CAPITOLO VII:
RINGRAZIAMENTO
 
 




 
Ci impiegarono un tempo considerevole a liberarsi da tutti i loro amici che li festeggiavano e a riunirsi. Sì, perché essendo uno l’autore dell’assist più bello degli ultimi tempi e l’altro del goal, furono placcati ognuno da un paio di compagni lì dov’erano, cioè agli estremi opposti dell’area di rigore avversaria.
Fermi senza riuscire a corrersi incontro e buttarsi gioiosamente le braccia al collo come facevano di solito ai loro goal combinati, specie se così belli, cominciarono a sentire una certa mancanza alla loro felicità.
Quando finalmente Cristiano sgusciò via di proposito dagli abbracci esuberanti dei suoi compagni, fece i soliti gesti come di consueto, poi finalmente riuscì a riunirsi al suo compagno.
Per lui tornare al goal dopo tanto tempo era una gioia che gli era mancata profondamente e probabilmente solo Ricardo poteva capirlo. Certamente avevano un bisogno diverso di segnare, in Cris era molto più spiccato, quasi una necessità primaria per andare avanti. Per Riky era un completamento di un momento estremamente positivo, una specie di ciliegina sulla torta, ma non era essenziale come per l’altro per sentirsi al settimo cielo.
Ciò che per lui contava di più era fare l’azione giusta al momento giusto, quella che in dato preciso momento serviva. E farla come nessuno poteva.
Quello che tutti si aspettavano da lui.
Volendo avrebbe potuto segnare da solo, con un ulteriore scatto ce l’avrebbe fatta, ma vedendo Cristiano solo dall’altra parte dell’area si era ricordato delle volte in cui era stato lui a rinunciare ad un goal, prima della pausa per infortunio di entrambi, per tentare di lanciarlo in rete e non aveva avuto il minimo dubbio su cosa servisse in quell’istante.
Non aveva nemmeno dubitato che il suo cross alto e lungo potesse arrivare laddove doveva, ovvero dritto sul piede del suo compagno.
In quel momento non dubitò assolutamente di niente e il tutto si completò con un meritato successo per entrambi.
Quando Cris lo raggiunse sentì che gli metteva la mano fra i capelli, sulla nuca, e che stringendo lo piegava affettuosamente all‘ingiù, quindi senza ragionarci un secondo, con una scarica nuova di adrenalina, Riky gli si aggrappò come un cucciolo stringendolo forte così com’era, tutto abbassato, fino a trasmettergli ogni sensazione euforica che gli stava dando alla testa.
Era l’altro ad aver segnato, sarebbe dovuto essere l’opposto… eppure gli parve come se il goal fosse suo.
Finalmente soli, mentre così abbracciati si dirigevano nella rispettiva metà campo per riprendere gli ultimi minuti di gioco, Cris gli sussurrò contento:
- Hai visto? - che diceva davvero molto.
Riky, tutto quel ‘molto’, lo capì subito e alzandosi lo guardò con una luce che non aveva da tempo:
- Sì! -
Si sorrisero ed insieme si separarono riprendendo la partita.
Pensando la stessa cosa.
“Era ora.”
E lo era davvero.