CAPITOLO VIII:
PIOGGIA
 




Cristiano ebbe una sensazione fortissima di deja-vu, quando lo vide a mezzo metro da lui in quel modo, poi si rese conto che non era un deja-vu, era un’immagine quasi uguale che aveva effettivamente già visto e rovistando nella propria mente si ricordò di preciso di cosa si trattasse.
Sempre la pioggia a scendere sul campo, sempre Ricardo in una posizione simile solo con un’altra maglia, quella rossonera del Milan.
Non potrebbe nemmeno dire quanti anni prima era stata e come mai si era imbattuto in quell’immagine, per puro caso ovviamente.
Erano pochi anni prima, si conoscevano ma non avevano un vero e proprio rapporto.
Ricordò di essere rimasto particolarmente colpito da lui in quelle vesti così… strane…
Correva sotto la pioggia dopo aver fatto un gran bel goal, ma non si limitava a correre e basta, lo faceva con la testa all’indietro, le braccia verso il cielo tempestoso, la bocca schiusa e dapprincipio con gli occhi aperti poi chiusi.
Sembrava quasi pregasse o ringraziasse qualcuno che stava lassù. Erano tutti infastiditi dalla pioggia, giocavano male e più appesantiti, lui invece era riuscito a segnare e poi come se il merito fosse proprio di quell’elemento che scendeva su di loro, si era messo a ringraziarlo in quel modo davvero anomalo.
Nessun giocatore aveva mai fatto una cosa del genere.
Ringraziare Dio magari, ma accogliere la pioggia così no, mai.
Cris ricordò esattamente il suo pensiero d’allora: ‘Vorrei conoscerlo come si deve, uno così!’.
Qualche anno dopo era successo.
Ora erano insieme al Real Madrid da pochi mesi ed il campionato era giunto nel suo girone invernale.
Faceva un gran freddo, giocavano tutti con più strati per non ammalarsi e specialmente coi guanti.
Tornò a concentrarsi su Ricardo a mezzo metro da lui, erano entrambi in ginocchio e si stavano per tirare su, poi si erano fermati.
Il portoghese per guardare come mai il brasiliano si era fermato e questi per guardare il cielo.
Ora che l’aveva davanti poteva capire cosa stava facendo.
Di nuovo con la testa verso l’alto, con la bocca aperta a guardare in alto lo scuro cielo tempestoso e le braccia aperte lungo i fianchi, come ad accogliere.
Lì lo capì, guardandolo da vicino, con la pioggia che scendeva su di lui accarezzandolo dolcemente e non colpendolo come aveva avuto l’impressione che invece facesse con sé e tutti gli altri.
Si stava facendo baciare dalla pioggia.
Rimase immobile senza più la minima intenzione di alzarsi, dimentico dell’azione fallita a causa di quel terreno scivoloso. Rimase a fissarlo con la bocca aperta a sua volta, stupito e ammaliato, completamente coinvolto dal ragazzo che aveva davanti e che aveva cominciato da poco a conoscere un po’ meglio.
Ricardo gli era piaciuto da subito, ma di giorno in giorno che conosceva nuovi lati e che appurava che per quanto sorprendenti erano veri, si rendeva conto di starsi impantanando sempre di più. Proprio come in quel momento, coi ginocchi nel terreno fangoso del campo da gioco.
Fu solo un momento, poi Ricardo sentendosi i suoi occhi addosso abbassò lo sguardo incrociando il suo, non servirono parole, capì subito che si chiedeva cosa stesse facendo per cui rispose subito con il suo sorriso disarmante e l’aria più semplice del mondo:
- Adoro la pioggia. - E lì avrebbe davvero voluto dire, Cris, che era più la pioggia ad adorarlo, anzi, ad amarlo. Perché lo faceva rendere quasi magico, in quella versione nuova di sé.
Ma si guardò bene dal dirlo e senza proferire parola si alzarono insieme riprendendo come niente fosse il gioco. O per lo meno come niente da parte di Ricardo che era evidentemente abituato a comportarsi così sotto la pioggia.
Cris non fece altro che pensarci e ripensarci e chiedersi cosa mai gli fosse piaciuto tanto di quella scena nello specifico. Sia ora che la prima volta che l’aveva visto col Milan, attraverso uno schermo.
Alla fine, lanciandogli sguardi più o meno fugaci, si era semplicemente risposto che era lui stesso a piacergli.
Niente di più e niente di meno.