CAPITOLO XVIII:
LIMBO



Appena apro gli occhi alzo subito la testa perchè non lo sento addosso, lo cerco con aria corrucciata e lo vedo che torna dal bagno, nota che sono sveglio e mi fa un gran sorriso dolcissimo.
- Ti sei svegliato? - Chiede con voce roca. Io sorrido a mia volta e tendo la mano verso di lui. Si avvicina, mette un ginocchio sul bordo del letto, si appoggia con la mano e con l'altra prende la mia, si china e mi bacia le labbra.
- Che ora è? - Chiedo confuso. Non ricordo nemmeno quando ci siamo addormentati.
- L'ora di cena è passata. Ci siamo messi sul letto e ci siamo addormentati. Credo che ci abbiano dati per dispersi... -
- O per morti... - Corruga la fronte interrogativo e spiego divertito, strofinandomi il viso per svegliarmi: - Beh, siamo entrati arrabbiati, abbiamo urlato e poi c'è stato silenzio per un bel po'... - Stan allora ride capendo a cosa mi riferisco e mi sento anche meglio di prima che l'ho visto sorridere.
Se me lo chiedono ora dico sì, sono sicuro della mia scelta.
Però ha ragione a dire che devo tornare dalla mia famiglia prima di parlare.
Perchè vederli mi metterà davanti alla mia coscienza che fino a qualche tempo fa c'era...
- Sto morendo di fame... - Dice poi sedendosi sul letto per mettersi calzini e scarpe. - Andiamo a mangiare fuori da qualche parte? - Chiede. Guardo la sua schiena pensieroso, sono ancora steso. È così strano comportarci da fidanzati.
O quel che siamo. Cosa siamo?
Mi sporgo e lo cingo da dietro, le braccia intorno alla vita, la testa fa capolino di lato e appoggio il mento sulla sua coscia, sono tutto storto. Lui mi guarda e sorride spostando la mano sulla mia nuca, mi spettina i capelli. Sembra molto più adulto di me e di come è sempre sembrato. No, non adulto... sembra più padrone della situazione.
- Cosa siamo, adesso? - Gli chiedo con lo sguardo alto sul suo. Devo avere un'aria da bambino, lui accentua il sorriso intenerito e mi carezza fra i capelli.
Adoro questa sensazione. Non ha paura di toccarmi e nemmeno io. Lo faccio con facilità e quando lo faccio il cuore si calma, il mio corpo trova pace.
È così facile toccarlo...
- Quello che vogliamo... -
- Ma siamo una coppia? - Alza le spalle.
- Aspetterei per parlare di cosa siamo... tu... tu devi prima vedere come ti senti a casa... - Sospiro. Ha ragione.
- Mi dimentico facilmente di quello... - Mi tiro su e mi siedo sul letto dandogli la schiena, abbasso lo sguardo deluso da me stesso. Forse sono una pessima persona. Lui si gira alzando una gamba sul letto e appoggia il mento sulla mia spalla da cui fa capolino.
- Per questo te lo ricordo... - Accenno ad un piccolo sorriso, ma poi torno serio.
- Sono peggio di quello che pensavo. Sapevo d'avere una zona d'ombra, ma non credevo d'averci messo dentro tante cose... -
Stan allora mi strofina il lato della testa sulla mia, come un gattino.
- Non tante cose... solo me... - sorrido e giro il capo ritrovandomi vicinissimo al suo viso, le labbra si sfiorano e mi manca il fiato, la testa mi gira da tanto che mi piace.
- Però non sono una brava persona... a seconda di quello che decido di vivere, nascondo il resto come se non esistesse. Avevo nascosto te decidendo di fare il marito. Ora ho nascosto Mirka e le bambine decidendo di stare con te. Perchè so che non possono coesistere entrambe le cose. - sospira un po' triste.
- Per questo non possiamo buttarci subito a far tutto. Devi trovare il tuo equilibrio e capire se ce la puoi fare o no. - Parla molto piano senza muoversi, le mani sulla mia pancia, mi abbraccia da dietro. Mi fa stare bene già solo così.
- Che equilibrio è? - Si stringe nelle spalle.
- L'equilibrio di chi si guarda allo specchio e si accetta per quel che è. L'equilibrio di chi vive due vite distinte in due momenti diversi con due persone diverse. Diventando due uomini diversi. L'equilibrio di chi accetta di avere un ruolo, marito e padre, da cui non ci si tira più indietro, e che accetta anche di amare un'altra persona. - Da queste parole capisco il suo inferno, quando ha capito i suoi istinti, di amarmi e poi ha deciso di lasciare Ilham. Capisco perchè l'ha fatto. Ma poi è tornato con lei pur rimanendo innamorato di me e attratto dagli uomini.
Perchè è tornato indietro? Ha accettato questa situazione perchè pensava non mi sarei mai messo con lui? Ed ora che invece ci sono?
- E tu? Tu che farai? Rimani con tua moglie anche ora che stai con me? - Sorride baciandomi le labbra.
- Per prima cosa vedo come la prendi tu. Poi decido in base a quello. -
Aggrotto le sopracciglia.
- La lasceresti? - Alza le spalle.
- Proverei a fare entrambe le cose e se non ci riuscissi la lascerei. L'ho già fatto, non si aspettava miracoli da questo secondo tentativo. Sa che l'ho fatto per la piccola. -
Ora lo bacio io tenendo le mani sulle sue. Tenendomelo addosso.
- Io non posso lasciarla. Stanno per nascere due gemelli nuovi... non credo d'averla mai amata, ma ho una famiglia e sono obbligato a tenere una certa immagine. È una questione di pace per tutti. - Stan sospira.
- Lo so. Per questo voglio aspettare. Devi trovare la tua dimensione. - Stan vede avanti, Stan vede sempre molto più avanti di me. Io ci arrivo sempre dopo alle conclusioni che lui trae prima. È incredibile.
Credo che abbia un dono ultraterreno.
È empatico e veggente. Capisce sempre quello che provano gli altri e quello di cui hanno bisogno e glielo dà. E sa quello che succederà e come bisognerà comportarsi.
Con questo mi perdo nella sua bocca che schiudo con la mia, mi prendo il suo sapore, la sua lingua si intreccia alla mia ed il mondo sparisce. La famiglia, i ruoli, i problemi.
Con lui non esiste più niente.
- Ti amo. - Glielo ripeto perchè l'ho soffocato per così tanto tempo, che avere la libertà di dirlo è qualcosa di sublime, non pensavo fosse tanto bello, lo giuro.
Lui sorride sulla mia bocca:
- Ti amo anche io. - E lo vedo così sereno e rilassato che in questo momento ogni altra cosa svanisce, sfuma. Esiste solo lui. Conta solo lui. Non ho mai provato una cosa simile. È sconvolgente.

/Stan/
E' come un sogno da cui ho il terrore di svegliarmi. Ma so che anche se dovesse succedere, sarei comunque contento. Ho avuto più di quello che avessi mai osato sperare.
Va bene anche se poi lui non se la sente più.
Io penso che quando rivedrà moglie e figli non vorrà continuare, però so che mi ama e che se fosse libero di agire come desidera, starebbe con me.
Mi basta.
Questo piccolo sogno è stato fantastico e vivo ogni istante come se fosse l'ultimo, prezioso ed indimenticabile.
Mi basta. Anche solo un bacio, una carezza, un abbraccio.
Non pensavo di poterne avere nemmeno uno. Mi basta.

Il turno di Davis Cup iniziato male, finisce bene, io e Roger vinciamo tutte le partite che ci rimangono e le cose vanno a dir poco bene.
Al torneo dell'ATP che viene dopo, trovo un momento per parlare con Nole. Più che parlare gli sorrido ebete e lui capisce.
Lo becco con Rafa e lo scambio con lui è particolare, mi fa sorridere internamente.
Loro due si sono decisi dopo anni a fare un passo in avanti e provano a fare qualcosa... di non ben identificato, ma lo fanno.
Da quel che ho capito scopano, ma non parlano di sentimenti.
Io e Roger, dopo anni, ci siamo decisi a parlare di sentimenti, ma aspettiamo per fare sesso.
Siamo proprio le coppie opposte!
Roger poi passa mentre cerco di dire come va fra me e lui, io mi sciolgo, lui si scioglie e Nole si mette a ridere mentre Rafa lo spinge via.
Poi Roger tiene la porta della sua camera aperta ed aspetta, così io capisco, lancio un'occhiata felicissima a Nole e Rafa ed entro da Roger.
- Vuoi andare da lui? - La sua domanda mi coglie impreparato e lo guardo carico di stupore.
- Che? - Roger, che sta sistemando le sue cose, alza la testa e mi guarda con aria apparentemente tranquilla.
- Da Nole. Vuoi del tempo per stare con lui? Forse non hai avuto modo di aggiornarlo... - E' una cosa che mi sembra strana, non credo che sia un grande fan di Nole. Non che lo detesti, ma diciamo che c'è una strana cosa fra i due.
- No, beh... non è così importante... - Roger alza le spalle fingendo disinteresse e torna a guardare nel suo borsone e tirare fuori alcune cose.
- Ma se vuoi non devi mica chiedere il permesso. Non devi smettere di fare quel che facevi prima... - Mi mordo il labbro e mi fermo in mezzo alla stanza, assottiglio gli occhi e un flash mi attraversa nel panico e nella paranoia.
- Ci hai già ripensato? Stai preparando il terreno per scaricarmi? Avevo ragione, vedere la tua famiglia ti ha... - Ma lui mi guarda come se stessi sragionando e senza capire da cosa mi escano queste cose mi raggiunge, mi prende per le braccia e mi ferma con aria sicura e risoluta.
- Stai scherzando? - Mi zittisco per un attimo, ma poi continuo giustificandomi.
- Sembrava che... -
- Non vedevo l'ora di poter dormire abbracciato a te, di baciarti... - La voce e lo sguardo si ammorbidisce ed ora riconosco il mio Roger. Il cuore si calma e sospiro.
- Come... come è andata a casa? -
Alza le spalle, poi prendendomi la mano mi trascina seduto sul letto, mi bacia la mano e poi le labbra. Fa quello che ha voglia di fare, ma sono ancora le prime volte e si sente strano. Però lo fa perchè non può trattenersi.
- E' stato strano, un impatto devastante. Ero terrorizzato che mi scappasse, che mi uscisse. Mi sentivo sull'orlo di scoppiare. Volevo dirglielo. Ma sapevo che non era il caso. Mi sono obbligato a trattenermi. Quando mi sentivo scoppiare perchè pensavo solo a te, guardavo la sua pancia gonfia e mi calmavo. - Mi sento un verme, è padre.
- Mi dispiace... - Dico a voce bassa, abbassando lo sguardo. Lui mi carezza la guancia e sorride appoggiando la fronte alla mia tempia.
- Non devi. Tu non c'entri. Questo è come sono fatto io. Io amo te. Non sei tu che mi hai obbligato ad amarti. - E' vero. È successo. Abbiamo solo seguito noi stessi, ci siamo guardati.
- E con le bambine? -
- Sono un oasi. Con Mirka mi sento scoppiare, ma poi ci sono loro e sto meglio. Non... non so, è diverso. Non mi sento in colpa. Io sono loro padre e lo sarò sempre, le amerò in ogni caso e non farò mancare loro nulla, mai. Per cui con loro va benissimo. - sorrido lieto di sentirlo. Va bene così allora.
Gli prendo la mano con cui mi carezzava e gli bacio le dita.
- Ho paura che quando nasceranno i gemelli tu mi lasci. - Glielo dico dopo averci pensato incessantemente per tutto questo tempo. Pochi giorni in effetti.
Lui mi guarda stupito e ritira la mano per farsi guardare, così lo faccio. Mi sento stupido.
- Non avrei ceduto ai miei sentimenti per abbandonarli e soffocarli di nuovo così facilmente. Se non ero deciso al cento percento non li avrei mai liberati. Li avrei tenuti là dentro. - Questa è una risposta molto logica e molto vera. Ed anche molto semplice. È proprio così dopotutto.
Se non era sicuro, non lo buttava fuori. Non ci si arrendeva.
Devo dargli più credito. Lui è Roger, non è un ragazzino qualunque in una fase confusa della sua adolescenza dove prova mille cose e nessuna è autentica.
È un uomo adulto, formato, maturo, vissuto.
Si conosce, ora più di prima.
Avvicino il viso al suo, cerco le sue labbra e prima di appoggiarmi ad esse, aggancio i suoi occhi.
- Promettimi che non ti sentirai mai obbligato a fare qualcosa. Devi sentirti libero. Sempre. Se vuoi chiudere con me devi farlo e basta. - Roger allora mi dà un buffetto sulla guancia e poi la mano rimane lì.
- Smettila di dire queste cose! Non sono una banderuola. Quando faccio una cosa è perchè ne sono certo. Ti amo, non lo cancello. Non posso. Devo solo trovare un modo di far convivere tutti i miei ruoli ed i doveri, come dicevi tu. Senza tradire me stesso. - Questo mi colpisce. Si tratta di non tradire sé stesso. Quel sé stesso che ama me.
Ama me.
Roger ama me, è me che ama. Devi rendertene conto, Stan. Si tratta di questo.
Allora rispondo abbandonando le labbra alle sue, aperte si intrecciano insieme e si hanno l'un l'altra.
Le lingue si risucchiano ed il mondo svanisce in un istante. È un istante, l'istante di un bacio che viene proteso qualche secondo in più fra un respiro e l'altro.
Però è il secondo più bello della mia vita.
Ci amiamo ed è una cosa che non si cancellerà mai.
Avremo alti e bassi, difficoltà e problemi, ostacoli da superare e paranoie da affrontare.
Ma supereremo tutto e se non ne saremo in grado, significa che doveva andare così.
Sarò in grado di accettarlo, come ho accettato tutto quello che mi è capitato. Perchè se mi succede, significa che posso affrontarlo. Che ne sono capace.
Ma per ora devo vivere il momento. Il momento in cui io e Roger siamo l'uno il mondo dell'altro, il momento in cui viviamo davvero solo quando siamo insieme.
Il resto è una parentesi.


Se me l'avessero detto non ci avrei di certo creduto.
Che bastava chiarire con Roger, rinforzare il nostro legame... stare con lui, insomma...
Io e Roger arriviamo in finale nel master mille di Montecarlo e non è certo una cosa che mi sarei mai aspettato succedesse...
Non sembriamo nemmeno gli stessi di Miami, quando siamo usciti al primo turno.
Questo torneo ci vede giocare bene e vincere con solidità. Per quanto mi riguarda è anche perchè Mirka sta a casa perchè ormai la scadenza del parto si avvicina e non può viaggiare troppo e soprattutto stare al caldo.
Così lei non c'è ed io sono felice, sto bene e non posso chiedere di meglio.
Roger è mio, me lo godo e mi vizia.
Mi vizia un sacco, esce sempre prima che io mi svegli ed entra con il caffè ed una brioche. Ed un bacio ovviamente.
- Anche oggi? - Chiedo mugolando con un bel sorriso beato.
- Soprattutto oggi! - Esclama deciso continuando a baciarmi la guancia, l'orecchio e la tempia, mentre con una mano mi carezza fra i capelli biondi scomposti.
Mantengo gli occhi chiusi e mi lascio coccolare, non voglio che il tempo scorra.
- Giocheremo la finale uno contro l'altro fra un paio d'ore... non credo che i nostri team sarebbero contenti di sapere che dormiamo insieme e che mi vizi! - Lo sento ridere contro il mio collo.
- Se è il viziare il problema, posso anche smettere... - E con questo mi giro subito agganciandolo con le braccia, lo metto sotto di me. Lo schiaccio col mio corpo, gli alzo la maglietta e gli mordo il capezzolo. Lui si lamenta, cerca di liberarsi ma con poca cattiveria. Mi sa che gli piace il trattamento.
- Non provarci a togliermi i vizi! - La sua risata riempie la stanza e visto che gli piace troppo la punizione, mordo più forte, così si ribella e rivolta le posizioni mettendomi sotto. Oddio, non posso dire che mi dispiaccia stare sotto di lui.
Mi preme a pancia in giù sul letto e mi tiene i polsi alti sopra la testa, mi si siede sopra a cavalcioni e mi morde il collo da dietro, proprio sotto la nuca.
Oh, maledizione!
Questo è il colpo di grazia.
Mi ricopro di brividi in un istante e l'eccitazione arriva come un treno in corsa, improvvisa ed inevitabile.
Dal lamento di dolore a quello di piacere.
Roger continua a mordere, ma capendo che sta facendo un ottimo lavoro smette e sposta le labbra sul mio orecchio che delinea con la lingua. Chiudo gli occhi.
- Così non va bene... - Mormoro ansimando. Sono in astinenza da troppo ed io desidero Roger da una vita. Adesso è dura resistere, ora che fa così!
- Mi sembrava d'aver capito che volevi che ti viziassi... - Ridacchio fra un sospiro e l'altro. Riprende ad occuparsi del mio orecchio fin troppo sensibile, mi lascia i polsi e scende sotto la maglietta, me la alza e mi carezza leggero i fianchi. Questa cosa è anche peggio del morso sul collo!
- Sì, ma abbiamo una finale da giocare... - Cerco di ricordare la cosa logica.
- La sto già giocando... - rido. - Ti piace la mia strategia per vincere contro di te? -
- Funziona alla grande... - Ammetto. - Se ora tu volessi farmi qualcosa, qualunque cosa, te lo lascerei fare. - E' proprio il momento sbagliato per dirlo.
Giro la testa verso di lui e Roger scende al mio viso. Mi lecca le labbra che io apro, lo lascio entrare e gli vado incontro.
- E' scorretto... - Dice poi lui stesso ritirandosi per pochi centimetri.
Io apro la bocca in attesa del resto che non arriva.
- Adesso è scorretto? - Mi lamento. - Prima mi accendi e poi ti ritiri? - Roger sogghigna ed è maledettamente erotico. Così erotico che mi fa morire. Non immaginavo che potesse esserlo a questi livelli, non lo è mai stato.
È stato tante cose, dolce, divertente, scemo... ma malizioso ed erotico mai.
Mi sconvolge e mi dà il colpo di grazia.
- E' la tattica per batterti! Spero di avere successo! - Dice alla fine giocando. Io rido e gli aggancio le labbra coi denti, lo mordo ma senza fare forte e riesco a girarmi sotto di lui, lo circondo con le braccia intorno al collo e continuiamo a baciarci.
- Ancora cinque minuti, poi ognuno per la sua strada fino alla partita! -
Ovviamente il bacio dura venti minuti fra una piccola pausa e l'altra!
Beh, cambiamo anche posizioni ogni tanto!

La mia vittoria ha dell'incredibile.
Non me lo spiego nemmeno io. Ammetto che ero entrato in campo convinto che avrebbe vinto lui, ma alla fine ho vinto io. Non capisco come ho fatto.
Diciamo che ero molto concentrato, ero come un laser.
Non mi sono fatto distrarre da nulla, emotivamente ero serenissimo, mentalmente non un solo pensiero.
Mi sono riuscite delle cose incredibili ed alla fine ci sono riuscito.
Ho vinto la finale di Monte Carlo e non mi sembra vero!
In un primo momento temo che Roger ce la possa avere con me, ma poi lo vedo sorridere in quel suo modo da 'alla fine ci sei riuscito' che non è amaro, non è nemmeno di circostanza. Quindi mi rilasso subito.
La cerimonia va liscia e nessuno dei due se la prende a cuore, aspettiamo di poter andare negli spogliatoi a lavarci e cambiarci. E premiarci a modo nostro!

Comunque glielo chiedo, appena siamo soli.
- Sicuro che non ce l'hai con me? - Glielo devo aver chiesto venti volte. Sono felice di vincere, ma mi dispiace se lo faccio a scapito di chi amo... o di quelli a cui voglio bene.
Roger si sfila la maglietta e sorride.
- Nemmeno fra un milione di anni potrei avercela con te. - più che le sue parole, è il suo sorriso a convincermi.
E poi le sue mani che afferrano la mia maglietta e che me la tolgono.
Io sorrido.
- Sei sicuro? - Dico malizioso. Lui mi bacia.
- Posso provare a dimostrartelo... - dice alla stessa maniera. Eccolo di nuovo in versione erotica!
Torno a sentire un gran caldo che si concentra nelle parti basse, mi mordo il labbro e lo imito mentre si spoglia del tutto, poi mi prende la mano e mi trascina nel locale delle docce.
Ridacchiamo come due adolescenti, nella testa la consapevolezza che siamo eccitati, in una piccola parte di me una voce mi dice che non devo, non va bene ora.
Devo aspettare che sua moglie partorisca, se poi riuscirà a tornare da me andrà bene.
Però l'acqua scende su di noi e lui mi spinge contro le piastrelle, mi appoggia e mi si mette sopra mentre le mani mi carezzano il corpo accompagnando l'acqua.
I brividi tornano a percorrermi mentre ci baciamo, le sue labbra scendono sul mio collo, le mani viaggiano sui miei fianchi e poi giù, fra le gambe. Mi prende l'erezione fra le mani e inizia a muoversi, ero già eccitato, ma ora sale in fretta, gemo mentre mi aggrappo alle sue braccia, gli succhio una spalla e mi sento sempre più in estasi.
Sento che se non faccio qualcosa anche io scoppio, non voglio fare l'amore. O meglio voglio, ma non è il momento.
È difficile trattenersi dal girarmi e piegarmi in avanti, dal chiederglielo.
Alla fine riesco ad evitare il gesto, mi limito a ricambiare il suo stesso favore e lo masturbo allo stesso momento. Aumentiamo febbrili il ritmo e la forza, l'intensità sale per entrambi insieme ai gemiti, uno appoggiato all'altro.
Fino a che l'orgasmo ci raggiunge. Non pensavo nemmeno che lui potesse essere già pronto a queste cose, credevo gli ci volesse di più magari per abituarsi a noi, alla novità, al nuovo approccio.
Invece mi stupisce e mentre ci sciogliamo fra le braccia uno dell'altro, ansimanti, eccitati e stralunati, cerco il suo orecchio e glielo dico:
- Voglio fare l'amore con te. - Lo sento sorridere.
- Anche io. - Le mani si spostano sui miei glutei, stringono e mi attirano a sé, mi dà alla testa questa sua versione virile.
- Ma non adesso. Tu... per te è ancora presto... - Non so come trovo la forza, lo spingo con difficoltà evadendo il suo sguardo, poi alla fine lo guardo.
Ti amo, Roger, e non posso rischiare. Ha un moto di stizza, ma poi capisce e annuisce.
- Sono sicuro che lo faremo. Che arriveremo a quel momento. Il momento in cui sarà perfetto. - E amo Roger perchè capisce quello che penso e che faccio anche se apparentemente non ha senso.
Lo amo perchè mi capisce e mi accontenta.
Spero solo di non pentirmi di seguire il mio istinto e le mie sensazioni. Lo spero con tutto il cuore.