3 .





 

Non si toccavano, ma dormivano uno davanti all’altro, in una posizione quasi simmetrica.
La fronte di Rafa contro il braccio di Nole.
Fu lui a svegliarsi per primo, prima della sveglia di Rafa. Rimase ad osservarlo dopo averlo messo a fuoco, sorrise dolcemente incredulo su quanto bella era stata la notte. Prima di quella notte, avevano fatto sesso ed avevano fatto l’amore molte volte. E molte si erano detti che si amavano, ma quella volta era stato diverso, perfetto, più bello. Non riusciva a capire, era stato come dirselo per sempre, promettere di amarsi per tutta la vita. Aveva avuto un che di solenne, di reale.
Gli carezzò la guancia e gli sistemò delicato le ciocche ribelli dalla fronte. Lo osservò con una cura dolcissima. Infine a turbare quel momento, la sveglia suonò e Rafa aprì gli occhi di soprassalto, sorpreso e spaesato. Realizzando che era la sveglia, si girò e la chiuse, poi tornò a Nole dove si accoccolò fra le sue braccia, come se fosse piccolo e fragile.
Rafa a volte lo era, quell’anno aveva mostrato tutta la sua enorme fragilità.
Era stato uno degli anni più difficili della sua vita.
Aveva perso la voglia di giocare, la gioia di farlo. La combattività. Si era perso lui, completamente. Nole aveva faticato molto a riprenderlo, ma piano piano ci era riuscito. Gli aveva fatto capire quello che l’aveva reso imbattibile ai suoi occhi, gli occhi di uno dei suoi più grandi rivali.
‘Eri forte, avevi tecnica, forza, uno stile tuo… avevi molte, moltissime doti. Specie la resistenza. Ma quello che ti ha reso davvero forte, per me… quello che mi faceva dire ‘ma come cazzo lo batto io questo?’, è stato il modo incrollabile e assoluto con cui tu credevi in te stesso. Tu scendevi in campo con la luce di chi sapeva con certezza che avrebbe vinto. Anche se poi non succedeva non importava, anche se era che ne so, Roger. Tu scendevi in campo come se avessi già vinto. Ti sentivi forte, ti vedevi forte. Sapevi che ce la potevi fare. Era questo a renderti forte. Il fatto che tu ti vedevi così. Nessuno poteva batterti, nessuno ti era superiore. Nessuno era imbattibile. Tu scendevi in campo pensando questo e dal tuo viso si capiva benissimo. Devi ritrovare quella fiducia incrollabile in te stesso.’
Questo aveva segnato qualcosa, in Rafa.
Aveva capito che era vero. E piano piano aveva ricominciato a risalire, era stato difficile, il processo era ancora in corso, ma prima diceva di dover accettare che non sarebbe più stato quel Rafa. Ora finalmente diceva che sarebbe tornato.
Rivedere il suo Rafa era stato difficile, ma finalmente era lì e lui non era mai stato così felice.
Lo guardò con tenerezza, gli carezzò il viso e scese sul braccio.
- Non ti ho mai amato in questo modo. E’ come se il nostro amore fosse maturato, fosse passato alla fase successiva. Quella del ‘ci ameremo per sempre’. E’ così che mi sento, che lo percepisco. Tu no? - Chiese Nole, come se quel buongiorno fosse normale. Rafa, il quale aveva un risveglio difficoltoso, lo guardò per un attimo ripetendosi le sue parole, le fece sue e poi realizzò cosa stava succedendo. Gli occhi gli divennero lucidi.
- E’ quello che sento io. Non sono così bravo con le parole, ma hai fotografato il mio stato d’animo… - Nole sorrise dolcemente e gli baciò la fronte.
- Se fossimo due persone qualunque e non fossi sposato, questo sarebbe il momento in cui ti chiederei di sposarmi. - Non ci aveva pensato, l’aveva solo sentito e detto. Non l’aveva programmata, ci si era trovato dentro.
Rafa trattenne il fiato, ma questa volta pianse. L’avvolse e nascose il viso contro il suo collo, poi risalì e al suo orecchio mormorò:
- Ed io ti direi di sì. - E anche a Nole uscirono le lacrime, piccole, silenziose, di gioia.
Poteva andare bene anche così, anche senza poterlo fare davvero, sapendo che se fossero stati liberi l’avrebbero fatto.
Rimasero così per un tempo indefinito, fino a che non suonò la seconda sveglia di Rafa, che gli diceva che avevano venti minuti per prepararsi e scendere.

Quando si ritrovarono nel corridoio, avevano i vestiti d’usanza thailandesi, come richiesto dall’organizzazione, e Nole indossava degli occhiali da vista.
Rafa rallentò e lo guardò piegando la testa, aggrottò la fronte.
- E quelli? - Chiese stranito.
- Sono degli occhiali… - Rispose divertito, dirigendosi con lui all’ascensore.
- Lo vedo. Ma non li hai mai avuti… - Nole si strinse nelle spalle con aria furba.
- Li ho, sono da riposo. Mi bruciano un po’ gli occhi… - Rafa capì che era per il piccolo pianto di prima, in effetti anche a lui bruciavano un po’, ma non aveva occhiali da riposo da indossare. - E poi così ho l’aria più seria, oggi sarà pesante mi sa… - Continuò per distrarre il pensiero di Rafa da quello a cui in effetti stava pensando. Funzionò perché rise e lo sgomitò.
- Dai, vedrai che sarà bello! Sei prevenuto! - Nole allargò le braccia.
- No non è che sono prevenuto, cerco di essere pronto a tutto… - Le porte si aprirono e furono accolti dai loro accompagnatori ufficiali che li scortarono alla colazione. Fino al pomeriggio inoltrato le rispettive squadre erano libere di andare per conto proprio, perché loro due avevano affari da sbrigare insieme.
Inizialmente si mostrarono un po’ imbarazzati per il ricordo vivido di pochi minuti prima, un po’ l’irrazionale paura che tutti notassero quanto bene stavano insieme.
Un po’ si sciolsero, poi nel viverlo si resero conto di quanto bello fosse farlo insieme. Capirono che avere quell’esperienza che aveva del mistico per la solennità con cui veniva svolta, e averla insieme, era magico e una grande occasione.
Piano piano si rilassarono e trovarono splendido essere lì e fare quelle cose così cerimoniose e farle uno accanto all’altro.
Nole faceva camminare Rafa sempre avanti, come l’uomo che lo fa con la donna per tenerla d’occhio o per fare il cavaliere.
Rafa tendenzialmente condusse il corteo nei passaggi stretti, per il resto camminarono sempre uno accanto all’altro, scortati da delle rigorose guardie del corpo, seguendo una guida che spiegava loro tutto e circondati da una folla incredibilmente numerosa, che li seguiva passo per passo.
Di nuovo si sentirono come due novelli sposi che facevano il giro degli invitati.
Sposi, pensarono… che bella cosa sentirsi in quel modo proprio in quel giorno, dopo essersi detti quelle cose.
Ricordarono quella sensazione, ricordarono cosa si erano detti e pensarono che sarebbero stati pronto a ridirlo di nuovo, a distanza di ore, davanti a tutti. Se non fossero stati Nadal e Djokovic, naturalmente.
Sognarono di essere due persone qualunque davanti ad amici e familiari e di star sposandosi.
L’avrebbero fatto, se lo dissero tutti e due, si guardarono più volte complici, consapevoli di quel che stavano entrambi pensando, di cosa stavano provando.
Visitarono così il luogo dell’attentato e fu sconvolgente ed emotivamente distruttivo, anche se bello perché insieme a fare anche quello.
Lo vissero in modo differente uno dall’altro. Nole si racchiuse in sé stesso facendo una preghiera, in quanto credeva in Dio, Rafa osservò shoccato l’angolo di raccolta, realizzando cosa era successo in quel posto, in quanto lui era agnostico.
Emotivamente ne rimasero scossi.
Poi ripresero il giro programmato che ebbe il culmine nel ricevimento al Primo Ministro.
La solennità raggiunse picchi spaventosi e sebbene inizialmente avesse intimidito Nole, poi trovò quell’atmosfera altisonante e cerimoniosa molto bella.
Perché era lì con Rafa e stava vivendo qualcosa di serio che non aveva a che fare col tennis, ed era una cosa che sarebbe stata sempre e solo loro. Ed era una cosa importante.
Visitarono la città e videro luoghi bellissimo, gli vennero fatti miliardi di doni, provarono un sacco di cose, risero davanti a quelle più bizzarre, riuscirono a scherzare per certe, videro persone e posti, fecero foto e si sentirono così a loro agio, ad un certo punto, da avere una voglia irrefrenabile di prendersi per mano.
Come se dopo essersi sposati davanti al Primo Ministro, ora stessero facendo il viaggio di nozze. Perché l’avevano pensato, durante la cerimonia, in quell’occasione tanto seria.
‘Sono pronto ad amarlo per sempre, ad ogni costo’. E lo pensarono entrambi, in ginocchio secondo le usanze.
Senza vergogna.
Poi si erano guardati consapevoli d’averlo pensato entrambi.
Ed infine il divertimento per una città bellissima e strana al tempo stesso.
Alla fine le emozioni erano state molte ed il giro era stato anche più lungo del previsto, tanto che dovettero rimandare la partita di tre ore.
Arrivati in albergo si cambiarono, ma essendo tardi non ebbero tempo per riposare. Si scambiarono velocemente un bacio in ascensore, tornando giù per l’allenamento che quel giorno non avevano ancora potuto fare.
Pochi istanti per prendersi per mano, sorridersi e baciarsi fugaci.
- Lo sai cosa ho pensato quando ci siamo inginocchiati insieme? - Chiese Rafa timidamente. Nole sorrise e strinse la mano.
- Quello che ho pensato io. - Non servì dirlo.
Le porte si aprirono, si lasciarono velocemente e si diressero ridendo insieme al campo da tennis per gli allenamenti.
Dei giorni perfetti, dove il tennis fece da intruso.
Non si divertirono come altre volte, in altre partite d’esibizione, dove erano stati microfonati ed avevano divertito il pubblico.
Lì era tutto serio, come se fosse la partita del secolo, con una presentazione degna dalle olimpiadi che ottenne l’effetto opposto. Ovvero non si divertirono giocando a tennis, come avevano pensato di poter fare.
Oltretutto stanchi per i due giorni di visite intense e per il fuso orario non smaltito, non spinsero molto e fecero poco spettacolo, specie Rafa non riuscì a tenere testa a Nole e Nole non infierì in modo particolare sfoggiando colpi e mosse.
Vinse in poco più di un’ora ed anche la cerimonia conclusiva con la principessa fu molto solenne e preparata come se fosse la premiazione di un nobel.
Nessuno spazio per abbracci e foto insieme, sempre divisi da lei che non potevano toccare, dire che fu formale non rese l’idea, perché fu anche peggio. Seria, fredda, distaccata, solenne.
Alla fine furono felici di potersene andare, sebbene da un lato gli dispiacque.
Era stata una vacanza bellissima, il tennis alla fine, fatto in quella maniera tanto seria e poco vitale, aveva sporcato quei due giorni perfetti a modo loro, romantici e dolci, seri e toccanti.
Come in un sogno.
Negli spogliatoi i due si lavarono insieme e ne parlarono un po’ malinconici ed un po’ straniti.
- E’ stato strano, no? - Disse Nole lavando la schiena a Rafa.
Rafa annuì capendo cosa intendeva.
- Sì… -
- Cioè, mi ha stupito la vacanza nel complesso, tutti quei giri e quella solennità nel visitare quei posti in quel modo, incontrare gente così importante usando cerimonie alla fine è stato bello. Intimidatorio all’inizio, ma bello. Cioè ci stava, no? Bangkok è così… va vissuta così, altrimenti secondo me non la capisci, non la vivi bene. Quindi questo mi è piaciuto molto. - Nole si girò e Rafa ricambiò il favore passando il bagnoschiuma nella sua schiena.
- Sì, è stato bello. Bangkok è così. Se non la vivi a modo loro non la vivi, è come vederla in foto… immergersi nelle loro atmosfere ed usanze è stato bello, era perfetto come è stato. - Nole annuì strofinandosi i capelli con lo shampoo, come stava facendo anche Rafa.
- E poi ci ha fatto sentire più coppia, ci ha creato atmosfera… era bello sentirsi sposati… - Disse sorridendo, Rafa lo imitò.
- Sì, è vero… - Poi però si rabbuiarono entrambi.
- Ma è la Thailandia così. Non il tennis. - Nole lo disse bene e Rafa fu d’accordo, capendo cosa intendeva.
- Il tennis va vissuto diversamente, specie i match d’esibizione… cioè so che qua in Asia hanno tutti questa concezione seria di… beh, tutto! Anche nello sport. Cerimonie lunghe e serie. -
- E noiose! - Aggiunse Nole infilandosi sotto l’acqua con Rafa che ridacchiò.
- Però una partita d’esibizione… bah, va vissuta diversamente. In modo meno serio, più leggero e divertente. Andava bene se era un torneo vero e proprio, una finale importante, capisci? Però così… boh, non ci stava… - Nole annuì carezzandogli la pelle per accompagnare via la schiuma, stessa cosa fece Rafa.
- Sì è vero… la partita in questo modo ha stonato… -
- E poi onestamente è stato un tour de force per me, io non ho retto. Mi dispiace non aver fatto una partita migliore ma… - A questo Nole lo abbracciò e gli morse la spalla.
- Non dire sciocchezze, non è colpa tua. Anche io ero stanco… -
Rafa lo abbracciò mordendolo a sua volta.
- Ma tu hai giocato meglio! -
- Ma io sono più in forma di te, ora! - Rafa rise, preferiva che fosse così sincero, anche se spaccone. Però lo schiaffeggiò sul sedere che grazie all’acqua fece un bello SCIAFF!
Nole si lamentò e gli strinse le chiappe con una morsa che lo fece lamentare, finirono per lottare un po’ sotto la doccia. E poi per baciarsi, carezzarsi e provocarsi tutto il piacere possibile.
Una doccia più lunga del dovuto, ma una degna conclusione che raddrizzava una partita molto strana.
In generale la chiusura migliore per una vacanza tutta loro, romantica, dove si erano scambiati delle promesse senza bisogno di farle nel modo classico.

Decisero di partire subito sebbene sarebbero potuti ripartire il giorno dopo.
Presero subito l’aereo e lo presero insieme, come d’accordo, perché andavano entrambi a Pechino per il prossimo torneo.
Sull’aereo si sedettero vicini, a nessuno parve strano perché era del tutto normale vederli parlare tanto e ridere insieme, sapevano che avevano un bel rapporto.
Le rispettive squadre erano in altri sedili a dormire e loro poterono avere un altro po’ di privacy fino al prossimo arrivo.
- Sai quello che ci siamo detti stamattina? - Disse Nole piano. Rafa arrossì ed annuì. - Era a quello che ho pensato quando eravamo in ginocchio in quel momento… - Fece riferendosi ad uno dei momenti cerimoniosi nel palazzo del Primo Ministro. - Ho pensato che sembrava ci stessimo sposando… - Sussurrò più piano e Rafa si strofinò emozionato le labbra ripensandoci, perché aveva pensato alla stessa cosa.
- Anche per me è stato così. L’ho pensato ed ho detto che l’avrei fatto, se le circostanze sarebbero state diverse. - Nole sorrise felice toccandogli la gamba con la propria, non potendo farlo con le mani visto che potevano essere notati.
Era piena notte ormai e stavano tutti sonnecchiando, ma non si poteva sapere se qualcuno notava.
- Per me è valido allo stesso modo. - Fece Nole infatti. - Mi dispiace non poterti dare niente in cambio, come segno… - Rafa scosse il capo e alzò le spalle.
- Non abbiamo fretta, ci scambieremo qualcosa con calma… - Il fatto che dicesse così e non cercasse di evitarlo, lo stupì e lo compiacque. Rafa era cambiato molto, si era aperto a lui e rilassato.
Sembrava un altro in certi momenti.
Indimenticabile, si disse.
Un viaggio indimenticabile, nel complesso.
- Sei felice d’aver accettato? - Chiese infatti. Rafa sorrise dolcemente.
- Tantissimo. - Poi piegò la testa verso di lui per parlargli quasi all’orecchio, cosa che fece rabbrividire Nole. - E sai una cosa? Per me la Thailandia sarà il nostro segno, il segno di quella promessa solenne. - Nole sorrise sorpreso del suo pensiero, emozionato di nuovo per l’ennesima volta.
Così prese la bottiglietta d’acqua che gli avevano fornito e la prese anche Rafa, poi la sporse verso la sua e felice come non mai, disse:
- Alla Thailandia! - Disse. Rafa sorrise e la toccò con la propria bottiglietta in un brindisi anomalo, come anomalo era stato tutto in quei due giorni.
- Alla Thailandia! -
Un ricordo che non avrebbero mai scordato e che sarebbe stato per sempre con loro.