CAPITOLO VI:
TI SONO MANCATO ANCHE IO
 

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Iker uscì dalla camera con un nervosismo considerevole per essere stato interrotto sul più bello e sostanzialmente non aver chiarito le motivazioni del grande silenzio di David.
Una volta fuori incrociarono dei dipendenti dell’albergo che fecero gli occhioni dolci al suo compagno.
Solitamente questo avrebbe ingelosito ed infastidito chiunque, per Iker che nervoso lo era già di suo e per motivi ben più importanti di quello, funse invece da calmante ed improvvisamente, di punto in bianco, si mise a ridere.
Dapprima sommessamente e coprendosi la bocca per non farsi vedere, poi sempre più di gusto e rumorosamente fino a che non attirò l’attenzione di un po’ di gente e David, che lo guardava come se fosse impazzito, gli chiese:
- Che ti prende, ora? Mi sembravi nero, prima… -
Iker allora si avvicinò per farsi sentire solo da lui ed in quello gli si attaccò al braccio.
- Rido perché tutti sperano in un tuo sguardo o parola. - Questo però non era molto chiaro.
- E con ciò? Dovrebbe seccarti, in teoria… perché ridi? -
- Rido perché non sanno che non hanno la minima speranza! - Questo sconvolse David per più motivi, a partire per la megalomania. Insomma, da quando era così sicuro di sé?
- E tu da dove vieni? Che ne hai fatto dell’Iker cupo ed arrabbiato di prima? Quello solitamente mite ed umile, semplice… - Iker rise ancora di più appoggiandosi totalmente a lui per non cadere.
- E’ rimasto in camera, ti aspetta per provare se il letto è comodo! - Questa risposta ironica e maliziosa, perfettamente all’altezza della situazione, allietò David che si compiacque di questo suo strano cambiamento. Era sempre stato strano in quei suoi sbalzi d’umore… tanto facile che si arrabbiasse per un forte senso di giustizia, quanto che poi prendesse le cose più complesse alla leggera.
Gli piaceva anche per quello, gli dava una prospettiva più sopportabile di quella che normalmente era costretto a considerare.
E con questo intendeva il dover capire chi aveva davanti e comportarsi nella maniera più consona per ottenere ciò che voleva oppure per far felici tutti.
Voleva essere quell’uomo perfetto che era sempre stato additato, gli piaceva, tutti se lo aspettavano ed in quel modo poteva almeno essere lasciato in pace, in un certo senso.
Ovvero non c’erano critiche per uno che si comportava sempre nel migliore dei modi, che non faceva casini, che non complicava le cose, che non creava scandali.
- Allora dobbiamo solo far passare la giornata in fretta… - Rispose basso e suadente al suo orecchio facendolo arrossire violentemente per poi ridere euforico.
Era di quell’Iker che aveva bisogno, quello che lo distraeva e che… bè, semplicemente lo faceva sentire bene. Tutto lì.
Anche nel golf car, la macchina che portava i calciatori al campo di calcio, Iker rimase in modalità allegra e demente a parlare e scherzare di continuo, sembrava anche fin troppo infantile, talvolta, con le sparate che faceva fino a che David, spiazzato da quella sua gioiosità, gli chiese facendosi brevemente serio:
- Ma non è normale… prima eri davvero arrabbiato ed ora, senza parlarne, sei così contento… - Nemmeno Iker se ne capacitava, in realtà.
Fermandosi si voltò verso di lui, erano seduti vicino e soli nel trabiccolo guidato da qualcuno di addetto al compito. Era un giovane annoiato con gli auricolari agli orecchi.
Mantenne un sorriso che si congelò, aveva ragione…
- Ero incazzato nero perché non ti sei fatto vivo per tutta la vacanza… nemmeno un messaggio, una chiamata, nulla… - David, mantenendosi composto ed immobile, ricambiò il suo sguardo capendo che c’era dell’altro.
- E cosa ti ha fatto cambiare idea, poi? - Fece calmo.
Iker si strinse nelle spalle e si appoggiò allo schienale, spalla contro spalla, le braccia che si toccavano disinvolte diventando subito calde nel punto in cui venivano a contatto. Pochi centimetri a separarli, ma erano in mezzo ad altra gente, anche se seduti sostanzialmente da soli in quel macchinino.
- Ti sono mancato anche io. E comunque per quanto e quanti ti vogliano, hai preso una camera con me in un piano che sarà solo nostro, lontano da orecchi e occhi. Potresti avere chi vuoi ma nemmeno li vedi. Stai bene con me. - Semplice, onesto, chiaro e lineare. Oh, come l’adorava quando lo faceva, quando parlava in quel modo, quando lo era.
Gli era mancato quel suo lato disarmante, quei suoi ragionamenti forse anche banali e classici ma davvero solidi e sinceri.
David finalmente sorrise colpito dalle sue parole e dal fatto che trovasse normale dirlo con tanta semplicità, finì per essere anche più dolce di quel che avrebbe voluto ed ormai gli era sempre più difficile controllarsi con lui. Benedì quella specie di momento in cui erano relativamente da soli e allargando la gamba per toccare la sua, lo vide arrossire e sussultare per poi sorridere a sua volta radioso e sciolto. Gli poteva fare di tutto, pendeva totalmente da lui ma gli piaceva solo perché era lui, gli altri che pendevano allo stesso modo lo infastidivano, doveva ammetterlo.
- E’ così come dici. Mi sei mancato, ma ero col generale, non potevo nemmeno lontanamente pensare di scriverti o chiamarti. Anche se siamo dei finti sposi, è di un geloso inaudito. Ci tiene che nessuno abbia motivo di pensare che fra noi le cose vadano male o che la tradisco. Va su tutte le furie se lo sospetta o se guardo un’altra donna… avrei voluto sentirti per tutta l’estate, ma ci sono volte in cui non si può fare quel che si vuole. - Iker si oscurò brevemente a quel pensiero, come se fosse un paletto, un riportarlo bruscamente alla realtà. Aveva immaginato fosse una cosa del genere ma ugualmente non aveva veramente idea di quanto Victoria lo controllasse, quando erano insieme.
David, vedendolo abbattuto per l’idea di non poter fare sempre quel che volevano, gli circondò le spalle col braccio attirandolo a sé con sicurezza ed il suo fare accattivante:
- Ma ci sono altre in cui possiamo. Godiamoci questo ritiro. - Iker tornò a sorridere rilassandosi contro di lui.
L’avrebbero fatto fino in fondo e a vederli scherzare sempre toccandosi od abbracciandosi, ridendo felici e quasi infantili, anche gli altri loro compagni capirono a quel punto che non erano solo vaghe impressioni, non era una questione di interpretazione. Era proprio così.
Nessuno, dopo quel giorno ebbe assolutamente più dubbi.
 
Sostanzialmente a David piaceva sempre più tormentare Iker e lui che aveva capito questa cosa ci stava di proposito, fingendo di reagire come un bambino. In realtà scendeva al suo livello per divertirsi e ridere, quindi poi era il primo ad essere capace di tornare serio e composto, di stare al proprio posto quando doveva.
Era un rapporto piuttosto paritario, ora che Iker ne capiva sempre più di David e riusciva così ad adattarsi.
Fu comunque una lunga prima giornata di ritiro passata fra scherzi, risa e giochi più o meno infantili che spesso e volentieri vedeva esclusi tutti gli altri.
Vivere come degli pseudo fidanzati fece inevitabilmente ingigantire parecchio la voglia che l’uno avevano dell’altro e paradossalmente prima della sera non ci sarebbe stato verso di soddisfarsi.
Solo quando la cena fu finalmente conclusa e poterono tornare in camera, Iker si zittì repentinamente rendendosi conto di cosa significava.
Finalmente quello che considerava senza vergogna una specie di sogno irrealizzabile, visto quanto glielo aveva fatto sudare, si stava per realizzare.
Capì che questa volta non c’erano ostacoli, il tempo l’avevano, il luogo anche, l’occasione, la situazione… insomma, c’era tutto.
In ascensore David capì al volo che il suo magico silenzio era dovuto a quell’idea fissa. Ormai c’erano, no?
Ridacchiò malizioso vedendolo così evidentemente teso ed emozionato. Ci teneva così tanto a fare l’amore con lui fino in fondo?
Sapeva che in molti avevano quel desiderio ma da lì a ritrovarsi in quegli stati… l’osservò di sottecchi, era davvero serio e teso.
Così probabilmente avrebbe rovinato tutto, le ansie da prestazione non aiutavano mai… si chiese come fare per rilassarlo e appena si aprirono le porte lo precedette con passo sicuro. Sapeva come fare. Iker lo seguì più incerto, si aspettava un evento apocalittico da un momento all’altro che gli rovinasse tutto. Non poteva essere che succedeva semplicemente e che andasse tutto liscio come l’olio.
Esitò facendolo entrare per primo e quando Iker sentì la porta chiudersi dietro di loro, si fermò a pochi metri dall’ingresso, immobile come se gli avessero staccato i fili. La risata naturale e sexy di David lo fece sussultare e giratosi a guardarlo, lo vide fermò a squadrarlo con un’intensità maniacale. Aveva le mani nelle tasche della tuta e la posizione del corpo totalmente rilassata ma al tempo stesso contenuta ed eretta. Solo lui riusciva ad essere mille cose insieme.
- Era meglio stare in mezzo agli altri, mi sa… - Disse allusivo. Iker capì che si riferiva alla propria tensione e arrossì sentendosi un pivello alle prime armi. Di fatto con un ragazzo era la prima volta, le altre, sempre con David, non erano andati oltre un certo livello.
Rimase comunque fermo immobile e zitto a fissarlo impacciato non sapendo cosa dire e David allora agì come sapeva avrebbe potuto aiutarlo.
Fingendo indifferenza. Gli passò oltre ed andò verso il letto, quindi facendo finta di nulla iniziò a spogliarsi, si mise degli shorts ed una maglia senza maniche comoda che usava per dormire, quindi sotto gli occhi esterrefatti ed increduli di Iker ancora immobile, aprì il letto per accomodarsi con l’evidente unica insana intenzione di dormire e basta.
- Che fai? - David, sedutosi nel letto, disse ovvio e semplice imitandolo:
- Dormo, non si capisce? Domani la sveglia è presto ed oggi è stato un primo giorno piuttosto stancante… non ero abituato a questo ritmo, dopo le vacanze. Tu si? - Chiese fingendo sempre più che fosse tutto normale. In realtà poteva esserlo se non c’era un sottinteso grande come una casa.
Iker rimase ancora impalato shockato. Non poteva dire sul serio…
- Mi prendi in giro? - David sogghignò con la sua perenne eleganza, poteva esserlo persino nello squartare qualcuno, probabilmente!
- Perché? Cos’altro pensavi di fare? - Iker sapeva che lo stava facendo apposta ma gli sembrava assurdo comunque.
Alla fine David si stese lasciando il lenzuolo ai piedi, faceva ancora molto caldo, erano in pieno Luglio, quindi dandogli la buonanotte più falsa di quel mondo, si girò dall’altra parte dandogli le spalle. Sapeva che ora tempo due secondi netti ed Iker avrebbe reagito.
Così fu, senza deludere nessuno.
- Brutto stronzo che non sei altro… - Imprecò Iker sul piede di guerra dimenticandosi di tensioni, imbarazzi ed ansie varie che l’avevano bloccato fino a quel momento. Non perse nemmeno tempo a spogliarsi, salì subito sul letto e spingendolo lo fece rotolare in mezzo al materasso con la schiena verso l’alto, fu così che gli si schiacciò sopra con brutalità, facendogli uscire un lamento che non era molto di dolore e nemmeno sorpresa, dopotutto.
Prima di qualunque altra cosa, Iker gli morse l’orecchio ma senza fargli male, quindi premendo con le labbra su di esso, mormorò roco e deciso:
- Lo sai cosa facciamo ora… - La risata di David fu rilassante ed aiutò Iker a riprendersi e tornare normale.
- Cosa? - David tanto fece finchè non riuscì a girarsi sotto di lui, avendo il suo viso davanti e guardandolo con cura, rimase carico di quella sua malizia solita. Gli occhi verdi brillavano a pochi centimetri dai suoi ed Iker si sciolse definitivamente lasciando perdere la foga, la stizza e qualunque altro sentimento l’avesse alterato.
Ormai rimaneva solo un’ottima e sostanziale voglia di fare l’amore con lui, proprio come prima.
- Voglio fare l’amore con te. - David da un lato si compiacque per quel termine, dall’altro si chiese se non dovesse mettere i puntini sulle i. Non era capace di fare l’amore, però era capace di fingere.
Tutti quelli con cui l’aveva fatto avevano creduto si fosse sempre trattato più di sesso, sebbene poi alla fine era sempre stato solo quello.
Convinto che nemmeno quella volta le cose sarebbero potute cambiare, decise di non dire nulla e di vedere se se ne fosse accorto da solo. Iker poteva…
- Allora come minimo dovresti baciarmi, per cominciare… - Allo spagnolo questa risposta piacque molto e con un sorriso finale compiaciuto, annullò la breve distanza che rimaneva fra le loro labbra e quando si trovarono, la sensazione immediata di morbidezza annullò tutto il resto. Fu come un incantesimo che scendeva su di loro annullando il superfluo e concentrandoli su ciò che contava davvero, loro due e niente altro.