CAPITOLO V:
FINISCE E BASTA

L’espressione raddolcita -già di norma dolce di natura- colpì all’istante Cristiano mentre si avvicinava all’amico che leggeva come suo solito un giornale sportivo.
Gli batté la spalla con un colpetto, quindi lo salutò allegramente e si sedette con lui al tavolino della sala relax. Alcuni altri ragazzi della squadra erano riuniti come loro, altri invece erano già nelle rispettive camere.
- Ciao… - Ricambiò sempre con quell’aria tenera in viso. Il consueto calore alle parti basse lo colse e si chiese cosa fosse stato in grado di tirare Ricardo così su.
- Cosa stai leggendo che ti fa sorridere così? -
Il brasiliano non spense la sua espressione luminosa e mostrandosi piacevolmente colpito da quello che aveva appena letto, gli mostrò l’articolo evidenziando le righe che lo riguardavano.
"Sembra aver perso l'autostima, la consapevolezza di essere un grande giocatore. Non credo ci saranno problemi nel farlo tornare il Kakà di una volta. Bisogna solamente fargli sentire tanta fiducia intorno."
- Il mister? - Chiese stupito, non credendo che uno come quello potesse dire cose simili. Il giovane davanti a lui annuì aggiungendo:
- Ha stupito molto anche me. -
Però quell’aria dolce e serena che da molto non vedeva sul suo viso, sebbene gli piacesse da matti, non era stata provocata da lui e la cosa non poteva che infastidirlo, visto l‘ego che si ritrovava.
Era stato quel pervertito poco raccomandabile a riuscire nell‘impresa:
“Eccola qua la strategia che non mi era chiara… se lo vuole ingraziare per poi affondare i denti nella sua carne pulita e buona!”
Di sicuro erano parole giuste per Ricardo, di cui aveva davvero bisogno, però vederlo così grato per qualcun altro non gli piacque molto. Si limitò a mordicchiarsi il labbro e ad osservarlo chiudere il giornale e alzarsi senza dire una parola, perso nei pensieri stranamente distanti di cui lui, quella volta, non avrebbe fatto parte.
Ma dopotutto non era una preda da mangiare, né un trofeo da vincere… doveva ricordarselo.

Non ci aveva pensato prima, ma Mourinho era sposato e da quel che ne sapeva, era anche molto legato alla sua famiglia. Non era sicuro sul suo rapporto con Dio, ma per lo meno lo era per quel che riguardava il matrimonio.
Solo ora gli erano venute in mente le voci che erano girate sul suo nuovo mister all’epoca in cui erano entrambi in Italia. Più che voci una sorta di certezza, fra i calciatori.
Era praticamente risaputo, dietro le quinte, la relazione di Mourinho con Ibraihmovich, valeva la pena parlarne con lui anche se non sapeva bene come.
Il suo non era proprio un problema di tradimento o di attrazione verso un altro uomo, ringraziando il cielo non aveva anche quel problema, ma doveva capire come l’aveva vissuta lui la crisi con sua moglie, sempre che ce ne fosse stata una…
Alzò le spalle, ad ogni modo era il più indicato e Ricardo ne era certo alla luce dell’articolo e delle sue parole.
Cristiano comunque non avrebbe capito ed anche se non era sicuro che ci avesse davvero provato con lui oppure se lo avesse solo sognato, pensava che avrebbe comunque potuto capirlo meglio José.
Il povero Ricardo, infatti, non ricordava molto di quella sera al locale e in lui era sempre rimasto il dubbio di cosa fosse successo, insicuro se tutto quello l’avesse poi solo immaginato o se fosse successo veramente!
Nel dubbio non aveva indagato!
Guardò l’ora, non era tardi e di sicuro il mister era ancora sveglio.
Si diresse da quella che sapeva essere la sua stanza nell’albergo che gli aveva fornito la società per il loro ritiro, quindi bussò ed attese che gli aprisse.
Un seccato José -seccato per partito preso- rimase stupito nel vedersi Ricardo sulla porta e chiudendosi l’accappatoio intorno al corpo, continuò a passarsi una manica sui capelli bagnati.
Era appena uscito dalla doccia.
Il giovane arrossì vedendo il mister in stati che non aveva mai nemmeno osato contemplare.
- Ricardo! - Esclamò per assicurarsi che fosse davvero lui e non un’apparizione. Le scene di poche sere prima erano ancora ben impresse nella sua mente e dopo che si era giurato di riuscire a sporcarlo per bene -mentre contrastava l’idea di doverlo mantenere pulito per puro e vago senso del dovere- ritrovarselo lì davanti era come un regalo.
Gli mancava solo un fiocchetto in testa!
- Oh, mi scusi, non volevo disturbarla, è che… bè, posso parlarle anche domani… - C’erano molti altri momenti della giornata, all’interno di un ritiro, dove potevano parlare senza dover invadere un meritato riposo serale.
Così rosso in viso e dispiaciuto per l’invasione, fece per andarsene in fretta ma fu fermato al volo dal portoghese che lo richiamò autoritario dicendogli di non fare l’idiota e di entrare.
Senza nemmeno ragionare con la propria testa, in un istante Ricardo si ritrovò a fare esattamente quello che gli aveva detto.
Aveva il potere di far fare tutto quel che voleva a chiunque, qualunque cosa ordinasse tutti si ritrovavano ad eseguire come automi senza rendersene conto. Non ne aveva mai incontrata di gente simile.
Una volta in camera, José chiuse la porta e lo invitò a sedersi e ad aspettare un attimo che si vestisse.
Il ragazzo in netto imbarazzo si adagiò sulla punta del letto e senza volerlo finì anche per guardare l’uomo più grande mentre dopo essersi tolto l’asciugamano in bagno dalla porta socchiusa, si rivestiva lasciandosi un telo più piccolo intorno al collo, continuando a strofinarsi la testa laddove le gocce continuavano a scendere.
Lo raggiunse in poco con dei pantaloni di tuta comodi ed una canottiera decisamente non formali.
I capelli ancora bagnati e spettinati, l’aria non arcigna ed imbronciata ma quasi… rilassata…
Ricardo si sconvolse: non aveva mai visto José Mourinho in quelle condizioni, non se l’era mai immaginato così… umano… normale… quasi gentile!
Forse era solo un effetto dovuto dall’abbigliamento, nulla di che.
- Allora, cosa ti succede? - L’uomo dopotutto aveva messo in previsione quel momento, quando il brasiliano pieno di dubbi sarebbe venuto a cercarlo per confidarsi.
Sapeva di non essere normalmente uno che ispirava fiducia e tanto meno quel genere di familiarità, però d’altro canto era uno di quelli che Ricardo conosceva effettivamente meglio per un motivo o per l’altro e se aveva intuito bene, l’argomento di cui doveva parlargli doveva essere destinato ad uno più adulto degli altri suoi compagni.
Considerando poi che l’altro a cui avrebbe potuto parlarne era Cristiano, si diede conferma che poteva parlarne solo con lui!
Conscio, oltretutto, che aveva sicuramente letto quel dannato articolo, due più due faceva sempre quattro!
Ricardo cominciò a tormentarsi le mani, poi i capelli, poi la maglia, infine senza sapere come affrontare il discorso e nemmeno quale dovesse essere di preciso, decise di imitare Cristiano, per una volta, e parlare senza riflettere.
Qualcosa sarebbe venuto fuori.
Sperando che quel qualcosa fosse sempre educato…
- Io… non vorrei mancarle di rispetto ma è un argomento delicato, mi sta molto a cuore e non so con chi altri parlarne… credo che lei sia il più indicato, anche se non so di preciso perché dovrebbe esserlo… -
Il solito che si faceva troppe paranoie. Seccato, José lo interruppe facendo volare l’asciugamano in un angolo della stanza mediamente ordinata.
- Non farti seghe mentali, per favore, e vai al punto! Non ti sveglierò di nuovo alle cinque del mattino per massacrarti di allenamenti, qualunque cosa mi dirai! - Non era proprio tipo da ascoltare tante scuse, di solito era quello che doveva darle e non certo il contrario!
Ricardo sospirò, ingoiò e si fece forza, quindi senza osare guardarlo in viso ma fissandosi i piedi, disse con un filo di voce:
- So che lei crede molto nel matrimonio, al di là della fede… - che per inciso non aveva idea se avesse o meno.
- Bè, credo anche in Dio se è per questo… - Lo interruppe bruscamente cercando di metterlo a suo agio dicendogli ciò.
Ricardo si illuminò sorpreso:
- Ah sì? -
- Certo… e credo che subito dopo Dio ci sia io! -
Questo ebbe il potere di far quasi morire soffocato Ricardo che fece uno sforzo non da poco per rimanere in sé.
- Questo… - Iniziò titubante e timoroso: - è credere in sé stessi, più che in Dio… - Non voleva certo mettersi a fargli dottrina, però non poteva proprio evitare di dirglielo. José ridacchiò divertito e senza sentirsi offeso rispose con tranquillità:
- Certo, ci credo allo stesso modo! - E lo disse anche con un certo orgoglio!
- Ehm… non l’avrei mai detto… - Questa ironia gli sfuggì senza controllarla e prima di pentirsene l’altro rise dandogli una sonora pacca sulla schiena, dicendo che quella era proprio buona.
- E quindi? - Fece poi bruscamente riportandolo al discorso originario.
- Ecco, - Riprese respiro, coraggio e forza, quindi mordicchiandosi il labbro e tormentandosi le mani, tornò a fissare in basso. - cosa mai potrebbe mettere in crisi, secondo lei, un matrimonio? - Ci stava ampiamente girando intorno e non per agilità mentale ma per pura fifa. Non poteva chiedergli come si era sentito quando aveva avuto la relazione con Zlatan!
Mourinho capì perfettamente il motivo di quella domanda, così come capì a cosa si riferiva in realtà, qual era il suo problema e soprattutto dove avrebbe portato quella conversazione.
Ricardo stesso non sapeva davvero tutto, specie il vero motivo della propria crisi matrimoniale.
Mantenne un’aria impassibile e non sorrise sornione, né si rabbuiò ricordando il periodo a cui indirettamente -mica tanto- gli aveva riportato alla memoria.
- Ci sono molte cose che possono mandare in crisi un matrimonio… un’altra relazione, ad esempio. - Ma al contrario dell’altro, non era uno che amava girare intorno alle cose.
- Come si capisce quando è in crisi? - Non che lo considerasse l’esperto dell’anno in materia, ma con un prete non ne avrebbe mai parlato sentendosi troppo male solo all’idea di farlo. E se poi si sbagliava?
Una crisi matrimoniale era quanto di più brutto ci fosse, per una coppia che ci credeva tanto e il non sapere di chi e cosa fosse eventualmente la colpa, era ancora peggio.
Lui doveva capire in che situazione si trovava, poi avrebbe affrontato le conseguenze.
A José fece tenerezza anche se non era tipo da ammorbidirsi facilmente, anzi. Capiva cosa gli stava succedendo e se non gli fosse seccato parlare tanto di sé, sarebbe stato ancora più chiaro.
- Quando i due non si capiscono. Quando l’un l’altro non si bastano più. Quando si ha un bisogno assoluto di qualcos’altro. Lo capisci nel momento in cui ti viene il dubbio che il tuo matrimonio sia in crisi. Il più delle volte non si capisce proprio per niente quale sia il motivo e chi abbia la colpa. Di solito entrambi e magari nessuno. Succede e basta. Che finisce. -
Ricardo beveva ogni sua parole completamente proteso verso di lui, ora lo guardava senza vergogna, sperando che non si fermasse. Rabbuiato e preoccupato continuò ad esprimere i propri dubbi:
- E non pensa che se succede significa che si ha sbagliato qualcosa? Che non era vero amore e che non era un matrimonio da farsi? -
José l’accarezzò con lo sguardo e vedendolo così confuso e adombrato, sentì un forte dispiacere interiore.
La sua purezza che tanto gli piaceva e lo tentava, era anche la sua più grande colpa, in un certo senso.
Sarebbe stata la sua rovina.
E per José, invece, prenderselo lì così sarebbe stato facile, troppo facile. Un attimo.
Ma non era giusto e nel realizzarlo si chiese se non fosse rimbecillito tutto d’un colpo!
Corrugò la fronte senza riconoscersi, quindi provò a cercare una risposta degna.
Ricardo notò il suo cambiamento repentino, doveva avergli fatto una domanda particolare e se ne dispiacque sentendosi impiccione e privo di tatto, ma aveva bisogno di sapere.
- Niente di ciò che fai, se ci credi davvero mentre la fai, è uno sbaglio. Anche se poi finisce o va male. Ci sono tanti tipi di amore, ricordalo. Non c’è solo quello fra marito e moglie. Nella vita che tu lo voglia o no si instaurano molteplici rapporti e non li puoi controllare o catalogarli. Puoi solo accettarli e viverli per non avere rimpianti. -
Dopotutto aveva trovato qualcosa di giusto da dire, si disse vedendolo assorbire le sue parole e schiarendo il proprio caos evidente.
Eppure così come la nebbia si stava lentamente dissipando, lo vide successivamente come spezzarsi.
Lo disse in un sussurro più a sé stesso che a qualcun altro:
- Quindi semplicemente succede… un matrimonio finisce e basta… - Il succo, dopo tutto, era davvero questo e per quanto desiderasse indorargli la pillola -cosa che detestava fare di natura con chiunque- non poteva. Le cose erano proprio così.
Accettarlo ed affrontarlo oppure negarlo e affondare ancora.
Vide i suoi occhi scuri diventare lucidi e come se si specchiasse nel terrore, capì quanto spaventato era da questa realizzazione.
“Altro che Milan e Milan… qua dietro c’era qualcosa di molto peggio!”
E forse parlargli del momento in cui aveva fatto quella realizzazione per colpa di Zlatan, l’avrebbe effettivamente alleggerito un po’, però non l’avrebbe mai fatto, nemmeno per lui.
Allungò istintivamente una mano e con l’indice piegato gli toccò delicatamente il mento risalendo sulla guancia bollente. Contratto in una morsa d’angoscia, stava per crollare ma stava facendo una tremenda violenza su sé stesso per non farlo lì davanti al lui, il suo allenatore.
Lui ed il suo contegno, il suo modo di fare premuroso e disciplinato. Sapeva qual era il proprio posto e ci teneva a rimanerci e non sconfinare mai.
Se ora l’avesse ’coccolato a dovere’ probabilmente ne avrebbe sofferto doppiamente.
Provò uno di quegli impulsi tremendi di approfondire, di prenderselo, ma sapendo che gli avrebbe fatto più male si staccò e si alzò facendo una fatica pazzesca.
Non era da lui, da quando era così altruista, attento, delicato e gentile?
Nessuno era mai riuscito a tirargli fuori atteggiamenti simili, tanto meno Zlatan.
Cos’era, adesso, questo ragazzo?
Come ci riusciva?
Era questo il ‘potere’ di quello che volgarmente aveva chiamato ‘pulito’?
La sua purezza gli faceva quell’effetto.
Ricardo capì che lo stava lasciando libero di andare a piangersi addosso in privato, da solo, nonostante -e ne era certo- aveva capito tutto e più di quanto ancora lui stesso non avesse ancora realizzato.
Apprezzò il riguardo nei suoi confronti e senza dire una sola parola sgusciò veloce fuori dalla stanza, sperando di avere la capacità di sparire e dissolversi semplicemente.
Quello che aveva fatto era terribile ed anche se José aveva detto che non era colpa di nessuno e che semplicemente succedeva, lui se la sentiva completamente addosso, quella dannata colpa.
E lo stava schiacciando in basso.
Tremendamente in basso.