CAPITOLO IV:
IL TUO VISO NELLA MENTE
 
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Decidere di lasciarsi andare e trovarsi poi dentro a quella relazione, furono quasi due cose diverse.
Iker si era fatto un suo trailer prima di buttarsi nel film vero e proprio, poi vedendolo, come per ogni trailer che si rispettasse, si era lentamente reso conto di quanto diverso fosse.
Non per questo mollò.
Oh, quello no, mai.
Quella sera sarebbe stata l’ultima volta che l’avrebbe visto prima di qualche settimana.
I campionati erano finiti e rimaneva solo la cerimonia di premiazione del club prima di andare in vacanza e ritrovarsi solo un mesetto dopo per il ritiro estivo.
Un mesetto di astinenza totale.
Iker ci aveva pensato, specie perché non avevano ancora concluso completamente e si erano messi clandestinamente insieme da poco. Si era detto che interrompersi proprio sul più bello non sarebbe stata la fine del mondo, né in un senso né nell’altro… però potendo scegliere avrebbe cercato un modo per vederlo lo stesso.
Con lui c’era sempre quella specie di paura che poi cambiasse idea di punto in bianco e lo piantasse senza più tornare, un po’ come aveva deciso di mettersi con lui.
David era una creatura stranissima e non era ancora riuscito a comprenderla nemmeno per un po’.
Nonostante questo non si era mai dato per vinto in partenza e soprattutto non aveva espresso i suoi scontenti circa la momentanea separazione.
Comunque sapeva come la pensava, almeno questo.
David separava rigorosamente vita familiare da vita personale privata e segreta, ovvero quella che viveva con lui esclusivamente nei campi da calcio, negli spogliatoi e negli alberghi.
Non era una cosa facile ma limitandosi così tanto il ragazzo non aveva certo modo di perdere effettivamente la testa.
O per lo meno così lui pensava.
Così come pensava di andare in vacanza senza dire niente dei propri dubbi e delle proprie contrarietà!
Errore, grande errore!
La cerimonia di premiazione del Real Madrid che aveva vinto la Liga, avvenne nel glorioso Barnabeu, il loro stadio.
Allestito per l’occasione in modo molto suggestivo, c’era un sacco di gente per assistere non solo alla premiazione in sé ma anche ad uno spettacolo messo in piedi esclusivamente per loro.
Tutto molto suggestivo, tutto molto bello, tutto molto meritevole di essere registrato con una videocamera.
Molto.
Davvero.
Come no.
No, certo che sì… registrato con una videocamera.
Ma Iker ad un certo punto si era chiesto come mai per registrare meglio David gli fosse salito sulle spalle.
Cioè, non aggrappato ma proprio seduto sopra.
Se l’era chiesto un istante brevissimo, poi subito dopo aveva trovato risposta, oh, se l’aveva trovata.
Con una certa facilità e velocità!
Perché David era con la divisa estiva del Real Madrid, come anche lui, e ciò che sentiva premersi contro la sua nuca non era di sicuro una protuberanza innocente.
Con i figli lì, rigorosamente invitati ed in posto d’onore.
Di conseguenza se c’erano i figli da qualche parte doveva esserci anche la moglie, si era detto Iker quando li aveva visti arrivare in campo insieme. Pensiero che aveva lasciato il tempo che aveva trovato perché poco dopo si era trovato a sconvolgersi per quanto belli fossero quelle sue creature, padre compreso.
Si era sciolto come neve al sole e gli si era avvicinato salutandoli entrambi.
Non li aveva mai visti dal vivo, Victoria era estremamente gelosa dei suoi pargoli e c’era da chiedersi come mai avesse lasciato David portarli allo stadio.
Del resto la cerimonia di premiazione doveva essere qualcosa di meraviglioso ed indimenticabile, vissuto dal campo, dove erano loro con gli altri compagni tutti pronti a festeggiare ulteriormente.
Successivamente aveva lanciato uno sguardo interrogativo a David non capendo comunque la presenza dei suoi figli lì, nell’ultima serata in cui sarebbero potuti stare insieme visto che il giorno dopo, la severa signora Beckham, aveva già i biglietti per partire.
Figurarsi se avesse concesso al marito un giorno di più a Madrid.
E per fare cosa?
Ormai non restava più niente…
Però David aveva fatto finta di non notare il suo sguardo smarrito e sorridendo sornione aveva tirato fuori la videocamera dicendo che voleva registrare la serata, che era una visuale davvero suggestiva e spettacolare dello stadio.
Iker l’aveva guardato sempre con trecento punti di domanda in testa e quando gli aveva chiesto cosa volesse da lui e perché glielo stesse dicendo, David l’aveva guardato come fosse una scaletta umana.
Poi glielo aveva anche detto sfacciatamente.
- Devi farmi salire sulle spalle! - Iker aveva alzato incredulo un sopracciglio pensando lo prendesse in giro, poi David gli si era avvicinato e prendendolo per le spalle con quella di abbassarlo per salire davvero sopra di lui, gli aveva appiccicato le labbra all’orecchio e detto suadente: - Sulle tue larghe e forti spalle possenti… so che sei abbastanza forte da reggermi… - Non gli ci era voluto molto per convincerlo. Più che convincerlo l’aveva stordito e prima che Iker potesse rispondere o riprendersi dallo shock, l’inglese composto ed elegante gli era salito sulle spalle come niente, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Iker se lo ritrovò sopra in poco e nonostante non fosse certo un bambino di dieci chili, dopo i primi secondi passati a chiedersi perché mai sopra di sé, aveva capito perfettamente e si era trovato a sperare che invece la cerimonia non finisse mai e che David non scendesse più.
L’avrebbe sostenuto per tutta la sera, la notte, il giorno dopo e magari anche il pomeriggio!
Poi però l’avrebbe buttato giù sull’erba e gente o non gente se lo sarebbe fatto concludendo fino in fondo i famosi discorsi a luci rosse che cominciavano spesso e mai finivano come si doveva.
David era un sadico, probabilmente.
La cerimonia tuttavia non fu infinita come Iker aveva sperato e sebbene si fosse trovato egregiamente con l'erezione di David premuta sulla propria nuca, alla fine aveva dovuto farlo scendere a malincuore.
Il dolore alle spalle non l’aveva nemmeno sentito!
Turbato per la separazione imminente, il giovane portiere tornò a chiedersi perché mai si fosse portato i figli ma trovò presto risposta. Al termine di tutto, fra la confusione inevitabile dei loro compagni ed altra gente non ben identificata che si complimentava e faceva festa, lo vide condurre i due piccoli bambini dalla moglie che aspettava da un’altra parte e tornare da solo, a quel punto capì e gli venne quasi un colpo nell’incrociare da lontano i severissimi occhi di Victoria.
Due lame gelide color cioccolato fondente.
Se avesse potuto l’avrebbe ucciso e ingoiando a vuoto, una volta raggiunto da David di nuovo non aveva saputo trattenere il commento più che spontaneo e preoccupato:
- Ma sa già tutto? -
David come se contemplasse la possibilità solo in quel momento per la prima volta, si girò verso la moglie che ancora lo squadrava peggio che mai, poi alzando un sopracciglio con un che di malizioso e di indecifrabile disse:
- Perché? -
- Non so, mi sta uccidendo con gli occhi… e non abbiamo fatto niente! - Iker non poteva credere che glielo stesse chiedendo davvero. Infatti poi David rispose ridendo facendogli capire che l’aveva preso in giro, troppo succulenta la possibilità di prendersi gioco di lui e divertirsi. Iker era la sua oasi, specie in prospettiva di molti e molti giorni da passare esclusivamente con Victoria.
- No, ti sono solo stato sopra per tutta la cerimonia! Che ha da guardare in quel modo? Me lo chiedo anche io! -
Solo lì Iker si rese conto di aver sfoderato un’ingenuità da premio oscar e si chiese se David non stesse di nascosto con lui solo perché era fantastico e facilissimo prenderlo per i fondelli.
Preferì non rispondersi anche se da lì in poi non avrebbe più smesso di farsi quella domanda.
- Vieni, ho poco tempo. Poi il generale mi reclamerà! - Disse improvviso David trascinandosi Iker per il braccio in mezzo alla folla e confondendosi fino a far perdere le tracce con molta maestria.
Che avesse le idee chiare era palese, che il compagno non fosse sullo stesso piano lo era altrettanto.
Si ritrovarono in poco in quello che probabilmente era un magazzino o qualcosa del genere. Non ci aveva fatto molto caso nel rinchiudersi dentro.
Accesa la luce per non rischiare di rimanere schiacciati da chissà cosa, non persero nemmeno un istante a guardare l’interno dello stanzino.
Era chiuso e deserto, questo contava.
Appena dentro David sospinse Iker contro la porta in modo da bloccarlo e guardandolo da vicino con quel suo sguardo sicuro e allusivo al tempo stesso, esitò prima di impossessarsi delle sue labbra che comunque reclamavano quel bacio.
L’ultimo di chissà quanto tempo.
L’avrebbero fatto lì in quel modo, di fretta?
Per un attimo Iker se lo chiese, poi specchiandosi nelle sue iridi verdi si diede dell’idiota per quella domanda stupida.
Era ovvio che David non l’avrebbe fatto in un posto così squallido e con il diavolo là fuori ad aspettarli. Nemmeno se poi non si sarebbero potuti vedere per molto tempo.
Però lo stava contemplando con molta intensità e questo colpì il più giovane che non insisté per affrettare i tempi, sebbene arrivato a quel punto lo volesse eccome.
Lasciò che David gestisse il tutto come sempre, gli piaceva quando lo faceva perché sapeva controllarsi alla perfezione e tirava fuori qualcosa di impensabile che però gli piaceva come non mai.
In quell’istante di scambi particolari, non poté non cogliere una luce illeggibile. Cioè più illeggibile del solito.
Stava pensando a qualcosa che non aveva mai contemplato.
Gli piacque ma senza pensarci un secondo di più, volle esserne partecipe.
Iker non aveva mai fatto domande se non la prima volta per decidere di vivere quella relazione. Poi non aveva mai più posto quesiti di alcun tipo, aveva accettato tutto assecondato il compagno con estremo piacere ed elasticità.
Ora però glielo chiese.
- Cosa c’è? -
David solo allora si rese conto di non aver controllato molto bene la sua espressione, nonostante fosse sicuro di esserci riuscito come sempre.
Sorpreso di quel fatto, si trovò a rispondere prima ancora di decidere di farlo.
Lo fece con spontaneità, qualcosa che non aveva ancora usato con nessuno e mai.
- Volevo imprimermi il tuo viso nella mente prima di andarmene e non vederti più per chissà quanto tempo. -
Iker a quello sorrise intenerito accorgendosi di quanto ormai fosse evidente il suo coinvolgimento.
Lo disse fra sé e sé evitando di dirlo ad alta voce, ma se lo disse.
Fa tanto quello che non si lega a niente e nessuno, ma in realtà gli entra tutto dentro. È solo bravo a controllarsi e recitare.”
Anche se a onor del vero non era completamente esatto.
Non gli entrava dentro tutto. Fino a quel momento non gli era entrato nessuno, per questo si era sposato con Victoria, pensando solo al lato materiale della situazione. Convinto che tanto non avrebbe mai potuto provare sentimenti per nessuno, tanto valeva legarsi alla principessina di turno e diventare con lei e i suoi figli il simbolo della perfezione!
Era così che gli piaceva essere, o forse semplicemente non era capace di provare di meglio.
Quando fu soddisfatto della sua contemplazione, David annullò la distanza e con delicatezza si appropriò delle sue labbra.
Gliele inumidì con le proprie per poi violarle leggero e sensuale, non voleva mai avere fretta, la fretta uccideva il vero godimento, se lo diceva sempre.
Iker però era più irruente, forse per la sua giovane età o forse perché avendo David fra le mani chiunque lo diventava, ma dopo qualche istante di fusione lenta e quasi statica capace di accendergli mille voglie che sapeva, lo sapeva per certo, non avrebbe soddisfatto del tutto, con le mani si intrufolò sotto la sua maglia leggera. Gliel’alzò e gliela tolse in un soffio. Smisero di baciarsi per qualche istante e si tornarono a guardare negli occhi, pochi millimetri a separarli, i sapori nelle bocche, i respiri sulla pelle. Ora lo sguardo di David era estremamente malizioso tanto che parlava ampiamente da solo. Nonostante non sarebbero servite parole, lo disse ugualmente sulla sua bocca. Perché adorava metterlo in imbarazzo.
- Sembra che qualcuno voglia qualcosa… -
- Non è chiaro? - Chiese Iker senza nemmeno sapere cosa stesse facendo.
E per la cronaca stava armeggiando coi suoi pantaloni. Fortunatamente avevano l’elastico e ci mise poco ad infilare la mano e andare oltre gli slip che indossava per appropriarsi della sua erezione.
Ci mise pochissimo.
David accentuò il sorriso malizioso ma compiaciuto della sua iniziativa smise di tenerlo fermo contro la porta e cominciò a carezzarlo a sua volta, scendendo con la bocca sul suo collo e succhiando quelle piccole parti che sapeva lo facevano impazzire.
I suoi punti sensibili.
Del resto anche lui stava stimolando i propri fin troppo bene…
Sembrò quindi soppesare per un momento, mentre la mano di Iker gli faceva aumentare vertiginosamente il piacere, l’idea di andare oltre.
Ma fu solo un lampo nell’istante in cui stava per venire, subito decise di rallentarlo per ricambiare e venire insieme, si disse che non era decisamente il momento.
Troppo in fretta, troppo presto, troppo inadeguato quel posto, quel momento e l’idea di essere atteso dal generale.
Non gli piaceva fare le cose in quel modo.
Si infilò svelto dentro ai suoi pantaloni e allo stesso modo raggiunse con facilità la sua intimità. Era lì già sensibile ad aspettarlo.
Tornò ad occuparsi delle sue labbra che succhiò per poi farlo con la sua lingua ed intrecciarsi ad essa nella speranza assurda di poterlo fare per sempre, senza dover smettere sul più bello.
Un desiderio che per ora non aveva ancora avuto con nessuno.
Le mani si mossero in sincronia l’una sul sesso dell’altro e l’eccitazione crebbe vertiginosamente in una perfetta fusione di piaceri che si impressero a fuoco nei rispettivi corpi, come un qualcosa che potesse marchiarli per poter tornare solo al pensarci.
Perché di momenti in cui ne avrebbero avuto voglia e non avrebbero potuto averlo, sapevano che ce ne sarebbero stati e molti.
All’estremo del piacere schiusero gli occhi e si guardarono ansimanti, ancora con le labbra pulsanti ed unite, fuse, mescolate.
Tutto di loro fremeva impazzito, i sensi stessi erano preda della follia.
Quando gli sguardi si allacciarono di nuovo, lì, da così vicino, coi sapori altrui nelle bocche e nelle mani, raggiunsero con estrema liberazione l’orgasmo in sincronia, profondamente sconvolgente.
Se non altro per David.
Sconvolgente per la sua meravigliosa intensità e per quel fuoco che ora lo bruciava divorandolo.
Non era mai stato così, nemmeno le volte precedenti.
Mai.
Si chiese se quella separazione forzata momentanea non arrivasse al momento giusto.
Si chiese se non fosse proprio provvidenziale per permettergli di riprendersi, di pensare e di ritrovarsi e tornare in carreggiata.
Sì, perché, si disse, era ormai evidente che la sua auto cominciava inequivocabilmente a sbandare.
Il punto era capire se si poteva tornare in strada oppure se doveva prepararsi all’impatto e l’idea di questa seconda eventualità non poteva nemmeno lontanamente contemplarla. Non poteva assolutamente.
Se non che ne ebbe quasi conferma alle braccia di Iker che si chiudevano intorno al suo collo in un abbraccio intimo che lo paralizzò, sperando di nuovo che il tempo si fermasse e di poter essere in una stanza migliore, in tempi migliori.
Con le sue labbra contro l’orecchio che sussurrava ancora ansimante e roco, finì per sconvolgersi del desiderio folle che ormai aveva cominciato a divorarlo.
- Sei proprio uno stronzo… non puoi accendermi così e poi piantarmi senza concludere per chissà quanto tempo! - Glielo disse spontaneo consapevole che ormai a quel punto era assurdo trattenerlo.
Iker lo sentì sorridere ma non volle nemmeno guardare il genere di sorriso né provare a decifrarlo e capire come si sentisse.
Non volle, perché ora non l’avrebbe visto per troppo tempo e la cosa non poteva che seccarlo.
E seccarlo era dire poco.
- Oh, spero non troppo… -
Nel momento in cui lo disse Iker si sciolse nell’assoluta consapevolezza che fra i due quello che l’avrebbe avuta più difficile sarebbe stato proprio David.
A quel punto non poteva più non cercare di rispondersi.
Chi era David veramente?
A costo di metterci tutta la propria sanità mentale, avrebbe trovato risposta.