*Eccoci qua, questo nuovo capitolo è sempre ambientato nel 2013-14, verso fine inverno circa. I giorni precedenti la nascita della figlia di Karim, Melia. Quando poi la piccola è nata lui ha preso un giorno di permesso dagli allenamenti e poi ha pubblicato orgogliosissimo il suo benvenuto alla principessa. Adoro Karim padre, è una gioia per gli occhi e all'epoca Clohe sembrava la ragazza giusta. Ma questa è la storia di Karim con Zizou e vediamo che bravo è stato a fargli fare degli importanti passi in avanti  nella sbocciatura del chiusissimo Karim. Buona lettura. Baci Akane*

23. IL RAGAZZO DI QUALCUNO

 
Sono immerso nel lavoro da non so quanto tempo, fra computer, agenda, schede, appunti e telefono.
Ho del lavoro arretrato per la questione del direttore sportivo che mi assorbe molto, ho idea che dovrò un po’ lasciar perdere se voglio continuare la carriera come allenatore.
Al momento non ci penso, sono un allenatore in seconda, quando sarà ora ci penserò.
Il mercato di gennaio è chiuso e devo smistare un sacco di posta, non so da quanto tempo sono qua in studio.
L’orario degli allenamenti è finito, così come quello degli allenamenti speciali ma siccome avevo molto da fare non mi sono fermato con Karim. È un po’ che in effetti succede proprio per via di tutto il lavoro che mi si è accumulato, così forse lui può sentirsi trascurato.
Mi ricordo quando qualche anno fa mi è piombato qua gridando contro José ed ho esattamente questo deja-vu quando mi mette una tazza di thé sulla scrivania, in parte alle carte che sto guardando. Mi distraggo e lo guardo, non mi ero nemmeno accorto che entrava.
Sorrido e lo saluto.
- Ancora qua? Pensavo fossi andato! - Poi guardo l’ora al polso e impallidisco. - È davvero tardi, saremo gli unici rimasti al centro? - È una domanda retorica, si siede nella sedia davanti alla scrivania ed alza le spalle calmo come se non contasse proprio.
- Mi sono fermato a chiacchierare con Cris dopo gli allenamenti e così ho perso la cognizione del tempo. Quando ho visto che eri ancora qua ho pensato di portarti qualcosa da bere, conoscendoti ti sei dimenticato di ingurgitare liquidi! - Dice con un sorrisino divertito. Io lo imito ed ammetto che effettivamente non ho bevuto molto.
- Grazie. - Rispondo prendendo la tazza ed iniziando a sorseggiare dopo aver soffiato perché è ancora calda.
- Quanto ne hai? - chiede annoiato grattandosi la nuca e guardando l’ora a sua volta, seduto scomposto. È un’attenzione che non mi ha mai dato, evidentemente la mia teoria del lasciargli prendere le posizioni che preferisce, dà i suoi frutti.
Quest’anno pensavo soffrisse della mancanza di Gonzalo, riempiva moltissimo le sue giornate, oltretutto è andato via anche Mesut che è stato un grande amico per lui. Perciò ora di amici con cui passa il tempo sono rimasti Raphael e Sami, ma con entrambi ha un rapporto molto tranquillo.
Perciò ha più tempo per concentrarsi su di me. Forse se avesse un altro con cui passare le notti lo vedrei di meno e farebbe meno passi in avanti con me.
- Non saprei, ho ancora un po’ di cose da fare. Devo fare una sorta di bilancio a livello di giocatori e chiudere le pratiche che poi non sono andate per un motivo o per l’altro e… - Mi fermo realizzando che tanto sono cose davvero noiose per lui, così sorrido: - ne avrò ancora per un po’, non aspettarmi, vai pure. Ci vediamo domani. - Non mi aspetto che lo faccia o che pratichi chissà quale gesto, anche se un po’ speravo in qualche prepotenza tipo ‘adesso ti prendi una pausa!’ e via. Però è ancora in versione gattino, così lo vedo che si alza e si stiracchia, io mi appoggio allo schienale e bevo aspettando che se ne vada per ricominciare a lavorare.
- Senti, come devo fare per ottenere un permesso speciale eventualmente? - Lo guardo sorpreso della domanda e lui si affretta a spiegare: - La scadenza è vicina e vorrei esserci se non capita proprio in partita… - Karim quasi si vergogna di dirlo.
- Oh, parli di tua figlia! - Sorride timidamente, a volte diventa davvero un gatto. Ricordo quando José ha parlato di lui ai media definendolo un gatto e poi come, alla fine della sua stagione migliore, ha detto che si è finalmente trasformato in un leone. Ormai Karim era El Gato. Però è un soprannome azzeccato. Così come ogni tanto che diventa un leone.
- Beh, niente, fai richiesta al mister spiegando che è un permesso per eventualmente una giornata e poi ci pensa lui. - Si vede che non ne ha mai chieste, è sempre stato ligio.
Così annuisce e ringrazia.
- Sei emozionato? - Chiedo poi continuando a bere appoggiato alla sedia. Lui comincia a camminare per lo studio e viene dalla mia parte, dietro di me. Non mi giro a guardarlo, occhieggia nervosamente il computer ed il mio lavoro ed io lo lascio fare. È tutto molto intimo e naturale e mi piace molto.
- Credo di sì. Ma lo capirò solo quando sarà il momento. -
- Non lo dimostri molto… - Dico poi. Annuisce.
- Lo so, da fuori non lo dimostro mai. Non sono bravo in queste cose. Un po’ ho paura. Spero di esserne in grado e di renderla felice. -
Sorrido intenerito e mi giro con la sedia girevole verso di lui, lo guardo dal basso, lui rimane appoggiato alla finestra alle mie spalle, il tramonto ormai concluso, il crepuscolo crea un’atmosfera particolare.
Ha le mani in tasca e l’aria impacciata.
- Quel che conta è che facciate ogni cosa per il bene della piccola. Poi se non dovesse funzionare fra te e Clohe non sono problemi, basta che siate intelligenti e che collaboriate. - È quello che si sono detti da subito, però hanno provato a stare insieme e vogliono continuare a provare. Lei non è nemmeno musulmana, anche se dovessero sposarsi lei dovrebbe convertirsi o Karim rinunciare alle tradizioni di famiglia. Non credo che la sua famiglia accetterebbe questa seconda opzione e non tutti sono disposti a diventare musulmani, specie per una donna indipendente.
- Il matrimonio non è nemmeno lontanamente nei nostri pensieri. - Dice infatti.
Sorrido, mi legge nel pensiero. Stiamo un po’ a parlare, però poi il telefono mi suona e mi riscuoto. Ho finito il thé e devo tornare al lavoro oppure vado a casa alle dieci.
- Ti lascio, ci vediamo domani. - Dice poi pacato con aria comprensiva. Io annuisco e ricambio mentre prendo la telefonata e mi devo girare di spalle. Sento che mi mette le mani sulle spalle e si china, così mi volto di un po’ e mentre rispondo in spagnolo al mio collega, Karim mi dà un bacio silenzioso sulla guancia. Questo ha il potere di sciogliermi. È molto spontaneo, naturale e dolce.
Rimango inebetito mentre se ne va e vengo richiamato un paio di volte.
Forse le cose possono funzionare anche fra noi. Non ho voluto farmi dei piani anche se tendo a farmene sempre. Però è bellissimo vedere come si lascia andare così spontaneamente.
Mi tocco la guancia e sorrido radioso mentre torno al lavoro con una certa difficoltà.
Non so cosa mi abbia fatto questo ragazzo. Forse perché abbiamo le stesse origini, un vissuto estremamente simile ed un talento nel medesimo sport che ci ha salvato.
O forse come dice David, a volte è semplicemente destino e non importa che situazione vivi, chi sei, cosa fai, con chi sei sposato e quanto ami i tuoi figli ed i tuoi ruoli. A volte è così che deve andare e non c’è santo che tenga.
Forse ha proprio ragione.
Mi sento stupidamente felice.


La sera dopo si ripete più o meno l’ennesima situazione, solo che è un pre partita fuori casa, ovvero domani si gioca, la scadenza di sua figlia si avvicina e lui probabilmente ha forti sbalzi di umore. Clohe è agli sgoccioli ed è a Parigi dove vive e lavora, chiaramente ora è in maternità e non è chiaro a nessuno che faranno questi due. Se dovesse fare la compagna fissa di Karim dovrebbero vivere insieme e lei non avrebbe più bisogno di lavorare, ma mi sa che lui è il primo a non esserne sicuro.
Insomma, ha una certa moltitudine di motivi per essere nervoso ed avere sbalzi di umore e così oggi che sarei dovuto essere suo di sera dopo gli allenamenti e la cena, cosa che non sono, me lo ritrovo in camera versione leone furioso.
Lo guardo entrare ed iniziare a marciare col broncio, così capisco che per stasera le mie cose dovranno aspettare.
- Ehi? - Basta questo. E mentre metto tutto via dal letto per liberarlo e spengo il telefono, lui comincia. Come se avessi aperto una diga.
- Sai che potrebbe succedere anche stanotte o domani? Sai? E se succede mentre non posso esserci? Le ho detto di aspettare se sente le contrazioni, perché voglio esserci. Però ovviamente non dipende da lei. Che palle. E se poi qualcosa si complica? - Karim parte con la serie di terrori tipici del padre alle prime armi. Che poi anche al terzo io avevo le stesse paure, perciò non posso certo dirgli di calmarsi.
È un po’ complicato aiutarlo, ora, ma andrebbe meglio se potesse essere là con lei.
La cosa mi infastidisce, ma la controllo bene. Non ci posso fare nulla.
- Vedrai che farai in tempo. Appena finisci di giocare domani sera voli da loro. - Sospira e scuote la testa.
- E se invece nasce prima? -
- Essere pessimisti non aiuta. -
- Ma nemmeno ottimisti! - Ha ogni risposta pronta, così rimango incerto su cosa dirgli e lo guardo in attesa della prossima mossa. Mossa che arriva presto perché si toglie la maglia con gesti secchi e rabbiosi.
- Non è serata per parlare! E se tu pensavi di lavorare beh, devi ricordarti che hai un ragazzo che pretende le tue attenzioni, o impazzisce! - Con questo ridacchio, ma la risata si perde nella sua bocca che si preme prepotentemente sulla mia.
Karim è versione fuoco e fiamme e me lo godo con piacere, gli metto le mani sui fianchi mentre mi spinge verso il letto con foga.
Poco dopo mi fa stendere, finisce di spogliarsi e mi sale sopra afferrando i miei pantaloni, tira tutto insieme e me lo toglie in un attimo.
È ben diverso dall’altra volta e in generale da sempre.
È proprio come speravo che potesse essere.
È decisamente fuori di sé e dannazione, mi piace parecchio.
- Ho un ragazzo, eh? - Ripeto le sue parole sparate con foga, ridacchio compiaciuto e lui se ne rende conto solo ora.
- Non sono il tuo ragazzo? - Dice scendendo sul mio corpo, finendo sulla mia erezione che succhia con impeto senza farmi quasi respirare.
- Sì, suppongo che lo sei… - Karim in poco mi fa subito reagire e diventare duro e l’eccitazione sale immediatamente, così tanto che lo devo separare.
- E quindi? - Chiede seccato girandosi a carponi e mettendosi subito in posizione come se avesse un bisogno impellente, come se stesse per esplodere. Lo guardo sconvolto ed eccitato, così mi sistemo dietro di lui e lo preparo un po’ per evitare di lacerarlo. Anche se messo com’è penso che non se ne renderebbe nemmeno conto.
- Niente. - Dico con la lingua fra le sue natiche e poi con le dita che allargano. - È solo che è la prima volta che ti sento usare questo termine riferito a te stesso. -
Non so se capisce cosa intendo, Karim si aggrotta e si gira con la testa verso di me.
- Che mi definisco il ragazzo di qualcuno? - Chiede col suo tipico secondo treno.
Ridacchio e non gli do tempo di capire meglio.
Mi limito ad entrargli dentro con il mio membro duro e lui geme con piacere smettendo di parlare e di pensare, probabilmente.
Si tende tutto, vedo i suoi muscoli guizzare rigidi davanti a me, la sua schiena, le spalle, le braccia, il collo e la testa che cade in avanti, sul materasso.
Poi lo prendo bene e comincio a muovermi. Poco dopo va meglio, lui si rilassa ed io entro ed esco sempre più facilmente.
Non so se funzioni, credo che il dolore l’abbia disconnesso immediatamente e poi il resto fa il suo.
Quando inizia a gemere capisco che sono sulla strada giusta e mi unisco a lui coi sospiri, aumento presto l’intensità dimenticando ogni cosa.
Il mondo, per un momento, sparisce completamente e non ci sono famiglie di alcun genere, ruoli, gente che ci tiene d’occhio o che si aspetta cose da noi.
Per un momento siamo solo io e lui e basta ed è meraviglioso.
Perdo il contatto con la realtà e mi rendo conto che è già venuto, quando lo faccio anche io.
È stato maledettamente intenso e bello. Splendido anzi. Davvero splendido.
- Oh perfetto… - Dice poi facendosi cadere a pancia in giù, steso con le gambe lunghe. Rimango a carponi sopra di lui e gli bacio il collo un istante prima di farmi scivolare in parte, supino.
Karim così mi sale sopra da un lato e mi bacia fra i nostri ansimi. Siamo sudati e incredibilmente soddisfatti. La seconda volta è stata incredibile. Erotismo ed esplosione.
- Perciò sei il mio ragazzo? - Chiedo malizioso tornando al discorso di prima. Lui se ne ricorda ed arrossisce. Ed eccolo che torna il gattino di sempre. Sorrido. Piccolo tenero Karim. Spero non diventerai schizofrenico!
- Credo di sì… non lo so… - Ecco che fa marcia indietro, così gli metto un dito sulla bocca e lo zittisco, poi scivolo con la mano sulla sua nuca e l’attiro a me, lo bacio silenzioso, le lingue si intrecciano come prima non abbiamo avuto molto tempo di fare. Me lo godo, lo faccio mio e quando è calmo, mi separo e preciso.
- Non siamo niente se non ti va. Se ti agita essere il ragazzo di qualcuno, ricorda che sono sposato e che tu hai la ragazza con cui diventerai padre. Se non vuoi, non siamo niente. Tecnicamente siamo un bel caos, non trovi? - Dico calmo sorridendo divertito. Lui ci pensa e si rilassa subito ridendo, lascia andare quel po’ di tensione che rimaneva, mentre il sesso fa il resto.
- Comunque sono tuo. Mi piace essere tuo. - Questa era l’unica cosa chiara. Ma non lo dico.
- Ed io sono tuo, mi sembra. - Visto come ultimamente arriva e mi pretende, proprio come volevo. Ha delle iniziative sempre più belle e spero che non finisca mai. Ma anche questo non glielo dico.
Mi bacia più rilassato e tranquillo e si accoccola su di me, lasciandosi andare.
- Vedrai che andrà tutto bene e che avrai la bambina più bella del mondo. - Dico poi. Lui sorride contro la mia pelle.
- Lo spero. - Dopo si addormenta e me lo tengo sopra fra le mie braccia per tutto il tempo che riesco, finché non devo proprio girarmi e allora ci sciogliamo e continuiamo a dormire insieme.

Il risveglio è uno dei più belli della mia vita. È ancora qua ed abbiamo dormito tutta la notte insieme. Non è la prima volta che capita quest’anno, ma dopo aver fatto l’amore in quel modo ha un sapore diverso questo risveglio.
Vorrei che tutto questo durasse per sempre.