NOTE: ecco un'altra fic di questi tennisti che ormai han preso la mia testa sul serio. E, sempre sul serio, io sono in crisi nerissima. Cioè, quale sarà la coppia finale? Sul serio non so ancora quale la spunterà, anche se ho una specie di ipotesi che però potrebbe cambiare. Bando alle mie ciance... Nole ha deciso di attaccare e conquistare seriamente Rafa, per cui si studia la tattica, come si fa prima delle partite importanti e difficili. Così ecco cosa fa. Prende il jet e va ad affrontare a viso aperto uno degli altri giocatori con cui sta facendo i match. Volevo ringraziare chi sta leggendo queste fic, vedo che piacciono sempre più e ne sono orgogliosissima. Specie . Nella prossima shot che metto prima di partire per le mie meritatissime ferie, per cui credo intorno a lunedì, prosegue la preparazione tattica di Nole... anche se più che proseguire... diciamo che inizia! Buona lettura. Baci Akane

PREPARAZIONE TATTICA



Con la scusa di doversi preparare ad iniziare gli allenamenti, dopo essersi felicemente sposato con la sua fidanzata, Novak prese il proprio jet e fece una veloce deviazione.
Non che per allenarsi avesse bisogno di fare deviazioni, ma nel suo caso se ne inventò.
- Devo sistemare una cosa importante prima di dedicarmi come si deve al tennis, altrimenti sono troppo distratto e gioco male. - Lei non aveva la minima idea di quel che si agitava nel suo ormai marito. Novak era sempre stato una persona solare, allegra ed aperta, ma fino ad un certo punto. Certe cose, certi segreti, erano rimasti ben chiusi in lui. Se ne era benissimo accorta, ma non aveva mai forzato la serratura per non perderlo. Aveva sempre saputo che nel momento in cui l'avrebbe forzata, lui se ne sarebbe andato.
Andava lasciato libero, allora non se ne andava.
Fu così che Novak prese il piccolo aereo per fare quell'inattesa deviazione.
L'idea di rimettersi a giocare con quel groppo sull'anima era inammissibile, non poteva pensare al tennis, a tirare un dritto od un rovescio con quei pensieri per la testa.
Non dopo la telefonata a Rafael.
Aveva composto il numero sotto il lieve effetto del bicchiere che si era concesso alla propria festa, ma aveva parlato totalmente in sé. Solo con una piccola spinta. Ormai l'aveva fatto, ormai ci stava parlando, si diceva. Tanto valeva essere sinceri come era Rafael e dirgli tutti i propri giri mentali estenuanti avuti in quei giorni di isolamento.
Dopo quella chiacchierata e quella decisione, si era sentito relativamente meglio, comunque libero.
Era riuscito a sposarsi.
Amava Rafael, non era chiaro il motivo per cui si finiva per amare qualcuno. Novak era razionale e tentava di capire certi meccanismi, ma a volte non si poteva.
Spiegare i sentimenti era impossibile, specie se erano rivolti a Rafael.
L'aveva accettato e basta.
Provava un grande affetto anche per la sua ragazza, l'amava in un certo modo, diversamente da Rafael, lui lo bruciava, lo mandava fuori, lo spediva sulla Luna solo sentire la sua voce. Però poteva essere felice anche con lei, fare una famiglia, ottenere qualcosa di diverso, di piacevole, di sereno.
Lei era la pace. Lei, il futuro figlio. Il suo posto sicuro dove tornare.
Rafael era tutt'altro che pace.
Era guerra, era inferno, era fuoco, era lotta.
Lo teneva incatenato qualunque cosa facesse, non poteva raccontarsi bugie. Era così e basta.

Guardando il mondo dal di sopra, Novak sospirò appoggiandosi al sedile, chiudendo gli occhi.
Non poteva rinunciare a Rafael.
Era ancora di quell'idea.
Era vero che Rafael non aveva mai nascosto di amare Roger, non aveva mai fatto mistero che per lui venisse primo lo svizzero.
Però questo non era un motivo valido per arrendersi.
Quando aveva iniziato a giocare a tennis, Rafael e Roger si contendevano i primi due posti e giocavano come dei mostri, la differenza fra loro due e gli altri al di sotto era a dir poco abissale, pensare di intromettersi fra i due e addirittura superarli, era utopia.
Eppure ci si era messo. Aveva provato. Partita dopo partita, dando il massimo, tenendo duro, ingoiando un sacco di sconfitte brucianti. Ma ce l'aveva fatta. Prima dando filo da torcere, poi prendendosi qualche vittoria fino ad averne di più.
Ora era primo, forse per poco, ma dannazione, era sopra entrambi.
Rafael era secondo e Roger terzo.
Come pensare di arrivare a questo punto?
Se sono riuscito ad arrivare primo nel tennis, riuscirò a conquistare anche Rafael! È questo dopotutto. Una questione di conquista. Lui va conquistato. Stop. È l'osso più duro di tutti. Non basta quel che ho fatto, sono appena all'inizio. Quando ci riuscirò, quando fra me e lui sceglierà me, ne varrà la pena. So che ci posso riuscire. Ho mollato troppo presto, è che mi ha preso impreparato. Però adesso so e posso prepararmi meglio.”
Novak si concentrò su Rafael e su quei momenti in cui aveva avuto la certezza di essere ricambiato, di non essere un semplice rivale ostico.
A volte aveva avuto il dubbio di essere odiato da lui, Rafael era molto competitivo e sorrideva poco e nulla in campo o nelle relazioni pubbliche. Ad eccezione di Roger.
Però da quando avevano iniziato quella relazione insieme, Rafael aveva cominciato a ridere e scherzare anche con lui, pure in pubblico.
Quando si salutavano prima o dopo le partite, se lui faceva una battuta, Rafael ricambiava e rideva, avevano scambi comici, cosa che fino a poco tempo prima aveva avuto solo con Roger.
Per questo aveva cominciato a credere di potercela fare.
Poi il dirottamento. Un momento di debolezza. Però doveva sempre tenere a mente quei momenti, quegli attimi dove Rafael ed il suo bellissimo viso si illuminavano solo per lui, per qualcosa che diceva o faceva.
Una volta gli aveva anche tirato un calcio per finta, si era davvero sbilanciato per i suoi canoni.
Che dire poi dei momenti in cui si abbracciavano? I primi tempi una stretta di mano a fine partita, una pacca sportiva e basta. Ora c'erano abbracci veri e propri, ora si appoggiavano uno all'altro, a volte addirittura con le teste.
Come facevano Rafael e Roger.
Tutte quelle volte Novak era morto di invidia per i due, per quel modo di aggrapparsi fisicamente uno all'altro.
Invidia pura.
Quei due, in quei momenti, quando si guardavano così vicini, così complici, così sorridenti... o quando appoggiavano la fronte alla tempia dell'altro... quei due erano così belli in quei casi.
Novak li aveva invidiati, aveva sperato ardentemente di poter essere così con Rafael. Così intimo.
Negli ultimi tempi era successo.
Avevano avuto anche giornate ed eventi insieme al di là del tennis, partecipato a spettacoli o beneficenze ed erano sempre stati insieme, vicini, ridendo, scherzando, parlando. Era stato bene e a suo agio, Rafael, con lui.
Doveva ricordarsi di quei momenti.
C'era vicino, era vicino tanto così da quello stato.
Dallo stato di Rafael e Roger.
Novak lo sapeva, dentro di sé, per questo nonostante quanto successo, non poteva ancora mollare.
Rafael era ancora comprensibilmente sotto l'influenza di Roger, il primo grande amore.
L'avrebbe sempre amato, ma non era impossibile superarlo anche nella vita privata, oltre che sul campo.
Roger era una persona fantastica, era impossibile non amarlo, Novak capiva bene Rafael.
Però lui sapeva che Rafael era in bilico.
E' stata colpa mia, ho fatto io un passo falso. Se a Wimbledon quest'anno gli avessi detto subito che mi sposavo perchè lei era incinta, lui non se la sarebbe presa in quel modo sapendolo dalla televisione... e non avrebbe chiamato Roger che, triste e scosso per la propria sconfitta, non sarebbe andato da lui. Nello stato in cui erano, è stato ovvio quello che è successo. Certo, significa che Roger lo ricambiava anche se lo reprimeva, però me ne ero benissimo accorto, infatti ero geloso. Ma se Rafael l'avesse saputo da me, non avrebbe chiamato Roger e non avrebbero fatto nulla. Ora Rafael sarebbe ancora solo mio. Era rassegnato con Roger, ora sa che ha possibilità e non se le vuole precludere. Però deve sapere, deve capire, deve ammettere che ci sono anche io. L'ha detto. Vuole sia me che lui anche se prova cose diverse per entrambi. Però ci vuole entrambi. Devo portarlo a volere solo me. Ci posso riuscire. È dura, ma ci posso riuscire.”
Con questi eterni pensieri ossessivi, il jet di Novak atterrò a destinazione.
Affittata un'auto dall'aeroporto, inserì nel navigatore l'indirizzo che si era fatto dare prima di partire.
L'aveva chiamato per sapere se c'era e dove poteva raggiungerlo. Gli aveva gentilmente chiesto di farsi trovare che doveva urgentemente parlargli.
Aveva capito che era importante, del resto sapeva che era inevitabile. Sicuramente lo sapeva.
Sicuramente l'aveva aspettato di persona.

Non gli aveva dato appuntamento a casa, come sapendo che era meglio vedersi in privato, in un posto neutro dove poter avere più privacy.
Il locale era probabilmente il suo preferito, tranquillo e a posto. Forse di un amico che gli faceva il favore di tenergli lontano la gente quando c'era lui. Del resto poteva permetterselo.
Non doveva chiederlo.
Quando entrava, il posto magicamente si svuotava e fuori c'era l'insegna 'chiuso'.
Alla faccia!” Si disse. “Evidentemente essere il re ha i suoi chiari vantaggi... che poi se fosse Rafa ci crederei che lo chiede, ma essendo Roger probabilmente è una cosa che fanno a prescindere.”
Roger era già al bar, un tavolino nell'angolo, lontano da vetrine e visuali troppo in mostra.
Si alzò quando lo vide entrare e lo fece accomodare.
Sorrisi, strette di mano, cordiali.
Era molto strano vedersi così, del resto era un faccia a faccia giusto.
Novak l'aveva a lungo evitato, ma alla fine si era deciso. O così o avrebbe giocato con la testa da un'altra parte.
Dopo i convenevoli durante i quali si erano trovati a ridere insieme come due bambini, Roger introdusse il discorso con una strana tensione nella voce.
- Mi ha stupito molto la tua chiamata... - era la prima volta che si vedevano al di fuori del campo e di un albergo del torneo.
Novak sorrise diversamente da prima, rimaneva rilassato ma si sforzava. Era molto teso dentro di sé. Fare il discorso che doveva fare, non era certo facile. Non a lui.
- Non sai il giro che ho fatto per avere il tuo numero... fortunatamente ho trovato degli amici in comune... - Roger impallidì spontaneo.
- Mica te l'ha dato Rafa... - Novak scoppiò a ridere.
- Oddio, non arriverei a tanto! - A questo anche Roger rise rilassato. Anche se non del tutto.
- Appunto... non oserei immaginare la sua risposta se glielo chiedessi! - Novak si prodigò in una delle sue perfette imitazioni di Rafael, secco, altezzoso e spontaneo.
- Scordatelo! - Roger rise dicendo che era perfetto. - Come se tu fossi una sua proprietà... - Ed ecco che aveva introdotto con una certa abilità il discorso. Roger rise ancora per poco facendosi via via sempre più serio, come Novak. Dopo poco sospirarono e il silenzio lasciò spazio allo sloveno. Non aveva potuto aspettare di vederlo al prossimo torneo.
- Rischiavo di allenarmi male, la preparazione è essenziale. - Roger annuì mantenendo una calma apparente. Era ancora molto teso ed a disagio. Sapeva che quel che avevano fatto lui e Rafael era sbagliato nei suoi confronti, ma immaginava anche che era lì per quello. Doveva averglielo detto ed ora Novak voleva insultarlo, probabilmente.
- Non pensavo succedesse e non succederà più. - Disse allora tutto d'un fiato ed improvviso Roger, poteva scoppiare se avesse atteso ancora. Novak inarcò le sopracciglia preso in contropiede.
- Cosa? -
Roger si morse le labbra e guardò in basso, con le mani tormentava il bicchiere di thé alla pesca.
- Lo sai. Io e Rafa. È per questo che sei qua, no? Insultarmi, chiedermi come ho potuto proprio io... certo, lui ha sempre detto che provava qualcosa per me, ma io ero sempre stato fermo su questo punto. Come ho potuto invece farlo? - Era molto imbarazzato, ma da uomo affrontava il discorso senza nascondersi e senza indorare alcuna pillola. Novak lo ammirò molto. Era unico. Nessuno al suo posto l'avrebbe fatto così apertamente.
- Non sono venuto ad accusarti e nemmeno a fare una piazzata. Io e Rafa non stavamo davvero insieme, anche se ci eravamo legati molto solo pochi giorni prima... del resto definire quel che eravamo è difficile. Lui è fidanzato, io ora sono sposato. Al di là di questo lui è sempre stato innamorato di te. Noi due andavamo solo a letto insieme. Solo che lui lo faceva per distrarsi da te, io perchè speravo che potesse innamorarsi di me. - Pausa. Novak, che aveva parlato guardandolo dritto negli occhi con gran coraggio, abbassò lo sguardo permettendo così a Roger di alzarlo. - mi ha fregato la sua dolcezza. È riuscito ad esserlo, sai? Poco, un istante... ma lo è stato... ed io... io ho pensato che provasse davvero qualcosa per me. Qualcosa di abbastanza forte da reggere a te. Invece mi sbagliavo. - Novak rimase con gli occhi bassi per un po', schiacciato per un momento dal dolore che l'aveva dilaniato in quei giorni, prima di decidere di lottare ancora.
Roger si sentiva un verme, non sapeva cosa dire e cosa fare, di solito era bravo con le parole ed era così dolce da saper prendere chiunque, ma lì che era lui quello in difetto... lì cosa dire?
Alla fine tentò qualcosa senza avere idea di cosa.
- E' colpa mia. Sapevo che era fuori di sé e non dovevo andare. Ma in quei casi è peggio se sta solo... e poi io... avevo bisogno anche io... dopo la sconfitta con te io... ero fuori... - Infatti poi era successo quello che ormai tutti e tre sapevano.
Novak scosse il capo stringendo le labbra contrariato.
- Non è questo. È vero, ma non è questo il fatto. - A questo puntò il dito sul tavolo mettendo forza nelle proprie parole. - Il fatto è che io sapevo cosa provava Rafa per te e sapevo di esserti secondo ed ho accettato di rimanere con lui in quello strano modo poco definito che eravamo. Non eravamo proprio solo amici di letto, ma nemmeno una vera coppia. Questo è stato l'errore. Dovevo definire bene le cose, mettere paletti ed in caso lasciarlo. Se a lui non sarebbe andato bene, troncare. Perchè nelle relazioni se non parli chiaramente non si va lontano. - Roger ascoltava quello che era probabilmente il suo sfogo. Capì, mentre era lì, che non ne aveva ancora parlato con nessuno. Tenersi tutto dentro non andava bene e sicuramente non era lì per quello, ma alla fine quel che stava uscendo era uno sfogo a tutti gli effetti e Roger si intromise con dolcezza.
- Non sempre puoi definire tutto. - Ma Novak era razionale e doveva farlo.
- Invece bisogna farlo. Se quel giorno avessi parlato chiaro non sarebbe successo questo. Dovevo dirgli che lo consideravo il mio ragazzo e che a quel punto non poteva andare con altri, specie con te. Che non mi andava più bene quella strana situazione indefinita. Invece gli ho detto che stavo male così e che non potevo andare avanti, ma quando lui è rimasto ci ho fatto l'amore e non l'ho cacciato. Non ho avuto midollo, non ho mantenuto la mia linea, non ho... non ho fatto nulla! Ho lasciato che facesse quello che voleva, perchè stavo troppo male all'idea di perderlo. E lui mi diceva che provava qualcosa per me, ma che amava anche te e che così sarebbe sempre stato... ed io non l'ho mandato via. Ci ho provato ma non sul serio, alla fine l'ho tenuto lì. Il risultato è stato questo. - Roger non sapeva bene cosa dire a quel punto.
- Però era una situazione complessa, ragionandoci dopo è facile, sul momento era difficile capire la cosa migliore. -
- No, io lo sapevo. Sapevo che stavo sbagliando, infatti gli ho detto di rimanere sul serio o di andarsene. Lui è rimasto dicendo che quel che provava per te sarebbe rimasto comunque, ma che non riusciva a lasciarmi. - Silenzio.
Era così strano dire quelle cose a lui. Proprio a lui.
Era il primo sfogo vero, la prima volta che parlava di tutta quella situazione con qualcuno. Non l'aveva mai fatto, mai. Ora era un'autentica liberazione, anche se non era lì per quello.
Si fermò e si obbligò a riprendere il bandolo della matassa. Si scusò e bevve.
- Non sono venuto qua per sfogarmi. -
- Beh, pare ne avessi bisogno... è il minimo... - Novak fece un sorrisino timido.
- Sì. Penso di sì. - Silenzio. - Però volevo dirti di non tirarti indietro. - Roger quasi si strozzò con il suo thè. Tossì per un po', Novak ridacchiò per poi battere di colpo le mani davanti al suo naso. Roger si spaventò e smise di tossire e singhiozzare.
- Scusa. - La voce ancora un po' strozzata. - Non mi aspettavo una cosa simile. -
Novak sogghignò divertito.
- Lo so. Però dovevo parlartene di persona. Voglio che non ti metti da parte. Voglio continuare con Rafael sulla strada che avevo iniziato, era buona, lentamente ci stavamo legando, lui ammette che prova qualcosa per me, che gli manco e vorrebbe rivedermi. Ma dice che vuole lo stesso con te. Insomma, è confuso. Chiaramente ti ha amato per così tanto tempo che è difficile metterti da parte. Ma io penso che ci possa riuscire. È vicino, insomma. Però se sparisci è facile, ma se torna un momento come quella sera? Se io e lui ci rimettiamo insieme seriamente, a lui scattano i cinque minuti, tu stai male e tornate a fare i fuochi d'artificio? - Roger era imbarazzatissimo a quel discorso, ma cercava di ascoltarlo con serietà. In realtà voleva solo scappare.
- Non succederà, per cui vivete la vostra storia come credete. Io ho la mia famiglia, è stato un momento di debolezza, non succederà più. - Novak però contrariato batté la mano sul tavolino e lo fece sussultare.
- No Roger! Non nascondere la testa sotto la sabbia! Tu hai sempre provato qualcosa per lui, è per questo che è successo. Tu lo volevi, ti costringevi a respingerlo e a considerarlo solo un amico, ma io da fuori vi vedevo insieme ed era innegabile quanto l'amassi e lo volessi anche tu! - Silenzio. Un silenzio pesante. Roger si perse nel suo sguardo severo, convinto, diretto. Così penetrante ed onesto. Onesto quanto quello di Rafael. I due si somigliavano a volte.
Nella loro testardaggine.
- Sì che l'ho sempre amato. Ad un certo punto ho smesso di considerarlo un ragazzino e l'ho visto come un rivale. Poco dopo come un uomo. Come un ragazzo attraente, piacevole. Una persona preziosa. Qualcuno essenziale. Sono arrivato a desiderarlo. C'è stato tutto. Solo che sapevo che non andava bene e soffocavo senza ammetterlo, senza pensarci, senza vederlo. Però c'era. Appena non ho avuto il controllo di me è uscito tutto. Ma ormai la mia vita è un'altra e non sono quel tipo di persona che inganna e tradisce. È stato un momento, quello. Non si ripeterà più. - Novak ascoltando con attenzione, concluse con una risata scanzonata delle sue, poi si scusò.
- Non voglio offenderti ma sai, fra il dire ed il fare c'è di mezzo... beh, la realtà! Se ami qualcuno e lo desideri, una volta che ci vai anche solo per errore... è finita! Succederà ancora! Anche se non vuoi! Perchè ora sai come stanno le cose. Sai quanto è bello fare quelle cose. Sai che ti piace. Sai che lo vuoi. Prima che facevi finta di non sapere era diverso. - Era vero e Roger lo sapeva, però non poteva semplicemente arrendersi così.
- Un uomo deve saper distinguere il giusto dallo sbagliato e percorrere la via migliore. - Era questo il suo modo di essere e di vivere, il suo modo di pensare e Novak sorrise con ammirazione, morbidezza.
Capiva cosa piaceva tanto a Rafael.
Quella purezza.
- Fai come credi, ma sappi che la realtà è diversa dai buoni propositi. Che tu lo voglia o no, i sentimenti e gli istinti sono la cosa più forte che l'uomo abbia. Niente li batte. Ora che ne sei cosciente, ci ricascherai. Ed io volevo dirti che in quel momento non dovrai tirarti indietro. Non per me. Io voglio che Rafael scelga, che scelga me. Ma può farlo solo se ha entrambi le tentazioni equamente, capisci? Se tu ti neghi e lui ha solo me, è ovvio che poi sceglie me, ma non è una vera scelta, perchè se tornasse l'occasione non ti resisterebbe. Io voglio che lui scelga me pur potendo scegliere te. Quindi non tirarti indietro. Naturalmente provaci. Cioè se pensi di poterci riuscire... - Il suo tono era talmente chiaro che fu impossibile non interpretarlo bene. Roger, serio ma con il velo di un sorrisino divertito, concluse piano.
- Ma tu sai che se ci provo davvero, Rafa ci ricasca... - Novak annuì onesto, sicuro. Roger sospirò e si strinse nelle spalle senza saper più cosa dire.
- Io so di potercela fare. E comunque non mi arrendo, perchè non posso accusare Rafa di avermi tradito se di fatto non stavamo davvero insieme. Lui dentro di sé stava con te ed io lo sapevo. Solo che ormai là sotto, da qualche parte, io so che c'è un posto anche per me. Quel posto si sta ingrandendo, non mi può estirpare. Ormai sono dentro. E non me ne andrò mai. Non così facilmente. - Roger vide una determinazione assoluta nel suo sguardo e si ricordò quello che aveva avuto nella finale di wimbledon di qualche settimana fa. Uguale.
Sicuro, calmo, deciso, determinato. Si era costretto a non agitarsi. Si era costretto a rimanere coi piedi per terra.
Alla fine ce l'aveva fatta senza mai mollare.
Roger l'aveva ammirato sul serio solo in quel momento ed aveva onestamente pensato che Rafael fosse fortunato ad avere uno così. Ma soprattutto aveva pensato che fosse giusto per lui.
Ostinato, determinato e tenace.
Con Rafael erano le uniche doti utili.
E la pazienza.
Evidentemente ne ha da vendere, per sopportare quell'eterno ragazzino!”
Un ragazzino che aveva fatto girare la testa a fin troppe persone, chiaramente.
- Ti auguro di farcela, Nole. Sul serio. Perchè sei una persona fantastica, una delle migliori che io conosca. E non so onestamente se Rafa ti merita. Però davvero... penso che sei giusto per lui. -
Novak rimase senza parole nel sentirglielo dire e negli occhi tranquilli e gentili, capì che era sincero. Spiazzato, si chiese se sarebbe riuscito a combatterlo come si era prefissato. Nel campo era un conto, nella vita normale era diverso. Roger era un puro, era... era alto, a modo suo. Era diverso da tutti loro.
Questo suo carattere da buono unito a quel che aveva fatto a tennis, lo rendevano una persona quasi sacra.
Ma Novak aveva i suoi desideri da realizzare e non si sarebbe mai tirato indietro. Mai. Davanti a nulla.
- Ti ringrazio. Anche tu, per me, sei la miglior persona che io abbia mai incontrato. E spero che al di là di Rafa, fra noi non si guasti mai. - Roger sorrise ancora.
- Pensi che potrei toglierti il saluto per una cosa simile? -
Novak rise.
- In realtà ho paura che lo togli a Rafa proprio per lasciarmi campo libero con lui. No, voglio conquistarlo sul serio, non voglio prendere ciò che resta. - A Roger piacque ancora di più quella risposta e con un sorriso soddisfatto, si alzò e gli strinse la mano augurandogli ancora un generico buona fortuna e gli fece le congratulazioni per il primato a tennis ed il matrimonio ed il futuro figlio.
Novak se ne andò quasi lievitando.
Non avrebbe mai immaginato un incontro così positivo e fruttuoso.
Sperava che Roger non si tirasse indietro e che tornasse alla carica con Rafael, per poterlo conquistare seriamente.
Era sicuro di potercela fare.

Sul jet, Novak guardò l'ora per fare mente locale sull'orario in cui sarebbe arrivato.
A sua moglie aveva detto che sarebbe probabilmente tornato il giorno dopo, con Roger aveva impiegato la mattinata.
Spero che sia a casa, so che si sta allenando per cui dovrei trovarlo. Del resto se l'avverto quello scappa all'isola vicina apposta!”
Con questo, Novak sospirò e chiuse gli occhi.
L'attacco cominciava.