CAPITOLO XV:
MATTINA SHOCK


Sgusciai via dal suo abbraccio prima che si svegliasse, lo vidi girarsi nel sonno e sempre in silenzio uscii dalla camera chiudendomi la porta dietro.
Era presto, non avevo dormito tanto. Il tempo di andare al bagno e di dirigermi verso la cucina che, proprio passando davanti alla porta della camera, questa si aprì e sbucò un Nole versione zombie che mi fece spaventare saltando di lato.
- Nole, cazzo! - Brontolai. Lui arricciò il naso senza capire.
- Ma sono le otto! - Annuii. - Siamo andati a letto alle tre credo... - Annuii ancora, col cuore in gola. Ora lo guardavo bene, era coi boxer e la canottiera bianca, le pieghe delle lenzuola sulla pelle e la faccia stropicciata. Dolcissima. Sexy.
Mamma mia, che risveglio. Mi sentii subito tirare fra le gambe.
- Io mi sveglio sempre alle otto, posso andare a letto a qualsiasi ora, ma mi sveglio alle otto. E comunque vado sempre a letto verso le tre. - Nole così corrucciò l'espressione.
- Ma come fai a dormire così poco? -
- Dormo poco, non mi piace dormire, ci sono così tante cose che posso fare... - Nole scosse il capo.
- Tu sei iperattivo! - Si strofinò la faccia sbadigliando ed io sorrisi divertito.
- Va a dormire, quando arrivano Roger e Stan ti sveglio... - Feci per andare verso la cucina, ma lo sentii seguirmi, così mi girai. - Davvero, non sono problemi. Nessuno può fare i miei orari... vai tranquillo a letto... - mi girai e mi infilai in cucina, non lo sentii seguirmi, ma poco dopo me lo ritrovai appiccicato al mio didietro, mani ai fianchi, fronte sull'incavo del mio collo e bacino contro il mio culo.
Trattenni il fiato e mi irrigidii.
- Nole? -
- Al risveglio mi piacciono le coccole, mi serve il contatto fisico... - La mia voce tremava e forse anche io. L'erezione crebbe a dismisura ed appoggiato al ripiano disordinato della cucina con lui attaccato dietro di me, mi sentii morire.
Non volevo si togliesse, sentivo il suo rigonfiamento contro di me, ce l'aveva duro. Al mattino era normale, ma io stavo per avere un orgasmo.
Risalii con le braccia e mi cinse il torace da dietro e si accoccolò meglio.
- Quanto te ne servono ancora? - Intendevo di coccole.
- Tanto! - ed iniziò a leccarmi il collo. A questo punto scattai convulsamente senza poter trattenermi. Questo era troppo, non volevo muovermi, ma certe cose mi facevano reagire di riflesso. Sgusciai saltando e lui ci rimase molto male a guardarmi orfano di abbracci, io ero rossissimo e shockato.
- Tu... tu mi hai leccato il collo... - Nole annuì venendomi incontro con le braccia allungate, io scappai d'istinto. - Perchè mi hai leccato il collo? - Non mi sembrava fossimo molto normali. In breve lui si mise a rincorrermi ed io a scappare. Mi sentivo molto scemo, ma avevo paura di quel che poteva fare, anche se poi in realtà... e me ne resi conto mentre stavo correndo in soggiorno.
Beh, io volevo che succedesse qualcosa.
Forse per me c'era qualcosa di più, mentre per lui era solo sesso, ma chi se ne importava?
Potevo avere qualcosa.
Quindi perchè diavolo stavo scappando?
Mi fermai di colpo e lui mi franò addosso, ovviamente non mi tenni in piedi e finimmo sul divano uno sull'altro. Io a pancia in giù e lui sopra di me, come una coperta.
Risalì per mettersi più comodo, tutto soddisfatto, e appoggiò la testa sulla mia scapola, infilò le braccia sotto il mio corpo, il bacino sempre sul famoso culo e le gambe avvolte alle mie.
Sospirai ansimando per la corsa, mentre lui sospirava di piacere per la vittoria.
- Sei comodo? - Chiesi polemico, mentre comunque ero contento della situazione.
Lui annuì.
- Molto! - Poi alzò il bacino. - Aspetta... - cominciò a spostarsi su e giù, infilò una mano sotto ai suoi boxer, si toccò il cazzo e poi tornò ad appoggiarsi. - Ora sì! - spalancai la bocca capendo cosa aveva fatto, ma mi illuminò comunque. - Era messo male, tutto schiacciato di lato. Adesso così sta comodo anche lui! - Parlava del suo pene, infilato fra le mie chiappe. Sempre il tutto diviso dai boxer di entrambi, ma di fatto era come se mi stesse preparando per fottermi e non sapevo proprio in che modo proseguire da lì in poi.
Ero conscio che mi ero di nuovo eccitato e che più lo sentivo lì più mi diventava duro. Premuto contro il divano, non era facile calmarmi.
Non dissi nulla, non feci nulla, non ne ero in grado. Strinsi gli occhi incapace di fare qualcosa.
- Però... - Disse compiaciuto e sorpreso.
- Cosa? -
- La posizione... praticamente perfetta... - Avevo paura a chiederglielo, ma lo feci lo stesso tremolante.
- Per... per cosa? -
E così iniziò a muoversi su e giù su di me. Non come se me lo mettesse dentro, ma più come se si strofinasse. Sembrava... sembrava che...
- Nole ti stai masturbando? - In pratica invece che le mani usava il mio sedere, per il resto di quello si trattava.
- La... la tua fessura mi fa.... oh... - Stava gemendo. Io spalancai gli occhi nel panico. - Hai presente la spagnola che le donne fanno con le tette? - aggrottai la fronte mentre mi stavo eccitando ancora.
- Stai paragonando le mie chiappe alle tette di una donna? - Lui annuì mentre girava il viso premendo le labbra contro la mia pelle, sulla spalla.
- La stoffa dà un po' fastidio, ma è perfetto lo stesso... - E via un altro gemito.
Io proprio non sapevo cosa fare, lo sentivo delineato contro il mio sedere, lo sentivo davvero nel mezzo ed era sempre più duro e grande ed io volevo solo averlo dentro.
Lì per lì pensai che era impossibile che quella non fosse una cosa mirata a me e non fatta solo perchè qua ero io.
Però ero immerso nell'eccitazione e negli ormoni e capivo poco.
Chiusi gli occhi e morsi il cuscino su cui stavo, non volevo gemere e fargli capire che stavo per venire anche io, che mi piaceva da matti, ma lui continuava e mi succhiava la spalla. Me la mordeva e mi succhiava.
Dio mio, mi stava facendo un succhiotto. Mi sarebbe rimasto il segno ed io... io ormai stavo per venire mentre lui continuava a muovere il bacino su di me in quel modo.
I gemiti aumentarono ed io non riuscii a trattenermi, iniziai a sospirare anche io. A quel punto per entrambi fu impossibile evitarlo.
Sentii caldo attraverso i boxer, dopo che lui si tese ed alzò la testa gettandola all'indietro, il corpo un fascio di nervi. Io puntai le braccia e le mani sotto di me e feci altrettanto con la testa raggiungendo l'orgasmo deleterio.
Così ora ero caldo e bagnato sia davanti che dietro ed in più lui mi era ricrollato addosso ansimante quanto me.
A quel punto dovevamo dire qualcosa, per forza.
- Tu... tu al mattino fai sempre così, con chiunque ti trovi? - Chiesi per capire. Lui annuii.
- Ho un'alza bandiera da paura, devo per forza fare qualcosa e preferisco qualcuno alla mia mano. Ovviamente se non c'è nessuno uso la mano. Per questo nascono le coccole mattutine... - Così mi figurai Nole strofinarsi contro gambe e culi di chiunque a portata di mano e scossi la testa. Volevo dargli una testata e farlo scendere, però mi era piaciuto ed ero stato consapevole che per lui sarebbe stato sesso. Anche se ci avevo sperato.
Cioè una specie di sesso, comunque.
Per un momento avevo voluto credere che fosse per me e non perchè ero io lì disponibile.
- Anche per te è così? - Mi ricordai di quello che avevo detto questa notte e lo riutilizzai.
- Reagisco a cose piacevoli in modo spontaneo. Comunque non faccio mai così. Non mi è mai successo, anche se dormo con qualcun altro perchè condivido la camera con degli amici o compagni in nazionale. - Specificai come per dire che non ero una puttana. Non ero un santo, non ero casto. Sfogavo gli ormoni, ma non volevo che lo sapesse, che pensasse che per sesso non mi facevo scrupoli.
- Ti ho sconvolto? - Chiese allora.
- Beh, non è normale... - Ammisi.
- Scusa. Sono abituato ad avere un orgasmo ogni mattina, in qualche modo. Eri qua, eravamo in quella situazione ed è successo. Scusa, cercherò di evitare. -
Volevo chiedergli se era gay, ma a quel punto era ovvio. Volevo anche dirgli che io lo ero, ma poi potevo fidarmi a dirglielo?
E che senso aveva parlarne?
Era ovvio. Era ovvio, no?
Ancora una volta si presentò il problema di che cosa pensasse di me. Non ne avevo proprio idea.
Da lì si scusò e si alzò lasciandomi andare.
- Vado a ripulirmi. Penso che Stan e Roger saranno qua a momenti. - Annuii e rimasi steso sul divano a pancia in giù, mentre mi soffocavo premendo il viso contro il cuscino. Volevo morire. Non ero nemmeno in grado di parlarne in modo aperto e dirgli che andava bene e che mi era piaciuto.
Che disastro.
Mi alzai e vidi una bella inequivocabile macchia sul copridivano, così sospirai e tolsi tutto. Dopo di che mi guardai allo specchio e vidi la macchia sia davanti che dietro e scuotendo il capo andai a lavarmi e cambiarmi.
Quando ci ritrovammo in cucina, eravamo vestiti ed imbarazzati. Credo fosse la prima volta che lui lo era, chiaramente se ne era pentito. Forse pensava d'aver calcato troppo la mano. Non ne avevo idea.
- Dai... capita... ognuno ha le sue abitudini... - Dissi cercando di calmare la situazione tesa. Lui iniziò a riordinare il casino ed io lo lasciai fare.
- A volte sono egoista, non mi fermo a pensare a chi ho davanti, se vede la vita come me, se fa le mie stesse cose, com'è a livello intimo e personale. Do per scontato le cose senza capire che invece sono diversi da me. - Si giustificò, non mi dimenticai il fatto che lo fece. Era davvero strano.
Sorrisi.
- Va tutto bene, davvero. - Lui però non mi guardò e poco dopo arrivarono Stan e Roger.
La situazione era molto tesa e Nole aveva quasi riordinato tutto, quando loro arrivarono.
Feci la colazione per tutti mentre si cercava di spaccare il ghiaccio.
Stan a casa mia... quanto era strano tutto quello?
Improvvisamente me ne resi conto, ma ormai eravamo lì e cosa si poteva fare?
Nel giro di un minuto fu chiaro a tutti che fra noi era successo qualcosa, non ci parlavamo e non ci guardavamo ed io stavo metabolizzando che per Nole non contavo io direttamente, che per lui ero uno qualunque con cui fare certe porcate, perchè gli andava.
Penso che quando lo realizzai, che non avevo speranze, che era una cosa del tutto inutile, faticai a non scoppiare a piangere. Ne avevo bisogno, avevo un disperato bisogno e Roger, notandolo, impallidì prendendo la situazione in mano.
Si inventò una scusa che non stava proprio in piedi ed in un secondo mi trascinò via, portandomi al sicuro nella stanza dei trofei e del tennis.
Lì, fra le foto dei momenti più belli ed importanti, fra cui spiccava io appoggiato a Roger per consolarlo mentre piangeva, alla finale dell'Australian Open dell'anno scorso, alla sua domanda su cosa fosse successo io scoppiai a piangere.
Penso che fosse la prima volta che piangevo per uno che non era Roger. La prima volta che piangevo per Nole. Roger impallidì ancora e senza parole mi abbracciò. Le sue braccia mi avvolsero ed io mi rifugiai fra le sue senza esitare e lì in quel momento, mentre piangevo per Nole e mi facevo consolare da, capii che avevo superato il sentimento per uno mentre ero caduto per un altro.
Me ne resi conto in quel momento, mentre sentivo quanto contasse Roger ed il suo abbraccio, mentre sentivo quanto disperato mi sentivo per non essere nulla di speciale per Nole.
- Mi spieghi che è successo? - Fece infine, sentendomi calmarmi.
Io annuì e dopo essermi pulito la faccia che rimase gonfia di lacrime, gli spiegai la situazione. Mano a mano che ne parlavo mi sentivo meglio, come se mi liberassi di un peso. Ammettere quel che provavo e pensavo era una liberazione.
- Non... non serve che mi aiuti a capire, ormai è chiaro. Mi devi solo aiutare a superare questa situazione di merda! Non avrei mai dovuto accettare! - Dissi cercando di arrabbiarmi per uscirne.
- Beh, ma se non avessi accettato non avresti avuto le tue risposte... - Fece Roger pacato. Io sospirai distrutto.
- Sì... volevo sapere ed ora so. Però fa un male cane... speravo... speravo in qualcosa di più... e non so nemmeno quando diavolo mi sono preso tanto! Perchè? Io non capisco... - Roger sorrise cingendomi le spalle col braccio.
- Non serve capirlo. È così. Succede. Stop. Ci si innamora senza un motivo e non in un momento specifico. Succede. - Era così semplice? Così normale? Forse lo era.
Sospirai e appoggiai la testa al suo collo, come quella foto appesa alla parete, come tante volte avevamo fatto.
Per me Roger rimaneva importantissimo ed in quel momento lo sentii come il mio salvagente.
Mi posò un dolce bacio sulla fronte ed io rimasi così fino a che non fui in grado di tornare di là. Non so con che faccia potevo affrontare questi giorni e poi il torneo di doppio a Toronto, non ne avevo idea. Avrei fatto un disastro su ogni fronte e quando me lo ritrovai davanti con la colazione pronta, capii che non potevo fare finta di nulla, dovevo parlarne e risolvere in qualche modo. Non potevo fare finta di nulla e pensare di poter riprendere come niente.
Mi scambiai così subito uno sguardo d'intesa con Roger il quale capì e chiamando Stan, sparì in giardino.
Rimasti soli, io e Nole ci guardammo seri e consci che dovevamo parlarne meglio e risolvere. Eravamo andati decisamente oltre, ma dovevamo fare in modo di archiviare la cosa e andare avanti.
- Non volevo forzarti, non ho pensato. Ho agito istintivamente, egoisticamente, come sono abituato a fare. Voglio scusarmi. - Io annuii con le braccia conserte, poi mi sedetti nella sedia vicino alla sua e sciolsi le braccia. L'aria però seria.
- Va bene, è successo. Il mio corpo ha avuto una reazione inaspettata. Invece di darti un calcio e farti volare via, ti ho assecondato. Io non faccio così, non sono così come te... - Non so cosa pensò, io non intendevo che non sono gay, intendevo che non sono uno che comunica col sesso, non sono un maniaco, non sono così aperto e folle, ma i suoi occhi guizzarono come ad avere conferma di qualcosa che sospettava.
- Scusami. -
- Ok. Basta. Non è stata una tragedia. Andiamo avanti, facciamo finta di nulla. Io sto bene con te, sei una splendida compagnia e voglio che le cose fra noi non cambino. - Anche perchè non avevo scelta.
Forse potevo farmi scopare da lui, ma poi? Io mi innamoravo e lui passava a scoparsi un altro?
No, non era una grande idea.
Però non ci toccammo.
Fu lui il più veloce a cambiare pagina. Quando raggiungemmo Stan e Roger in giardino, Nole si mise subito a scherzare e giocare esuberante seguito a ruota da Roger. Stan lo era di meno, più come me, infatti mi avvicinai a lui mentre gli altri due facevano un po' di spettacolo per voltare pagina per bene.
In poco finimmo tutti per ridere rilassati e spezzare una tensione che fu vinta dalla sua capacità di far ridere tutti.
In seguito, in un breve momento a disposizione con Roger, mi disse piano per non farsi sentire.
- Stanley mi ha detto che hanno parlato anche loro, prima... - Io lo guardai curioso. - Ha detto che Nole non capisce se tu sai di essere gay oppure se tutte le volte che ti sei eccitato con lui, ed anche prima nel divano, sono cose nuove che non sai decifrare. Crede che tu non sai di essere gay e che reagisci in quei modi con lui perchè in realtà lo sei, ma non vuoi ammetterlo o qualcosa del genere... - Aggrottai la fronte.
- Lui non ha idea che mi piace? -
- Non solo, pensa che tu lo sopporti, ma che tendi un po' a detestarlo, che fai buon viso a cattivo gioco. Solo che al tempo stesso essendo un gay inconsapevole, reagisci a certe cose e siccome sei contorto e testardo fingi di non vederle. -
- Crede che lo odio? - Chiesi incredulo. - Ma se ho accettato di giocare il doppio con lui solo perchè lui ci teneva! E gliel'ho detto! E poi rido un sacco con lui, mi piace passare il tempo con lui! Come fa a... - Mi stavo alterando e quando succedeva finivo per alzare la voce. Roger mi mise la mano sulla bocca zittendomi.
- E' una confidenza che Nole ha fatto a Stanley, se sa che me l'ha detta e che io l'ho detta a te litigano e ci resta male. - Annuii cercando di entrare nell'ottica del tacere. Tacere una cosa simile? E come potevo?
- Ma come può pensare che fingo di sopportarlo? Io adoro stare con lui! Non si vede? E poi andiamo... non lo sopporto ma mi eccita? Ok contorto, ma qui è schizofrenia! -
- Per lui tu sei un autentico enigma! Ti studia, non capisce... - E qua la domanda uscì spontanea.
- Va bene ma... ma cosa pensa di me? Cosa prova? Cosa vuole, insomma? Glielo ha detto? - Lì lui con aria dispiaciuta scosse il capo.
- Non penso, se lo ha fatto non me lo ha detto. Sono sincero. - Ovviamente si capiva che lo era e sospirando scontento strinsi le spalle.
- Cercherò di essere più chiaro. Almeno sul fatto che mi piace, che lo trovo piacevole. Non serve che capisca quanto mi piace, ma non voglio che pensi che lo odio. Quanto è scemo! -
comunque non intendevo più espormi, dopo di ora non intendevo proprio espormi!