CAPITOLO XII:
ANTRO OSCURO



Roger mi prende a braccetto e mi porta in giardino.
- Vieni, ti mostro il reame boscoso! - Mi fa come se avesse senso. Alzo un sopracciglio.
- Il signore degli anelli? - Chiedo capendo che deve venire da quel libro.
Roger sorride divertito ed annuisce, quindi mi conduce come niente fosse fuori casa.
Qua ci mettiamo a camminare.
Casa di Rafa è grande dentro e grande fuori, forse più grande fuori che dentro.
C'è un notevole spazio verde, una piscina con sdraie per prendere il sole, un portico per il barbecue e poi dall'altra parte intravedo un campo da tennis di terra rossa.
Quando lo vedo rido.
- Ecco perchè è così forte su quella superficie! - Anche lui ride con me.
- Dubitavi? -
- In effetti era piuttosto ovvio! -
Andiamo verso il campo dove ci sono due racchette ed alcune palline sparse.
- Il solito disordinato! - Dice come se lo sapesse. Immagino si riferisca agli spogliatoi incasinati che lascia.
Ne prendiamo una a testa ed iniziamo a fare due passaggi da poca distanza, senza la rete né nulla.
Cose da palla bassa, la prima che si impara quando inizi a giocare a tennis.
Questo mi riporta con la mente a quando l'ho visto la prima volta, eravamo piccoli e calpestavamo dei campi così.
- Come pensi che andrà? - Mi chiede poi. Io mi stringo nelle spalle tenendo un vago sorriso sulle labbra che piano piano si spegne.
- Se quello la smette di farsi film, forse possono iniziare a capirsi! - Esclamo diretto. Roger si stupisce.
- Dici che è quello il problema? - Ci riferiamo e Rafa e Nole che ora stanno parlando dentro per chiarire quanto successo poco prima che arrivassimo.
- Lo so! - Dico sicuro. Roger inarca le sopracciglia continuando a tirare semplice ma con eleganza.
Mi fa impazzire come si muove, in qualunque cosa faccia.
- Te l'ha detto lui? - annuisco.
- Si fa i film, che Rafa è gay ma non lo sa oppure non vuole ammetterlo e quindi quando reagisce alle cose che gli fa è per questo e si inventa scuse sul fatto che siano reazioni spontanee a cose fisicamente piacevoli... guarda, penso che se non avesse questo si inventerebbe qualcos'altro! - sono un po' duro, ma non sono in grado di sopportare molto in questo periodo, visto che il mio livello di sopportazione si concentra quando sono a casa con mia moglie.
Roger ride divertito delle mie reazioni ed io mi rilasso subito. Mi basta che rida.
- Ha bisogno di essere sempre mentalmente impegnato su qualcosa? - Chiede riassumendo il mio pensiero. Alzo le spalle sbuffando.
- Anche. Non dico che questa cosa di Rafa sia un passatempo mentale... provare a tradurre ogni suo comportamento... non so cos'è... magari è davvero preso... oppure è qualcosa di momentaneo, uno sfizio... Dio, non ne ho idea. Ma si fa troppe seghe! - Roger si mette a ridere così tanto che manca la risposta alla mia pallina che gli arriva sulla fronte perchè si piega in due, così preoccupato mi avvicino.
- Rog, che combini? - Ma lui rimane sulle ginocchia a ridere tenendosi la fronte.
-T u che parli così sei un capolavoro! Io... io ho visto la tua metamorfosi... da ragazzino timido silenzioso e remissivo a carro armato che spara fuori tutto quello che pensa senza filtrarlo! Non avevo idea di cosa nascondessi là sotto, ma sei eccezionale! - Per qualche ragione gli piaccio e per qualche ragione ho le farfalle allo stomaco. Con questo non ragiono e mettendogli le mani sulle spalle per assicurarmi che non cada con una commozione cerebrale, dico senza riflettere:
- Ne hai tu il merito. - Lui sempre ridente alza la testa e smette di tenersela con la mano, io continuo a reggerlo, chinati a terra, e ci guardiamo. Io mezzo serio convinto di essermi compromesso, lui indecifrabile come sempre.
- Io? Che ho fatto? Io non ho fatto nulla, sei tu che eri così! - Sorrido timidamente.
- Sei tu che mi hai detto di aprirmi, di tirare fuori le cose. Io l'ho fatto per questo. - Roger riflette su questo e si ricorda da dove deriva, non l'aveva dimenticato, solo chiuso da qualche parte. Io lo chiamo il suo antro oscuro. Credo che ne abbia uno.
- Io te l'avevo detto per sciogliere i nervi che avevi a tennis. Era come se giocassi col peso del mondo sulle spalle... buttare fuori le cose quando le pensi, aprirti, lasciarti andare ti permette di liberarti di quei pesi, di giocare leggero. - spiega con un'aria normale, senza allontanarsi od alzarsi. Io starei così a guardarlo per secoli.
- E ci sto riuscendo. Va meglio. Va lentamente meglio a tennis. Gioco meglio, sento che posso imparare nuovi sistemi e tecniche, che ci posso riuscire. - Roger sorride orgoglioso di me, lo vedo nei suoi occhi ed io muoio di gioia tutte le volte che lo è.
- Si vede, ne sono felice. Secondo me in pochi anni raggiungerai un livello incredibile! - Gongolo perchè è lui a pensarlo. Per me è sempre stato sufficiente giocare a buoni livelli, ma così... se riesco ad essergli più vicino in qualche modo a tennis giocando meglio... beh, ne sono felice.
- All'inizio era strano, difficile aprirmi, dire quello che pensavo... non so, inveire se ero arrabbiato e cose così. Infatti col mio staff non è stato facile, penso abbiano avuto voglia di uccidermi spesso. Non sanno che peggiorerà, non intendo ammorbidirmi. Adesso mi sento meglio. Il farlo mi ha fatto capire perchè fa bene! Avevi ragione! Sembrava un consiglio da nulla, forse che non c'entrava nulla col tennis, invece è stato tutto! - Parto in quarta, mi sento brillare, bruciare, e lui è lì che mi guarda orgoglioso e sorride dolcemente.
- Andrà sempre meglio, è giusto che tu sia spontaneo, te stesso. Dici e fai quel che ti senti dentro e questo ti fa volare. Io lo sapevo. Sapevo che era quello il segreto. -
sospiro e lo guardo.
- E tu? - Questo non era programmato, non pensavo nemmeno di dirglielo. Ma l'ho fatto, sempre perchè ormai dico quel che penso, a volte prima di pensarlo.
Roger stupito non capisce a cosa mi riferisco.
- Io cosa? -
- Tu... tu hai un'antro oscuro. Quando lo liberi? - Cazzo, ma l'ho detto davvero? Davvero? Dio, Stan, sei impazzito?
Roger in un primo momento è stupito e non capisce, ma poi si inquieta e si alza, diventa evasivo, cerca di non fare scenate o risultare strano, vedo che lotta con sé stesso ed alla fine risponde in fretta ed imbarazzato.
- Cosa dici? Antri oscuri io? - Stringo le labbra, ormai l'ho lasciato andare a malincuore.
- Non importa, è solo la mia impressione. Che nascondi le cose scomode per fare finta che non esistano. E vai avanti nella tua vita normale senza destare sospetti. - Roger mi guarda, è a dir poco sconvolto e non penso che si riprenderà in fretta. Non riesce a controllare questa volta, ma proprio mentre sta per dire qualcosa, mentre sta per decidersi, ecco che Nole ci chiama a gran voce.  Per un momento rido.
- Sembra sia casa sua! - Roger ha una risatina isterica, ci avviamo verso casa e poi prima di entrare lo trattengo per il braccio, lui sussulta e mi guarda. Io serio e dispiaciuto dico:
- Scusami, non sono affari miei. Fa finta che non abbia detto nulla, ok? - Non volevo turbarlo come evidentemente ho fatto. A questo lui si sveglia, scuote la testa e come se capisse davvero la questione, ovvero che non vale la pena rovinare qualcosa fra noi, mi mette la mano sulla schiena e l'altra sul petto, come quando ci salutiamo a fine partita. Poi sorride dolcemente.
- Va tutto bene. Un giorno ne parleremo. Solo non adesso, ok? - Il fatto che l'ammetta è un enorme passo per uno che ha passato, credo, tutta la vita a costruirsi quell'antro e ad apparire perfetto da fuori.
Non dico che non lo è. È autentico quello che mostra, solo che non è completo. È diverso.
Però quella persona gentile, altruista, diplomatica, calma e corretta è vera.
Solo che è anche... beh, altro. Non so cosa, ma altro.
Non vedo l'ora di scoprirlo.


Dopo la partita di allenamento dove gioco in coppia con Roger, cosa che mi fa molto felice, vengo trascinato da Nole in piscina, cosa che mi fa molto triste.
Non che io abbia qualcosa contro Nole, anzi, ma insomma, preferivo stare con Roger e non lasciarlo con Rafa a parlare. Spero di tennis. Quando Nole mi agguanta col braccio e mi trascina via sbraitando qualcosa, mi giro verso di lui e cerco la sua approvazione. Quando lo vedo ridere e dire che ci raggiungono subito, allora mi rassegno e mi lascio andare.
Dopotutto devo sforzarmi e farmi trasportare di più dagli eventi.
Con Roger è facile, ma comunque trattengo certe cose con lui. Con Nole mi viene più facile però è anche vero che comunque con lui non è esattamente la stessa cosa che ho con Roger o altrimenti sarei innamorato di lui.
Arriviamo nella piscina di Rafa e con 'nella' intendo proprio dentro.
Sapevo che voleva fare il bagno, siamo sudati fradici e lui si era tolto la maglietta già prima, ma onestamente quando ho detto 'farei un tuffo ma sono senza costume', non immaginavo che mi ci avrebbe spinto allegramente dentro dicendo 'e che problema c'è?'
Poco dopo mi raggiunge tuffandosi con ancora gli shorts addosso. Lo scemo si è tolto le scarpe ed i calzini.
Può essere più idiota?
Una volta dentro lo guardo disapprovante e scuoto la testa mentre cerco di togliermi scarpe e calzetti.
- Che c'è? - Chiede guardandomi come se fossi io quello strano.
- Serviva buttarmi vestito? - Dico io scocciato.
Adesso sono bravo a non trattenere certi stati d'animo e li esprimo in modo piuttosto semplice e diretto, non conosco l'arte della diplomazia, cosa che invece abbonda in Roger.
Però da qui a fare certe cose il passo è lungo. E con certe cose dico fare lo stupido ed il bambino. Oppure fare l'esibizionista.
O, peggio, stare nudo e crudo davanti ad altri.
- I vestiti? I vestiti sono il problema? - Quando dice così io capisco subito cosa cercherà di fare e mi metto subito a nuotare cercando di raggiungere il bordo ed uscire, ma purtroppo lui mi afferra appena metto le mani lì, mi spinge brutalmente contro la parete liscia e si immerge dietro di me, sott'acqua. Io rimango basito quei due secondi, poi lo sento afferrarmi i pantaloni e levarmeli insieme ai boxer.
Qua stringo il bordo a cui appoggio e mi premo e tiro uno strillo decisamente poco mascolino.
Nole riemerge e ride.
- Ti ho sentito da sotto! - Mi volto verso di lui per ucciderlo, ma è più veloce di me e mi toglie anche la maglietta. Insomma, mi spoglia subito ed anche con una certa facilità considerando che sono tutto bagnato.
- Ora va meglio! - Dice soddisfatto mentre io esterrefatto, rosso e shockato rimango così ebete e nudo.
- A che diavolo pensi quando fai queste cose, tu? - Dico con un filo di voce, piuttosto schizzato se devo dire la verità. Me ne rendo conto, ma sono così imbarazzato, anche se con lui ci ho scopato, che non so proprio trattenermi.
Forse è l'idea che stanno per venire Roger e Rafa. Beh. Roger mi ha visto nudo. Non è proprio questo. Rafa no, ma non credo sia così problematico che lui mi veda nudo.
È piuttosto che... ci penso e Nole mi dà indirettamente la risposta.
- Ma che c'è, abbiamo fatto di tutto, che problemi ti fai? Dicevi che eri vestito in acqua e ti ho risolto la cosa! - E visto che io scuoto ancora disapprovante la testa, lui mi si schiaccia contro e piazza la mano sui miei gioielli.
- Lui non si lamenta, mi pare! - Sbianco e poi torno rosso conficcando le unghie sulle sue spalle mentre cerco di allontanarlo e rimanere al contempo a galla. Operazione difficile.
- Ma perchè devi fare il maniaco? -
E lui ridendo:
- E perchè devi farti così tanti problemi? - E vedo arrivare Roger e Rafa e non resisto.
Non so, non voglio che pensi cose.
Cose che poi forse mi aiuterebbero sotto un certo punto di vista, o forse mi incasinerebbero. Non voglio fare un certo discorso con lui perchè poi ho paura che mi scappi altro. Tipo quello che provo realmente. Per lui.
Così ho una di quelle reazioni inconsulte, lo spingo depallandolo e sguscio via verso di Roger, nuoto, arrivo al bordo dove lui ora si siede e nascondo il viso fra le mani appiattendomi alla piscina.
Roger mi chiede cosa succeda e Nole butta fuori i nostri vestiti.
A questo punto cerca di guardarmi e la cosa non mi aiuta molto.
Insomma, se si potesse sparire lo farei volentieri.
Fortunatamente lui mi carezza la nuca e mi dà un costume che non so da dove tiri fuori, ma lui è Roger, è magico!
Lo prendo e lo metto di buon grado e mi sento meglio.
Mi sento ancora meglio quando entra in acqua e con me si mette in un angolino a parlare.
Con lui tutto va meglio, come sempre. Non avevo dubbi.

/Roger/
A livello tennistico le cose procedono bene, non posso lamentarmi.
A livello personale mi sembra sia più un delirio che altro onestamente... non so, è come se fra Nole e Rafa dovesse succedere il finimondo da un momento all'altro ed io mi sento sull'orlo del cedimento con Stan.
Cioè non guardo mai in quell'antro oscuro, come lo definisce Stanley, però sono sul punto di farlo.
Fin'ora ci ho stipato dentro roba senza guardare, facendo finta che non fosse mai successa. Però in effetti vedere le dinamiche assurde fra quei due mi fa sbilanciare.
E se guardassi dentro il mio antro cosa troverei?

La preparazione del pranzo è una tipica commedia americana, con Nole e Stan gelosi in sincronia del fatto che io conosco Rafa, casa sua ed i suoi tipici modi.
Così mentre Rafa in salotto gli spiega perchè io so così tante cose sulle sue abitudini, io in cucina lo spiego a Stanley mentre prepariamo il pranzo.
- Allora? - Sta chiedendo come un bulldog.
- Allora cosa? - Chiedo cercando di non ridere, lo voglio stuzzicare, mi diverte vederlo geloso.
Stanley ha le braccia conserte e si appoggia al ripiano dove stiamo trafficando per preparare il pranzo e siccome le cose che devo usare sono dietro di lui, sono costretto a chiedergli se me le passa o se si sposta.
- Scordatelo! Se non mi dici come mai conosci tante cose sugli usi da psicopatico di Rafa non collaboro con la preparazione e non mi sposto nemmeno! - Come un bambino!
Adorabile, però... lo guardo divertito, gli occhi mi brillano come quelli di un bambino che stuzzica il suo amichetto e ci vedo da fuori.
Vorrei pizzicargli le guance ma reggo il gioco.
- Allora farò da solo! - E così dicendo gli vado davanti, infilo le mani intorno ai suoi fianchi e prendo quello che mi serve.
Lui trattiene il fiato e si irrigidisce fissandomi come se fossi matto, quindi a pochi centimetri dal suo viso, guardandolo fisso negli occhi, ammicco e mi ritiro. Per poco non succede altro. Molto poco.
Lo sento rilassarsi appena mi allontano e mi stupisco mentre lo penso. Che altro doveva succedere?
- Così posso solo che pensare male, comunque! - Torna a grugnire. Stanley di solito non faceva domande, si teneva le sue curiosità ma da quando ho aperto la buccia non trattiene niente del suo succo squisito e lo adoro!
È così dolce e frizzante al tempo stesso! Sembra un'arancia!
Così pensando non lo trattengo e mettendo gli ingredienti in padella, mi volto e glielo dico:
- Sembri proprio un'arancia! - Lo vedo spalancare gli occhi e fare una faccia strana, evidentemente non è convinto.
- Perchè? - Così rido girandomi verso di lui.
- Perchè levata la buccia sei un frutto dolce, succoso ma anche frizzante ed un po' asprognolo! -
- Non sono sicuro si dica asprognolo... - E a questa sua uscita per nulla sensata visto quel che gli ho detto, gli sporco lo zigomo col dito di salsa allo yogurt. Lui subito salta su cercando di allontanarmi.
- Ehi che fai? - Io ridendo gli sporco anche l'altro. - Smettila! -
- Oh andiamo, è roba buona... - Lo rabbonisco facendo sempre il bambino.
- Sì? Mangialo allora! - Forse non ha visto con cosa lo sporcavo, la salsa allo yogurt è buona davvero.
Così senza pensarci un solo secondo mi avvicino ed invece di leccare il mio dito, lecco la sua guancia e lui rimane senza parole, senza fiato. È un momento molto veloce, fugace, un battito d'ali che Rafa e Nole non vedono perchè son presi dai loro interminabili dialoghi.
Il cuore inizia a battermi veloce e mi allontano diventando improvvisamente serio.
Non era previsto, non dovevo farlo.
Se faccio certe cose di solito almeno mi assicuro di essere completamente solo con lui.
Mio Dio, devo essere impazzito!
Stan si ferma, si pulisce velocemente e non sa bene come affrontare la cosa. Più che altro il mio cambio repentino, immagino.
- Scusa. - Dico rendendomi conto che devo sembrargli matto.
- Di cosa? - Chiede alzando le spalle. Io mi giro ai fornelli e insaporisco le verdure che stanno saltando in padella. Mi obbligo a non guardarlo, ma lo sento avvicinarsi silenzioso al fornello, si appoggia vicino a me e mi guarda in viso, non posso nasconderlo ora.
Sospiro.
- Va tutto bene. Non mi ha dato fastidio. - Capisce, non serve che spieghi e dica nulla. Così sorrido dolcemente e grato. Lo guardo con ammirazione. Non appesantisce una situazione potenzialmente scomoda. Sa che non voglio e non lo fa. È unico. Chi, chi farebbe così? Chi non approfitterebbe invece?
Quindi vedendo un poco di yogurt residuo sulla guancia, glielo tolgo carezzandolo e la sensazione è di nuovo bella, diversa da prima che era eccitante e calda. Adesso è bella in un altro modo.
- Sono venuto altre volte qua da Rafa, siamo amici. So come è disordinato per questo. - Spiego piano. Lui annuisce.
- L'avevo intuito... - Ammette allo stesso modo, imbarazzato, distogliendo lo sguardo dal mio che è vicino. Forse lo sto mangiando con gli occhi, credo che da fuori si noti.
Non lo faccio certo di proposito, ma amo il suo modo di fare. Tutto. Sempre.
- Così come so invece quanto tu sei ordinato! - Cerco di rimediare ma forse metterli sullo stesso piano non è una grande idea, me ne rendo conto tardi, quando lui arriccia le labbra e fa la faccia infastidita e delusa insieme, cerca di evadere mentre risponde piccato.
- Sì, allo stesso modo! - Fa per andarsene cercando di sembrare normale, ma cerca male visto che si capisce che ce l'ha scritto in faccia. Allora gli prendo il polso, lo tiro di nuovo dove era prima e costringendolo a guardarmi dico deciso.
- Mi sono espresso male. Voglio dire che conosco bene entrambi, ma ovviamente è diverso... - Ma non so nemmeno come uscirne perchè di fatto non so cosa voglio dire.
- E in che modo? - Chiede duramente. Ecco di nuovo che esce il lato aspro dell'arancia. Però c'è anche la dolcezza. Boccheggio preso in contropiede, non so cosa dire, so solo che è diverso davvero!
- Beh, perchè per me voi siete diversi, che domande! -
Alza le sopracciglia mentre io trattengo il fiato.
Cosa ho appena detto?
Come lo interpreterà?
- Sarebbe questo che c'è nell'antro oscuro? - La sua domanda mi spiazza ulteriormente, mi prende contropiede e non so cosa dire, sono preso male che più male non si può ed alla fine mi salvano Rafa e Nole che tornano in tempo per interromperci. Siano benedetti.
Non saprei come affrontare un argomento che non ho mai affrontato nemmeno da solo...
Con questo le cose si animano subito, tutto cambia e viene accantonato e non ci vuole molto perchè ci mettiamo a ridere come fossimo vecchi amici.
C'è sempre la sensazione che fra me e Nole sia una relazione cordiale più che spontanea, però non posso certo biasimarlo. Rafa si è dichiarato a me poco tempo fa e lui ora cerca di accaparrarselo. Per qualunque motivo sia, è questo che cerca di fare.
Almeno credo. Insomma, quando ci capirò qualcosa saranno passati anni!


Il resto della giornata passa ancora meglio, ci divertiamo molto, facciamo quello che dobbiamo fare a livello professionale e poi arriva la sera, maledetto momento di svago, maledetto.
Cosa mi salta in mente di proporre come pegno per il poker il bere? Non so proprio cosa mi venga su.
So che poteva essere divertente per loro che sono astemi e so che è divertente per Stan, ricordo bene come è andata l'ultima volta, però non avevo fatto i conti con me stesso.
Io non sono un asso nel reggere.
Da fuori forse posso sembrare ancora a posto, ma in realtà parto come loro. Solo che il mio ubriacarmi è contenuto. È tutto interiore.
Loro sono più evidenti.
In poco la partita di poker si trasforma in qualcosa di insostenibile ed in ancor più breve tempo cerchiamo di capire come si gioca a biliardo.
Nel parlare delle coppie con cui si giocherà credo di uscirmene con io che mi attacco a Stanley, credo perchè la nebbia è sempre più fitta nella mente.
Non tengo bene botto, questa volta. Forse lo volevo, forse lo volevo davvero molto. Partire, intendo. Partire in quel modo.
Non so che altro pensare.
In ogni caso quei due maiali non sono meglio di me che mi appiccico a Stanley, perchè Rafa per far vedere come si gioca a biliardo si appiattisce su Nole, la cosa zozza è che sono piegati a novanta sul tavolo del gioco e la cosa diventa troppo da sostenere per il mio piccolo che scappa brontolando infastidito che non vuole assistere ad uno spettacolo porno.
In effetti nemmeno io.
Poi sbatte su uno stipite, poi sull'altro e prima che continui a fare il flipper a ripetizione, lo raggiungo da dietro, lo abbraccio e lo porto via chiudendo la porta a quei due porno star che penso stasera consumeranno, messi come sono.
Rafa addosso a Nole è l'ultima cosa reale che ricordo.
Poi ci sono solo io e Stan sul divano del salotto, grande, bello e comodo.
La luce ad angolo accesa che crea un'atmosfera davvero interessante. E lui accaldato che si alza dal divano dove l'avevo buttato per spogliarsi.
Inizia sfilandosi la maglietta.
- Stanley, credo che siamo ubriachi... - biascico da seduto mentre lui continua a sfilarsi anche gli shorts.
- Credo proprio di sì! - Dice lui con vocina acuta che mi fa ridere.
Non capisco nulla, solo che è tutto bello e divertente.
E poi bello. E poi eccitante.
- Perchè ti spogli? - Chiedo cercando di ricordare se sia una cosa normale o meno. Non lo ricordo.
- Perchè ho caldo. - Dice sempre con l'aria di chi è più di là che di qua. Io mi lecco le labbra involontariamente. Ha un bel corpo, ha un bel viso. E ha un'aria ubriaca che lo rende caldo, eccitante.
Ed io non ho nemmeno più il controllo dei miei pensieri.
Stai zitto Roger. Stai zitto, per carità.
Ma dalla mia voce esce ancora qualcosa.
- E perchè ti sei inginocchiato davanti a me, ora? - Perchè è esattamente lì che è. Non riesco ad alzarmi e nemmeno a tirare su la schiena. Lui si prende alle mie ginocchia e mi allarga le gambe, si mette in mezzo.
Cosa fa?
- Perchè voglio fare una cosa. - Fa allora.
Poi apre il bottone dei miei pantaloni in tela e abbassa la zip. Questa cosa... questa cosa forse non andrebbe fatta, forse è una di quelle cose da antro oscuro. Ed ora le cose di quell'antro e quelle che stanno solitamente fuori si confondono, si mescolano. Non ricordo più cosa ci andrebbe dentro e cosa fuori.
E succede.
Succede la sua bocca sulla mia erezione che diventa subito dura, è tutto contro il mio controllo. È veloce.
È fantastico.
La sua bocca è bollente sul mio membro eretto e la sua lingua bagna la pelle che pulsa.
Io gemo e sospiro mentre con le mani vado sulla sua nuca.
C'è un problema enorme, qua.
Con l'anticamera del cervello me ne rendo conto.
Lui è in crisi con la moglie perchè è gay. E forse non è solo per quello, quanto perchè credo provi qualcosa per me.
Credo.
Però il resto si perde nell'orgasmo che ho quando vedo che si masturba mentre mi divora con la bocca.
È uno dei migliori orgasmi che dimenticherò, uno dei migliori che metterò nell'antro, che nessuno saprà, nessuno ricorderà.
Solo io, anzi, forse nemmeno io. E sarà meglio così.
Meglio così.
Perchè è troppo bello fare queste cose con lui e non va bene che siano tante e troppo belle, non va bene che mi facciano sentire così.
Nascondi, nascondi tutto lì. Quando ti sveglierai ricorderai poco e nulla, potrai pensare che sarà stato un sogno. E tutto tornerà a posto. Tutto tornerà a posto.
Stanley ha l'orgasmo poco dopo, si accascia su di me, poi mi abbraccia, io lo tiro su sul divano, ci stendiamo insieme e abbracciati ci lasciamo prendere dal sonno. Un sonno dove sogniamo di fare l'amore tutta la notte. Io e lui.