NOTE: Il Real Madrid non è certo diverso dal Milan e da tutte le altre mega squadre piene di debiti che comprano alla cazzo e poi per pagare i debiti vendono i buoni o quelli che gli fruttano più soldi. Riky rientra nella prima categoria e Perez ha tanto fatto finché non ci è riuscito. Ero pronta, scrivendo Buon Compleanno e Te ne andrai, quindi anche se speravo non mi separassero la coppia, lo sapevo.
Ed eccomi qua.
È la fic come ho fatto per gli altri sul tragico momento.
Però so che ora sarà diverso, ovunque Riky andrà sarà felice perché il suo amore Cris non lo lascerà mai.
Quest’anno la legge del ‘separiamo le coppie’ ha colpito tutti ma noi andiamo avanti lo stesso come abbiamo sempre fatto. Adorandoli.
E poi è stra dolce, cioè sono veramente mielosi preparatevi le flebo di insulina ma se lo meritavano assolutamente, poveri cari.
Non so se l’affare col Milan sarà o no, sembra di sì al momento, quindi comunque la fic è ambientata appena dopo il colloquio con José, qualche giorno fa, di conseguenza all’epoca non c’era ancora niente in piedi.
Dedicata a tutti quelli che amano Riky e questa coppia.
Che non si separerà di certo poiché è vero amore; soprattutto a Riky stesso, con l’augurio che ovunque andrà sia più felice di sempre e che riesca a realizzarsi comunque.
Ti seguirò ovunque come ho fatto fin’ora. (sperando che sia veramente il Milan)
Grazie.
E a chi legge, buona lettura.
Baci Akane
 
UNA PARENTESI IMPORTANTISSIMA
 
/ Madness - Muse /

Era stato Cristiano a pensarci per primo, prima ancora che lo concepisse lui stesso.
Ricardo poi aveva chiarito con José quelle ultime volte in cui non era stato messo in campo ed il suo dialogo era stato molto chiarificatore.
‘Se uno non è al 100 % non posso usarlo, non intendo fare opera di beneficenza!’
Sostanzialmente il tempo per i recuperi si era concluso l’anno precedente e con la prima parte dell’anno, ora era il tempo di vincere e basta.
Era vero, Ricardo non era ancora al 100 %, era in fase di recupero e rispetto agli anni precedenti questo era andato molto bene, però aveva bisogno di altro tempo per arrivare ai livelli richiesti dal Real Madrid, da José, da Perez.
Ed allora ok, si disse dopo un’intera vacanza passata da solo a pensarci tranquillo e lucido.
Ormai sapeva come funzionava, ai tempi del Milan era un ragazzino illuso, ora non più.
Ora sapeva come funzionava.
Il Real era costretto a vincere con urgenza per recuperare almeno parte dei miliardi di debiti che aveva, non poteva rischiare di non farcela. Dunque serviva la squadra più forte che avessero mai visto, non c’era spazio per aiutare chi era indietro.
Ricardo si disse che sarebbe dovuto diventare cinico anche lui.
Quando si incontrò con José l’ultima volta sapeva già cosa sarebbe successo, era preparato.
 
- Mi dispiace, ragazzo, e tu lo sai quanto comunque tu mi piaccia… c’è mio figlio che mi fa una testa così con te, ti adora, insomma… non è una cosa personale. Ma lo sai che in questo lavoro bisogna superare i pareri personali, togliere di mezzo i sentimenti. Il presidente è stato chiaro e questa è un’anteprima di quello che sta per succedere, te lo dico chiaramente in modo che ti prepari.
Sono pieni di debiti fin sopra al collo, hanno bisogno assolutamente di vendere qualcuno e togliersi di torno qualche ingaggio, oltre che tassativamente vincere sempre e tutto in modo da recuperare ulteriormente a fine stagione. Mi ha ordinato di essere più stronzo se serve e di non perdere tempo a recuperare giocatori indietro che per quello possono andarsene. Mi ha chiesto una lista di persone di cui posso fare a meno e che è indietro. Io ho dato il tuo nome perché lo sappiamo bene che sebbene rispetto ai primi due anni, questo è stato molto meglio, tu non sei ancora quello che eri e che vogliono qua.
E’ sempre il solito discorso di merda e lo sai, te l’hanno fatto al Milan, vero? Quando ti hanno scaricato per far cassa.
Mi sta sul culo che poi a rimetterci siano quelli buoni e accondiscendenti che non si oppongono e non fanno casino, dovresti cominciare, sai? Invece di abbassare sempre la testa. Volevano farlo anche con Gonzalo ma lui ha puntato i piedi e si è fatto alzare l’ingaggio, prenditela con lui!
Se avessi più tempo lo farei ma qua c’è in gioco il culo di tutti. Abbiamo vinto la Liga ma non è sufficiente. Sostanzialmente non posso garantirti ogni partita e Perez vuole scaricare qualche ingaggio, quindi ti venderà. Ho visto come ti impegni negli allenamenti e ne sono felice e sono convinto che andando avanti così anche questo tuo anno sarà migliore del precedente, ma il tempo è scaduto ed io quello che potevo l’ho fatto. Da qui in poi te la devi cavare da solo.
È solo una maledetta questione di soldi, ragazzo.
Vedi se riesci a tornare a casa tua, a Milano, oppure magari preferisci i tuoi precedenti padri, Leonardo e Ancelotti, ma preparati che è finita. -
Ricardo ascoltò con attenzione tutte le parole di José e sebbene la voglia di piangere, nonostante fosse preparato, scoppiò in lui come non mai, si impose di non farlo. Era resistito davanti a Galliano quando glielo aveva detto tre anni fa, avrebbe resistito anche ora davanti a José.
Era vero, bisognava separare la vita privata dal lavoro, doveva impararlo anche lui prima o poi. Ma non ce la faceva.
Dannazione, era così bello lasciarsi andare ed aprirsi, era il suo modo di vivere, con tutto sé stesso, con tutta l’emotività che lo componeva.
Per questo lo amavano tutti.
Ora che fare?
Sospirò e lasciò andare le braccia lungo i fianchi.
Era sempre a quel punto.
Sempre lì.
Serviva qualcuno da sacrificare?
C’era il buon Ricardo…
- Cris farà un gran casino. Non per il trasferimento in sé, era pronto, ne era convinto che andassi. Per il principio che sta dietro. Perché sono sempre io quello che può sacrificarsi se il club ha problemi di soldi. -
- Se fossi rimasto al livello che eri quando sei stato preso… - Tentò José provando a scuotere come faceva sempre, con le cattive.
Riky si alzò in piedi di scatto e con aria amara e disillusa, addirittura dura, rispose scuotendo il capo:
- Non ci provare. All’inizio ero depresso per il distacco da casa mia, poi ho avuto la pubalgia che si è protratta per un sacco di tempo, poi l’operazione al ginocchio e l’infiammazione conseguente dovuta al mio ritorno prematuro in campo. Io sono tornato veramente in campo l’anno scorso, fermo da due. Sfido chiunque a fare di meglio. Niente di tutto questo l’ho cercato io, specie il mio arrivo a Madrid. Però ho sempre accettato tutto e guardato avanti. Semplicemente continuerò anche ora, perché le cose veramente gravi sono altre. Io la forza per andare oltre ce l’ho. Se la gente che incontro non sa guardare oltre sono solo problemi loro. -
Con questo uscì dal suo studio.
Anche quell’avventura -imposta da altri e mai cercata, mai voluta- era finita.
Però è anche vero che per un’ingiustizia ed una cosa che non volevo vivere, ho trovato qualcosa di fantastico. Fra me e Cris c’era feeling già da prima ma l’amore… quello vero… bè, non avrei potuto trovarlo che in questo modo… e ringrazio Dio per quella sofferenza a Milano e poi anche per questa dolorosa parentesi calcistica dove non sono mai stato me stesso sul campo. Però per tutto questo buio ho trovato la luce più bella. Cristiano. E niente me lo toglierà mai, quindi va bene anche questo. Va bene così.”
 
Andò a casa, la sua, quella vera, l’unica che mai lo sarebbe stato da ora in poi.
L’appartamento che gli aveva regalato Cristiano, il loro appartamento. Il loro rifugio, il posto dove essere felici per sempre, in ogni caso.
Pensò di chiamare Iker e Karim per dirglielo ma prima, naturalmente, doveva occuparsi di Cris.
Non voleva parlargliene per telefono e non sapeva nemmeno dove suo padre stava cercando di mandarlo ora che era scoppiato tutto quel macello.
Qualunque posto sarebbe andato bene. Certo al Milan c’erano Alex e Roby, non gli sarebbe dispiaciuto, ma anche al PSG c’erano i suoi secondi padri, Leo e Carlo.
Gli sarebbe andato bene tutto.
Però la pesantezza d’animo lo stava schiacciando.
Si aggirava per casa nella speranza che quelle foto, quel posto, quell’aria lo aiutassero a trovare la forza e nel frattempo stringeva la croce che aveva al collo. Gesù gli avrebbe dato la forza nonostante la vita lontano da Lui. Tradiva e stava con un uomo. Peggio di così…
Però era con amore, solo per amore. Ci aveva provato a seguire la strada giusta, quella di Gesù, ma cadendo nel peggio di sé, ferendo a morte Cris stesso, aveva capito che bisognava vivere la propria natura perché sicuramente Dio, con lui, non aveva sbagliato.
Perché Dio non sbagliava mai.
Il respiro era sempre più corto.
Non bastava.
Pregò di calmarsi, di resistere, l’ansia crebbe.
I battiti aumentavano ogni secondo di più, sarebbe morto.
Non sapeva di cosa aveva bisogno, sapeva che stava male ed anche se ci aveva pensato tantissimo e si era preparato, era comunque dura.
Molto più di quanto avrebbe pensato.
La colpa era sua, si era legato troppo, ma come evitarlo? Le persone che l’avevano circondato erano state tutte così meravigliose. Questo era lui. Lui viveva in questo modo.
Cominciò a torcersi le dita e si chiese se a forza di camminare avrebbe fatto un buco per terra.
Quando sentì il proprio viso contrarsi in una smorfia di sofferenza, insieme al proprio stomaco, e ad avere una vera e propria nausea, la porta fece rumore.
Dal soggiorno si voltò subito, mosse qualche passo e tutto si fermò perché semplicemente non poteva.
Per un istante pensò razionalmente che Cris aveva ancora qualche giorno di vacanza, che non poteva essere già in città, che… che…
Ma quando il suo viso spuntò dalla porta, quando poi entrò, quando se la richiuse alle spalle… la nausea sparì immediata, il respiro tornò normale, i battiti regolari ed il viso si distese in un sorriso di sollievo.
Ecco che tutto tornava a posto.
Corse senza nemmeno accorgersene e non sapeva proprio come fosse possibile, non lo sapeva, non glielo aveva detto…
Gli si buttò addosso, gli strinse le braccia al collo e vi nascose il viso premendolo con disperazione.
A quel punto, con le sue intorno alla vita e le labbra che gli baciavano il capo, le lacrime caddero.
Aveva ceduto, alzato bandiera bianca, tirato i remi in barca.
Si era arreso, insomma.
Aveva passato gli ultimi due mesi a sforzarsi di non pensarci troppo e di vivere minuto dopo minuto serenamente accettando tutto come aveva sempre fatto, perché tutto veniva da Dio e niente l’avrebbe ferito davvero.
Quindi non aveva mai pianto, non aveva mai fatto scenate, non si era mai sfogato.
Ora però che era tutto vero e certo era lì a piangere fra le braccia del suo amore.
Cris ebbe una voglia spropositata di prendere un mitra e fare una strage come quei pazzi in tv.
Non lo fece solo perché era più importante consolare il suo cucciolo.
E lo sapeva che faceva il forte solo per non pesargli, sapeva che invece ci stava male e non voleva andarsene, sapeva tutto.
Per questo era lì.
- Mi ha chiamato José ed io ed Irina abbiamo deciso di tornare a casa prima. Lei è con Carol. - Ricardo si staccò e lo guardò preoccupato, per assurdo, per lui. Proprio una cosa da lui.
- Non sei furioso? - Gli occhi grandi da bambino nonostante i trent’anni. Pieni di lacrime. Splendidi come lo sarebbero sempre stati.
- Certo… gli ho detto di tutto, a José, che alza la cresta solo con gli arbitri ed i giornalisti ma che coi presidenti cala le braghe e abbassa la testa mite eseguendo gli ordini come un soldatino! Gli ho detto che è tutto fumo e niente arrosto, che non sa agire secondo la propria volontà, che finge di fare il ribelle e che in realtà è come tutti gli altri, un burattino nelle mani dei più forti! L’ho anche mandato al diavolo ed in tutta onestà non so se ho ancora un posto da titolare in squadra, ma prima devo occuparmi di te, poi vado anche da Perez e gli dico quanto è stronzo! - Ricardo riuscì a sorridere, lo sguardo brillò un po’.
- Avrai il tuo posto, José ti adora e per loro sei troppo essenziale. Non fare più così, poi ti fanno la guerra… tu qua ci devi stare ancora per molto. -
Riky era Riky e su questo non ci pioveva, non si sarebbe mai smentito, mai.
Cris ringraziò Dio a cui si era avvicinato moltissimo da quando stava con Ricardo.
Tornò a stringerlo, gli mise la mano sulla nuca, affondò fra i capelli e lo tenne a sé come se fosse quello più grande. Quante volte aveva fatto così all’inizio, quando Riky era sempre in crisi per tutto. Sempre. Era troppo emotivo e sensibile, perché continuavano tutti a trattarlo come l’ultima ruota del carro o un mezzo per far soldi?
- Al diavolo, li odio! Li odio tutti! Si meriterebbero che me ne andassi! Se non fosse che sto bene qua, che non potrei trovare di meglio altrove, che comunque è la stessa merda opportunista ovunque… -
La rabbia di Cris stava uscendo e solo la vocina flebile e rotta di Riky lo fermò sbaragliandolo del tutto.
- Ci ho provato, Cris… a conquistarmi questo posto… ho lavorato sodo tutto l’anno, da quando sono tornato a giocare. Ed anche ora, avevo ricominciato gli allenamenti convinto di dimostrare a tutti che mi meritavo questo posto ma… ma non serve… non è servito a niente… non è più il mio posto ed io… io volevo solo averne uno. Dopo Milano ero convinto non sarei più riuscito ad averne ma qua grazie a te, Iker, Karim… ci sono riuscito… sono stato bene… e speravo potesse essere questo. Ma mi sbagliavo. Forse… forse il mio posto non c’è. -
Lui soffriva davvero nel lasciare i posti a cui si affezionava. Era forse uno dei pochi o forse uno dei tanti. Ma soffriva.
Cristiano e Zlatan stavano bene o stavano male dove andavano, ma non avevano problemi ad andarsene per motivi di calcio e carriera.
Ricardo non pensava alla carriera. Pensava a stare bene lui, a far star bene la sua famiglia. Pensava alla serenità.
Cris sospirò sofferente. Che voglia di cancellare tutto.
Strinse con una tale forza da togliergli il fiato e lo sguardo divenne talmente affilato che avrebbe spaventato un killer.
- Sono io la tua casa, Riky… non dimenticarlo mai… - Così facendo infilò la mano fra di loro, se lo staccò un attimo e tirò su il polso col loro braccialetto, quello della promessa. Quello di un matrimonio fatto in privato senza testimoni. Un sodalizio eterno ed indissolubile.
Ricardo con le lacrime più grandi mai viste guardò stravolto il suo polso, il bracciale, poi alzò il proprio tremante e intrecciò le dita. Aveva ragione. Doveva ricordarlo.
- Non posso. Non potrò mai. Sarai sempre tu la mia casa. Questa. E tornerò sempre, anche se ti sposerai, se avrai famiglia, se te ne andrai da qua anche tu. Questa sarà sempre casa nostra, torneremo sempre qua, sempre. A qualunque costo. Niente mi separerà mai da te. Anche se mi dispiace vederti di meno e prendere un aereo e sentirti per telefono. Non giocare più con te. - Il nodo divenne quasi insormontabile. - E mi dispiace lasciare gli altri.- La voce quasi inudibile, spezzata. - Ma niente mi separerà da te. -
Cris allora respirando meglio gli prese il viso fra le mani, era un sollievo sentirgli quelle parole. Aveva avuto davvero paura che crollasse di nuovo.
- Voglio solo che tu sia felice. Non importa dove. Ovunque va bene, anche in capo al mondo. So che niente cambierà ciò che siamo e che ci vedremo ogni settimana e che ci sentiremo ogni ora. Però promettimi solo che ovunque andrai non importa, tu farai di tutto per essere comunque felice. Va bene? -
Ricardo annuì consapevole che non avrebbe potuto fare altrimenti, dopo quello che era diventato grazie al suo compagno.
Sorrise debolmente per poi sancire quella nuova promessa con un dolce bacio salato. Le labbra tremavano umide ma Cris le fermò e le asciugò bevendo le sue lacrime. Dopo di che si prese il suo sapore e lo tenne a sé per il resto della notte e tutti i giorni che seguirono.
E per sempre, nonostante un futuro incerto e pieno di domande.
Non si sarebbero mai lasciati.
- Ti amo. - E non avrebbero mai smesso di dirselo.
Cris protettivo lo prese da sotto le braccia e lo alzò con una facilità quasi disarmante, Riky tirò su le gambe e le avvolse intorno alla sua vita, quindi stretto a lui, con le braccia intorno al collo e la bocca su ogni angolo del suo viso a baciarlo con la sua dolcezza unica, fu condotto nella loro camera.
Solo loro.
Il loro angolo, la loro sicurezza, la loro certezza.
L’adagiò sul letto con delicatezza ed una volta giù si rialzò, lo guardò con sguardo calmo e voglioso, stava passando tutto. Lentamente stava passando tutto perché erano sempre lì insieme e lì dentro lo sarebbero sempre stati. Fuori potevano essere separati da tutto e da tutti ma in quella casa, ogni volta, anche una volta sola a settimana, non importava quanto. Ma sarebbero sempre stati loro due insieme a vivere l’uno per l’altro. Insieme.
Si prese l’estremità inferiore della maglietta stretta e se l’alzò piano, lo sguardo incatenato al suo.
Ricardo, steso ed appoggiato sui gomiti, lo guardò capendo che voleva spogliarsi per lui.
Solo il movimento dello stare dritto gli procurava eccitazione, figurarsi se poi si toglieva la mano in quel modo, incrociando le braccia alla vita ed alzandosele sopra la testa. Fissandolo lascivo.
e, sempre lascivamente, una volta a torso nudo, si slacciò i jeans che arrivavano al ginocchio, erano attillati e gli stavano divinamente come ogni cosa indossava. Riky si succhiò il labbro e Cris per un momento non decise di mandare tutto al diavolo e saltargli sopra, però si sforzò e rimase in piedi. Si abbassò i pantaloni ancheggiando con una lentezza esasperante, pareva andasse al rallentatore. I jeans erano troppo stretti e per riuscire a toglierseli senza risultare buffo doveva per forza roteare il bacino, questo fatto nel modo giusto procurò esattamente l’effetto desiderato.
E Riky si strinse le gambe senza rifletterci.
Quando si tirò nuovamente su Cris lo vide nella posizione tipica di chi cerca di trattenersi ma sta per scoppiare e rise in quel suo modo talmente sensuale da far voltare la povera vittima a pancia in giù!
Cris rise ancora di più cercando di non andare subito al sodo. Si sforzò di non ridere e tornando serio, sempre guardando il suo amore in quella posizione che sapeva tanto di cucciolo, si infilò le dita sotto l’elastico dei boxer e quando semplicemente se li abbassò senza troppe cerimonie, Riky lo benedì, non avrebbe potuto resistere ancora a quella tortura. Però gli apparve sensuale lo stesso anche senza giri di bacino.
Sospirò quando vide la sua erezione ancora tranquilla. Per poco, pensò arrossendo.
Cris capì cosa aveva pensato e sorridendo di nuovo divertito e col suo solito modo erotico di natura, si mise sul letto a gattoni e lo raggiunse lieto di poter raggiungere di nuovo le sue labbra piene e rosse per la voglia che si era accesa guardandolo.
Aprirono subito per intrecciarsi con le lingue, si unirono come non potessero più farne a meno e quando si ebbero ancora, Cris lo voltò in modo da stenderlo sulla schiena, strisciò con le mani sotto la maglia e gliel’alzò, si fermò a tormentargli i capezzoli e smise di baciarlo solo quando dovette togliergli l’indumento. Riky inarcò la schiena ed alzò poi le spalle per permettergli di farlo meglio, dopo di che alzò il bacino prima ancora che Cris facesse qualcos‘altro.
Sorrise capendo che voleva lo spogliasse subito, la passione stava tornando e ne era contento perché non voleva farlo con tristezza e disperazione. Non voleva ricordarlo in quel modo. Mai.
Voleva ricordarlo timido e poi passionale mentre lo graffiava e lo mordicchiava tutto.
Gli tolse subito i pantaloni ma gli lasciò i boxer, gli si stese così sopra e cominciò a strofinarsi con quelli in mezzo. Riky si morse le labbra sofferente fino a che non si trovò a lamentarsi.
Cris si eccitò, naturalmente, ma non smise.
Proseguì nelle sue meravigliose torture fino a che Riky non ce la fece più a sentirlo e non sentirlo e artigliandogli le spalle larghe disse fra sospiri rochi:
- Toglimi tutto ti prego… - Cris sorrise malizioso alzandosi sulle braccia per guardarlo meglio.
- Certo se mi preghi così non posso resistere… - Riky sorrise imbarazzato. Oddio, non poteva imbarazzarsi!
Il portoghese morì un istante e decise di farlo fra le sue gambe, quindi si sbrigò a liberarsi di quell’effettivamente fastidioso pezzo di stoffa fine e allargate le sue gambe vi si immerse ben volentieri senza perdere ulteriore tempo.
L’accarezzò con pienezza su tutta la parte circostante e quando Riky si lamentò di nuovo perché continuava a non usare la bocca e a non toccarlo come si doveva, Cris tornò a chiedere come giocavano sempre nei momenti intimi:
- Cosa c’è? - Riky ogni volta ci cascava, non riusciva a ragionare e a capire che sapeva cosa voleva ma preferiva sentirgli dire certe porcherie. Lo eccitavano.
- Usa la bocca… - Solo dopo che le diceva si rendeva conto ed arrossiva ancora di più.
- Per fare cosa? - Ma Cris in quel gioco era davvero bravo e parlando a pochi centimetri dal suo membro sensibile, continuava a torturarlo malizioso.
- Succhialo ti prego… - L’altro allora rise sulla sua pelle ma senza leccarlo. Ci rise su e basta. E ci parlò anche, come fosse il suo collo e non la sua erezione.
- Ma parli di questo… - Riky alzò le braccia e si prese al cuscino sotto la testa, tirò e finì per sibilare un ‘sì’ così lungo e sentito che Cris l’accontentò ed aprendo la bocca iniziò a leccarlo.
Fu facile, si sentì subito mentre reagiva sotto il suo trattamento. Pulsava facendosi velocemente più duro e quando la sua forma fu ben definita sotto la mano e la lingua, l’avvolse del tutto cominciando a muoversi aumentando il ritmo, come dovesse ingoiarlo da un momento all’altro.
E, sempre come se vi fosse quel pericolo, Riky si staccò all’ultimo sempre perché aveva la fissa di non venirgli in bocca se proprio non poteva evitarlo. Gli dispiaceva, secondo lui era una cosa alquanto schifosa. Certe volte l’avevano fatto ma per lui, ad esempio, era shockante anche se vedeva che Cris lo faceva senza problemi.
Ridacchiò ancora, il portoghese, nel tirarsi su e ritrovare la sua bocca che aperta gli venne incontro con la lingua. Giocarono al di fuori di esse per poi riunirsi e Cris tornò all’attività di prima, strofinandosi addosso, facendo forza solo sulle braccia muscolose. Questa volta era decisamente meglio, le erezioni di entrambi sembravano trovarsi egregiamente l’uno sull’altro in questo modo e quando fu Riky a non resistere più prese in mano la situazione e spingendo il suo compagno lo stese sotto al proprio posto. A quel punto, vittorioso, poté scendere a prendersi di lui ciò che desiderava di più.
Ricambiò quanto ricevuto poco prima e fu lieto di sentire che non aveva poi molta resistenza nemmeno lui. Era da molto che non si vedevano, si erano solo sentiti tantissimo. Una specie di preparazione a quello che sarebbe stato da ora in poi.
Sentirsi ossessivamente miliardi di volte al giorno e fare i salti mortali per vedersi ma, nel riuscirci, essere al settimo cielo.
Considerare quei momenti una vittoria splendida e non una cosa quasi scontata.
Le relazioni a distanza o rovinavano tutto o rafforzavano. Nel caso in cui due fossero in una sintonia talmente profonda e perfetta sicuramente li avrebbe rafforzati ancor di più.
Cris spinse il bacino nella sua bocca con l’istinto già di possederlo ed incapace di prolungare oltre quel momento cominciò a gemere sempre più forte attirando a sé la testa del compagno.
- Oh Dio… sto per… - Riky lo capì e si staccò di colpo spaventato dall’idea di venir inondato dal suo seme. Non ne andava pazzo. Rosso si tirò su, rimanendo in ginocchio fra le sue gambe aperte e lo fissò con aria di scusa. Cris stralunato per quell’interruzione brusca ed ignobile, si tirò su a sua volta e sui gomiti lo fissò come fosse matto, poi però la sua aria da ragazzino -altro che trent’anni- lo rilassò e ridendo si alzò a sedere, raggiungendolo gli prese il viso fra le mani e lo baciò con dolcezza, mormorando fra uno e l’altro:
- Stai tranquillo… va tutto bene… ti amo così come sei… se cambiassi non sarebbe la stessa cosa… - E lentamente, prendendolo poi per i fianchi, lo gestì con sicurezza e dolcezza facendolo stendere di nuovo. Le mani su di lui, su ogni centimetro, la bocche fuse insieme in un’unica entità e di nuovo i corpi l’uno sull’altro a sentirsi in ogni modo, carezze sempre più profonde, più frenetiche, mi sentite.
La lingua bevve ogni suo angolo fino a raggiungere la sua apertura che non faticò ad eccitarsi come tutto di Riky ormai già era.
Si tirò le gambe contro il petto e stringendosele l’implorò di nuovo, mentre la sua lingua e le sue dita lo penetravano già.
Con la testa premuta all’indietro e le unghie sulle proprie cosce aperte.
- Cris ti prego entra, non ce la faccio… - Era come se le sue dita non bastassero ad un certo punto. Erano splendide in sé, si muovevano veloci ed esperte e lisce però erano ancora piccole e corte e voleva qualcosa di più, aveva bisogno di sentirne di più, non resisteva più mentre tutto cresceva, la follia dilagava, il sangue pulsava, il cuore usciva dal petto ed i respiri corti, sempre più corti.
Cris non resistette alla sua voce roca e sensuale che glielo chiedeva, lo trovava anche dolce nonostante gli chiedesse una cosa simile. Quindi si alzò e lo guardò. Un marchio indelebile. Lui, splendido, con le gambe piegate e tenute aperte verso di sé, la testa all’indietro, l’aria abbandonata, la bocca schiusa a gemere e sospirare, gli occhi chiusi, i capelli neri tutti spettinati sulla fronte e la pelle imperlata di sudore, lucida come la propria, come quando in campo correvano come matti e dopo un goal in combinazione si abbracciavano amandosi come ora.
Da adesso si sarebbero amati solo in quel modo, un modo più che normale e decisamente soddisfacente ma soprattutto quello veramente importante.
Sarebbe stato triste non segnare insieme, non allenarsi insieme, non trovarsi dopo gli allenamenti insieme. Sarebbe stato triste in albergo stare con gli altri e non con lui.
Però l’avrebbe avuto come le persone normali si avevano e quel pensiero l’elettrizzò.
Facendo i salti mortali per vedersi ma godendosi al massimo ogni istante. In casa, nelle città ospitanti, in giro ovunque, negli alberghi. Sarebbe stato forse più normale di quanto vissuto fin’ora, o forse no. Ma qualunque cosa sarebbe stata, era fantastico comunque perché erano loro e sarebbero stati sempre insieme, sempre amandosi, sempre unendosi e fondendosi in quel modo.
Gli scivolò dentro senza chiudere gli occhi, non poteva smettere di guardarlo un istante e Riky provò lo stesso desiderio. Quando gli sguardi si incrociarono fu l’anticamera del Paradiso. Un Paradiso che spinta dopo spinta, gemito dopo gemito, fino alle urla e ad un godimento totale, raggiunsero insieme morendo e rinascendo.
Non lo fecero come fosse l’ultima. Lo fecero come fosse una delle tante, come se non sarebbe più cambiato niente.
Lo fecero nel modo più bello. Sapendo che erano lì insieme come sempre. Come ogni altro giorno delle loro vite. In ogni circostanza.
Perché questa era la promessa fatta, quella era la promessa che si faceva chi si sposava giurandosi amore eterno in salute ed in malattia, nel bene e nel male. Sempre. Ed era la promessa che si erano fatti scambiandosi quei braccialetti identici.
Con serenità e soddisfazione profonda crollarono stesi, sciogliendosi e riallacciandosi l’uno sull’altro.
Cris sotto e Riky dolcemente accoccolato sopra. Cominciò baciandogli delicatamente il petto e l’altro tornò piano piano carezzandogli la schiena.
Era incredibile pensare dove erano arrivati in tre anni. A quel punto.
Come essere davvero sposati… e non si vergognavano di pensarlo, non chi si amava seriamente a quei livelli.
Per Riky ritenersi tale, poi, era forse molto più rassicurante anche se da un certo punto di vista era davvero tremendo. Ma con Gesù ci aveva fatto pace, erano arrivati ad un compromesso. Solo per amore, amore vero, amore puro. Solo per quello.
Allora andava bene.
- Dove andrai? - Chiese piano Cris dopo un tempo infinito.
Riky si strinse nelle spalle sospirando, quel pensiero era così lontano che non ne aveva proprio idea.
- Mah… ora come ora l’unico che mi ha fatto offerte è il PSG, Leonardo mi ha detto che per me ci sarà sempre posto e sempre un offerta. Che potrà acquistare dei super top player ma che non importa. Che ad un solo mio cenno e lui rende tutto ufficiale. Qualunque cosa. Potrei riunirmi ai miei due padri. Leo e Carletto… sai, sarei contento con loro… però… - Ma Cris lo sapeva, non dovette dirlo.
- Ma se fosse la tua casa sarebbe meglio no? - Riky in quell’esatto istante, appena lo disse, nonostante fossero passati tre anni ed almeno due da che l’aveva finalmente accettato, nonostante ora stesse bene al Real Madrid e fosse completamente integrato con tutti. Nonostante il male che gli avevano fatti i dirigenti di quel club, nonostante quanto dolore avesse provato per un lunghissimo anno. Nonostante tutto… nell’esatto istante in cui Cris lo disse e lo disse in quel modo, con quella voce certa e consapevole, gli uscirono di nuovo le lacrime.
Con sorpresa soprattutto per sé stesso che non se le sarebbe certamente aspettato. Nascose il viso contro il suo petto rassicurante e Cris lo strinse sorridendo dolcemente.
Lo sapeva.
L’aveva sempre saputo che prima o poi sarebbe successo. Quando l’aveva visto al suo primo anno faticare a quel modo, stare tanto male solo per la mancanza del suo Milan… lì aveva capito che prima o poi, in un modo o nell’altro sarebbe tornato. Che certi amori non finivano mai, facevano giri incredibili e poi tornavano sempre.
Che contro certe cose non si poteva competere.
Che comunque la vera felicità, la vera casa, il vero sogno rimaneva sempre uno nonostante tutte le sofferenze e le cose che si vivevano nel mezzo.
Rimase incerto anche se rassegnato e consapevole. Non sapeva bene come dovesse sentirsi ma consolò il suo tesoro che ora realizzava che, forse, magari, con un piccolo miracolo, ora poteva tornare davvero a casa.
- Non volevo andarmene, mi hanno mandato via per fare cassa, lo sai… - Cris annuì baciandogli il capo. Riky continuò a parlargli contro il petto con smarrimento, dando voce ad ogni pensiero. - E ci saranno sicuramente problemi di soldi. Certo, col colpaccio fatto dalla vendita di Thiago ed Ibra possono permettersi di spendere qualcosina ma non troppo. Ed anche se il mio cartellino ora è calato moltissimo per i 2 anni di inattività che mi hanno fatto oltre che dimezzare il mio valore di mercato, c’è il problema dell’ingaggio. Ora il mio è alto, dovrei abbassarmi moltissimo anche quello ed a me non importa davvero, io ci tornerei anche gratis e per un milione a stagione, non mi importa davvero, eh? Però c’è chi vede per me queste cose e se non è il Milan a fare l’offerta e a volermi, comunque per me questo rimarrà un sogno splendido ma irrealizzabile. Cioè io posso anche dire ai miei di prendere accordi e abbassarmi cartellini ed ingaggi ma se il Milan non mi vuole… - Cris sentì montargli un senso di ribellione diverso da quello di prima. Sorprese sé stesso per primo.
- Dai Riky! Non ti hanno dato via perché ti odiavano ed eri stancante! Uno come Ibra, se volesse tornare, non sarebbe ben accetto, forse, perché non è mai stato un Santo e la sua è stata una vendetta verso il club che ha venduto Thiago! Me l’hai detto tu che te l’ha spiegato Ale… però a te ti hanno mandato via per un discorso economico, come con Thiago e Sheva. Non volevano mandarti via perché eri un problema! Cioè, ora che i tuoi prezzi sono diversi, cazzo, vuoi che non siano disposti a riprenderti? Voglio dire… chi non ti vorrebbe? Al di là dei soldi e del mercato e dei fottuti debiti e dei fottuti ingaggi… anche solo come mascotte ma tutti ti vorrebbero insomma! Stai tranquillo, se dici al tuo agente di prendere accordi col Milan un modo lo trovano per giungere a patti! Ma tu devi volerlo davvero e da come piangi mi pare che non ci sia niente al mondo che ora come ora vuoi di più! -
Riky rimasto senza parole e senza fiato smise di piangere ed alzando la testa dalla sua calda postazione, lo guardò sorpreso da vicino. Gli occhi pieni di lacrime, grandi, con un amore tale da non avere eguali.
- Dici davvero? - E poi parlava con la sua ingenuità sincera che scioglieva chiunque. Dio, come ci sperava. Come poteva Cris non essere felice se il suo amore realizzava quello che ora come ora era uno dei suoi sogni più grandi?
- Certo! Come puoi dubitarne? Ti vogliono e troveranno un modo per riaverti ora che qua vogliono mandarti via. Vedrai. E non posso dire che ti meritino di più visto che non ti hanno trattato meglio di Perez, però a me interessa che tu là sia felice, che tu là ci voglia stare, che tu pianga all’idea di tornarci! A me interessa questo, il resto non conta. Vuoi tornare là? - Un’altra lacrima si affacciò rigandogli la guancia e Cris ebbe la sua risposta. Gliela baciò e poi raggiunse le sue labbra, su di esse poi mormorò sereno e felice per lui, seriamente felice.
- Allora io sono felice. Anche se questi tre anni sono stati il mio, di sogno. Sai quanto fossi perso per te ancora prima di giocare insieme… eri come la mia ossessione e realizzare questo desiderio per me è stato incredibile e Dio, non rimpiango niente di tutto questo, niente. Rifarei tutto. E farei anche di più. -
Riky smise di piangere e col suo sorriso gioioso che illuminava a giorno la notte, gli carezzò dolcemente il viso capendo il sottinteso. Solo lui avrebbe potuto perché gli leggeva dentro.
- Tesoro, non rimpiango niente nemmeno io. - Questo lo sorprese, Riky era molto legato al Milan.
- Te ne andresti lo stesso dal Milan? - Posto che era stato mandato via, ma parlando in ipotesi…
Riky con fermezza rispose subito senza esitare:
- Certo. Non rimpiango niente, come puoi pensarlo? -
- Ma sei stato infelice, qua… volevi restare a Milano, volevi… - Riky gli mise un dito sulle labbra e lo zittì con fermezza.
- Ma qua poi ho trovato una felicità che nemmeno il Milan da Champions League, il mio Pallone D’Oro e il mondiale del Brasile messi insieme mi hanno mai regalato. Una felicità senza pari. E farei i salti mortali per tornare qua e rivivere tutto. Ogni sacrificio, ogni lacrima, ogni sofferenza, ogni depressione per me ne è assolutamente valsa la pena. Perché non è che tu fossi il mio sogno, non si tratta di questo. Tu sei e sarai sempre la mia vita, il mio presente, il mio futuro e la mia sola certezza. Capisci? È stata una parentesi fantastica ma una parentesi da aprire e rivivere sempre e sempre. Ti amo Cris, ti amerò sempre e tu mi hai salvato ma non dalla depressione e da un brutto momento, mi hai salvato regalandomi me stesso, il vero me stesso, ora sono qua e mi vivo con serenità. Se fossi stato così in passato tante cose sarebbero state diverse, ma non avrei degli splendidi figli e non avrei te, quindi ringrazio ogni singolo istante della mia vita, ogni sofferenza, ogni dolore, ogni errore. E no, non ho rimpianti. Nel momento in cui li ho vissuti mi sembravano tali ma ora so che non lo sono. Ora è esattamente ciò che doveva succedere. Né più né meno. Ma ho potuto capirlo solo ora. Sei la mia vita. Lo sarai anche tu per sempre? - Un rinnovare le loro promesse che anche se private per loro avevano la stessa valenza di quelle in chiesa davanti al prete, ai testimoni ed a mille invitati.
Delle promesse per cui sarebbero andati avanti per sempre.
- Una parentesi importantissima, da rivivere ad ogni costo. Certo che sarò la tua vita per sempre. Come tu sarai la mia. Ti amo Ricardo. - Riky non si era mai sentito più leggero e sereno. Davvero.
- Ti amo anche io Cristiano. - Il bacio e poi la voglia di ricominciare da capo, di nuovo, ma comunque sempre insieme.
Non importava mai come, bastava esserci. E loro c’erano. Insieme.
 
FINE