CAPITOLO IV:
VITTORIA





E così ci mettiamo a fare questo festeggiamento strano. Non lo facciamo sempre, ma capita per un due volte. Vincendo la partita con fatica, mi butto a terra sfinito e la prima volta Roger si fionda su di me in ginocchio per assicurarsi che io ce la faccia e sia tutto a posto.
Infatti apprensivo dice:
- Ehi non fare brutti scherzi! Stai bene!?- Io lo guardo sorpreso.
- Beh in realtà sono un po' morto... - Ma non mi lascia dire altro che si strofina le mani, ci soffia dentro e veloce più del pensiero fa:
- Com'è che si fa? - Per poi passarle coi palmi rivolti verso il mio corpo, non mi tocca, sta a distanza di un paio di centimetri e come se dovesse setacciare la farina va sulle gambe, sul bacino, sul ventre e sul petto.
- Energia, energia, energia! - Lo fa semi serio, il suo sguardo è divertito ed allora capisco cosa cerca di fare. Ovviamente lo fa per gioco, ma la cosa è così divertente che scoppio a ridere e la trovo geniale in qualche modo. Quando arriva sul viso alzo le braccia che tenevo abbandonate sopra la testa e lo afferro attirandolo poco gentilmente a me.
Roger si lascia afferrare e mi si butta volentieri addosso mentre ci stringiamo stesi sul cemento e gli stampo inavvertitamente un bacio sull'orecchio. Lo sento ridere ed in questo momento, in questo preciso momento, abbracciato a lui per terra davanti al mondo intero che sicuramente ci guarda, sono felice.
Io mi sento felice, così felice che non desidero altro.
E non è una felicità dovuta al tennis o a chissà cos'altro.
È dovuto a lui, lui che è parte di me più che mai, che vuole esserlo, che lo è e che lo diventa giorno dopo giorno sempre di più.
Non sono mai stato più felice di stare con qualcuno. Qualunque cosa facciamo.
Che parliamo e basta, che scherziamo, che ci confidiamo, che mi consola, mi consiglia. Oppure che ci alleniamo, parliamo di tennis, vinciamo, esultiamo, ci abbracciamo. Perdiamo, ci consoliamo, ci sosteniamo.
Ad ogni parola, sguardo, contatto. Ad ogni carezza, bacio rubato.
Ad ogni volta che lo vedo nudo.
Ogni volta che mi perdo ad osservarlo fino ad assorbirlo.
Non so se ha debellato quel vuoto che non mi rendevo conto di avere, quello che mi aveva fatto diffidare dal mondo e chiudermi tanto in me stesso.
Ma so che adesso quando sono con lui sono felice, felice per essere con lui e per qualunque cosa succeda con lui.
E penso che quando questa magica esperienza delle olimpiadi finirà, mi mancherà come non mai. Mi mancherà e mi sentirò male e vuoto e solo perchè non lo vedrò ogni giorno, non vivrò con lui, non faremo tutto insieme.
Non ci voglio pensare, farò di tutto per prolungare questa magia il più possibile e quando sarò a casa penserò ai dettagli.
Del tipo... che nome ha tutto questo.

La stessa cosa la facciamo anche nella semifinale contro i fratelli Bryan. È follia realizzarlo. Sul momento non ne siamo completamente consapevoli.
Siamo in finale alle Olimpiadi.
Noi siamo tennisti professionisti che giocano ogni anno stagioni massacranti su altissimi livelli e viviamo più per le competizioni di singolare che di doppio. Ed in ogni caso i titoli che vinciamo durante l'anno sono davvero molto prestigiosi. Specie per lui che vince Slam e Masters 1000 e che è primo.
Voglio dire, non ci serve una competizione olimpica per sapere che siamo forti od avere soddisfazioni e riconoscimenti. A me magari, che sono solo fra i primi dieci e che non ho mai vinto grandi cose, ma lui di sicuro no.
Però è diverso.
Un oro olimpico è qualcosa a sé.
Che sia doppio o singolo, che gareggi contro i migliori o i mediocri. Che sia difficile a livello tecnico o no.
Cioè stai gareggiando per un oro olimpico e tutta la tua nazione ti guarderà e si aspetterà la tua vittoria e poi... non lo so.
Ha un valore diverso da qualunque altra cosa. Sul serio.
E solo in camera, alla sera, me ne rendo conto.
Solo qua capisco la grande importanza di quello che sta succedendo.
- Rog siamo in finale alle olimpiadi. Mal che va vinceremo l'argento, capisci? - Lo dico per renderlo reale a me stesso e lui mi guarda con occhi che brillano, non credo d'averlo visto così felice.
Lui è sempre stata una persona molto serena e felice, ha anche avuto grandi soddisfazioni. Ma adesso è diverso.
È una felicità più particolare.
- Non ci posso pensare. Penso che se mi fermo a capirlo troppo bene, poi mi dimentico come si gioca! - io ridendo lo spingo.
- E' impossibile che il Dio del tennis si scordi come si gioca! - Per me lo è davvero e lo posso dire perchè lo conosco sin da piccolo e so molto bene tutte le sue evoluzioni e quanto, QUANTO, sia bravo.
Lui fa una faccia buffa e mi circonda il collo col braccio stringendomi a sé ed il mio stupido cuore batte fortissimo. Vorrei non mi lasciasse mai.
Non ci sono modi per dirlo.
Io sono felice. Sono felice con lui. E se mi tocca sono felice da impazzire. Tutto qua. E vorrei non smettesse mai di toccarmi.
Quel che provo è così semplice e cristallino, ma mentre lo vivo non mi faccio problemi.
Mentre lo vivo non voglio che finisca, ci sguazzo felice e basta. Niente domande.
- Tu sei di parte, sei mio amico e non fai testo! - Mi metto a ridere mentre ricambio l'abbraccio cingendolo intorno al busto, mi dà buffetti sulla testa ridendo.
- Lo dico perchè ti conosco bene e da molto e so quanto vali. Ora come ora e per moltissimi anni nessuno sarà al tuo livello. Potranno batterti e superarti per certi periodi, ma tornerai sempre su. Tu sei destinato ad essere il migliore dei migliori, fidati! - Non so cosa mi salti in mente di dirglielo, ma con Roger ho sempre avuto pochi problemi ad aprirmi e a dire le cose che penso, ultimamente la cosa è rinforzata. Insomma, mi lascio sempre più andare con lui.
Lui continua a ridere ancora un po', ma poi smette tenendomi stretto a sé. Smette di darmi schiaffi amichevoli e rimane sospeso in mezzo alla stanza per un po', poi serio fa:
- Devi aprirti sempre così. - Io preso in contropiede rispondo schietto senza rifletterci:
- Più di così ti chiedo di sposarmi! - Lui ridacchia, ma poi riprende seguendo il suo pensiero.
- No, dico anche al di là di me. Quando sei in una certa situazione, anche davanti a sconosciuti o gente che conosci poco, e vuoi mandarli a quel paese devi farlo. Non devi tenere più niente dentro di te. Hai passato una vita a tenere tutto, interiorizzare ogni cosa, assorbire gli stati d'animo di quelli vicino a te e ad ingoiarli facendoli tuoi. E a non dire mai quello che pensavi o a non mostrare cosa provavi. Devi farlo. Me lo prometti che se vorrai mandare a quel paese qualcuno lo farai? - E' un piccolo accorgimento che penso valga oro, me ne rendo conto mentre annuisco sorridendo, rimanendo avvinghiato a lui tutto basso e piegato perchè contnua a tenermi per il collo e stringermi a sé. - Ed anche se vorrai dire qualcosa di bello. Non so, se ti piace qualcuno, se vuoi uscire con quella persona, se hai delle cose positive da dire. Non sono cose che devi tenerti dentro, a tutti piace ricevere complimenti o sapere se pensi qualcosa di bello di loro. Questo ti aiuterà ad instaurare rapporti e relazioni e ti aiuterà a stare meglio con te stesso e nel mondo. E tu te lo meriti. - silenzio. - Mi prometti che dirai anche le cose belle quando le penserai? - Questa è dura da promettere. So perchè me lo dice. È un modo semplice e pratico per spingermi ad aprirmi. La mia introversione è la mia peggior nemica, mi appesantisce in fondo all'oceano.
Vuole solo cercare di farmi emergere.
Se non ho pensieri di alcun genere perchè li sputo fuori, poi posso pensare all'unica cosa che faccio in un dato momento. Il tennis, ad esempio.
Roger allora stringe la presa togliendomi quasi il respiro e comincio a battere nella schiena e nello stomaco:
- Non ti lascio se non me lo prometti. -
- O-ok, lo prometto... - Dico perchè effettivamente mi sembra di svenire.
- E' una promessa seria? -
- Certo! - Ma non lo è e lui mi lascia, mi prende per le braccia mi alza alla sua altezza e mi guarda torvo. Il suo sguardo serio e sottile mi fa morire, è molto penetrante e diverso dallo sguardo degli altri.
Mi scava dentro.
- E' una promessa seria? Dirai quel che pensi, di qualunque cosa si tratta, in qualsiasi circostanza? Ti impegnerai a farlo? Ti impegnerai solennemente a non tenere più niente dentro? Ad ogni costo? -
so che me ne pentirò, ma è come una seduta d'ipnosi.
Alla fine non posso farne a meno e sospirando annuisco. Non voglio deluderlo dicendo 'non lo so'.
Non lo voglio deludere mai più.
- Lo prometto. - E sono serio. Lui così sorride soddisfatto e mi prende il viso fra le mani baciandomi la fronte spontaneo e dolce.
- Vedrai che questo, nel tempo, ti aiuterà. Fidati di me. - Credo che abbia una visione sia dall'interno che dall'esterno, per questo ha la soluzione ed insiste a curarmi.
E poi non so, forse ci tiene.
In questo momento sono atrofizzato, se mi muovo cado giù.
Le sue labbra sulla mia fronte mi stanno uccidendo e le mie mani sui suoi fianchi hanno vita propria.
Non vorrei finisse mai, mai.
È spontaneo, naturale, semplice.
Mi piace. Che altro c'è?
Che male c'è?
Ora come ora non ci trovo niente di negativo.
Bene Stan, hai appena promesso che avresti sempre detto quel che pensavi. Devi cominciare subito, no?
Dì a Roger che ti piace.
Ci separiamo e ci guardiamo sereni, lui sorride, io sono un po' confuso.
Fossi matto.
Lo trovo splendido, perfetto, divino e penso di cominciare a desiderarlo fisicamente.
Se glielo dico mi scavo la fossa, rovino tutto.
Per lui sono un fratello minore.
Non diciamo fesserie.
Dirglielo così su due piedi?
Ma nemmeno fra un milione di anni.
Facciamo che prometto di dire sempre tutto a tutti tranne che voglio bene a Roger. Un bene che va oltre l'amicizia ed il fraterno.
Perchè so che è così. Quando lo provi sai di cosa si tratta.
Lo sai maledettamente.


Angosce ed euforie.
Passo dal non riuscire quasi a camminare al saltare abbracciato a lui, mentre vedendo che piange, piango anche io.
Non c'è un modo per spiegare quello che provo. Passo davvero dalla paura di perdere e di affrontare la finale, alla vittoria in cui mi sento così felice che la paura di prima è del tutto dimenticata ed è follia in un momento.
Da qui in poi è come se non avessi alba di quel che faccio e succede.
Cosa dico.
Cosa combino.
Cosa mi succede intorno.
Cosa fanno gli altri.
Non lo so.
Mi lascio trascinare mentre mi ubriaco di gioia.
E di champagne.
Perchè poi succede anche questo, inevitabilmente.
Vincere l'oro olimpico nella categoria di doppio è bello, ma l'averlo fatto col grande Roger Federer è pazzesco.
A volte non mi rendo conto della fortuna che ho ad essere scelto come suo compagno nelle partite importanti di doppio. Quando gioca alcuni tornei o per la nazionale, lui sceglie me.
E sceglie me perchè sono suo amico.
Però percepisco l'invidia intorno a me tutte le volte che qualcuno lo vede giocare un doppio con me e non capisco subito perchè mi fissano con astio pensando che non lo merito, che non sono il migliore, che lui è sprecato con me.
Sono arrivato a fatica nei primi dieci e non so se arriverò mai più in su, però sono consapevole che c'è un abisso se confrontiamo noi due.
Però ho la fortuna di essere scelto da lui.
Ho la fortuna di essere suo amico.
Ed in questo momento, dopo la cerimonia, le foto, le medaglie, i sorrisi, ed i pianti, realizzo cosa è successo.
Realizzo che sono qua, alle Olimpiadi, a condividere una grandissima gioia col miglior giocatore del mondo e, sono sicuro, della storia.
Forse non lo è ancora, ma lo sarà.
Ed io oggi ho fatto un pezzo di storia con lui.
Appena siamo liberi di andare a festeggiare, finiamo negli spogliatoi con il famoso champagne in mano a bagnarci a vicenda e per la prima volta mi lascio andare come gli avevo promesso.
Se provo qualcosa non la devo trattenere, se voglio fare qualcosa la devo fare.
Ero felice, volevo festeggiare, lo sto facendo.
E lo faccio spontaneamente, saltando, gridando, ridendo, sporcandolo di champagne e bevendone a mia volta.
Ora non importa nulla.
Ora non importa più nulla e mentre lo faccio, mentre faccio il pazzo e gioisco come non ho mai fatto in tutta la mia vita, mi sento così bene, così vivo, che giuro a me stesso non me ne priverò mai più.
Farò sempre quello che mi sento a costo di violentare me stesso perchè va contro il mio essere. Dirò sempre quello che penso, in ogni caso. Basta trattenere fino ad implodere.
Provo quello che provo, sento quello che sento. Non importa. Sono io. Questo sono io. Vado bene così.
Questo non significa che devo aprirmi per assorbire quello che provano gli altri, i loro malumori, la loro rabbia, qualunque cosa di brutto quelli intorno a me provino.
Posso sempre chiudermi agli altri mentre butto fuori quel che penso tutte le volte che mi va.
Ci proverò. Passerò i miei giorni a farlo, perchè ora che lo faccio -ed è impossibile evitarlo- sto così bene che capisco che è giusto.

Con Roger presto le cose mi sfuggono di mano.
C'è una conferenza stampa, la ricordo appena. Non so cosa dico, parla più Roger per fortuna.
Poi capisco di essere al sicuro in camera e sono piuttosto certo di essere ubriaco, l'euforia è eccessiva e va al di là della vittoria pura.
Ma non credo che nemmeno lui sia tanto centrato, solo che non riesco a capirlo bene.
Cammino storto, traballante, gli sbatto spesso contro e rido di continuo sparando cavolate come non ne ho mai sparate e lo vedo ridere e rispondere e mi sento ridere a mia volta e penso nel mio delirio che voglio sia sempre così. Fra noi c'è sempre stato questo bellissimo rapporto, ma voglio che lo sia ancora di più.
E voglio che stiamo più insieme.
E voglio stare con lui.
Non voglio solo la sua amicizia.
Lo abbraccio perchè voglio farlo e non vedo cosa ci sia di male.
Sono felice quando lo faccio.
Desidero fare qualunque cosa con lui.
Intanto mi stacco e poi comunque non voglio interrompere tutto questo coraggio.
Ci vedo, ci vedo così bene, finalmente, che ne sono sconvolto.
Ci vedo benissimo.
E so cosa provo. So cosa voglio. So cosa voglio fare.
Al contrario non so perchè non dovrei farlo.
Lui non mi allontana, mi tiene a sé e dice cose che poi mi perdo, del resto anche la mia bocca blatera da sola mentre penso che non lo voglio lasciare andare.
- Non sai quanto sono felice. - Dico poi prendendogli il viso fra le mani, lui fa altrettanto e ride felice.
- Anche io. Anche io lo sono. Così tanto! - Ripete abbandonato a quel che prova.
Lo amo ed amo la sua gioia.
Appena lo dico sento un'ondata immensa invadermi violentemente.
- Mi dispiace che non ce l'hai fatta nel singolo. - Purtroppo è uscito ad un passo dalle semifinali, sconvolgendo tutti, me per primo.
Non ha pianto, non si è lamentato, l'ha presa con filosofia, come prende tutto.
È incredibile.
È la persona migliore che io abbia mai conosciuto e lo amo.
È vero che lo amo.
Lui sorride dolcemente senza lasciarmi, traballiamo tutti e due e ci sosteniamo a vicenda e stiamo maledettamente bene così.
- Non importa, adesso sono così felice che non riesco a pensare a quel che ho perso. Ho qualcosa di così bello che sto bene. E tutto grazie a te. Da solo non avrei vinto nulla. Beh, no di certo visto che nel singolo sono uscito! Visto quanto sei importante? - Qua non ci sto più. Non ci sto proprio e sebbene di norma io sia abituato a pensare e ripensare prima di dire le cose che comunque spesso non dico lo stesso, ora prima di tutto faccio, poi realizzo.
- Sei tu che hai reso tutto possibile, questo per me è un sogno a cui sono arrivato solo grazie a te. Sei unico. Sei immenso. Non so, credo di amarti! - E con questo non mi fermo.
La mia bocca dal parlare si appiccica alla sua, gli tolgo il fiato e ad occhi chiusi mi lascio andare.
La sua bocca.
Lo sto baciando.
Dio Cristo, sto baciando Roger!
Appena lo realizzo mi stacco di schianto ed altrettanto di schianto cado sul letto, per fortuna. Da qui non riesco a rialzarmi, biascico:
- Scusa... sono ubriaco... lascia perdere... lascia... - Poi non so nemmeno se parlo. Non vedo nemmeno bene il suo viso, credo si chini su di me e credo che rida e forse dice qualcosa a proposito del 'alla faccia del lasciarsi andare!'
Beh, del resto lo sapevi, Roger, che tenevo una specie di bomba atomica.
Mentre il mondo si confonde e mi perdo in una barca che si muove in tempesta, penso che ho passato una vita a tenere di tutto proprio perchè sapevo che era eccessivo. Ma ormai è stato buttato tutto fuori, proprio come voleva.
La questione di quelli calmi, no?
Se i calmi si lasciano andare sono guai. Per questo sono calmi. Perchè si sforzano di esserlo. Perchè sanno come sono quando tirano fuori le cose.
Ed io ho appena tirato fuori il mio amore per Roger, un amore che non è platonico ma sentitamente universale.
Carnale.
Interiore.
Esteriore.
Fisico.
Mentale.
Sentimentale.
Romantico.
Un amore a 360 gradi.
Ed io l'ho appena tirato fuori dopo averlo stipato dentro di me per bene.
Adesso sono cazzi amari.
Sì, miei. Perchè figurati se glielo dico!