CAPITOLO IV:
TROPPO PULITO

Il caos generale scoppiò prevedibilmente appena dopo le prime dichiarazioni dellallenatore del Real Madrid su alcuni dei suoi giocatori, alcune delle quali misero molto subbuglio in tutti, specie uno dei suoi calciatori.
Ricardo si mordeva il labbro con fare incessante increspando la fronte in un chiaro gesto di impazienza ed incomprensione.
Non riusciva proprio a capire cosa significassero quelle parole che avevano catalizzato tutta la sua attenzione da quando le aveva ascoltate.
Le notizie si spargevano ovunque a macchia dolio e nonostante lui non fosse uno che le ascoltava, specie inerenti al calcio, quella proprio non poteva farne a meno. Era più o meno su tutti i giornali ed i notiziari sportivi.
Tormentandosi per trovare qualche risposta, si era chiesto se non dovesse andare dal diretto interessato a chiedere spiegazioni.
Prima gli diceva di fidarsi di lui e poi lo metteva fra i cedibili dicendo che non sapeva come impiegarlo poiché era un tipo troppo pulito?
Cosa mai poteva voler dire unuscita del genere?
Troppo pulito in che senso?
Arrovellandosi a tutto andare senza buoni risultati, alla fine decise di evitare il mister nella speranza che qualcun altro dallalto lo illuminasse.
E come evocato dalle sue preghiere, ecco che qualcuno effettivamente arrivò!
- Sapevo di trovarti qua a lambiccarti il cervello! - Il poter parlare in portoghese fra di loro era di conforto.
Ricardo girò la testa senza alzarsi dalla sua postazione solitaria, seduto ad un tavolino della sala relax del ritiro, con uno di quei famosi giornali aperti davanti a sé. Questa volta non aperto su un articolo inerente al Milan ma su sé stesso.
Cristiano non si sedette nemmeno, quella volta, e prendendo il giornale lo buttò in un altro tavolino come faceva sempre, con il solito gesto di prepotenza.
- Avanti! - Disse quindi deciso e determinato, quasi che lo stesse rimproverando. Ricardo lo guardò alzando le sopracciglia per cercare di capire che avesse, quindi lamico si decise ad essere più chiaro prendendolo per un braccio ed alzandolo prepotentemente: - Su, andiamo da qualche parte! Ti devi distrarre, tu! -
A queste parole, il brasiliano sgranò incredulo gli occhi color cioccolata fondente, quindi lo guardò convinto che lo prendesse in giro:
- Ma non possiamo uscire il mister lha vietato! Ha detto che abbiamo avuto già troppa vacanza, non vuole che ci distraiamo ma anzi che ci concentriamo solo sul riprendere la nostra forma! - Ripeté quasi completamente a memoria tutti gli ordini che Mourinho aveva sbraitato circa ogni santo giorno del loro ritiro appena iniziato.
Cristiano ridacchiò divertito ma come se non avesse detto niente, lo tirò più convinto di prima senza dargli possibilità di scelta:
- Ma chi se ne importa, ti serve un po di sana distrazione o diventerai un matusalemme in pensione prima di raggiungere i trentanni! - Lui e le sue uscite erano sempre originali e sebbene normalmente le apprezzasse, quella sera gli pareva davere davanti solo un matto completo. Cercò di resistere ma venne letteralmente trascinato fuori dalledificio piuttosto silenzioso e deserto in quel momento, ovviamente fra i lamenti meno convinti di questo mondo.
Certo che aveva bisogno di distrarsi, ma non voleva certo farlo a discapito della sua pace in quella squadra!
Se il mister sarebbe venuto a sapere di quella scappata clandestina, li avrebbe scuoiati vivi, ne era certo. Lui lo conosceva meglio di Cristiano e sapeva bene che con lui non si poteva scherzare sugli ordini che dava ai suoi ragazzi e guarda caso loro erano proprio fra questi ultimi!
- Ma Cris, ti devo ricordare che noi siamo fra quelli a cui ha vietato di uscire per andare a divertirsi? -
- Ed io ti devo dare uno specchio? -
- Eh? -
- Per farti vedere la tua faccia da super depresso per la serie latte alle ginocchia? -
- Che serie sarebbe? - E mentre lui addirittura gli spiegava con una certa convinzione, si trascinava Ricardo dove voleva continuando a tenerselo per il braccio come se fosse il suo cagnolino!
- E poi avevo delle cose da fare - Cercò di inventarsi qualcosa per farlo desistere rendendosi conto che ormai erano ben lontani dal ritiro e che erano a rischio linciaggio ugualmente!
Cristiano lo guardò scettico, quindi senza peli sulla lingua ed il minimo tatto, disse schernendolo:
- Cosa, pregare? - Non era un vero e proprio prenderlo in giro, però se Ricardo non fosse stato lui -ovvero la persona più buona sulla faccia della terra- si sarebbe profondamente offeso. Invece di prendersela, decise di concedergli il beneficio del dubbio e credere che non dicesse sul serio.
- Che cè di male? - Chiese senza avere scelta che seguirlo.
- Puoi farlo prima di dormire o in uno degli altri mille momenti della giornata in cui di solito lo fai già! Ora cè altro, che è ugualmente importante! - Lo diceva con la sua consueta sicurezza, convinto di quel che diceva, senza curarsi di ferirlo o meno. Sapeva che Ricardo non se la prendeva.
- Cosa ci può essere di più importante che ringraziare Dio? -
Cristiano si fermò e mentre nella mente gli passavano trecentocinquantamila cose che per lui erano decisamente più importanti di Dio, si autocensurò quando lo fissò negli occhi candidi che attendevano una risposta, convinto che non potesse esserci nulla di meglio dellAltissimo!
Trattenendo a stento una luce piena di malizia, cominciò a capire il profondo senso delle parole del mister a quella famosa intervista, quindi rispose divertito:
- Occuparsi del proprio spirito! Ecco cosa cè di più importante! - Cercò allultimo una risposta che sarebbe potuta andare bene per uno di fede come lui, quindi lo vide arricciare la bocca in maniera infantile e oscurare per un attimo il suo volto alla ricerca di una contro risposta:
- Dio cura anche quello - Però la vera genialata, al portoghese, venne a quel punto e fu una delle sue uscite migliori per cui si sarebbe congratulato con sé stesso per sempre:
- Certo, e lo fa dandoti dei mezzi terreni che se rifiutassi, sarebbe peccato! - A quello Ricardo ebbe listinto di ribattere subito, ma sebbene fosse convinto che Cristiano era nel torto, rimase a bocca aperta incapace di dire mezza parola. Anche se forse la motivazione per cui diceva quelle cose non erano molto giuste, le parole sì e non poteva certo negarlo.
Era vero che Dio dava alluomo mezzi terreni per curare il proprio spirito, oltre che con la preghiera, quindi a rigor di onestà non poteva negare uno che si prodigava tanto per aiutarlo.
Anche se non ne capiva affatto il motivo né il modo in cui intendeva farlo.
Sospirò sconfitto e si decise ad entrare in quello che ormai era il locale scelto dallaltro che girava ormai con unaria trionfante da un po!
- Mi spieghi come mai vieni con me? Di solito preferisci altre compagnie. - Erano amici ma era vero che non uscivano molto insieme, era proprio una questione di preferenza di luoghi a Cristiano piacevano quelli caotici, affollati ed alla moda dove poteva rimorchiare gente che gli interessava, a Ricardo, invece, tuttaltri lidi ben più tranquilli e sani!
Il portoghese si girò di nuovo a guardarlo per capire il senso con cui laveva detto -certo, lo conosceva, però a volte non era sicuro che fosse davvero così ingenuo. Poi diceva certe cose e lo sbalzava del tutto fuori carreggiata. Ma capire il suo stato dingenuità a volte era un impresa- quindi lo vide sereno e senza la minima malizia nello sguardo e comprese che quella era né più né meno la frase che appariva. Si accorse di tenerlo ancora per il braccio come se fosse al guinzaglio, quindi lo mollò sicuro che ormai non sarebbe scappato, poi rispose mettendoci la furbizia che allaltro invece mancava:
- Di solito preferisco altre compagnie perché punto ad un certo tipo di piaceri questa sera il mio piacere sei tu! - Perfettamente consapevole del senso doppio e forse pure triplice e multiplo di quella frase, la disse con la sicurezza matematica che comunque Ricardo non avrebbe colto nemmeno uno di quei famosi sensi ben evidenti.
E così fu, visto che il giovane sorrise piacevolmente sorpreso dal complimento che secondo lui gli aveva fatto.
- Grazie, che gentile non pensavo che la mia compagnia ti piacesse tanto - E lì, listinto che ebbe Cristiano fu quello di stringerlo forte a sé come da piccolo faceva col suo cockerino nero!
Ma si trattenne sapendo che non avrebbe comunque capito quel gesto, quindi si limitò a circondargli le spalle con un braccio sentendosi ancora una volta più grande di lui, anche se invece non lo era affatto.
Ricardo si fece condurre ad un tavolino fra la folla troppo indaffarata per notarli, colpa anche della musica forte che stordiva e delle luci intermittenti che non permettevano una gran visione di volti altrui.
La tipica musica da discoteca che a Ricardo non andava giù e che invece Cristiano adorava, cominciò la sua opera di stordimento, quindi giunti in un angolo un po più tranquillo, ad un tavolino tondo in vetro circondato da panche circolari imbottite in pelle bianca, il brasiliano fu ben lieto di sedersi e provare a ritrovarsi in mezzo al caos che aveva appena attraversato.
Cristiano ordinò per entrambi dei drink alcolici facendoli passare per analcolici, quindi fissando lamico per bene, trovando tutte le sue insolite ombre che detestava, decise di affrontare sfacciatamente il discorso subito.
- E una sua strategia -
- Cosa? - Ricardo non riusciva più a stargli dietro
- Mourinho e il suo è cedibile’… non so come inserirlo’… è troppo pulito’… - Dallespressione sofferente capì di essere andato dritto al segno, quindi aggiunse stringendogli amichevolmente il polso sul tavolino: - Ti dico che è una sua strategia ha detto di fidarti, no? Ti ha rimesso indirettamente sul mercato, anche se non è lui a decidere i cedibili della squadra è per provocare chi è già molto affezionato a te e poi non so cosaltro, non sono esperto di strategie, ma di sicuro ha in mente qualcosa! Fidati, se il diavolo ti ha detto di fidarti! -
Ricardo rimase pensieroso fissando Cristiano senza vederlo davvero, sospirando di continuo, corrucciandosi e rilassandosi in un contrasto interiore che si esprimeva perfettamente anche allesterno.
- Ma cosa intende con la frase che sono troppo pulito? - Quando lo chiese, Cristiano stava bevendo il suo cocktail che per poco non gli andò di traverso. Tossicchiò battendosi il petto, quindi lo guardò sperando scherzasse, così non era e quando lo vide serio e preoccupato per la risposta, capì che era importante. Però così gli rendeva la vita davvero difficile un conto era assorbire la sua ingenuità ogni tanto, un altro così di continuo. Lui non resisteva a quel genere di cose
- Che sei puro, ingenuo, semplice, gentile, a modo vergine sia fisicamente che spiritualmente! - Si sentiva strano a spiegare quelle cose, ma non gli venne poi troppo difficile.
Ricardo sorseggiò il suo drink dal nome stravagante e tossì subito chiedendo se fosse davvero analcolico. Al sì allungato di Cristiano si chiese se lo stesse prendendo in giro, ma non poteva certo dubitare di un amico. E poi si stava impegnando tanto per tirarlo su di morale
- Ma penso che il mister intendesse a livello calcistico - Non gli dava fastidio che si parlasse della sua risaputa verginità al momento del matrimonio avvenuto solo pochi anni prima.
- Sì forse - Ammise lala del Real Madrid pensando a come girare la frase in senso calcistico. - Allora intendeva che hai un gioco pulito, classico, elegante -
Qualunque altra cosa sarebbe stata meglio!
Ricardo sgranò gli occhi mostrandosi iper sensibile allargomento, quindi capendo perfettamente cosa intendesse, esclamò preoccupato:
- Vuoi dire che sono prevedibile in campo? - Messa sotto un certo punto di vista in effetti poteva sembrare così ma non poteva lasciarlo in quello stato. Cristiano si rese conto di star peggiorando la situazione quindi affannandosi a sistemarla, si affrettò ad aggiungere con una certa furbizia:
- Essere prevedibili è una cosa, riuscire a fermare uno che lo è, è unaltra. - Questo effettivamente lo placò e come se si sciogliesse -continuando pericolosamente a bere con mille smorfie- disse:
- Cioè anche se sono prevedibile -
- chi ti ferma? Voglio dire, quando sei in forma - E appena lo disse si morse la lingua. Lui ed il suo dannato essere diretto! Perché doveva sempre dire tutto quel che pensava senza pensare quello che diceva? Quando cercava di migliorare le cose ecco che le peggiorava in un attimo!
Lo vide impallidire di nuovo e preoccuparsi a vista docchio per lennesima volta.
- Bè, è vero che non sono in forma - Eppure doveva ammetterlo anche se quello era di nuovo motivo di depressione. Era giù perché non aveva superato il trasferimento, perché sua moglie non riusciva a tirarlo su e a capirlo, perché pensava di aver sbagliato qualcosa a livello di fede e quindi giocava male. E più giocava male, più si deprimeva. E più si deprimeva, più giocava male.
Non poteva più uscire da quel circolo vizioso.
- Con quel diavolo dallenatore vedrai che presto ti riprenderai! - Associare il signor Mourinho ad un diavolo provocò un improvviso scoppio dilarità in Ricardo che rise in modo eccessivo senza controllarsi. In un primo momento questo spiazzò lamico che lo guardò allibito, poi notando il bicchiere ormai a tre quarti capì che il suo sistema aveva funzionato e che almeno per quella sera non si sarebbe più disperato. Ridacchiando soddisfatto, gli batté una mano sulla spalla sigillando quel discorso per lui troppo noioso.
- Devo avere fede - Concluse anche il brasiliano sentendosi improvvisamente più fiducioso che mai, come da mesi ormai non era più.
- Bravo, abbi fede vedrai che il tuo Gesù non ti abbandona! - Rincarò Cristiano cercando di adocchiare qualche tipo interessante per puro passatempo.
- Non è mica solo mio Gesù non abbandona mai nessuno! - La sua immensa fede era risaputa, quindi ormai non stupiva più qualunque discorso facesse su di essa. Cristiano ne era addirittura divertito e di nuovo senza pensare a quello che stava dicendo, fece la sua sparata con seria convinzione:
- Non mi accetterebbe mai, invece -
Ricardo lo fissò come avesse un extraterrestre che bestemmiava il che non era chiaro cosa lo scandalizzasse maggiormente se il fatto che fosse un alieno oppure che insultasse Dio!
Forse la seconda
- Perché? -
- Perché sono gay! - Lo disse convinto, finendo in un attimo il suo cocktail ed ordinando altri due.
- Amare un altro uomo non è una colpa! - Nonostante fosse un credente evangelista molto osservante, aveva raggiunto una sorta di livello successivo a quella che poteva essere vista come la fede comune. Il suo credo era più sviluppato, come ad una sorta di livello successivo e questo perché molti dei suoi amici, anche al Milan, erano gay.
E lui stesso, prima di sposarsi e prima che Andry se ne andasse dallItalia, aveva provato sulla sua pelle la disperazione di amare un altro uomo e dopo essersi sentito il peggiore degli esseri umani, aveva capito che amare sinceramente non poteva mai essere peccato. Tuttavia non aveva ugualmente mai osato sfogare questo suo sentimento, preferendo opprimerlo. Laveva pagata cara, poi, visto che aveva perso Andry, incapace di resistere ancora a quel ragazzino che non intendeva stare con lui per paura di finire allInferno.
Per Ricardo era stato contrastante il discorso omosessualità. Era sceso ad un compromesso. Amare andava bene ma per cedere a certi istinti bisognava andarci molto piano ed essere più che sicuri e pronti.
- Ma fare orge sì! - Cristiano lo sparò senza alcun tatto, come dicesse una barzelletta, e questo fece quasi soffocare il giovane brasiliano che cominciava a sentire troppo caldo.
Rosso in viso come non lo era da molto, cercò di rispondere in modo da non allontanare il suo amico stravagante da Dio più di quanto non lo fosse già di suo:
- Gesù accetta tutti quelli che non fanno male agli altri. - Era giunto anche a quella conclusione, dopo che era stato sullorlo di cedere allistinto sessuale per Andry.
Ma fra il dire ed il fare cera di mezzo una galassia intera, per lui!
Cristiano lo guardò divertito, apprezzando sinceramente il suo sforzo di avvicinarlo alla religione, ma vedendolo in tutta la sua purezza si accorse che in realtà il più interessante di tutti ce laveva davanti e che non trovava nessuno di suo gradimento proprio perché quello più gradito laveva seduto con sé!
- Mi piaci un casino quando fai così! - E lo disse come gli venne, dicendo né più né meno la verità.
Il grazioso viso di Ricardo subì una nuova colorazione di rosso, una gradazione più accesa di prima, e con imbarazzo chiese:
- Quando faccio cosa? - Perché Cristiano gli diceva quelle cose?
- Quando parli di fede! - Alludire ciò, il trequartista si illuminò:
- Allora è la mia fede che ti piace! - Dopotutto non era una causa persa in partenza, no?
Peccato che lamico lo smontò allistante:
- Non è cosa dici ma come ti fa apparire quando lo dici -
- Cioè? - Con lui era sempre meglio chiedere cosa intendesse onde evitare equivoci
- Come un angelo! -
E non sapendo come interpretarlo, indagò circospetto:
- Ti piacciono gli angeli? -
Ancora una volta Cristiano non pensò nemmeno per sbaglio e rispose pieno di malizia e schiettezza:
- Me lo fanno venire duro! -
E forse Ricardo non avrebbe dovuto chiederlo ma non poteva aver inteso davvero quello
- Cosa? - La voce sottile e strozzata, laria diffidente
Anche quello aiutò il processo nel portoghese che gli fece andare in palla il cervello rivolto ormai solo a quello e, come fosse la cosa più naturale del mondo ed anzi lo facesse spesso -cosa vera infatti- gli prese la mano e veloce come un fulmine gliela posizionò sul proprio inguine teso, stretto dai jeans attillati che non lo facevano respirare bene.
Se prima non era stato molto chiaro sul discorso, ora di sicuro lo era e fraintendere cosè che gli fosse venuto duro non era proprio possibile.
Lespressione di Ricardo fu un capolavoro da incorniciare, mentre nuovi colori accendevano il suo viso imbarazzato e il suo corpo si irrigidiva a vista docchio. E cera quello strano qualcosa che aveva cominciato a sentire bevendo quel drink che lo tormentava cosa stava succedendo?
Il mondo girava un po troppo
No, doveva stare ben saldo in sé stesso, qualcosa stava scacciando la propria volontà ma lui doveva vincere e ragionare.
Ritirò allistante la mano come se glielavesse messa in una fornace incandescente, quindi balbettando pieno di vergogna, disse:
- Ma non possiamo - Evitò di dire che erano due ragazzi visto il discorso di prima e visto anche che comunque laltro era effettivamente gay, quindi si concentrò sulle motivazioni, cercandole con tutto sé stesso fra la nebbia che stava nella testa che gli esplodeva: - siamo amici in un locale in mezzo ad un sacco di persone ed io sono sposato - Questultima sarebbe dovuta bastare ed anzi essere menzionata per prima, ma ora la confusione era troppo grande e gli pareva che Cristiano gli si fosse addirittura avvicinato. Ora lo circondava con un braccio attirandolo a sé ed il suo corpo sembrava duro quanto quello che aveva toccato un istante prima. E caldo.
E la testa gli girava troppo.
- Se non la smetti ti violento - Gli sussurrò allorecchio soffiandoci dentro, mille brividi gli partirono e non capì se era per il gesto o per il suono roco e suadente della sua voce.
Ma ci stava provando con lui?
Non gli era molto chiaro, non gli era mai successo prima nessuno aveva osato tanto
- E perché mai? - Chiese con un filo di voce sullorlo della disperazione, non riuscendo più a collegare mani e cervello e quindi non facendo nemmeno il gesto di allontanarlo.
- Perché sei così pulito - La mano sulla sua spalla ora era scesa sul fianco.
- E che male cè? - Proprio non capiva e la musica così forte gli impediva ogni ragionamento
- Oh, proprio nulla - E cera da dire che ormai anche Cristiano dopo il secondo cocktail non ragionava più lucidamente come prima. Ma forse non era proprio colpa del cocktail come per Ricardo.
- Ma tu non lo faresti mai - Tentò di giocare lultima carta visto che ormai la sua testa era completamente vuota ed era troppo intento a capire dove fosse finita quella famosa mano e cosera, invece, a provocargli quel simpatico e piacevole solletico ops, forse proprio quella mano?
Oddio, ma dove toccava?
- Lui forse no, ma io sì visto che posso tutto! - La voce sconvolgentemente familiare arrivò ad interrompere i due e con sommo stupore e shock di uno e fastidio dellaltro, si girarono vedendo nel tavolino accanto proprio il loro allenatore, José Mourinho, appoggiato allo schienale dei sedili, mento sul palmo, volto pieno di interesse e di quella luce indecifrabile e pericolosa.
Era evidente che era lì da un po’… e forse dallinizio!
Ricardo divenne uno stoccafisso color pomodoro maturo mentre Cristiano rimase con la mano sul fondoschiena dellamico, appiccicato a lui, senza lintenzione di staccarsi.
Non mascherava proprio per nulla laria seccata.
Poi il brasiliano si rese conto della frase che aveva detto e capendo lontanamente cosa aveva insinuato -anzi, detto chiaramente- si trovò a parlare senza ragionare, proprio come Cristiano aveva fatto per tutta la sera -ed anzi faceva spesso-
- E’… per il discorso che sono troppo pulito? - Era ormai una fissa, per lui, e lamico nascose il volto contro il suo collo ridendo divertito. Doveva farlo bere più spesso.
- Certo! - Alludire la risposta altrettanto sfacciata e sincera delluomo più grande, ora seduto con loro comodo comodo colmo di malizia, Cristiano lo fece salire immediatamente al primo posto nella sua scala delle preferenze.
- Ma perché vi piacciono tanto i puliti? - Ricardo però voleva capire una volta per tutte questo discorso, visto che prima Cristiano non laveva convinto molto bene. Ovvero nel senso calcistico era chiaro, ma quello personale non molto
- Perché noi siamo sporchi! - La risposta venne allunisono nella medesima lingua, col medesimo accento. I due portoghesi che lavevano sparata si guardarono e sebbene avessero sui venti anni di differenza, in quel momento apparvero coetanei.
- Intendete pervertiti? - Lo chiese dubbioso cercando di non essere offensivo, alla fine non sapeva se lo era stato o meno, non riusciva più a capire un tubo di quel che stava succedendo!
- Sì - Alla conferma si sentì sollevato per un certo verso e contrariato per laltro se erano tanto pervertiti, perché mettevano in mezzo proprio lui che non voleva proprio saperne di quelle cose?
Aveva già un sacco di guai così senza aggiungere anche quello
- E fatelo fra di voi, allora! - Alla fine gli era uscita la frase addirittura seccato!
Questo ebbe il potere di bloccare ogni cosa -a parte la musica assordante e il tasso alcolico che gareggiava col desiderio di saltare addosso allangioletto stufo di tutte quelle avances-
- Lo faremo ma non è la stessa cosa che con uno come te! - Fu José ad illuminarlo ammettendo quella che ormai era una verità innegabile e tangibile. Cristiano non si scandalizzò ma si compiacque di sapere che comunque avrebbe avuto un altro piacevole passatempo, quindi alla domanda titubante di Ricardo: - Come me? - i due non poterono non rispondere nuovamente allunisono!
- Pulito! - Era ovvio, no?
E rendendosi conto che anche José, ora, gli si era avvicinato tanto che ora riusciva a toccare fisicamente il suo corpo, il giovane brasiliano si irrigidì e con una vampata storica di calore, imbarazzo e shock, si alzò terrorizzato sgusciando via da lì più veloce che mai, biascicando un vago: - Io vado -
Guardandolo scappare i due portoghesi rimasti seduti e piantati in asso dalla loro preda, dissero di nuovo in modo perfettamente simbiotico:
- Devo averlo! -
Poi lo videro barcollare addosso ad uno, poi ad un altro e ad un altro ancora.
- E meglio che lo riporti in camera prima che qualcuno ce lo rubi! - Fece infine il maestro al suo discepolo che senza farselo ripetere schizzò via ad acchiappare il suo amico già nelle manacce di un gruppo di ragazze dalle chiare intenzioni.
- Domani li sveglio alle cinque e li demolisco di allenamenti! -
Si disse infine fra sé e sé, osservandoli uscire dal locale con il braccio di Cristiano intorno alla vita di un Ricardo tremendamente barcollante.
Di sicuro non lavrebbero rifatto due volte.
Forse.