CAPITOLO XIV:
CAUTO NEL SUO MONDO

Mentre usavo un macchinario per braccia e spalle in palestra, rivedevo un paio di questi episodi capitati negli anni. Quando poi faceva qualcosa di sorprendentemente oltre le righe nei miei confronti ed io rimanevo stupito. Reagivo d'istinto, come mio solito, alimentando lo scherzo del momento, ma dentro di me non me l'aspettavo.
Ci provavo cauto, sempre sembrando il solito Nole, ma cauto.
Ricordo un match di questi, quello per Haiti, con Roger, Serena, Kim ed altri partecipanti.
Io e lui eravamo nella stessa squadra, la blu, contro quella di Roger e Serena ed altri.
Essendo composte da diversi giocatori, avevamo finito per cambiare spesso coppie fra di noi ed io e lui siamo capitati insieme solo una volta. Quando è successo si è alzata un'ovazione dal pubblico, come se tutti non aspettassero altro che quello. Vederci insieme.
Beh, ero come loro.
Non vedevo l'ora di vederci insieme.
Inizialmente ricordo l'imbarazzo, uno strano imbarazzo. C'era una specie di tensione e capii subito che era lui. Sentivo chiaro quel suo forzarsi e trattenersi, non era naturale nei miei confronti.
Alla fine risultavamo divertenti, ricordo che abbiamo riso tutti ed anche il pubblico. Sono riuscito a tirare fuori siparietti come mio solito ma non capivo cosa ci fosse che lo frenava.
Eppure una delle volte precedenti, quando c'era una pausa per bere ed io ero uscito dal campo, lui da fuori era entrato e mi aveva scherzosamente asciugato la faccia e poi il sedere. Quelle cose sorprendenti non da lui. Preso contropiede ho sculettato e tutti han riso, ma non ci potevo credere. Era un tentativo nei miei confronti.
Poi giocando insieme era teso. Non sapevo cosa pensare.
Alla fine è andata molto bene, è stato bello, ci siamo divertiti, abbiamo fatto un paio di cose che mi sono piaciute, quegli scontri petto contro petto che fanno di solito gli uomini per esultare fra di loro.
Ma lui aveva sempre un aria così trattenuta, così mi sono messo a giocare una parte. La parte del fidanzato polemico. Nella mia mente eravamo una coppia di attivi, entrambi ci piaceva comandare e ci beccavamo dandoci ordini a vicenda.
Nella realtà forse non era poi così diverso.
Fra me e me, nonostante certi istanti di suoi sbilanci, mi dicevo che si stava sforzando perchè in realtà non gli piacevo sul serio. Alimentavo insomma le mie paranoie.
Poi però non mancavo di approfittarne comunque.
Come quando in un'altra di queste pause, lui si è fatto asciugare da me ed io ne ho bellamente approfittato facendolo su tutte le parti del corpo che potevo, specie il culo. Ho sempre adorato il suo culo ed anche nel nostro doppio gli mostravo il mio che so che era un culo che piaceva in giro, era stato apprezzato anche in quella stessa partita.
Non so come li viveva lui, ma quando mi misi a scherzare asciugandolo, lui si alzò i pantaloncini fino al massimo, mostrandomi la coscia. Io onestamente evitai di proposito perchè avevo paura che la mano mi finisse dove non doveva.
Dopo quel paio di game insieme, facemmo sempre in modo di non giocare in coppia. Lui più che altro. Fu come se cercasse tutte le scuse per evitare di giocare ancora con me.
Io non potevo che pensare che non gli piacevo davvero, ma che si sforzava.
Poi ora col senno di poi no, non era così.
Ma allora cos'era?
Mi fermai in palestra mentre ero lì a pensarci ossessivo.
Cos'era stata quella sensazione di trattenersi? Quella tensione fra noi?
Imbarazzo, stando a quel che mi aveva detto...
Aggrottai la fronte irrigidendomi mentre ormai l'attrezzo che usavo era dimenticato ed io ci rimanevo seduto sopra.
Che fosse timido?
Rafa timido. Questa era la chiave. Questo non mi tornava. Non astio, ma timidezza. Poi si lasciava andare a cose istintive che voleva fare con tutto sé stesso e mi stupiva.
E forse il fatto era che sfogava tutto in campo, nel tennis, ciò che nella vita normale non osava esprimere.
Il problema dei timidi che però erano dei vulcani.
Rafa era un vulcano infatti in privato faceva macelli, non andava mai per il sottile in nessun caso. Per non dire in campo.
Ma se si pensa a lui come ad uno spagnolo, quindi a quello che è focoso e passionale, ma soprattutto una forza della natura, sempre a ridere, scherzare e ballare... beh, ero più io che lui!
A me piace ballare, sono un completo idiota quando sento la musica giusta ed in questo caso la musica giusta mi arrivava alle orecchie dagli auricolari che indossavo.
Happy di Pharrell partì dal mio lettore e come ogni volta che la sentivo, partii a saltellare e sculettare. È più forte di me, come quando ascoltavo Gam Gam Style.
Non riuscivo a stare fermo, non potevo.
E stavo saltellando sculettando quando, girandomi, mi ritrovai la sua espressione perplessa e colorita a fissarmi qualche metro più in là.
Ovviamente era entrato.
Ed ovviamente io, con la musica alle orecchie, non l'avevo sentito.
E, sempre ovviamente, mi aveva beccato in uno dei miei soliti momenti scemi.
Mi fermai di colpo togliendomi la musica, non sapevo bene come comportarmi, volevo che mi vedesse come una persona seria, ma non ci riuscivo proprio.
Mi grattai la nuca con l'aria da bambino colto in flagrante e forse ero anche arrossito.
- Tu mi becchi sempre nei momenti peggiori! - Rafa, a quel punto, rispose estremamente spontaneo senza muoversi.
- E quali sono gli altri? - Dal momento che non rideva e non faceva espressioni decifrabili, ci rimasi un po' male nel senso che sapevo che aveva ragione, ma io volevo fargli sapere che ero anche altro oltre che buffone.
- Beh, ma questa è sfiga perchè su tutte le persone del pianeta io voglio dimostrare a te che sono serio e nell'unico momento che ballo entri proprio tu! - Questa forse non andava detta, realizzai tardi, ma poi vidi che scoppiava a ridere ed io mi calmai pensando che forse non era andata poi così male.
Rafa così si avvicinò mentre rimanevo incerto sul da fare e mi mise una mano sulla spalla, la maglietta un po' sudata per gli esercizi fatti, ma lui mi toccò ed il calore del mio corpo aumentò immediatamente.
Smise di ridere, ma sempre divertito mi disse:
- So che anche questo fa parte di te, non mi aspetto che lo cancelli, non potresti. Si tratta di mostrare anche il resto di te che, invece, hai sempre nascosto bene. - Appunto, il lato serio.
- Eh, di questo passo continuerà a rimanere nascosto se non la pianto di ballare come un coglione appena sento Happy o Gam Gam Style! -
Non voleva essere un commento comico, ero serio e lo pensavo sul serio, ma lui gettò la testa all'indietro e rise di gusto deliziandomi. Volevo che il tempo si fermasse.
- Ma è questa la prima cosa che mi è piaciuta di te! - Disse poi piano per non farsi sentire da chi poi non so visto che eravamo soli in palestra.
Era anche serio, rilassato. Sembrava aver accettato il fatto che voleva tornare con me, ma dipendeva da me, da come mi comportavo e questo lo sapevo.
- Il mio culo che sculetta? - Rafa brillò malizioso per un momento.
- Oh quello sicuro! - Lo sapevo che gli piaceva! Mi illuminai soddisfatto per un momento, poi riprese serio con un sorrisino indecifrabile. La mano non più sulla mia spalla, guai se poi aveva la tentazione di toccare altro. Rimaneva davanti a me comunque. - Ma mi riferivo alla tua capacità di farmi morire dal ridere. Quella tua spontaneità nell'essere divertente. Esserlo, capisci? Non farlo! Tu non lo fai, tu lo sei, è diverso. Io devo sforzarmi per essere divertente o devo essere in un determinato stato d'animo perchè ho un altro carattere. Tu sei così. Ed oltre ad invidiare questo tuo lato solare ed aperto e divertente, mi è sempre piaciuto. Non devi cambiare questo. Anzi. Non devi cambiare. Devi solo tirare fuori il resto. - Era come se ci credesse, come se sapesse che c'era dell'altro. Anche se era stato sul punto di lasciarmi, ora lo sapeva e lì mi venne il dubbio che ne avesse parlato con qualcuno.
Mi venne in mente solo Roger, l'unico saggio che lui ascoltava e che si azzardava a dire certe cose.
Strinsi le labbra in segno di gratitudine e mi tenni le mani in mano evitando di mettergliele addosso come volevo.
- Sai, prima ho ripensato a quel match per Haiti che abbiamo fatto qualche tempo fa... ricordi? - Annuì con un sorriso nel ricordarlo. - Mi sono sempre chiesto perchè non hai giocato altre volte con me. Solo per quel paio di game, è capitata una volta in tutta la partita. Poi hai cercato di evitarmi? Mi sembravi teso nei miei confronti, ma forse eri solo... -
- Imbarazzato. - Ammise con un sorrisino che esprimeva quel che stava dicendo.
Lo trovai dolce. - Ero felicissimo di essere in campo con te ed ero teso e distratto per quello e mi imponevo di fare, quello per cui ero lì, giocare e far ridere il pubblico. Quindi ero disturbato dalla tua presenza al mio fianco, così come il tuo sguardo perennemente su di me, quando tu eri in panchina ed io giocavo. Sempre costantemente su di me. Ed io sbagliavo parecchio. - il fatto che stesse ammettendo tutte queste cose, mi riempiva di gioia e mi sconvolgeva insieme. Oltre tutto, era incredibile vedere le cose ora in quella chiave.
- Ho sempre pensato che ti sforzassi di fare certe cose con me per far ridere la gente, ma che in realtà mi detestassi... - Rafa scosse la testa come a dire 'che scemo che sei'.
- Perchè dovevo detestarti? Eri mio rivale? Quanti ne avevo? Roger poi... -
- Roger è diverso... -
- Sì, però quanti rivali ho sempre avuto? Forse non rido e non scherzo con tutti, forse quando perdo contro di te in certi casi sono freddo e scostante perchè poi spacco tutto in spogliatoio, ma non ce l'ho con te. Non ce l'ho mai avuta. È che sono timido nei rapporti che mi interessano. È un classico, no? Quando ti piace uno diventi impacciato ed imbarazzato, a me succede così. Mi intimidisco. Dal di fuori risulta...-
- Che mi odi! - Conclusi per lui, ancora sconvolto da quelle scoperte.
Rafa scosse ancora il capo con quella sua espressione che ormai conoscevo a memoria, così come tutti i suoi tipici segni facciali. Il sopracciglio alzato quando dissentiva, la bocca tirata quando voleva insultare e non poteva.
- Non ti odio, non ti ho mai odiato. A parte quando per ripicca hai messo incinta la tua ragazza e hai deciso di sposarla. In quel momento penso di averti odiato abbastanza. - sospirai mortificato, mi stavo insultando per aver frainteso sempre tutto e abbassando lo sguardo decisi di evaporare piano, non reggevo più il suo sguardo e quella conversazione sconvolgente. Però passandolo piano, mormorai.
- Ti ho sempre frainteso, non ho mai capito niente di te. - Era quella la sola conclusione. - Ed ora ne pago lo scotto. - Ma non era tardi e quando le sue parole mi raggiunsero mentre ormai me ne stavo andando, ne ebbi la conferma.
- Hai capito come farmi ridere e come rilassarmi. - Ed era maledettamente vero, in effetti.
Mi fermai, mi girai dritto e sorrisi capendo che era così. Mi ripresi e piegai la testa di lato.
- Riuscirò anche nell'ultima impresa e queste non sono solo parole, vedrai! -
Ero sicuro di farcela, dovevo, non avevo scelta.
Avrei vinto quel titolo, proprio quello.
Dovevo per forza, non avevo scelta.
Rafa fece un piccolo sorriso di rimando ma non disse nulla, mentre me ne andavo lo vidi mettersi in uno dei macchinari di rilassamento per la schiena e sospirai fra me e me pensando che però vincere con lui in quelle condizioni non era poi una vera dimostrazione di serietà.

Era teso e imbarazzato. Sorrisi ripensando alla sua dolce ammissione. Improvvisamente Rafa sotto quell'aspetto era straordinariamente diverso ed io volevo rivedere tutta la nostra storia dai suoi occhi.
Cosa aveva pensato la prima volta che ci eravamo incontrati nel campo, ormai molti anni indietro?
Il torneo proseguì bene per me, ero molto concentrato e non avevo dimostrato problemi di alcun genere. Sapevo che ero in finale, non avevo altra scelta.
Tenevo d'occhio Rafa che faceva molta fatica, si vedeva che non giocava dal solito Rafa ed erano passate un paio di partite, quando ci rivedemmo. In realtà ci incrociavamo di continuo, ma non ci fermavamo mai a parlare, non c'erano vere occasioni per intrecciarci sul serio.
Quella volta accadde nella saletta dei massaggi, proprio come avevo immaginato.
La prima volta che capitammo insieme fortunatamente non fu poi così presto, però quel giorno avevamo giocato entrambi e di solito i massaggi venivano praticati sempre dopo le partite per rilassare ed aggiustare.
Potevamo scegliere l'orario, lui era finito nel mio.
Fui il primo ad entrare e non ci pensavo più che c'era lui, non avevo più guardato il foglio delle prenotazioni.
Ero già pronto e steso nel lettino con l'asciugamano sul bacino e sulle cosce, pancia in su ed aria rilassata, un braccio dietro la testa, l'altro col telefonino in mano a guardare cose su internet.
Quando lo vidi entrare guardai distratto la porta pensando che fosse il mio massaggiatore che chiaramente si faceva attendere.
Quando invece vidi che era Rafa impallidii e sgranai gli occhi tornando a fissarlo sconvolto.
Cazzo era la volta in cui ci trovavamo insieme, lo realizzai e mi sentii subito indurire lì nei bassi fondi.
Rafa mi fece un cenno fermandosi a sua volta, anche lui l'aveva dimenticato che quel giorno saremmo finiti insieme ai massaggi, per di più era anche sera.
Non ci dicemmo nulla, lui si girò di schiena e cominciò, nel suo angolino e vicino al suo lettino, a spogliarsi. I massaggi venivano praticati o nudi o con gli slip addosso. Io, sfacciato com'era, mi spogliavo sempre. Non avevo pudore.
Rafa si tenne gli slip che comunque erano come sempre stretti tanto da finirgli fra le chiappe. Se li tirava sempre in partita e non sapevo se era un gesto inevitabile oppure se lo faceva come rituale insieme alle altre cose che faceva.
Girai solo gli occhi, non dovevo, lo sapevo, ma quando lo vidi nudo dopo un bel po' che non me lo concedeva, il mio amico fra le gambe che era coperto da un normale asciugamano bianco, continuò la sua opera di ingrandimento. Piegai una gamba cercando di mascherarlo, non potevo muovermi ed ora se fosse venuto il mio massaggiatore sarebbe stato ancor più imbarazzante. Non sapevo come comportarmi, ma non avevo scelta.
Rafa si stese nel lettino e si mise a pancia in già, non voleva guardarmi, lo capivo. Ma in quello realizzai.
- Dunque quando fai così non è perchè ce l'hai con me e vuoi evitarmi, ma è solo che sei imbarazzato e timido? - Forse non dovevo dirlo, ma ormai dalla mia bocca era uscita e lui, girandosi lentamente verso di me, mi fissò con occhi spalancati ed il viso più rosso mai avuto.