro. - Ammetto finalmente. Con Cris cerco sempre di non parlarne, ma non è facile.
Lui sa che qualcosa mi si agita dentro.
- Perchè? - Non sa forse tutto nei dettagli.
- Sai, sono sposato... ed ho una grande fede. Ora io sono arrivato con molta sofferenza alla conclusione che amo Cristiano e non posso fare a meno di lui. È da un anno e mezzo che ci combatto, alla fine mi sono arreso. Non sono sicuro che sia quello che Dio vuole, ma mi dico che se mi ha fatto con questa natura, qualcosa dovrà significare. Lui non commette errori. È l'uomo che sbaglia. Quindi sono arrivato alla conclusione che sono io ad aver sbagliato a sposare Carol. Però sbaglio o no, lei ora c'è e sarò sposato con lei per sempre, davanti a Dio. Non è una cosa cancellabile in realtà. Ed abbiamo un bambino, per niente al mondo voglio che soffra. Voglio che cresca in una famiglia unita e perfetta che lo adora. Quindi sono preoccupato per quando tornerò a casa. La rivedrò e non so... non so davvero cosa dirò... come mi comporterò... io... io posso affrontare l'argomento Dio. L'ho affrontato. Ma lei... - Iker ascolta tutti i miei vaneggiamenti, paziente. Non mi interrompe e parlo a ruota libera, penso ne avessi bisogno, lui ascolta sempre.
Poi ci interrompono dei fischi rumorosi e delle risate dal tavolo. Vedo Karim tirare l'acqua in faccia a Marcelo che continua a ridere battendosi il cinque con Pepe.
- Tu hai già deciso cosa fare, non è una questione di cosa farai. Il punto è per quanto ci riuscirai. - Questo mi toglie il fiato, lo guardo serio, il sorriso mi si spegne sul viso e penso di impallidire.
- Cosa... cosa farò...? - Sono confuso, incerto e terrorizzato. Tutto in un istante.
- Continuerai la storia con Cris e la nasconderai a Carol, continuando la tua vita matrimoniale perfetta per il bene di tuo figlio. E perchè sai che in ogni caso ci resterai sposato lo stesso per sempre, che tu lo voglia o no. - Inghiotto a vuoto, sembra così brutto.
- E' un inganno... - Dico piano abbassando lo sguardo. Non voglio che Cris capisca di cosa parlo. Iker mi mette una mano sulla gamba.
- Sì, ma non c'è altro da fare. Si gioca tutto su quanto ami Cris. Se lo ami al punto da non poter fare a meno di lui, dovrai ingannarla. Per te tuo figlio è importante, no? - Annuisco vigorosamente. - E comunque l'hai detto tu. Resterai sposato a lei per sempre lo stesso. Non ci sono molte cose da fare. - La lingua si lega nella bocca, non so più cosa dire. Nemmeno le risate degli altri mi distraggono più.
Mi fisso le mani con gli occhi che mi bruciano.
Perchè se ora mi sento così poi come sarà?
Quando uscirò...
- Io sto ancora con David, ma ci sono volte in cui mi sembra che ci siamo lasciati. È molto dura, credimi. Fra l'altro ora è in Europa in prestito al Milan e quindi è più facile vedersi, ma prima era oltreoceano. Non è possibile portare avanti una relazione in questo modo. È questo che ero convinto. Così all'inizio noi ci dicevamo sempre compagni, innamorati e fidanzati, ci sentivamo ogni giorni e facevamo sesso telefonico e lui quando poteva veniva. Però ero convinto che fosse solo un modo per soffrire di meno nel nostro lasciarci. Ero convinto che ormai fosse finita. Che ci trascinavamo così per la mancanza di coraggio. - Alzo timidamente lo sguardo e lo poso sul suo, speranzoso che la sua storia finisca bene.
- E come avete fatto? -
- Mi sto frequentando con una donna, una giornalista. Sara. È da un po'. Voglio provare a farmi una famiglia. David ne ha una, continua a fare figli e tutto perchè è un padre eccezionale ed i figli sono una parte di sé che lo completano come uomo. Però nei momenti in cui non possiamo sentirci e vederci è dura per me stare qua solo. Così per egoismo, per sopportare tutto, per provare a guarire e voltare pagina... mi sono messo con questa ragazza. Spero di potermene innamorare al punto da riuscire a lasciare David, andare oltre, smetterla. Però sai una cosa? - Ci guardiamo seduti vicini, sorride alla mia espressione persa e assorbita. - Non riusciamo ad andare oltre. A smetterla. Ci proviamo, ma proprio è impossibile. E peso non ci riusciremo mai. - Sorrido capendo cosa vuole dire, lui è più sereno e meno dispiaciuto. - Possiamo volere una cosa con tutte le nostre forze e impegnarci per farla funzionare. Alla fine però la strada è una ed è quella che percorreremo, in un modo o nell'altro. Con difficoltà perchè la contrastiamo o con facilità perchè ci arrendiamo. Non sarà comunque facile, ma si tratta di guardarsi in faccia. Io torno sempre da David, alla fine. E sì, cerco sempre il modo di scappare e di sopportare il distacco. Però poi torno sempre da lui. E lui da me. -
Mi perdo nelle sue parole, nel suo significato. Torno a voltare lo sguardo intorno a noi, ora Raul è sparito dalla circolazione, così come altri. Cris si è unito al tavolo di spostati e fa baldoria con loro, è un animale da compagnia. Karim penso che imparerà presto ad uccidere tutti. Si stanno divertendo e mi rilassano.
- Ho capito cosa vuoi dire. Che posso prepararmi quanto voglio, ma poi quello che farò sarà una cosa sola. Se è amare Cristiano e stare con lui quello che devo fare, è questo quello che farò. Nonostante tutto il resto intorno e le mille difficoltà. - Annuisce.
- E' natura anche questo. È destino. Chiamalo come vuoi. Ma noi siamo una palla da calcio. Dio è il rigorista che tira, la porta è il risultato finale, l'obiettivo, lo scopo. Il portiere che cerca di parare sono gli ostacoli che possono farci deragliare. La traiettoria della palla è il nostro destino, la nostra vita, il nostro cammino. Una volta che Dio tira la palla, quella si insaccherà in rete comunque al novanta percento dei casi. Che lo vogliamo o no. -
- E quel dieci percento? A volte un rigore viene parato... - non dico sbagliato perchè Dio non sbaglia mai il tiro. Lo tira esattamente dove vuole tirarlo.
- Quel dieci percento è quando la palla viene parata. Può succedere che gli ostacoli ci facciano uscire dall'obiettivo ed il destino sia deviato. Succede. Però sai una cosa?
La palla viene rimessa sul dischetto e Dio tira di nuovo. E ci riprova fino a che non entra. Non ci sono limiti massimi, Lui può tirare quanto vuole. - Il sorriso che mi illumina il volto è di una luminosità incredibile. Mi giro e lo ringrazio, questo paragone era perfetto e lui lo sapeva.
- Grazie! - Non serve che dico per cosa, lui mi spettina i capelli e si alza stiracchiandosi. Sergio lo nota e lo chiama, lui saluta dicendo che è stanco, così va in camera. Allora il difensore gli corre dietro e gli salta sulla schiena. È un matto.
Marcelo mi chiama per sostituire Sergio, io dico che non so giocare, ma ovviamente mi fanno sedere lo stesso.
È poker.
- Ok, però avete capito che non so giocare? - Mentre la mia mente cattura le parole di Iker per rielaborarle, tutti mi parlano contemporaneamente e Cris se ne esce con la sua sparata geniale.
- Allora io e lui giochiamo insieme! - Karim però lo fulmina con lo sguardo.
- No, giocherà con me! - Ora è guerra. I due attaccanti si fissano così male che peggio non si può.
- Perchè mai dovrebbe giocare con te? -
- Perchè voi vi approfittate di me. Ora voglio vedere se avete il coraggio di farlo anche con lui! -
- Tu hai già Gonzalo che ti aiuta! -
- A parte che io non ho bisogno di aiuto perchè so giocare benissimo da solo, lui mi aiuta per la lingua. Perchè voi stronzi usate dei termini che non capisco! -
- Ma dai, parliamo in spagnolo per farti capire! -
- Grazie! - Karim è sul piede di guerra e molto permaloso, tutti se la ridono e devo ammettere che è molto divertente.
- Dai, propongo un poker a due squadre. El Gato, El Pipita e The Golden Boy contro noi tre! - Marcelo sembra molto esaltato all'idea ed in poco Pepe gli va dietro. Cristiano è troppo tentato dall'idea di fare combutta con dei demonietti come loro e si lascia trascinare.
Karim, soprannominato gatto in spagnolo, è convinto che non proveranno a fregarmi e poi se c'è Gonzalo in squadra dovrebbe essere più facile.
Non so bene da cosa gli derivi questa fiducia, ma alla fine mi ritrovo a giocare con loro senza capire un H di quel che faccio.
Il risultato è Karim che ringhia di continuo, Gonzalo che cerca disperatamente di spiegare strategie ed idee –e soprattutto il poker a me– e loro tre che vincono un sacco e ridono fino alle lacrime.
- Penso che non fosse una buona idea... - Azzardo piano. Karim esasperato si alza dal tavolo e ci manda tutti a quel paese. Lui usa un termine diverso però non posso ripeterlo. Non capisco perchè ma Gonzalo sta qui a ridere. Poco dopo viene preso per il colletto da Karim che se lo trascina via.
Marcelo e Pepe ridono ancora per un bel po' e Cris fa loro compagnia, io scuoto la testa.
Sono proprio dei bambini. Si sono trovati. Vorrei proprio capire come fanno a toccare il fondo in questo modo, poi mi viene in mente che hanno anche fatto un anno con Roby. Non oso immaginare lui e Marcelo insieme. Uragano forza dieci!
- Ma quando era Roby che combinavate? - Marcelo sentendo il suo nome si accende e comincia a raccontarmi.
- Oh, una figata! Io e lui siamo identici, quindi avevamo anche lo stesso taglio di capelli! Ci divertivamo a scambiarci identità e confondevamo tutti. A volte ci siamo scambiati la maglia e le scarpe ed abbiamo fatto le partite d'allenamento uno nel ruolo dell'altro. Poi si accorgevano perchè Roby come terzino è una catastrofe! -
- E tu come attaccante invece te la cavavi? -
- No, ma nemmeno lui come attaccante se la cava, quindi io riuscivo a scambiarmi con lui! - Le risate partono, l'ha detto spontaneo e senza offenderlo. In effetti Roby è molto lunatico, a volte anche se ha piedi buoni ed è velocissimo e molto creativo, riesce a fare delle papere imbarazzanti. Però resta un bravo giocatore. Solo che io sono di parte. È il mio migliore amico...
dopo di questo partono a raccontare aneddoti e finisce che facciamo davvero molto tardi, però è molto bello stare qua con loro e ridere. Anche io ne racconto un paio di Roby visto che è la conoscenza comune.
Poi finisce che Cris ne racconta di sue con Wayne e penso di non aver mai riso tanto.
Mentre mi asciugo le lacrime nell'immaginare Cris vestito da donna sui tacchi, penso fugacemente che anche se ho perso una famiglia, penso proprio d'averne trovata un'altra.
E giuro che non avrei mai creduto di trovarmi a pensarlo. Lo giuro.

In camera abbiamo un gran sonno ed è la prima sera che non facciamo niente. Mi sembra strano.
Non è una cosa fissa ma quasi.
Come non sono fissi i ruoli. A volte ho voglia di prenderlo io, altre lo fa lui.
Mi piace quando lo fa lui, tira fuori delle cose erotiche nuove.
Mi piace soprattutto quando ripropone alcune delle cose con cui mi seduceva prima... solo che invece di fermarsi perchè avevo un'insospettabile forza di volontà, va avanti.
Come coi piedi.
Non pensavo potesse essere così bello.
O i massaggi.
O le lezioni di ballo.
Sì, insomma... mi sta aprendo un mondo che mi aveva già aperto, ma adesso mi fa vedere quanto è ampio.
Giorno dopo giorno sono sempre più immerso in tutto questo e sono sicuro di non poterne più fare a meno. Non per una questione di dipendenza. Perchè semplicemente ormai è il mio mondo, mi piace, sono questo. Scappavo da tutto ciò ma ero così. Ormai non posso più ignorarlo. Una volta che ti arrendi sarai così per sempre.
Una volta sul letto pronti per dormire, la luce è spenta e mi attira a sé. Le mani lentamente mi calmano la ridarola che avevo da prima, i brividi arrivano e tutto torna pace.
Silenzio.
Stiamo così ad assaporare l'istante perfetto per un po', poi piano piano, mi parla.
- Posso sapere di cosa avete parlato tu ed Iker? - Vuole sempre sapere di cosa parlo con tutti. Sorrido. Me lo aspettavo. È possessivo, non geloso, ma quando è in pubblico cerca di trattenersi, per ora ci riesce abbastanza. Del resto sono io quello che, quando pensavo fosse andato con Karim, ho avuto la reazione violenta.
- Di quando il ritiro finirà e noi torneremo a casa. - Trattiene il fiato, sento il suo cuore sotto il mio orecchio, aumenta vertiginosamente i battiti.
- Cosa avete concluso? -
- Che per quanto ci pensi e ne abbia paura, sarà quello che deve essere. Se io e te siamo destinati a stare insieme sarà così e basta nonostante tutte le difficoltà che arriveranno. -
- Sono d'accordo. - Non avevo dubbi. Ridacchio, poi ripenso al suo bel paragone.
- Sai, ha fatto un bel paragone. Ha detto che Dio è il rigorista e noi siamo la palla. Lui ci tira esattamente dove vuole che andiamo. La porta è lo scopo della nostra vita, l'obiettivo. Il portiere sono gli ostacoli del cammino. La traiettoria è il nostro destino. Lui tira, la palla non ha scelta che andare dove lui ha mirato. Può essere che venga parata, però non ha limiti massimi. Dio riprende la palla e torna a tirare finchè non entra in rete. - Si chiarisce i vari paragoni, si traduce il significato e mi bacia la fronte.
- Iker è davvero in gamba. - E' questa la sua conclusione ed io annuisco di slancio.
- Davvero moltissimo! -
Sono contento.
Penso che sarà molto difficile, però ce la faremo.
- In un modo o nell'altro, prima o poi, arriveremo dove vogliamo. Dove dobbiamo. Ed io sono certo che se siamo arrivati qua, ora, ad amarci e stare insieme così dopo tutti i tuoi tentativi di dirottamento... beh, non c'è altro. È solo questo che dobbiamo fare. -
Gli bacio il petto leggero. È sicuro di sé e mi piace per questo, però ha ragione.
È proprio così.
È autentico.
- Dobbiamo tenere duro. - Perchè sono realista. Però penso anche io che ce la faremo. Solo un anno e mezzo prima pensavo che tutto questo fosse follia, non osavo pensarlo, nemmeno lo concepivo ed ora guarda dove siamo arrivati.
Chissà fra sei anni, quando il nostro contratto scade, dove saremo arrivati.
Io penso lontano. Penso che ora non possiamo immaginare cosa saremo all'ora.
Però saremo realizzati.”

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E' vero che...
Karim viene chiamato Gato, cioè gatto per spagnolo, da tutta la squadra. E' un gatto, del resto... che quando si sveglia diventa una tigre inarrestabile. Bene, adoro Karim ma non è questa la sua storia. Gonzalo è stato lui all'inizio ad aiutare tanto Karim ad ambientarsi e ad aiutarlo con la lingua, dal momento che è argentino ma parla bene il francese. Il gruppo si è formato subito: Cris, Riky, Marcelo e Pepe. Iker e Sergio stavano sempre insieme, come ora. Iker e David hanno avuto questa storia che è chiaro nel corso degli anni è proseguita visto che quando si rivedono sprizzano cuoricini da tutte le parti. Xabi parla con Steven Gerrard, suo amore al Liverpool!