CAPITOLO XVII:
POKER E VODKA




Il risultato fu che Stan non vinse nemmeno una mano, era sempre a chiedere a Roger che lo consigliava male di proposito per farlo perdere ed ubriacarsi. Tutte le volte che lui chiedeva, io lo fulminavo dicendo che non poteva.
Risultato? Stan fu il primo ad ubriacarsi, ovviamente.
Nole lo seguì a ruota, perchè era più interessato al prezzo da pagare che al gioco. Voleva che io perdessi e bevessi, quindi non si concentrava a dovere sul gioco e non essendo abituato a bere, penso infatti che fosse totalmente astemio, finì per partire subito anche lui.
Roger era piuttosto bravino e mi diede filo da torcere, in quanto effettivamente aveva la famosa poker face, scherzava a ruota libera come in ogni momento della sua vita e gestiva le sue emozioni egregiamente. Questo mi sbatté fuori.
Non persi sempre, ma nemmeno vinsi sempre.
Insomma ci ritrovammo io e lui a sostenere le partite mentre gli altri due buttavano tutto a caso. Roger comunque reggeva molto bene l'alcool anche se perdeva e beveva, io vinsi le prime mani, ma quando lui capì il meccanismo dei bluff fu la fine.
Io sono molto bravo a poker e mi diverto a sfidare la gente, anche famosa.
Però Roger mi uccise. Mi uccise proprio.
Appena capì i bluff fu la mia fine.
Non ho mai visto uno più dotato a quel genere di gioco.
Fu così che poco dopo mollai e la mia lucidità partì per la tangente.
E con partire intendo proprio che mi ubriacai. Ovviamente non bevendo mai, non c'era scelta.
In breve mi trovai la bocca che sapeva di fragola e non penso che dimenticherò mai quei momenti sfocati e confusi. Quando ricordi cosa fai ma non lo controlli.
Io sapevo cosa facevo, ma non potevo controllarmi.
Nole non credo sapesse nemmeno quello, non si controllava e non aveva idea di che cosa faceva.
Idem Stan.
- Bene, penso che se ora mi dichiaro sconfitto posso usare la scusa che ero ubriaco e quindi non in me! - Dissi infine buttando le carte sul tavolo.
- Perchè se fossi in te non lo diresti mai! - Concluse Roger capendo bene cosa intendevo. Io ridendo annuii mentre Nole si alzava alzando le braccia in alto come se avesse vinto lui.
- Devo dire che avevi ragione, Rog, Stan ubriaco è la fine del mondo! -
- Disse quello che sta ballando per la stanza senza motivo! - Completò Stan acido con il mento appoggiato alla mano. Nole si girò verso di lui mentre io lo guardavo sperando tirasse fuori qualcosa da fare, ora cominciava la mia crociata notturna. Avevo problemi col sonno.
- Bene, che si fa? - Chiese infatti tutto pimpante. Chiaramente non era in sé, ma nemmeno io per cui cercavo di sforzarmi di rimanere zitto e fermo. Soprattutto zitto.
Mentre con sguardo languido lo fissavo.
- Dormiamo? - Chiese Stan lasciando cadere di schianto la fronte sul tavolo perchè la testa era sfuggita dalla mano. Ci mettemmo tutti a ridere, ma Roger ovviamente lo tirò subito su prendendogli il viso fra le mani per vedere cosa si era fatto. Con la scusa gli carezzò il viso.
- Guarda che ha battuto la fronte, non tutta la faccia! - Precisò allusivo Nole, io lanciai uno sguardo fulminante allo scemo numero uno e lo apostrofai cattivissimo.
- Fatti i cazzi tuoi! - Nole allora mi guardò stupito come se fosse impossibile che io avessi osato dire una cosa simile, e mentre Roger e Stan erano persi uno negli occhioni dell'altro -probabilmente quel che aveva bevuto Roger non era passato senza conseguenze- Nole mi arrivò davanti e mi prese per il colletto tirandomi a sé fino ad alzarmi. Non ebbi scelta che assecondarlo per non cadere, ma nessuno dei due era molto stabile e barcollammo insieme, infatti poi ci tenemmo insieme per le braccia, avvinghiandoci e ridendo.
- Cosa diavolo vuoi? - Chiesi scocciato. Evidentemente da ubriaco diventavo più cattivo.
- Io? Voglio te, è ovvio! - Non era in sé e nemmeno io, ma capivo quel che diceva e soprattutto me lo sarei ricordato, lui no.
Fu così che decisi di approfittare.
Non so come, ma sapevo che lui era ad un livello di ciocca peggiore del mio, quindi fra me e me mi dissi che era perfetto per ottenere quello che volevo senza perdere la faccia e degradarmi.
Solo una notte.
Solo quella.
Poi se ne sarebbe dimenticato e a me sarebbe rimasto un bel ricordo.
Ne ero convinto.
- E cosa aspetti? - Nole inarcò le sopracciglia incredulo della mia domanda provocatoria, quindi mi lasciò e allargò le braccia. In quello vacillai di nuovo ma lo lasciai. Non so come rimasi in piedi.
- Propongo un gioco. - Disse infine così come se c'entrasse col nostro discorso. Io volevo prenderlo a testate ma mi trattenni.
- Un gioco? -
- Sì! Quel gioco! - Ed indicò il tavolo da biliardo. Io lo guardai scettico.
- Pensi di beccare qualche buco messo come sei? - Chiesi prendendolo in giro.
Lui si leccò le labbra e basso e suadente rispose:
- Oh, i buchi li beccherei anche ad occhi chiusi, ma non quelli del biliardo... - Capii ovviamente cosa intendeva ed arrossii, lui rise ed improvviso si voltò saltellando fino al tavolo.
- Dai, avanti! Alzatevi e smettetela di pomiciare! - Roger lo guardava e sembrava davvero perfetto, ma dal fatto che non gli rispondesse puntualizzando che lui non pomiciava con Stan, capii che era andato anche lui, aveva solo controllo del suo corpo. O per lo meno controllo apparente.
Decisamente quella serata sarebbe dovuta rimanere fra noi.
- Ok! - Disse Roger lasciando Stan e prendendogli la mano con una e la vodka con l'altra. - chi perde si finisce questa! - E così dicendo si alzò trascinandosi un derelitto Stan che si mise a ridere senza motivo.
- Gioco solo se posso stare con te! - Disse rivolto a Roger.
- Che dubbi hai? Tu sei mio! - Stan arrossì ed io e Nole applaudimmo mentre lui mi circondava il collo col braccio.
- Allora tu sei mio! - Ed in questo mi infilò la lingua nell'orecchio.
Io reagii d'istinto e visto che ero ubriaco gli piazzai la mano nel pacco tuonando:
- Smettila! - Ma lui squittì.
- Tu invece puoi continuare! - Io mi resi conto di cosa avevo fatto e mi coprii il viso con le mani, la sua risata risuonò nell'orecchio.
“Andiamo, fai tutto quel che hai sempre desiderato. Non ha idea di che cosa sta succedendo!”
Mi dissi poi riesumandomi.
- Ok, come si gioca? - Chiese Nole. Io lo guardai inarcando un sopracciglio.
- Cioè fammi capire, vuoi giocarci e non sai come si fa? - Lui allargò le braccia tenendo la stecca che si era preso.
- No e allora? Gioco a tennis, ballo e canto! Te l'ho detto! Facciamo un musical? -
- Sì che bello! - Sparò Stan, lo guardai capendo quel che aveva detto Roger all'inizio, che lui ubriaco era divertente.
Nole fece per abbracciarlo, ma io lo tirai per la stecca che impugnava e gli impedii di arrivare a lui.
Roger si cinse Stan da dietro e lo portò dall'altra parte del tavolo da biliardo, al sicuro.
- Stagli lontano! - Stan sorrise beato e felicissimo, vedevo i suoi occhi brillare, nella sua totale incoscienza di ubriaco.
Lo invidiai, ma poi Nole fece altrettanto proprio per imitarli e fece la linguaccia a Roger e Stan.
- Anche noi siamo carini! E vinceremo il nostro doppio! - Io sospirai mentre le sue braccia mi bloccavano da dietro circondandomi il torace e le mani scendevano sul ventre.
- N...Nole, così non riesco a giocare... -
- Ma ci riesco ben io... - Mormorò al mio orecchio, con ancora la lingua dentro. Era sensibile e lui non lo capiva. Il mio orecchio non poteva sopportare lingue dentro, non ce la facevo. Saltellai fra le sue braccia ma non mi permise di separarmi, poi mi ricordai che volevo approfittarne e lanciando un'occhiata a Roger e Stan ancora abbracciati in una posa praticamente uguale, ma che si parlavano fitto fitto portando di continuo le labbra all'orecchio uno dell'altro per non farsi sentire da noi, apparendo come innamorati consolidati, mi dissi ok. Era un buon momento. Non mi calcolavano.
E lasciai andare la testa indietro sulla sua spalla e la strofinai contro di lui mentre con la mano che non impugnava la stecca di legno la misi sulla sua, che ora era scesa fra le mie gambe, attraverso i vestiti leggeri estivi, pantaloncini corti comodi.
Insomma, sentiva tutto ed io sentivo la sua mano su di me, sul mio inguine teso. Ed invece di togliergliela, gliela premetti meglio. Lui mugolò contro la mia guancia, dove era finita la sua bocca.
- Qualcuno è felice... - Disse malizioso. Io mi morsi il labbro chiudendo gli occhi, abbandonato a tutto quel che stavo facendo e provando.
Era incredibilmente bello, non riuscivo più a frenarmi. Non volevo.
- Anche qualcun altro, mi pare... - Dissi alludendo a quello che schiacciava contro il mio didietro.
Lui sorrise contro la mia guancia e me la leccò, io in risposta aprii la bocca.
- Credo che la camera sia giù di là! - Disse ad un certo punto Stan stridulo. Entrambi lo guardammo seccati.
- Voglio farlo anche io con lui, ma non posso e quindi o la smettete o andate in camera! - Roger rise contro il suo collo. Ok, non si sarebbe ricordato di nulla nemmeno lui.
Ridemmo tutti e decidemmo di provare a giocare.
Così ci sciogliemmo ed iniziai la spiegazione al termine della quale Nole prese la stecca e si chinò sul tavolo per vedere il movimento che doveva fare per colpire la pallina. Lo fece quasi giusto.
- Sì, però la mano deve stare così... - Gli sistemai le dita della sinistra che doveva sostenere la stecca per farla scorrere in modo che colpisse poi la pallina. Con le dita ancora sulle sue a tenerlo fermo, mi accostai al suo corpo chino sul tavolo, entrambi a novanta e per il momento non a diretto contatto. Lo sfiorai, lo cinsi con l'altro braccio e con la mano presi l'estremità in fondo della stecca, vicino alla sua mano. A quel punto cominciai ad oscillare sulla pallina bianca posizionata per spaccare il triangolo delle altre colorate.
- Ok, adesso con un movimento secco del braccio dai il colpo. Visto che è il primo e le devi rompere, deve essere forte. - Dissi quasi sul suo orecchio e piano. Lui fece un sorrisino malizioso.
- Forte quanto? - Io lo assecondai alla stessa maniera e approfittando alla grande, mi appoggiai del tutto a lui. Gli ero tutto addosso, dietro e su di lui. Aderii le gambe ed appoggiai il bacino al suo gran bel culo e invece di dire qualcosa, mi leccai le labbra eccitato. Lo sentiva bene quanto lo ero.
- Così! - E diedi il colpo mettendo questa volta anche la mano destra sulla sua.
Agganciati come non lo eravamo mai stati, diedi il colpo alla pallina, le altre schizzarono in giro sul tavolo verde, contro le bandine, ma nessuno le guardò. Non ci alzammo subito, ma naturalmente dopo un po' dovemmo farlo. Ci muovemmo insieme raddrizzandoci, sempre rimanendo uno attaccato all'altro, senza muovere un passo indietro.
- Va bene, chi comincia? - Chiesi come se non potessimo staccarci. Quando ci girammo, Stan e Roger ci guardavano come se fossero finiti in un cinema porno pensando di essere andati a vedere una commedia americana.
- Voi, a letto! Noi nel divano. Io non intendo giocare a questa oscenità! Non ne sono in grado e avrei un orgasmo mentre sono piegato o mentre è piegato lui! Specie se poi si avvicina a sistemarmi le mani come hai fatto tu con lui! Scordatevelo, io non posso! - E con questo Stan prese ed uscì dalla stanza. Beh, per lo meno ci provò visto che invece andò a sbattere prima su uno stipite e poi sull'altro. Al terzo tentativo, Roger ridendo gli andò dietro.
- Credo che ti ruberemo il divano per stanotte. Giocate pure da soli. - Ed uscendo, Roger ci fece l'occhiolino mentre poi prendeva Stan sotto braccio e se lo trascinava fuori dalla camera, chiudendo la porta.
Chiudendo la porta.
Io e Nole rimanemmo come si dice di merda a guardare quella porta chiusa.
- Ci hanno scaricato? - Chiesi senza crederci. Lui si strinse nelle spalle.
- Eravamo così pornografici? - Mi stavo chiedendo di sfuggita quanto Roger fosse ancora fuori di sé e quanto si fosse già ripreso, ma tornò a piegarsi tornando alla stecca ed alla pallina sul biliardo e mi distrasse.
- Allora com'era la posizione? - Io risi e alzai le spalle. Eravamo ancora abbastanza fuori per poterlo fare.
Mi piegai di nuovo su di lui, di nuovo dietro, di nuovo appoggiato. Aderii, gli presi la sinistra e poi la destra, lo imprigionai fra me ed il tavolo ed invece di mettergli le dita in posizione e direzionare la stecca, mi disinteressai del tutto e risalii con le mani lungo le sue braccia, arrivai alle spalle e scesi per la schiena. Alla vita gli alzai la maglietta e mi resi conto che aveva abbandonato lo strumento sul tavolo dove stava totalmente appoggiato e piegato, mentre io gli esploravo la pelle con la lingua.
Oh Dio sì, glielo stavo facendo eccome ed ero io, io a farlo, io a cominciare.
Era ubriaco o per lo meno così speravo.
Non doveva ricordare nulla, io mi sarei tenuto un bel ricordo.
Le sue scapole, la spina dorsale e poi la zona lombare con le due fossette basse. Afferrai l'elastico dei suoi shorts e dei boxer e li abbassai insieme.
Ero completamente fuori di me, ma ero arrivato ad un livello assurdo di desiderio, non lo facevo con nessuno da molto e poi ormai volevo lui.
Nole, completamente alla mia merce, non si oppose e non provò mai a prendere l'iniziativa, infatti una volta praticamente nudo davanti a me, con i pantaloni ed i boxer alle caviglie e la maglia alzata fin sotto le ascelle, gli presi il culo fra le mani, strinsi ed insomma, lo palpai come avevo sempre sognato fare.
Stavo per avere un orgasmo solo per quello.
La posizione che adoravo, il culo che adoravo. Ed ora era tutto mio. Non importava che fossimo sotto l'effetto dell'alcool, stava succedendo e contava solo quello.
Infilai la lingua nella fessura e leccai, poco dopo era mia anche quella parte. Mi aiutai con le dita, alternandole alla lingua, e continuai anche con due muovendomi agevole. Finii che con una mano mi masturbai da solo, mentre con l'altra mi occupavo di lui.
Infilato sotto ai miei pantaloncini, mi strofinavo da solo penando solo ad una cosa.
A tirarmelo fuori e ad infilarglielo dentro.
Stavo impazzendo e forse lo ero davvero, anzi, di sicuro, non c'era altra spiegazione.
Stavo per fare sesso con lui in quel modo?
Davvero?
E potevo?
Lui non stava facendo niente, il vero Nole mi sarebbe saltato addosso subito, mi avrebbe fatto impazzire. Ma ora era lì fermo a farsi fare perchè... beh, lo capii con amarezza e mi sgonfiai subito.
Non era in sé, lui davvero non era lì in quel momento. Era troppo ubriaco.
Così sospirai e lo lasciai andare, senza nemmeno venire. Lui si girò torvo senza capire che mi fosse successo, lo lasciai e mi sistemai.
- Beh? - Chiese seccato. Io scossi il capo e presi la stecca mettendola al suo posto.
- Niente, non siamo in noi, non sappiamo cosa stiamo facendo... non ha proprio senso continuare... - Ma non finii la mia tesi che mi sentii spingere, girare e premere contro le stecche sistemate sul muro. Fecero rumore ed una cadde, ma la sua mano completò quello che io non ero stato capace di fare e per un momento il sogno si trasformò in realtà.
Non pensai più a nulla e non volevo nemmeno sforzarmi.
Alzai le braccia e gliele misi intorno al collo attirandolo a me, gli presi l'orecchio fra le labbra e fra i sospiri di entrambi, lui masturbò entrambi. Non fece altro.
Solo questo.
Raggiungemmo entrambi l'orgasmo e questo fu il finale delle nostre energie che ci abbandonarono poco dopo.
Non so come arrivammo a letto, la mia testa a quel punto ha perso colpi. Posso ricordare fino a qua.

Poi ricordo solo il giorno dopo, vestiti allo stesso modo della sera precedente, abbracciati a letto a dormire.
Scivolai via da lui che continuò a dormire mentre rivivevo con trauma tutto quel che era successo dal poker in poi, mentre nella bocca avevo ancora il sapore della fragola.
Meraviglioso.
Folle.
Indimenticabile.
Sorrisi fra me e me mentre camminavo verso il salotto. Ne era valsa la pena, lui non si sarebbe ricordato di nulla e a me sarebbe rimasto un bel ricordo, nonché uno sfizio non da poco.
Non mi sarei pentito mai di quella notte, e guardando nel divano Stan e Roger uno sull'altro, perfettamente vestiti ma abbracciati, sorrisi soddisfatto rendendomi conto che avevo davvero superato la cosa con Roger e che era solo grazie a quell'altro idiota nel mio letto.
“Bene, spero ti sia piaciuta perchè è stata la prima e l'ultima, la sola e l'unica notte folle con lui. A meno che non ti accontenti di diventare un passatempo momentaneo di Nole, perchè è questo il massimo che puoi diventare. Per scoparti ti scoperebbe, gli piaci. Ma non si innamorerebbe mai di te e lo sai. Quindi cosa vuoi fare? La sua puttana fino a che gli va? Andiamo, non sei tipo e lo sai. Questa notte è stato lo sfizio, ma è appena finito tutto.”
Ma nonostante me lo ripetei mentre facevo il caffè facendo il mio consueto macello, non ci credevo per nulla perchè ormai volevo impantanarmi per bene in quella storia. Sperarci, aspettare, provare e vedere.
Vedere se magari oltre al sesso ci sarebbe potuto essere altro, se ne sarebbe potuta valere la pena di aspettarlo, perchè un giorno si sarebbe potuto interessare a me seriamente.

Dopo di quello Roger e Stan andarono a casa decidendo che un altro giorno lì sarebbe costato caro alla loro carriera. Io scaricai alla stessa maniera Nole che si convinse ad andarsene realizzando che si era appena ubriacato per la prima volta nella sua vita, quando era stato tassativamente vietato.
Capendo che così non avremmo beneficiato al nostro bel torneo di doppio, ci lasciammo senza protestare.
Tanto poi ci saremmo ritrovati pochi giorni dopo a Toronto!