CAPITOLO XXIX:
FRA NEGAZIONI E SPERANZE




- Roger, sto facendo un casino dietro l'altro. Ci sono andato ancora a letto ed ero andato da lui per scaricarlo! Non riesco proprio a fare quello che dovrei quando lo vedo! È un disastro! - Sbottai appena sentii Roger rispondermi al telefono. Lui, preso alla sprovvista, tossicchiò. Io capii subito che l'avevo preso in un brutto momento, ma percepii anche dell'imbarazzo e visto che quando parlavamo di queste mie cose non era mai imbarazzato, capii che c'era qualcosa di suo.
- Perchè lo vuoi lasciare? - Chiese dopo un po'.
- Cosa stai facendo? - Chiesi piegando la testa di lato e assottigliando gli occhi, cercando di visualizzarlo.
- Perchè? - Chiese lui.
- Non si risponde ad una domanda con un'altra domanda! - Rimbrottai io.
- Anche tu l'hai fatto! Ti ho chiesto perchè vuoi lasciarlo! - Rispose sicuro. Io sospirai seccato.
- Perchè è meglio così. Non mi ama sul serio, lo dice per potermi scopare quanto vuole e quando si sarà stufato mi mollerà ed io ci starò più male di ora. - Dissi sbrigativo ma sincero. - Ora tu. Cosa stai facendo? - Chiesi come un mastino.
- Niente di particolare. Abbiamo appena finito la pratica per la preparazione della prossima partita di Davis. - In quel momento ebbi un flash e mi resi conto di cosa stava succedendo da lui.
Era con la nazionale svizzera per la coppa Davis. Con Stan. Era con Stan!
Mi illuminai. Fu come se il mondo si aprisse rivelando un altro mondo nascosto sotto la superficie.
- Cosa hai fatto con Stan? Ti sei deciso? Era ora! Voglio i dettagli! -
Esclamai esuberante come un vulcano. Ero davvero felice per loro, si meritavano qualcosa di bello.
- Cosa... cosa dici? Stai sragionando, Rafa! - Io risi.
- Perchè mi devi nascondere una cosa simile? Io ti dico tutto! Pensavo che fra noi fosse così, che ci dicessimo tutto a vicenda! - Risposi poi risentito, col broncio. Non ero davvero arrabbiato, però lo misi in un angolo con abilità e lo feci sentire in colpa.
- Ma sì che è così. Ci diciamo tutto, ovvio. -
- E allora? Hai fatto pace con Stan? - La presi meno diretta cercando di farmi dire quello che volevo. Roger era così, le cose importanti ed intime le soffocava, figurarsi se ne parlava facilmente.
- Sì abbiamo fatto pace.  - Solo a quel punto potei rivelargli in cosa si era tradito.
- Allora lo ammetti che c'era qualcosa che non andava fra voi! Te ne eri andato dal torneo dicendo secco che non c'era nulla che non andava! Negavi tutto! - Lo rimproverai deciso. Lui sospirò colto in fallo ed a quel punto capì che non poteva nascondermi qualcosa e farmela.
- Va bene... qualcosa c'era. Me la ero presa anche se non volevo ammetterlo. Quando ho visto che stavamo facendo un disastro in coppa Davis ho dovuto affrontare la cosa ed ammetterlo. - Sorrisi tutto orgoglioso e mi stesi sul divano guardando in alto immaginando la scena di loro due in camera che si affrontano. Stan timido, dispiaciuto, dilaniato e magari pure in lacrime e lui alla fine sciolto come un ghiacciolo al sole.
- E cosa vi siete detti? -
- Beh, vuoi le parole esatte o ti accontenti di sapere che adesso è tutto a posto? -  A questo mi raddrizzai a sedere e lo guardai torvo anche se non era davanti a me.
- Le parole esatte, ovvio! - Dissi scandalizzato.
Lui rise.
- Dai, dammi tregua... è... è stato improvviso, difficile... dura... - sospirò affievolendosi ed imbarazzandosi insieme, io mi intenerii molto. Era così dolce.
- Era necessario. - Feci poi come se sapessi perfettamente come doveva essere andata. Lui se ne rese conto e si decise.
- Non pensavo che avessi ragione. Pensavo che volessi spingermi a mettermi con lui perchè tu sei gay ed allora devono esserlo anche tutti quelli che ti circondano. Non capivo perchè insistevi tanto con questa storia... - non sapevo se offendermi oppure saltare di gioia. Alla fine feci una smorfia.
- Ehi, io ho sempre ragione! Non parlo a vanvera! - Risposi piccato. Poi mi ammorbidii. - Io lo vedevo. Sapevo che era così e volevo semplicemente che viveste i vostri sentimenti, perchè solo così si è felici. E tu meriti di esserlo. - Mi aprii con lui per la millesima volta. Solo con lui riuscivo a dire certe cose senza sentirmi ridicolo o fare fatica.
Era davvero facile parlare con lui.
- Grazie. - Mormorò piano. Lo sentivo sorridere dolcemente.
- Adesso lo sono. Sono felice. È stato traumatico, ma adesso sono felice. Non so come andrà, cosa succederà e cosa sarà da qui in poi, ma ora come ora penso di non essere mai stato più felice di così. Anche se sono in un gran casino, devo rivedere tutto me stesso, la mia vita, quel che è stato, quel che sono, che sarò. Io... ora sono così incasinato che non so da dove cominciare, cosa dovrei fare, come comportarmi, cosa dovrei davvero provare. Perchè ho tradito mia moglie con la persona che forse amo da sempre e che non ho mai ammesso amare per paura, perchè lui era un uomo e lo ero anche io e queste cose non vanno bene. - Sospiro. - E' difficile. È molto difficile. E sono incosciente e pessimo, pessimo ad essere tanto felice. Però lo amo, non posso fare ancora a meno di lui.  A questo punto è impossibile. Stavo... stavo rovinando tutto. Ho capito che non potevo perderlo quando lo stavo perdendo. - Roger parlò e si sfogò e disse finalmente tutto e di cose da dire ne aveva, io rimasi ad ascoltarlo a lungo senza interromperlo, poi risposi sempre centrando tutto su di lui.
Non parlai più di me e dei miei casini, l'aiutai a capire che alla fine non si possono soffocare i propri sentimenti e che andava bene così. Che piano piano lui e Stan si sarebbero assestati, avrebbero trovato un loro equilibrio fra tennis, famiglia, casa e loro.
Poi quando chiudemmo la conversazione mi resi conto che ero davvero felice per lui. Un po' invidiavo Stan che era riuscito a farsi amare da lui nel modo che io avevo sempre sperato fino a... beh, fino a quando non ero riuscito ad amare Nole.
Avrei sempre amato un po' Roger. Era una persona speciale, lo sarebbe sempre stato.

Quando andai al torneo successivo in ordine di stagione, mi ritrovai davanti ad una scena che avrei fatto volentieri a meno di vedere.
Uscito dalla camera brillavano lì quei due cretini di Nole e Stan che si abbracciavano.
Appena mi videro Stan schiantò via Nole e cominciò a balbettare terrorizzato che era stato Nole e che lui non c'entrava e che si erano solo salutati.
Così per un momento la voglia di spaccare la faccia ad entrambi passò e capii che era effettivamente Nole l'imbecille traditore con l'ormone che non stava a cuccia.
Per un momento risi della sua reazione spontanea e mi intenerii nel vedere la sua faccia alla domanda di Nole su come era andata con Roger. Io sapevo tutto, ma feci finta di nulla e partecipai amichevole.
Era andata bene e lui era così felice che aveva cuori e fiori tutt'intorno.
Era una persona splendida ed era perfetta per Roger perchè l'amava, l'amava in un modo incredibile. L'amava tantissimo ed era bello che Roger stesse con uno che l'amava in questo modo.
Stan era fuori discussione, ma poi mi resi conto e mi vidi in una relazione con Nole e mi vidi pieno di corna in testa.
No, anche se ci avessi provato non sarebbe mai andata bene. Magari per avanti me l'avrebbe fatto credere, ma per dietro chissà quanti si sarebbe scopato.
Non era serio. Non lo sarebbe mai stato.
Dovevo chiudere, dovevo avere la forza di troncare.
Dovevo.
Così feci per andarmene in camera dopo averlo guardato malissimo.
Nole provò a seguirmi ma gli chiusi la porta sul muso.
Lui cominciò a fare un gran casino così aprii la porta.
- Ehi sei impazzito? -  approfittò per infilarsi ed io imprecai fra me e me. Non potevo scopare ancora, dovevo mettere dei paletti, cacciarlo, smetterla insomma. Dovevo tirare fuori qualcosa per allontanarlo.
- Se non mi parli come devo fare? - Chiese come se fosse normale battere sulla mia porta chiamandomi per nome a gran voce.
- Non parlarmi? - Risposi eloquente.
- Ce l'hai ancora con me perchè ti ho battuto a Miami? - Assottigliai gli occhi severo. Volevo dargli giù. Intanto nominare una sconfitta in finale non era bene e poi insinuare che non sapessi separare una cosa simile dalla vita privata era un insulto.
- Quello non l'ho certo digerito, ma può capitare. - Dissi laconico, quasi ringhiando. Le braccia conserte davanti alla porta per farlo uscire appena possibile.
- E allora? - chiese visto che non ci arrivava davvero a cosa mi avesse fatto arrabbiare tanto.
- Allora ti sembrano i modi di una persona che vuole seriamente qualcosa da qualcuno? - Dissi a questo punto. Era ora. Si doveva. Forse potevo farcela.
- Quali? - Non capiva sul serio?
- Lo vedi  e gli salti addosso ed io cosa  dovrei pensare? Che vuoi fare sul serio con me? - Era logico, era così logico che forse per lui non lo era.
- Ma sei geloso di Stan? - chiese senza crederci, con una punta di felicità.
A questo punto capii che era una conversazione persa in partenza, non voleva capire, non era nel suo DNA, non poteva riuscirci. Così esasperato aprii la porta e lo spinsi via grugnendo furente:
- Non capisci un cazzo! - Dopo di che sbattei la porta continuando a parlare in spagnolo da solo, perchè non ce la facevo più. Era inutile, non potevo andare avanti così. Lui non prendeva niente sul serio, non sapeva cos'era ‘serio’.
Non potevo. Non potevo farcela.
Mi misi sul letto e prendendomi il viso fra le mani sospirai spegnendomi. Sofferenza.
Già la sentivo. Ero all'inizio e già la sentivo.
No, non potevo portare avanti quella storia. Non potevo.
Dovevo chiudere.


Ero al telefono con Roger che fra l'altro era qualche camera più in là con Stan, credo.
Stavo dicendo che dovevo lasciarlo, dovevo farcela, e Roger stava cercando di convincermi del contrario.
- Tu ora sei così perchè stai vivendo la tua bella storia d'amore con Stan e sei convinto che sia tutto possibile, ma questa volta non è così. Io sono realista. - Dissi secco mentre mi accingevo a cambiarmi per andare a dormire.
Nel sottofondo di Roger sentivo Stan, ma non distinguevo cosa stava dicendo.
- Che dice? - Chiesi incuriosito.
- Dice che conosce Nole e che lo stai fraintendendo. - A questo mi accesi come un fiammifero.
- Sì a proposito di questo, evitiamo di parlare di quanto lui e Nole si conoscono perchè mi viene su un nervoso che non ti dico! - Tagliai corto, non volevo ascoltare Stan parlare di Nole anche se forse poteva rivelarmi cose importanti, Roger stava per convincermi ad usarlo in mio favore quando bussarono alla porta.
Chiusi con Roger immaginando che a quell'ora poteva essere solo lui.
Ok, mi dissi. Era ora.
Dovevo essere fermo.
Ero anche arrabbiato per la questione di Stan e Nole che si conoscevano bene, per cui ero carico.
Quando me lo ritrovai davanti lo guardai torvo senza nemmeno che dovesse parlare.
- Beh che hai? - Chiesi sgarbato.
Lui fece finta di nulla e continuò imperterrito.
- Volevo un tuo parere... - Rimasi piantato davanti alla porta, non volevo farlo entrare, sapevo che non era una buona idea. Alzai un sopracciglio.
- Ebbene? -
- Ecco... - Così si avvicinò entrando da solo, si chiuse la porta da sé ed io dovetti mettermi in parte mentre si metteva in mezzo alla camera. Poi si fermò e mezzo rivolto verso di me si sfilò la maglietta con un sorriso malizioso che mi uccise all'istante: - Mi chiedevo se secondo te devo lavorare di più sul mio fisico... - Poi ebbe la sfacciataggine di togliersi anche i pantaloni. - Su qualunque parte! -
Io rimasi con le braccia conserte tendendo i muscoli perchè volevo saltargli addosso. Quel maledetto. Quante gliene dissi mentalmente. Maledetto.
Però fui bravissimo ed alzai solo tutte e due le sopracciglia scettico.
- Sul serio? - Riuscii a non sbilanciarmi e lui evitò di completare il suo splendido spogliarello. Per fortuna. Perchè non avrei risposto ancora di me. Amavo il suo corpo. E lui non ne aveva nemmeno idea.
- Sul serio! - Disse lui sicuro di sé. Secondo lui andava bene così. Non ci cagavamo mai, poi lui veniva da me e si scopava e poi si ripeteva la cosa qualche altra volta, quando gli andava. Tutto qua. Era questo il suo sistema di farmi innamorare!
Io cominciavo a fumare di rabbia, anche se contrastava con la voglia di andarci a letto.
- Cioè tu pensi che visto che l'abbiamo fatto due volte adesso diventerà un appuntamento fisso perchè sì, perchè ti va, perchè si fa così? Cosa non hai capito della parte 'non so cosa voglio da te'? Perchè credevo fosse chiaro detto così! - Ci eravamo lasciati così e lui continuava a fare come se niente fosse. Come se avessimo stabilito che avremmo scopato insieme finchè avrebbe voluto.
- Credevo che ti piacesse scopare insieme, che fosse la sola cosa chiara! - Disse diretto senza scherzare.
Lo sapevo che lui aveva capito questo. Che io non ho chiaro cosa provo ma mi piace scopare con lui quindi si fa.
No, non era così. E poi comunque non mi piaceva farlo perchè ci eravamo messi d'accordo così. Che poi non l'avevamo nemmeno concordato, ma si comportava come se l'avesse fatto, lo dava per scontato!
Raccolsi i vestiti e glieli tirai.
- Odio concordarci per fare una cosa! -
- Ma non ci siamo concordati! -
- Nole, così non è spontaneo! -
Lui lasciò perdere i vestiti e si avvicinò a me prendendomi per i fianchi.
- Vuoi scommettere quanto è spontaneo? - Disse malizioso vicino al mio viso. Non scappai, dentro di me lo volevo, però non era giusto, non potevo continuare ad improntare la nostra storia come solo sesso. Perchè io volevo amore e lui non era geneticamente programmato per amare.
- Nole, venire qua, spogliarti e scopare è come concordarlo, programmarlo! Vieni qua per questo! Non è spontaneo! - Premevo sul concetto affinchè lo capisse, speravo di riuscire a ficcarglielo in testa.
Lo vidi indurirsi ed indietreggiare, poi iniziò a vestirsi seccato.
Ero incredulo che si arrabbiasse.
- Però è la sola cosa che so che ti va, per cui me la prendo! Ti ho detto che mi sarebbe stato bene quello che potevi darmi, non ti avrei chiesto di più e so che questo ti va, quindi me lo prendo! Se tu fossi disposto ad una vera storia mi chiameresti, faremmo altre cose insieme... ma tu non vuoi ed io cosa devo fare? -
Sospirai e mi misi di lato alla porta, mano alla maniglia per farlo uscire. Lui non capiva ed io più di così non sapevo cosa dire.
- Io te lo avevo detto che non sapevo cosa volevo... tu hai insistito dicendo che ti andava bene lo stesso ed ora non ti va bene! - Ero un codardo perchè non potevo ammettere d'amarlo da una vita. Subito dopo Roger. Avevo superato la crisi con lui perchè mi ero innamorato di Nole e se inizialmente era stato un chiodo scaccia chiodo, poi non lo era più. Ma dirglielo ora che avevo capito che non era capace di amare e mai lo sarebbe stato, sarebbe stato peggio per me. Era meglio tenerlo segreto.
- No, non è esattamente così! È che tu non cerchi di capire cosa vuoi! Dici che vuoi cose spontanee, ma se non sono io a cercarti mi eviti e spiegami come fai a capire cosa vuoi! Come possono venire spontanee le cose? Ovvio che faccio in modo che succedano! È così che agisco! Voglio una cosa? Combatto per averla! Io... - Si fermò strofinandosi il viso mentre rimaneva davanti a me agitato e furioso ed io impassibile, sforzandomi fino allo stremo per non reagire e scoppiare. Poco ci mancava, ma se cominciavo io scoppiava il putiferio. - Io non so cosa fare con te! Sembra che tutto quel che faccio sia sbagliato, poi dopo dieci passi sbagliati ne azzecco uno per caso e mi illudo! Poi tac, si torna al normale sbagliare! Tu non hai le idee chiare, ma non mi aiuti proprio a chiarirtele! Non me lo permetti! -
Rimasi rigido, non sapevo come reagire. Sembrava sincero e forse ci credeva, ci credeva davvero di provare qualcosa per me, che non voleva solo sesso, ma sapevo che poi sarebbe stato così. Che si sarebbe stufato presto di me, di scoparmi, di avere una storia con me. Perchè lui era fatto così, non era serio, non era duraturo, amava tutto, un sacco di cose, di persone e fondamentalmente divertirsi.
Lui pensava di volere una storia con me, ma non era così. Voleva solo scoparmi per quanto gli andava. Io non ci sarei stato ancora.
- Non so cosa pensavi che sarebbe stato, io te lo avevo detto. - Sì era vero e lui con delusione e dolore sospirò insofferente, scosse il capo mettendo la mano sulla maniglia, io sfilai la mia sussultando. Non potevo farmi toccare. Guai.
Ma mi stava colpendo la sua reazione. Ci credeva in quello che diceva. Si vedeva.
Ma poi era disposto ad andare a letto con Stan, con Andy o con chissà chi altri... per cui quanto ci credeva in realtà?
- Non lo so, Rafa! Non so! Mi sono illuso! Ci ho sperato! È che sono proprio un maledetto stupido del cazzo! Tutto qua! Che palle! -
Volevo fermarlo, stavo per farlo e dirgli che non aveva capito mai niente, che ero io quello che l'amava e che sperava in un suo cambiamento, che maturasse, che finalmente vivesse solo per me e non che avesse me ed altre dieci ruote di scorta in caso di bisogno!
Alla fine aprì la porta e se ne andò. Non lo fermai nonostante fosse la cosa che volevo più di tutti.
Mi appoggiai alla porta con la fronte e la punta delle dita.
Stan diceva che lo fraintendevo, magari era vero, ma quando aveva pensato che io me la facessi con Roger invece di chiarire la cosa con me, era andato a letto con lui. Su questa base io dovevo costruire un rapporto con lui?
Sarei finito male, lo sapevo e non mi odiavo così tanto.

Passai il resto del torneo a pensare a questo ed uscimmo entrambi presto, con la testa troppo a quello.
Parlai con Roger fino allo sfinimento mentre da un lato dicevo che non volevo più niente da lui e dall'altro ci speravo, ci speravo che comunque cambiasse, che mi dimostrasse che era serio con me, che lo voleva davvero.
Lo speravo e Roger me lo disse come schiaffeggiandomi, l'unico che poteva.
- Tu ci speri e ci spererai sempre, finchè lo amerai. E non si smette di amare facilmente. -
- Con te ho smesso. -
- Perchè era ammirazione, idolatria, rispetto... erano tante cose... però non era quell'amore che si imprime nell'anima e che ti accompagna a vita. È diverso, Rafa. - Sapere come amavo Nole non mi aiutò ed alla fine rimasi lì a sperare, a sperare che la volta dopo avrebbe saputo sorprendermi, perchè volevo poter vivere quell'amore. Lo volevo disperatamente.