*Ecco il nuovo capitolo. Fanworld non funziona, così ho deciso di aggiornare il mio sito, le volte in cui fanworld non va, userò questo.
Abbiamo lasciato Rafa e Nole a letto insieme, ma non con le idee chiare da parte di Rafa il quale ha specificato che non è ancora sicuro di ciò che vuole, ma ovviamente aveva una gran voglia di portarselo a letto, così si è accontentato. Nel mentre ci sono anche Stan e Roger che hanno bisogno di un chiarimento che sembrano non volersi dare. Vediamo come procedono le cose. Il prossimo capitolo giovedì. Buona lettura. Baci Akane*

CAPITOLO IX:

STRATEGIE

- Stan ce l'avrà più dura con Roger... - Disse Rafa riferito a quello che gli avevo raccontato di lui, mentre si vestiva.
- Perchè? -
- Perchè lui non è come noi che bazzicava in questo ambiente... - Disse riferendosi al fatto di avere esperienze omosessuali.
- Non è gay? -
- Non lo so... lui è sicuro di no, non so se c'è campo fertile o no. Non ha mai provato ed è sicuro che non è del club... non so se Stan coronerà mai il suo sogno... - Volevo ridere per come l'aveva detto, ma improvvisamente mi sentii molto triste per lui, sentitamente dispiaciuto.
- Se c'è uno che se lo merita, è lui... - Rafa concordò. - Però lo vedo molto dolce e protettivo con lui, Stan dice che lo chiama sempre dopo le partite e prima di quelle importanti, ce l'ha molto a cuore, si conoscono molto bene, si confidano... Roger ha effettivamente un'attenzione particolare per lui, non trovi? - Rafa si strinse nelle spalle, rivestendosi con aria dubbiosa.
- Non lo so... -
- Ma di cosa parlate? - Alzò ancora le spalle.
- Di tante cose, di me, dei miei casini, di tennis... di tutto... ma non di lui e di Stan, glissa sempre quando ci provo... - Sospirai.
- Se c'è uno che può fare breccia è proprio lui! - Conclusi alla fine. Rafa non rispose, forse era un po' geloso, ma era normale e potevo capirlo. E poi non eravamo ancora nulla, anche se speravo che presto le cose sarebbero cambiate.
La vita era sempre una continua sorpresa!

Quando ci separammo una volta fuori, ognuno per la propria strada come se non avessimo fatto assolutamente nulla.
Io avevo faccia tosta, non immaginavo che lui così spontaneo ce la potesse fare.
Alla prima occasione in cui incrociai Stan, lo afferrai per il collo col braccio e allegro lo apostrofai sapendo di non essere da soli.
- Ehi! - Stan mi guardò smarrito riconoscendomi a scoppio ritardato.
- Ehi... - Fece abbattuto.
Da qui capii che era andata male.
- E' andata così di merda? - Chiesi facendo attenzione ad usare parole in codice.
- No... non... non è andata... cioè non ci siamo parlati. C'è... - Lo guardai sorpreso convinto che scherzasse, ma era tragicamente serio mentre camminava trascinato da me, fissando il pavimento. - c'è il gelo... - Mormorò grave. Stava per piangere, lo sentii subito e capii immediatamente che sarebbe uscito subito in questo torneo.
Mi morsi il labbro dispiaciuto non sapendo proprio cosa dire, poi gli spettinai la testa affettuoso appoggiando la mia alla sua.
- Dai, vedrai che vi chiarirete... -
Sospirò.
- Credo d'averlo deluso, mi evita ed io non ho la forza di rincorrerlo ed impormi come fai tu. Io credo... io credo che... - Stava per dire che era finita e lo fermai prendendogli i capelli sulla nuca. Non si lamentò nemmeno.
- Non è finita! Andiamo! Se c'è uno che può arrivare a lui sei tu! Ti adora e non te ne rendi conto! Per capire come siete, ho guardato le foto in rete che ci sono su di voi e stavo per svenire con un attacco diabetico! Non guarda così nessuno! Lui ride e scherza con tutti, è sempre gentile ed anche affettuoso, ma con te è tutta un'altra cosa, fidati. - Stan scosse il capo rimanendo docile nel mio braccio.
- Lo dici per tirarmi su, ma so che non è così o mi parlerebbe... -
- Ma no, sono sincero! Ci possono essere mille motivi per cui non ti parla! - Stan a questo si fermò e mi guardò torvo, gli occhi lucidi e l'aria da cucciolo perduto.
Volevo stringerlo forte, ma ora non potevo di certo. Già quello che stavo facendo era un rischio visto che non eravamo in zone proprio private.
- Del tipo? -
- Del tipo che è geloso e si sta rendendo conto che non è normale, che non è una cosa da amici... e quindi sta capendo, si sta interrogando... tu devi tranquillizzarlo e dirgli che non stai con me! - Questo era un buon consiglio, se non altro si sarebbero parlati. Era questo che dovevano fare, del resto...
- Secondo me è solo finita. - Fece infine lugubre, io cominciai a scuoterlo fisicamente per farlo reagire.
- Avanti, non è finita finchè non è finita! - Ma Stan non sembrava proprio dell'umore e sfilando il braccio, ripeté secco:
- Non dire stupide frasi fatte! È finita e basta, non mi parla, non mi guarda! -
- E tu obbligalo a farlo, devi dirgli che volevo vendicarmi di Rafa, ma che non stiamo insieme! - Stan sospirò insofferente mentre voleva solo andarsene.
- E dov'è finito il tuo famoso piano di farli ingelosire e vendicarti? - A questa domanda il sorriso mi si formò larghissimo sul viso e lui capendo cosa era successo scosse il capo snervato e alzando gli occhi al cielo mi scacciò con la mano.
- Va a quel paese! - Io mi misi a ridere e lo seguii mentre cercava di andare verso la sua camera.
- Se ci sono riuscito io, ci puoi riuscire anche tu! - Stan si fermò davanti alla sua porta chiaramente non intenzionato a farmi entrare.
- Rafa è uno aperto al dialogo ed alle novità, si presta ai litigi ed alle discussioni... Roger no! Innalza un muro e non ti fa entrare! Io ho sbagliato tutto e basta. - Con questo se ne entrò in camera lasciandomi così in corridoio, dispiaciuto per lui.
Non potevo fare molto, di fatto, e quando li vidi uscire prestissimo al torneo, capii quanto fuori di loro fossero per questo fatto. E quanto lontano il chiarimento e la riappacificazione fossero.
Mi sentii in colpa, ma me ne feci una ragione vincendo il torneo di Miami proprio su un Rafa che per punirmi decise di non ripetere il nostro splendido amplesso.
Ci avrei ben pensato al prossimo...

Rafa non pensava di doversi impegnare con me, non serviva parlare di quel che eravamo, di quel che facevamo e di quel che volevamo.
All'interno del Miami Masters 1000 l'abbiamo fatto due volte, dopo la finale mi ha tirato addosso tutto quello che aveva sotto mano nello spogliatoio quando ci ho provato, perchè l'avevo battuto ed era furioso. Per cui non ci sono riuscito e non ho provato a dirgli nulla.
Insomma, se volevo Rafa, quello era il pacchetto completo!
Non mi sarei annoiato!
Dopo Miami lo vidi solo un mese dopo a Montecarlo, a casa mia.
Cioè casa mia in quanto io vivo lì, il torneo del Masters 1000 era lì.
Un mesetto, beh considerando la data di quando era finito Miami meno, per digerire la cosa successa fra noi, ponderarci ed eventualmente fare il fantomatico passo successivo.
Lui aveva il mio numero di telefono, nel 2010 ce lo eravamo scambiato per Hit for Haiti e poi per il doppio che l'ho convinto a giocare ad Agosto, ma lui non lo usava quasi mai. Quella volta ci eravamo salutati con lui che mi diceva che mi sarebbe scordato di tornare fra le sue gambe. Non mi chiamò in quel lasso di tempo ed io non potevo farlo.
Rivederlo fu bellissimo, vivendo lì potevo scegliere di stare a casa mia, ma era una scelta del tutto professionale andare nell'albergo dell'organizzazione, per stare con il mio staff e concentrarmi meglio. Non era una scelta assurda, insomma, ma piuttosto normale.
Anche se i familiari seguono noi tennisti, comunque stanno in un altro albergo a parte, non possono stare con noi. Potrebbero, ma siamo noi tennisti che ci isoliamo per non deconcentrarci. Sono regole non scritte che tutti seguono, come il silenzio durante le partite.
Come al solito arrivai per primo e mi appostai al bar dell'albergo, sito vicino alla hall, per tenere d'occhio tutti quelli che arrivavano. Quando vidi Rafa, mi illuminai tutto, ma non mi feci vedere sapendo che se gli avessi detto che volevo stare vicino a lui di camera, era la fine.
Non mi feci notare, lui non mi notò e salì al suo piano. Ai primi 5 del ranking riservavano sempre lo stesso piano. Lui ed il suo staff riempirono gli ascensori mentre si dirigevano alle loro camere, la mia banda non era ancora arrivata poiché vivevano a Monte Carlo con me. Sarebbero stati con me, ma sarebbero arrivati con calma.
Seguii a ruota Rafa e con dei macchinismi tipici miei degni di una spia segreta, riuscii ad avere la camera vicino alla sua.
In realtà non potevo sapere se la camera scelta da me era proprio sua o di uno del suo staff, potevo solo sperarlo.
Comunque gli sarei stato piuttosto vicino.
Una volta sistemato in camera, guardai il telefono sperando in una sua chiamata come per magia, ma sapevo non sarebbe arrivata.
Alla fine mi decisi a scendere, volevo tornare al bar ed intercettare Stan. Con lui mi ero scambiato il numero, infatti gli avevo scritto un sms, ma non mi aveva risposto.
Io e lui parlavamo francese fra di noi, stavo uscendo dalla camera quando mi arrivò un suo sms. 'Sono arrivato' e aperta la porta me lo ritrovai a trafficare nella porta di fronte alla mia.
Così mi misi a sbraitare tutto felice com'era nel mio stile.
- EHI! CHE TEMPISMO! - Non gridai per farmi sentire da Rafa, ma alla fine successe e stavo proprio abbracciando Stan quando lui uscì imbronciato imprecando in spagnolo, probabilmente si lamentava sulle mie urla.
Ci beccò proprio abbracciati in corridoio e quando ci guardammo tutti e tre, non potei fare a meno di scoppiare a ridere.
Stan divenne rossissimo mentre Rafa livido. Così espressivi tutti e due, anche se opposti nel genere di espressioni.
Risi come un dannato staccandomi da Stan e mentre Rafa metteva le mani ai fianchi scuotendo la testa in attesa che la piantassi, il mio svizzero preferito parlò al mio posto tutto agitato.
- Noi ci siamo appena incontrati e lui per qualche ragione mi ha salutato abbracciandomi, ma non ci sono retroscena che possano farti arrabbiare! - E lo disse in modo così ansioso e preoccupato che Rafa si sciolse e scoppiò a ridere anche lui, mentre io finivo per piangere.
Sia benedetto Stanley, mi dissi in quel momento. La sua spontaneità e la sua ingenua dolcezza avevano fatto breccia in quel pazzo spietato di Rafa.
- Hai paura che ti mangi? - Chiesi appoggiato a Stan il quale fra noi era l'unico a non ridere.
Stan mi spinse contro Rafa che ancora rideva e si girò per aprire la porta della propria camera, questo mi fece smettere di ridere e dimenticando Rafa e tutte le mie beghe, allargai le braccia polemico.
- Ehi! Ma come ti va, allora? - Sapevo che aveva fatto la Coppa Davis con Roger e che avevano vinto, non sapevo bene i dettagli. Ricordavo che Stan aveva perso alcune partite all'inizio ma poi aveva vinto nel finale passando il turno.
Stan si fermò con la porta aperta, si girò verso di me e Rafa smise di ridere perchè sapeva evidentemente a cosa mi riferivo.
Ci fu un attimo di silenzio e di incertezza durante il quale ero indeciso se quella stranissima espressione fosse di imbarazzo o depressa.
Poi una voce allegra arrivò dalle nostre spalle, ci girammo e vedemmo Roger con dietro il suo solito seguito e quando i due si videro, quando i loro sguardi si incontrarono, io feci molta attenzione. Li vidi chiaramente illuminarsi, sciogliersi, addolcirsi, imbarazzarsi e arrossire.
Poi si salutarono con un filino di voce.
Dopo Roger salutò anche noi, non credo ci riconobbe, la sua mente aveva registrato solo Stan.
I due si scambiarono due parole in tedesco, la lingua che solitamente parlavano in privato (so che passavano dal tedesco al francese, dipendeva... Roger parlava tedesco come lingua madre, mentre Stan il francese, ma le conoscevano benissimo entrambe anche perchè uno dei suoi genitori era di origini tedesche), poi Roger sparì nella sua camera che scelse di proposito vicino a quella di Stan.
Rimasti di nuovo soli in corridoio, io e Rafa ci guardammo complici dimenticando ogni arretrato e precedente e diventammo maliziosi a mille, poi in perfetta simbiosi spintonammo Stan il quale era talmente rosso ed impacciato che non dovette dire nulla.
- Ma allora è andata bene! - Esclamai mentre Rafa si limitò ad un
- Mi sembra bene! - In inglese.
Da lì passammo a quella lingua per coinvolgerlo e Stan alzò le mani in avanti cercando di calmarsi, era chiaramente nel pallone e a bocca aperta scosse il capo non riuscendo a produrre alcun minimo suono.
Infatti si limitò ad entrare in camera, ma sulla porta che si chiudeva mi infilai mettendo il braccio.
- Ehi, dopo voglio i dettagli! - Stan mi spinse fuori brontolando che aveva bisogno di respirare e mi cacciò mentre ridevo.
Girato verso Rafa, smisi di ridere soffocando.
Era passato dalla modalità divertita con Stan a quella inferocita con me. Come potevo farlo cambiare così solo io?
- Che c'è? - Chiesi allargando innocente le braccia... ma Rafa non doveva reputarmi tanto innocente, evidentemente, visto che scuotendo la testa con fare disapprovante, fece per tornare in camera. Io lo seguii a ruota. - Dai, che c'è, che ho fatto? - Ma Rafa mi chiuse la porta sul muso, così bussai come un ossesso chiamandolo.
Stavo per mettermi a gridare ed il casino che facevo non era certo poco, infatti dopo un po' dovette aprirmi sibilando furioso.
- Ehi, sei impazzito? - approfittai per infilarmi in camera svelto, contro la sua chiara volontà.
- Se non mi parli come devo fare? -
- Non parlarmi? - Rispose scettico. Io non lo considerai nemmeno e mi voltai verso di lui che rassegnato chiudeva la porta.
- Ce l'hai ancora con me perchè ti ho battuto a Miami? - Rafa assottigliò gli occhi severo ed in un istante capii che sarebbe stata molto dura, la nostra relazione.
Stan, il quale sembrava in una situazione peggiore della mia a Miami, aveva risolto prima e meglio di me. Io, a quanto pareva, dovevo essere ancora in alto mare...
- Quello non l'ho certo digerito, ma può capitare. - Disse laconico, quasi ringhiando. Mi piaceva anche quando faceva così, ero un autentico caso disperato.
- E allora? - Chiesi non arrivandoci sul serio. Rafa sospirò spazientito incrociando le braccia al petto.
- Allora ti sembrano i modi di una persona che vuole seriamente qualcosa da qualcuno? - in inglese sembra uno sciogli lingua ed anche se lo parlavo bene, rimasi un attimo a tradurmi cosa voleva dire.
- Quali? - Rafa indicò Stan stizzito, sembrava morso da una tarantola.
- Lo vedi e gli salti addosso ed io cosa dovrei pensare? Che vuoi fare sul serio con me? - Purtroppo, preso in contropiede, non ragionai sulla risposta, grave errore con lui. Dissi la prima cosa che mi saltò nella mia testa bacata e naturalmente fu la più sbagliata.
- Ma sei geloso di Stan? - E la reazione di Rafa fu la più normale considerando il tipo.
Aprì la porta e mi spinse via senza possibilità di oppormi, ruggì solo un:
- Non capisci un cazzo! - continuando con una scia in spagnolo bella colorita e fantasiosa.
Il risultato fui io in corridoio davanti alla sua camera con l'orecchio appoggiato alla sua porta che ascoltavo il suo eccitante spagnolo.
Non capii bene cosa avevo fatto che non andava, ma quando Roger uscì in quel momento cercai di fare l'indifferente, ma dalla sua faccia probabilmente aveva sentito qualcosa di troppo. Non sapevo come comportarmi, con lui non avevo avuto particolari approcci speciali.
- Ecco... - Ma forse non dovevo dire nulla.
Roger, indeciso su cosa dirmi a sua volta, andò oltre, poi sospirò e si fermò girandosi verso di me.
Infine con aria di scuse, disse:
- Non puoi attaccare con Rafa. Se a tennis è combattivo e competitivo, figurati cosa diventa nel privato. Devi essere più furbo, se vuoi raggiungere un obiettivo e c'è un ostacolo di mezzo, non abbatterlo, ma aggiralo. - Aggrottai la fronte, cercavo di tradurre la questione a noi e lui, sorridendo, aggiunse. - Non metterlo all'angolo, lascialo in mezzo e rigiratelo! - Lui parlava per metafore ed io non ero sempre ferrato in materia. Dietro di me qualcuno che chiaramente doveva essere lì da un po', la sua voce mi giunse familiare insieme allo scappellotto che mi tirò sulla nuca.
- Vuole dire di non fargli domande dirette che lo imbarazzano, non picchiare sui suoi punti deboli, coglione! -
A questo capii e sorridendo annuii.
- Oh... - Poi realizzai e sbiancai. - Ma io voglio solo stare con lui! Eventualmente, se mi riesce, farlo innamorare! In effetti è tutto molto vago e delicato... cioè è tutto in prova, è un vediamo cosa succede... - Stan sospirò spazientito mentre Roger gli carezzava la schiena per calmarlo, solo a quel punto notai la porta della camera di Roger ancora aperta e Stan rivolto verso di essa.
- Oh, scusa, vi ho interrotto? - Non sapevo proprio cosa fosse la discrezione ed i due, imbarazzati, si ritrovarono a non sapere come uscirne, così sventolai le mani e li lasciai andare sparendo per il corridoio.
- Fate pure tutte le vostre cose, fate come se io non fossi mai esistito, anche se capisco che è impossibile! - Con questo li sentii ridere più rilassati mentre io facendo loro l'occhiolino sparivo nell'ascensore in fondo.
Insomma, fra loro le cose andavano alla grande.
Io non mi sentivo proprio di poter dire altrettanto.
Alla fine Stan ha fatto poco e nulla, zero piani, zero intenzione di attaccare ed eccolo lì felice col suo Roger... evidentemente son fatti uno per l'altro, erano destinati!”
Pensai mentre sospirando imbronciato cercavo di nascondere a me stesso quel mio vacillare rivolto a Rafa.
Ormai c'ero, mi dicevo, però era il momento più delicato di tutti.