NOTE: premesso che i due non vanno davvero in vacanza insieme (credo) e che Riky è effettivamente stato messo da parte dal CT della nazionale brasiliana su accordo comune col giocatore stesso ma di sicuro senza avere dietro una storia simile, mi sono divertita tantissimo a scrivere e ad inventarmi una cavolata del genere! Ed intanto ho impostato la base per un’altra fic che potrebbe essere più che interessante… ^O^
Ringrazio chi leggerà e commenterà.
Buona lettura.
Baci Akane

VACANZE

rikyjo
criska

/Written in the stars - Tinie Tempah ft. Eric Turner/
La stagione di calcio era finita e Ricardo si stava psicologicamente preparando a ricevere il tremendo malumore di Cristiano, convinto che ci sarebbe stato così come sapeva che Dio esisteva.
La scorsa estate era stato diverso, c’erano stati i mondiali dopo i campionati regolari di club e oltretutto non erano ancora insieme. Nel giro di un anno era cambiato tutto radicalmente e sapeva perfettamente che il suo compagno se la sarebbe presa non poco in prospettiva del mese separati.
Specie considerando che per lui c’era la Coppa America da giocare durante tutto Luglio e i ritiri nazionali erano alle porte. Per Cristiano significavano lunghissimi giorni senza il suo calmante naturale, il suo adorato Riky, il cucciolotto capace di fargli fare qualunque cosa.
Sospirò.
Del resto le cose stavano così, ne avevano parlato mille volte, non potevano farci niente se non accettarle, non poteva nascere ogni santa volta una discussione!
Proprio quando si stava preparando a ricevere il muso più lungo di tutta la storia, ecco che si scoprì a sorprendersi davanti al sorrisone più enorme e luminoso mai esistito.
Ricardo rimase basito per un paio di lunghi secondi convinto di aver visto male e di stare sognando.
- Hai una colica? - Chiese senza il minimo ragionamento logico.
- Perché? - Fece Cris senza placare la sua espressione contentissima, chiudendo la porta del loro appartamento privato dietro di sé.
- Potrebbe anche essere una smorfia di dolore… sai, a volte queste cose sembrano dei sorrisi… - Con questo non intendeva alludere proprio a niente, stava semplicemente dicendo in tutta franchezza e nel pieno del suo innocente candore che Cristiano contento era fuori discussione.
Il portoghese però rise incontrollatamente per la sua trovata che reputò assai divertente e non ci diede seguito. Faticava a stare in sé e a non saltellare come un idiota dalla gioia, così si sedette accanto a lui sul divano lungo tutta la parete e mettendo le mani sulle sue cosce, avvicinando il viso al suo in modo inquietante, disse:
- Mi è venuta un’idea! -
- Oh mamma mia! - Esclamò con estrema spontaneità Riky sempre più preoccupato.
Cris lo ignorò e proseguì al nono o decimo cielo:
- Ci ho pensato molto, sai non mi piaceva affatto l’idea di non vederti tutto questo tempo, prima del prossimo ritiro con la squadra… -
- Ecco appunto… che fine hanno fatto i fulmini e le saette? - Perché che avesse davvero trovato una soluzione accettabile a tale dannoso problema era fuori discussione. Cris continuò ad ignorarlo.
- Ho la soluzione ideale. - Riky che non considerava minimamente l’ipotesi che l’avesse davvero, riprese a fare quello che stava facendo prima della sua irruente interruzione, ovvero bere dell’acqua fresca. E non sono cose da farsi mentre Cris dà le sue trovate geniali, ma l’ingenuità del brasiliano era tanta.
- Facciamo la vacanza insieme! La mia famiglia e la tua! - E Riky, il povero e tenero Riky che ancora non era pronto a tutto pur stando con uno come quello da molti mesi, quasi soffocò. Per evitarlo sputò tutta l’acqua sul divino viso di Cris che non fece una piega e come non avesse fatto nulla continuò la sua opera di convincimento: - Dai che è geniale, non so come non ho fatto a non pensarci prima! Sai, era talmente ovvio che spesso a queste cose uno non ci pensa, ma invece… -
Riky prese a pulirgli il viso dall’acqua con gran diligenza e affetto, quindi domandosi a stento disse con un tono in bilico su un precipizio di mille metri:
- E con tua famiglia intendi anche Irina? - Irina era la sua ragazza, una modella con cui aveva deciso di mettersi per vari motivi, fra cui deviare le possibili voci ma soprattutto tranquillizzare la coscienza di quel quasi prete del suo moroso -e magari tutti i preti fossero così, si diceva sempre.-
- Certo. È ovvio, tutti si aspettano che facciamo la vacanza insieme, lei per prima… altrimenti che stiamo a fare insieme, si chiederà! Però ci sarà anche Carol e poi i miei e Cris Jr… - Ricardo tossì per interromperlo, non volendo essere brusco non sapeva come riportarlo sulla Terra. - Dai spara, quali sono gli impedimenti? - Che lui ne avrebbe trovati era ovvio!
- Intanto con tutta questa folla mi sembra una vacanza tempestosa! - E questo era il punto più ovvio.
- Ma no, perché Cris è abituato a stare coi miei così se non vengono lui non sta, io la vacanza senza mio figlio non la faccio ed Irina se ha la compagnia di tua moglie noi ogni tanto possiamo appartarci! Sai quante coppie vanno in vacanza insieme con le famiglie? Si conoscono, sia le nostre rispettive consorti che i figli, Luca e Cris di adorano nonostante la differenza d’età… vedrai che sarà una gran bella vacanza, riusciremo a gestire tutto! - Lui ne era davvero ma davvero convinto.
Così come lo era di essere un pessimo genitore e per questo faceva crescere suo figlio da sua madre. A parte per la questione che lui lavorava tanto e che era solo  un ragazzo padre totalmente inesperto.
Riky sospirò per nulla convinto, ma a tarpare le ali non erano quelle validissime argomentazioni, bensì l’altro gigantesco problema che il fenomeno portoghese non aveva minimamente considerato.
Vedendo che non si fermava più lo prese con decisione per le braccia e guardandolo apprensivo e mortificato da vicino, disse delicato:
- Cris, ma io quest’estate ho la Coppa America! - Non aveva ancora ricevuto alcuna convocazione ma era nei suoi pensieri da sempre ed era quasi scontato ci andasse.
- Ma sì, ma a luglio, noi andiamo subito e ci facciamo tutto giugno e… - No, non ci aveva minimamente pensato ma si rifiutava di considerarlo ora come un effettivo problema, era troppo entusiasta della proposta.
- Cris… ci sono i ritiri, prima, la preparazione, sai… - Sembrava stesse parlando con suo figlio e questo il diretto interessato nemmeno lo notò tanto che era andato in blackout. Completamente.
Bocca aperta, sguardo vuoto, respiro tagliato…
A Riky si strinse il cuore e quando lo vide spomparsi con la delusione più grande del monde Himalaya, si sentì un verme strisciante della peggiore specie.
Rimasero in silenzio per un po’, Cris a guardare drammaticamente il vuoto alla ricerca disperata di qualche soluzione e Riky a guardare lui così spento.
Con esitazione gli carezzò la spalla, poi scivolò col braccio intorno al suo collo e lo cinse con dolcezza.
- Dove avevi pensato di andare? -
- Ecco… - Cris faticò a riprendersi e sospirando rispose amareggiato: - Non avevo deciso di preciso, volevo consultarmi con te. Ma pensavo America latina, sai, in una di quelle bellissime isolette paradisiache… così eravamo vicini per andare a vedere qualche bella partita della Coppa in Argentina. -
Bè, in realtà alla coppa ci aveva pensato ma non come ad un problema serio quale effettivamente era…
- Mi dispiace… - Mormorò Riky guardandolo con sentito e sincero dispiacere che sciolse almeno un po’ il groppo di delusione che aveva il compagno, lo vide infatti ammosciarsi contro la sua spalla e sospirare.
- Immagino che una vacanza in Argentina non sia poi così male… - Ad ogni modo non sapeva cosa voleva dire arrendersi. Era solo un ripiego ma pur sempre meglio di niente.
Riky sorrise incoraggiante, contento che non si fosse lasciato del tutto andare, quindi accarezzandogli il braccio con dolcezza, disse la sua:
- Ascolta, fate Giugno in una di quelle meravigliose isole in zona, ce ne sono di spettacolari. Poi quando iniziano i campionati venite in Argentina. Tanto noi il ritiro non lo faremo sempre là, quindi è inutile scegliere una meta unica. Girate un po’, no? E quando arrivo ci vediamo. - Alla fine sembrava davvero l’unica.
Ma Ricardo sebbene fosse estremamente ottimista, a volte si scontrava con la cruda e dura realtà. Specie in quegli ultimi anni gli era successo e non aveva mai imparato ad aspettarsi il peggio da ogni giorno, lui era e sarebbe sempre rimasto un inguaribile ottimista.


José lo guardava con un’aria che non nascondeva per nulla la perplessità.
Ricardo ancora non credeva a cosa aveva appena detto, o per lo meno a cosa aveva acconsentito.
Certamente volendolo fermamente avrebbe potuto cambiare le cose, ma il punto era che non aveva nemmeno lottato sebbene avesse sempre pensato a quel momento della sua vita come innegabilmente un membro della nazionale brasiliana. Non se ne era mai esentato, nemmeno un momento, ad eccezione di quando era stato ovviamente infortunato.
- Potevi puntare i piedi un po’ di più, eh? - Disse infine José con la sua solita spontaneità quasi brutale. Ricardo ormai ne era abituato ed ancora seduto in una poltroncina dello studio del mister, rispose più shockato che mai:
- Immagino di sì… - Ripensò alle interviste di soli pochi giorni prima, quando alla domanda se volesse lasciare il Real Madrid lui aveva risposto che nella sua testa al momento c’era solo questa squadra ed il Brasile.
Potendo scegliere l’aveva sempre messa per prima.
Ed ora?
Cosa gli era successo?
- Io ho dato il mio parere professionale, mi è stato chiesto e da tecnico a tecnico ho parlato con onestà. Tu ti stai riprendendo e stai tornando, ma appunto sei ancora in fase di crescita, non sei quello di prima, non ancora. Però migliori a vista d’occhio e quindi in tutta onestà ho lasciato a voi poi la palla finale. Non so dirgli se è un azzardo convocarti lo stesso. Però tu mi hai stupito. Quando il tuo mister ti ha chiesto come ti sentivi, se ti andava di rischiare io pensavo tu gli dicessi di sì. A me hai sempre detto, alla fine, di voler buttarti perché ti sentivi finalmente a posto e pronto. Mentre prima, quando non era così, mi avevi detto di tenerti fuori perché avevi paura di aggravare una condizione non facile. Ed ora cosa ti sento dire? ‘Secondo lei?’! Ma sei matto? Ad un allenatore non puoi dire ‘secondo lei’, perché significa che un giocatore non si sente a posto. È ovvio che ti ha proposto di riposarti ancora questo giro e poi di rivedervi per i mondiali. Ma tu hai sbagliato approccio. Il bello è che conosci benissimo quello giusto. E poi come se non bastasse hai anche annuito dicendo che preferivi riprenderti come si deve ed essere al cento per cento quando la stagione sarebbe ricominciata. Sono davvero senza parole, anche perché so che volendolo avresti potuto farlo il campionato. Avevi davvero paura di arrivare a settembre stanco? - Chiese scettico dopo aver concluso il lungo riassunto di quanto accaduto.
Ricardo si sentiva colto in fallo e messa così la vedeva effettivamente chiara, così alzò finalmente lo sguardo meno smarrito e disse stringendosi nelle spalle:
- Certo che ho questa paura, ho appena recuperato, come faccio a sapere che ora non mi becco un altro infortunio? Direi addio alla squadra, il presidente non avrebbe più pazienza! - Era tutto vero, verissimo, ma per un giocatore con la possibilità di giocare in nazionale, uno col suo amore per quell’ambiente per di più, una reazione simile era assolutamente fuori dal normale.
- Cos’altro c’è? - Ricardo sapeva che se avrebbe parlato avrebbe detto la verità, il punto era capire se voleva esprimerla o no. Sapeva che non era proprio la fine del mondo, anche perché era la cosa più irrazionale del mondo.
- Ho dato tanto per scontato una cosa che in realtà non mi sento pronto a fare. Evidentemente è così. - Ma José sebbene capisse che in parte era vero, colse dietro la sua incertezza qualcos’altro.
- C’è dell’altro. - Ricardo cominciava a sentirsi male davanti a quello sguardo affilato ed inquisitore. A lui non era mai riuscito a mentire e non voleva cominciare ora. E poi era tutto vero, non si sentiva da nazionale, ci aveva pensato con onestà. Per non parlare della fifa di tornare ad infortunarsi od iniziare stanco quella che considerava la stagione più importante della sua vita. Far vedere chi era anche in quel club. Era questo che contava enormemente ora per lui, sopra ogni cosa, perché la sua presenza lì era ancora incerta ed il presidente non ci avrebbe messo molto a mandarlo via ad un’altra delusione. Ed ora lui, lì, ci voleva stare.
Con tutto sé stesso.
- Vabbè vabbè, vai… una bella vacanza è quella che ti ci vuole, in effetti. Fattela, riposati per bene e poi ci rivediamo ad agosto col club. Non ti voglio vedere e sentire per un sacco di tempo! - Alla fine José decise di tagliare corto, capendo che quel qualcos’altro non avrebbe voluto saperlo potendolo comunque benissimo immaginare da solo, ovviamente.
Sospirò e sorrise mentre Ricardo si alzava circumnavigando l’ampia scrivania per abbracciarlo e salutarlo, conscio che non l’avrebbe visto per un bel po’.
Cinti vicendevolmente, conclusero con delle pacche più o meno vigorose e si congedarono.

Quando gli giunse davanti, la prima cosa che gli disse fu uno spiazzante e coinvolto:
- Non so proprio cosa mi sia preso. - Poi gli spiegò dettagliatamente il colloquio telefonico fra lui ed il tecnico della nazionale brasiliana con la partecipazione speciale di Mourinho.
Mano a mano che procedeva Cristiano sembrava avere perfettamente chiaro tutto, come se fosse lampante ed impossibile da non vedere così.
Quando concluse, infatti, se l’abbracciò di slancio facendolo cadere sul divano steso con lui abbarbicato sopra.
Riky boccheggiò per un paio di secondi, poi decise di non lottare a quella dolce fine e rimase schiacciato dal suo corpo poderoso e dalle sue braccia che lo stringevano più che mai.
Aveva il suo viso nascosto contro il collo e sembrava che nemmeno respirasse. Poi finalmente uscì un flebile:
- Grazie! - Al che Ricardo si sentì in dovere di smontarlo un po’ altrimenti sarebbe stato impossibile calmarlo:
- Ma non l’ho fatto per la vacanza. Certo mi serve, anche il mister poi l’ha detto, però è più che non sono effettivamente pronto per la nazionale. Cioè pensavo di esserlo ma poi parlandoci chiari ed onesti ho capito che era prematuro e… insomma, il Real per ora è tutto ciò su cui voglio concentrarmi e questi mesi di pace mi faranno bene. Non c’è nient’altro da vederci dietro, davvero. - Perché anche il mister insisteva su quella linea? Forse perché era vero?
Per Cris fu come se non avesse detto niente e tirandosi su cercò le sue labbra che trovò con una foga sospetta.
Ricambiò il bacio con intensità non ricordandosi più l’ultima volta che l’aveva fatto in quel modo, poi finalmente gli fece prendere fiato e quando si separò dalla sua bocca aveva le mani ai lati del suo viso, come per non farselo più scappare e lì in quel modo, sotto di lui, si sentì al suo posto. Tranquillo e sicuro. Fu quando lo guardò negli occhi da così vicino che capì che Cris si era emozionato per quel suo gesto -che per lui sarebbe sempre stata una scelta nei suoi confronti e niente gli avrebbe fatto cambiare idea. Ma il suo ego era materia di leggenda e si sapeva- e se ne stupì lui stesso.
Si trovò a sorridere con dolcezza sapendo matematicamente di aver fatto comunque la scelta giusta e che non l’avrebbe mai rimpianta, per niente al mondo.
Qualunque fossero i veri motivi.
- Allora, dove si va? - Chiese poi con allegria come per rendere tutto reale.
Il sorriso di rimando di Cris fu la conferma ed il regalo più belli.

FINE