*Ecco il secondo capitolo. Abbiamo lasciato Karim e Zizou al loro primo incontro effettivo, alla festa di natale del 2009, Karim è stato messo in imbarazzo da Sergio e Arbeloa e Zizou ha avuto pietà di lui e gli ha dato tregua. Ma l'incontro è solo rimandato, Zizou vuole 'agganciare' come si deve Karim e durante il pranzo trove un momento perfetto, che forse col senno di poi tanto perfetto non era. Ho provato ad immaginare come dovesse essere stato il loro primissimo incontro, sicuramente con un Karim super imbarazzato e sicuramente con qualche figuraccia. Quando parlo di Karim e della sua famiglia e di quel che ha fatto per loro è vero, non l'ho inventato io. Volevo ringraziare le persone che hanno già letto e commentato il primo capitolo, spero che continui a piacere e ad essere seguita. Pubblicherò ogni domenica un capitolo. Buona lettura. Baci Akane*

2. PER DIVENTARE IL SUO CENTRO



"L'ho già detto prima che Karim mi ha impressionato per le sue qualità. Gliel'ho detto in privato 'Santo Cielo, hai delle qualità fantastiche!' " - Zizou quando gli hanno chiesto cosa ha pensato di Karim la prima volta che l'ha visto -

Lo lascio in pace, i suoi compagni lo tormentano un po’, Gonzalo sembra geloso e questo lo rilassa magicamente.
Il pranzo inizia, gli lancio spesso delle occhiate, giro immediatamente lo sguardo quando lui alza il suo in mia direzione e penso che andiamo avanti così per tutto il tempo, fino a che non si alza per andare al bagno ed io faccio la stessa cosa, di proposito.
Volevo incontrarlo come si deve, anche se il bagno non era quello a cui pensavo in realtà.
Entro in bagno che sembra quasi un ristorante di lusso, lui è in uno degli urinatoi. Che poesia.
Ridacchio fra me e me e lo affianco facendo finta di nulla, con molta nonchalance. Lui mi guarda distrattamente senza realizzare subito chi sono, poi ovviamente lo fa e gli viene un colpo, spalanca gli occhi e per poco non si sposta mentre fa pipì, così io guardo istintivamente giù, cosa che quando si fa i propri bisogni con altri si evita.
Non è una cosa che dovevo fare, suppongo. Ma succede.
E lo vedo.
Karim è ben dotato. Piuttosto ben dotato. E come se non bastasse si guarda ed impreca, cosa che potrebbe avere tanti significati, ma evito di riguardare di nuovo.
Il silenzio cala imbarazzatissimo, così mi sbrigo a fare i miei bisogni e mi rimangio l’idea geniale di venire a conoscerlo con calma in bagno. Insomma, siamo seri. In bagno? Quante situazioni simili potevano verificarsi? Molte. Infatti eccone una.
Nessuno dei due dice nulla ed ho appena peggiorato la situazione. Ci scrolliamo e ci sistemiamo, poi contemporaneamente andiamo ai lavandini e immagino che tocchi a me mettere un enorme tappo in questa voragine che si è appena creata.
- Ti ho colto di sorpresa, eh? - Chiedo mentre ci laviamo le mani. Lui impacciato da morire annuisce.
- Ho fatto una figuraccia… - Parliamo in francese, lui ha una voce bassa e corposa, dal vivo.
- Beh, non è successo niente dopotutto… - Cerco di risollevarlo con un sorriso incoraggiante, ci guardiamo dallo specchio e lui arrossisce fissandosi, sempre attraverso lo specchio, la patta dei suoi pantaloni.
Cosa che istintivamente faccio anche io e noto che ha un rigonfiamento difficile da non notare se lo vedi così.
Ok. Ha un’erezione, ma se non lo guardava, io non lo notavo.
Adesso sono io quello imbarazzato e lui lo nota e di conseguenza la cosa non migliora per niente. Chiudiamo i rubinetti e notiamo che ci sono solo gli asciugatori automatici, apro il mio e infilo le mani sotto il getto caldo, fa un gran rumore. Quello di Karim non va ed impreca, sta per asciugarsi le mani sui pantaloni per scappare, come fanno i ragazzini, ed io ridendo gli indico di venire nel mio, gli faccio posto con le mani abbassando le mie. Lui guarda shoccato e rimane fermo, così io continuo ridendo.
- Non ti mangio! - Ma ovviamente non sente e lui grida un ‘eh?’ spontaneo che mi fa ridere ancora. Mi protendo verso di lui e avvicino la bocca al suo orecchi mentre ripeto, lui si tende perché parlare all’orecchio è sempre il punto debole di tutti. Lo sapevo.
Quando mette le mani sotto il getto cerca di stare tutto di lato, così gliele afferro e gliele metto meglio in modo che si prenda bene l’aria calda altrimenti non si asciugano. Gliele lascio e lui rimane lì fermo. Rigido. Occhi bassi sulle nostre mani così vicine che condividono l’aria.
Sto flirtando. Credo che sto flirtano. Appena torno a dirgli un’altra cosa che potevo evitare di dirgli proprio ora con l’aria accesa, me ne rendo conto. Perché attacco la bocca al suo orecchio, più di prima.
-  Mi dispiace per prima, fuori. - Evito di fare riferimenti al momento della pipì e alla sua conseguente erezione che cerco di non guardare più, sebbene mi tormenti la visione sia della sua bella dote /Un momento, bella?/ sia del fatto che fosse eccitato.
Karim rimane con la  testa china e non osa fissarmi, come un ragazzino che parla per la prima volta con la persona che gli piace da morire.
- Quando si ha a che fare con Sergio ed Alvaro le cose non possono che andare così! - Cerca di scherzare su per smorzare la tensione, ma non è facile perché è ancora molto imbarazzato. L’aria calda si spegne e lasciamo perdere le mani umide. Indietreggia subito come se voglia scappare, così mi infilo le mani in tasca con quella di rimanere un altro po’ proprio per parlare.
Karim evita di prendere la porta e scappare.
Rimane rigido a fissarmi facendo violenza su sé stesso.
- La prima volta che ho incontrato il mio idolo è stata dopo una partita in cui sono stato espulso perché avevo dato una testata, avevo dato una visione di me terribile. Mi sono pentito per tutta la vita di quel giorno. Però lui è stato molto in gamba, ha scherzato con me e mi ha raccontato di quante volte lui si era fatto espellere per motivi anche meno seri. - Karim si illumina mentre racconto questo aneddoto e finalmente sembra rilassarsi un po’.
- Sai, sono timido e mi hanno preso in contropiede. Non mi aspettavo di incontrarti oggi. Per me è un grande onore poterti vedere e stringerti la mano. - Finalmente non balbetta, gli sorrido e lui fa altrettanto. Ha quell’aria pura, ingenua. È luce propria. Sono così felice di avergli parlato, alla fine, che gli tocco di nuovo il braccio.
Sì, penso che sto flirtando con lui. Le toccatine, i sorrisi, parlargli vicino come ho fatto prima, soffermarmi dopo.
Che sto combinando?
Lui sussulta al mio tocco ed una grande scarica elettrica mi attraversa.
- Va tutto bene, sono felice di essere riuscito a conoscerti. È vero che ti ho suggerito io al presidente. Sono sicuro che farai molta strada, ti osservo da quando eri al Lione. - Sorride ancora timidissimo, avvampando. Mi lecco le labbra, lui fa altrettanto.
Gli occhi gli brillano e ho strane idee, strani istinti per la prima volta. Molto strani. Che partono dalle parti basse di me. Che stai combinando, Zizou?
- È un onore, per me. - Rido e stringo la presa sul braccio mentre non lo lascio ancora andare.
- Smettila con tutte queste cerimonie, ok? Voglio che mi tratti come un amico. Chiamami se ti serve qualcosa. Qualunque cosa. Anche consigli! - Tiro fuori il telefonino e gli chiedo il numero, lui inebetito si gratta la nuca e mi guarda smarrito.
- Non… non lo ricordo, ora… - Rido ancora e tendo la mano.
- Ce l’hai qua? - Si sveglia realizzando che ce l’ha e lo tira fuori, così visto che le sue mani gli tremano segno il numero nel suo telefono da solo, poi mi faccio uno squillo così mi salvo il suo.
- Niente cerimonie, ok? Vieni da me per qualunque cosa! - E con questo gli riconsegno il telefono che prende inebetito. È così carino in questo momento, così tenero.
- Va bene, grazie… io non so che dire, non credevo che… insomma… ho passato la mia infanzia a guardarti con ossessione per cercare di imparare da te tutto quello che potevo ed ora ti ho davanti… sto continuando a fare delle figure orribili… - È ancor molto imbarazzato e ancora più dolce di prima, così gli circondo le spalle col braccio e lo stringo a me sorridendo.
- Va tutto bene, vedrai che ti abituerai a vedermi. So cosa si prova, davvero. - Annuisce mentre io sono maledettamente felice di questa sua frenesia, di questo suo grande amore per me. Di essere il centro della sua gioia. Sono maledettamente felice. Ed eccitato. Tanto che torno a guardargli fugace le parti basse. È esattamente come prima, ma il mio non credo sia meglio.
Qualunque cosa mi stia succedendo, non era prevista.
Mi sciolgo da lui a malincuore, la porta si apre e ci avviamo all’uscita imbarazzati come se fosse successo qualcosa, tesi, però sorridenti e felici.
Sfiliamo via, ci salutiamo ed ognuno torna al proprio tavolo.
Soddisfazione.
Da oggi Karim non avrà testa che per me e se dovesse cambiare qualcosa, abituarsi a me, calmarsi… farò in modo di ricordargli cosa prova.
Mentre lo penso, lo guardo svelto e mi lecco le labbra.
Cosa mi ha fatto?

Gli scrivo per primo, visto che credo lui non oserebbe mai.
‘Passato bene le vacanze? Oggi si ricomincia!’
La pausa natalizia per i giocatori di calcio non è molto lunga, hanno giusto un paio di giorni, poi tornano entro l’ultimo dell’anno in ritiro. A volte si va da qualche parte calda, sul mare, altre si sta al club.
‘Sì bene, con la famiglia. Grazie. Tu tutto bene?’ Me lo immagino nella testa con la sua espressione timida e felice che brilla mentre scrive impacciato, magari sbagliando venti volte, cancellando e riscrivendolo.
‘Anche io bene, grazie. Verso le 14 sarò al club, ti va se ci beviamo un caffè insieme?’ So che loro hanno il ritrovo dalle 15 in poi.
Penso che stia morendo nel leggere, me lo auguro. Sorrido soddisfatto quando mi risponde con un sincero:
‘Sarebbe magnifico!’
‘Allora ci vediamo oggi pomeriggio!’
Ci tengo che si integri bene, che abbia successo al Real. L’ho raccomandato io, vorrei che non mi facesse fare brutta figura. Ma non è solo per questo, forse può crederlo lui, forse posso farlo credere a tutti. Lo crederanno, di sicuro, ma io so che non è per questo che insisto.
È che ha qualcosa che mi piace e voglio che rimanga fisso in me. Fisso in me. Io voglio diventare sempre più il suo centro.
Non so perché, lo voglio e basta. È così.

Quando lo rivedo sono felice, sono molto felice e lui è emozionato, è alle stelle e capisco perché mi piace che rimanga concentrato su di me. Nutre il mio ego, a dire il vero nutre tutto me stesso, in qualche modo.
Mi nutre.
La sua venerazione è uguale a quella di molti altri, ma nessuno di loro li avevo designati per essere una sorta di erede.
A Karim voglio dare una specie di lascito, il mio.
È francese come me, viene da un passato difficile, come me, è di origini algerine, come me. Non gli auguro di essere controverso come me, però gli auguro di avere una carriera come la mia.
Tutti quelli che decidono di percorrere la carriera di allenatori dopo quella di calciatori, scelgono un erede, qualcuno in cui si rivedono per una serie di motivi.
Io ho scelto Karim. Sarà lui.
Ha l’aria da cucciolo felice, se avesse la coda scodinzolerebbe felice, gli occhi gli brillano. Ci stringiamo la mano ed io esercito una stretta meno formale, l’attiro a me e con l’altra libera gli do una pacca sulla spalla.
Poi la mia bocca fa qualcosa di strano. Qualcosa che non ho mai fatto con nessuno e che non faccio con nessuno.
Gli bacio il collo, un punto sotto l’orecchio. Lo bacio. Veloce, fugace. E lui trattiene il fiato ed avvampa quando ci separiamo.
Ne sono parecchio felice. È come se lo stessi marchiando. Voglio che resti così.
Sarà il mio lascito al mondo del calcio, non gioca nel mio ruolo, non ha nemmeno le mie stesse caratteristiche, però ha le mie origini ed è molto dotato ed in più stravede per me.
E poi non so, quel che ha detto Frank mi è entrato. Troppo umile, non osa sognare, non alza la testa.
Lo guardo mentre ci sediamo alle poltroncine della sala relax con le nostre tazze di caffè in mano, ce lo siamo fatti da soli con una macchina del caffè istantaneo.
Per ora non c’è nessuno in giro ed è tutto tranquillo, qua c’è tutto quello che uno può desiderare, è il sogno di qualunque calciatore.
È seduto rigido nella sua poltroncina, i braccioli attaccati, bassi, io sono rivolto verso di lui, le gambe accavallate. Sorrido.
- Allora come ti sembra? Hai iniziato ad ambientarti? Leghi coi tuoi compagni? - Per un momento faccio il fratello maggiore, chissà se sono le domande che i suoi familiari han fatto a lui ora che l’hanno rivisto.
Lui è sorpreso ed impacciato, annuisce e poi piega la testa incerto pensandoci bene.
- Sì, beh… è un po’ difficile ambientarmi, vivo a Madrid da solo, è la prima volta che me ne vado di casa e che mi separo dalla famiglia. Per me è un po’ complicato… - Annuisco interessato mentre finalmente, con fatica, riesco a strappargli un po’ di parole di bocca. E che bocca. Per un momento mi distraggo guardandogliela. Il labbro inferiore in particolare è davvero morbido, non carnoso ma… invitante, non so come dire. Una bocca davvero eccitante, ma non faccio una piega.
- Sei molto chiuso e timido, non sarà facile legare. Ti senti solo? - Mi interessa, perché se ci si sente male poi non si rende bene a calcio.
Karim si imbarazza e distoglie lo sguardo stringendosi nelle spalle.
- Sì beh, forse un po’… - Il tono si abbassa molto e vedo uno spiraglio per la prima volta. Non me lo faccio scappare.
- È stata dura rivederli e tornare via, ora, vero? - Karim sospira e stringe le labbra, cerca di darsi un certo tono ma pare che non ci riesca davanti a me, così la mia mano va sul suo ginocchio immediatamente e lui salta sul posto, sussulta e mi guarda subito come un gatto. Sorrido.
- Non possono venire a trovarti? Hai fratelli? Qualcuno potrebbe trasferirsi da te per farti compagnia, no? - Karim per un momento non capisce cosa gli dico e mi guarda perso, così ripeto la cosa di suo fratello e lui annuisce.
- Sì, siamo in tanti in famiglia, non è una brutta idea. Potrei vedere se a Gressy gli va… -
- Siete uniti immagino. - Karim si stringe nelle spalle ancora timidamente e a disagio con la mia mano sul suo ginocchio che però non tolgo.
- Sì, ma non tutti. Siamo in tanti, ognuno ha avuto problemi e storie diverse, per qualcuno è stata dura, altri l’hanno vissuta diversamente… - A questo mi allaccio e mi metto a parlare di me, di come è stato per me dopo che ho iniziato a guadagnare bene da professionista, come ho aiutato la mia famiglia che però non mi ha mai seguito in giro per il mondo, la mia solitudine colmata poi con mia moglie ed in seguito con i miei figli.
Lui ascolta attento ed interessato e sembra capire un po’, mi confida che voleva fare qualcosa per loro ma non hanno voluto, troppo orgogliosi. Così ha fatto sistemare casa, gli ha comprato molti regali ed ora diciamo che è una via di mezzo fra il comprargli una bella casa grande come voleva, ed il lasciarli nella catapecchia.
- Poi da quando gioco nel Lione ed il mio nome è conosciuto, hanno avuto più facilità a trovare lavoro molti di loro. Insomma, solo per il fatto che sono un calciatore professionista e comincio ad essere conosciuto, la loro vita è già migliorata. Ma vorrei fare di più. Loro hanno fatto molti sacrifici per me, ma sono orgogliosi e vogliono che io viva la mia vita e che mi goda quello che ho. - Annuisco.
- Non devi viverla da solo, però. Chiedi la loro compagnia, chiamali, invitali da te. Non avere paura di chiederla. Non stare qua solo. - Karim annuisce, credo che abbia un rapporto particolare con loro, buono, ma forse non con tutti e poi mi nasconde qualcosa, è restio a parlare bene di sé, anche se ha parlato davvero molto.
- In squadra invece? Con chi hai legato? - Karim si appoggia allo schienale e ci pensa.
- Beh, mi trovo bene con Cristiano e Ricardo, siamo arrivati insieme. Solo che loro sono molto più aperti di me ed hanno legato già con tutti. - Sorrido immaginandolo.
- Ognuno ha il suo carattere. Tu con chi altri hai legato? Alvaro? - So che con lui legano tutti, ha un ottimo carattere, anche con Sergio.
- Sì, sì… Alvaro sì… - Poi ci pensa. - Beh, mi trovo bene con Gonzalo, lui parla francese, ha vissuto in Francia per un periodo e mi aiuta con la lingua. É una persona semplice, aperta, con cui ho legato facilmente. Mi piace. - E questo mi irrigidisce, mi ingelosisce a dire il vero.
Lo guardo con attenzione mentre ne parla.
- Passi il tempo libero con lui? - Che domande personali. A momenti gli chiedo se ci va a letto.
Karim trattiene il fiato e mi guarda stranito.
- Capita. Sì, fra tutti lui è quello con cui esco di più, che frequento fuori dal calcio. - Lo ammette. Credo che mi direbbe qualunque cosa gli chiederei.
Annuisco attento.
- Bene, mi sembra una brava persona. - Karim arrossisce e guarda in basso, io mi protendo verso di lui e piego la testa per guardarlo in viso, questo lo imbarazza e lo vedo che si mordicchia la bocca.
- Lo è. - Sussurra piano.
- C’è dell’altro? - Karim sussulta e mi guarda di scatto.
- Che dovrebbe esserci? - Mi sembra quasi impossibile, ma da come reagisce direi che faccio bene a seguire il mio istinto ed in un attimo è come un flash.
- Non lo so, dimmelo tu. Quando ci siamo messi a parlare di lui sei diventato strano… ed anche prima quando parlavi di com’è stata la tua vita prima del calcio, sei stato un po’ evasivo e vago. C’entrano le due cose? - Karim mi guarda con aria colpevole, colto in fallo, ed è come se non riuscisse a negarmi nulla di quello che gli chiedo, però è salvato dal casino della gente che arriva. Sussultiamo e ci distacchiamo guardando l’ora.
Sono le tre passate, arrivano i ragazzi.
Impreco fra me e me, ma sorrido e mi alzo facendo leva sul suo ginocchio, ennesimo contatto che marca il territorio.
- Va bene, ti lascio ai tuoi compagni, riprenderemo la nostra chiacchierata. -
Credo che la viva come in un sogno, in trance. Non si sarebbe mai fatto scappare questo per nessuna ragione al mondo e poi l’ho risucchiato abilmente. Per lui sono una calamita a cui non riesce ad opporsi.
E la cosa mi piace parecchio.