CAPITOLO XXVI:
SISTEMANDO IL MIO ARMADIO

 


Karim era sicuro che ormai con Zinedine fosse finita, non sapeva come dovesse prenderla lui stesso, viveva giorno dopo giorno in un grigiore costante, incapace di svegliarsi. Come che dormisse.
Si svegliava per giocare a calcio dove sfogava quell'opprimere sé stesso, poi tornava ad affondare. Non era depresso, non era arrabbiato. Non era niente. Si obbligava a rimanere in un costante livello medio dove non provava nulla.
Era la prima volta che gli capitava.
Si isolava molto, ogni tanto stava con Mesut perchè era il solo che non lo riempiva di domande.
Obiettivamente non aveva idea di come muoversi in quella nuova situazione, ma vedere che Zinedine non faceva a sua volta nulla, l'aveva spento.
Si sentiva strano, tradito in un certo senso. Perchè non provava a parlargli, a chiarire, a dirgli qualcosa?
Alla fine non gli importava davvero.

Karim era deluso ma non era solo quello.
Era anche stufo.
Oltre a questo c'era lo strano cambiamento di reazione.
Era la prima volta che reagiva così a qualcosa.
Non era normale.
Doveva esserci qualcosa, ma non era obiettivo tanto da potersene rendere conto da solo.
Gli altri intorno a lui se ne accorsero.
Sami e Mesut furono i primi, i quali ne parlarono con Riky.
- Zinedine sapeva quello che faceva... - Disse infatti avendo notato anche lui che Karim non stava uscendo di testa come di norma in una rottura con un moroso, od uno pseudo moroso, finiva per fare.
- Faceva? - Chiesero i due in coro, capendo cosa intendeva.
Riky guardò i due di cui parlavano sfiorarsi per caso in allenamento e mentre uno dimostrò calma totale, l'altro fece un'espressione a dir poco rognosa.
Facile dire chi fece cosa.
- Credo che Zinedine gli stia lasciando i suoi spazi. -
- E pensi che possa finire così? -
Riky sospirò stringendosi nelle spalle.
Era difficile dirlo. Molto difficile.
- Me lo direte voi! -
Mesut e Sami non capirono subito, in un primo momento pensarono che intendesse di dargli il loro parere sulla cosa negli eventuali sviluppi futuri, scambiarsi le idee in merito.
Quando Riky si mise a correre e ad allenarsi con un Cris teso fino a quel momento, capirono ed impallidirono sorpresi guardandosi.
Riky se ne stava per andare.
Fu lì che Mesut capì che se andava via lui, il cocco del nuovo mister, doveva essere per colpa di Bale -per tutti sarebbe sempre stato così anche se non era esatto- e sicuramente anche lui non avrebbe avuto molte possibilità.
Mesut sapeva di essere uno di quelli per cui le altre squadre erano disposte a pagare di più e se Perez dava quasi 100 milioni per un giocatore, in qualche modo avrebbe cercato di riprenderli.
I due tedeschi si guardarono e si fecero cupi. Improvvisamente non avevano più voglia di sorridere.

Mesut e Riky parlarono a lungo in privato, Mesut gli chiese se fosse come pensava e Riky disse che Bale non c'entrava e nemmeno il presidente, che se ne voleva andare a prescindere da tutto.
Gli spiegò del suo desiderio di giocare il mondiale e del suo bisogno assoluto di essere di più in campo.
- Qua non posso trovare lo spazio necessario, anche se Carlo vuole recuperarmi e sta lavorando tanto con me. -
Mesut allora gli disse la sua senza peli sulla lingua.
- Tu vai via perchè viene Bale. Per fare spazio a lui. -
- No Mesut. Non... credimi, non ero nella lista dei cedibili. Quella lista esiste, è vero, e ci sono sempre stato. Ma quest'anno no, proprio perchè in panchina c'è Carlo. -
- E allora?! -
- Allora devo giocare di più di quanto comunque farei qua. Non ho più tempo. E così do più spazio ad altri miei compagni che meritano di giocare con maggiori certezze. Se resto qualcuno dovrebbe condividere il suo posto con me, non è giusto per me e per loro! - Mesut era convinto parlasse di lui, perchè giocavano nello stesso ruolo.
- Vai via per lasciare spazio a me?! -
- No! Carlo ha un'altra visione di gioco, diversa da Mourinho. Mourinho sostituiva i giocatori negli stessi ruolo. Una punta per una punta, un trequartista per un trequartista. Un'ala per un'ala. Carlo no. Nei cambi cambia tattica, schemi e schieramenti. Per disorientare gli avversari ed essere sempre abili in ogni situazione. -
Mesut aggrottò le sopracciglia.
- Per cui farebbe un trequartista per una punta? - Riky annuì.
- Potrebbe passare senza problemi da un modulo 4-3-3 a 4-4-2, per esempio. O magari schiererebbe il trequartista in avanti come ala. Lui ha diverse possibilità, non si limita all'inquadrato e per niente elastico punta per punta eccetera eccetera. - a Mesut piaceva questa variabile.
- Così due trequartisti possono giocare insieme! -
- C'è più gioco in generale, più cambi, più possibilità, niente è deciso, niente è detto. Diventa totalmente imprevedibile! - Mesut annuì realizzando il motivo per cui Carlo era molto apprezzato.
- Mou diventa prevedibile dopo un po'. Per questo dopo due anni con la stessa squadra cambia. Perchè al terzo non ha gli stessi risultati dei primi due anni. - Riky annuì.
- Il primo anno fa la squadra, fa il gruppo. Il secondo vince. Il terzo, se rimane, proponendo sempre gli stessi schemi senza mai cambiare nulla, diventa battibile e prevedibile e quindi peggiora e va male. - Riky l'aveva studiato molto bene, questo denotava quanto maturato fosse come calciatore. Era un eccellente osservatore.
- E' per questo che quest'anno, fra le altre cose, non siamo andati bene... - Rifletté Mesut.
Riky si strinse nelle spalle.
- Quando decide uno schema usa sempre quello. Karim per Gonzalo, io per te, Luka per Sami, Pepe per Rafa, Fabio per Celo. Pochi i punti fissi. Cris, Sergio, Iker. Ti parlo di quando tutto andava bene e non ce l'aveva a morte con mezzo mondo. -
- Carlo invece è imprevedibile perchè varia di più, non si fa schemi fissi, guarda di volta in volta e sperimenta. -
- E' il primo che ha osato proporre a Cris di fare anche altre posizioni in campo. -
I due rimasero in disparte a parlare di calcio, di allenatori, di tattiche e molto altro.
Alla fine così Riky concluse.
- Non vado via per lasciare il mio posto ad uno preciso e non sono nemmeno un martire. Vado via perchè ho bisogno di giocare ogni partita e non solo quando toccherà a me. E sono felice che così facendo qualcuno di voi avrà più spazio in campo. Un giorno sarai tu, un giorno Isco, un giorno Karim... va bene così. Non importa chi. -
Mesut lo ammirò molto, a quel punto abbassando lo sguardo e guardandosi le mani, commentò a bassa voce.
- Vorrei essere forte come te, se mi mandano via, e non è detto non lo facciano visto il casino che sta facendo mio padre ed il bisogno di soldi di Perez, io la vivrei male, malissimo. Tu invece guardi tutti i lati positivi, trovi soluzioni a problemi che si presentano e sei così rilassato. - Riky gli mise una mano sulla spalla e apprezzò la sua apertura, era la prima volta che lo faceva con lui.
- Al momento di tirare fuori quello che serve, tutti lo tiriamo fuori. Al momento giusto. Vedrai. -
Mesut sperò che avesse ragione, ma in cuor suo pregava di non doversene andare. Era felice lì. Punto e basta.


I giorni passavano in sordina, Karim nel suo grigiore strano, Mesut e Sami sul chi vive, Cris con molti sbalzi d'umore e Riky sempre più felice e sicuro di sé.
Non passava giorno in cui in campo non si vedesse un suo splendido sorriso radioso.
Casemiro ammirava la capacità di Riky di sorridere, gli era arrivata voce del fatto che forse sarebbe andato via, non era una cosa ancora certa.
Lo guardava per capire se fosse vero.
Rideva.
Lui non sapeva come faceva.
La sua mano lo circondò con allegria proprio mentre si stava facendo quella domanda, Cas lo guardò sorpreso e stupito, convinto avesse dei poteri extrasensoriali.
- Come facevi a sapere che ti stavo pensando? - Riky rise della sua spontaneità e di riflesso rise anche Cas. Riky aveva poteri magici, ormai ne era sicuro.
- Io ho una linea diretta col cielo che mi manda in missione. Su, forza! - Lo esortò dopo. Cas lo fissò stralunato mentre facevano insieme gli esercizi di stretching.
- Cosa?! -
- Dai, confidati! Dimmi cosa ti sta sull'anima! Hai la faccia di uno che ha un rospo bello grande! -
Cas pensò che a quel punto di cose da dirgli ne aveva e non sapeva nemmeno da dove cominciare.
- Ho una piccola lista in effetti. - Riky rise.
- Dai, comincia! - Cas decise che non si sarebbe più fatto sfuggire l'occasione.
- Davvero te ne vai? - Riky non calò l'intensità del suo sorriso e senza timore rispose di sì. - Dove? -
- Spero al Milan ma vediamo. Non è detto comunque. -
- Cosa aspetti a dirlo? -
- Che il mercato in Brasile chiuda altrimenti c'è il rischio che finisca là e non voglio! Più tardi è e più ho possibilità di andare dove desidero. - Gli spiegò calmo. Cas annuì.
- Lo sai che avevo una grandissima cotta per te? - Riky per poco non cadde mancando la presa della sua spalla per tenersi su la gamba.
- Ah sì?! - Lo sapeva, ma non si aspettava glielo dicesse così candido.
- Sì! -
- E me lo dici adesso perchè non perdi per molto la faccia?! - Cas rise alla sua battuta.
- No, è che se non te lo dico ora non te lo dirò più! - Riky apprezzava questo modo di fare spontaneo ed onesto.
- Va bene, l'avevo capito. Solo che avevo paura che se ci provassi seriamente Cris poi ti avrebbe traumatizzato! - Cas lo fissò sorpreso.
- Come hai fatto a capirlo?! - Riky riprese a ridere fino quasi alle lacrime.
- Penso che l'abbiamo capito tutti! Eri la mia ombra! - Cas si grattò buffo la nuca.
- Non me ne ero reso conto... è che sono spontaneo e... -
- Lo so, mi piaci per questo. Poi ho visto che hai legato anche con Cris e Celo e ti hanno accettato nel gruppo, quindi mi sono rilassato. -
Cas annuì, poi abbassò lo sguardo e strinse le labbra cercando il coraggio di dire il resto.
- Ora... mi è venuta una cotta per Alvaro ma... penso sia a senso unico... che ne pensi? -
“Ultima consulenza?!”
Si disse divertito Riky.
Guardò Alvaro Morata parlottare con Isco e realizzò che decisamente era dura avesse delle possibilità. Quei due gli ricordavano sempre più lui e Cris i primi tempi, ma questo non lo poteva certo dire al piccolo Cas.
Si scusò con Dio per la piccola bugia a fin di bene e rispose:
- Niente è detto! È presto, non posso capire come andranno le cose fra lui e Isco quindi... - Cas lo fissò con tanto d'occhi, come se guardasse un abominio. Riky si rese conto d'aver detto una cosa di troppo. - Non ti eri accorto di lui e Isco? -
Gli occhi di Cas si riempirono di lacrime e scosse il capo a scatti. Riky lo abbracciò istintivo e gli carezzò la testa teneramente.
- Dai, su... non bisogna mai perdere la speranza... -
- Pensi che se ci provo ancora potrei avere possibilità? -
- Dopo quella sera del bacio cosa è successo? - Chiese tornando agli esercizi.
- Niente, gli ho detto che ero confuso e mi sono scusato, lui non ha detto nulla. Poi siccome ero imbarazzato non mi sono più avvicinato. -
- Beh, dovevi avvicinarti, invece. Aprirti un po' con lui... -
Cas sospirò drammatico.
- Ci riproverò... - Disse allora battagliero. Riky alzò il dito severo e svelto come un padre.
- Solo se lui e Isco non stanno insieme! Prima assicurati di cosa sono! Se stanno insieme allora lasciali in pace! Mai separare ciò che l'amore unisce! Non metterti in mezzo alle coppie, è una cosa deplorevole! - Cas fece il broncio.
- Speravo fosse una cosa che si poteva fare... - Riky rise alla sua sparata.
- No, toglitelo dalla testa! -
Dopo averlo istruito per bene, furono richiamati per fare altre cose e prima di separarsi, Riky gli circondò di nuovo le spalle col braccio.
- Promettimi che sarai sempre quel ragazzo allegro, spontaneo e divertente che ho conosciuto in questi giorni! - Cominciava a ricordargli Marcelo, all'inizio era stato timido, ma mano a mano che aveva preso confidenza era diventato sempre più allegro e simpatico, un piccolo tornado sempre ridente. Un Marcelo due!
Cas annuì ed alzò le braccia in alto come se avesse vinto un trofeo.
- Lo sapevo di piacerti! - Riky gli tappò la bocca ridendo.
- Io al tuo posto non lo griderei, Cris in questi giorni ha degli sbalzi d'umore preoccupanti. -
Cas abbassò subito le braccia e si fece serio.
- Vedo! - Riky si girò e vide Cris poco distante che li fissava come una tigre pronto all'attacco.
Inghiottì a vuoto.
- Ecco... attento a quel che dici! - Poi gli fece l'occhiolino, lo salutò ed andò dal suo ragazzo che nel giro di due secondi netti tornò a sorridere.


Quando Riky diede l'annuncio alla squadra, dopo la partita d'addio, alcuni già lo sapevano, altri caddero dalle nuvole.
Tipo Karim.
Quel che provò Karim si manifestò in un modo alquanto sorprendente. Non sorprendente a livello universale, sorprendente per il Karim di quei giorni, così isolato da tutti, così sulle sue, così poco negli affari degli altri.
E così lontano da Zinedine.
Quello che infatti fece Karim nel sapere che Riky se ne stava per andare, fu andare da Zinedine, in pieno allenamento e chiedergli con espressione corrucciata se fosse vero.
Non a Riky, non a Carlo, non a Cris.
A Zinedine.
Zinedine con cui non parlava da un sacco di giorni, nemmeno per sbaglio.
Riky si fermò e a lui si unirono Mesut e Sami, sorpresi di ciò che vedevano.
Li videro parlarsi brevemente, videro una leggera sorpresa nello sguardo di Zinedine e poi videro Karim allontanarsi di nuovo.
Riky pensò che prima di andare via doveva sistemare anche lui, di solito aspettava che fosse Karim a cercarlo quando se la sentiva, ma ormai non c'era più quel tempo.

Zinedine cominciava a pensare che avesse solo sbagliato tutto con lui, non vedeva quel che vedeva Riky.
Ovvero quell'effettivo cambiamento di Karim.
Non vedeva che non era più nervoso ed intrattabile, ma semplicemente sospeso in un incerto nulla.
Non era rabbioso ma nemmeno completamente depresso.
Era una grande conquista per uno che appena si lasciava col proprio compagno diventava una tigre furiosa e faceva una serie di cavolate tanto da giocare male.
Karim in quei giorni giocava molto bene, come non avesse problemi personali, non rispondeva male a nessuno, ma si limitava a stare per conto suo.
Era fondamentalmente tranquillo. Non felice ma non isterico.
Zinedine non riusciva a vedere tutto questo, si sentiva segretamente infastidito dall'idea di aver perso quella sfida, Karim continuava a non parlargli ed erano passati giorni. Voleva aspettare fosse lui a venirgli incontro per primo, però non lo faceva. Continuava a stargli lontano.
Così quando lo vide avvicinarlo e chiamarlo direttamente per nome, per poco non mise male il piede.
Poiché aveva riflessi pronti ed era capace di uccidere senza fare una piega sul viso, si limitò a girarsi verso di lui e ricevere un teso e cupo Karim.
- Dimmi... -
Karim prese un respiro e poi, senza nascondere la sua frustrazione e la sua tensione, si sforzò e parlò.
- E' vero che Riky va via? - Zinedine rimase colpito dal fatto che gli parlasse dopo tanto solo per chiedergli di Riky. Con cui, fra l'altro, ultimamente non aveva avuto particolari contatti visto che si era isolato da tutti.
- Sì, è stata una sua decisione, mi ha spiegato le sue ragioni ed ho capito che dovevo aiutarlo a farcela. Ho interceduto presso il presidente e l'ho convinto, quindi credo che se Galliani se la gioca bene, Riky quest'anno giocherà nel Milan. - Karim sospirò di nuovo, frustrato, scontento. Abbassò lo sguardo senza mai posarlo sul suo e senza dire null'altro se ne andò.
Fu molto più di quanto chiunque si sarebbe potuto aspettare da lui in un momento simile.
Zinedine, spaesato, si chiese cosa dovesse pensare a quel punto, cosa potesse azzardare.
Chiaro che, ormai, qualcosa dovesse azzardarlo per forza.
L'ora dell'attesa era finita. Lo comprese in quel momento, a quell'avvicinamento sorprendente.
Zinedine decise che dopo gli allenamenti gli avrebbe parlato da solo.
Non prima di averlo fatto per un'ultima volta con Riky.