*Ecco un altro capitolo. Forse vi chiedete qual è il giorno di pubblicazione, in realtà doveva essere lunedì, ma siamo passati a un giorno qualunque della settimana appena riesco a correggere e pubblicare. Comunque almeno un capitolo a settimana lo metto in ogni caso. Dunque, questo giro Zizou è alle prese con la sua sempre più viva gelosia. Per mettere in chiaro le cose senza essere chiaro, c'è solo un modo e lo mette in atto con successo. Per il resto sono complici un bel po' di infortuni, che Karim ha davvero avuto nella seconda parte del campionato 2014/15. Buona lettura. Baci Akane*

28. GELOSIA ED INFORTUNI




Dopo di questo Karim comincia ad andare nettamente meglio, è come se si liberasse di un peso che lo soffocava. Diventa di gran lunga un altro, ma quel che noto oltre ai suoi goal, sono gli assist di James, quello di cui parlava.
E poi le loro esultanze. Più che altro il modo in cui James lo abbraccia.
In modo molto, molto, molto soffocante.
Più che soffocante da cozza.
Si attacca con tutto il corpo in modo alquanto fastidioso.
Però Karim si lascia fare. Si lascia sollevare, si lascia stringere, lo tira su a sua volta e tocca ben volentieri il suo culo, quando lo fa.
Lentamente comincio ad osservare con ossessione le partite e se da un lato sono felice che Karim si sia sbloccato e si sia messo a segnare, dall’altro sono sempre più infastidito.
Comincio a fissare più James che Karim, per capire che tipo sia, che intenzioni abbia. Risuona nella mente la voce di Karim che dice che secondo lui è gay e mentre le partite si susseguono cerco di dirmi che James è affettuoso con tutti, è molto fisico, con Cris ha subito instaurato un bel rapporto. Lui ama i contatti fisici, non è una cosa speciale con Karim.
Eppure rivedo Karim alle prese con lui tutte le volte, sia la prima che ha messo piede nel centro sportivo, la foto che gli ha concesso, la nuotata in piscina, Karim che nota qualcosa di qualcun altro che non sia io.
E poi ora.
Già, il punto non è che tipo sia James, il punto è che non è da Karim concedere tanto a qualcun altro.
Lo abbraccia, si fa abbracciare e lo tocca se capita l’occasione. Insomma, comincia ad instaurarsi un certo meccanismo di contatto per ora limitato solo al campo.
Guardo gli allenamenti e vedo che non sono sempre lì a parlarsi tutto il tempo e a fare troppi giochi insieme. James è più assorbito da Cristiano, per fortuna.
Le cose cambiano drasticamente sempre di più, sono spettatore cosciente, però non posso proprio fermarle.
Ho detto io a Karim di legare anche con gli altri. Lo vedo inevitabilmente di meno. Se quest’estate e per tutta la stagione passata lui non ha sentito la necessità di andare con altri è solo perché vivevamo in simbiosi, ma io sapevo che quando questo sarebbe cambiato, lui avrebbe avuto di nuovo bisogno. Ne ero sicuro. Avrebbe cercato altro in giro. E più lo vedo alle prese con James, più lo capisco.
È proprio evidente.
Ha legato anche con Marcelo, Luka, Keylor… finalmente quello scemo sta legando anche con gli altri, è bello vederlo che parla, ride e scherza, ma secondo me con James… non so, non c’è niente di particolare, ancora, però è come se lo percepissi in anticipo nei modi di Karim, negli sguardi.
Forse sono fuori e basta, forse sono solo geloso perché non posso stare con lui quanto vorrei.
Cerco di stare calmo, ma non è facile. Per niente.
Perché vorrei andare là a dirgli che diavolo fai, ma so che lui non ha alba di che diavolo fa, perché per ora non fa niente. Ne sono sicuro.
Però quando lo intercetto un giorno dopo gli allenamenti, faccio i salti mortali per beccarlo da solo.
Karim mi vede e sorpreso mi fissa.
- Che ci fai qua? Pensavo che avessi… - Alzo il dito e lo zittisco, poi gli indico di seguirmi in fretta ed in silenzio. Lui allora esegue senza capire. Solo quando mi infilo nella sala dei massaggi e siamo soli al sicuro, gli dico che non dovrei essere qua e che nessuno deve notare la mia anomala presenza.
Così ride illuminato e felice.
Sono felice che lo sia, ovviamente, però continuo ad essere infastidito, vorrei prenderlo a sberle, ma non posso dirgli che deve ricordarsi che è mio.
Non posso dirlo, ma posso fare in modo che lo ricordi comunque.
- Che succede? Ti mancavo troppo? Pensavo che non potessi vedermi prima di mercoledì… -
Abbiamo gli appuntamenti.
Mi irrita da morire prendere appuntamento per vederlo, ma è colpa mia. Devo organizzare tutto in base ai miei orari ed ai suoi e come se non bastasse anche a quelli della mia famiglia e della sua. Le cose cominciano a farsi complicate e sono profondamente irritato.
Trattenermi non è facile.
Lo guardo, l’ora avanza in fretta, il tempo a disposizione non sarà eterno ed io vorrei dirgliene di tutti i colori, ma non avrebbe senso, così mi mordo la lingua, mi tolgo la maglia e lo prendo per la sua, l’attiro a me e gliela tolgo, prendo possesso della sua bocca con prepotenza, lui me la dà subito senza fare altre domande, gli abbasso i pantaloni della tuta e gli slip da allenamento, glielo prendo e mentre divoro la sua bocca, lo strofino con la mano.
Cresce subito, geme mentre si intreccia alla mia lingua ed io alla fine lo spingo per le spalle in basso e lo faccio inginocchiare, mi tiro fuori l’erezione e gliela porgo. Karim non se lo fa ripetere, me lo succhia subito con piacere ed impeto, poi si masturba da solo nello stesso momento. Sento l’eccitazione alle stelle e ancora non è sufficiente.
Vorrei chiedergli se se lo è già fatto, se ci ha già pensato, ma mi sforzo di non sembrare quel pazzo ossessivo maniaco che sono.
Quando sento fortissimo quell’impulso, lo sollevo e lo giro di schiena, lo piego sul lettino da massaggio all’altezza giusta, mi succhio il dito e glielo metto velocemente. Un momento dopo sono io dentro di lui, con tutta la mia erezione. Come se quel bisogno impellente stesse proprio per esplodere.
Karim trattiene il fiato e stringe le mani sulla carta stesa sul lettino, la stropiccia e poco dopo inizio a muovermi.
Il piacere sale e ben presto anche i nostri gemiti si uniscono, anche se cerco di trattenerli.
Quando il ritmo sale così come i colpi si fanno più forti, per lui controllarsi è impossibile e sono costretto a mettergli la mano sulla bocca. Credo che questo gli piaccia da matti, infatti lo sento poco dopo che viene. Ovviamente impazzisco anche io e vengo a mia volta.
Il calore esplode, trema in tutto il mio corpo teso, mi attraversa come delle scariche intense.
Ci metto un po’ a riprendermi, ansimo sudato e con i pantaloni alle cosce. Lui piegato in avanti, sul lettino, ansimante come me, sudato e abbandonato, gira il capo, cerca il mio sguardo ed io esco da lui, mi faccio indietro e lo aiuto a raddrizzarsi.
Karim si separa, si tira subito su pantaloni e slip in fretta, cosa che faccio anche io, ci guardiamo in piedi staccati uno dall’altro, ancora col fiatone, sorpresi, eccitati e sconvolti di come sia stata. Come appena era iniziata. Quando era iniziata è stata una questione di marcare il territorio, ero geloso marcio di Gonzalo e lo facevo così.
Poi le cose si sono calmate e lui è presto diventato solo mio, così è arrivato anche il sentimento e la dolcezza.
Cosa penserà? Cerco di capirlo, ma è solo shoccato.
- Era da tanto che non mi prendevi così. - Dice con voce roca, infilandosi la maglia che gli ho tolto in fretta. Si morde il labbro guardandomi che faccio la stessa cosa e mi fermo in attesa. Ci osserviamo, sto molto meglio.
- Mi irrita non poterti avere spesso come prima. - Me l’asciugo facilmente e lui fa un sorrisino soddisfatto mettendomi le braccia al collo.
- Se il risultato è questo beh, pazienza… - Dice soddisfatto e malizioso. Io rido e lo bacio con più calma, mentre la pace dei sensi mi attraversa pacifica.
Piccolo stronzo.
Cosa mi hai fatto? Cosa mi sta succedendo?
Si torna indietro o cosa?
Chi ti fai, chi diavolo ti fai? Il mio istinto non sbaglia mai.
Lo guardo negli occhi, ma proprio quando glielo sto per chiedere il telefono suona ed ecco il mio impegno rimandato.
Sbuffo e scuoto la testa.
- Devo proprio andare. - Karim è un po’ deluso.
- Sedotto e abbandonato. - Mormora mentre apro la porta col telefono in mano, ancora non rispondo.
Mi giro, lo guardo appoggiato nel lettino tutto in disordine, stropicciato e noto  a terra la macchia del suo sperma, per non dire quella nei suoi pantaloni. Si è tirato tutto su senza pulirsi.
- Karim è un macello, dai una sistemata… anche a te! - Poi gli indico la macchia sui pantaloni, lui guarda e ridacchia.
- Questa è colpa tua! -
- Quella però è tua! - dico indicando il pavimento. Lui guarda e ride, la sua risata mi accompagna mentre esco e prendo il telefono.
Faccio alcuni metri nel corridoio e poi sento dei passi venire dall’altra parte, mi volto mentre sto parlando col mio collega dicendogli che sto arrivando. La voce poi mi muore in gola.
Ad entrare nella sala massaggio proprio mentre Karim sta sistemando, è James.
La tentazione di andare a controllare è tanta, mi fermo e tendo le orecchie.
- Che fai? - Karim probabilmente si spaventa prima di vederlo.
- James, mettiti un campanello al collo! - Brontola. Sorrido. Rimango ancora un po’, non dovrei orecchiare.
- Ti ho spaventato? - Non risponde. - Che fai? - Torna a chiedere. Silenzio.
- Pulisco, non si vede? -
- Ma cosa? - Sospira spazientito.
- Che te ne frega? -
- Beh, sei sporco nei pantaloni. - Se non capisce che cosa è successo è dell’altro mondo.
- Sì lo so. - Ringhia ancora.
- Che macchie strane. - Poi aggiunge. - Anche lì c’è un poco… - Trattiene il respiro. - Ma è… - Sto per entrare, Karim potrebbe prenderlo per il collo se non la finisce, ma lo sento che fa qualcosa, si muove? Non saprei, però poi aggiunge secco.
- Ho scopato, James! Ok? Adesso piantala col terzo grado! -
Silenzio. Mi copro gli occhi e scuoto la testa. Se volevamo mettere i manifesti bastava chiedere a lui insomma.
- Oh. - Il suo ‘oh’ mi fa ridere, ma il telefono torna a suonare e devo proprio andare.
Non so che conversazione avranno avuto dopo e non so che stanno combinando.
Gli dirà che ha una relazione omosessuale segreta? Conoscendo Karim mai. Però già che gli ha detto che stava scopando, per dirla alla sua maniera, è un bel passo in avanti.
Beh, volevo che si aprisse e lo sta facendo, ma proprio con James?
C’è qualcosa in quel ragazzino, qualcosa che mi irrita.
Forse è perché sarebbe perfetto per uno chiuso e burbero come Karim. Uno così aperto, dolce ed espansivo sarebbe maledettamente perfetto, in effetti.
Oh dannazione.

Purtroppo la fissa non mi passa, è destinata a crescere. Faccio del mio meglio per controllarmi, mi limito ad osservarli da lontano senza farmi notare e a prendermi Karim quando proprio non ce la faccio.
Il problema è che non capisco se i due se la fanno o no ed è peggio perché conosco Karim e secondo me lo vuole, forse non l’ha ancora fatto, ma lo vuole. Ne sono certo.
Tutte le volte che gliene parlo cercando di essere indifferente lui glissa e finisce che me lo prendo contro il muro in modo indecente.
Visto che non ne cavo un ragno dal buco, inizio ad ascoltare le loro conversazioni quando c’è l’occasione. O meglio. Mi creo quelle occasioni.
La stagione scorre molto meglio, specie per Karim che ad un certo punto rimane il solo pilastro dell’attacco e lui non cede, gestisce molto bene da solo l’area, sono molto fiero di lui. Questo mi fa pensare che se fosse la stella di una squadra che gioca per lui, farebbe ancora meglio.
Purtroppo però ad un certo punto comincia il calvario degli infortuni, come gli altri, ed il problema aumenta quando iniziano le ricadute. A questo punto ci rendiamo un po’ tutti conto che c’è qualcosa che non va, non tanto per la sfortuna di averne tanti infortunati, purtroppo capita. Il problema è che quando tornano, hanno sempre ricadute.
Inizio a venire assorbito da questo discorso e per fortuna mi distraggo dall’idea fissa di Karim con James che, comunque, ad essere onesti, non penso abbiano mai fatto nulla in quel senso onestamente.
Non è una questione di preparatori, ma di cure e diagnosi, a mio avviso vengono abilitati al gioco troppo presto e bisogna vedere se è perché i problemi fisici vengono sottovalutati o proprio valutati male in generale.
Il dottore è stato cambiato, Perez ha messo un suo amico e la cosa mi preoccupa, ma vado fuori di testa quando Karim, verso fine stagione, chiude in anticipo perché ha l’ennesima ricaduta ed uscito dal campo fa una cosa che non credo d’avergli mai visto fare.
Piange.
Le videocamere lo inquadrano ed io da casa lo vedo, mi viene una specie di colpo. Chiude il viso nell’asciugamano e si capisce che piange di dolore e nervoso insieme, seduto in panchina con i medici sportivi che lo curano velocemente alla buona, i compagni lo lasciano in pace, solo uno gli fa una carezza sulla schiena, credo sia Jese. Jese ha legato tanto con lui, ma non mi dà fastidio perché vedo che è un rapporto molto fraterno. Con James sono sicuro che sia diverso, ma al momento gli sta lontano perciò sono più concentrato su Karim che piange.
Dopo la partita mi scrive se posso andare da lui che ha bisogno, così non c’è da discutere, sarei andato comunque.
Il fatto che me lo chieda è incredibile quanto le sue lacrime, non ha mai chiesto nulla, sono sempre stato io a gestire le cose fra noi, a chiamarlo, a venire.
Rimango sconvolto da questo.
Quando lo raggiungo a casa ha un’aria tetra, gli occhi sono rossi e gonfi e mi fa una  tenerezza incredibile. Come prima cosa lo abbraccio, lui si rifugia subito come se non aspettasse altro. Lo sento rilassarsi con me, come se staccassero la spina e torna a piangere. Chiudo la porta di ingresso e rimango qua senza muovermi, appoggio il viso contro la sua testa, si nasconde contro il mio petto, stringe la mia maglia.
Non dico nulla, non serve. Poi quando si sente meglio, si separa e zoppica verso l’ingresso asciugandosi l viso con il polso, scusandosi.
- Scusa, ho tenuto duro così tanto ed ora… non ce la facevo più. - Poteva cedere solo con me. Sorrido dispiaciuto e lo seguo, vedo che prende il telefono e legge un messaggio che gli è arrivato e accenna a qualcosa che definire sorriso è troppo, lo affianco e gli carezzo la nuca, così guardo.
- Vuoi una tisana? - Chiedo come se fosse casa mia. Nello schermo il messaggio di James che mi fa salire il nervo bello teso. Si era appena rilassato, il mio nervo.
‘Dai, vedrai che tornerai più forte che mai! Se hai bisogno di compagnia chiamami, arrivo a qualunque ora!’
Karim lo vedo che scuote la testa con quella strana espressione particolare.
‘Che efficienza!’ Scherza. Io mi irrigidisco e vado in cucina come se mi avesse calcolato, evito di ripetere seccato, gli direi ‘se non sei troppo occupato col tuo nuovo toy boy, mi calcoli?’ Ma non dico nulla, non posso ora. Sta male.
Mi raggiunge in cucina e si siede nella sedia tenendo lunga la gamba, appoggia stanco il gomito sul tavolo e il mento sul palmo e mi guarda demoralizzato.
- Di solito non ti disturbo, ma avevo bisogno di te. -
- Sono sicuro che hai la fila per tirarti su di morale… - Dico come se non lo sapessi. Lo guardo e alza le spalle col broncio.
- Ma io volevo te. - Sorrido mentre il mondo torna più sereno di prima. Siamo complicati entrambi, forse. O forse è molto semplice. Io lo amo, lui ha paura dell’amore. Stop.
- Se vuoi posso fermarmi tutta la notte, ho detto a mia moglie che stai male e che mi hai chiesto aiuto, visto che non l’hai mai fatto ha detto di fermarmi quanto voglio e di non preoccuparmi e di salutarti. - Karim sorride colpito, annuisce, ringrazia e quando metto la tazza di tisana calda davanti a lui, mi prende il polso, mi tira giù e mi prende la bocca chiudendo gli occhi, come se cercasse ossigeno.
Continua ad andare sempre meglio, ogni gelosia viene presto sbaragliata.
Il resto della notte siamo solo io e lui, lo faccio mio dolcemente, me ne prendo cura e ci ricarichiamo a vicenda. Nonostante le circostanze, è la notte più bella.
Dorme abbracciato a me tutto il tempo, cose che non ha mai fatto così. Al mattino è ancora stretto a me col risultato che non ho dormito molto, ma mi sono comunque goduto questo bel gattino bisognoso di cure.
Che personalità. È così insicuro, così tanto insicuro. Non ho mai visto uno più insicuro di lui. Cosa darei per cancellare tutto quello che lo ha reso così insicuro e fragile.