*Ecco il nuovo capitolo. Per prima cosa si finisce la scena lasciata in sospeso, Nole è nella camera di Rafa che ha appena perso la finale con Stan per colpa del mal di schiena e va a vedere come sta. Decide di togliersi la maschera ed essere chiaro con lui. Poi arriviamo al torneo di Miami e a Nole che è convinto di dover circuire Rafa... ovviamente i suoi sistemi gli si ritorceranno contro. Il prossimo capitolo lo metto domenica. Buona lettura. Baci Akane*

CAPITOLO V:

STALKING



Gestirmi.
Non volevo dargli troppa pressione, però volevo che sapesse che ero serio e convinto.
Per cui mi limitai a mettergli una mano sulla sua e a stringergliela.
Rafa si tese e la guardò come se fosse lava allo stato puro. Fece per toglierla, ma la trattenni, poi aspettando che mi guardasse negli occhi, mormorai dal basso della mia posizione, sicuro di me:
- Aspetterò il tempo che ti serve per assimilare la cosa e capire cosa vuoi. Ma devo darti materiale su cui pensare! - Rafa a questo punto parlò istintivo.
- Se mi baci di nuovo ti do un pugno! - Con questo mi spiazzò e mi misi a ridere lasciandolo, mi rialzai e continuai a fargli la valigia.
- Sono così terribile? Dai, so che bacio bene! -
- Bacerai anche bene, ma odio essere preso alla sprovvista! Voglio essere consenziente! - Brontolò guardando da un'altra parte, tormentandosi la mano che gli avevo preso. Io ridacchiavo, sembrava un bambino, ma era adorabile per questo.
- Almeno bacio bene! - Sottolineai.
- Tsz... - Sbuffò alzando le spalle: - Non è sufficiente! Non so cosa tu voglia di preciso... conquistarmi o portarmi solo a letto, ma non funziona così! Le cose vengono spontanee, se non succedono da sole non vanno. - Così la pensava in quel modo. Storsi la bocca e lo guardai, visto che lui non lo faceva parlai lo stesso con molta calma.
- Però se uno non sa a cosa pensare, non può succedere nulla. - Rafa aggrottò la fronte e mi guardò finalmente.
- Ti dico che devono essere spontanee... tu forzi tutto! Non va bene! -
- Tu sei uno istintivo che agisce sul momento senza riflettere. Io rifletto! Agisco perchè voglio, ci penso e trovo la miglior soluzione per raggiungere l'obiettivo. Pianifico! Sono fatto così! Per cui visto che in tanti anni ad aspettare che ti accorgessi di me non ha funzionato, adesso ti rendo noto cosa provo e vediamo che succede. Comunque non ti sono indifferente e quel giorno me ne hai dato conferma. - Rafa scuotendo la testa si alzò furioso, ovviamente non poteva correre per cui si trascinò stanco alla porta e l'aprì.
- Vattene. - Rimasi sorpreso della sua presa di posizione, ma poi pensai che era da lui farlo.
Esitai.
- Rafa, devi essere onesto con te stesso... - Dissi.
- E tu devi essere meno egocentrico e presuntuoso! Stai andando malissimo, sappilo! Non è così che mi conquisti o che mi convinci a scopare con te! Qualunque cosa tu voglia! - Rispose scocciato chiudendo la porta per evitare di essere visti da fuori. Ci rimase sopra in attesa che me ne andassi. Così mi avvicinai e andandogli davanti, gli misi la mano sulla sua, sulla maniglia, fermandolo dall'aprirla. Lo guardai da vicino intensamente e serio per un lungo istante. Poi, suadente, dissi:
- Voglio tutto. Mi prenderò quel che riesco, ma voglio tutto. Sono perso per te da anni, te l'ho detto. Non mi accontenterò solo di una scopata. Voglio ogni cosa. Ma se posso avere solo il tuo corpo una volta perchè sei solo attratto da me e basta, mi accontenterò di quello. Pur di avere qualcosa. - Ora ero stato chiaro, chiarissimo. Più di così si moriva.
Dopo di questo lo baciai, posai le labbra sulle sue, gliele carezzai leggero e lui rimase immobile senza respirare. Infilai la lingua fra le sue e presi il suo sapore, lo leccai senza essere ricambiato. Gli misi l'altra mano sulla guancia e scivolai con le dita fra i suoi capelli mossi indomabili, poi gli succhiai il labbro. Non rispose di proposito, non voleva darmela vinta. Era pura testardaggine quella. Ma sentivo che tratteneva il respiro. Voleva rispondere, ma non l'avrebbe mai fatto.
Forse se l'avessi spinto a baciarmi sarebbe stato diverso. Dovevo sedurlo, non attaccare.
Me l'appuntai per la volta successiva per poi salutarlo con un sussurro.
- Spero ti riprenda presto e che la tua schiena non abbia conseguenze. Non vedo l'ora di giocare contro di te. -
Rafa non disse nulla, io me ne andai.


La volta successiva lo vidi ai Masters di Miami.
Miami era una splendida città ed un posto divino per affondare le mie zanne sul suo collo sexy, quindi ero molto lanciato e sicuro di me.
Dovevo sedurlo e spingerlo a saltarmi addosso.
Era una pura formalità il modo specifico, il fatto è che ci sarei riuscito.
O a Miami o dove?
Beh, ci sarebbero altri tornei, come Roma ad esempio... Roma è la città eterna, è romantica. Se non ci si innamora a Roma... “ Poi però mi dissi che Roma era per farlo innamorare, ma per sedurlo mi serviva Miami. Miami è sexy, Roma è romantica. A Montecarlo non c'erano particolari spinte in un senso od in un altro, poi c'era Madrid dove lui era troppo agguerrito per poter sperare di far breccia in qualsiasi modo. Per cui si ritornava a Miami e Roma.
Le mie assurde convinzioni.
Del resto passavo le ore a riflettere su di lui...

La prima cosa che feci a Miami fu individuarlo. Arrivavo sempre dopo di lui per assicurarmi la camera vicino o di fronte alla sua, in modo che fosse più facile spiarlo.
Così feci anche lì ed identificata la sua camera, io mi piazzai proprio di fronte.
Lui era fissato di dover stare in camera da solo, per cui tutti gli altri membri del suo staff, erano suddivisi nelle camere vicine, era sempre stato raro trovarne una libera vicino alla sua a meno che non fosse la prima della serie riservata a Nadal e compagnia.
Io facevo lo stesso col mio staff, stavo in camera da solo e gli altri si sistemavano vicini. Era una cosa che facevano tutti i tennisti, comunque. Solo che io mi mettevo vicino a lui!
Entrato in camera, buttai alla rinfusa tutto sul letto per correre a vedere nello spioncino della porta se quella davanti alla mia dava cenni di vita. Non doveva essere arrivato da molto. A seconda di come sarebbe uscito avrei capito cosa avrebbe fatto.
Poteva concedersi una passeggiata per Miami oppure farsi una nuotata o magari usare la palestra a disposizione. Questi stabilimenti messi a disposizione per i tornei di tennis, avevano sempre tutto. Sauna, sala massaggi, campi d'allenamento, palestre e piscine. Erano attrezzati con tutto e costruiti apposta per i tornei di tennis.
Non dico che passai tutto il tempo davanti alla porta, ma quasi e quando sentii con orecchio attento, mentre mettevo via le cose dalla valigia, la sua porta aprirsi, mi precipitai a vedere.
Mi sentivo vagamente ridicolo, ma era una cosa troppo importante, me la dovevo giocare bene.
Rafa usciva vestito da turista, dei jeans al ginocchio che gli fasciavano a pennello le cosce favolose che si ritrovava, lasciando scoperto i polpacci altrettanto favolosi, ed una maglietta a maniche corte color salmone e bianco opaco, con il suo solito sponsor in bella vista, la nike che gli aveva fatto un logo personalizzato in base al suo soprannome. Rafa veniva chiamato il Toro di Manacor perchè era di Manacor e giocava come un toro. Con forza incredibile e spingendo come un dannato. Ed anche perchè aveva la combattività e spesso la cattiveria di un toro, che andava dritto verso il suo obiettivo a testa bassa. Così la nike gli aveva fatto un bel logo personalizzato che ricordava il toro.
Era raro che vestisse con altri capi, a meno che non dovesse presenziare ad eventi e serate ufficiali. Allora usava delle camice che gli stavano d'incanto.
Mi leccai le labbra affamato mentre si allontanava guardando il telefono distratto, i capelli come al solito a casaccio, gli occhiali da sole intrecciati fra le dita che reggevano il telefono. Il resto non riuscii a vederlo, ma presi telefono, occhiali, cappellino con visiera e portafoglio ed uscii al volo.
Scrissi al mio coach che andavo a fare un giro a Miami in incognito e che ci saremmo rivisiti a cena.
Come primo giorno non avevamo programmi se non di doverci abituare all'ambiente umido e pesante di Miami.
Mi rendevo perfettamente conto che stavo seguendo Rafa per far finta di incontrarlo casualmente in un posto tranquillo ed al tempo stesso perfetto, però non ci potevo fare nulla. Ero deciso ad arrivare a lui con ogni mezzo.

Gli stetti a debita distanza per un po', lo vedevo messaggiare e mi venne il dubbio che si stesse per incontrare con qualcuno.
Camminava nelle vicinanze della spiaggia e alzava la testa solo per guardare il mare. Rafa era un pesce, viveva su un'isola, il suo passatempo era andare in barca col costume rosa. Era ovvio che per ambientarsi e rilassarsi andasse a guardare il mare. Aveva messo un cappellino e gli occhiali scuri anche lui, ogni tanto qualcuno lo riconosceva e lo avvicinava, ma in generale nella folla decisamente consistente che ci passava intorno era normale che nessuno notasse qualcuno. Anche con me era così.
Rafa finalmente si fermò ad uno dei tanti bar dall'altra parte della strada che costeggiava la spiaggia ed io mi dissi che qua era perfetto per far finta di incontrarlo per caso.
Mi chiedevo se ci sarebbe cascato, ma tanto io avevo la faccia tosta per ammetterlo che volevo salutarlo.
Stavo per farmi avanti e raggiungerlo al tavolino dove si era seduto quando notai che il suo sguardo si alzò dal telefono e vedendo qualcuno si illuminò di un sorriso radioso.
Mi fermai senza farmi vedere, lo vidi alzarsi e dare un abbraccio al nuovo arrivato. Quando realizzai che era Roger e che si stava sedendo con lui perchè era con lui che aveva appuntamento, ci rimasi non male, ma molto di più...
Mi morsi il labbro con aria delusa mentre dentro di me mi sentivo dilaniato per una cosa che doveva essere una sciocchezza.
Ora avevo due cose da fare.
O interromperli con faccia tosta fingendo di capitare lì e rovinargli l'appuntamento, o stare lì a spiarli per vedere che aria tirava, se era vero che Rafa e Roger non stavano insieme e Rafa aveva rinunciato a Roger.
Non mi sembrava da come lo guardava.
Però c'era anche una terza opzione e me ne accorsi dopo cinque minuti di indecisione.
- Guarda che così sei proprio inquietante! - La voce era estremamente familiare e tipica. Tipica nel senso che il suo timbro era particolare e distintivo.
La lingua francese, la erre arrotolata, la voce roca e sottile.
Mi girai verso Stan con sorpresa facendogli cenno di stare zitto. Ero dall'altra parte della strada, seduto sul muretto della spiaggia, dietro ad alberi e panchine in modo da non farmi vedere da loro. Stan però era proprio davanti, in bella mostra vestito sportivo e di bianco, con la sua chioma bionda scoperta senza cappellini vari. Solo gli occhiali scuri dovevano mimetizzarlo.
- Che hai? - Così lo presi per il braccio e lo tirai dalla mia parte sedendolo a forza. - Ma che combini, Nole! Sei matto? - Cominciava ad alzare la voce così dovetti anche mettergli una mano sulla nuca e l'altra sulla bocca per zittirlo a forza. Tornai a guardare verso il bar e vidi che non si erano accorti di nulla e sospirando lo lasciai concedendogli un'occhiata ammonitrice.
- Tu stai male, il sole di Miami ti ha già spappolato i pochi neuroni che hai! -
Disse Stan convinto. Io mi misi a ridacchiare. Quanto assurdo poteva essere ritrovarmi lì proprio con Stan a spiare Roger e Rafa?
- Sei tu quello senza cappellino! E se ti riconoscono? - Io mi riferivo a Roger e Rafa, ero convinto infatti che anche lui li stesse spiando come me.
- Ma chi, i numerosi fan che mi perseguitano ovunque vada? - Questo fu ironico e capii che non solo intendeva tutt'altro, ma che lui non viveva il dramma mio, di Rafa e di Roger che per passare inosservati dovevamo mimetizzarci... non eravamo alla stregua dei calciatori più famosi che non potevano muoversi da soli, però poco ci mancava. Dipendeva da dove si andava ed in che periodo.
Se si andava in una città dove si disputava uno dei grandi tornei dell'anno, era ovvio che rischiavamo di essere riconosciuti.
- Ti invidio! - Dissi quindi tornando a guardare i due al bar. - Noi dobbiamo pensare a non farci riconoscere se vogliamo stare in pace e siamo in pieno Masters o Slam... - Stan si mise a ridere notando solo in quel momento che guardavo qualcuno in particolare.
- Ah ma allora non ti sei seduto qua per nasconderti dai fan che ti perseguitano! - Disse dopo qualche secondo, dopo aver capito che guardavo qualcuno. Fui io a fissarlo senza capire.
- Tu non sei qua per lo stesso motivo? - Chiesi a quel punto sorpreso. Stan mi lanciò la sua tipica occhiata da 'cosa diavolo dici?' e così indicai al tavolino del bar. Stan seguì l'indice e strabuzzò gli occhi mentre aggrottava sopracciglia e fronte.
- Cosa? - Disse incredulo e strozzato. Mi morsi il labbro per lui, capendo che quello era il tono da delusione che avrei avuto io se avessi dovuto parlare solo cinque minuti fa.
- Pensavo non stessero insieme... - Feci sapendo che con lui ne potevo parlare perchè era perdutamente innamorato di Roger dalla nascita, credo.
Stan stava ancora guardando sconvolto ed imbronciato.
- Nemmeno io! Ma cosa fanno? - Alzai le spalle.
- Parlano, per ora. Si sono appena incontrati, mi chiedo perchè non potevano vedersi al bar dell'albergo alla luce del sole. - Poi mi fermai e lanciai un'occhiata al cielo fin troppo soleggiato. - Beh, hai capito che intendevo... - La mia era una domanda molto mirata e Stan, sebbene spesso fosse un tontolotto, capì perchè lo pensava anche lui.
- Evidentemente non è un incontro innocente fra amici... - Le sue risposte ovvie e spietatamente semplici. Troppo. La verità la potevi sapere dagli ubriachi, dai bambini e da Stan. Non cercava di filtrarla per essere meno brutale. La diceva semplice e cruda. E sempre.
Mi resi conto di quanto fastidio mi dava avere conferma dei miei sospetti mentre sentivo di nuovo il senso di bruciore e fastidio. Per un momento il nodo salì agli occhi che si fecero lucidi, battei le palpebre più volte per ricacciare le lacrime indietro mentre capivo che Rafa stava davvero con Roger, non potevano esserci altre spiegazioni.
Poi mi resi conto che Stan era più emotivo di me e forse stava peggio, lui amava sul serio Roger, io con Rafa ero in una fase intermedia fra l'innamoramento e l'attrazione fatale.
Non potevo però parlare ancora d'amore.
Mi girai per accertarmi che stesse bene e lo vidi dispiaciuto, abbattuto e in generale più simile ad uno straccio.
Era anche molto pallido e mi preoccupò, quindi gli misi la mano sul braccio e lo girai di forza verso di me per farmi guardare. Gli tolsi gli occhiali scuri per accertarmi che non piangesse, ma era sul limite.
Penso che se li avesse guardati ancora sarebbe stato peggio, così in due secondi capii quale era la mia terza opzione.
E scelsi quella.
- Dai, vieni! Che vadano al diavolo quei due! - Protettivo e brusco, gli rimisi gli occhiali scuri e tenendolo per il polso me lo tirai dietro per andarcene.
- Stai andando dalla parte opposta dell'albergo. - Disse con voce sottile, seguendomi mite. Camminando gli lasciai il polso e mi fermai a guardarmi intorno, in due secondi dovetti decidere cosa fare ed in quello mi sentii l'istinto bruciarmi verso un'azione precisa.
Un'azione che ebbe dell'epicità, in qualche modo.
Infatti presi di nuovo Stan che mi fissava perso, scivolai con la mano nella sua e mentre lui la guardava cercando di capire da uno a cento quanto fosse folle quel gesto in pubblico, io lo tirai dall'altra parte della strada, poi facendo attenzione al momento meno affollato, attraversai il marciapiede passando davanti al bar proprio quando Rafa e Roger avevano gli sguardi in direzione mare, per cui proprio verso di noi.
Stan mi stava ancora seguendo shockato e lanciando un'occhiata sbieca verso di loro, feci attenzione. Loro non videro il mio sguardo, ma io vidi il loro.
Fisso su di noi. Ebeti.
Il sorrisino che mi spuntò fu estremamente soddisfacente.
Non avrei mai pensato di usare Stan per vendicarmi od ingelosire Rafa, ma fu una mossa geniale e solo dopo avrei capito quanto.
Sia per me che per Stan.
Una volta oltrepassato il bar, lo lasciai perchè la gente notando due ragazzi mano nella mano, cominciavano a notare che eravamo due visi noti.
Era l'ultima cosa che volevo creare uno scandalo di tali portate.