CAPITOLO LXXXVI:
FOCALIZZARE IL PUNTO

E' come se mi avessero tolto un polmone.
Sentirlo gridare contro di me, vedere la porta sbattere, il vuoto, lui che non tornava, il suo telefono spento.
Il silenzio da parte sua.
È quello che volevo, ma ora che l'ho ottenuto mi sembra d'aver perso.
Credo che il rumore di quella porta che sbatte resterà per sempre impresso a fuoco nella mia mente e quando ne tornerò a sentire una chiuderò gli occhi sussultando.
Può fare tanto male una semplice discussione? Certo che può, perchè non è solo una semplice discussione.
Dio, Dio aiutami. Mi manca il fiato. Mi copro il viso, stringo gli occhi e ansimo. Mi manca il respiro, è tutto così veloce dentro di me, la testa mi sembra debba esplodermi.
Carol, preoccupata, si gira verso di me e mi abbraccia. L'ho svegliata.
Ho passato l'ora successiva a piangere e quando è scesa ed ha chiesto di vedermi le ho detto che non avevo voglia di vedere nessuno.
Poi quando mi sono calmato sono uscito e le ho spiegato che ho litigato di brutto con Cris, ha provato a chiedermi perchè e non ho risposto.
Non so se lei capisca qualcosa di quello che capita fra noi, non so che idee si fa. Mi ha visto così fuori di me, ha capito che ho pianto e mi ha lasciato i miei spazi.
Ora, di notte, svuotato da ogni altra cosa, mi resta solo lui, le sue parole, le sue accuse.
E torna il panico.
Non mi ha più risposto, io devo chiarire, non sto scappando, ma penso che lo sto divorando come un cancro, sono una zavorra per lui, non lo sto aiutando a splendere ed essere felice. È un rapporto dove lui dà tutto ed io prendo, prendo ogni cosa.
Ti prego, devo parlare ancora con lui.
E se per tutti questi mesi di convalescenza non viene più a trovarmi? Se riesce a dimenticarmi per quando torno a giocare?
Se è finita davvero?
Volevo che facesse la sua vita affinchè fosse di nuovo felice e leggero come quando l'ho conosciuto, ma per qualche ragione ora che sembra io abbia ottenuto quello che volevo, sto male. Sto così male.
Certo che sto male, anche se ho fatto una cosa per lui, io lo amo. L'ho fatta proprio perchè lo amo troppo. Troppo.
E amare significa fare la cosa giusta per l'altro. Non lo faccio stare bene.
Però lui crede che io non abbia il coraggio di affrontare me stesso, che questa sia una scusa per non dover dire a Carol la verità. Non è così. Non è così... Cris, perchè non mi rispondi? Dobbiamo chiarire questo punto.
Carol si sveglia perchè mi agito e mi rigiro, quando mi sente ansimare si gira verso di me e mi abbraccia baciandomi la spalla.
Forse pensa che sia un momento in generale brutto ed è questo che mi fa affondare.
Cris era il solo in grado di darmi uno spiraglio di serenità, l'unico capace di farmi ridere anche nel pieno della mia negatività.
- Tornerà a parlarti. Quando si calma, tornerà da te. - Dice mezza addormentata. Chissà se a volte Dio parla attraverso lei. È così perfetta per Dio.
Chiudo gli occhi e voglio credere alle sue parole. Ne ho bisogno.
Anche se non dovrebbe tornare con me, voglio solo poter chiarire, voglio vederlo, ascoltare la sua voce... voglio.. voglio... Cris...
Anche se so qual è la cosa giusta, saperla fare è diverso. Sopravvivere alla cosa giusta. Come si fa?


Visto che tutto il giorno successivo non si fa vivo e continua a rifiutare le mie chiamate, prendo il toro per le corna e decido di andare da lui. Uso le stampelle e faccio con calma, ma lo faccio.
Passo da dietro, è una specie di entrata privata. Ho anche le chiavi, potrei entrare e basta, ma non mi sembra il caso.
Quando mi apre fa per richiudermi la porta in faccia, ma metto la stampella sull'uscio e dico laconico:
- Dobbiamo parlare! - Volevo essere più dolce, ma la sua reazione ora mi fa saltare i nervi e visto che in questo periodo sono a fior di pelle, non stanno molto a saltarmi.
Si comporta da bambino, ora.
Cris sbuffa, proprio come un bambino per l'appunto, e si gira senza aiutarmi. Piego le labbra seccato ed entro facendo tutto da solo. Quando mi giro per chiudere la porta, mi cade la stampella, con una smorfia di puro sforzo mi abbasso per prenderla, ma ovviamente sono sbilanciato e sto per cadere, prima che la mia faccia si infranga col pavimento, la sua mano afferra il mio braccio e mi tiene su, mi raddrizza e mi dà la stampella caduta.
Non dice nulla, ha uno sguardo arrabbiato e forse lo è più con sé stesso che si è 'abbassato' ad aiutarmi.
- Puoi rispettare la mia decisione di non vederti? No! Perchè sei sempre tu che decidi tutto! Quando è ora di stare insieme e quando di lasciarci e quando di parlare! Decidi anche quando torturarmi! Io non ho voce in capitolo, no? Per una cazzo di volta non puoi rispettare la mia scelta? Volevi piantarmi, ti ho reso la vita facile sparendo! No, non ti sta bene perchè così sembra che sono io ad averti lasciato, no? Vuoi essere tu a farlo! Non me ne importa, il risultato non cambia! -
Comincia a parlare rabbioso e a macchinetta mentre mi precede in soggiorno dove prepara il divano coi cuscini ed altri me li mette sul tavolino per farmi alzare il ginocchio operato.
Non vede quanto è contraddittorio?
Mi sgrida e vuole che me ne vada e mi ricopre di attenzioni. Dopo che mi ha aiutato a sedermi e mi appoggia le stampelle accanto, prima che io risponda -non riesco a parlare e a stampellare- va in cucina e mi porta del thé fresco. Sa cosa mi piace bere a quest'ora della giornata, in questa stagione e a quale temperatura. Infatti lui preferisce le cose a temperatura ambiente mentre io di frigo, perchè le tengo fra le mani e le riscaldo un pochino mentre al tempo stesso mi raffreddo le mani.
Così tiene delle bevande in frigo solo per me.
Non ha intenzione di chiudere con me, vuole solo farmelo credere per ferirmi. Perchè l'ho ferito io.
Quando finalmente si siede sulla poltrona, mi guarda con aria contrariata, tipo quella di un principe offeso in attesa che il suddito se ne vada dalla sua corte.
- Cosa credi che abbiamo da dirci, Riky? Sei stato chiaro ieri. E lo sono stato anche io! -
Sospiro e cerco di calmarmi sebbene l'ansia mi stia uccidendo. Sono così confuso che non so cosa pensare, cosa voglio davvero e cosa dovrei fare. Ho agito d'impulso venendo qua, però a conti fatti non volevo lasciarlo libero?
Forse dovrei lasciare le cose così.
Mi strofino il viso e cerco maggiore lucidità, ma il caos alberga ancora mentre il cuore va fortissimo perchè sono seduto qua con lui e vorrei trovare pace nelle sue carezze. Ma non posso. Sto facendo violenza con me.
- Ascolta. Io in questi giorno sono fuori di me, ho sbagliato a parlartene in questo stato, non sono lucido, ho continui sbalzi d'umore, cambio idea ogni secondo. Un momento penso che questa sia la cosa giusta e quello dopo me ne pento. Io... io non lo so cos'è che dovrei fare! E non mi aiuta avere tutto questo tempo per pensare! Prima riempivo gran parte della mia giornata col calcio, ora è come se non avessi più niente! - Cris si protende verso di me e fa un'espressione dura.
- Riky, hai le stesse cose di prima, non ti si è tolto niente! Hai tuo figlio, hai Carol, hai me, hai gli amici, hai anche il calcio! È solo che non puoi giocare subito! Cos'hai che non va? Si può sapere? Perchè ti auto punisci così? Pensi ancora di doverti flagellare perchè ami me invece che tua moglie? Hai sbagliato, non la dovevi sposare, non l'amavi, eri abbagliato dalla luce divina che vedevi in lei, la canzone che le hai scritto è così chiara! Fattene una ragione! Tornerai a giocare a calcio, sistemerai le cose con lei con calma, tuo figlio ti sarà sempre vicino. Ed anche io, se la pianti di lasciarmi ad intervalli regolari! -
Sentirglielo dire mi apre il petto e riesco di nuovo a respirare, chiudo gli occhi e trattengo a stento le lacrime.
Almeno so che lui comunque non mi lascerà mai.
- Io sono solo confuso e quando sto male esagero e faccio danni. Sono emotivo e gli emotivi quando sono felici sono al settimo cielo, ma quando stanno male affondano in ogni campo. Non vedo più le cose con chiarezza, non capisco più niente, anche un'unghia rotta la vedo come una tragedia. Per questo ti dicevo che se non avessi giocato il mondiale sarei stato insostenibile. Perchè mi conosco e so cosa faccio! -
- Sì però il tuo cazzo di mondiale ti ha portato a questo! Se tu non ti operavi e non stavi fermo tutti questi mesi, non ti venivano le paturnie! Tu ed il tuo cazzo di mondiale! Non mi importa che tu sei così! È sbagliato essere così! Devi smetterla di dire 'io sono così e non so cosa farci!' perchè non cerchi di cambiare? Anche con la questione dell'accettare che sei gay. Ci hai messo secoli! Non è normale! Perchè hai così paura dei cambiamenti? Anche se non sai cosa troverai, il rischio vale la pena perchè tu come sei ora, non stai bene. Accetta i cambiamenti, aiutali a venire! - Torno a respirare male, il fiato corto, batto sulla punta del piede che è a terra, le mani tormentano i miei pantaloni, sto tirando un piccolo filo che sporgeva ed ora è quasi un buco!
- Non è facile, Cris... - Dico tremolante abbassando lo sguardo. Lui si appoggia allo schienale stufo.
- Nessuno dice che lo è, ma ci devi provare. Devi accettare i cambiamenti, non è che tu devi sforzarti di cambiare, devi accettare i cambiamenti che avvengono in te. Hai passato anni a lottare contro la tua omosessualità, poi altrettanti a lottare contro i sentimenti per me. Ora passi altri anni a lottare contro la tua stessa volontà di dire tutto a tua moglie. Per me puoi stare con lei e fare tutti i figli che vuoi e stare anche con me. Cosa mi interessa? So che è me che ami in realtà! Ma smettila di... di rifiutarti! - E' agitato, arrabbiato, alterato e tutto il brutto di questo mondo. Ma mi sta mettendo in crisi. Non so cosa fare, non so cosa dire, non sono in grado di capirlo ora.
Ho paura che se prendo una decisione ora, sarà sbagliata perchè sono fuori di me.
Vedo tutto il triplo nero e magari è solo appena grigiastro.
Non riesco ad essere obiettivo, non ce la faccio.
- Ora non ce la faccio, sono troppo fuori di me, capisci? Non ce la faccio, non posso, non arrivo, non... non riuscirei a vedere le cose per quello che sono, non ci riesco. -
Cris sospira, chiude gli occhi e cerca di calmarsi, poi li riapre e si mette in punta verso di me.
- Pensavi davvero che con te io non sono felice o era una scusa per facilitarti il compito con Carol? Senza di me tu non le devi dire niente, no? Sii sincero! - Spalanco gli occhi terrorizzato mentre il cuore fa capriole.
- Come puoi chiedermelo ora? Ti ho appena detto che non sono lucido e non so cosa dico e cosa faccio... - Cris si alza e si siede direttamente sul divano accanto a me, mi guarda e stringe le labbra, cerca di essere paziente, ma si vede che non lo è, ha bisogno di questa risposta.
- E' proprio ora che puoi essere davvero sincero, quando non hai il controllo di te. - Scuoto la testa a scatti con frenesia.
- No no, Cris, non chiedermelo! Io ora sono nel caos e nel panico, non capisco niente, non so cosa c'è dentro di me! -
Cris mi prende le mani e me le stringe.
- Mi ami? - Lo guardo con occhi sbarrati dal terrore e non so nemmeno di cosa io abbia paura, so solo che ce l'ho.
Annuisco e lo dico tremante.
- Certo che ti amo... -
- E allora basta questo! Ti amo anche io! Smettila di fare così! Se tu quando stai male vedi tutto nero lascia che veda io bianco al tuo posto. Ti dirò io come sono le cose che tu vedi deformate, sarò i tuoi occhi finchè non tonerai com'eri... lasciamelo fare! - Sospiro, chiudo gli occhi e cerco disperatamente di calmarmi, è la cosa più difficile del mondo. Così difficile. Così tanto.
Però non so se è lucidità o follia. So solo che ora come ora lo penso.
- Non è giusto che te lo chieda, non posso lasciartelo fare. Io sarò la persona peggiore che tu abbia mai incontrato, la più negativa e pesante. Ti ferirò, ti farò stare male, non sarai felice con me. Non in queste condizioni. E visto che ti amo devo proteggerti da me. Io ora... ora vedo tutto nero... tutto... troppo... quando sono così Carol tiene Luca lontano da me perchè assorbe i miei stati e sta male anche lui, diventa isterico. È lo stesso con te. Non voglio farti affondare. Non posso chiederti di venire giù con me. Non posso. -
Cris mi lascia le mani ed io stringo ancora di più gli occhi perchè è la sensazione più brutta che ricorderò... questa ed il suono della porta che sbatte dopo che se ne è andato ieri.
Li riapro e lui è rigido e mi fissa incredulo, non sa come convincermi, come farmi capire che sbaglio. Non crede nemmeno a ciò che assiste. Lo vedi come sono? Lo vedi?
Non mi riconosci! Non sai cosa fare con me, non lo sai già!
Devo lasciarti andare. Devo farlo.
Sospiro e gli metto una mano sulla guancia, appoggio la fronte alla sua, ma lui ancora non si muove e non respira, ancora non ci crede, pensa che sia uno scherzo.
- Lasciami fare questa cosa per te. Fidati di me. Non starai bene con me. Non puoi essere sempre tu che risolvi i miei problemi e mi togli dal buio. Non è giusto. Io cosa ho fatto per te? Ti ho fatto soffrire, ti ho appesantito, ti ho fatto piangere. Non ho fatto altro per te. Sei sempre stato tu a lottare per me, per qualcosa che ci riguardava, per qualcosa che ti facevo. Ti sto consumando. Lasciami fare questa cosa per te. Riuscirai a stare meglio senza di me. - Lui scuote la testa.
- No. Non pretendere di sapere come starò perchè non lo sai. - Dice con durezza perchè vuole piangere, ma non davanti a me. Gli sto facendo così male che non vuole nemmeno piangere davanti a me.
- Quando ne uscirai starai meglio. -
- E tu starai sempre peggio! Sempre di più! Devi cambiare, Riky, devi crescere, devi smetterla di essere così estremo ed assoluto in tutto! O la luce o le tenebre. E nel mezzo? Ci sono altri colori! - Sembra mi implori, sembra ci speri ancora e forse ci spererà sempre. Separo la fronte dalla sua, ci guardiamo ancora, lui è un miscuglio di emozioni fortissime, di speranze, di dolore, di incredulità.
Cosa posso fare per te, amore mio?
Sei la cosa migliore della mia vita e ti ho solo fatto piangere. Poche le volte in cui abbiamo riso. Poche in cui riuscivo a non pensare a qualcosa che non andava bene. O a calcio o a casa. Troppo poche. E tu sempre lì a sostenermi, ascoltarmi, parlarmi, distrarmi. Non so vivere senza di te ed è questo che non va in me. È questo che non mi fa crescere. Perchè mi aggrappo a te per tutto. Devo crescere e finchè tu mi porterai in braccio, non ce la farò. Non sarò mai forte per affrontare la vita, le sue prove, la sua durezza.
So che tu lo fai per amore, però non è più una relazione sana. Tu mi porti in braccio e mi poni sotto una campana di vetro rendendomi incapace di vivere da solo, ed io ti lego ai piedi dei pesi di piombo impedendoti di volare.
Ci facciamo del male a vicenda.
Lo devi capire. Lo devi capire che è giusto così.
Devi.
- Non ci stiamo facendo davvero bene. Tu per me fai tutto, sei disposto a tutto ed io senza di te non so più vivere, sono fermo al punto in cui ero prima di conoscerti. Sono ancora un bambino. E tu non riesci più a volare perchè ti appesantisco, sei troppo occupato a risolvere i miei problemi e a proteggermi, non vivi più. Nessuno di noi vive davvero. Viviamo solo uno per l'altro. Però non credo che vada proprio bene così, no? Hai ragione. Devo cambiare, devo crescere, devo vedere i colori. E tu... tu sei un falco ed in questo momento è come se avessi le ali spezzate per colpa mia. Lasciami giù e torna in alto. Non sai dove arriverai. - Continua a scuotere la testa ma non osa toccarmi, se lo facesse non ci staccheremmo più e forse capisce che in fondo ho ragione, è solo che non lo può accettare e basta, non ne è capace, non è nel suo DNA.
- Mi avevi detto che se tu fossi caduto di nuovo, avrei dovuto lottare ed impedirtelo. Avrei dovuto... - Gli bacio la guancia e lo fermo, mi fermo. Stringo gli occhi e l'accarezzo.
- Lo so. Ma adesso ci stiamo facendo male, ci stiamo affondando. Tu sei fermo per colpa mia ed io vado sempre più giù. Devo imparare a vivere da solo. Devo crescere. -
Forse non ho idea di che cosa sto dicendo o forse sì. Però vorrei tanto che fosse tutto diverso. Come lo vorrei.
Come.
Lui non dice più niente, credo d'averlo demolito definitivamente, credo di avergli dato il colpo di grazia.
Mi alzo e con calma me ne vado. Dio, aiutalo. Fallo stare meglio, trova un modo. Non ci stiamo facendo più bene, non per davvero.
Ci proteggiamo al punto che siamo dipendenti uno dall'altro, ma siamo fermi qua, non cresciamo, non... non stiamo andando avanti. Non c'è una direzione. Siamo solo chiusi qua dentro e basta. In una teca di cristallo.
Dio, come lo amo. Come lo amo.
Non posso più fargli così male. Non posso.


Di notte non riesco a smettere di piangere e Carol è spaventata, non sa che fare. Vorrebbe parlarmi dei suoi dubbi, di tutte queste mie crisi, so che ha paura che non derivino da una semplice litigata con un amico e dai problemi a calcio.
Mi conosce. Sa che quando sono in crisi non è mai per una cosa sola, ed adesso è davvero chiaro.
Ma non credo, in tutta onestà, che potrò nasconderglielo per sempre che non la amo.
Qualunque cosa sarà fra me e Cris. Lei, in ogni caso, non la amo.


Non so se sia una reazione normale a quanto successo fra noi, credo di sì. Penso che quando due si lasciano definitivamente come sembra abbiamo fatto noi, ci sono molte fasi che si affrontano. La prima è la rabbia, il rifiuto... non sono un esperto, ma non si accetta subito.
Così Cris il giorno dopo mi chiama ed ha uno strano tono. Rispondo perchè quando ci si lascia si ha bisogno dell'altro e ci si sta vicino a vicenda finchè non si capisce che serve un periodo di distacco completo. E solo dopo, solo dopo che avremo superato la cosa, torneremo in grado di parlarci e vederci.
Ma quello che mi dice mi spiazza e lo fa al punto che conosco un nuovo lato di me.
La furia.
- Visto che siamo stati tanto onesti, penso di doverti dire una cosa prima che tu la sappia in un altro modo. - Mi blocco subito perchè è come se percepissi che mi sta per ferire. Dopotutto me lo merito, ripeto. Credo sia una reazione normale.
Ma conosco Cris, conosco i suoi toni, quando mi parla così è solo per fomentare un litigio già nell'aria. Tanto per cambiare.
- Cosa c'è? - Chiedo insicuro.
- Ho deciso che per Junior la cosa migliore è riabilitare la mia immagine distrutta, ho una pessima reputazione perchè andavo con chi mi pareva e non nascondevo i miei divertimenti. - Dice sostenuto. Sembra una cosa positiva.
- Sono d'accordo, è una buona scelta. - Non capisco perchè sembra arrabbiato.
- Così mi servirà una relazione di copertina perfetta. - Qualcosa si sospende. È il mio cervello, credo.
- Sì, ok... ma... cosa... cosa vuoi dire? - Comincio ad esitare ed un istintivo tremolio si muove dentro.
- Ho conosciuto questa ragazza ed ho capito che era perfetta per questa cosa. Mi fidanzerò con lei e se la cosa funziona un giorno magari potremo sposarci. Non è niente di vero e di serio. Lei è Irina Shayk, è russa ed è una modella che sta cercando notorietà. Io la posso aiutare per questo, mentre lei mi darà l'immagine che cerco. Ovvero quella di un etero come tutti gli altri, con una relazione seria e a posto. Se tutto va bene e ci sposeremo, Junior avrà una famiglia normale. Già ora non è normale che viva con sua nonna, ma naturalmente farei danni come padre. Devo imparare, ma quando sarò maturo e pronto e la mia vita sarà meno frenetica di ora, lui starà con me ed avrà una vera famiglia. Per lui questa è la cosa migliore. -
Se mi avessero calpestato sarebbe stato meglio.
- E me lo dici così?! - Dico stridulo.
- E come dovevo dirtelo, scusa? - Esclama.
- Da quanto ci pensi? Non me ne avevi mai parlato. Hai già scelto lei, hai già fatto tutto... non puoi venirmelo a dire ora a cose fatte! - Lui ride.
- E perchè no? Cosa ti dovevo? -
- Quando è successo? - Sono sempre più agitato e traspare dal mio tono.
- Quando abbiamo litigato l'altro giorno, la prima volta. - Sa perchè ho voluto saperlo e mi ha detto proprio quello che mi serviva. Per partire in quarta.
- E' la tua punizione, questa? E ieri cos'era quel tentativo di riappacificamento? Era il piano di riserva? Se non funzionava tornavi da lei? Come diavolo puoi pensare che vada bene così? Non puoi scegliere una cosa così importante alla leggera! L'hai conosciuta e l'hai deciso! Non eri nemmeno in te, cercavi di ferirmi, di vendicarti di me come fai sempre quando ci lasciamo! Chissà chi è, magari vuole usarti, magari non è adatta a fare una famiglia! Hai detto che se va bene vuoi che faccia famiglia con te e Junior! Ma ti rendi conto che giochi con la vita di tuo figlio per darmi una lezione? - Forse esagero, ma sono partito, non riesco a fermarmi, parlo quasi gridando, gesticolo e, oh Gesù, la rabbia che provo va in crescendo. Credo che se l'avessi qua lo prenderei a schiaffi.
- Ma non essere egocentrico! Chi ti credi di essere? È una cosa a cui pensavo da un po' ma quando l'ho vista ho capito che lei era perfetta! Lei è come me, è lesbica ed è d'accordo. Serve ad entrambi una relazione di copertina e non escludiamo a priori di avere una famiglia anche se i nostri gusti rimangono quelli! Non ci ameremo mai! Abbiamo provato a scopare ma non mi è venuto duro e guarda che quando sono furioso con te mi viene con chiunque pur di ficcarlo in qualche buco! -
- Cristiano, ma ti senti? Con queste premesse tu decidi che lei è perfetta? Perchè hai provato a fartela e non ci sei riuscito? Ma cosa significa! Non è una cosa seria! -
- Non pensi che posso trovarmi una ragazza con cui avere una relazione da copertina? Devo riabilitare la mia immagine, questo è il sistema migliore. -
- Sì certo, ma come fai a dire che lei è perfetta? E se invece... -
Ma lui mi ferma prima di sentire i miei vaneggiamenti.
- Tu sei solo geloso, non ti andrebbe bene nessuna! -
- Certo che sono geloso! Lo sarei stato in ogni caso! Non mi hai preparato a questa cosa. Mi metti solo davanti al fatto compiuto! Non sono questi i modi, Cris! - Grido fuori di me e per fortuna sono solo in casa, in questo momento. Dalla rabbia mi muovo di scatto e cade il bicchiere dal tavolo, lo guardo rompersi e chiede cos'è stato. Io rispondo seccato che non era niente, ma insiste perchè ha paura che sia caduto io e così gli dico che è solo il bicchiere. Ma lo vedi come si preoccupa di me? Vuole ferirmi e non sa nemmeno come si fa!
- Non pensavo di trovarla così in fretta, tu avevi mille problemi e mille cose per la testa, volevo aspettare che fossi più calmo e sereno, poi ti avrei preparato e te ne avrei parlato. Ma quando si trovano le persone giuste, ho imparato a cogliere al volo le palle al balzo. Non potevo farmela scappare. Lei è come me, ci parlo e ci rido un sacco, è un rapporto paritario, cerchiamo la stessa cosa, è bellissima ed è brillante, è sveglia e sono sicuro che piacerà molto anche a te. Ed è lesbica! Non dico che la sposerò e che voglio fare una famiglia con lei e nemmeno che voglio faccia la mamma a Junior, però se frequentandola vedo che sarebbe perfetta anche per quello, non escludo che possa succedere. - Non capisco se me lo dice per rincarare la dose e farmi sentire peggio o se cerca di calmarmi. È meno alterato di prima ma sempre deciso in quel che dice. Io sono ancora più arrabbiato.
- Sei un ipocrita. Cercavi un modo per ferirmi e ci sei riuscito! Il senso del lasciarci non era feriamoci più che possiamo, ma era di crescere. Solo che tu così non cresci! - Sono molto duro e tagliente, quando mi arrabbio ho due reazioni possibili, o divento un fuoco e grido violento, ma è raro, o divento freddo e tagliente. Cosa più frequente. È comunque raro che mi arrabbi in generale perchè trattengo sempre tutto.
- Io sarei ipocrita? Eri d'accordo che riabilitassi la mia immagine per Junior, ma come pensavi che facessi? Che sistema proponevi? -
- Non lo so, ci avremmo pensato con calma. Basta che non vai per certi locali... cosa che fai già da quando stai con me... e insomma, piano piano la tua immagine si riabilita, no? - Non sono molto convinto ma non gliela voglio dare vinta.
- No Riky, non è così facile e tu non ne hai idea perchè la tua immagine è ancora perfetta. A me non importa niente se tu non sei pronto e non hai approvato la mia scelta, Irina va benissimo. Io lo devo fare per Junior. Fattene una ragione! La tua è solo gelosia. Ti ho escluso da una cosa importante ma guarda un po'! È la stessa cosa che vuoi fare tu! Direi che siamo pari e che ora sai come mi sono sentito col tuo bellissimo discorso commovente del volare! - A questo aggiunge solo un freddo: - Buona vita, Ricardo. - Che mette le distanze oceaniche.
La voglia di picchiarlo è talmente grande che mi fa stare male. Odio odiare così, ma odio soprattutto odiare lui perchè lo amo, ma ci siamo feriti tanto a vicenda e la cosa più assurda è che io avevo davvero delle buone intenzioni, nel marasma della mia nebbia.
Sono convinto di fargli del male perchè non riesco a gestire la mia emotività, ma per lui è una scusa per nascondermi e non affrontare i miei cambiamenti.
Io ho dei difetti insormontabili che all'esterno non si notano. Però ci sono.
Vivo tutto con troppa emotività.
Cris non ne ha idea, ma deve lasciarmi fare. Invece no, pensa che sia una cosa contro di lui e fa l'idiota!
Che stia pure con la sua modella perfetta che gli somiglia! Cosa vuole da me? La mia benedizione?
Che faccia la vita che crede, anche io farò la mia, allora.
Ho la mia famiglia, lui ha la sua.

Rimango fuori di me per tutto il giorno e tutta la notte e lo sono così tanto che, con ossessione, ci penso e ripenso e ripenso e mi carico più che mai, incapace di fermarmi. Perchè sono ossessivo compulsivo con le cose che mi tormentano e lui mi tormenta, lui mi manda fuori di testa.
Ha provato a fare sesso con lei dopo che per una cosa del genere ha messo incinta una che ne ha approfittato. Non ha capito niente dai suoi errori. Poi però è venuto a piangere da me!
Crescere e crescere... belle parole!
Ma è sempre fermo allo stesso punto!
Che ci stia. Che faccia quello che gli pare. Lo faccio anche io.
La mia vita va avanti.

Questa notte riesco a fare sesso con Carol dopo credo mesi che non lo facevo. Non per davvero.
Ma non è vero sesso, non è nemmeno amore.
È solo uno scambio di fluidi corporei.
Con rabbia la prendo in modo forse troppo virile e naturalmente le piace, specie perchè era da tanto che non riuscivo a completare la cosa con successo, così diciamo che sa approfittarne. Non in senso cattivo.
Semplicemente viene colta da un gran bell'orgasmo.
La invidio perchè le piace.
Io, nel mio, so solo pensare a Cris che tenta di farsi questa modella per punirmi.
Ma che sto facendo?
Vengo in Carol e penso a lui.
E lo rimprovero di essere un bambino immaturo quando io faccio la sua stessa cosa. Cambia qualcosa solo perchè lo faccio con mia moglie?
No, non cambia niente, forse è peggio perchè la illudo.
No, non sono questo. Io non sono così.
Non mi piace esserlo, non voglio più essere questo. Mi faccio schifo, mi detesto. Non ne sono in grado. Se lui è così e gli sta bene che faccia, io non ne sono in grado. Non lo sono.
Sospiro mentre, girandomi di schiena rispetto a Carol, incapace di abbracciarla, dandole conferma che qualcosa non va, vedo Cris.
Lui ci ha provato a farlo con questa, ma non ce l'ha fatta.
È ora che me ne rendo conto.
Avrà fatto lo stesso stupido errore dell'altra volta, ma non è riuscito a portarlo a termine. È sempre fermo lì ma non proprio lì. Un pochino è andato avanti, anche se impercettibilmente.
Del resto chi sono io per giudicare?
Guarda che ho fatto.
Siamo in due a dover crescere. Non so nemmeno quando ci è scappato tutto di mano. Era cominciata per amore... quando è diventata una dipendenza sbagliata? Per me Cris è questo. Una dipendenza. Mentre io sono la sua ancora, ma non di salvataggio. Un'ancora alla deriva.
Non posso continuare a ferirlo. Non posso.
Ed eccomi qua a far pace con me stesso e con lui.
Lo amo, il punto è solo questo. Non devo perdere di vista il punto principale. Non l'ho lasciato perchè lo odio, l'ho lasciato perchè devo smetterla di ferirlo. La devo smettere.
Riky, cresci. Torna in te e cresci.
Dio, aiutami.”