*Con ritardo, ma rieccomi qua! Essendo io in ferie ho perso la cognizione del tempo. Karim nel 2014 diventa padre di Melia e per un po' rimane con Clohe, la madre della piccola, poi dopo qualche mese i due si lasciano ma rimangono in rapporti, lei e Melia vivono a Parigi e lui fa la spola. Il loro rapporto è meraviglioso ed è una delle cose più belle vedere Karim padre. Le cose sui passati di Karim e Zizou sono vere, sono informazioni trovate da interviste da cui io poi ho tirato fuori quel che si raccontano. Spazio ad un po' di momenti seri ed intimi. Buona lettura. Baci Akane*

24. QUANDO LA PATERNITÀ FA CRESCERE



Vederlo al settimo cielo è molto bello, non pensavo onestamente.
Credo sia la prima cosa che fa, mi chiama. Poi mi manda la foto, è una bambina bellissima e sana e l’hanno chiamata Melia.
Non smette di dirmi quanto è felice, quanto è bella e quanto è perfetta.
È totalmente assorbito da lei, ma è sconvolgente vederlo a questi livelli di felicità.
Sono contento che lo sia, davvero.
Alla fine è nata il giorno dopo la partita, perciò appena ha giocato è volato da lei; gli ho chiesto se doveva ancora nascere e lui sbrigativo, mentre andava e mi prendeva la mano al volo, fuori di sé per fare un gesto simile al di fuori delle mura sicure, mi ha detto un ‘sì, sì’.
Così gli ho detto che avrebbe fatto in tempo e lui mi ha sorriso.
Avrei voluto condividere questo momento con lui, per vederlo di persona così felice, ma in realtà devo aspettare solo un giorno.
Si è preso solo uno di congedo, quello successivo torna a Madrid e quando mi vede nei corridoi, mi abbraccia istintivo e felice.
Sorrido mentre lo circondo col braccio e lui si riprende e si separa.
- È la cosa più bella della mia vita! - E lo posso sentire.
Non vedevo l’ora di vederlo così.
Karim mi affianca mentre andiamo entrambi nella stessa direzione e si mette a tirare fuori tutte le foto ed i video, alcuni me li ha mandati.
Mi elenca tutti i dettagli della piccolina.
- Pensavo ti fermassi ancora. - Dico sapendo che sarebbe sconveniente per un giocatore, sebbene comprensibile.
Si stringe nelle spalle.
- Beh, mi hanno dato solo un giorno, visto che è nata proprio ieri ho deciso di tornare. Vengo dall’aereo. -
Lo guardo sorpreso.
- Quindi non hai dormito. - E lui sorride ancora di più. É così luminoso che non penso risentirà delle mancanze di ore di sonno. Sarà stato a guardarla tutto il tempo.
Karim così innamorato è un evento e spero che questo sentimento lo aiuti a lasciarsi andare anche con le persone, perché non è male vivere le relazioni a pieno.
Mi parla di lei fino a che non deve entrare nello spogliatoio a cambiarsi, lì trova Cristiano che è appena arrivato e gli fa le congratulazioni subito, lo abbraccia e lui gli fa vedere la foto di Melia tutto felice.
Sarà il Karim più radioso di sempre ed io non posso che esserne sinceramente contento.


La sveglia suona e come sempre torno ai sensi con molta velocità.
La spengo immediatamente e lascio che gli occhi si abituino alla penombra. Dalla finestra penetra un po’ di luce del mattino e poco dopo mi giro sul fianco, una montagnetta dorme ancora della grossa al mio fianco. Sorrido e gli sfioro la guancia con il dito. Scendo poi sulla bocca imbronciata anche nel sonno e il sorriso si ammorbidisce, poi mi protendo verso di lui e gli bacio la fronte, infine mi alzo.
Scivolo nudo fuori dal letto e vado al bagno dove apro l’acqua calda della doccia. Ormai mi sono abituato a questi risvegli e penso che anche lui lo sia.
Sta facendo una stagione pazzesca, ha guadagnato una media di goal per minuti giocati davvero interessante, anche perché viene sempre sostituito perché chiaramente Carlo non può togliere né Cristiano né Bale, perciò l’unico che può togliere è Karim visto che a livello economico è quello costato di meno. Con Karim c’è sempre carta bianca, perciò sostanzialmente fra loro tre è quello che gioca meno, però da quando ha ingranato ad ora è sempre andato benissimo, un sacco di goal e praticamente segna ad ogni partita.
Sono molto felice di lui, probabilmente avrà un calo perché la pressione sulle sue spalle ora è enorme, più segna più la gente si aspetta da lui che continui ed io lo conosco, so come funziona. Sotto pressione non rende, però penso che potrà comunque fare bene. Non sono molto preoccupato della cosa, gli sarò sempre vicino.
Sono sotto la doccia che la porta si apre e lo vedo comparire come una specie di zombie. Cinque secondi dopo entra in doccia con me, nudo com’era quando è uscito dal letto.
Mi mette le mani alla vita e mi abbraccia da dietro, mi bacia il collo e la guancia e mi dà uno strascicato buongiorno, poi si accoccola contro di me e si fa cullare dall’acqua calda che scende su di noi. Sorrido beato e piego il capo verso il suo mentre sento tutto il suo corpo che carezza il mio e che preme con l’erezione contro il mio fondoschiena.
Mi mordo il labbro cominciando già ad eccitarmi.
È diventata una meravigliosa abitudine. Si intrufola in camera mia ogni notte che passiamo insieme alla squadra, prima delle partite. Quando è tutto calmo. Sgattaiola senza farsi sentire da nessuno, fa un leggero bussare ed io gli apro, lo bacio e lo faccio entrare.
È così normale.
Però non ho osato accennare a cosa siamo, non si parla di sentimenti, ruoli e cose così. Se gli faccio capire che questa ha tutta l’aria di essere una storia seria, sono guai.
Me lo tengo stretto per bene, consapevole che potrebbe essere una cosa a scadenza anche per via del mio lavoro. Se vado via a fine stagione non so se la favola continua, lui è così particolare. Con Gonzalo ha troncato, però è anche vero che con lui il rapporto è sempre stato combattuto.
A volte ci penso, poi mi limito a girarmi verso di lui, voltarlo contro il muro, lo piego in avanti ed usando il sapone che ricopre i nostri corpi, scivolo in lui cancellando tutto.
Non importa che cosa sarà più avanti o cosa pensa di noi, se scapperà me ne farò una ragione.
Per il momento conta che sia mio, che lo sia completamente ed ormai lo è. Non ci sono stati più disturbi di alcun genere. Nessun altro amante, ragazzo che l’attirava.
Con Clohe le cose vanno nella media, ma la sensazione è che non durerà, ci stanno provando tanto perché hanno una figlia, ma anche se dovessero sposarsi sarebbe diverso, sarebbe una questione di famiglia, un dovere, un atto normale che l’uomo prima o poi compie.
Mi darebbe fastidio se si facesse un altro, solo come passatempo e divertimento. Se fosse sessualmente attratto da altri ragazzi mi darebbe molto più fastidio perché in realtà io devo essere tutto il resto del suo mondo. Il suo passatempo, il suo divertimento, il suo sfogo. Io ogni cosa al di fuori dei doveri.
Se si prendesse da altri non potrei dire nulla, gli ho detto di andare con chi vuole e fare quel che vuole, ma di tornare sempre da me quando lo chiamo.
Anche se poi vorrei l’esclusiva, vorrei che fosse solo mio, che parlasse solo con me, che stesse bene solo con me. So che è malato da parte mia, perciò non glielo dirò mai. Che pensi di poter essere libero, di poter fare quel che vuole quando vuole, col solo obbligo di venire quando lo voglio. Che non mi può rifiutare.
Con lui queste cose funzionano perché lo attirano, lo eccitano e lo fanno sentire desiderato. È importante che si senta desiderato, nessuno lo ha mai fatto sentire così.

Della musica tranquilla esce dalle casse, mi sembra strano che metta su qualcosa di così soft, a Karim piace il rap oppure l’house di quella così elettronica e ritmata che ti fa diventare scemo.
Forse ha scaricato qualcosa di Indie, che pensava potesse piacermi. O forse è uno dei mille lati nascosti che ogni tanto mi mostra e mi sorprendono. Non indago, me la godo e basta.
La musica è molto rilassante e mentre si espande per casa, cucino nella sua cucina, come da me promesso.
Facciamo spesso di queste cene, da quando stiamo insieme in questo modo non me la sento di portarlo sempre a casa mia con Veronique, mi sembra eccessivo, anche se poi ogni tanto devo portarlo perché ormai è di casa.
Un delizioso odore di cibo si leva per la cucina bianca, mentre Karim apparecchia per due e parliamo tranquillamente di un po’ tutto, come sempre. Una cosa che non mancano, sono gli argomenti di conversazione.
All’inizio farlo parlare era la cosa più difficile della mia vita, mi veniva meglio fare goal nelle partite ostiche.
Adesso parla spedito di tutto quello che gli passa per la testa e sembra più come se non possa tenerselo per sé.
Mi fa vedere tutte le foto ed i video di sua figlia, alcuni sono di loro due e sono bellissimi, vorrei vederli insieme di persona, ma penso che prima che lei prenda l’aereo con la piccolina passerà un po’.
- Avete progetti? - Karim si stringe nelle spalle.
- Non ne parliamo, per il momento lei sta là, un po’ perché non vuole far volare Melia ancora, un po’ perché all’inizio le fa comodo l’aiuto di sua madre… -
- E poi lei ha la vita là, no? - Me lo diceva già l’altra volta. Annuisce mentre metto nei piatti e mi siedo con lui, iniziamo a mangiare e Karim fa un sorriso beato.
- Cucina araba… - Mi fa notare sorpreso. - L’avevo già capito dall’odore inconfondibile. - Sorrido divertito dal fatto che lo riconosca così facilmente.
- È il piatto preferito di mio padre, ogni tanto mi piace cucinarlo e mangiarlo, sa di casa. - Karim sembra ricordarselo ora sebbene lo sappia.
- Ogni tanto dimentico che anche tu hai origini algerine. - Sorride un po’ imbarazzato della cosa, chissà perché. - Comunque lo mangiavo spesso anche io da piccolo, è un piatto che si fa con pochi ingredienti ma che è molto buono. Mia madre me lo faceva spesso. - Ci guardiamo e rimaniamo un po’ sospesi in tempi ben lontani e diversi da questi. Tempi in cui faticavamo ad arrivare al giorno dopo.
- Accomunati dalle origini e dai piatti… ed ora dal calcio e dalla squadra. Pazzesco. - Lo sottolineo perché mi piace farglielo notare e lui arrossisce come se si emozionasse, adoro che si emozioni per me.
- Che destino! - Cerca di scherzare ma non ci riesce e così mangia silenzioso.
- Ti piace? - Chiedo come un marito che ha cucinato per la moglie. Non che Karim di norma cucini, anzi, ha la cuoca. Proprio per questo quando vengo da lui cucino io.
- Molto. È buonissimo. - Serate così sono piuttosto frequenti, da un po’ non ci bastano gli allenamenti e le serate prima delle partite dove si mangia e si dorme insieme alla squadra.
Ultimamente abbiamo bisogno di più tempo e così mi chiede se ho voglia di venire qua oppure io vengo e basta.
Non sta con nessuno, non ne ha avuto voglia e bisogno, significa che fra noi va bene, gli basto e non vuole altro. La facciamo funzionare molto meglio di quel che pensassi e per Veronique è normale che io sia più impegnato per via del lavoro come secondo allenatore che faccio in contemporanea al co-direttore sportivo.
In realtà è solo questione di organizzazione e più la faccio andare avanti, più mi rendo conto che con lei è un grande affetto, routine, abitudine, amicizia, ma non più quello che c’era prima. Ma riesco a non cambiare di una virgola nei suoi confronti, specie perché non siamo mai stati fisici, affettuosi e appiccicosi. Per me non è cambiato niente nell’approccio, non ho dovuto allontanarmi. Siamo sempre stati così, per questo mi andava bene.
- Era dura a volte saziarsi. - Dice poi ricordando degli episodi dovuti al piatto che ho preparato.
- Lo era davvero. - Concordo perché ho passato le sue stesse cose. - Ed era anche dura non arrivare a casa sempre con qualche livido! - Aggiungo poi ridendo.
Karim mi guarda sorpreso e piega la testa.
- Ti sei dovuto far strada a testate… - Lo dice sapendolo.
- Ero chiuso, non era mia indole mescolarmi agli altri, ma era inevitabile. E stava sulle palle che io fossi così sulle mie, per questo mi tormentavano. Così dovevo reagire e fargli capire che era molto meglio che mi lasciassero in pace! - Lo dico con un certo ghigno, perché in realtà era una lotta continua e mi ci sono abituato così tanto che anche quando ne sono uscito, ho continuato a farlo. È stata dura smettere e capire che non ero più laggiù.
- Per me era diverso. Da più piccolo sì, ero soggetto di bullismo perché ero chiuso e sulle mie, ma poi visto che il mio essere silenzioso li ha aiutati perché non facevo mai la spia su niente, mi hanno preso in simpatia. Ero la spalla perfetta, mi proteggevano. Però prima di arrivare a quel punto ho patito. - Mi spiega. Questo scambio di esperienze è significativo.
Finiamo di mangiare e ci spostiamo nel divano, stiamo un po’ comodi e lui si stende con la testa sulle mie gambe, pensieroso, mentre gli carezzo la testa.
A volte non vuole nemmeno il contatto, a volte lo devo sbattere contro il muro di forza. Altre invece lo cerca e non in modo sessuale, ma proprio in modo intimo e dolce, come ora. Come se cercasse più il calore.
- Comunque quando uscivo dal quartiere, dal ghetto, ero vittima di razzismo. Ero comunque un algerino anche se invece sono nato in Francia e poi ho ottenuto la nazionalità francese. Sono comunque figlio di algerini immigrati, vivevo nel quartiere degli immigrati. Quando uscivo da lì era dura. Non sono francese, non sono completamente algerino. Non sono nulla. Ed ora che gioco qua in Spagna da un po’ di tempo… beh, non sono nemmeno spagnolo e quindi non piaccio completamente alla gente, ai media, ai fan… è come se non avessi dimora, se non appartenessi veramente a nessuno. - Si fa silenzioso mentre ci pensa in una delle sue rare riflessioni che poi sfociano quasi in sfoghi.
- Sei preoccupato per Melia? - Non so perché l’ho capito, lui non se ne capacita e stupito mi guarda dal basso, ma non si alza. Rimane in silenzio un po’ poi annuisce con un’aria dolce e tenera che vorrei stropicciare, ma sto fermo e gli carezzo il petto, scendo fino ad alzargli la maglietta, trovo così la sua pelle calda e carezzo direttamente lui.
- Non vorrei mai che passasse quello che passo io, che ho passato. Voglio che sia trattata da principessa, che nessuno possa discriminarla per le origini. Però io non sono un vero francese. -
- Pensi che stia meglio con la madre in Francia piuttosto che qua con te? Per questo non insisti a farli venire a vivere qua? - Sospira, come gli leggo bene dentro ormai. Non serve che dica tutto. Karim guarda in basso, non alza gli occhi su di me, io gli carezzo il viso. - E Clohe? -
- Non le ho detto nulla, le lascio che si prenda il tempo che vuole, non le faccio pressione e non le chiedo nulla. Vado io da lei tutte le volte che posso e… -
- Mangerà la foglia. Un giorno ti chiederà perché non lotti per loro. - Karim chiude gli occhi e li riapre stanco di pensarci.
- A quel punto lascerò che le cose vadano come devono andare, ma penso sia meglio per Melia vivere con sua madre in Francia e stare più dalla sua parte francese che da quella del suo padre mezzosangue senza appartenenza reale e senza dimora seria. - Mi dispiace che la viva così.
- Non dovresti privarti a priori di qualcosa che potrebbe essere bellissimo e funzionare. -
- La famiglia? - Annuisco, lui si stringe nelle spalle e si solleva a sedere, si volta verso di me e mi carezza il viso con aria un po’ indecifrabile. - Ci sono tanti tipi di famiglie. L’ho imparato crescendo. Quegli amici spostati mezzi criminali sono molto più protettivi di quanto lo siano alcuni membri della mia famiglia. Non mi toccano e fanno in modo che nessuno mi tocchi, mi proteggono. Proprio come fai tu. E non abbiamo legami di sangue. Eppure quello che mi dai tu non me lo ha mai dato nessuno. No, Zizou. Ci sono tanti tipi di famiglie ed io ne ho molte. Anche se non avessi mai quella più classica, andrà bene lo stesso. Ci sarò comunque per mia figlia, la vedrò sempre, l’amerò tantissimo. Ma non voglio fare in modo che si senta persa mentre si sposta da un posto all’altro… o mentre è francese ma vive in Spagna e poi chissà dove. Con un padre che è sempre fischiato e non apprezzato. Con la nazionale mi fischiano perché non sono francese. Non voglio che lei cresca in un atmosfera così strana. La proteggerò. Farò quello che devo fare. Non le farò mai vivere quello che ho vissuto io. - Questa riflessione è molto matura e generosa e mi commuove, gli metto la mano sulla guancia, sorrido ammirato, gli occhi lucidi.
Essere genitori fa crescere sempre, ma in questo caso è pazzesco quello che ha fatto con lui. Davvero pazzesco.
Senza dire nulla lo bacio, le labbra si uniscono, le lingue si trovano e dopo un po’ le sue mani frugano fra i miei vestiti e tutto viene cancellato per quel piacere fisico a cui ormai non rinunciamo mai.
Se solo la vita potesse cristallizzarsi. Vorrei che le cose fossero così sempre, che non cambiassero mai. Se solo si potesse fare.