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CAPITOLO II:

GUARDANDO DENTRO

Non chiamo molte persone, dopo le partite, solo mia moglie, mia figlia, mia sorella e Roger che è lui che chiama me.”
- Stanislas su Roger -

Dopo un lungo istante passato a baciarsi senza il minimo collegamento con sé stesso, se ne rese conto e si separò quasi di scatto, gli occhi sgranati, shockato a fissare Stan steso sotto di lui che gli teneva ancora il viso fra le mani.
- Scusa, non so cosa mi sia preso... - Disse confuso e sull'orlo di un esaurimento.
Stan sorrise con la sua tipica dolcezza, spontaneo, semplice.
- Va tutto bene, quello che ho detto è vero. - Allora Roger se ne ricordò e realizzò meglio.
- Mi ami? - Chiese per esserne sicuro. Stan, continuando a sorridere, ma senza più imbarazzo, annuì.
- Sì. Penso da sempre. Ma sapevo che non mi ricambiavi, che non eri come me, quindi me lo sono sempre tenuto dentro per non rovinare tutto. Tu... se vuoi puoi fare finta di nulla... - Era quello che aveva sempre pensato di dirgli nel caso in cui un giorno gli sarebbe scappato. Come ora.
Roger ora vide tutto per quel gran caos che era, prima gli era sembrato limpido e cristallino. Stan l'amava, era la persona che aveva sempre cercato, quella di cui aveva bisogno.
Ma pensandoci ora, baciarlo non aveva avuto senso, non c'era una logica chiara dietro a quel che aveva fatto. Stan si era dichiarato, ma cosa significava? Mica che era la persona destinata a lui che cercava... e poi non era nemmeno detto che Rafa avesse ragione.
Quella era la sua teoria!
Sì, amava Rafa, lo amava in un modo particolare e ci era rimasto male di essere stato scaricato, anche se razionalmente capiva che era meglio così. Ma le sue parole l'avevano tormentato.
'Con la persona giusta non riuscirai a trattenerti. Non ci saranno famiglie e valori che tengono.'
Roger non poteva che ripensarci nello specchiarsi negli occhi castani di Stan.
- Io... io adesso sono confuso, devo pensare... - Con questo si sciolse e si alzò. Piegò le gambe sotto di sé rimanendo a fianco di Stan steso a guardarlo, le braccia ora abbandonate alte sopra la testa in una posa lasciva a modo suo, come se gli si stesse dando.
Roger si strofinò le labbra imbarazzato, accaldato e mortificato. Si sentiva in colpa in qualche modo, ma non vedeva Stan agitato, non lo stava accusando di nulla, non gli stava chiedendo niente.
- Non mi chiedi perchè l'ho fatto? - Fece infatti. Stan sorrise ancora con tenerezza piegando la testa di lato, senza muoversi.
- Lo so perchè... - Roger sorpreso lo guardò.
- E perchè? -
- Perchè stai capendo chi sei... Rafa ha aperto un coperchio, ora tu ti stai scoprendo, esplorando. Riuscirai a controllarti sempre meno. -
Parlava calmo e pacato, sembrava sapere quel che stava dicendo e Roger, a bocca aperta, si incantò in lui. Trovò impossibile staccargli gli occhi di dosso, era come calamitato. L'aveva sempre trovato molto dolce, come persona. Adorava quelle sue espressioni semplici e naturalmente tenere. Ora però riusciva anche a trovarlo bello, forse era per l'effetto del bacio.
- Sono gay? - Chiese poi dopo un po'. Stan alzò le spalle.
- Lo capirai con calma... - Disse sicuro.
- Ma tu come l'hai capito? -
Stan fece un sorrisino malizioso.
- Perchè quando mi ritrovo in certe situazioni... mi eccito! - E con questo spostò gli occhi verso il basso. Roger seguì la direzione del suo sguardo e capendo cosa intendeva perchè vide la sua erezione inconfondibilmente gonfia sotto ai pantaloni, arrossì e si fece indietro sul letto, senza però allontanarsi con le gambe, solo col busto. Appoggiò le mani dietro di sé e rimase a fissarlo incapace di distogliere lo sguardo da lì, per quanto questo lo imbarazzasse non riusciva a smettere di guardarlo. Era come se una parte di sé volesse che si mettesse alla prova, ne aveva una voglia incredibile e tutto quello che era percepito come 'una prova', lui si ritrovava istintivamente a voler approfondire. Non era mai stato così, ma evidentemente aprire quel famoso coperchio e guardare dentro ciò che non aveva mai osato vedere, aveva certe conseguenze.
- Devi solo lasciarti andare, Roger. - Chiunque di più intraprendente al posto di Stan ci avrebbe provato in modo più spudorato, Nole si sarebbe messo a toccarsi, per esempio. Rafa gli avrebbe preso la mano e se la sarebbe portata proprio lì dove lui fissava. Stan rimase fermo, le braccia alte sopra la testa, steso in attesa. Roger non fu capace di distogliere gli occhi da lì e nemmeno di smettere di leccarsi le labbra. Era imbarazzato, ma al tempo stesso attratto, pensò che fosse solo voglia di provare per capire meglio.
Se Rafa ha ragione c'è solo un modo per capirlo...”
E a quel punto decise di usare uno dei loro sistemi. A quel punto tanto valeva.
Allungò una mano esitante, raggiunse la sua coscia, non andò sotto i pantaloni, si limitò a toccarlo da sopra.
L'aveva già fatto con Rafa, ma era stato lui a fare tutto, in realtà. Gli era piaciuto molto, gli era piaciuto in un modo sconvolgente, ma un conto era pensare che fosse Rafa un'eccezione, un conto era ritrovarsi a volerlo fare anche con altri.
Eppure Stan era semplicemente 'altri' o era un altro speciale?
Dopotutto lo conosceva davvero da molto, il rapporto era diverso da quello che aveva con gli altri, era protettivo con lui, ci teneva che stesse bene e fosse sereno, gli diceva tutto, lo chiamava sempre, parlavano di tutto.
Stan non si mosse, si morse il labbro inferiore guardandolo pieno di desiderio che ora cresceva, Roger era serissimo, intenso e assorto.
Risalì sulla coscia arrivando all'inguine sempre attraverso la stoffa, lo sentì duro ed eccitato, delineò tutta la sua erezione e si eccitò a sua volta, sentì un inconfondibile calore al basso ventre. Si guardò brevemente sentendosi già spinto al limite estremo solo in quel modo, quindi prima di ragionarci oltre e farsi domande, si lasciò andare di nuovo giù, si chinò, raggiunse il suo viso, gli mise una mano sulla sua guancia e aprì le labbra.
Stan l'accolse ancora, le braccia sempre alte, la voglia, la speranza, la felicità. Un turbine immenso e poi le labbra di nuovo fuse insieme, lentamente a catturare i sapori e le lingue che si mescolavano, incontrandosi. Le bocche una cosa sola. Sempre piano, sempre senza fretta.
Stan toccò il cielo e Roger si scaldò al punto da capire che qualunque dettaglio ci fosse dietro, gli piaceva fare quello che stava facendo. Forse non gli piaceva farlo con tutti, non ne aveva idea.
Però gli stava piacendo baciare Stan e gli era piaciuto toccarlo. Si era eccitato.
Sicuramente non gli stava indifferente, specie per il fatto che continuava a perdersi nella sua bocca. Non lo stava forzando, non lo toccava nemmeno, non l'aveva nemmeno sedotto. Per questo si era sentito a suo agio a farlo e ci era riuscito, senza pressione di alcun genere, a modo suo, con calma, per il gusto di scoprirlo e non perchè spinto e sotto pressione.
Così gli piacque, fu lui a gestirlo e fu lui a smettere quando lo ritenne opportuno.
Era più in subbuglio di prima, ma almeno stava bene perchè l'aveva ammesso e se non altro aveva capito che gli piacevano i ragazzi, che non era solo una cosa di Rafa. Come minimo c'entrava anche Stan. Forse era una cosa generale. Era gay... o bisessuale. Non sapeva nemmeno come definirsi.
- E' che ci piacciono le persone, non gli uomini o le donne. Io l'ho sempre vista così. - Stan era sposato ed aveva una bambina piccola, per cui lo diceva per esperienza, anche Roger era riuscito a stare con Mirka per molti anni senza nutrire mai dubbi fino ad ora, per colpa di Rafa.
Quella risposta gli piacque e la trovò adatta, sorrise rimanendo chino su di lui, sempre ad accarezzargli il viso e a contemplarlo con dolcezza.
- Ci piacciono le persone... - Ripeté.
- Pansessuali. - Disse poi ancora, sussurrando.
- Pansessuali? - Chiese Roger senza capire. Stan annuì sorridendo.
- Essere attratti dalla persona e non dall'uomo o dalla donna. - A Roger piacque davvero molto trovare una definizione per sé e fu una grande conquista che l'aiutò a tranquillizzarsi, era un enorme passo in avanti visto che Rafa l'aveva gettato nel caos e nella crisi per mesi.
Sapere chi era, era importante.
Poi sarebbe arrivato anche a capire cos'era Stan nello specifico, perchè ormai per Rafa era chiaro.
Era un amore che trascendeva tutto, avrebbe potuto fare qualunque cosa con lui, anche sessuale. Oppure nulla. L'importante era esserci uno per l'altro.
Anche se essere scaricato, per quanto giusto fosse per sé stesso, gli aveva fatto male.
- Mi sento meglio adesso... - Disse sorridendo sereno. Stan sorrise di rimando.
- Lo vedo. Sono felice di esserti stato utile. - Dentro di sé si disse che era stato solo questo. Rafa l'aveva lasciato confuso, lui l'aveva aiutato a rischiarare quel caos e a capire chi era, chi gli piaceva e cose così.
Non c'era stato altro.
Si obbligò a non pensarci più e per questo a non toccarlo, per non avere l'istinto di abbracciarlo ed essere lui a baciarlo.
- Grazie. - Mormorò piano e nella mente di Roger si ritrovò solo lui ed il suo sorriso dolce. Non capì nemmeno lui perchè, lo fece e basta. Lo baciò, gli sfiorò le labbra. Solo questo. Stan morì per un momento, ma si disse ancora una volta che non era stato altro che quello. Un grazie.
Adesso Roger aveva un discorso con sé stesso da fare, per capire quel che aveva fatto, a che punto erano i propri valori, come doveva considerarsi nei confronti della sua famiglia. Cosa fare da lì in poi. Se poteva accettare che li aveva traditi oppure no, se continuare o smettere ed in quel caso perchè. Insomma aveva da farsi ancor più chiarezza, ma avrebbe dovuto farlo da solo.
Per questo non fece e non disse nulla, Roger si alzò e rimase ad osservarlo stranito, ancora confuso e pieno di voglie e desideri contrastanti.
Gli aveva mosso qualcosa, Stan. Non se ne capacitava perchè lo conosceva da molto, ma in qualche modo era partito con Rafa e gli pareva di essere stato cieco da una vita e solo ora di essere stato operato agli occhi e aver ritrovato la vista.
Rafa l'aveva operato, adesso stava vedendo per la prima volta, vedeva sul serio.
E lì c'era Stan.
Doveva capire molte cose, del resto aveva passato 10 anni a credere che con Rafa ci fosse stima e rispetto ma niente di più, quando invece c'era stato anche ben altro.
La logica domanda conseguente, a quel punto, sorgeva spontanea: allora anche Stan era 'tutt'altro'?


Roger stava in camera con Stan, in quella settimana avrebbero disputato la semifinale contro l'Italia in Coppa Davis, per cui avrebbero passato dei giorni in continuo e serrato contatto uno con l'altro.
Dopo il fattaccio, Roger si era reso conto di essere più nel caos di prima e di aver bisogno di schiarirsi le idee, quello non lo poteva fare con Stan visto che era stato lui ad incasinargliele ulteriormente.
Per cui dopo gli allenamenti quotidiani, in vista della preparazione delle partite ufficiali, Roger sparì dalla circolazione per un po'.
Evitò la camera, evitò la mensa, evitò i luoghi a disposizione della Svizzera, e una volta al sicuro da tutto e da tutti, chiuso in un bagno da tutt'altra parte rispetto alla zona rossa, così definivano fra di loro i locali per la Svizzera forniti dall'albergo in cui erano, chiamò l'unico capace di dargli una mano. O per lo meno l'unico obbligato a dargliela a quel punto, visto che era stato lui a contribuire al grande caos!
Rafa rispose con stupore alla sua telefonata.
- Ehi Roger! Tutto bene? - Chiese subito convinto che ci fosse qualcosa di particolare. Roger non si stupì che lo conoscesse così bene!
- No! - Rispose schietto, cosa che di solito non era da lui. Rafa si preoccupò immediatamente.
- Oh Dio! Cosa è successo? - Chiese senza aspettare un secondo.
- Il mondo! - Sbottò esasperato come se da quello Rafa dovesse capire tutto.
- Sii più chiaro, non riesco ad immaginare qualcosa che possa agitarti tanto! - Rafa si stava innervosendo, cosa molto facile per lui. Roger si calmò sorridendo, pensando che Stan sarebbe rimasto del tutto calmo e tranquillo ad aspettare che gli andasse di parlare. - Allora, che diavolo c'è? Così impazzisco! Parla o vengo lì ovunque tu sia! - Che poi lo sapeva dov'era.
Roger si calmò definitivamente e rimase un po' di demoralizzazione, si sentiva sporco, in qualche modo, oltre che depresso.
- Mi pare d'aver sbagliato tutto. Non so perchè l'ho fatto, ma adesso ho complicato tutto, tutto! E non so come uscirne, non so nemmeno se io debba uscire da qualcosa! Forse non è nulla, dopotutto! O forse è tutto! Può essere una tragedia! Non riesco a pensare lucidamente ed ogni volta che lo vedo mi sento sia in colpa che euforico ed in subbuglio! E miseria nera, io ci gioco insieme! Mi alleno con lui! Ci devo anche dormire, farmi la doccia! Ma come è possibile così di punto in bianco!? Rafa, cosa mi hai fatto? - La conclusione fu ovvia, Rafa capì cose che nessuno avrebbe potuto capire e strillando come una comare, gorgogliò:
- Cosa?! Stan?! Così di punto in bianco? No frena, spiega tutto! Quando e soprattutto come! - Roger non aveva dubbi che Rafa potesse capire, per cui evitò le spiegazioni accurate e disse direttamente cosa era accaduto in camera. Rafa era esterrefatto, ma dopo un paio di secondi esclamò tutto euforico.
- Dai, che bello! Non pensavo che ci fosse già! Pensavo l'avresti incontrato, ma in effetti a 33 anni la persona della tua vita la devi già conoscere, è tassativo! - Per qualche ragione lui ne era convinto.
- Ma non pensi che sia assurdo? Stan lo conosco da una vita, ci sto insieme ogni volta che posso, ci parlo un sacco al telefono... siamo molto amici e così di punto in bianco... e poi non è detto che sia lui, ci siamo solo baciati, mi è piaciuto toccarlo, ma poi non è stato nemmeno niente di che. Ho capito che mi piacciono le persone, non il genere... che posso fare anche quelle cose che non avrei mai pensato nemmeno fra anni luce. Ma da lì a dire che è lui... beh, perchè? Lui era solo lì in quel momento in cui io avevo bisogno di far chiarezza dopo che tu, il ciclone Rafa, mi avevi scombussolato senza farmi capire nulla! - Roger parlava come un treno buttando fuori tutto quello che gli passava per la testa e Rafa ascoltava e gli stava perfettamente dietro.
- Io ti ho dato la spinta, ma la strada è quella a prescindere... ora tu la stai percorrendo e finalmente hai capito di che strada si tratta. Un po' grazie a me, un po' grazie a Stan... era ovvio che dopo quanto successo fra noi, avessi bisogno di capirti meglio. Stan era lì, ti ha aiutato... ma devi anche capire bene... - Roger concluse al suo posto sapendo che era proprio come diceva lui.
- Perchè proprio Stan? - Rafa annuì.
- Già... - I due rimasero in silenzio e sospirarono, Roger drammatico, Rafa contento che stesse bene, che si fosse buttato, che si desse da fare. Si era preoccupato per lui pensando che si buttasse giù. Invece stava meglio di quel che pensava.
- Vedrai che piano piano, stando con lui, lasciandoti andare e facendo quel che ti senti sul momento, andrà meglio. Capirai sempre più cose, fino a che... beh, anche cosa provi per lui! Perchè ora è capitato con lui... - Roger annuì da solo, sicuramente aveva ragione, doveva lasciarsi più andare, controllarsi di meno. Quell'occasione era perfetta, passare del tempo con Stan senza darsi freni inutili. Ora erano solo loro e per prima cosa doveva capire i propri sentimenti, i propri istinti. Perchè aveva baciato Stan per capire sé stesso, se fosse gay o cosa. Perchè proprio lui? E perchè l'aveva anche rifatto?
Era molto importante. Anche perchè succedeva tutto dopo Rafa.
- Non pensi che Stan sia un rimpiazzo per te? In qualche modo mi ha fatto star male, anche se razionalmente penso che sia stata la cosa migliore... tu e Nole, dico... però anche se non volevo, forse un po' sì... e Stan adesso è come un chiodo scaccia chiodo... - Dirlo fu come sparare un colpo di pistola nel silenzio, riecheggiò e Rafa non parlò subito. Roger lo richiamò. - Rafa? -
- Sì, ci sono... io questo non lo so... però sicuramente lo puoi capire solo passando del tempo con lui, lasciandoti andare, facendo quel che ti senti di fare. Vedi in base a quel che fai con lui, a come ti senti. Delle risposte le troverai di sicuro. Poi avrai tempo di isolarti e rivalutare tutto nella sua somma. - Roger aveva sempre trovato le risposte per Rafa, ma anche lui le trovava quando serviva. Roger non poteva dire di sentirsi meglio, ma almeno era d'accordo. Per avere delle risposte, doveva vivere quel che gli stava succedendo. Una volta che avrebbe visto dove il suo istinto l'avrebbe portato, avrebbe agito di conseguenza.
- Ormai sono cambiato... sono così diverso da prima, da come credevo di essere, che devo riscoprirmi del tutto... - Concluse un po' demoralizzato per l'uomo che si stava scoprendo, un uomo capace di cose egoiste, ingannare e ferire la propria famiglia. Era questo che il proprio istinto lo stava portando a fare.
- E' questo che sei, Rori. È ora che ti guardi con onestà, che ti conosci, che ti scopri. - Rafa aveva ragione, Roger ormai ne era consapevole.
Non si poteva scappare da sé stessi.


Tornò in camera con molti pensieri per la testa, l'aria di chi non sapeva che pesci prendere.
Stan gli lanciò una brevissima occhiata per poi tornare a fare quel che faceva, ovvero preparare le cose che avrebbe usato il giorno successivo, per le partite di Coppa Davis.
- Se continui a sentirlo non te lo toglierai mai dalla testa! - Roger, totalmente sovrappensiero, rispose senza rendersene conto.
- Non voglio che esca dalla mia vita, non può... lo vedo troppo spesso... - Stan sospirò e alzò le spalle sedendosi sul letto, aveva già il pigiama addosso, era verde acqua.
- O troppo poco... quest'anno non vi siete mai scontrati sul campo, se non sbaglio... tecnicamente avresti potuto non vederlo mai! -
Solo a quel punto Roger si rese conto della conversazione che stavano avendo e si accigliò fissandolo come un gatto a cui avevano pestato la coda... anche se per fattezze e carattere e caratteristiche, lui ricordava più un pastore tedesco: maestoso, elegante, algido, allegro, posato, fedele:
- Un momento, di che stiamo parlando? - Stan si mise a ridere stendendosi sul letto matrimoniale. Di norma le camere erano doppie o triple, ma con letti singoli. A volte potevano essere matrimoniali. Nel caso di Stan e Roger, lo staff della nazionale li sistemava di proposito in una matrimoniale perchè sapevano che non avevano problemi a dormire insieme, oltretutto le matrimoniali erano meno costose.
- Non saprei, di un certo spagnolo che ti ha rivoluzionato da cima a fondo? - Stan rispose ridendo e con ironia. Roger si tolse la maglia facendo una smorfia.
- Che dici, non serve che me lo tolga dalla testa! Siamo amici! È successo qualcosa, mi ha fatto capire che mi piacciono anche gli uomini... o quel che è... insomma, è capitato qualcosa, ma non ero innamorato, non ho perso la testa per lui! Non serve dimenticarlo! Io e lui ci vogliamo bene al di là delle definizioni! - Si ripeté quello che si era detto con Rafael tutte le volte, ma Stan continuò a scuotere la testa e a ridacchiare sapendo che era la bugia più grande di tutte.
- Quando sarai pronto ad ammetterlo, non sarà tardi! -
Roger si rabbuiò e con testardaggine, continuando a spogliarsi, proseguì.
- Tu sei convinto che io stia subendo una delusione amorosa e che tutto quel che faccio sia una reazione a questo. -
- Per togliertelo dalla testa... - Concluse Stan convinto. Roger si infilò il pigiama rosso sotto lo sguardo attento e penetrante di Stan, uno sguardo a dir poco lascivo. Ora che era uscito allo scoperto, notava di lui tutti quei dettagli che aveva sicuramente sempre avuto, ma che non aveva mai capito.
Arrossì e sempre negando andò in bagno.
- Non è come dici! E poi come fai a dire che parlavo con lui? - Stan rise, ma aspettò che tornasse dal bagno per rispondere.
- Avevi la faccia pensierosa tipica che ti lasciano le conversazioni con Rafa. A volte sei tutto allegro, altre sei come 'ma ora che devo fare?' - Le sue descrizioni erano sempre particolari, Roger le adorava. A questo punto si mise a ridere e si stese nel letto, sotto le lenzuola. Stan lo imitò e chiusero la luce grande, lasciando che gli occhi si abituassero alla penombra permettendogli di guardarsi e vedersi. Si voltarono sul fianco uno davanti all'altro e mentre le ombre si definivano, continuarono a parlare piano, con quei toni intimi, un po' imbarazzati...
- Rafa complica la vita di tutti... - Concluse alla fine Roger senza ammettere o negare nulla. Stan sorrise intenerito, ma non si mosse.
- Rafa è un tornado forza dieci... Nole invece è un maremoto! Non so cosa combineranno insieme... tu... - A quel punto Stan si fermò indeciso e pensieroso su come definirlo, ma Roger incuriosito lo intimò a proseguire:
- Io? -
Stan ci pensò un po', poi rispose:
- Tu sei come la terra: solida, ferma... eppure se trema fa più danni di qualunque altro elemento naturale! - Roger rimase colpito da quella definizione, era bella in qualche modo. Accurata. C'era qualcosa di dolce nel modo in cui Stan parlava di Roger e se ne rese conto anche lui.
Forse se non siamo coscienti delle cose, non ci accorgiamo di quel che ci succede sotto il naso ogni giorno... dobbiamo esserne consapevoli per vederlo!”
Si disse Roger filosoficamente come tendeva a fare spesso.
Sorrise intenerito e Stan lo vide, perchè gli occhi si erano abituati al buio.
- Tu invece sei il cielo. Non puoi cadere, sei lì punto e basta, una costante qualunque cosa succeda. Può essere che ti rabbui, che diventi tempesta o che splenda il sole e ti rassereni, ma sai come sei, vai dritto per la tua strada, ti vai bene così e nessuno, nessuno ti annulla o ti macchia. La cosa bella è che il cielo è il punto di riferimento di tutta l'umanità! -
Stan arrossì e si sciolse rendendosi conto della cosa bella che gli aveva detto, ma spontaneo come sempre, aggiunse:
- Per me sei tu il mio punto di riferimento. Lo sei sempre stato. Se sono riuscito ad arrivare in quarta posizione nel ranking è solo merito tuo, dei tuoi sproni, del tuo sostegno, dei tuoi consigli, della fiducia che mi hai sempre dato. Hai sempre creduto in me più di quanto lo facessi io. - Roger continuò ad intenerirsi e sciogliersi, era sempre quello l'effetto che gli faceva Stan, per questo gli era sempre stato vicino, ci aveva sempre tenuto molto a lui. Del resto chiunque lo conosceva lo adorava, non gli si poteva voler male.
Si chiese se potesse esserci davvero altro dietro oppure se fosse solo questione di chiodo scaccia chiodo.
E se sono io che lo vedo come il vero amore perchè ho bisogno di togliermi dalla testa Rafa? Posso dire quanto voglio che non è così... ma se invece è così? Se invece ha ragione Stan a dire che mi sto raccontando una bella bugia per soffrire di meno? Mi sto solo illudendo? Del resto è di questo che parlavo con Rafa. È che ho paura di perdere l'occasione più importante della mia vita... oppure di rovinare Stan! Se sbaglio valutazione posso rovinare qualcosa di prezioso.”
In ogni caso, non aveva idea di come capirlo, così si limitò a carezzargli il volto con il dorso dell'indice. Lo sentì trattenere il fiato, Stan era davvero seriamente innamorato di lui, non poteva illuderlo se poi magari era solo un momento di debolezza.
Eppure se invece era lui? Se era lui la persona che aveva sempre aspettato e non l'aveva riconosciuta perchè nascondeva la testa sotto la sabbia?
Però c'era da considerare Rafa. Rafa l'aveva preso molto, troppo.
Stan capì il senso di quel tocco e con uno sguardo malinconico e consapevole tipico suo, sorrise e ricambiò mettendogli la mano sulla guancia.
- Va bene. Sono a posto. Io convivo con questo sentimento da una vita. Per me non cambierà mai nulla. Non mi devi nulla. - Però Stan non aveva idea del fatto che Roger, per qualunque motivo fosse realmente, voleva andare oltre con lui.
Voleva baciarlo, carezzarlo, entrargli dentro... aveva bisogno di quel calore fisico assoluto capace di non farlo pensare, trasportarlo lontano, dove Rafa non esisteva, dove non c'erano altri problemi e pensieri.
Stan, non aveva idea che Roger volesse questo. Pensava solo che fosse confuso con i propri istinti e sentimenti, perchè secondo lui era innamorato di Rafa che l'aveva scaricato dopo averlo illuso.
Roger quindi scosse il capo e si avvicinò a lui mettendosi col corpo in modo da sfiorarlo col suo. Le gambe si toccarono, la mano sul suo viso come lo era quella di Stan sul proprio. La ritirò vedendolo così vicino, il suo sguardo intenso, strano, magnetico.
Confuso, non capì cosa volesse e Roger gli prese la mano che Stan aveva appena ritirata, la tenne in mezzo a loro due e la strinse. Dopo di che gli sfiorò le labbra con le proprie.
Dimenticare Rafa distraendosi con Stan o perdersi in Stan perchè invece era lui che aveva sempre voluto, desiderato, amato?
- E' solo che non voglio farti male... e non conosco l'esito di quello che voglio fare... ma ho paura di ferirti... - Stan era totalmente in subbuglio, perso e preso da lui. Ipnotizzato, non poté che mormorare quello:
- Tu non mi farai mai del male... - Ma Roger non ne era sicuro, scosse il capo e fece per ritrarsi, ma Stan lo trattenne per la mano che gli teneva ancora. - Roger, mi fido di te. - Asserì sicuro. Roger strinse le labbra, poi con aria confusa e persa, disse:
- Voglio fare l'amore con te. È questo a cui sto pensando da quando oggi ci siamo baciati... solo questo... però non so perchè... se è per distrarmi da Rafa o perchè... perchè sei tu... -
Stan si trovò davanti al dilemma peggiore della propria esistenza.
Lucidamente sapeva che se era per dimenticare Rafa, come lui temeva ed era convinto, poi sarebbe stato malissimo. Però se gli si fosse negato se ne sarebbe comunque pentito.
Non aveva mai avuto desideri particolari nella sua vita, solo vincere un Grande Slam ed un Masters 1000 e ci era riuscito quell'anno con entrambi i titoli.
Adesso desiderava Roger. Lo desiderava da una vita. Da sempre.
Aveva sempre sperato di avere un'occasione con lui. Anche solo una. Anche non seria. Però di averla.
Ora c'era, doveva sprecarla per l'incognita di quel che sarebbe successo dopo?
Poteva soffrire dopo oppure poteva soffrire subito dicendogli di no.
A quel punto, le scelte erano davvero ridicole.